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I più importanti esponenti del simbolismo furono Arthur Rimbaud, Stéphane Mallarmé e Paul
Verlaine,anche se non aderì mai alla separazione simbolista dai decadenti, proprio Verlaine
nel 1884 coniò l'espressione “poeti maledetti” per definire un gruppo di intellettuali
d'avanguardia alla ricerca di forme poetiche sempre nuove sconosciute al grande pubblico,
che conducevano una vita sregolata da bohemien.
Questi poeti cercavano l'estasi e cercavano di sfondare l'incrocio, come scrisse Baudelaire,
“il poeta della modernità ha perso l'aureola”, quindi il poeta è libero dal peso della morale,
dall'essere una guida per il popolo.
Con i simbolisti cambia radicalmente il ruolo del poeta e della poesia:
- La poesia acquista una nuova funzione che mai era stato osato attribuire in passato, un
potere museologico ovvero una capacità conoscitiva alternativa alla scienza, le poesie fino a
questo momento erano state scritte per elogiare un signore, per cantare la bellezza di una
donna o per criticare certi aspetti della realtà ma mai si era giunti ad affermare che la poesia
potesse conoscere aspetti della realtà in modo alternativo alla scienza, queste verità sono
suggerite al poeta dai simboli.
Ma cosa è il simbolo?
I simboli sono delle realtà materiali che cadono sotto ai sensi del poeta e che accendono
un'illuminazione sul significato universale dell'esistenza, solo il poeta è in grado di coglierlo e
di trasmetterlo. Dunque il simbolo di questo tipo di conoscenza come già dicevamo per il
Decadentismo è basato sull'intuizione e simbolisti la chiameranno la poetica
dell'illuminazione, una rivelazione istantanea che ci mostra ciò che sta dietro lo schermo del
visibile. La poesia fa dunque emergere i lati più oscuri della realtà quelli che la scienza in
fondo non riuscirà mai a spiegare.
Il simbolo dunque rispetto alla metafora e la similitudine è più difficile da decifrare ed è per
questo che dal simbolismo in avanti e per tutto il Novecento le poesie diventeranno sempre
meno chiare, perderà l’importanza la struttura della frase, la sintassi, in favore della parola, a
volte isolata all'interno di un verso e svincolata dai nessi logico grammaticali, così da
assumere un valore assoluto e caricarsi di questa nuova forza simbolica.
La parola evoca evoca in modo sintetico e maggiormente espressivo gli stati d'animo del
poeta o il mistero della natura, ogni lettore interpreterà in modo soggettivo queste
illuminazioni diventando a sua volta una sorta di poeta virtuale, proprio perché come scrive
Ungaretti riguardo alla poesia di Mallarmé dei simbolisti, le loro poesie non vanno capite
vanno sentite o come sostiene in Montale un'intervista “se avessi voluto farmi capire non
avrei mai scritto poesie”.
Ecco perché la poesia simbolista si può definire una poesia per immagini cioè il poeta
utilizza oggetti come un fiore, un tappeto, la tessera di un mosaico o un Albatros che
perdono il loro concreto significato e diventano appunto simboli, alludono cioè al mistero
che circonda al mondo o alle emozioni, alle tensioni che si agitano nell'animo del poeta.
-Il poeta svaluta le parole del loro significato originale e da nettamente più importanza al
significante di queste parole ovvero al ritmo che esse possiedono, alle pause che le
circonda. Il poeta è dunque colui che riesce a sentire questi simboli e a descriverle nelle sue
poesie per questo cambia la definizione di poeta, dal poeta vate tipico del Romanticismo
guida del Popolo interprete dei sentimenti risorgimentali si passa al poeta veggente ciò che
vede ciò che gli altri non riescono a vedere.