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Nascita delle Fiabe d’arte

1550-1553 Gianfranco Straparola, Le


piacevoli notti
postumo, 1635 Giambattista Basile, Lo
Cunto de li Cunti
Novelle italiane
Tutte le novelle italiane sono attinte dalla tradizione
popolare in modo diretto, o mediato da una
letteratura precedente, e ciò appare più o meno
evidente in funzione dell'interesse dell'autore ad
esplicitarlo.
Mentre Boccaccio trasforma il materiale orale in
scritto rendendolo indistinguibile da quello di origine
letteraria, Straparola ne conserva i connotati
specifici, come la metastoricità, i legami logici poco
profondi, le iterazioni, l'onomastica parlante
(Biancabella, Porcarollo...), i modi linguistici e
stilistici, il senso «naturale» della crudeltà, uno
scarso interesse per la distinzione tra realtà e
magia.
Giovan Francesco Straparola
Le fiabe fino al XV secolo circolano in bocca
dei protonarratori, i viaggiatori e i contadini.

Il primo a scrivere fiabe è Giovan Francesco


Straparola da Caravaggio nato intorno al
1480 e morto a Venezia nel 1557.

1550 primo volume de Le piacevoli notti


1553 secondo volume de Le piacevoli notti
Giovan Francesco Straparola
Le piacevoli notti nascono per “Un pubblico,
soprattutto di area veneta, ormai sazio degli
sclerotizzanti schemi narrativi della tradizione
realistica di derivazione toscana e in ricerca
di qualcosa di nuovo, anche se ciò coincide
con la prepotente intrusione nell'aura della
letteratura di moduli fiabeschi, di temi e
soprattutto di forme e strutture narrative che
avevano sempre corso in modo sotterraneo e
parallelo alla cultura dominante e
ufficiale”(Donato Pirovano in Novellieri italiani, 2000)
Giovan Francesco Straparola

Le piacevoli notti, è da considerarsi un best


seller dell’epoca per l'alto numero tra
ristampe e nuove edizioni, in totale ventotto,
quasi tutte stampate a Venezia, anche se la
maggior parte avvenute dopo la morte
dell'autore e colpevoli di pesanti rifacimenti
del testo originale.
Giovan Francesco Straparola
La cornice narrativa colloca gli eventi
durante gli ultimi giorni di carnevale
dell'anno del sacco di Roma o della morìa,
quindi verso il 1536, quando Ottaviano
Maria Sforza, la figlia Lucrezia Gonzaga e
un corteo di dame, gentiluomini più o meno
illustri e damigelle d'incerta definizione
sociale, hanno trovato riparo in un palazzo
sfitto nell'isola di Murano.
Giovan Francesco Straparola
Qui, per trascorrere il tempo e celebrare in
modo conveniente il carnevale, Lucrezia
propone che ogni sera prima si danzi, e che
poi cinque damigelle scelte dalla sorte
cantino e raccontino una fiaba che si
concluda con un enigma che la compagnia
dovrà risolvere. Si compone così una
raccolta di tredici giornate, ciascuna
comprendente cinque fiabe, eccetto l'ultima
sera che ne conta ben tredici per un totale di
settantatré.
Giovan Francesco Straparola
Le piacevoli notti si presentano come un
elenco di storie, assai più omogeneo del
Decamerone in quanto l’elemento magico è
qui sostanzialmente onnipresente.

La cornice narrativa è una lunga novella,


suddivisa in capitoli che corrispondono alle
notti, all’interno dei quali trovano spazio un
numero omogeneo di fiabe.
Giovan Francesco Straparola
La struttura, è ripetitiva: al titolo NOTTE
PRIMA/SECONDA/TERZA ecc. fanno
seguito un proemio e cinque fiabe, ciascuna
costituita da un breve riassunto del
contenuto, un proverbio o un motto che l’ha
ispirata, la vicenda vera e propria, e un
indovinello in conclusione, cui corrisponde la
spiegazione della risposta corretta da parte
di un altro commensale, e così via fino alla
conclusione della notte.
Giovan Francesco Straparola
Letture consigliate da Le piacevoli notti, di
Giovan Francesco Straparola:
NOTTE II
FAVOLA I 

Galeotto, Re di Anglia, ha un figliuolo nato


porco, il quale tre volte si marita: e, posta
giù la pelle porcina e diventato un bellissimo
giovane, fu chiamato Re porco.
Giovan Francesco Straparola
NOTTE III
FAVOLA III
 
Biancabella, figliuola di Lamberico Marchese
di Monferrato, viene mandata dalla matrigna
di Ferrandino, re di Napoli, ad uccidere. Ma
gli servi le troncano le mani e le cavano gli
occhi; e per una biscia viene reintegrata, e a
Ferrandino lieta ritorna.
Giovan Francesco Straparola
FAVOLA IIII
 
Fortunio per una ricevuta ingiuria dal padre
e dalla madre putativi, si parte; e vagabondo
capita in un bosco, dove trova tre animali da’
quali per sua sentenza è guidardonato; indi,
entrato in Polonia, giostra, ed in premio
Doralice figliuola del Re in moglie ottiene.
 
Giovan Francesco Straparola
FAVOLA V

Isotta, moglie di Lucaferro di Albani da


Bergomo, credendo con astuzia gabbare
Travaglino, vaccaro d’Emilliano suo fratello,
per farlo parer bugiardo, perde il poder del
marito, e torna a casa con la testa di un toro
dalle corna dorate tutta vergognata.
Giovan Francesco Straparola
NOTTE IV
FAVOLA III
 
Ancilotto, re di Provino, prende per moglie la
figliuola d’un fornaio, e con lei genera tre
figliuoli; i quali essendo persequitati dalla
madre del re, per virtù d’un’acqua d’un
pomo e d’un uccello vengono in cognizione
del padre.
Giovan Francesco Straparola
NOTTE V
FAVOLA II
 
Adamantina, figliuola di Bagolana
Savonese, per virtù di una poavola, di
Drusiano Re di Boemia moglie divenne.
GIOVAN BATTISTA BASILE

La vita di Giovan Battista Basile (Giuliano in


campania1566-1632), diversamente da
quella di Straparola, si svolse alle corti dove
assistette come poeta alle lotte per il
guadagno dei più audaci, bugiardi e
doppiogiochisti e come governatore feudale
alle estorsioni esercitate da baroni e ministri
sui propri vassalli.
GIOVAN BATTISTA BASILE
Il suo ruolo nella società lo rese un moralista
in grado di prorompere nell'invettiva,
abbozzare ritratti satirici, ammonire e
mettere in guardia. Ma fu anche un
raccoglitore di fiabe popolari. Infatti dedicò la
sua vita alla stesura de Lo cunto de li cunti
overo lo trattenimento de' peccerìlle che fu
pubblicato incompleto e postumo.
Adriana Basile dopo la morte del fratello ne
organizzò una povera edizione.
GIOVAN BATTISTA BASILE
Nel 1634 Salvatore Scarano, libraio
napoletano appassionato di testi dialettali,
pubblicò la prima giornata del Pentamerone,
nonostante il testo presentasse difetti di
forma, incoerenze tra titoli e racconti, errori
nei nomi ed altro.
L'imprevisto successo dell'opera, con due
pubblicazioni circa dieci anni dopo la prima,
convinsero Antonio Bulifon ad approvare una
riedizione dell'opera corretta dall'abate
Pompeo Sarnelli.
GIOVAN BATTISTA BASILE
L'opera corretta dall'abate Pompeo Sarnelli
sarà più fedele all'originale, ha meno
aggiunte o censure sostanziali, ma
comunque presenta un certo numero di
modifiche arbitrarie.
Questa sarà la versione più diffusa dell'opera
di Basile.
I fratelli Grimm nel 1822, in una rassegna
retrospettiva sui libri di fiabe inclusa nel loro
Kinder und Hausmarchen, ne tradussero
alcuni brani.
GIOVAN BATTISTA BASILE
Le edizioni
•Prima edizione: Napoli in cinque volumi tra
il 1634 e il 1636. A Milano, Torino e Palermo
vengono conservati tre esemplari completi.
Ve ne sono poi altri 4 non completi a
Berlino, Firenze, Napoli e Parigi;
•Seconda edizione: 1637 presso Beltrano,
Napoli, vi fu una nuova edizione delle prime
due giornate;
GIOVAN BATTISTA BASILE
• Terza edizione: 1645 per Camillo Cavallo,
Napoli, a cura di Farina;
• Quarta edizione: 1654, Napoli. La terza e
la quarta sono piene di errori;
• Quinta edizione: 1674 per Antonio Bulifon,
a cura di Pompeo Sarnelli, è la prima ad
avere sul frontespizio il titolo di
Pentamerone;
• Edizioni di Roma 1679, 1697, 1714, 1722,
1728,1749 si basano sulla prima;
GIOVAN BATTISTA BASILE
• Edizione curata da Giuseppe Maria
Porcelli, 1788, Napoli inclusa nella
collezione di Tutti i poemi in lingua
napoletana.

Le traduzioni
• 1891 Benedetto Croce la traduce;
• 1976 Mario Petrini cura l’edizione critica;
• 1986 Michele Rak cura un’edizione, con
traduzione italiana a fronte;
GIOVAN BATTISTA BASILE
La cornice narrativa tiene conto del
precedente boccacciano, ma in modo più
originale di quanto non abbia fatto
Straparola. Il primo racconto include gli altri
quarantanove.
Il Cunto, è composto da 49 racconti
fiabeschi, articolati in cinque giornate ed
inseriti in una cornice, che costituisce il
cinquantesimo racconto. È un libro di fiabe a
lieto fine tranne per Lo viso (III.3)
GIOVAN BATTISTA BASILE
Ogni giornata si apre con un’introduzione e quella
della prima è costituita dal cunto principale, detto
anche fiaba di cornice, al cui interno sono collocati
gli altri cunti raccontati da dieci anziane
appartenenti al popolo, scelte per essere delle
brave narratrici e invitate alla corte del principe
Tadeo. Nelle Introduzioni delle altre quattro
giornate sono contenute le descrizioni dei balli e
dei canti di intrattenimento delle prime ore del
mattino. Le prime quattro giornate si chiudono con
un egloga, recitata da due persone di corte, che
consistono in vere e proprie satire morali
dialogate.
GIOVAN BATTISTA BASILE
Primo racconto - cornice - sunto

La principessa Zoza non sa ridere, e nonostante gli sforzi


del padre che chiama a corte saltimbanchi, buffoni, uomini
di spettacolo, nessuno sembra poterla strappare dallo stato
di malinconia in cui si trova. Un giorno, casualmente, Zoza
vede una vecchia scivolare, e infuriata alzare la sottana
con un gesto osceno in direzione del giovanotto che ha
causato il suo incidente: a tale spettacolo la principessa
scoppia in una risata, ma l'anziana donna la maledice
facendo in modo che la ragazza possa sposare solo il
principe che giace addormentato a causa di un
incantesimo. L’incantesimo potrà essere spezzato da chi,
sul suo sepolcro, riempirà di lacrime un'anfora in tre giorni.
GIOVAN BATTISTA BASILE
La principessa decide di spezzare l’incantesimo ed è quasi
sul punto di riuscire quando, stremata dalla fatica, si
addormenta: in quel momento una serva ne prende il
posto, versa le poche lacrime necessarie ad assolvere il
compito ed ottiene la mano del principe. Zoza, così
imbrogliata dalla serva, si trasferisce in una casetta di
fronte al castello, e convince la rivale che per il suo bene
deve ascoltare ininterrottamente delle fiabe. La serva-
principessa convince il principe a convocare a corte cinque
sgradevoli anziane che devono raccontare per cinque
giorni dieci fiabe ciascuna. Zoza riesce a sostituirsi
all'ultima narratrice, e in conclusione alla quinta giornata
narra la sua stessa vicenda, smascherando la serva che
viene condannata a morte per il suo crimine, e sposa il
consorte predestinato.
GIOVAN BATTISTA BASILE
Come ne Le piacevoli notti, anche ne Lo
cunto de li cunti la struttura segue una
formula ripetitiva molto rigida:

•il titolo TRATTENIMENTO PRIMO (ecc.),


accompagnato in alcune edizioni da DE LA
JORNATA (ecc.);
•il TITOLO della fiaba;
•un BREVE RIASSUNTO della fiaba;
GIOVAN BATTISTA BASILE

• una RIFLESSIONE dedicata o al clima


creatosi tra gli astanti o al contenuto della
fiaba precedente;
• un CONSIGLIO moraleggiante desunto
dalla storia che si sta per narrare;
• la VICENDA vera e propria
• un PROVERBIO in distico che riassume la
lezione appresa dai protagonisti.
GIOVAN BATTISTA BASILE
Ogni giornata per di più inizia con
un’introduzione che vede principi e narratrici
radunarsi e dilettarsi prima di dare avvio alle
narrazioni, e si conclude con una lunga
egloga.
Fiabe d’arte
Lettura di La pulce (Lo polece,
Tratteneimiento quinto de la iornata primma)
Un re, che ha poca testa, alleva una pulce,
che si fa gran-de come un castrato; e,
avendola poi fatta scorticare, offre la figlia a
chi sappia dire di quale animale sia quella
pelle. Un orco la riconosce al fiuto, e si
prende la principessa, che è poi liberata dai
sette figli di una vecchia, con altrettante
prove.
(G. Basile, Il Pentamerone ossia La fiaba delle fiabe, traduzione di Benedetto Croce, p.
67)

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