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Programma di Sala – Anna Maria Lo Sasso

Turandot – Puccini
Opera in 3 atti e 5 quadri
Libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni
Musica di Giacomo Puccini
Completata da Franco Alfano

Personaggi

La Principessa Turandot (soprano)


L’Imperatore Altoum (tenore)
Timur, Re tartaro spodestato (basso)
Il Principe Ignoto Calaf, suo figlio (tenore)
Liù, giovine schiava (soprano)
Ping, gran cancelliere (baritono)
Pang, gran provveditore (tenore)
Pong, gran cuciniere (tenore)
Un Mandarino (baritono)
Prima ancella (soprano)
Seconda ancella (mezzosoprano)
Il Principino di Persia
Il Boia

- Le guardie imperiali, i servi del boia, i ragazzi, i sacerdoti, i mandarini, i dignitari, gli otto
sapienti, le ancelle di Turandot, i soldati, i portabandiera, i musici, le ombre dei morti, la folla
-
La vita di Puccini e Turandot
Giacomo Puccini, uno dei più grandi compositori italiani, nasce a Lucca nel 1858 da una
famiglia di musicisti. Fin da piccolo dimostra un gran talento musicale e dopo aver studiato
in alcuni seminari, riesce a vincere una borsa di studio che gli permise di iscriversi al corso di
composizione al conservatorio di Milano. Viveva in una casa in affitto insieme al fratello e
altri compagni tra cui Pietro Mascagni. Questo fu per lui un periodo molto difficile a causa
dei vari problemi economici, allora decise di trasferirsi a Torre del Lago perché ne amava il
suo mondo rustico e lo considerava ottimo per la caccia e lo svago.
Qui compose le sue opere più famose, la prima Manon Lescaut, andata in scena a Torino nel
1903, gli procurò un grande successo anche all’estero. Poco dopo compose la Bohème (1896),
opera romantica molto importante perché per la prima volta vengono rappresentati in teatro
degli episodi di vita quotidiana. Con l’opera Tosca (1900), Puccini raggiunge il melodramma,
che ebbe un grande impatto sul pubblico, mentre con Madama Butterfly (1904), prima opera
esotica, all’inizio fu un grande fallimento forse proprio a causa della sua particolare
orchestrazione ma dopo svariate modifiche fu presentata al Teatro Grande di Brescia dove
riscosse un grandissimo successo.
La carriera operistica di Puccini si conclude con Turandot (1924), prima opera di
ambientazione fantastica, rimasta incompiuta a causa della morte dell’autore. La parte finale
dell’opera fu portata a termine da Franco Alfano sulla base degli abbozzi di Puccini.
L’argomento è tratto dalla fiaba teatrale di Carlo Gozzi (Turandot, 1762. Rispetto
all’atmosfera piacevole e comica della fiaba di Gozzi, Turandot di Puccini è pervasa da un
tono tragico e drammatico. Tra le modifiche apportate all’originale spicca l’introduzione di
un personaggio femminile, la schiava Liù innamorata di Calaf che, dopo aver affrontato
Turandot, si uccide per non rivelare il nome del principe. Con questo escamotage
drammaturgico il musicista inseriva nel contesto fiabesco un elemento patetico di grande
impatto emotivo.
L’ambientazione di Turandot, “a Pekino al tempo delle fiabe”, stimolò l’autore verso un
linguaggio musicale esotico e un’inedita fantasia timbrica: fece ricorso a melodie cinesi
autentiche e inventate e colorò l’insieme orchestrale con xilofoni, celesta, glockenspiel,
campane tubolari, gong cinesi, ecc...
Accanto all’esotismo, possiamo riscontrare nell’opera anche un linguaggio armonico ricco di
dissonanze, con esempi di bitonalità e armonie particolarmente aspre. Rispetto alle altre
opere pucciniane, le messe corali assumono un ruolo di primo piano.
La Trama

Atto I
A Pekino al tempo delle fiabe.
La principessa Turandot ha fatto voto di sposare soltanto colui che riuscirà a risolvere tre
enigmi da lei proposti. Chi sbaglierà invece verrà decapitato. Mentre l'ultimo pretendente
viene condotto al patibolo, nella folla compare il principe Calaf che ritrova suo padre Timur
e la schiava Liù, segretamente innamorata di lui. Calaf vede Turandot, se ne innamora e
decide di sottoporsi alla sfida nonostante tutti, compresi i tre dignitari di corte Ping, Pong e
Pang, cerchino di dissuaderlo.
Atto II
Quadro primo. I tre dignitari sperano che Calaf vinca per poter risollevare le sorti della Cina.
Quadro secondo. Turandot dà spiegazione del suo comportamento atto a vendicare un'antica
ava, violentata e uccisa da un re barbaro. Il principe ignoto (Calaf) risolve i tre enigmi ma,
vedendo Turandot profondamente afflitta dalla sua vittoria, con un gesto di generosità, le
propone un contro enigma: se Turandot riuscirà a scoprire il suo nome, Calaf rinuncerà a
sposarla e sarà pronto a morire.
Atto III
Quadro primo. Ping, Pong e Pang cercano di ottenere con astuzia il segreto nome del
forestiero, allettandolo con promesse. Timur e Liù, che sono stati visti parlare con Calaf,
vengono catturati e interrogati. Liù, per non svelare il nome del suo padrone e proteggerlo,
dichiara di essere la sola a conoscere il nome del principe e incapace di sopportare la tortura,
si uccide. Il principe l’accusa della morte dell’innocente Liù ma preso dall’impeto della
passione bacia Turandot e le svela il suo nome lasciandola libera di rivelarlo.
Quadro secondo. L’Imperatore si presenta alla folla insieme a Turandot che, come stregata
dal bacio di Calaf, davanti alla corte riunita annuncia che il nome del principe è “Amore”.

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