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Fonte del Diritto

2)FONTI FATTO: (Fonti Fatto noi non le incontreremo mai nel nostro corso).
Sono dei comportamenti, delle consuetudini:ovvero un azione, è un comportamento ma non basta
quello del singolo. Il fatto che quel comportamento èreiterato nel tempo, con preciso non si sa
quante volte ma che si è consolidato nel tempo, ecco come una consuetudine diventa legge.
Il 2° motivo per cui quel comportamento abbia una connotazione giuridica, che abbia delle
conseguenze, dei vincoli che le persone si sentono in dovere di fare ciò nonostante non sia scritto da
nessuna parte anche perché altrimenti sarebbe già un fonte atto e non un fonte fatto.
Consuetudine è un azione ripetuta nel tempo, Ex. Manzoni nei promessi sposi racconta di una
scena che rappresenta perfettamente una consuetudine anzi 2, la scena è quella del frate che incontra
sulla strada un nobile, nell’altro senso di marcia, quest’ultimo afferma di avere lui la precedenza in
quanto fa parte dell’alto ceto sociale mentre il frate dice di averla lui visto che si dà precedenza a
destra, almeno tra i cittadini cera questa legge non scritta.
La precedenza a destra prima di essere un norma giuridica stradale era una consuetudine.
DIRITTO SCRITTO è prevalente e le consuetudini sono sempre meno (in Italia).
Fonte Fatto: è una consuetudine ripetuta nel tempo da un certo n° di persone che siano convinte che
esse abbiano un vincolo, c’è un concetto psicologico.
CONSUETUDINE non è ABITUDINE perché l’abitudine non ha un concetto giuridico, vincolante
mentre a consuetudine si ha un vincolo, che risponde ad una regola non scritta.
Molte delle norme consolidate ora che sono fonti atto sono nate come fonti fatto. Ovviamente
però queste due Fonti non possono coesistere perché quelle atto prevalgono.

Il diritto amministrativo non si basa su consuetudini per questo non useremo le fonti fatto.
1)FONTI ATTO: sono documenti, fonti scritte. Le fonti atto possono essere sotto-classificate in:
fonti di produzione e cognizione.
La fonte produzione è dove è originato il diritto, per esempio una fonte di produzione è una legge.
Nel momento in cui viene approvato dal parlamento è riprodotto in un testo scritto, questo testo
viene messo per iscritto quindi è un fonte atto ed è una fonte di produzione perché da quel
documento viene prodotto diritto. Al tempo stesso questo testo viene consacrato in documento
formale e viene pubblicato, nel nostro ordinamento su una gazzetta ufficiale, quella è, cioè la
gazzetta, unafonte di cognizione, è una fonte da cui io conosco l’esistenza della norma. La norma
esiste perché viene emanata dal parlamento, la fonte di produzione è la legge stessa che produce
diritto, ho cognizione, conoscenza dell’esistenza di questa fonte, e quindi della regolamentazione
che essa pone, attraverso un supporto documentale, scritto. È la fonte attraverso la
quale io conosco le cose, è la fonte, è il supporto documentale scritto.
L’ignoranza della legge non scusa.
- Esistono dei criteri che regolamentano i rapporti tra le fonti?Siccome le fonti non sono tutte uguali
evidente che si è dovuti inventare dei criteri che le regolamentano i rapporti tra queste norme.-
Ovviamente i criteri esistono i ogni regolamento giuridico e cosa servono?
A risolvere i conflitti perché avremmo norme diverse e dovremmo regolamentarle come se fossimo
su un traffico di una strada. Avremmo norme nazionali, provinciali, regionali, avremo anche delle
norme che possono riguardare singole porzioni del territorio comunale ecc., e noi dovremmo
riuscirci a districare in questa selva spesso ricca di contraddizioni, perché ci sembrerà che alcune
norme dicano l’opposto. Ci sono dei criteri per capire che norma applicare a seconda della
situazione. Perché ci sono i criteri perché altrimenti non riusciremo a risolvere i conflitti. -
Nell’amministrazione pubblica dove esiste ancora la Gerarchia? Nelle forze armate, dove c’è un
bisogno di avere una gerarchia tra il superiore e i subordinati.
- I CRITERI che mi aiutino a colmare i conflitti tra le fonti?
1)Criteri Gerarchici, chi occupa come fonte superiore ha la meglio su quella fonte che ha un
livello inferiore. Quindi ogni fonte ha una doppia forza una di innovazione e una forza di resistenza,
a prescindere da dove siano collocate in questa “piramide gerarchica”. Forza di innovazione è la
capacità che ogni singola fonte possiede di innovare, cioè l’ordinamento giuridico, di modificare il
complesso di regole che disciplinano la nostra vita. Ogni fonte in sé la capacità di modificare il
sistema, è evidente che a seconda della posizione che occupa questa sua capacità potrà essere
massima o minima. Le fonti stando che stanno sotto tutte le altre potranno essere in qualsiasi
momento scalzata. Ad ogni livello corrisponde una pari misura sia di forza di innovazione che di
resistenza, è tutto proporzionato alla posizione che si occupa in questa ideale piramide, scala
gerarchica.
2) secondo criterio il criterio Temporale o della successione temporale: a seconda del tipo di fonte,
immaginiamo di trovarci fonti sullo stesso piano, quella che è emanata dopo/posteriore è in grado di
modificare quella precedenza. Ovviamente vale l’ultima dichiarazione. Ciò che viene dopo
cronologicamente ha la possibilità di modificare ciò che viene prima. Perché si ritiene che la norma
più recente sia frutto di una nuova articolazione che vado a modificare quella della legge
precedente. Tra due fonti che stanno sullo stesso piano gerarchico, ad esempio due leggi alla meglio
quella più recente. Una norma inferiore recentissima e una norma superiore fatta tatti anni fa si
applica sempre la gerarchia non importa il criterio cronologico, viene prima quella che sta al livello
superiore. C’è anche un ordine di questi criteri prima il criterio gerarchico se poi il criterio
gerarchico non mi aiuta uso il criterio cronologico, cioè successione nel tempo.

3) Criterio di Specialità, vi possono essere delle fonti del diritto che nell’andare a disciplinare una
materia lo fanno in termini talmente specifici da ritagliarsi, circoscriversi un perimetro talmente ristretto
da diventare quasi intangibile, salvo che non intervenga una norma ugualmente speciale, specifica nel
senso di chirurgica. Questo criterio stabilisce la preferenza della legge speciale su quella avente
carattere generale, anche se successiva.Quella generale non contiene quella speciale ma hanno due spazi
diversi, non c’è una comunicazione anzi l’applicazione dell’una esclude l’altra, anche se alcune volte
non è così.
I 3 criteri che disciplinano le fonti del diritto sono:
1) criteri Gerarchici 2) criterio Temporale 3) criterio di
specialità

Sistema gerarchico delle fonte del diritto, sistema con impostazione piramidale. Al vertice di questa
piramide Costituzione della repubblica italiana (1948) è rigida, ovvero che ha una forza di resistenza
molta elevante come fonte del diritto, perché per essere modificata necessita di un procedimento che si
chiama procedimento di revisione costituzionale, che è un procedimento aggravato, ovvero che si
articolare in + fasi. La costituzione italiana è rigida ciò significa che se la voglio modificare devo
passare attraverso un procedimento aggravato di revisione costituzionale, cioè ci vuole una legge
costituzionale e ossia una fonte del diritto che sta sullo stesso piano della costituzione e che la può
modificare perché è la stessa costituzione a consentirlo, c’è una norma della costituzione che dice che la
costituzione può subire delle modifiche nei limiti del processo di revisione costituzione. C’è un unico
limite che ci dice che la forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale. E non si
possono modificare i principi fondamentali della costituzione, che sono i primi 12 articoli della
costituzione. Ovviamente non possono essere modificati proprio perché sono fondamentali e
rappresentano il fondamento della nostra vita democratica.
Si dice rigida perché non è modificabile in ogni qualunque tempo per effetto di una semplice fonte del
diritto ma è necessario passare attraverso un procedimento di revisione costituzionale che è un
procedimento aggravato.
Sarebbe possibile una rottura della costituzione?
Si con un atto che si chiama rivoluzione, è un momento di rottura dell’ordine costituzionale che da
origine a qualcosa di nuovo, anche se non è completamente nuovo ma si porta dietro elementi
precedenti. Perché ho un vestito completamente nuovo, una costituzione completamente nuova non
esiste.C’è una possibilità di una rottura che si chiama rivoluzione tuttavia non costituisce mai un rifiuto
completo del passato, salvo alcuni aspetti, per esempio è vietato la ricostituzione del partito fascista.
La costituzione è come un vestito che non va bene per tutti i corpi ma deve essere adeguato a questi
nuovi valori che si possono modificare nel tempo in un paese.
Perché la costituzione è rigida?
Per non finire nello stesso errore dello statuto Albertino, lo statuto Albertino ed era la costituzione del
1848 concessa da Carlo Alberto era una costituzione flessibile, quindi non ho bisogno per modificarla di
un procedimento di revisione aggravato che mi comporta tempo, ponderazione, approfondimento e
successive delibere ma che posso modificare la costituzione come quando voglio anche con la fonte di
livello inferiore, anche semplicemente con una legge del parlamento. Quindi era estremamente facile
alla modifica, e si può immaginare quale sia stata la conseguenza di questa eccessiva flessibilità,
l’avvento del fascismo.
Fascismo che modifico il nostro paese, con poche leggi modificò la forma di governo del nostro paese
facendolo divenire una dittatura. Con queste leggi vennero soppresse le camere dei fasci e delle
corporazioni che era una camera unica dove potevi essere eletto solo se eri iscritto al partito nazionale
fascista. Facevi carriera solo se facevi parte del partito comunista, le liste erano delle liste bloccate
uniche i candidati erano scelti dall’alto, si andava a votare ma era una sorta di formalità. Furono
sufficienti poche leggi che nel giro di pochissimo tempo trasformarono senza modificare senza
modificare lo statuto Albertino. Lo statuto Albertino non venne modificato durante il ventennio
ventennio fascista, non lo tocca nessuno. Quindi ancora il re era formalmente rappresentava lo Stato, il
re delle forze armate, ancora il re era dotato di una serie di prerogative dette prerogative regge ma erano
completamente svuotati questi poteri perché nel frattempo con delle leggi fatte da un parlamento
compiacente, si scrissero di fatto la forma di governo. E questo fu possibile perché non c’era necessità di
passare attraverso un procedimento di revisione aggravato della costituzione, perché quella era una
costituzione flessibile. Questa è la differenza che passa tra una costituzione flessibile e una costituzione
rigida, cioè la capacità di resistenza che quel tipo di fonte rispetto a una modifica.
La costituzione la fonte per eccellenza, starci in cima la nostra piramide allo stesso livello della
piramide ci sta ci stanno le leggi costituzionali ovvero quelle leggi che eventualmente in base al
procedimento di revisione dell’articolo 138 determina una sua modifica parziale più o meno estesa. La
costituzione è stata modificata più volte, perché ovviamente si deve adeguare ai cambiamenti.
Quindi in cima alla piramide alla sommità della piramide troviamo costituzione e principi fondamentali
ma leggi costituzionali. Queste possono essere definiti come “fonti super primarie”, cioè che stanno al di
sopra delle fonti primarie. Immediatamente al di sotto della costituzione e delle leggi ad esse collegate,
cioè delle cosiddette leggi super primarie troviamo le fonti primarie. Chiamate così perché vengono per
prime fatto salva la costituzione perché da esse derivano tutto è la legge delle leggi che, il primo gradino
più importante appena sotto il vertice è rappresentato dalle fonti primarie.

1° Costituzione Fonti super- primarie, ossia leggi


collegate alla costituzione

Fonti primarie

– Quali sono le fonti primarie? A chi ci riferiamo, cosa ci riferiamo quando parliamo di fonti primarie?
E a quale fonte del diritto facciamo riferimento?
La legge è una fonte primaria. Quando noi parliamo di legge intendiamo un atto normativo prodotto dal
parlamento (si compone di 2 camera la camera dei deputati e il senato). Quindi la legge è una fonte per
eccellenza dopo la costituzione che promana, fuoriesce, che è prodotta dal parlamento, la legge quella
che viene anche chiamata legge ordinaria in molti testi.

Le legge del parlamento sono leggi sia in senso formale perché si chiamano leggi e solo quelle emanate
dal parlamento si chiamano leggi e quindi posso chiamarelegge solo ciò che viene emanato dal
parlamento.Attenzione: non esistono leggi del governo, il governo partecipa all’esercizio della
funzione normativa in altro modo ma non emana leggi, le leggi emana solo il parlamento.
Attenzione: non usare il verbo fare, cioè dire il parlamento fa le leggi perché è un errore le leggi sono
emanate dal parlamento. Le leggi poi dopo l’emanazione vengono promulgate, che è competenza del
presidente della Repubblica e poi c’è la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale.
La legge del parlamento sono le uniche che si possono chiamare leggi, e sono leggi in senso formali,
perché hanno quel nome, e sostanziali, perché nelle sostanza contengono fonti primarie ha carattere. Ciò
significa che esistono anche delle leggi in senso semplicemente sostanziale e non formale, cioè che
hanno un contenuto simile a quello della legge, che sta sullo stesso piano della legge,ma non si
chiamano leggi, hanno in un altro modo, decreto-legge, decreto legislativo.

Analisi delle fonti primarie


Art.70. Collettivamente significa che
ogni atto deve essere posto in essere
insieme dalle camere, tante vero che le
funzioni che svolgono sono identiche.
Due camere significa che ogni volta
devo passare attraverso due processi
legislativi, camera e Senato e non
posso mai disgiungerli, e questo determina di rallentamenti.

Art. 71. L’iniziativa cioè promuovere l’eventuale approvazione di una legge non è una competenza
esclusiva delle camere, le camere hanno l’esclusiva nell’approvare le leggi, ma l’’iniziativa, le mosse
non spetta solo alla camera ma anche al governo. Anzi nella elencazione sono messi anche per primi il
governo.
Quindi nell’ordine chi ha l’iniziativa, cioè chi può stimolare il parlamento a esercitare la sua funzione
emanando le leggi?
In primis il governo, poi i membri di ciascuna camera, non c’è in realtà un ordine gerarchico però la
scelta del costituente di mettere il governo per primo sta di indicare il profondo rapporto fiduciario che
deve legare questi due organi governo da una parte, potere esecutivo, e potere parlamento dall’altro,
potere legislativo. L’attività del parlamento deve essere continuamente stimolato non solo dal
parlamento stesso, che si deve auto promuovere, ma dal governo stesso quindi da un regime in continua
sinergia.
Quindi il punto di partenza, il momento di sblocco del processo legislativo appartiene al governo, ai
membri di ciascuna camera cioè ciascun senatore deputato e anche ad altri organi. Poi però come si vede
il secondo comma dell’articolo c’è anche il popolo. Ci fa dire che è una legge, ossia una fonte primaria
che promana dal parlamento, può avere un’origine diversa cioè può essere frutto dell’iniziativa del
popolo, del governo o dei membri di una camera o anche di altri soggetti a seconda di chi promuove
quell’iniziativa e il testo che ne deriva ha un nome diverso. Hanno nomi diversi perché hanno origine
diversa, il disegno di legge è quello che deriva da un’iniziativa del governo, il progetto di legge è quello
che deriva dall’iniziativa popolare, mentre la proposta di legge e quella che deriva dall’iniziativa che sia
stata assunta da almeno un componente di una camera.Quindi questi soggetti partecipano in un certo
senso partecipano al processo di formazione legislativa.

Art.73. La fonte primaria chiamata legge deve essere approvata nello stesso testo da entrambe le camere,
poi successivamente la promozione viene trasmessa al presidente della Repubblica, le leggi sono
promulgate dal presidente della Repubblica entro un mese dall’approvazione. Promulgare ovvero il
presidente vuol dire che fa una verifica un controllo di natura formale, cioè si preoccupa di verificare
che il testo che è stato approvato non presenti a prima vista costituzionalmente illegittime. Quindi
durante la promulgazione si mette un timbro all’esito della quale si dice bene si può pubblicare oppure
no. Quindi il presidente fa una sorta di verifica, se non presenta dei profili di illegittimità, da il visto per
la promulgazione, quindi la promulgazione può essere descritta come una sorta di attestazione della
regolarità della legge, cioè tutto è stato fatto a norma. Per esempio per promulgare il presidente
verificherà che sia stata esattamente approvata nel medesimo testo da entrambe le camere.
Dopo la promulgazione la legge viene inviata alla pubblicazione, che avverrà formalmente sulla
Gazzetta Ufficiale della repubblica italiana. Solo dopo che la legge è stata pubblicata sulla Gazzetta
Ufficiale della Repubblica italiana ed è decorso un termine generalmente di 15 giorni, ma può essere
anche inferiore se ci sono esigenze di urgenza, solo dopo quel termine entra effettivamente in vigore.
Con l’entrata in vigore deve essere applicata da tutti cittadini della Repubblica italiana, anche se non
l’abbiamo letta. Cioè torniamo a quella presunzione di conoscenza legata di cui parlavamo inizio della
lezione nel momento in cui è stata pubblicata e resa pubblica, cioè il pubblico non è conoscenza o
almeno si presume che lo sia.

Ci sono altre fonti primarie?


Adesso abbiamo conosciuto la legge, abbiamo detto che la legge del parlamento è legge in senso
formale e in senso sostanziale. Allora vuol dire che esistono anche delle leggi in senso sostanziale ma
non formale, cioè degli atti che hanno la stessa forza della legge, perché sono posti sullo stesso piano
gerarchico, ma che non si possono chiamare leggi perché non provengono dal parlamento, cioè non sono
il frutto di un’attività diretta del parlamento. Queste fonti sono due il decreto-legge e decreto
legislativo. Che sono disciplinate anche se altre norme della costituzione per esattezza l’articolo 76 e 77.

È la condizione 76.decreto legislativo. Che quindi


come abbiamo detto sempre una fonte
primaria, cioè posta sulla stesso piano
della legge ordinaria.
L’articolo 76 ci dice che la funzione legislativa spetta al parlamento ma in taluni casi questa funzione
può essere anche delegata al governo. Vuol dire che si trasferisce temporaneamente l’esercizio di quella
funzione ad un organo diverso. La funzione legislativa rimane sempre in capo al parlamento, che ciò che
ci dice l’articolo 70, ma in determinate circostanze questa funzione può essere delegata anche al
governo. Quindi il governo non solo si occupa di amministrare, cioè di governare e di avere la funzione
di promuovere la funzione legislativa, cioè di prendere l’iniziativa quindi di far fare qualcosa al
parlamento ma ha una terza funzione dove, in questo caso, è il parlamento che gli fa fare qualcosa al
governo, cioè lo delega ad esercitare una funzione che rimane comunque sempre del parlamento, cioè la
funzione legislativa. Siccome però ad esercitare questa funzione è il governo, l’atto con cui lo delega
non si potrà chiamare legge ma si dovrà chiamare in un altro modo, si chiama decreto legislativo.
Il decreto legislativo è un atto, cioè una fonte primaria, emanato dal parlamento, cioè dalle
camere, in cui le camere delegano il governo ad esercitare la funzione legislativa.
La funzione rimane in capo al parlamento ma l’esercizio di quella funzione, cioè l’attività che
conseguono a quelle funzioni vengono delegate, in casi specifici, al governo.Che in questo caso viene
coinvolto direttamente nell’esercizio, nella produzione della norma perché sarà chiamato a scrivere la
norma sulla base della delega che gli ha conferito il parlamento. La delega non sarà una delega in
bianco, cioè la delega dovrà contenere principi e criteri direttivi, cioè il parlamento deve dire al governo
fin dove si può spingere nel normare, cioè nello scrivere la norma, cioè gli fisserà di felici, circoscriverà
un perimetro entro il quale si può muovere. E questo perimetro è rappresentato dai principi e dei criteri
direttivi (Che sono dei parametri, dei criteri delle regole che il parlamento assegna il governo che gli
fissano un obbiettivo). Sostanzialmente il parlamento dice tu governo devi raggiungere questi obiettivi,
cioè io emano una norme con la quale ti delego a ad emanare a tua volta delle altre norme, che dovranno
avere questo contenuto, ma non ti dico il contenuto perché altrimenti la scriverai da solo, che dovranno
avere più o meno questo contenuto, che dovranno avere questi obiettivi, e che dovranno rispettare questi
principi. Quindi sostanzialmente non è una delega in bianco ma è una delega che limita i poteri del
governo, li circoscrive tanto è vero che quando il governo si prende la “licenza” di andare oltre questi
limiti, magari anche in maniera involontaria perché magari le direttive sono talmente sfumate da non
capire bene i limiti entro i quali ci si può muovere. Se si superano questi confini sia quello che in gergo
giuridico si chiama eccesso di delega, cioè sono andato oltre i poteri che mi erano stati conferiti con la
delega.
Il parlamento dove mi fissa questi criteri, principi? Il decreto legislativo è quello che viene emanato dal
governo mentre i contenuti della delega sono contenuti in una legge del parlamento, cioè il parlamento
emana una legge che si chiama legge delega con la quale autorizza in carica il governo di emanare un
decreto, che si chiama decreto legislativo, che deve rispettare dei principi e dei criteri. Quindi la
funzione rimane in testa solo e soltanto per quella specifica situazione al governo, che si deve tenere a
dei principi e dei criteri direttivi che sono fissati in una delega, la delega alla forma di una legge, cioè si
chiama legge.
La legge delega non si limita solo alla determinazione dei principi e criteri direttivi ma anche per tempo
limitato, cioè è una delega a tempo, dice al governo che ha un tempo per compiere ciò, il tempo è
proporzionato alla complessità di ciò che gli è stato delegato.
Cosa succede se la delega viene esercita quando il tempo è scaduto? La norma, cioè il decreto legislativo
è ancora valido o è costituzionalmente legittimo?
È ugualmente legittimo, sarà solo un problemadi mancata fiducia tra parlamento e governo. Cioè sorgerà
un problema che non sarà giuridico ma politico, il parlamento potrà dire attenzione siccome hai
esercitato la delega ben oltre i limiti temporali che ti avevo dato questo far venir meno la mia fiducia nei
tuoi confronti, quindi incrina quel rapporto fiduciario che deve essere sempre sussistente.
La norma ci dice anche per oggetti definiti: cioè la delega non può essere un“calderone” con dentro tutto
perché se fosse così ci sarebbe un alterazione del rapporto tra parlamento e governo Nel senso che il
parlamento rimarrebbe sì formalmente titolare della funzione legislativa ma se ne spoglierebbe nella
sostanza, facendo fare tutto al governo. Ecco perché l’articolo 76 si dice per oggetti definiti, cioè la
delega deve riferirsi espressamente ad un oggetto specifico, oggetto intesa come materia o anche una
sotto materia specifica.
Decreto legislativo comporta la cooperazione tra il governo e il parlamento.

Art.77della Costituzione
Mentre con art 76 Del decreto
legislativo c’è un iniziativa delle
camere Che dicono non siamo in
grado di riformare un’intera
materia perché è troppo complessa,
allora emaniamo una legge delega
e attribuiamo la funzione
legislativa temporaneamente per
quel determinato oggetto al
governo E gli diciamo noi in che tempi, in che modi e in che misura con quell’oggetto deve legiferare.
Quindi la dinamica e parlamento governo.
Mentre nel decreto legge, la dinamica esattamente l’inverso, cioè l’iniziativa è del governo
che emana il decreto legge ma che poi lo deve immediatamente sottoporre ad una valutazione delle
camere.Il decreto legge, l’articolo 77, dice in casi straordinari, di necessità ed urgenza e quindi questi
casi che costringono il governo a non aspettare i tempi del parlamento ma ad agire subito per adottare
immediatamente un decreto-legge per far fronte ad una situazione particolare.
Una calamità naturale o un incidente inteso evento carattere di una calamità come un incendio disteso o
di una pandemia si interviene con dei decreti legge. Necessità e urgenza sono due parole diverse,
urgenza fa riferimento al tempo, non ho tempo da perdere, devo agire immediatamente, devo dare
immediatamente una risposta un’esigenza che si è manifestata non potendo attendere i tempi del
parlamento, sicuramente più lunghi. C’è anche la parola necessità, cioè non posso non farlo, e
necessario. La necessità attiene all’esigenza di provvedere, l’urgenza all’esigenza di provvedere in tempi
rapidi, sono due cose diverse distinte, vanno però necessariamente insieme. Cioè una cosa può essere
necessaria ma non urgente. Urgenza vuol dire che non lo posso posticipare, lo devo fare ora, questa
reticenza che al governo agire subito.
Però il governo deve presentare subito, il giorno stesso quel decreto alle camere. Mentre le camere
devono verificare che quel decreto sia stato emanato anzitutto in caso straordinario di di necessità e
d’urgenza, anche se a volte il parlamento non l’ho fa e questo ha comportato che nel corso degli anni il
governo abbia per certi versi tendono abusa del decreto legge. Perché il decreto legge è molto comodo,
dall’oggi al domani lo emano, lo posso pubblicare in Gazzetta Ufficiale. Si deve passare attraverso il
presidente la Repubblica, perché deve fare una prima verifica però a una rapidità che non al decreto
legislativo, che richiede richiede una legge delega a monte, una rapidità che non ha neppure la legge del
parlamento che quella ci può impiegare anche degli anni per essere pubblicata. Quindi una soluzione di
pronto intervento molto comoda. Infatti è capitato a volte che la corte costituzionale abbia “bacchettato”
il governo dichiarando l’illegittimità costituzionale di alcuni decreti perché erano chiaramente dei
decreti che non stati emanati in assenza di tutte le condizioni che sono richieste all’articolo 77.
Sto decreto-legge è destinato o essere convertito in una legge, oppure se passati 60 giorni non si è
trasformato, perché non è stato convertito, perde efficacia e la perde fin dal momento in cui era stato
emanato, quindi ha una vita molto breve.È qui che il parlamento alla possibilità di fare leva, Il
parlamento a 60 giorni per decidere se convertirlo oppure no, è il parlamento a decidere della sorte di
quel decreto.
Quale potrebbe essere il meccanismo per eludere l’eventuale rischio che non mi convertono il decreto
legge? Perché stanno per scadere i 60 giorni, cosa posso fare?
Reiterazione dei decreti di legge, cioè sta per scadere allora prima che non me lo converto, gli do un
altro numero, perché viene dato un numero cronologico a questi decreti, e lo ripropongo alle camere,
questo è un fenomeno che elude la norma costituzionale, perché di fatto fa in modo che il decreto-legge
possa essere sempre essere il proposto alle camere affinché di fatto non viene convertito. La corte
costituzionale su questo è intervenuta seriamente, con una sentenza dicendo che il fenomeno della
reiterazione dei decreti legge è un fenomeno che va stigmatizzato, perché dimostra la volontà del
governo di sostituirsi al parlamento. In realtà ciò non ha cambiato la situazione.

DECRETO LEGISLATIVO: Le conseguenza di una eventuale violazione dei principi, dei criteri
direttivi, delle tempistiche indicate dalla legge delega, a seconda dei casi, abbiamo visto nella lezione
precedente che il mancato rispetto delle tempistiche comporta solo un problema di sfiducia tra governo e
parlamento mentre il mancato rispetto dei principi e dei criteri direttivi e dei contenuti può al massimo
determinare una violazione costituzionale quindi una illeggibilità costituzionale che sarà sindacata dalla
corte costituzionale..

DECRETO LEGGE:
Fenomeno della reiterazione è un fenomeno che ha una finalità elusiva, cioè siccome la costituzione dice
che il parlamento ha 60 giorni per convertire il decreto legge che è stato presentato dal governo è
evidente che il governo in taluni casi per raggirare questo limite temporale. Governo in taluni casi anche
quello è stato fatto scadere questo termine dal parlamento senza che ci sia il tutto procederà, ma che
scade il termine perché le camere non sono così efficienti da potersi riunire quella rapidità necessaria a
convertire il decreto. Il parlamento potrebbe decidere anche di non convertire il decreto laddove
ravvisasse, in realtà non è mai capitato, la mancanza anche solo di una delle due condizioni ad esempio
non c’è la necessità oppure non c’è urgenza oppure non c’è nessuno delle due.

Il decreto come qualunque fonte primaria, quindi anche una legge emanata dal parlamento, deve avere
2 caratteristiche:
2)caratteristica dell’astrattezza: nel descrivere la
1)caratteristiche della generalità: significa che
situazione che si va a creare, deve essere +
queste fonti si devono rivolgere alla generalità
astratta possibile, cioè talmente ampia da poter
indistinta dei cittadini. Es. emano una norma
essere riferita a tantissime considerazioni
che fa riferimento a tutti gli architetti.
particolari.
Decreto legge legge di conversione
I decreti legge entro 60 giorni presentati alla camera per essere convertiti in legge; quindi mantengono
la stessa contenuto se il parlamento lo conferma, ma il parlamento in sede di conversione può apportare
delle modifiche, cioè variazioni consolidate dal decreto legge, che si chiamerà legge di conversione,
che potrà avere un testo anche diverso da quello originale, perché ci avrà messo mano il parlamento in
sede di conversione. Entro 60 giorni da che viene presentato alle camere deve essere convertito.
- Cosa accade se in questi 60 giorni il parlamento non converte in legge? Può non essere convertito per
tanti motivi. Può essere non convertito per problemi di tempo, oppure per scelta effettiva del Parlamento
che da un punto di vista di merito, ritiene di non convertire la scelta di quel decreto.
Nel caso in cui dovesse trottarsi di un decreto di particolare importanza, potrebbe rappresentare anche
una forma di quasi di implicita sfiducia dal parlamento rispetto al governo, ecco perché spesso in sede di
conversione il governo si dice pone la fiducia, questo perché se il governo mi presenta alla conversione
e nel momento stesso in cui chiedo la conversione del decreto faccio anche presente al parlamento che il
voto sulla conversione del decreto vale anche come conferma della fiducia nei miei confronti, il
parlamento sa che deve prendere 2 decisioni, non solo convertire il decreto, ma deve anche decidere se
mantenere la fiducia al governo. Se sfiducia il governo, da giorno stesso il governo resta in carica solo
per ordinaria amministrazione fino a che non se ne va ad insidiare un altro, quindi si crea un vuoto di
amministrazione attiva, per cui il palmento si assume una grossa responsabilità. Ecco perché si legano
le 2 vicende, cioè il governo dice siccome per me, per il mio programma, per la mia azione di governo la
conversione di questo decreto è decisiva, è strategica non solo ti chiedo di convertirlo ma il tempo stesso
pongo anche la questione di fiducia e quindi sta dicendo al parlamento occhio che se non me lo converti
ciò significa che contemporaneamente mi stai anche negando la fiducia. Quindi una scelta di questo
genere a un doppio effetto, e questo responsabilizza notevolmente il parlamento perché capisce che è ed
è consapevole che non è chiamato solo a decidere sulla conversione ma anche sulla stabilità del
governo.
Porre la fiducia però può essere anche in altri momenti della vita parlamentare, come l’approvazione di
una legge, non semplicemente la conversione di un decreto legge.

- Cosa accade quindi se ildecreto non dovesse essere convertito? Il decreto perde efficacia, non può
produrre effetti.
-Perdo efficacia fin dal momento in cui è stato emanato, cioè dal primo the 60 giorni, o solo dal
momento in cui il parlamento non gli abbia dato la conversione?
Perde efficacia fin dal momento in cui è stata emanata, questo ha un senso, perché se il parlamento non
lo converte ciò significa che se io facessi salvo automaticamente tutti gli effetti del decreto avrei una
disciplina che sarebbe rimasto in piedi solo per 60 giorni determinando una specie di interruzione di
corrente per certi versi con grossi effetti sulla certezza del diritto, che l’hai molta confusione. Invece fare
retroagire la perdita di efficacia fin dal momento in cui è stata emanata e presentato alle camere significa
fare come se il decreto non fosse mai stato emanato.

- Cosa succede se dei decreti che di fatto, nella vita reale, degli effetti gli hanno già prodotti, come si fa
a travolgere anche questi effetti, come si fa a metterli fuori gioco a dire come se non si fossero prodotti?
L’articolo 77 dice che in caso di mancata conversione, il parlamento può con legge disciplinare
comunque gli effetti che si siano già prodotti, quelli su cui non può intervenire perché effetti già
irreversibili. Quindi decide di non convertire il decreto, non ne condivide i contenuti, tuttavia si
pronuncia con una singola legge in cui si limiterà a dire che poiché non ha convertito il decreto e poiché
taluni effetti di quel decreto non convertito nel frattempo si sono comunque prodotti e non sono più
reversibili, con la presente legge dichiara che quegli effetti già prodotti si sono comunque fatti salvi.
Quindi blocco gli effetti già prodotti di natura il reversibile, e li faccio salvi, quindi ad esempio i soldi
che io pagato in più al benzinaio rimangono soldi pagati regolarmente e quei contratti non sono nulli,
non sono annullabili sono dei contratti di compravendita vengono fatti salvi perché quel singolo effetto
viene fatto salvo.
I decreti legge perdono efficacia se non convertiti in modo retroattivo sin dal momento in cui vennero
emanati, cioè presentato alle camere per la conversione. Per gli effetti irreversibili che ci siano già
riprodotti già prodotti per quelli è compito del parlamento decidere, è una sua facoltà quindi infatti la
costituzione dice può con legge, di disciplinarli specificamente.

FONTI - legge, che legge sia in senso sostanziale che senso formale;
PRIMARIEdell’ordinamento - atti aventi forza del forzadi legge perché sono posti sullo
giuridico italiano della legge.
- se è vero com’è vero che tutte le fonti che sono poste sullo stesso piano hanno la medesima forza di
innovazione, forza di resistenza allora può un decreto legge abrogare, nel senso di modificare o
addirittura eliminare dall’ordinamento giuridico una legge?Può un decreto legislativo abrogare una
legge?(domanda tipica d’esame)
Sì, perché sono posti sullo stesso piano gerarchico e bisogna applicare anche gli altri 2 criteri nella
regolazione tra rapporti tra fonti che sono il criterio di specialità ed il criterio cronologico.
Quindi se un decreto legge interviene su una legge che è stata approvata ed è in vigore da 10 anni prima
benissimo che al potrà abrogare, è chiaro che perché questa abrogazione possa dirsi confermata
occorrerà attendere la conversione in legge di quel decreto legge. Per cui se quel decreto non dovesse
essere convertito l’effetto abrogativo si avrebbe come mai esistito, come mai prodotto, perché l’effetto
retroattivo sarebbe eliminato dal mondo giuridico e la stessa cosa vale per un decreto legislativo.

Alcuni ritengono che le leggi regionali sono fonti primarie in tutto.


Art. 117della costituzione che distingue 3 tipologie di podestà legislative, Produrre norme che hanno la
capacità, la natura e la forza di leggi, quindi le fonti teoricamente primaria.
Quest’articolo dice che la potestà legislativa è esercitata dallo stato, dalle regioni nel rispetto della
costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali.
Le fonti primarie, considerando la piramide italiana, sono sotto poste alla costituzione, poiché però
l’Italia aderisce all’unione Europea, devono anche adeguarsi, queste fonti primarie, anche ai vincoli e
alle norme proveniente dall’unione Europea. Le fonti primarie, cioè quelli che abbiamo analizzato,
devono rispettare la costituzione ma il tempo stesso devono rispettare i vincoli e norme che sono al di
fuori dello Stato italiano, poiché fa parte di un ordinamento più ampio che si chiama Unione Europea
devono rispettare anche quelle norme Che però sono prodotte in sede europea. Dove ovviamente
partecipa anche l’Italia ma non in modo esclusivo ma partecipa unicamente agli altri stati europea.

1) Art,117 al comma 2: dice che lo stato ha legislazione esclusiva delle seguenti materie. Legislazione
esclusiva in queste materie significa che può decidere con legge solo lo stato, E solo lo Stato inteso
come parlamento governo a poter esercitare la funzione legislativa. La funzione disattiva quello che
abbiamo appena finito di e di lustrare leggi, decreto-legge, decreto legislativo in quelle materie può
intervenire solo lo Stato centrale Roma.

2) Dopo ci dice che sono materie di legislazione concorrente, cioè che queste materie di identificate in
questo secondo elenco sono materie in cui possono legiferare, cioè produrre fonti primarie, sia lo Stato
che le regioni. Nell’ambito della legislazione concorrente lo Stato fissa i principi, quelli che si chiamano
leggi quadro statali all’interno delle quali le singole regioni possono andare a legiferare e a specificare
meglio.
Molta della disciplina del diritto, soprattutto l’urbanistica e l’edilizia, sono materie a legislazione
concorrente, ciò significa che lo Stato con le proprie leggi fissa i principi della materia ma poi ogni
singola regione nell’ambito di questi principi, cioè nella cornice normativa fissata dallo Stato, può
intervenire con proprie leggi.
In materia edilizia abbiamo il testo unico dell’edilizia (produzione normativa statale), ma ogni singola
regione poi ha la sua legge che disciplina l’attività edilizia. Quindi nell’ambito della Cisl azione
concorrente abbiamo lo Stato che fissa comprati leggi il quadro, la cornice complessiva mentre il
disegno all’interno di quel quadro possono essere diversi da regione a regione.
C’e invece è un principio uguale saranno le Lesanzioni invece saranno uguali da regione a regione. Cioè
lo stesso comportamento dovrà essere senza nato nello stesso modo sia in Sicilia che in Val d’Aosta
d’esempio, principio di uguaglianza,

3) C’è una terza ipotesi, che è quella, ma ipotesi residuale, della potestà legislativa regionale esclusiva,
cioè materie nelle quali piò intervenire solo la legge regionale. In realtà la costituzione non fa l’elenco di
queste materie, per cui l’interprete deve fare lo sforzo di ricavare le per sottrazione, cioè si potrebbe
sostenere che siano materie di legislazione esclusiva della regione tutte quelle che non rientrano
nell’elenco delle materie di legislazione esclusiva dello Stato e neanche in quello dell’elenco delle
legislazione concorrente Stato regioni. Ma realtà non è facile identificare queste materie, anche perché
queste materie sono etichette molto ampie.

- secondo voi sono tutte fonti primarie quelle che ho evidenziato, cioè tutte e tre le ipotesi?
Vabbè ovviamente legislazione esclusiva dello Stato è chiaro fonte primaria.
La legislazione concorrente e quella esclusiva delle regioni sono fonti primarie?
Nell’ambito delle materie di legislazione esclusiva regionale Si, abbiamo delle fonti primarie, quindi le
collochiamo su quel piano. Nel caso di legislazione concorrente siccome la regione, può intervenire solo
laddove lo Stato sia intervenuto fissando dei principi, qui si parla più che di fonte primaria, si parla di
fonti sub-primarie, ovvero sono primarie ma un po’ meno forti, più deboli per certi versi, perché
necessitano comunque di una legge statale di principi.
Es. Tutte quelle norme delle leggi regionali che per esempio hanno disciplinato il fenomeno della
perequazione urbanistica. Essa è stata introdotta da leggi regionali prima e non leggi statali, dopo
inspirandosi a quelle regionali. Anche il concetto di riqualificazione urbana, noi non lo troviamo nella
legislazione nazionale.
Con ciò abbiamo completato l’analisi delle fonti primarie dell’ordinamento giuridico italiano: Che sono le leggi in
senso formale in senso sostanziale, atti aventi forza di legge che sono in decreti legge e decreti legislativi e infine
leggi regionali.

Norme dell’Unione europea


Avevamo messo da parte le fonti delle Unione Europea che formalmente sono prodotto all’esterno
dell’ordinamento giuridico italiano ma poi entrano a farne parte nella vita di tutti giorni.

- Come hanno fatto le norme dell’Unione Europea ad entrare nell’ordinamento italiano? Per questo
viene in aiuto l’art. 11 della costituzione.
Art. 11
Era stata pensata per l’ONU. Questa norma si è usata per la prima volta nel 1948.
L’art. 11 è stato chiamato come trasformatore permanete che dice che l’Italia rifiuta la guerra come
strumento di risoluzione delle controversie internazionali, però promuove e favorisce la stipulazione di
trattati internazionali, per garantire la pace tra le nazioni. L’Italia fa parte e quindi dell’Europa grazie
articolo 11 che poi ha consentito la stipulazione tutti trattati internazionali. Articolo 11 chiamato
trasformatore perché consente senza firmare il trattato ogni volta il passaggio continuo che vengono
prodotte in sede di Unione Europea.
Le norme e non minore appena stanno più o meno al livello della costituzione perché sono ricomprese
nell’articolo 11 della costituzione.
L’art 11 dice che consente in condizioni di parità con gli altri stati alle limitazioni di sovranità, quindi è
la costituzione stessa a prevedere che lo stato italiano posso autolimitare la propria sovranità dando
spazio all’ingresso diretto di regole che non ha prodotto, ma che provengono dall’esterno, in un ambito
dell’Unione Europea in cui l’Italia e anche protagonista tre paesi fondatori.

Le FONTI dell’Unione Europea sono 3:


Fonti super primarie(perché grazie alla copertura offerta dell’art. 11 della
1)Regolamenti
2)Direttive
3) Raccomandazioni
} costituzione, entrano nell’ordinamento, ma stanno comunque al di sopra alle
fonti primarie). Quindi una collocazione che affiancata a quella della
costituzione, oppure diciamo meglio sotto la tutela della costituzione grazie al
passaggio con 11.

Ingresso libero nel nostro paese perché c’è una norma che dice che una volta che abbiamo aderito come
stato ad un trattato internazionale, in questo caso delle loro però, tutte le norme prodotte in quel contesto
giuridico non ingresso nel nostro ordinamento. C’è un limite ovvero e ovvero che queste fonti possono
avere dei contenuti eventualmente in contrasto con i nostri principi fondamentali o con i principi
fondamentali dell’ordinamento giuridico, con valori essenziali che identificano l’Italia.

Regolamenti: si rivolgono a tutti i cittadini degli stati membri. E sono immediatamente applicabili a tutti
i cittadini italiani (cioè che una volta che il regolamento sia stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale
dell’Unione Europea siamo tenuti ad applicarlo). È immediatamente applicabili vuol dire che non è
necessario l’intervento dello Stato italiano per renderle applicabili perché c’è l’articolo 11.

Direttive: Sono atti normativi dell’Unione Europea con cui si fissano degli obbiettivi.
A differenza dei regolamenti dove i destinatari sono i cittadini dell’Unione europea e quindi
immediatamente applicabili. Nelle direttive sono gli stai membri dell’Unione europea e non sono quindi
immediatamente applicabili a tutti i cittadini. Le direttive hanno bisogno di quello che si chiama atto di
trasposizione.Sono norme che pongono obbiettivi, scopi di armonizzazione, cosa vuol dire?
Cioè omogeneizzare progressivamente una disciplina la disciplina di una determinata materia in tutto il
territorio dell’Unione Europea. L’armonizzazione serve a creare una convergenza tra le discipline
nazionali per arrivare tutte ad un medesimo obbiettivo. Le direttive mi vincolano a perseguire
quell’obbiettivo ma siccome tengono conto che la base di partenza è diversa per ogni stato membro
lasciano libero ogni stato membro di stabilire il come raggiungere quell’obbiettivo.
Quindi con la direttiva fisso un obbiettivo comune per rendere omogenea una determinata materia in
territorio europeo ma lasciando liberi gli stati di aceterò la modalità più opportuna in rapporto alla loro
tradizione giuridica.
Cosa fissano le direttive?
I tempi di attuazione per gli stati membri, perché non possono lasciare liberi gli Stati membri anche di
stabilire a loro discrezione i tempi nei quali raggiungere questi obiettivi, perché a quel punto
quell’obiettivo non si raggiungerebbe mai se si lascia questa totale libertà. Le direttive, si applicano solo
agli stati membri, mentre ai cittadini si applicheranno solo quando gli stati membri decideranno di dare
attuazione nei termini i temporali.
- Cosa succede se viene data attuazione delle direttive in rida tardo?
Succede che può essere aperta una procedura di infrazione nei confronti di quel singolo stato membro
che sia reso responsabili della mancata attuazione.
E queste appena sono le direttive tipiche. In realtà per lungo tempo L’Unione Europea ha prodotto delle
direttive un po’ particolari, che formalmente erano direttive, tuttavia avevano un contenuto talmente
preciso e dettagliato che non necessitavano di un’attuazione, somigliavano nella sostanza a dei veri e
propri regolamenti. Mentre ciò che rende la direttiva tale è di avere dei contenuti sfumati, mi fissa degli
obiettivi e dei termini ma non mi dici come.
Quindi in passato c’erano delle direttive talmente dettagliate tali da non richiedere + l’attuazione, con
tempi molto minori.

Quindi le direttive: sono vincolanti agli stati membri, hanno un termine di attuazione e non sono
immediatamente applicabili ai cittadini.

Lo stato italiano per essere un pochino meno sbadato per dare attuazione alle direttive, si è inventato un
meccanismo dal 1989, che è la “legge comunitaria”, che non è una legge dell'Unione Europea non è un
provvedimento dell’Unione Europea che si chiama legge perché i provvedimenti normativi dell’unione
Europe si chiamano solo regolamenti, direttive e raccomandazioni.
Però essa si chiama legge perché è emanata dal regolamento italiano. Ed è una legge che ogni anno
entro il 31/12 il Parlamento deve approvare, ed è una sorta di cesto nel quale vengono fatte approvare
tutte le direttive che fino a quel momento non sono ancora stati attuate e che necessitano di attuazione,
cioè che sono in scadenza. È un po’ come se lo Stato ricordasse a se stesso alla fine di ogni anno qual è
il numero di dive di direttive a cui ancora non ha dato attuazione e che necessitano di recepimento
nell’ordinamento italiano. Prima di incorrere in un eventuale contestazione per mancata attuazione o per
ritardo colpevole nell’attuazione della normativa comunitaria lo Stato ogni anno attraverso la legge
comunitaria da attuazione.

Raccomandazioni: la raccomandazione ti indirizzo verso un determinato comportamento ma non hai


l’obbligo. Le raccomandazioni non sono nient’altro che l’anticipazione di comportamenti che l’Unione
Europea si aspetta dagli Stati membri. Spesso le direttive sono nate come raccomandazioni.
Nelle raccomandazione, esattamente come per le direttive, i destinatari sono gli Stati membri, non i
cittadini, e inoltre non è vincolante ma prefigura scenari successivi che potranno poi trovare una loro
configurazione o in regolamenti o in direttive a seconda del grado di accelerazione che si voglia
imprimere nell’integrazione dell’armonizzazione.
Se io voglio andar veloce utilizzo il regolamento, perché mi consente immediatamente di passare ad una
forma disciplinare più cogente,se voglio cercare un approccio intermedio la direttiva, se cerca
l’approccio + morbido utilizzo una raccomandazione.

- Quali siano le conseguenze di una mancata conversione del decreto legge nel caso in cui questo sia
collegato alla questione di fiducia? Venendo meno la fiducia da un lato decade il decreto legge,
dall’altro viene revocata la fiducia dall’esecutivo, che resta in carica per l’ordinaria amministrazione
perché non si può rimanere senza governo, e fino a quando non viene insediato un nuovo governo, che
dovrà trovare una maggioranza parlamentare, resta in carica quello lì il quale però non può compiere
scelte di straordinaria amministrazione. Quindi la presentazione di decreti legge li è preclusa salvo che
non si manifesti una emergenza tale, es una calamità naturale, da giustificare il ricorso ad un simile
meccanismo altrimenti non si comprenderebbe al ragione.

Decreto legge e Decreto legislativohanno destinatari distinti, hanno efficacia distinta e hanno una
portata diversa dal punto di vista temporale, la direttiva è destinata, pur rimanendo formalmente in
vigore, a trovare una sua attuazione in un provvedimento normativo nazionale che non lo sostituisce
integralmente ma ne rappresenta la prosecuzione in termini logici e cronologici.

- La nozione giuridica di rifiuto, cosa si posso considerare rifiuti? Questo lo stabilisce la direttiva, quindi
la normativa italiana non ha potuto fare altro se non copiare e incollare la definizione data dalla fonte
comunitaria. Qualche hanno fa il governo italiano introdusse attraverso un decreto legge una modifica
alla nozione giuridica che arrivo fino in corpo di giustizia europeo che sancì che quelle modifica non era
in linea con il diritto dell’unione europea, perché tendeva a escludere dal concetto di rifiuto una serie di
prodotti e sottoprodotti e al fine di sottrarli a quella disciplina e rendere la circolazione di questi oggetti
un po’ + semplice, lo stato italiano ci ha provato ma glie è andata male.

Dopo aver affrontate le fonte primarie ora guardiamo quelle secondarie.

FONTI SECONDARIE:
Sono ad un livello inferiore a quelle primarie una forza di innovazione e di resistenza inferiore a quella
primaria. Come si classificano: regolamenti, statuti degli enti pubblici e le ordinanze.
(Attenzione a non confondere i regolamenti con i regolamenti dell’Unione Europea che quelli stanno in una altra posizione, quindi anche in
sede di esame il prof scriverà specificamente se si sta riferendo ad un regolamento dell’unione europea e che quindi non dobbiamo
confonderlo con il regolamento nazionale costituente una fonte secondaria del diritto).

Le sue macro-categorie sono:

1) Regolamenti governativi: (Nazionale) 2)Gli Statuti degli enti pubblici 3) Le ordinanze:

Qui come regolamenti intendiamo quelli Qualsiasi ente pubblico anche Intese come macro-
governativi che si distinguano in varie l’università di parma in quanto ente categoria e al suo interno ci
categorie che sono disciplinati dalla legge n° autonomo ha un proprio statuto che è sono ordinanza di urgenza
400 del 1988. Quindi trovano la loro l’espressione massima della propria oppure di ordinanza
specifica disciplina generale in una legge che autonomia. Quindi l’autonomia è la ordinarie che non siano
la legge 400. Regolamenti governativi, cioè capacità che un ente pubblico ha di contingente.
emanata dal governo, ovvero il consiglio dei darsi le regole. E com’è possibile che
ministri (che si compone dei singoli ministri e gli sia consentito di darsi delle proprie
il presidente dei ministri che coordina regole? Sarà la legge a consentirglielo.
l’azione di tutti i ministri). I singoli ministri Quindi gli enti autonomi hanno un
sono organi monocratici perché ciascuno di proprio statuto che è una sorta di legge
loro è a capo di un ministero. interna che disciplina e stabilisce.

1)Regolamenti governativi: (Nazionale)


(Art.17)fa una elencazione delle tipologie dei regolamenti governativi:
- i primi sono quelliesecutivisono quei regolamenti emanati per disciplinare l’esecuzione delle legge e
dei decreti legislativi non che dei regolamenti comunitari. Quindi sono quei regolamenti che vengono
emanati dal governo per dare esecuzione ad una fonte primaria. Perché solo i regolamenti comunitari e
non le direttive? Perché le direttive necessitano di una attuazione specifica tramite altre fonti primarie e
nello specifico da quanto esiste il meccanismo della cosiddetta legge comunitaria ogni anno entro il
31/12 viene approvata questa legge dal parlamento che come una sorta di paniere ricomprende tutte
quelle fonti comunitaria in attesa di attuazione che necessitano ancora di entrare nell’ordinamento
giuridico italiano.
Perché ho necessità di dare esecuzione?Perché le fonti primarie essendo caratterizzate da astrattezza e
generalità tendono soprattutto ad avere un contenuto abbastanza sfumato cioè che descrive una
fattispecie, cioè una serie di circostanze a grandi linee, ma poi spesso quando si tratta di fornire ulteriori
specificazioni di natura tecnica ci si affida ad una fonte successiva perché se dovessi riempire la fonte di
primaria di contenuti eccessivamente specifici perdere anche + tempo nell’approvarla, quindi rallenterei
il processo di sua costruzione e realizzazione, quindi per questo il processo normativo lo spezzo in 2
fasi: una che è la I è la fonte primaria, il parlamento emana la legge oppure il governo emana il decreto
legislativo sulla base di una legge delega da le indicazioni fondamentali poi può rimandare alcuni aspetti
che richiedono un esecuzione, una specificazione ulteriore a successivi regolamenti. Tutto ciò si fa per
non appesantire il testo della fonte primaria con una minuziosa ricostruzione disciplinare che poi
disciplineranno la composizione di quel determinato organo. Quindi con la legge mi limito a dire che
quell’ente si comporrà di un presidente, un consiglio di amministrazione e di alcuni consiglieri supplenti
ma rimando a un regolamento esecutivo le modalità di scelta del presidente e di identificazione e scelta
dei singoli componenti del consiglio di amministrazione. Devo creare una serie di regole estremamente
minuziose e se le inserissi nella legge cioè fonte primaria renderei il testo estremamente appesantito e
probabilmente richiederebbe di + il suo percorso legislativo per essere approvato. Quindi per questo si
fa una legge + snella e si rinvia ha determinati regolamenti. Ad es. l’anti sismica ci sono fonti primarie
quindi leggi, dei decreti legislativi che disciplinano l’anti-sismica che però rimanda a successivi
regolamenti specifici con un elevato contenuto tecnico. Quindi i regolamenti di esecuzione costituisco la
prosecuzione, a un livello normativo inferiore, di quello che stabilisce la fonte primaria.
- La seconda tipologia è quella attutativi integrativi: sono quelli emanati per disciplinare l’attuazione e
l’integrazione delle legge e dei decreti legislativi recanti norme di principio (Att. questa ultime parole sono
importanti perché ci serve a segnare una distinzione rispetto a quelli esecutivi, perché anche qui devono dare
attuazione e integrazione alle leggi e ai decreti legislativi ma ciò che le distingue da quelle esecutivi è che si tratta
di particolari fonte primarie, quelle che hanno contenuti estremamente generali, appunto art specifica norme di
principio).Quindi abbiamo leggi o decreti legislativi che fissionano semplicemente i principi di una
materia e rimandano poi per riempire ulteriormente di contenuto quella materia ai regolamenti
successivi, che in questo caso sono attuativi integrativi. Quindi mentre gli esecutivi danno esecuzione a
fonti primarie quindi leggi, decreti legislativi, regolamenti comunitari quelli attuativi integrativi danno
attuazione e integrazione ancora una volta a fonti primaria ma particolari ovvero leggi e decreti
legislativi che contengono norme di principio. Un regolamento esecutivo è un regolamento che ha già un
quadro disciplinare ben fissato, circoscritto mentre l’attuativo-integrativo si muove in uno spazio per
certi versi + sfumato però deve andare a integrare una norma che nasce come norma di principio e ha
bisogno di trovare una sua specifica collocazione.
- La terza categoria sono quei regolamenti che devono disciplinare le materie in cui manchi la disciplina
da parte delle leggi o degli atti aventi forza di legge, cioè c’è un buco ovvero lacuna normativa, però la
norma è precisa e dice sempre che non si tratti di materie riservate alla legge. Ci sono delle materie,
prevedo la costituzione, che sono espressamente riservate alla legge, possono essere disciplinate solo
con una legge, perché sono materie talmente importanti che devono essere per forza regolati con legge o
comunque con atto avente forza di legge (cioè un’altra fonte primaria che può essere un decreto legge o
un decreto legislativo che hanno forza di legge ma non posso chiamarla legge perché non è emanata dal
parlamento). Questa categoria si tratta di regolamenti che possono disciplinare le materia in cui manchi
una precedente disciplina da parte di una legge o da un atto avente forza legge, quindi lacuna, sempre
che non si tratti di materie dispianta dalla legge la cui lacuna sarà possibile colmare solo con una legge.
Questi regolamenti sono chiamati in dottrina regolamenti indipendenti,quei regolamenti che disciplinano
materie che non siano riservate alla legge o a atti con forza di legge, perché la legge è una fonte primaria
che fornisce garanzie di tenute del sistema giuridico che derivi dal controllo a priori o posteriore dal
parlamento. Ci sono delle materie che sono espressamente regolate con legge o con atto avente forza di
legge quindi un decreto legge o decreto legislativo che ha una forza legge ma non è un legge perché non
emanata dal parlamento. È meglio che sia una fonte primaria a dettare le regole almeno la prima volta,
allora questo ci fa dire che i regolamenti indipendenti sebbene previsti dalla lettera c della comma 1
dell’art 17 di fatto non esistono i regolamenti indipendenti.
- Quindi se questi regolamenti non esistono perché hanno voluto inserirle nella legge? Molto complesso
come domande bisogna studiare molti aspetti. I regolamenti indipendenti sono tali perché
presuppongono una indipendenza rispetto alla legge, non hanno una fonte primaria che sta sopra di loro
e dica loro cosa fare.
- la quarta categoria quella dei regolamenti che disciplinano l’organizzazione e il funzione delle
amministrazioni pubbliche secondo le disposizioni dettate dalle legge.
Quindi i regolamenti governativi sono sostanzialmente queste 4 categorie e sono:
Esecutivi, Attuativi-Esecutivi, Indipendenti,e Organizzatavi.
Questi regolamenti se io li devo andare a cercare, formalmente, hanno la forma di un DPR, Decreto del
Presidente della Repubblica, significa che sono prodotti dal governo che le deve trasmettere al
presidente della repubblica che li deve poi rivestire di una propria forma e lì controfirma.
(Comma 1.)

(Comma 2)
Qui invece troviamo un’ultima forma particolari di regolamenti, non coperte da riserva di legge prevista
dalla Costituzione, per le quali le leggi della repubblica, autorizzano l’esercizio della podestà
regolamentare del Governo, determinando le norme regolamentari della materia e dispongono
l’abrogazione delle norme vigenti, con effetto dell’entrata in vigore delle norme regolamentari. Tutto ciò
vuol dire che noi abbiamo una fonte primaria che autorizza una fonte secondaria, in questo caso questo
particolare regolamento, ad abrogare le norme vigenti. Quindi c’è una fonte primaria, una legge, che
autorizza espressamente una fonte secondaria ad abrogare altre disposizioni che potrebbero essere anche
fonte primaria. Questi regolamenti si chiamano regolamenti autorizzati detti anche regolamenti di
delegificazione. Regolamenti autorizzati chiamati così perché sono regolamenti emanati sulla base di
una autorizzazione che è contenuta in una fonte primaria, cioè in una legge o in un atto avente forza di
legge. Autorizzati a fare cosa? ad abrogare cioè a ripulire un determinato ambito disciplinare che
presenti un coacervo di norme all’interno del quale sia necessario eliminare quelle che sono superate e
afre chiarezza nel quadro normativo, come una sorta di “spazzino” va a ripulire una determinata materia
perché è stata autorizzato da una fonte primaria che “non tempo da perdere in questa operazione” allora
stabilisce di autorizzare una fonte secondaria per conferire quel potere e quel effetto di ripulitura del
giuramento giuridico. Si chiamano anche di delegificazione perché in latino de significa movimento
dall’alto verso il basso che si ricollega al fatto che si abbassa dalla fonte primaria a quella secondaria
l’effetto abrogativo ovvero la fonte primaria delega alla fonte secondaria un attività che normalmente le
competerebbe. In questo caso noi possiamo avere il caso in cui una fonte primaria, è un eccezione, può
essere cancellata, abrogata da una fonte secondaria, come si giustifica questo, com’è possibile che in
questo caso un regolamento di delegificazione o autorizzazione possa abrogare una fonte primaria?
Perché fino adesso ho sempre detto che una fonte inferiore non può modificare, integrare, abrogare una
fonte superiore, in questo caso è possibile perché è la fonte primaia che autorizza una fonte secondaria a
modificare eventualmente una fonte primaria, è un rapporto trilaterale, il risultato finale è che è una
fonte primaria a disporre che sia sempre un’altra fonte primaria a cadere, quindi in realtà non c’è
un’alterazione del sistema gerarchico. Ciò ovviamente l’avrei potuto ottenere con la fonte primaria ma
lo faccio con il regolamento perché è + rapido, semplice. Per questo si chiamano autorizzati perché c’è
una autorizzazione che parte dall’alto ed ecco perché si possono chiamare anche delegificazione perché
abbassano il livello della trasformazione dalla fonte primaria a quella secondaria a cui non è che gli
viene attribuito un potere speciale ma è un potere che trova la sua ragion d’essere nell’autorizzazione
che gli è stata concessa dalla fonte primaria ecco perché si può permettere quel movimento che
normalmente non sarebbe possibile.
(Comma 3).
Scorrendo la norma che è lunga si parla di decreti ministeriali perché sono un’altra sottocategoria di
regolamenti che è possono essere adottati dai singoli ministri e hanno la forma di D.M. decreti
ministeriali sono dei regolamenti, quindi apparentemente a questa tipologia, ma emanati da un unico
organo il ministro, quindi avremmo il DM agricoltura, il DM esteri ecc. e sono dei singoli regoletti
emanati dal singolo ministro.
Al prof dell’art. 17 gli basta che ci ricordiamo queste 5 regolamenti: Esecutivi, attuativi-integrativi,
organizzati, delegificazioni o autorizzati e infine quelli particolari che esistono solo sulla carte che di
fatto non sono mai stati varati che sono quelli indipendenti. In realtà questi nomi/etichette sono state
attribuite per ragione di comodità anche se non ci sono nell’articolo 17.
(Ci soffermiamo sull’articolo successivo sempre della legge 400 dell’48)
Art. 17-bis- (Testi unici compilativi).
-1. Il Governo provvede, mediante testi unici compilativi, a raccogliere le disposizioni aventi forza di
legge regolanti materie e settori omogenei, attenendosi ai seguenti criteri:
a) puntuale individuazione del testo vigente delle norme;
b) ricognizione delle norme abrogate, anche implicitamente, da successive disposizioni;
c) coordinamento formale del testo delle disposizioni vigenti in modo da garantire la coerenza logica e
sistematica della normativa;
d) ricognizione delle disposizioni, non inserite nel testo unico, che restano comunque in vigore.
Ci interessano i testi unici compilativi perché l’incontreremo nel nostro percorso.
-Perché compilativi?Perché servono a raccogliere un gran numero di disposizioni normativi disperse e
frammentati tra legge anche di epoche diverse e si fa ordine, si mette assieme le disposizione che hanno
carattere di omogeneità e sviluppiamo un corpus, cioè un complesso di norme caratterizzata tutte da un
omogeneità, riconducibili alla materia, e lo chiamiamo testo unico. Si dice che è complitavi perché non
va ad innovare ma fa il censimento delle norme esistenti e le mette tutte in un unico testo per rendere
anche + facile la consultazione.
(Art. 54)– (Attribuzioni del sindaco nelle funzioni di competenza statale)
Testo unico degli enti locali: Complesso di norme che disciplino gli enti locali, ovvero le province e i
comuni e tutti gli enti che derivano dalla loro associazione o eventuale fusione. (Att. Non sono enti locali
le regioni perché sono enti autonomi). Che il sindaco non è solo l’organo di vertice dell’amministrazione
comunale quindi non esercita solo funzioni che gli deriva nell’essere sindaco ma esercita anche funzioni
di rango statali, ovvero funzioni che gli sono attribuiti come ufficiale del governo.
(Comma 4). Il sindaco, quale ufficiale del Governo, adotta con atto motivato e nel rispetto dei principi
generali dell'ordinamento, provvedimenti (*) contingibili e urgenti al fine di prevenire e di eliminare
gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana (…).
Questi provvedimenti si chiamano ordinanza contingenti e urgenti.
- Vi può venir in mente una ordinanza sindacale, del sindaco, di contingenza e urgenza in materia di
incolumità pubblica, sapreste farmi un esempio?Gli interventi che il sindaco può fare nel momento in
cui, ad esempio, venga a sapere in funzione preventiva che c’è il rischio di una esondazione di un fiume
può decidere con una ordinanza contingibile e urgenza continue di evacuare tutti i cittadini residenti
nelle vicinanze e adotterà un provvedimento contingibile e urgenze che dovrà rispettare i principi
generali dell’ordinato quindi non determinare limitazione della liberà personale che sia assurde e che sia
motivato, deve spiegare il motivo per cui adotta quelle precauzioni. Inoltre deve avere una durata
limitata almeno nel minimo ma non può essere a tempo indeterminato perché la contingenza e l’urgenza
diventano normalità dopo un po’ e al quel punto non si giustifica + adozione di un provvedimento
eccezionale, straordinario ma bisognerà disciplinare in modo ordinario quel determinato fenomeno.
Queste sono ordinanze contingibili e urgenti. Poi ci sono ordinanze ordinarie che non sono adottate
dal sindaco necessariamente per fare fronte ad una necessità che non abbiamo anche il carattere
dell’urgenza, ad esempio il caso dell’ordinanza del sindaco per il traffico veicolare vicino allo stadio,
oppure la zona ZTL. Quini questo è un esempio di ordinanza del sindaco per scurezza urbana necessaria
ma non urgente non appartiene necessariamente allo schema dell’art 54 perché questo è l’insieme delle
ordinanze che il sindaco emana come ufficiale del governo per esigenti contingibili e urgenti, mentre gli
esempi fatti di ordinanza ordinarie fanno parte della normale esplicazione e manifestazione di potere che
spettano al sindaco nella gestione di quello che è la situazione complessiva della città.
LEGGE 7 agosto 1990, n. 241 è la legge generale sul procedimento amministrativo. È stata modificata
fino al mese scorso.

- Cosa si intende per diritto amministrativo?È il complesso di norme che disciplinano da un lato il
funzionamentodella pubblica amministrazione e da un lato i rapporti che si genere tra la pubblica
amministrazione e i terzi, generalmente privati, ma anche tra 2 o + pubbliche amministrazione. Quindi il
diritto amministrativo non disciplina solo i rapporti tra pubblico amministrazione e privati ma anche tra
pubbliche amministrazione 2 o + che possono interagire. Quindi il diritto amministrativo disciplinano
l’azione della pubblica amministrazione, in quanto soggetto di diritto, ma anche il modo in cui essa si
pone in relazione a i soggetti che con essa vengono a contatto, privati o altre pubbliche amministrazione.
Distingue tra norme di azione e relazione, quelle di azione disciplinano come si deve comportare
l’amministrazione e come si può organizzare, le norme di relazione disciplinano il rapporto che si
istaura volta a volta per effetto di un procedimento amministrativo tra una amministrazione e un privato
o tra + amministrazioni.
Queste frase è molto
importante, ciò significa che il
faro che deve orientare sempre
l’azione dell’amministrazione è
rappresentato da fonti primarie,
perché quando la norme parla di
legge si tratti di legge ma anche
atti avete forza di legge. Ciò significa che la legge fissa i fini a cui deve tendere l’azione
dell’amministrazione quindi l’amministrazione non può comportarsi come se la legge non esistesse o
agire fuori dal perimetro tracciato dalla legge, la costituzione dice che l’azione dell’amministrazione è
sottoposta alla legge qualunque provvedimento amministrativo deve essere conforme alla legge deve
essere legittimo se non lo è si dice che è illegittimo. Quindi l’azione dell’amministrazione è un’azione
funzionalizzata, ovvero una insieme di azione che sono concepite per raggiungere un fino che è sempre
stabilito dalle legge. La legge è il binario all’interno del quale l’azione amministrativa si deve svolgere
se esce dal binario diventa un azione illegittima o illecita. Quindi ciò non è solo il principio di
funzionalizzazione nazionale amministrativa ma il principio di legalità, ovvero tutto ciò che si fa deve
rispondere alla legge deve rispondere a criteri che sono stati fissati da una fonte primaria, il principio di
legalità attraverso tutte le branche del diritto. Se quel mio comportamento non è punto dalla legge non è
un reato tutto si fonda sulla legge. Il principio di legalità vuol dire che tutti siamo sottoposti alla legge,
la legge rappresenta il criterio. L’amministrazione nella propria azione deve essere sempre
proporzionata non deve oltrepassare il necessario.
- Allora il passaggio successivo potrebbe essere, l’amministrazione come manifesta la propria volontà?
L’amministrazione si pronunci attraverso atti amministrativi e provvedimenti amministrativi e esistono
anche i silenzi che hanno uno specifico significato.
– Atto amministrativo: è una manifestazione di volontà dell’amministrazione contenuta in supporto
documentale, che oggi è digitale mentre prima era cartaceo. Quindi è l’azione, espressione di volontà
dell’amministrazione. C’è una sottoinsieme che si chiamano provvedimenti amministrativiè una
sottospecifiche degli atti amministravi, solo che atto amministrativo è una macro-categoria all’interno
della quale c’è una sottocategoria ce è quella del provvedimento amministrativo. È vero che un
provvedimento amministrativo è sempre un atto amministravo ma non è vero il contrario c’è non sempre
è un provvedimento. Una delle caratteristiche del provvedimento amministrativo è la sua imperatività
che è la capacità intrinseca di imporsi rispetto al suo destinatario a prescindere dalla sua collaborazione
ad esempio il provvedimento di esproprio, che formalmente si chiama decreto di esproprio, ha un
carattere provvedimentale perché io come amministrazione non ho bisogno della collaborazione del
soggetto espropriato anzi addirittura gli vado contro perché l’espropriato il suo bene non lo vorrebbe
cedere, quindi il provvedimento amministrativo è quel particolare atto amministrativo che si caratterizza
per l’imperatività nel senso la capacità di imporsi al suo destinatario anche contro la sua volontà. È la
manifestazione dell’azione amministrativa avendo riferimento la cura in concreto di un interesse
pubblico, esercito un potere attribuito dalla legge nel proseguimento di uno scopo e quello scopo è la
cura di un interesse pubblico, nell’es delle esproprio esercito il potere espropriativo e l’interesse
pubblico che perseguo è la realizzazione di un opera pubblica.

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