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INTRODUZIONE

Nella Storia della Musica vi sono alcune opere emblematiche di Opera italiana, la fase conclusiva di una Grande Tradizione
che per il loro impatto, o anche solo per la loro posizione ininterrotta che ebbe inizio alla metà del Seicento. Per cui
cronologica, assumono una funzione iconica di spartiacque se in effetti è proprio l’Opera italiana in generale che qui
tra epoche e movimenti musicali. L’effetto dirompente di finisce, allora Turandot di Puccini occupa una posizione
qualcosa che cambia, un evento che diventa emblematico. notevole nella storia dei generi artistici perché è davvero
Incompiuta e opera-simbolo, moderna e al contempo con- molto raro che si possa segnare in modo così preciso la
servatrice, amata ma anche incompresa, Turandot, opera fine di un fenomeno culturale di una delle tradizioni così
d’arte splendida, ingegnosa e potente, resta uno dei più antiche, identificandone la conclusione effettiva con un
popolari titoli del repertorio operistico mondiale e rap- determinato Ultimo Lavoro e la morte del suo autore. A
presenta innegabilmente uno dei momenti fondamentali determinare la scelta di Turandot come soggetto per la sua
dell’eterogeneo e affascinante Novecento musicale. Essa è nuova opera lirica, fu L’incontro tra il compositore e i due
un simbolo storicamente significativo perché è il più puro librettisti Giuseppe Adami e Renato Simoni, che ebbe luogo
e veritiero epitaffio di un’intera epoca artistica. Il ruolo a Milano a metà marzo del 1920. Puccini era arrivato da
storico dell’ultima opera di Giacomo Puccini, Turandot, Torre del Lago per un pranzo di lavoro con i due quando
è emblematico nella sua funzione di ‘opera-spartiacque’ Simoni menzionò casualmente il drammaturgo settecentesco
perché è l’estrema rappresentante di quella “Grande Tradi- Carlo Gozzi e la sua fiaba cinese tragicomica “Turandot”,
zione” dell’opera italiana nel suo Secolo d’Oro. Lo capì subito opera teatrale di successo basata su un racconto popola-
Arturo Toscanini, e con lui quella sera del 26 aprile 1926 re orientale. L’idea piacque a Puccini e ai due librettisti,
la coscienza collettiva, quando concluse la premiere di i quali decisero di basarsi, piuttosto che sull’originale di
Turandot deponendo la bacchetta sul leggio dopo le ultime Gozzi troppo legato alla classica commedia dell’arte, sulla
note scritte da Puccini, come a segnare la calata del sipario traduzione italiana dell’adattamento tedesco fatto da Friedrich
sulla grande tradizione operistica italiana. Alla conclusione Schiller, giudicato più moderno e di respiro europeo, ma
della scena della morte di Liù il grande direttore d’orche- anche più in sintonia con la sensibilità del pubblico del
stra ripose la bacchetta e disse “Qui finisce l’opera, perché Primo Dopoguerra. Poiché Puccini doveva ripartire in
a questo punto morì il Maestro, la Morte fu più potente treno per Roma, Simoni si offrì di andare a prendere il testo
dell’arte”. Qui finisce l’opera. Toscanini poteva riferirsi nel suo appartamento e di portarglielo in stazione in modo
a quel punto non solo all’ultima opera di Puccini, bensì tale che il compositore lo potesse leggere durante il viaggio.
all’Opera italiana in generale. Naturalmente altre opere Quando Simoni arrivò di corsa al binario, Puccini era già
italiane furono scritte e rappresentate nei decenni successivi, nel suo scompartimento e il libro gli venne passato dal
alcune delle quali ebbero anche un discreto successo, ma finestrino. Quello che Puccini lesse in treno era quindi la
col senno di poi e con gli occhi dell’attuale storiografia e traduzione di Maffei del testo di Schiller, e se ne innamorò,
critica musicale, è conclamato che Puccini non lasciò alcun tentato dal realizzare, proprio lui conosciuto come un “verista”,
Principe Erede. Con lui quella dinastia maestosa - Rossini, la sua unica opera fantastica e in fin di carriera, per giunta.
Bellini, Doninzetti, Verdi - giunse ad una gloriosa conclusione. Come ebbe a scrivere Adriano Lualdi nella sua recensione
Il “Secolo d’Oro” è naturalmente solo l’ultimo di più secoli di Turandot su “Il secolo”: in nessuna delle ultime opere di
Puccini come nella postuma Turandot è evidente e sensibi- è una canzone folk cinese creata nel 1700 durante l’Impero rimase incompiuta non a causa dell’inesorabile progredire enorme, lo convinse a scegliere l’arena milanese per
le ad ogni tratto l’aspirazione e lo sforzo verso il nuovo... Qianlong e divenuta famosa in tutto il mondo proprio del male che affliggeva l’autore, bensì per l’incapacità, tenere a battesimo la sua nuova opera e dimostrare una
Questo compositore che col suo “verismo” ha conquistato grazie a Puccini. L’Opera Turandot si svolge senza inter- o piuttosto l’intima impossibilità da parte del Maestro volta per tutte il suo primato tra i compositori italiani
la fama mondiale e la fortuna, si avvicina a settant’anni al ruzione dal Tramonto - all’inizio dell’atto I - fino all’Alba di interpretare quel trionfo d’amore conclusivo, che pure contemporanei. Turandot, quindi, oltre a rappresentare
teatro della fantasia. Il pittore delicato e sensibile di della fine dell’atto III, attraverso una unità di tempo quasi l’aveva inizialmente acceso d’entusiasmo e spinto verso una linea di demarcazione che chiude un’epoca, è anche
quadri intimi, dei piccoli “interni” affronta, quando gli altri aristotelica che gioca con le polarità simboliche di notte questo soggetto. Il nodo cruciale del dramma, che Puccini e soprattutto un’opera incompiuta, la Grande Incompiuta.
sogliono mettersi in pensione, i quadri grandiosi e si e giorno, Luna e Sole, freddo argento e caldo oro, bianco cercò invano di risolvere, è costituito dalla trasformazione In quei quindici minuti finali che il Maestro non riuscì a
inebria dei vasti orizzonti. Il geniale Trovatore di belle ghiaccio e rosso fuoco. Il levarsi della Luna è simbolo di della principessa Turandot, algida e sanguinaria, in una musicare risiede molto del suo fascino. Ancora oggi la
melodie… non si accontenta del già fatto e trova nuovi morte per il Principe di Persia, ma è anche il momento donna innamorata. Puccini si entusiasmò subito al soggetto passione popolare per l’estremo capolavoro pucciniano
impasti e crea nuovi colori. Artista coraggioso, potente e della prima apparizione della Principessa crudele e il e al personaggio di Turandot, ma fu assalito dai dubbi al non dà alcun segno di scemare e genera un flusso appas-
visionario, Puccini, dopo l’esotismo giapponese di Madama momento in cui il Principe Ignoto la vede per la prima momento di mettere in musica il finale, coronato da un sionato di domande al grande enigma: perché Puccini
Butterfly, si cimentò ancora una volta con una ambien- volta e decide di conquistarla. L’Alba rappresenta l’Amore, insolito lieto fine, sul quale lavorò senza venirne a capo. non ha finito Turandot? E se non fossero intervenute
tazione orientale, questa volta, però, riletta in chiave del è il momento del Trionfo di Calaf, ma è anche il momento Di certo la stesura della partitura non seguì la cronologia la malattia e la morte, sarebbe mai giunto a risolvere “il
tutto fantastica con una Cina immaginata come una sorta della Sconfitta di Turandot. Tutto è tutto e il suo contrario della trama, quindi la composizione procedette negli anni problema finale”? Avrebbe ripensato l’ingombrante
di regno del sogno, tra apparizioni, fantasmi, voci e suoni in un gioco di specchi e di rimandi allegorici davvero affa- sempre evitando o posticipando il fatale momento in cui si
presenza di Liù, diventata fin troppo presente nella trama,
provenienti da una dimensione altra, onirica e suggestiva. Una scinante. Basti pensare alla prima apparizione di Turandot sarebbe dovuta trovare una avvincente e plausibile soluzione
fino a rivestire il ruolo di co-protagonista insieme con
Cina misteriosa e lontana la cui eco certamente ispirò il con la bianca e fredda luce lunare che ricade su di lei, im- al problema. Il problema fondamentale della conclusione
Calaf? Come avrebbe completato Turandot nel suo finale
grande Maestro lucchese. Così ai primi di agosto del 1920 pietosa principessa, eppure nella scena finale la sua veste dell’Opera rimaneva sempre irrisolto e di mano in mano
o avrebbe piuttosto modificato quello che veniva prima?
si tenne ai Bagni di Lucca la famosa riunione tra Puccini e argentea diventa solo la copertura esterna per il caldo corpo che nel processo di composizione Puccini si avvicinava a
In tal caso quale sarebbe oggi la nostra prospettiva della
i suoi librettisti, come ci racconta lo stesso Adami nel suo risvegliato dall’infuocato bacio del Principe. Questi opposti e quel punto la sua importanza si profilava in modo sempre
“Il romanzo della vita di Giacomo Puccini”: La stesura chiaroscuri sono merito di un libretto a cui lo stesso Puccini Grande Tradizione? Oppure non sarebbe successo nulla di
più imponente, quasi schiacciandolo. L’attesa della scena
della trama ci recammo a leggergliela a Bagni di Lucca pose più volte mano, come conferma lo stesso Adami: I finale dell’atto III cominciò presto a logorare il suo spirito diverso da ciò che effettivamente e forse inevitabilmente è
dove egli ci aspettava con una sorpresa. La lettura avvenne suggerimenti del Maestro servivano ad aprirci nuove luci. sensibile, come attesta la sua lettera ad Adami del 10 accaduto? Non lo sapremo mai. Eppure questo non toglie alla
nella villa del barone Fassini, che era stato per molti anni E spesso bastava un tocco, un segno, un’intenzione, un novembre 1920: Penso che Turandot non verrà mai a composizione il valore di simbolo supremo della maturità
in Cina addetto alla nostra Ambasciata e aveva arredato la dubbio a dare alla trama improvvise svolte originali, ad fine. Così non si lavora. Eppure, nonostante la sua salute artistica e stilistica dell’autore, giunto infine sulle luminose
sua casa con ogni sorta di cineserie. Ed ecco che appena arricchirla nella sua nuova essenza spirituale nei suoi par- si stesse deteriorando e la sua capacità di lavorare si stesse rive di una tecnica insuperabile. La Turandot ne è la prova
fu deposto il manoscritto su un tavolinetto laccato ruppe ticolari, nelle laccature della decorazione. Nonostante la affievolendo, egli sperava comunque che questa opera magistrale. Proprio lei, la Grande Incompiuta. L’Ultimo
il silenzio come per incanto la chiara voce di un carillon grandiosa e prorompente partenza di quella che sarà un’in- monumentale potesse essere in qualche modo portata a Monumento nell’ultimo Secolo d’Oro di una delle Gran-
che suonava l’antico Inno Imperiale con la solennità di credibile opera, il compositore verrà ben presto sormontato termine. Prova ne è che aveva iniziato a pensare a dove di Tradizioni del teatro musicale mondiale. In lei sono
una cerimonia sacra e augurale. Stupore nostro, risate dei da un vulnus di narrazione che verrà pian piano a galla ospitare il debutto di Turandot e, nonostante si fosse racchiuse le ultime parole musicate da Giacomo Puccini
presenti, gioia soddisfatta di Giacomo che aveva preparato fino a degenerare nel famigerato “problema finale” che ripromesso di non mettere mai più piede alla Scala di nonchè le ultime parole del Melodramma e se la morte
la trovata. Le note di quelli diventarono più tardi in mano afflisse quest’ultimo fino alla morte avvenuta a Bruxelles il Milano dopo la cruda accoglienza riservata alla sua Ma- di Liù può dirsi il suo testamento spirituale e artistico, la
sua il vasto corale che chiude il secondo atto. Oltre all’Inno 23 novembre del 1924, senza mai trovare soluzione alcuna dama Butterfly, lì data in prima mondiale il 17 febbraio Turandot, con quel duetto fatalmente rimasto incompiuto,
Imperiale il carillon di Fassini fornì a Puccini anche e finendo con il lasciare incompiuta la sua ultima gran- 1904, il fatto che sul podio potesse esserci l’amico Artu- costituisce un discorso ancora aperto che aspetta chi lo
Mo Li Hua che divenne la melodia per la prima entrata dei diosa opera. L’incompiutezza di quest’ultima è oggetto di ro Toscanini che considerava il miglior direttore italiano riprenda con nuovi palpiti e fresche energie perché la sua
tre ministri. Mo Li Hua, letteralmente “fiori di gelsomino”, discussione tra gli studiosi. C’è chi sostiene che Turandot in grado di conferire a ogni evento artistico un prestigio meravigliosa Bellezza poggia su valori universali ed eterni.
I

L’EDITTO

IL DESTINO DEI
PRETENDENTI

la luna
L’EDITTO
In un tempo molto lontano, nella magnifica città di Già dodici volte, grazie alla sua astuzia, era riuscita ad
Pechino, favolosa e lussureggiante capitale dell’im- evitare di andare in sposa a un odiato straniero, ma in
menso Impero della Cina, viveva il saggio imperatore ogni momento un nuovo pretendente poteva farsi avanti
Altoum con la sua unica figlia, la bellissima principessa per suonare il gong e lanciare la sua sfida. E così era
Turandot. Il fascino della giovane donna echeggiava in avvenuto anche con l’ultimo, il giovane Principe di Persia.
tutto il mondo e faceva sospirare d’amore i più nobili e Anche questa volta il Mandarino, gran cerimoniere
valorosi pretendenti che sognavano di poterla un gior- di corte, aveva declamato al popolo l’editto secondo il
no conquistare. I suoi splendidi occhi dallo sguardo quale “Turandot, figlia dell’Imperatore, sposerà quel
impenetrabile, la bocca color rosa come i ciliegi in fio- pretendente di sangue reale che svelerà tre indovinelli
re e la pelle chiara come la luna facevano di Turandot molto difficili da lei stessa proposti. Colui però che non
la donna più bella del mondo e non esisteva Principe saprà risolverli, dovrà essere decapitato” ed anche quella
da un capo all’altro della Terra che non volesse farla volta, la tredicesima, Turandot aveva vinto e l’ennesimo
sua. Ma Turandot aveva legato il padre a un giuramento principe era stato sconfitto e ora attendeva di essere
sacro di amore e morte e così una coltre scura come le giustiziato al levarsi della luna, a sera. Lei non era solo
tenebre era calata da anni su quello che un tempo era bella e gelida, infatti. Quello che la sua gente e i suoi
un luminoso Impero. Il futuro della dinastia reale era sconosciuti spasimanti venuti da ogni dove non vede-
in pericolo. Il popolo di Pechino attendeva la nascita vano, o non volevano vedere, dato che, dopo tutto, per
di un erede da tanto tempo ormai, al punto da essere loro, seppure lei fosse di sangue reale, restava sempre e
sconfortato che le cose potessero finalmente volgere al soltanto una donna, era quanto fosse fiera e intelligente.
meglio. Considerata ormai tanto bella quanto gelida e Molto più di loro. Quando si sentiva risuonare il gong e
crudele, Turandot restava irremovibile nel suo propo- un nuovo pretendente si presentava a corte rischiando
sito di rimanere inviolata e si ribellava con tutta se stessa la vita pur di vincere, anche lei faceva lo stesso. Ogni
a un destino già scritto, rinnegando quelli che erano volta metteva in palio se stessa e il suo destino battendo
universalmente considerati i suoi doveri di donna e gli uomini sul piano intellettuale che tradizionalmente,
principessa. Diventare sposa di, moglie di, madre di, insieme a quello delle armi, era il loro terreno privile-
tutto pur di dare continuità al Regno. Ella viveva con giato. Non certo quello delle donne, ritenute inferiori.
le sue ancelle all’interno dell’impenetrabile palazzo Turandot scendeva in campo combattendo da pari sul
imperiale, sontuosa fortezza che custodiva anche la for- loro stesso terreno e vinceva la sua libertà, per poi
tezza del suo cuore, sordo ad ogni richiamo d’amore. ritirarsi nelle sue stanze, in attesa del prossimo gong.

8
IL DESTINO
DEI PRETENDENTI
Il Principe di Persia è l’ultimo straniero di sangue soprattutto adesso che la sua vita sta volgendo al
nobile che ha provato a risolvere i tre enigmi di tramonto e le forze ormai non lo accompagnano
Turandot. La leggenda sulla incredibile bellezza di più. Timur giace a terra e Liù cerca di risollevarlo,
questa principessa l’ha attratto fatalmente fino in chiedendo aiuto perché da sola non ce la fa. La calca
Cina come una malia a cui non è riuscito a sot- della gente che corre per assistere all’esecuzione sta
trarsi. Giunto a Pechino ha suonato il gong per avere travolgendo anche lei, finché la mano gentile di un
udienza presso la sua amata e poterla ammirare da uomo la afferra e la aiuta, traendo in salvo lei e il vec-
vicino, trovandola ancora più bella. Nei suoi occhi chio Timur. È Calaf che riconosce nell’anziano uomo
però vi ha letto solo il gelo e dalle sue labbra, via via suo padre, re tartaro spodestato e rimasto accecato
che dispiegava i suoi enigmi irrisolvibili, non un bacio, nel corso della battaglia che lo ha privato del trono. I
ma solo una sentenza di morte è riuscito al fine ad due finalmente dopo tanti anni si abbracciano com-
ottenere. L’editto parla chiaro. Chi fallisce deve paga- mossi. Nessuno sapeva che l’altro fosse ancora in
re con la vita e la pena è la decapitazione pubblica in vita. Calaf intanto guarda Liù con grande affetto e
piazza, sotto gli occhi del popolo di Pechino che da riconoscenza. È grazie a lei, così giovane eppure così
ore spinge, freme e scalpita per assicurarsi un buon forte, coraggiosa e leale, se ha potuto riabbracciare
posto per assistere allo spettacolo dell’ennesima il suo amato padre. Calaf non può fare a meno di
testa reale che il boia Pu-Tin-Pao farà rotolare giù in chiederle il motivo di tanta devozione, dato che poteva
un sol colpo di sciabola. La gente è ormai avvezza al benissimo scappare via e sottrarsi al suo destino di
sangue, non conosce più il significato della parola pietà schiava quando il regno è andato perduto. Liù lo
e sebbene consideri crudele la principessa Turandot guarda emozionata e gli confessa trepidante che l’unico
in fondo non è meno crudele di lei. Travolto dalla calca motivo per cui è rimasta è perché tanti anni prima
che l’ha trascinato con se fino a farlo cadere al suolo proprio lui, il principe Calaf, un giorno le sorrise,
vi è un vecchio mendicante il cui nome è Timur e facendole esplodere il cuore d’amore. Quel sorriso
nasconde un grande segreto. Sono anni, infatti, che è stato sufficiente a farle sopportare l’esilio, condi-
è in esilio dopo aver perso in battaglia il suo regno. videndo tutte le miserie del suo anziano padrone.
Lo sconfitto re dei Tartari ha dovuto lasciare la sua Calaf comprende così quanto la giovane donna lo abbia
terra e vagare povero e ramingo, assistito solo da una sempre amato e la guarda con infinita tenerezza.
fedele fanciulla dal cuore grandissimo, la dolce Liù. Sono attimi di pura emozione, interrotti dalla folla
Più che sua schiava, ella è il suo unico fidato sostegno che si agita ulteriormente. La Luna sta per sorgere.

10
La luna
Mentre la Luna sta per sorgere, il giovane Calaf si fredda e argentea la varia umanità accorsa in piazza
stringe all’amato padre finalmente ritrovato. Entrambi per assistere all’esecuzione capitale dell’ultima vittima
sono due stranieri in quella terra in cui hanno trovato dei crudeli trabocchetti di Turandot. Il popolo inneggia
rifugio dopo la perigliosa sconfitta e la rocambolesca alla Luna, invoca il suo sorgere che segnerà per il boia
fuga in incognito. Ma eccoli entrambi vivi sì, ma clan- Pu-Tin-Pao il momento di affondare la sua lama. La
destini e poveri su un suolo nemico. A sconfiggere suo Luna è languida e fredda, come Turandot. La Luna è
padre, infatti, è stato proprio Altoum, il padre di Tu- femmina. La Luna ipnotizza, suggestiona, ammalia.
randot, il sommo Imperatore cinese. Se si sapesse che il Ma la Luna non scalda. Attira, seduce e tradisce chi
vinto re dei Tartari e il suo principe erede sono ancora non trova la strada nell’enigma delle tenebre. Il suo
vivi verrebbero immediatamente messi a morte così sorgere questa sera nella scalpitante città di Pechino
con loro finisca finalmente per sempre anche la loro è simbolo di morte, come lo è Turandot stessa che
stirpe reale, non essendoci più eredi. L’Impero della ancora non si è affacciata dal palazzo imperiale per
Cina è immenso e, anche se sono riusciti a scappare veder morire l’ultimo suo pretendente. Ma è ormai ora.
da morte certa dopo l’ultimo terribile assalto alla loro Mentre la gente di Pechino si eccita sempre più per
fortezza, la loro fuga non poteva essere infinita come i i macabri preparativi in corso sul patibolo, il corteo
confini di questo Impero sterminato. Per quanto lontano che scorta verso la morte il principe di Persia incede
fossero potuti scappare, la Cina è davvero sterminata e silenziosamente nella piazza. Alla vista della giovane
non esiste alcun modo, senza cibo e senza soldi, di età della vittima, la folla improvvisamente, dopo tanta
poterne valicare i confini e ricominciare altrove una indifferenza, si commuove e apre il suo cuore alla pietà.
nuova vita. Entrambi si sono quindi dovuti rifugiare Quell’uomo non merita una fine così atroce e spaven-
nel cuore dell’Impero stesso, a Pechino, città gigantesca tosa. Un’unica grande voce si alza così a invocarne la
e sovrappopolata dove è più facile vivere nascosti, grazia a Turandot, la principessa di gelo. Anche Calaf
coperti dall’anonimato. Qui nessuno sa chi loro siano ha sentito parlare di questa donna bellissima e
in realtà. E così deve continuare a essere, pena la morte. crudele che quasi sembra divertirsi a uccidere chiunque
Quindi Calaf prega il padre e la devota schiava Liù di abbia l’ardire di pensare di poter svelare l’arcano dei
non pronunciare mai il suo nome per paura di feroci suoi terribili enigmi. Ma Calaf non l’ha mai vista in
ritorsioni da parte dei regnanti cinesi. I due acconsen- faccia e poco gli importa della sua bellezza. Non è
tono e promettono a Calaf di custodire per sempre il altro che una donna senza cuore e ne maledice nel
segreto del suo nome. Intanto la Luna sta sorgendo. profondo l’orrenda crudeltà, mentre insieme agli altri
Tra poco sarà alta nel cielo, a illuminare con la sua luce attende che ella finalmente si mostri in pubblico.

12
II

LA PRINCIPESSA DI
GHIACCIO

I TRE CONSIGLIERI

LA SCELTA DEL PRINCIPE


LA PRINCIPESSA DI
GHIACCIO
Mentre la folla la acclama a gran voce implorandola lui in quel momento e subito percepisce nel figlio un
di concedere la grazia al principe di Persia, ecco che improvviso cambiamento. Non può vederlo in volto,
appare Turandot che con incedere regale pian piano si essendo ormai cieco, ma è suo figlio e sa bene come
fa strada tra la folla, scortata dal suo corteo di ancelle e leggergli dentro. Così Calaf rivela all’anziano genitore
soldati imperiali. D’improvviso tutto tace: la folla cade la verità: quella donna lo ha stregato. Il vecchio Timur
in silenzio, nessuno più strepita e si agita. Un silenzio si allarma immediatamente. Conosce fin troppo bene la
irreale cade su ogni cosa. Pechino è d’improvviso muta. terribile storia di Turandot e dei suoi oscuri enigmi di
Tutti sono in attesa di un suo gesto, di una sua parola. morte e cerca di salvare il suo unico amatissimo figlio
Sotto la luce della Luna la principessa è ancora più da un sentimento incontrollabile che può costargli
bella. Avvolta nel suo sontuoso abito imperiale color molto caro. La vita, addirittura. Così subito lo implora
rosso fuoco come il dragone simbolo del suo impero, di fuggire via con lui. Ora che si sono finalmente
ha lunghi capelli neri raccolti da pettini e fermagli d’oro. ritrovati devono restare uniti. Ma Calaf non vuole
Turandot e la magnifica Luna in cielo sono un tutt’uno. assolutamente andare via. Sente che il suo destino è lì
In quel momento non esistono che loro due. Entrambe e si chiama Turandot. Timur non riesce a farlo ra-
gelide e magnifiche. Lontane e irraggiungibili. Nessu- gionare. Gli sembra di aver nuovamente perduto suo
no può resistere al loro fascino ipnotico. Tra la folla c’è figlio proprio dopo averlo appena ritrovato. È una beffa
Calaf. Basta un attimo al giovane e forte principe crudele del destino a cui non vuole credere. Così non
tartaro per innamorarsi di Turandot. Perdutamente. gli resta che chiamare in suo soccorso Liù che, amo-
Il cuore gli batte fortissimo. Non riesce a distogliere revole e appassionata, cerca anche lei di convincere
lo sguardo da quella creatura quasi sovrumana, una colui che è, e sarà per sempre l’amore della sua vita,
autentica dea. Che ne è del suo controllo? Non ha mai a scampare all’ardore irrazionale per una donna che
visto una donna più affascinante e seducente ed è il ha già distrutto tante giovani vite. Ma Calaf è sordo
primo a sorprendersi di se stesso e della sua reazione a ogni preghiera. Più guarda la bella Turandot e più
così improvvisa e incontrollabile. Solo pochi attimi cresce in lui non solo il desiderio di conquistarla,
prima la stava maledicendo con parole di fuoco per la ma l’intima consapevolezza, il presentimento che
sua orribile crudeltà, ed eccolo invece adesso, soltanto sarà proprio lui l’eletto. Egli riuscirà laddove gli altri
pochi minuti dopo, che tutto in lui è cambiato: gli è hanno fallito. E poco gli importa ormai che Turandot
bastato solo uno sguardo per ritrovarsi preda come di abbia dato ordine al boia di giustiziare il principe di
una febbre d’amore il cui fuoco ormai non riesce più a Persia. La morte non gli fa paura. Per lui ormai morire
spegnere e divampa in lui. L’anziano padre è accanto a significa solo non poter avere l’amore di Turandot.

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i tre consiglieri
Calaf inebriato d’amore cerca il gong con lo sguardo. gli indovinelli di Turandot sono impossibili da svelare.
Deve suonarlo perché la sua sfida abbia inizio. L’anziano Perché rischiare di essere baciati dalla Luna e cadere in
padre e la dolce Liù non sono riusciti a farlo desistere un sonno eterno? Com’era bello il tempo in cui la prin-
dal suo eroico proposito. Ormai ha deciso. Se non v’è cipessa Turandot non aveva legato il suo saggio padre
altro modo per conquistare la bella Turandot, allora a quello scellerato giuramento. La Cina era splendente
si sottoporrà alla prova dei sibillini enigmi e mostrerà di gloria e un radioso futuro si stagliava all’orizzonte.
tutto il suo valore e il suo coraggio. Gli indovinelli sono Ora tutto è morte. Il destino di un impero è legato ai
tre, ma la morte è una, continua a ripetergli il padre, ma capricci di una donna che non vuole dare discendenza
per Calaf è la vita a essere una e senza Turandot ormai alcuna al suo nobile padre. I tre ministri vorrebbero
per lui non ha alcun senso. Il principe tartaro senza solo trovare un po’ di pace al loro ministero di morte.
più un trono, costretto a vagare ramingo per anni, si Non chiedono altro. Invece eccoli lì, del tutto impo-
è innamorato proprio della figlia del re che spodestò tenti davanti a quell’editto che da burocrati devono
suo padre Timur, mettendo a ferro e fuoco il suo re- fare rispettare. Sono i custodi della legge del regno, ma
gno. Mai vendetta sarà più dolce: presto siederà sul non vogliono assistere per l’ennesima volta a una sen-
trono non di un regno ma di un Impero, cingendo tra tenza di morte. Calaf sembra per loro come in preda
le braccia l’unica donna che vuole al suo fianco. Calaf si a un delirio. Che l’amore accenda il cuore di un uomo
divincola così dalla stretta del padre e di Liù. La dolce spingendolo a tentare le imprese più estreme per loro
schiava lo segue tremante con lo sguardo. Sa bene che è pura sconsideratezza, non eroismo. Il volto di cui si
il cuore del bel principe non batterà mai per lei. Calaf è innamorato Calaf non è che un presagio di morte.
va incontro al suo destino. La vita è sua. Ecco il fatidi- Perchè rincorrerlo? Occorre destarlo da questo furore,
co gong. Deve solo suonarlo, ma un altro improvviso da questa assurda allucinazione. Non c’è nessuna gloria
ostacolo si frappone alla sua volontà. Sono Ping, Pong ad attendere il giovane straniero, ma solo la lama del
e Pang, tre alti ministri imperiali che gli fermano la boia. Altro che verso l’Amore: Calaf sta correndo sola-
mano e gli chiedono di non essere così avventato in mente verso la sua rovina. I tre ministri Ping, Pong e
questa drammatica decisione. Sono stanchi di vedere Pang cercano di fermargli la mano. Non vogliono che
morire giovani principi valorosi. Perché buttare via la suoni il gong come gli altri folli esaltati che l’hanno
vita per una donna? Ella sarà anche di nobile lignaggio, già preceduto nella funesta impresa. In palio non c’è
ma resta pur sempre una donna e di donne il mondo nessuna Turandot, la principessa vincerà sempre con
è pieno. Non occorre morire per averne una. Un i suoi imbattibili arcani. Ad attendere questi nobili
principe può avere tutte le donne che desidera. E poi usciti di senno non c’è il Nulla a cui si sono immolati.

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la scelta del principe
Ogni supplica e sforzo di convincimento sono vani. Calaf restare accanto al suo padrone Timur, prendendo-
ha deciso: presto in tutta Pechino si sentirà suonare il sene cura finché avrà vita. Lei è la sua schiava premu-
gran tamburo del tempio verde e tutti capiranno che un rosa e Calaf, prima di suonare il gong, vuole strapparle la
nuovo principe ha accettato la sfida di Turandot. La promessa che qualunque cosa accada lei resterà sempre
Gloria lo attende. Sono tutti inutili i tentativi di farlo al fianco del vecchio re dei Tartari, vegliando sui suoi
desistere dal suo proposito. Il vecchio Timur non si ar- ultimi giorni terreni. Liù scoppia a piangere, non
rende e lo implora di non passare sul suo povero cuore regge più, sente spezzarsi il suo cuore. Dopo aver così
di padre. Nessuno è mai sfuggito al boia: su tutti i principi a lungo camminato con il nome di Calaf sulle labbra,
coraggiosi che hanno tentato la prova si è abbattuta pensando sempre a lui, sperando che fosse ancora in
impietosa la spada di Pu-Tin-Pao. Ora che è cieco e vita dopo l’ultimo terribile assedio cinese, finalmente
stanco, senza un soldo né più un trono e una terra a cui a Pechino lo ha ritrovato. Per vederlo innamorarsi
tornare, condannato a vivere gli ultimi suoi giorni in follemente di un’altra donna. Turandot. Una sua pari.
esilio, non può essere lasciato a se stesso dal suo unico Una principessa. Mentre lei non è che una schiava.
amato figlio. Ha bisogno di lui. Calaf non può perdere Pur avendo sempre saputo di non potere mai essere
la sua giovane vita per amore e tanto meno per amore ricambiata da Calaf, non ha mai smesso di amarlo,
della figlia del suo peggiore nemico, l’imperatore cinese arrivando a diventare schiava del vecchio re Timur
Altoum che gli ha tolto tutto. Ma suo figlio ha il cuore solo perché era il padre del suo adorato principe. Per
in fiamme, soffre per l’immenso amore che sente verso il suo sorriso è pronta a tutto. Così, seppur piangendo
Turandot. Questo desiderio può distruggerlo o può disperata, fa capire a Calaf che lei gli sarà per sem-
spingerlo alla grandezza. Calaf in cuor suo è sempre pre fedele e che manterrà fede alla promessa che lui
più convinto di vincere. Riuscirà a risolvere tutti e tre le chiede. Nel suo cuore ha solo la speranza che egli
gli indovinelli ideati dalla mente di Turandot e poi lei riesca nel suo intento perché in alternativa lo vedrebbe
sarà sua. È scritto nel loro destino. Le lacrime di Liù morire sotto la scure del boia e se re Timur l’indo-
non possono farlo desistere. Anzi proprio a lei, così mani, lungo la strada dell’esilio, avrà perso un figlio,
fragile eppure così leale e coraggiosa, egli si appella ella perderà anche l’ombra di quel sorriso ormai così
perché metta in salvo il padre nel caso in cui dovesse lontano. Perché il ricordo di quel sorriso è tutto ciò
fallire nella prova e venga messo a morte sul patibolo. Se che ha. Così Calaf, rassicurato sulla sorte del padre, e
davvero lei l’ha amato per quell’unico sorriso che un rinvigorito nel petto di nuovo coraggio, si fionda sul
giorno lui le rivolse, allora in nome di quel sorriso deve gong imperiale per suonarlo con tutte le sue forze.

20
III

PER NOZZE
O PER ESEQUIE

IL MONITO
DELL'IMPERATORE

IL RICORDO DI LOU LING


per nozze
o per esequie
Calaf ha lanciato la sua sfida a Turandot. Il gong vibra Vorrebbe dire che finalmente il suo cuore di gelo si è
ancora sotto lo sguardo impietrito di Ping, Pong e sciolto al fuoco dell’amore. Ma questo è solo un sogno
Pang che inutilmente hanno cercato di fermarlo e ora per i tre ministri imperiali. Occorre essere realisti e
si guardano mestamente al sentir risuonare le trombe. rassegnarsi all’inevitabile. La Cina che un tempo dormiva
L’Impero del Dragone non trova pace. Solo poche ore lieta, fiera del suo fulgore lungo settantamila secoli,
prima è stato giustiziato il giovane principe di Persia ed forse non vedrà più una nuova alba di splendore. Che
ecco già un nuovo pretendente. A cosa? Alla vittoria? ne è stato delle gioie di un tempo? Oggi in piazza il
Al patibolo, semmai. I tre ministri del regno hanno popolo si riunisce solo per assistere a decapitazioni.
pochi dubbi al riguardo. Che egli possa vincere è cosa Tutto il cerimoniale si è ridotto ai rintocchi di un gong,
altamente improbabile e, sebbene si dicano pronti a tre indovinelli e poi giù teste. Nell’anno del Topo ce ne
celebrare ogni evento possibile per Calaf, e quindi o le sono state sei. In quello del Cane otto e nell’anno in
nozze con Turandot o il suo funerale, sono più che certi corso, il terribile anno della Tigre, si è arrivati al tredi-
che il boia Pu-Tin-Pao avrà ancora il suo bel da fare da cesimo principe ucciso. Ping, Pong e Pang non si sen-
lì a poco. Lanterne rosse di festa o bianche di lutto? I tre tono più dei ministri dell’Impero, ma del boia perché
ministri preparano come da rituale ambedue le cose, presiedono solo cerimonie funebri. Sono ministri di
ma il loro cuore è sempre più desolato, nemmeno li morte e darebbero chissà cosa per smettere di assistere
sfiora il pensiero che finalmente in quella notte di Luna a questo scempio e ritirarsi a vivere tranquillamente
la maledizione di morte che è caduta sulla Cina potrebbe nei loro possedimenti aviti. Una casa nell’Honan con
finalmente spezzarsi. I ministri imperali preparano il suo laghetto cinto da bambù. O nelle foreste incon-
incensi , monete di carta dorate, il bel palanchino taminate di Tsiang dove tutto è bellezza come anche
scarlatto, zucchero, noci moscate, il feretro grande e a Kiu nei cui giardini la natura splende rigogliosa. E
ben fatto e convocano i bonzi di corte perché cantino tutto è vita e pace. Non come a Pechino dove presto
litanie agli dei. Tutto secondo quanto prevede il rito. un altro principe perderà la vita per inseguire una
Tutto nel rispetto della suprema legge imperiale. Ben folle chimera. Come già il principe di Samarcanda.
presto nel sacro tempio tutto è pronto fin nei minimi I tre ministri ricordano bene con quanta gioia negli
dettagli perché, subito dopo la sfida dei tre indovinelli occhi Turandot lo spedì dal boia. Stessa sorte per il
di Turandot, si possa celebrare o un matrimonio principe indiano Sagarika, per il Birmano e quello dei
o l’ennesimo funerale. Il trionfo della vita o ancora la Kirghisi. Tutti morti, come anche il tartaro cinto di
sua sconfitta. Come sarebbe bello preparare invece il pelli preziose. Tutti folli innamorati e tutti vittime di
giaciglio per la prima notte d’amore della principessa. un sogno impossibile. E ora tocca al nuovo straniero.

24
il monito
delL’imperatore
Mentre il Palazzo ormai brulica di servi e soldati e il popolo già così provata. Altoum non può sopportarlo. Il suo
di Pechino sta accorrendo in massa per assistere alla sfida, scettro gronda sangue. È stanco di essere complice
risuonano le trombe che annunciano l’ingresso dei della figlia in quel terribile massacro così prega Calaf
Sapienti che conoscono le soluzioni ai tre indovinelli di desistere dal suo proposito. Il giovane straniero può
di Turandot. Ping, Pong e Pang si accomodano al loro ancora tirarsi indietro e aver salva la vita. Il Mandarino
posto per assistere all’ennesimo supplizio, mentre Calaf non ha ancora letto l’Editto con cui tradizionalmente
attende di rivedere finalmente la sua amata Turandot. si apre la cerimonia degli Enigmi. Finché il Mandarino
Fiducioso, attende di scoprire quale sarà il suo destino: non declamerà al popolo la legge, Calaf può rinun-
amore o morte. Nascosti tra la folla e con il cuore in ciare senza temere alcuna pena. Altoum non vuole
gola ci sono anche il suo anziano padre Timur e la dolce portare il peso di un’altra giovane vita. Da troppo
Liù. Sul piazzale della Reggia, tutto è pronto per il rito tempo ormai la sua Reggia è teatro di orrore e morte.
dei tre Enigmi. Anche l’imperatore cinese Altoum ha Un giuramento atroce lo costringe a tenere fede a un
finalmente preso posto sul suo trono d’oro e gemme fosco patto, ma lui, il giovane principe straniero, è
preziose. Seduto in cima a una lunga e alta scalinata invece un uomo libero, può andare via, lontano da un
è costretto a tener fede al giuramento fatto alla figlia luogo dove si consumano solo tremende esecuzioni
Turandot, ma il suo cuore è pieno di angoscia. È stanco di e tristi cortei funebri. Se rinuncerà avrà la certez-
veder morire così tanti validi pretendenti non solo alla za di vivere, se resterà probabilmente morirà. Sua
mano di sua figlia ma anche al suo immenso Impero. figlia è in grado di ingegnare enigmi che persino i
Guarda il suo popolo che si accalca a un lato della scali- sapienti non saprebbero ideare. È tanto bella quanto
nata e non può fare a meno di sperare che tutto questo un astuta e crudele. E mai avrà pietà di un uomo che
giorno abbia fine. Desidera per la sua Cina una nuova l’ha sfidata e ha perso. Pretenderà la sua testa e darà
era di prosperità e pace e prima di morire vuole che il ordine immediato al boia di affondare la sua spada.
cuore di sua figlia finalmente si apra all’amore, permet- Lui non potrà fare nulla per impedirlo. È la legge.
tendo così alla sua stirpe reale di avere nuovi eredi Ha giurato. Altoum per tre volte chiede a Calaf di
per continuare a splendere e dominare nel tempo. non affrontare la prova, ma per tre volte il Principe
Il nuovo pretendente si erge fiero al suo cospetto. È Ignoto rifiuta la proposta dell’Imperatore, rigetta la
pronto a sfidare la morte pur di conquistare l’amore sua pietà e si proclama pronto alla vittoria. Altoum
di sua figlia. Proprio come tutti gli altri prima di lui. E è costretto a cedere e a malincuore dà ordine al
probabilmente proprio come loro finirà con l’essere giu- Mandarino di proclamare nuovamente l’Editto.
stiziato dal boia. Un altro macigno sulla sua coscienza La cerimonia degli Enigmi può così avere inizio.

26
il ricordo DI LOU LING
Appena il Mandarino ha terminato di ripetere la cui si schiantano le vite di chi a lei la vita vuole strappare.
formula funesta dell’Editto imperiale, ecco finalmente Proprio come alla sua antenata, la bellissima princi-
che, nel piazzale della Reggia arriva anche Turandot, pessa Lou-Ling. Al popolo che la guarda attonito
scortata come sempre da fidi soldati e dalle sue amate e che non comprende che il suo agire non è mosso
ancelle. Alla principessa di gelo, vestita con un prezioso da crudeltà, bensì da disperazione, Turandot decide
abito ricamato che ne esalta ancor più la regale bellezza, finalmente di fornire la soluzione a quel grande enigma
basta un solo sguardo per tacitare la folla che è in che lei stessa in fondo incarna e ricorda, la triste sorte
fremente attesa di ascoltare i tre nuovi inesplicabili della sua antenata Lou-Ling, una donna fiera e corag-
enigmi. Ridestata dal gong che ancora una volta mette giosa che tanti secoli prima, quando il crudele re dei
in pericolo la sua libertà di scegliere il proprio destino, Tartari aveva invaso la Cina mettendola a ferro e fuoco,
minacciandola di finire costretta in sposa a un uomo non riuscì a scampare a tutta quella furia. Era bella,
straniero verso cui non prova alcun sentimento, giovane e pura. Per salvarsi si era rinchiusa nella
Turandot ha scelto con cura i suoi indovinelli. È la fortezza del palazzo, ma un orribile soldato Straniero
sua sola arma per sfuggire a un destino che vuole lei senza nome e senza cuore l’aveva catturata e fatta sua
e tutte le donne costrette da secoli a piegarsi all’auto- con la violenza. Poi l’aveva uccisa. Il triste ricordo di
rità maschile in un mondo che gli uomini si sono Lou-Ling nutre la sete di vendetta di Turandot. Ecco
ritagliati su misura per loro, sprezzanti di ogni desiderio e svelato il mistero dei suoi tre fatali enigmi. Anche lei
volontà femminile. Ma lei non è la luna. Non ha bisogno è una principessa bella, giovane e pura e giammai
di alcun sole per risplendere. Turandot vuole solo cadrà nelle mani di un uomo barbaro e violento, uno
difendersi: il suo cuore non è di gelo, ha solo tanta straniero senza cuore. Tutti i suoi pretendenti finora
paura che se lo aprisse ad un uomo lui glielo spez- sono stati principi accecati dall’arroganza di pensare
zerebbe. Perché è così che vanno le cose del mondo, di essere più astuti di lei solo perché uomini. Così
l’eterno palcoscenico su cui le donne recitano solo un Turandot, guardando con sprezzo quel Principe Ignoto
ruolo di comparse. Ma Turandot si rifiuta di sottostare a che ha osato suonare il gong, gli consiglia di non tentare
questa ingiusta legge universale. Grazie al giuramento la sorte perché lei non avrà alcuna pietà. Ma Calaf
che è riuscita a strappare all’imperatore suo padre, non ha paura. Gli indovinelli sono tre, ma non la morte,
i tre indovinelli sono il rifugio estremo del suo bensì la vita per lui è una e una sola e avrà senso
cuore indomito, una fortezza inespugnabile contro solo se riuscirà a conquistare il cuore della sua amata.

28
IV

IL PRIMO ENIGMA

IL SECONDO ENIGMA

IL TERZO ENIGMA
IL PRIMO ENIGMA
Si dà ufficialmente inizio al grande duello che deciderà Altoum che lo guarda mestamente dall’alto del suo
il destino di Calaf. A contrapporsi sono un uomo e una trono d’oro ai tre ministri Ping, Pong e Pang fino ai
donna in una sfida d’intelletto in cui la principessa cinese sapienti e al popolo tutto. In effetti, è Turandot ad essere
ha finora avuto la meglio su ben tredici sfidanti, tutti davvero sola. Nessuno tifa per lei se non lei sola. Nelle
convinti di poter risolvere i suoi ingegnosi indovinelli. sole sue mani è il suo destino così si decide a sferrare il
La sorte finora è stata benevola con Turandot che grazie primo colpo, sperando che sia immediatamente fatale
alle sue vittorie ha potuto evitare di andare in sposa ai per Calaf. Racconta di un fantasma iridescente che si
tanti illustri principi accorsi da ogni dove inseguendo il palesa a notte fonda, quando il buio è assoluto. D’im-
miraggio della sua bellezza leggendaria. In ogni nuovo provviso è come se spiegasse le sue ali fino a sembrare
contendente ella non ha mai visto altro che il pericolo così grande agli occhi del mondo che lo invoca e lo
di perdere la sua libertà e si è dovuta difendere usando implora, ma appena sorge l’alba ecco che d’improvviso
bene l’unica arma a sua disposizione, l’intelligenza. E scompare per poi ricomparire a sera. Giacché ogni
finora ha sempre vinto. Tutti così arroganti nel sottova- giorno nasce e ogni giorno muore. Di cosa si tratta?
lutare l’acutezza della sua mente. Come questo Principe È questo il primo indovinello di Turadot che guarda
Ignoto che si erge ha l’ardire di credere che riuscirà Calaf con un guizzo negli occhi. Pochi principi sono
a scampare al boia. Turandot lo guarda con occhi di riusciti ad andare oltre il primo indovinello, perché
sfida e cerca nella sua mente i tre enigmi perfetti che mai lui dovrebbe fare eccezione? Ma Calaf si illumina:
le possano permettere di salvarsi ancora una volta da ha capito, così entusiasta risponde che, se si tratta di
un destino che rifiuta con tutte le sue forze. Calaf non è qualcosa che rinasce sempre ogni giorno, allora deve
intimidito da quello sguardo. In quegli occhi per lui così essere per forza la Speranza. Turandot barcolla. I tre
celestiali non vi legge alcun presagio di morte, anzi, ora sapienti si consultano tra loro: essi solo conoscono le
che è così vicino alla sua amata non riesce a smettere di soluzioni agli indovinelli della principessa. Guardano
guardarla e ripetersi quanto ella sia bella, mentre cresce sorridenti verso l’imperatore e proclamano che il Prin-
in lui quasi la certezza che presto egli avrà la meglio e cipe Ignoto ha ragione: la risposta giusta è proprio la
il cuore di Turandot si scioglierà in un suo abbraccio. Speranza. Gli fa subito eco Turandot che, accusato il
Il Principe Ignoto non è solo nell’arena. Nessuno sa il colpo, ricorda a tutti e soprattutto a Calaf che è inuti-
suo nome né da dove esattamente venga eppure sente le illudersi: la Speranza delude sempre. Ma per Calaf,
che, nonostante sia uno straniero, tutti quanti, non solo ora più che mai, è proprio la Speranza la sua più fe-
il suo vecchio padre Timur e la dolce Liù, sperano che dele alleata nell’impresa. È a lei che si sta aggrappan-
egli riesca in questa impresa. Dall’Imperatore cinese do con tutte le sue forze in questo fatidico momento.

32
IL SECONDO ENIGMA
Turandot è impietrita. Lo Straniero senza nome è riuscito che li ha visti crollare uno dietro l’altro, sotto il peso
a risolvere il primo dei suoi tre mortali indovinelli. Ora le della loro arroganza, finora è riuscita a vendicare, su
restano solo due possibilità per restare una donna libera chi di nobile ha solo il titolo reale, la purezza della sua
e padrona del suo destino e non cadere nelle mani di antenata. Quel grido di morte risuona in lei come in una
un uomo che non conosce e che soprattutto non ama sorte di transfert. Ma lei resisterà. Non cadrà debole e
affatto. Avrà anche un cuore di ghiaccio come di lei inerme nelle mani di un uomo che non ama e che per
pensano tutti i suoi sudditi e soprattutto suo padre la lei non avrà riguardo alcuno. Né farà sua moglie né la
cui coscienza è schiacciata dal peso della morte di tanti madre dei suoi figli. Tra di loro sarà a forza stipulato, in
valorosi pretendenti alla mano della sua unica figlia, virtù delle leggi imperiali, solo un contratto di nozze,
ma lei non è ghiaccio. È fuoco e passione. Ha i suoi ma nulla che abbia a che fare con l’amore vero che
sogni e desideri che però non coincidono con quello Turandot da sempre sogna di vivere. Quest’ennesimo
che la volontà imperiale le impone. Per difendersi non insolente, presuntuoso e saccente principe straniero
può far altro che nascondere dietro una facciata crudele e non la avrà mai. È nuovamente tempo di giocare con
senza cuore il suo vero volto e la sua anima così colma la vita di questo borioso pretendente e di mettere fine a
di fragilità e insicurezza. Ha il terrore di fare la stessa questa farsa per ritirarsi finalmente al sicuro nelle sue
tragica fine della sua antenata, violentata e uccisa senza stanze imperiali. Gli enigmi sono tre, la morte è una.
pietà da uno straniero. Lei non è un oggetto da conqui- Le probabilità sono dalla sua parte. Calaf ha indovinato
stare, un premio in palio che un qualsiasi uomo venuto il primo indovinello. La risposta era la Speranza che,
da molto lontano, con i suoi barbari usi e costumi e però come Turandot gli ha voluto precisare, delude
che magari non è nemmeno affascinante, ma la repelle sempre . E ora lo capirà fin troppo bene. “Guizza al
fisicamente, può vincere e farne ciò che vuole. Tutti pari di una fiamma ma non lo è. Talvolta è un delirio. È
quei principi così fiduciosi nel loro intelletto inferiore febbre d’impeto e di ardore. L’inerzia lo tramuta in un
a quello di una donna così brillante come lei si languore. Se ti perdi o trapassi, si raffredda. Se sogni
mettono in viaggio per chilometri e giorni, sicuri di la conquista, esso avvampa. Ascolti con trepidazione
poter conquistare non solo la sua mano, ma addirittura la sua voce e del tramonto ha il vivido bagliore”. Ecco
un Impero, quello cinese, così immenso e prestigioso, il nuovo indovinello. Turandot tace e fissa il boia. Liù
senza nemmeno ricorrere all’uso delle armi. Chi avrà prega in trepidante attesa. Ma Calaf non ha dubbi: è
Turandot avrà il trono della Cina. Una gran bella conqui- il Sangue. Perché avvampa e insieme langue, se una
sta. Vale la pena allora cercare di sfidare quella che è donna bella come Turandot lo guarda fisso negli oc-
solo una donna per avere onore e gloria. Ma Turandot, chi. I Saggi confermano la risposta e il popolo esulta.

34
IL TERZO ENIGMA
Calaf ha indovinato anche il secondo enigma. Turandot Sarebbe bello un giorno poterlo vedere seduto sul
si sente mancare. Le resta una sola possibilità per non trono dove ora siede Altoum e vedere presto la stir-
perdere la sua libertà e andare incontro a un destino di pe reale arricchirsi di nuovi eredi. Tutti aspettano che
infelicità che per tutta la sua vita ha cercato di evitare, nascano finalmente i nuovi principini e che la Cina
legando anni prima il padre al sacro giuramento dei prosegua nel suo destino di grandezza. Tutti tranne
tre enigmi. L’Imperatore seduto sul suo trono d’oro tifa Turandot che ordina alle guardie reali di percuotere
per il Principe Ignoto. Chiunque egli sia, forse riuscirà quei vili popolani che stanno esultando per la vittoria
finalmente a spezzare la maledizione che da troppo di Calaf. Sono tutti contro di lei. Solo le sue ancelle la
tempo grava sul suo Regno. Sta dimostrando non solo capiscono. Perchè sono donne. Attorno a lei Turandot
di essere molto coraggioso e valoroso, ma soprattutto avverte quanto le leggi del patriarcato siano nient’altro
astuto e intelligente. Potrebbe davvero essere lui il tanto che un cappio che minuto dopo minuto le stanno ser-
atteso e agognato erede al trono che, sposando la sua rando sempre più la gola. Cadrà in trappola? È la fine?
unica figlia, saprà regnare con giustizia sulla Cina, Non le resta che una sola possibilità. D’altronde l’editto
garantendo pace e prosperità, nonché la giusta discen- parla chiaro. Così, a malincuore e aggrappandosi nel
denza alla famiglia reale. Forse le oscure nubi che da suo cuore a tutta la speranza di cui è provvista, Turan-
anni ottenebrano il suo Impero stanno per lasciare il dot pronuncia il suo terzo e ultimo enigma: “Gelo che
posto a un nuovo Sole splendente. Che la luce e la gioia ti dà fuoco e dal tuo fuoco più gelo prende! Candida
stiano per tornare a illuminare il grande Impero della ed oscura! Più vuoi essere libero e più ne diventi schia-
Cina? Anche Liù, nonostante abbia il cuore a pezzi per vo. Ma se ti accetta come suo schiavo, ecco che diventi
il suo Principe innamorato perso non solo di un’altra Re”. Turandot pronuncia il suo ultimo enigma e non le
donna, ma per giunta tra le più crudeli al mondo, resta che sperare che lo straniero non riesca a risolver-
spera con tutte le sue forze che il suo Calaf vinca la lo. Sebbene sia lei a essere la più terrorizzata, dato che
sfida. L’alternativa, d’altronde, è la morte. Certo, che il Principe Ignoto non sembra avere alcuna paura di
lui vinca o che perda comunque lei non lo avrà mai. morire, è lei a provocare lo straniero, per irritarlo e di-
È solo una schiava e un Principe deve sposare una sua strarlo. Un ultimo tentativo perché non ragioni a men-
pari. Ma meglio saperlo vivo e felice accanto a chi ama te lucida. Ma è tutto inutile. Calaf la guarda trionfante
che vederlo morire per i capricci di una donna senza e le risponde che proprio lei gli ha appena suggerito la
cuore. Tutto il popolo di Pechino radunato attorno a risposta corretta. Turandot. È lei il gelo che infiamma
lei e al vecchio re Timur fa il tifo per Calaf, conquista- i cuori. I sapienti confermano, l’Imperatore e il popolo
to dall’intelligenza e dal coraggio del Principe Ignoto. esultano tributando inni di gioia e giubilo al vincitore.

36
V

NESSUN DORMA

L'ARRESTO

LA PROMESSA DI LIU
NESSUN DORMA
Il vecchio editto non ha più senso di esistere. Il suppliche al Principe Ignoto che la guarda come se
Mandarino non lo declamerà più all’arrivo dell’en- fosse una divinità. È talmente innamorato di lei che
nesimo Principe pronto a sfidare la sorte. Tutto è forse riuscirà a convincerlo a lasciarla andare anche
perduto. Mentre Calaf è fuori di se dalla gioia, fiero, perché, con totale sprezzo, non fa che ripetergli che,
come già presagiva ben prima di suonare il fatidico nonostante abbia risolto i suoi tre indovinelli, giam-
gong, di essere riuscito laddove tutti gli altri Principi mai ella sarà sua. Non le importa affatto che egli
prima di lui hanno fallito, pagando con la vita il loro abbia addirittura messo in palio la sua stessa vita
cieco amore per Turandot, la principessa di gelo è in pur di averla. È stato sciocco, come tutti gli uomini
preda alla più cupa disperazione. Una disperazione che si fanno manovrare dai sensi e non dal cervel-
solitaria perché tutto attorno a lei è gioia e giubilo, lo. Una donna non commetterebbe mai una simile
mentre lei si sente morire. Ha fallito. Il suo ingegno follia. Peccato che Turandot non sappia che tra il
nulla ha potuto verso un destino che la vuole a tutti popolo una donna così c’è, eccome: è la dolce Liù
i costi proprietà di uno straniero. Lei né certo il suo che non esisterebbe un attimo a rischiare la sua vita
amore, ma solo una donna da possedere come e quando pur di conquistare il suo amato Principe. A sorpresa,
desidera e da cui ottenere una progenie. La sua vita è nel silenzio generale, Calaf, accoglie le suppliche di
finita. Il suo cuore non è nemmeno più di gelo. È solo Turandot perché la desidera davvero. La vuole ardente
in frantumi. Non le resta che gettarsi ai piedi di suo di passione e non riluttante a essere sua, come minaccia
padre, l’imperatore Altoum, per implorarne la grazia, di essere se lui oserà anche solo sfiorarla con un dito.
supplicandolo di non lasciare che sua figlia cada nelle L’Imperatore, i saggi e i tre ministri non sanno dav-
braccia di uno straniero. Ma ogni invocazione è vana, vero cosa pensare. Insistono sul sacro valore di un
per Altoum il giuramento è sacro e come per anni lo giuramento, ma Calaf li sorprende nuovamente.
ha mantenuto per lei è tempo adesso di scioglierlo e Nessuno sa chi egli sia in realtà. Nessuno conosce
concedere al vincitore il premio che gli spetta. Turandot il suo vero nome. Per tutti egli è semplicemente il
è disperata: per un padre una figlia dovrebbe essere Principe Ignoto. Così adesso è lui a sfidare Turandot:
sacra, non certo una schiava da donare a uno scono- non tre indovinelli, solo uno. se prima dell’Alba riu-
sciuto. In preda a disperazione, vergogna e orgoglio scirà a scoprire come si chiama, sarà libera e potrà
ferito, Turandot urla ancora a tutti quanti, compreso ucciderlo. Il popolo non ha parole: è più fole o più
il suo popolo, che nessuno mai la avrà. Il padre e la coraggioso? Intanto, felice, Turandot ha manato un
folla le ricordano che i giuramenti vanno rispettati a nuovo editto che subito risuona in tutta Pechino:
tutti i costi, così come lei stessa ha sempre preteso e l’ordine è che nessun dorma quella notte finché il nome
ottenuto. Allora la principessa decide di rivolgere le sue dello straniero non verrà scoperto. Pena la morte.

40
L’ARRESTO
Calaf, pur di avere al suo fianco una donna innamorata di ogni suo desiderio. Può avere tutto ciò che desidera
lui, dopo aver risolto i tre indovinelli, ne ha ora propo- se farà cessare questo editto mortale e scappare via
sto uno a Turandot, mettendo in palio, nuovamente lontano. Ma Calaf è irremovibile e osserva il cielo in
la sua vita, se ella entro l’Alba non riuscirà a scoprire cui ancora brilla la Luna e splendono le stelle, sem-
qual è il suo vero nome. Se ella indovinerà, lui accetterà pre più fioche ormai. La fatidica Alba che segnerà
di essere giustiziato, in caso contrario lei sarà tutta sua il suo destino si sta avvicinando e la notte inizia a
e lo amerà. Il popolo è sorpreso dal coraggio di Calaf sembrare meno oscura. Calaf è certo: all’alba
che vuole che la sua Turandot sia ardente d’amore per vincerà! Ma gli sgherri imperiali hanno ricevuto
lui. La vuole innamorata. Turandot con un cenno di una preziosa soffiata: tra la folla molta gente ha visto il
mano dà ordine agli araldi di proclamare una nuova Principe Ignoto parlare con un vecchio cieco e una
legge: “Pena la morte, il nome dell’ignoto deve essere giovane ragazza. Ben presto l’anziano re Timur e la
rivelato prima del mattino!”. La situazione ora precipita: dolce Liù vengono individuati e catturati. Trascinati
il popolo ha paura. Le guardie imperiali faranno a forza nel palazzo Imperiale ora devono vedersela
di tutto per ottenere questo segreto. Sono giustizieri direttamente con Turandot che non ha alcuna
senza pietà e se prima dell’Alba il nome del Principe intenzione di perdere la scommessa con il Principe
Ignoto non sarà rivelato Pechino rischia una strage di Ignoto. Il destino ha voluto per lei una possibilità di
innocenti. Chi è questo Principe? Non lo conosce nessuno. libertà e lei intende sfruttarla fino in fondo. Nessuna
Calaf, intanto, nascosto nel suo giaciglio in città, cerca pietà per i prigionieri. Perché nessuno l’avrebbe per
di riposarsi dopo l’estenuante giornata appena vissuta, lei. Calaf scopre dell’arresto e corre a Palazzo dove
così ricca di avvenimenti ed emozioni a non finire e inorridito guarda torturare la povera Liù. Turandot
già sogna di veder tramontare le stelle perché l’Alba lo guarda con disprezzo: l’alba non è ancora sorta,
segni la sua definitiva vittoria. In città guardie e araldi ma lei ben presto non solo saprà il suo nome ma
non hanno pace: tutti stanno cercando di capire chi lo farà giustiziare. Calaf nega di conoscerli, cerca
egli sia, ma è un mistero che sussurrerà solo l’indomani di salvarli, ma Liù ammette di sapere qual è il vero
sulle labbra di Turandot, stringendola a se e baciandola. nome del Principe Ignoto. Lasciassero stare l’anzia-
Intanto, per le vie di Pechino ad ogni porta batte la morte no Timur che egli non sa nulla. Calaf le impone di
e grida: il nome! Rivelate il nome! A sorpresa i tre mi- tacere, ma Liù insiste: solo lei sa come si chiama lo
nistri Ping Pong e Pang riescono a trovare Calaf a cui straniero e la folla, sollevata dall’essere scampata
chiedono di rivelare il suo nome in cambio di infinite alle violenze degli sgherri imperiali, tira un sospi-
ricchezze e bellissime fanciulle pronte a soddisfare ro di sollievo. Presto tutto quest’incubo sarà finito.

42
la PROMESSA DI LIU
Liù è prigioniera delle guardie imperiali nella sala del hanno usato ogni orribile strumento in un crescendo
Trono. Qui è sottoposta a tortura, sotto lo sguardo di dolore insopportabile da reggere. Finché è Liù stessa
freddo e indifferente di Turandot che aspetta solo che a capire che non sopravviverà mai a tutto quello strazio
la giovane donna finalmente ceda e le riveli il nome e, nel momento del dolore supremo, potrebbe persino
del Principe Ignoto. In tanti l’hanno vista parlare con correre il rischio di rivelare lei stessa il nome di Calaf,
lui per strada nel pomeriggio, prima che sorgesse la lasciandoselo inavvertitamente sfuggire dalle labbra e
luna. Lei chiaramente sa bene chi è, come anche questo condannando così a morte il suo grande amore. No,
anziano vecchio che però per il momento è risparmiato meglio morire. Lei Non potrebbe mai perdonarselo.
dagli sgherri, nonostante implori pietà per la povera Turandot nel frattempo la osserva incuriosita. Non
Liù. Anche Calaf assiste alla scena, inorridito. Implora ha alcuna pietà verso di lei eppure non riesce a capire
Turandot di avere pietà di due persone che lui sostie- cosa mai possa spingere una persona a sopportare tale
ne di non aver mai visto prima. Ma troppi testimoni indicibili sofferenze. Chi ha mai posto tanta forza nel
confermano che i tre si conoscono bene e la supplica cuore di quella giovane ragazza? Liù, con le sue ultime
di Calaf non è che una pietosa bugia. Prova ne è la forze, le risponde che è l’Amore a darle coraggio,
confessione di Liù che ammette, tra urla di dolore un amore segreto e inconfessato, così grande che tutti
e strazio, di conoscere lei sola il nome del Principe. quegli strazi in fondo sono dolcezze per lei perché può
Calaf le intima di tacere, ma la schiava non sente ra- farne dono al suo Signore, dimostrandogli quanto im-
gioni. Le dispiace disubbidire proprio al suo grande menso sia il sentimento che nutre per lui da sempre.
amore, ma è questa la verità. Lei solo sa chi è il Principe Ma la tortura è ormai giunta a un livello umanamente
Ignoto. Anzi per lei soffrire pur di tenerlo segreto è insopportabile, la dolce schiava Liù, pur di non tradi-
prova d’amore. La folla ha paura che le guardie cer- re Calaf e per permettergli di avere la donna dei suoi
chino altri testimoni, nuove prove, che riprendano a sogni, si avventa su uno sgherro, gli afferra di nascosto
mettere Pechino a ferro e fuoco per ordine di Turandot fulminea il suo pugnale e si suicida sotto gli occhi di
così, pur di salvarsi, invoca gli sgherri di essere an- Calaf, commosso da cotanto gesto, mentre il vecchio
cora più crudeli nella loro terribile tortura in modo re Timur comprende il dramma appena avvenuto e
da ottenere quanto prima quel nome. I tre ministri si dispera. Come già successo col giovane principe
Ping, Pong e Pang, insieme ai torturatori, cercano di di Persia, la folla cambia atteggiamento e da crudele
far ragionare Liù che ormai è giunta allo stremo delle e indifferente comprende che quello di Liù è stato un
sue forze. Ma è tutto vano. Guarda dolcemente Calaf e delitto orrendo di cui pagheranno a lungo il fio, no-
gli giura che non parlerà mai. Proteggerà il suo nome nostante il trionfale corteo funebre che commossi le
a costo della vita che ormai la sta lasciando. Con lei dedicano. Intanto ecco che sorge l’Alba. Calaf ha vinto.

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VI

IL LIETO FINE
IL LIETO FINE
Mentre la folla pentita piange amaramente Liù che fremente tra l sue braccia, stringerla forte, appas-
ha dimostrato fino a che punto possa arrivare l’amore sionatamente. Sa benissimo che il gelo di Turandot
vero, ossia al sacrificio di se stessi e nemmeno per non è che una semplice maschera, a lui sembra di
conquistare chi si ama ma per permettergli di essere conoscerla da sempre e nonostante le resistenze
felice con la persona di cui è davvero innamorato, di Turandot riesce a strapparle un ardente bacio
anche Calaf, nonostante sia così tanto innamorato d’amore. La soprannomina fiore mattutino di cui
di Turandot, non può che definirla una principessa gli par di sentire l’inebriante profumo. I suoi seni di
di morte e di gelo. È colpa sua se un’anima pura e giglio vibrano contro il suo petto muscoloso, tutto è
fedele come Liù, dopo aver subito terribili torture, perfetto tanto che Turandot per la prima volta in vita
ha finito col suicidarsi in nome dell’amore. Per lei è sua vacilla e si sente quasi mancare. Perché, in fondo,
stato sparso quel purissimo sangue e certamente il nonostante non l’avesse mai voluto ammettere, nem-
suo sacrificio estremo non sarà vano. È l’Alba ormai, meno a se stessa, quel Principe Ignoto, di cui ancora
la luce del sole accarezza ogni cosa, anche il volto ignora il nome, l’aveva conquistata al primo sguardo.
di Turandot che a Calaf sembra più bello che mai. Per tutti gli altri non aveva mai provato nulla. Ma
Finora l’ha ammirato solo sotto una fredda luce per lui sì. Così scoppia a piangere in questa alba che
lunare, ma la l’intensità calda e luminosa del sole le è luce e vita, in cui finalmente ogni tenebra sulla
regala nuovo fascino e splendore. Turandot si avvede Cina si è dissipata in nome di un amore che sembrava
che Calaf sta per avvicinarsi a lei e gli intima di non scritto nelle stelle. Turandot teme di perdere la sua
osare. Lei non è affatto umana, è figlia del Cielo, è reputazione di principessa di gelo, non vuole essere la
una donna libera e pura. Lui potrà anche illudersi solita e melensa donna interamente consacrata al suo
di stringere le sue vesti, ma la sua anima non è di uomo vita natural durante, vuole la sua libertà e Calaf
questo mondo, come il suo cuore. Ma ci vuol ben è disposta a concedergliela purché, naturalmente,
altro che semplici metafore per tenere a freno l’impeto rientri nei vincoli imperiali a cui entrambi devono
d’amore di Calaf che sogna di stringere i lembi d’oro di sottostare, non solo lei perché è una donna. I due
quel suo meraviglioso manto ricamato di stelle. Vuole si stringono l’uno all’altra: lei trema se lui la sfiora,
baciarla, premere le sue labbra sulle sue. A queste sbianca se lui la bacia. È il momento della rivelazione
parole Turandot gli ingiunge di non profanarla, lui finale. La donna dei suoi sogni non sa nemmeno il
non la avrà mai. Ma Calaf è maestro di parole d’amo- suo nome. Si chiama Calaf, le rivela lui. Ma per lei
re e dolcemente le sussurra di volerla sentire viva e non è quello il suo vero nome: lui si chiama Amore.

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