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MUSICA – LA MUSICA ETNICA – di Daniele Mutino

LA MUSICA ETNICA
Distinguiamo in generale tre tipi di musica: la musica etnica, la musica d’arte e la
musica commerciale.
Con il termine musica d’arte, detta anche musica colta, intendiamo un tipo musica
creata da un artista con l’intenzione di creare un’opera d’arte originale, per
comunicare un’emozione o addirittura un messaggio poetico, filosofico, ecc.
Con il termine musica commerciale intendiamo invece un tipo di musica che viene
creata con la prospettiva di essere proposta all’interno dei circuiti di consumo
musicale, presumendo di ottenerne anche un ritorno economico: è un tipo di musica
profondamente legata al mondo contemporaneo e al capitalismo, e in particolare al
mercato discografico.
Non è detto che una musica non possa essere al tempo stesso sia d’arte sia
commerciale, perché le due modalità spesso sono sovrapponibili.
Diverso il discorso per la musica etnica.
La musica etnica - che si può chiamare anche musica folklorica, o musica popolare,
o world music - 1 è la musica che, per migliaia di anni senza grandi variazioni, è stata
fatta nelle culture contadine e pastorali prima dell’avvento del mondo moderno e
tecnologico. È quindi la musica espressa da un mondo “diverso” da quello
contemporaneo delle chat e dei centri commerciali, un mondo originariamente
senza elettricità e senza telefoni o computer, senza internet, un mondo estraneo
alla modernità che oggi non esiste quasi più; al tempo stesso è però una musica che
ci può raccontare molto sia dei singoli popoli sia di quali sono le radici più profonde
dell’essere umano.
Dalla musica etnica derivano, in effetti, tutti i generi della musica moderna e
commerciale; per esempio:
- il rock e il blues derivano dalla musica etnica afroamericana dell’area del
Mississippi, in U.S.A.;
- così come l’hip hop, che riprende l’usanza tipica delle culture tradizionali in
generale di fare battaglie cantate in versi;
- il reggae si sviluppa a partire dalla musica etnica afroamericana della
Giamaica;
- Il raggaeton, la samba, il tango, la salsa, sono tutte musiche commerciali da
ballo che derivano dalla musica etnica afroamericana dell’America Latina.

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Il termine “musica etnica” deriva dalla parola greca antica “ethnos”, che significa “popolo” nel senso di “cultura di un
popolo”. Un sinonimo di “musica etnica” è “musica folkolorica”, che in questo caso deriva dalla parola inglese “folk” e
tedesca “volk” (come Volkswagen) che hanno entrambe sempre lo stesso significato: “popolo”.
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MUSICA – LA MUSICA ETNICA – di Daniele Mutino

Esiste una scienza che si occupa specificamente della musica etnica: si chiama
etnomusicologia.
Caratteristiche di fondo della musica etnica sono:
- la musica etnica di un popolo rimane pressoché uguale nei secoli, in quanto si
tramanda da una generazione all’altra (dai vecchi ai giovani) tramite la
cosiddetta “tradizione popolare”, che ha un margine di cambiamento e di
innovazione molto basso e vicino allo zero;
- ogni popolo ha la propria musica etnica tradizionale, che lo caratterizza e gli
procura identità, differenziandolo dagli altri popoli, anche quelli più vicini;
- si creano generi nuovi di musica etnica tutte le volte che due popoli si
mischiano (per una migrazione, una guerra e per altri motivi), e quindi
fondono le loro diverse tradizioni musicali in un nuovo linguaggio musicale
comune;
- nel mondo contadino e pastorale la musica non è legata al guadagno
economico ma in generale a tutti i diversi momenti della vita quotidiana, dal
momento che, in quel tipo di vita, sono pochissime le attività quotidiane che
si svolgono senza musica.
Riguardo a quest’ultimo aspetto, c’è da dire che nel mondo contadino e pastorale,
tradizionalmente si canta e/o si suona:
- quando si lavora, per alleviare la fatica del lavoro o anche, spesso, per
coordinare i movimenti dei lavoratori (come la raccolta o la semina o la
costruzione di una casa o il sollevare pesi o il remare per far muovere
un’imbarcazione)
- quando si addormentano i bambini
- quando muore qualcuno, per accompagnarlo nell’aldilà con una nenia funebre
- ai matrimoni, sia durante il rito sia durante la festa
- per raccontare e ricordare
- quando si fa la guerra, per incitare le proprie truppe e spaventare i nemici
- per pregare
- per operare la magia tradizionale
- e soprattutto quando si fa festa, giacché nel mondo contadino e popolare le
feste sono molto importanti, con i musicisti che in genere devono suonare
senza sosta per molte ore.
In relazione alle fondamentali coordinate del TEMPO e dello SPAZIO, rivalutando i
tre diversi tipi di musica che abbiamo considerato possiamo dire che:
- la musica etnica rimane quasi del tutto uguale nel TEMPO ma si diversifica
moltissimo nello SPAZIO;
- all’inverso, la musica commerciale si diversifica molto nel TEMPO (ogni anno ci
sono musiche nuove per rinnovare il mercato e creare nuovi profitti), ma si
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MUSICA – LA MUSICA ETNICA – di Daniele Mutino
rende omogenea nello SPAZIO (in America ascoltano le stesse hit che in
Thailandia) per aderire ai dettami del mercato globale;
- la musica d’arte ha una relazione invece più libera e moderata sia con il
TEMPO sia con lo SPAZIO.

Lettura critica di approfondimento


Il “valore” della musica etnica
A partire dagli anni ‘80 la musica etnica è stata valorizzata da alcuni movimenti
musicali che l’hanno rivalutata come musica delle nostre radici più profonde.
In particolare, segnalo la figura di Peter Gabriel, ex leader del grande gruppo di rock
progressivo “Genesis”, che, a partire dalla fine degli anni ’80, ha lanciato una
etichetta discografica (la “Real World”) che metteva sul mercato la musica etnica di
tutto il mondo, facendo conoscere all’Occidente musicisti africani come Youssou
N’Dour e Miriam Makeba e musicisti indiani come Nusra Fateh Ali Kahn e Ravi
Shankar.

DOMANDA: la valorizzazione anche commerciale della musica etnica può quindi


essere vista come una alternativa culturale alla globalizzazione della musica?

Si parla di “globalizzazione” della musica, per descrivere quel che fa il mercato


discografico mondiale, che porta le persone di ogni parte del mondo (dall’Oceania
all’America Latina, dall’Africa all’Asia) a diventare tutti consumatori del medesimo
prodotto musicale, ovvero le musiche da hit parade consumate da un americano o
da un europeo medio.

Sulla base del principio “Diversità” = “Ricchezza”, si può dire che:


- la globalizzazione della musica prodotta dal mercato discografico mondiale
impoverisce il mondo, cancellando la diversità e rendendo tutto uguale, tutto
“merce”;
- la musica etnica dei vari popoli del mondo, basata sulle diversità delle
tradizioni musicali, è invece una musica che arricchisce culturalmente il
mondo, in quanto è segnata dalla diversità estrema esistente tra le varie
tradizioni delle diverse regioni del pianeta.

C’è chi in questo senso ha esaltato l’operazione culturale fatta da Peter Gabriel, con
la creazione dell’etichetta discografica “Real World”, e chi invece l’ha duramente
criticato, sostenendo che la valorizzazione commerciale delle varie tradizioni
musicali del pianeta, infatti, non sia altro che un modo di inglobare la ricchezza delle
diversità culturali del mondo dentro il solito mercato discografico, in modo che
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MUSICA – LA MUSICA ETNICA – di Daniele Mutino
anche la musica etnica finisca per diventare parte della musica commerciale, e
quindi uguale a tutto il resto.

E TU COSA NE PENSI?

Forse, per farsi una propria opinione, la cosa migliore è cominciare facendosi
un’idea di cosa effettivamente sia la musica etnica, cercando di conoscere un poco
le musiche tradizionali dei vari popoli del mondo.

Che è poi anche un modo di conoscere il mondo.


Studiare i diversi tipi di musica etnica, infatti, significa conoscere i diversi popoli del
mondo ed è un modo alternativo di studiare la geografia e la storia dell’umanità.

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