Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
blues
- “Let the good times roll” di B.B.King (1989)
I don't care if you're young or old Non mi interessa se sei giovane o vecchio
get together mettiamoci insieme
let the good times roll lascia che i bei tempi rotolino via
Un altro trascinante blues, dallo stile R&B e quasi funk, con la magica chitarra e la
voce appassionata di B.B.King, in un concerto tenuto in Africa nel 1972, dove canta
agli africani “Perché io canto il blues”.
Ma il motivo perché lui canta il blues sorprenderà un po’ tutti; B.B.King infatti
risponde raccontando delle disavventure surreali e concludendo: «Vi assicuro che ho
pagato tutti i miei debiti!» www.youtube.com/watch?v=UOnzDKvn7YI
When I first got the blues La prima volta che ho avuto il blues
they brought me over on a ship mi hanno portato su una nave
men were standing over me c’erano uomini in piedi su di me
and a lot more with a whip e molto più con una frusta
and everybody wanna know e tutti volevano sapere
why I sing the blues perché canto il blues
well, I've been around a long time bene, sono stato in giro per molto tempo
mm, I've really paid my dues mm, vi assicuro che ho pagato i miei debiti
I've laid in a ghetto flat Sono stato steso in un appartamento del ghetto
Cold and numb freddo e intorpidito
3
MUSICA – DIASPORA AFROAMERICANA VI PARTE – BLUES – ASCOLTI E FILM CONSIGLIATI
di Daniele Mutino
I heard the rats tell the bedbugs ho sentito i topi dire alle cimici
To give the roaches some di dare qualcosa agli scarafaggi
everybody wanna know tutti lo vogliono sapere
why I'm singing the blues perché sto cantando il blues
yes, I've been around a long time sì, sono in giro da molto tempo
people, I've paid my dues gente, ho pagato i mie debiti
blues
- “I believe in my soul” di B.B.King (1974)
Ed ecco, sempre dal concerto in Africa del 1974 di B.B.King, una tradizionale blues
ballad, tranquilla, in 6/8, che più classica non si può: ecco sua maestà il blues!
www.youtube.com/watch?v=sQQ_vl47CGc
blues
- “Rollin’ stones” di Muddy Waters (1960)
Questo blues classico di Muddy Waters ispirò il nome delle celebre band rock
inglese “Rolling stones”, e anche per la canzone rock “Catfish blues” di Jimmie
Hendrix. Il titolo della canzone prende spunto da un proverbio del drammaturgo
dell’antica Roma Publilio Sirio, che dice: “Pietre che rotolano, non raccolgono
muschio”. www.youtube.com/watch?v=z5RwNit_HUw&feature=emb_logo
blues
- “Minnie the moocher” di Cab Calloway
dal film “The Cotton Club” (1984) di Francis Ford Coppola, con Richard Gere
work songs
– “Nero prison blues songs” di Alan Lomax
Non abbiamo ovviamente registrazioni dirette né delle spiritual songs né delle work
songs cantate degli schiavi africani nelle piantagioni del Delta del Mississippi, che
risalgono ad un’epoca (XVI-XIX secolo) in cui non esisteva ancora il fonografo per
registrare. Abbiamo però alcune registrazioni delle work songs cantate 70/80 anni
fa, dai prigionieri afroamericani condannati ai lavori forzati; sono registrazioni
effettuate nelle carceri del sud degli Stati Uniti d’America dal grande e geniale
etnomusicologo Alan Lomax nei primi anni del dopoguerra, tra gli anni ’40 e gli anni
’50. Considerata la condizione di privazione della libertà dei soggetti, che accomuna i
canti di lavoro dei prigionieri afroamericani registrati da Lomax con quelli degli
schiavi africani di un tempo, questi documenti sono quanto di più attendibile
possiamo disporre per immaginare le work songs da cui si è generato poi il blues.
Ecco il link di una di queste registrazioni di Alan Lomax (ma ce ne sono altre in rete),
in cui è possibile ascoltare la forma responsoriale del canto (alternanza tra solista e
5
MUSICA – DIASPORA AFROAMERICANA VI PARTE – BLUES – ASCOLTI E FILM CONSIGLIATI
di Daniele Mutino
coro), derivata direttamente dalla musica africana, il suono regolare del colpo dei
picconi che diventa per il canto metronomo ritmico (il canto in questo senso
permette di convogliare il lavoro in gesti ripetitivi collettivi e ritmati, cosa che aiuta a
sostenere la fatica), la grande energia vocale. Le parole che sono sostanzialmente
quelle di una preghiera, cosa che avvicina le work songs alle spiritual songs.
www.youtube.com/watch?v=fs1lgG81ZV8
AUDIO DELLA REGISTRAZIONE EFFETTUATA DA LOUIS ARMSTRONG A NEW YORK NEL 1958:
www.youtube.com/watch?v=vf6jBP4YXwo
Now when Israel was in Egypt land Quando Israele era nella terra dell'Egitto
“Let my people go!” “Lascia andare il mio popolo!”
6
MUSICA – DIASPORA AFROAMERICANA VI PARTE – BLUES – ASCOLTI E FILM CONSIGLIATI
di Daniele Mutino
So Moses went to Egypt land Allora Mosè scese nella terra del’Egitto
Let my people go! “Lascia andare il mio popolo!”
he made old pharaoh understand fece capire al vecchio Faraone
let my people go! lascia andare il mio popolo!”
Yes the Lord said: Sì il Signore disse:
Louis Armstrong, nipote di schiavi, è cresciuto con la madre, dentro una casa di
prostituzione di New Orleans, e, appena adolescente, ha cominciato a suonare per
strada per guadagnare i soldi necessari a liberare la madre dalla prostituzione. Ha
imparato così ad essere un grande uomo di spettacolo, capace di tradurre per i
bianchi la musica afroamericana con grande allegria, senza però perdere la sincerità
e la profondità del proprio approccio. Questa (in un live del 1958) è la sua celebre
versione, del tutto allegra e festosa, in perfetto stile new orleans jazz, di uno
spiritual che, nelle prime chiese afroamericane, si cantava in occasione delle
cerimonie funebri, come si può facilmente comprendere dalla preghiera contenuta
nel testo originario. In effetti, anche nelle cerimonie funebri, lo spiritual cominciava
mesto e meditativo, ma poi diventava festoso, trasformando la cerimonia religiosa
in una festa da ballo, secondo una tradizione che ha le sue radici nella ritualità
africana.
Vi metto anche il testo originario dello spiritual nella sua interezza (che non viene
cantato nella versione di Armstrong) con la traduzione in italiano a fianco, da cui si
può vedere come si tratta di un testo messianico, basato sui riferimenti al giorno
dell’Apocalisse, in cui colui che prega e canta esprime il desiderio di poter marciare
insieme ai santi che risorgeranno in Cristo.
www.youtube.com/watch?v=cZzcmX1yR74
And when the sun refuse to shine E quando il sole si rifiuterà di splendere
end when the sun refuse to shine e quando il sole si rifiuterà di splendere
Lord, how I want to be in that number Signore, come vorrei essere con loro
8
MUSICA – DIASPORA AFROAMERICANA VI PARTE – BLUES – ASCOLTI E FILM CONSIGLIATI
di Daniele Mutino
And when the moon turns red with blood E quando la luna si arrosserà di sangue
and when the moon turns red with blood e quando la luna si arrosserà di sangue
Lord, how I want to be in that number Signore, come vorrei essere con loro
when the moon turns red with blood quando la luna si arrosserà di sangue
Oh, when the trumpet sounds its call Oh, quando la tromba suonerà il richiamo
oh, when the trumpet sounds its call oh, quando la tromba suonerà il richiamo
Lord, how I want to be in that number Signore, come vorrei essere con loro
when the trumpet sounds its call quando la tromba suonerà il richiamo
Some say this world of trouble Alcuni dicono che questo mondo tormentato
is the only one we need, sia l'unico a disposizione,
but I'm waiting for that morning, ma io sto aspettando quel giorno,
when the new world is revealed quando il nuovo mondo sarà rivelato
Oh, when the new world is revealed Oh, quando il nuovo mondo sarà rivelato
Oh, when the new world is revealed Oh, quando il nuovo mondo sarà rivelato
Lord, how I want to be in that number Signore, come vorrei essere con loro
When the new world is revealed Quando il nuovo mondo sarà rivelato
Il canto gospel (parola che vuol dire “Vangelo”) è la diretta evoluzione degli
spirituals praticati fin dai tempi della schiavitù. Si tratta di una preghiera collettiva,
cantata e un po’ danzata, a carattere responsoriale (solista e coro che risponde),
praticata soprattutto nelle chiese cristiane metodiste e battiste delle comunità
afroamericane degli U.S.A. La regina del gospel è probabilmente la grande Aretha
Franklin. Di Aretha Franklin vi propongo la registrazione che fece da colonna sonora
ai funerali di Freddie Mercury, in cui sono fusi tre diversi inni gospel, uno dei quali,
9
MUSICA – DIASPORA AFROAMERICANA VI PARTE – BLUES – ASCOLTI E FILM CONSIGLIATI
di Daniele Mutino
“Precious Lord”, era il preferito del reverendo Marthin Luther King, grande leader
afroamericano delle battaglie contro il razzismo negli USA, e venne cantato da
Mahalia Jackson al suo funerale, dopo l’attentato del 4 aprile 1968 a Memphis, che
aprì un periodo di grandi scontri e tensioni razziali in America. In ogni caso la scelta
musicale per il funerale del frontman dei Queen non fu casuale, visto che dal canto
spiritual e poi gospel è nata direttamente la grande tradizione di canto soul
afroamericano che ispirò fortemente la vocalità straordinaria di Freddie Mercury.
Anche se i genitori di Freddie Mercury fecero celebrare il rito funebre secondo il rito
zoorastriano della religione di famiglia, non ebbero problemi ad accettare come
colonna sonora una preghiera cristiana come il gospel, la cui capacità di
coinvolgimento mistico/emotivo è talmente forte da riuscire a trascendere perfino i
diversi credi religiosi. La registrazione è stata fatta da Aretha Franklin in una chiesa
battista di Los Angeles nel 1972.
AUDIO: www.youtube.com/watch?v=Xafvxac-b20
Testo con a lato la traduzione in Italiano (in rosso le parti cantate dal coro):
CORO: CORO:
Precious Lord, take my hand Prezioso Signore, prendimi per mano
lead me on, let me stand guidami, fammi rialzare
I am tired, I am weak, I am worn io sono stanco, sono debole, sono spossato
You just call out His name Tu hai solo da invocare il suo nome
Precious Lord, take my hand Prezioso Signore, prendimi per mano
And you know wherever you are E sai ovunque tu sia
Lead me on, let me stand Conducimi su, fammi rialzare
He will be there to see you again Lui sarà lì per vederti ancora
I get tired, I am weak Sono stanco, sono debole
and I get worn, I get worn e sono spossato, sono spossato
Winter, spring, summer or fall Inverno, primavera, estate od autunno
Through the storm Attraverso la tempesta
through the night attraverso la notte
All you got to do is call Tutto quello che devi fare è chiamare
Lead me on Lord to the light Conducimi su Signore verso la luce
and He’ll be there, ooh e Lui sarà lì con te, ooh
you sho’ do, you sho’ do, you lo è per te, lo è per te
I wonder do you know you do, you sho’ do sì, mi chiedo se tu sappia che lo è, lo è per te
You’ve got a friend, you’ve got a friend Tu hai un amico, Tu hai un amico
you’ve got a friend, you’ve got a friend in Jesus Tu hai un amico, Tu hai un amico in Gesù
You’ve got a mighty, mighty, mighty, mighty Tu hai un potente, potente, potente, potente
mighty good friend in Jesus potente buon amico in Gesù
You’ve got a friend, you’ve got a friend, you’ve got Tu hai un amico, Tu hai un amico
a friend, you’ve got a friend in Jesus Tu hai un amico, Tu hai un amico in Gesù
Oh Lord, yes you do, you’ve got a mighty Oh Signore, sì tu ce l’hai, tu hai un potente
mighty good friend in Jesus, yeah potente buon amico in Gesù, sì
You’ve got a friend in Jesus Tu hai un amico in Gesù
Oooh Oooh
You’ve got a friend in Jesus Tu hai un amico in Gesù
Oooh Jesus Oooh Gesù
You’ve got a friend in Jesus Tu hai un amico in Gesù
Oh in Jesus, man! Oh in Gesù, uomo!
You’ve got a friend, ooh, in Jesus Tu hai un amico, ooh, in Gesù
Oooh Oooh
You’ve got a friend, ooh, in Jesus Tu hai un amico, ooh, in Gesù
Jesus, oh Lord, ah ah Gesù, o Signore, ah ah
You’ve got a friend, you’ve got a friend, Tu hai un amico, hai un amico
you’ve got a friend, you’ve got a friend in Jesus hai un amico, hai un amico in Gesù
A mighty, mighty, mighty Un potente, potente, potente,
mighty good friend in Jesus potente buon amico in Gesù
spirituals, gospel
- “Amazing Grace” con Aretha Franklin e con Celtic Womans
Questo famosissimo spiritual, diventato il più celebre dei canti gospel, praticamente
un inno del popolo afroamericano statunitense, ha una storia incredibile: è una
preghiera cristiana composta nel XIX secolo da un trafficante di schiavi inglese, John
Newton, come ringraziamento per avere ricevuto la grazia del pentimento, della
conversione e del perdono, e di avere potuto così essere in grado di rendersi conto
che la riduzione in schiavitù e la deportazione in catene di tanti esseri umani, a cui si
era dedicato per tanti anni, era un peccato gravissimo contro Dio. Ma ancora più
incredibile è che John Newton, autore di un inno che a sua insaputa diventerà una
12
MUSICA – DIASPORA AFROAMERICANA VI PARTE – BLUES – ASCOLTI E FILM CONSIGLIATI
di Daniele Mutino
sorta di inno religioso del popolo afroamericano, muore proprio nel 1807, l’anno in
cui l’impero britannico abolisce, in tutti i suoi possedimenti, la schiavitù!
Newton ha scritto il testo di “Amazing Grace” sulla base di una melodia tradizionale
celtica, probabilmente irlandese, ed è interessante quindi, da un punto di vista
musicale, vedere in questo brano la trasformazione, che sarà tipica del jazz, della
musica celtica in canto afroamericano.
Vi faccio sentire prima la meravigliosa registrazione audio fatta da Aretha Franklin in
una chiesa battista di Los Angeles nel 1972, il cui video originale del 1972 possiamo
poi in parte vedere nel trailer del film “Amazing Grace” del 2018, diretto da Sydney
Pollack, che vi propongo nel link successivo. Concluderemo con altri due link: due
versionei di “Amazing Grace” utili per confrontare la versione afroamericana e
quella celtica, una etnica per cornamuse scozzesi e quindi la celebre versione
celtico/romantica cantata dal gruppo irlandese “Celtic womans”.
“Amazing Grace” (1972), trailer del film, con le immagini della registrazione del 1972
www.youtube.com/watch?time_continue=119&v=gkKOIQwTiKE&feature=emb_logo
The earth shall soon dissolve like snow La terra presto si dissolverà come neve
the sun forbear to shine il sole smetterà di splendere
but God, who call'd me here below ma Dio, che mi ha chiamato quaggiù
will be forever mine sarà per sempre mio
When we've been there ten thousand years Quando saremo stati lì per diecimila anni
bright shining as the sun, splendenti come il sole
we've no less days to sing God's praise non avremo meno giorni per cantare la lode di Dio
than when we first begun di quando iniziammo la prima volta
13
MUSICA – DIASPORA AFROAMERICANA VI PARTE – BLUES – ASCOLTI E FILM CONSIGLIATI
di Daniele Mutino
“The Blues Brothers” è una commedia musicale sul mondo del blues, al tempo stesso
ironica e dissacrante, ma anche incantata per le meraviglie di questa musica e dei
suoi personaggi. Nel film compaiono come ospiti personaggi straordinari della
musica afroamericana. In questa scena abbiamo una ricostruzione ironica e
divertente di una predicazione cantata in una chiesa afroamericana, che, sull’onda
della musica e della danza, prende evidenti e paradossali risvolti mistici, portando i
presenti ad una vera e propria parossistica trance, da cui viene colpito anche John
Belushi. L’interprete principale della scena è il grande James Brown, che canta ed
esorta i fedeli nella veste del predicatore, lui che nella vita è stato “sacerdote”
indiscusso del funk, genere che ha comunque legami sotterranei con gli spirituals.
Scena tratta dal film “The Blues Brothers” con James Brown:
www.youtube.com/watch?v=xbq0OuJtErs
In questa celebre hit di Aretha Franklin, lo stile responsoriale e molto ritmato di certi
spirituals gospel viene utilizzato per dare vita ad un rythm & blues molto serrato,
che si avvicina al funk, anche per il parlato ritmico tipico del funk che anticipa il
futuro rap. La potenza del coro sulla parola “freedom” è comunque veramente
notevole. Anche questo video è tratto da una scena del film “The Blues Brothers”.
www.youtube.com/watch?v=Vet6AHmq3_s
Ray Charles (1930 – 2004), nome completo Ray Charles Robinson, cantante, pianista
e compositore, è stato un grande interprete del rythm & blues e uno dei precursori
della musica soul, oltre che un geniale imprenditore musicale. Nato da una famiglia
14
MUSICA – DIASPORA AFROAMERICANA VI PARTE – BLUES – ASCOLTI E FILM CONSIGLIATI
di Daniele Mutino
di umili origini in Georgia, nel sud segregazionista degli Stati Uniti, orfano di padre, è
rimasto cieco dall’età di sette anni, a causa di una malattia. Pur essendo cieco,
comincia a studiare la musica da piccolissimo, all’inizio addirittura di nascosto dalla
madre. Da adolescente Ray Charles si trasferisce in Florida per proseguire gli studi
musicali in un istituto per sordomuti. Nel 1947, si trasferisce a Seattle, nello stato di
Washington, per iniziare la carriera musicale, dove inizia a soli diciannove anni ad
incidere dischi. Nel suo stile portò, all’interno del rythm & blues, altri generi musicali
fra cui gli spirituals, il country e il jazz, in una personalissima combinazione artistica
che ha affascinato più di una generazione, ottenendo grandi successi commerciali
anche a livello mondiale.
Ma la fusione tra spirituals e R&B, che era come dire tra sacro e profano, provocò
inizialmente la disapprovazione della chiesa afroamericana.
“Halleluja I love her so” è un esempio di tale dissacrante operazione, grazie alla
quale si aprì però le porte del grande successo.
L’esecuzione live riportata nel video è relativa ad un concerto tenuto a Parigi nel
2000, in occasione del suo 70° compleanno, che fu condizionato da un grave
imprevisto: la sua band rimase bloccata a Lisbona a causa di uno sciopero del
personale aereo, e il settantenne maestro dell’R&B mise su al volo una band
minimale, formata da un bassista, un chitarrista e un batterista reperiti a Parigi, con
cui, insieme al suo pianoforte, nella camera dell’albergo, arrangiò in un solo
pomeriggio tutto il concerto. Forse proprio in virtù di questo inconveniente e del
modo brillante con cui venne risolto, si trattò di un concerto straordinario e speciale.
l’uomo che risponde concitatamente, parlando a ritmo, in quello che può essere
considerato un esempio di come le radici del futuro rap siano da individuare
proprio nel blues.
Ad un certo momento, la forma responsoriale tipica tra coro e solista si rompe,
perché una delle coriste interviene da sola, inveendo a ritmo contro l’uomo, che
subito risponde: quasi un prototipo del dissing, che dura però solo un attimo,
prima che il dialogo tra coro e solista riprenda nella forma tipica fino alla fine, con
l’uomo che fa finta di non capire quel che la donna (attraverso il coro) gli urla.
Il video è ripreso da “Ray”, straordinario film biografico del 2004 sulla vita di Ray
Charles, uscito per coincidenza nello stesso anno della sua morte, e che è valso a
Jamie Fox l’Oscar come miglior attore protagonista.
SCENA TRATTA DAL FILM “RAY” CON AUDIO ORIGINALE DI RAY CHARLES:
www.youtube.com/watch?v=Z3Mgbc5sgic
DONNE: DONNE:
Hit the road Jack Vattene per la tua strada Jack
and don't you come back no more e non tornare mai più
no more, no more, no more! mai più, mai più, mai più, mai più!
Hit the road Jack Vattene perla tua strada Jack
and don't you come back no more! e non tornare mai più!
DONNE: DONNE:
Hit the road Jack Vattene per la tua strada Jack
and don't you come back no more e non tornare mai più
no more, no more, no more! mai più, mai più, mai più, mai più!
Hit the road Jack Vattene perla tua strada Jack
and don't you come back no more!Woah e non tornare mai più!
LUI: LUI:
Woman, oh woman Dai donna, oh donna,
don't treat me so mean non mi trattare così male!
You're the meanest old woman Sei la donna vecchia più cattiva
that I've ever seen. che io abbia mai visto.
I guess if you said so Immagino che se dici così
16
MUSICA – DIASPORA AFROAMERICANA VI PARTE – BLUES – ASCOLTI E FILM CONSIGLIATI
di Daniele Mutino
I'd have to pack my things and go. dovrei fare i bagagli e partire!
LUI: LUI:
Now baby, listen baby Ora bambina, ascoltami bambina
don't ya treat me this a way non mi trattare così male
cause I'll be back on my feet some day perché io mi rimetterò in piedi un giorno
LEI: LEI:
Don't care if you do Non mi importa se lo fai
'cause it's understood perché si capisce...
you ain't got no money tu non hai soldi
you just ain't no good! sei un buono a nulla!
LUI: LUI:
Well, I guess if you say so Beh, immagino che se dici così
I'd have to pack my things and go dovrei fare i bagagli e andare
DONNE: DONNE:
That’s right! Esatto!
Georgia, e per tutta risposta venne bandito dal governo locale: non avrebbe più
potuto suonare nella terra dove era nato!
Ray Charles ne soffrì molto, per questo, nello stesso anno, incise la canzone
“Georgia on my mind”, una vecchia canzone d’amore degli anni ‘30 (scritta da
Stuart Gorrel e Hoagy Carmichael) che originariamente era dedicata ad una
ragazza di nome Georgia, ma che lui cantò come cover in una nuova
interpretazione, lasciando aperta l’ambiguità sul fatto che la canzone d’amore
fosse rivolta ad una ragazza o alla propria terra natale. La cover di Ray ebbe un
successo straordinario.
Nel 1979, una volta abrogata la segregazione razziale, lo stato della Georgia
riabilitò Ray Charles e adottò ufficialmente la sua canzone "Georgia on my mind"
come inno nazionale.
Abbiamo già parlato di questa canzone che, scritta nel 1930, non nasce come un
brano blues, ma nella cover realizzata trent’anni dopo da Ray Charles acquista il
respiro e la forza di una blues ballad lenta. Nei link una versione live del 1960,
negli U.S.A., e una, sempre live, del 1997, quando Ray Charles a 67 anni si è
esibito con grande energia, ispirazione e forza nel Festival Jazz di Montreaux in
Svizzera: in entrambe le versioni si può notare il grande trasporto soul, reso
possibile dall’apertura all’improvvisazione realizzata nel cuore di questa canzone.
I said just an old sweet song Ho detto solo una vecchia canzone
keeps Georgia on my mind che mette Georgia nella mia testa
funk
- “Sex machine” di James Brown (1971)
“Sex machine” è una delle prime hit di James Brown, e in questo straordinario
documento del 1971 è suonata addirittura, in modo molto surreale, alla televisione
italiana. Il funk è un genere musicale nato dalla mente di James Brown, a partire
dalla metà degli anni ‘60, come evoluzione radicale del R&B in senso più
marcatamente afroamericano e legato alla fisicità della danza: viene ridotta
notevolmente l’importanza sia della melodia sia dell’armonia, in favore di un groove
ripetitivo molto serrato e ritmico, su cui la voce del cantante, in dialogo
responsoriale con i coristi, ha una funzione essenzialmente ritmica, ed interviene
con grida e frasi ripetitive ed ossessive, o con parlati molto ritmici, precursori di quel
che sarà il futuro rap. Il funk si propone come musica da ballare, e si evolverà nel
tempo anche fondendosi con la disco music, aprendosi negli anni anche
all’elettronica, e, in questo senso, è da considerarsi il genere precursore della house,
19
MUSICA – DIASPORA AFROAMERICANA VI PARTE – BLUES – ASCOLTI E FILM CONSIGLIATI
di Daniele Mutino
della techno e di tutta la musica da danza elettronica, nelle sue varie forme. Il
termine gergale funk, prima di essere usato per la musica, indicava nei ghetti
afroamericani l’odore sgradevole di un corpo in stato di eccitazione sessuale, e
voleva quindi suggerire qualcosa di marcatamente sessuale, ma, in senso traslato,
anche di genuino, sincero, non artefatto.
Negli anni ’70 il genere si affermerà come elemento di identità nera, in antitesi alla
musica considerata sdolcinata dei bianchi e dei neri “addomesticati” al dominio
bianco, e quindi reciterà un ruolo importante come colonna sonora delle grandi
rivolte afroamericane nei ghetti delle grandi città degli U.S.A., in parallelo con
l’attivismo delle “Black Panters”.
www.youtube.com/watch?v=VEwG21qRIyE&feature=emb_logo
funk
- “It’s a man’s man’s man’s world” di James Brown (1966)
Una delle primissime canzoni scritte da James Brown, registrata nel 1966 a New
York, che ancora rimane nel solco della tradizione R&B, strutturata nella forma di
una ballad lenta e melodica, nel classico 6/8, con un giro armonico in minore
bellissimo ed ipnotico, scandito dagli archi pizzicati; eppure si tratta di una canzone
amara, graffiante, dura, in cui già compaiono le urla e la rabbia del funk e la voce di
Brown emerge drammaticamente in tutta la sua incredibile e visionaria forza.
www.youtube.com/watch?v=7rq9OvaJyRc
This is a man’s , man’s, man’s man’s world Questo mondo è dell’uomo, dell’uomo, dell’uomo
but it wouldn’t be nothing! nothing! ma sarebbe niente! niente!
without a woman or a girl senza una donna o una ragazza
Man thinks about a little baby girls L’uomo pensa alle bambine
and a baby boys e ai bambini
Man makes then happy L’uomo li rende felici
’cause man makes them toys perché fa per loro giochi
And after man has made everything E dopo che l’uomo ha fatto tutto
everything he can tutto quello che poteva
you know that man makes money tu sai che l’uomo ha creato il denaro
to buy from other man per comprare da altri uomini
funk
- “I got you” noto anche come “I fell good” di James Brown (1989)
Una delle hit di maggior successo di James Brown: una canzone d’amore a ritmo di
funk. In questo brano sono famosi gli urli lanciati da Brown, e il movimento
estremamente ritmico dei fiati. Il video è stato registrato durante un concerto in
Italia del 1989.
www.youtube.com/watch?v=SzlpTRNIAvc&list=PL471D0A2E068B49BC&index=16
soul
- “Feeling good” di Nina Simone (1965)
Quella di Nina Simone è una delle voci femminili e delle personalità più particolari
della storia della musica afroamericana: androgina, evocativa, appassionata,
anticonvenzionale, provocatrice, scostante, impegnata per i diritti civili, musicista a
tutto tondo, Nina Simone è stata anche una straordinaria pianista, e si è mossa nella
sua carriera tra tutti i diversi generi afroamericani, dal blues, al soul, al R&B, dal
gospel al jazz.
21
MUSICA – DIASPORA AFROAMERICANA VI PARTE – BLUES – ASCOLTI E FILM CONSIGLIATI
di Daniele Mutino
Qui nella sua celebre cover soul di una canzone che fu scritta per un musical da due
autori inglesi: la registrazione è fatta in studio.
www.youtube.com/watch?v=oHs98TEYecM
soul
- “Sunny” di Marvin Gaye (1965)
Questa canzone è stata scritta dal cantante soul americano Bobby Hebb dopo che il
22 novembre del 1963, nello stesso giorno, vengono uccisi sia suo fratello, sia il
presidente John Kennedy, che per il suo impegno contro il razzismo era considerato
un riferimento di speranza per tutto il popolo afroamericano. Devastato dal dolore,
Bobby Hebb decise di scrivere una canzone solare e positiva, una canzone d’amore e
una preghiera allo stesso tempo, per reagire a tutto quel male. La canzone ebbe
subito un successo straordinario, tanto che Bobb Hebb partirà in tournèe con i
Beatles, e sarà in assoluto una delle canzoni soul di cui sono state fatte più cover.
Tra le tante cover, una delle più belle, se non la più bella, è quella della grande voce
soul Marvine Gaye, registrata in studio nel 1965, di cui vi metto il link e il testo.
www.youtube.com/watch?v=Fww_VdhKwkQ
Il passaggio dal soul alla dimensione più smaccatamente commerciale del pop e
della disco music è evidente in questo successo internazionale di Marvine Gaye. Il
cantante afroamericano ha avuto una vita difficile, terminata prematuramente nel
1984 dai colpi di fucile sparategli contro dal padre, per un litigio dovuto allo
smarrimento di alcuni documenti. www.youtube.com/watch?v=rjlSiASsUIs
soul
Scena di litigio in musica, con Jennifer Houston, Beyoncè, Jamie Fox
dal film “Dream Girls” di Bill Condom (2006)
Il film musicale “Dream girls” racconta, cambiando tutti i nomi, il passaggio dal
rythm & blues e dal soul alla disco music nella casa discografica Motown Records,
che, a partire dagli anni ’60, ha gestito artisti come, tra gli altri, Michael Jackson e i
Jackson Five, Marvine Gaye, The Supreme e Diana Ross, Stevie Wonder, The
Temptations. In particolare, il film segue le vicende di un trio di cantanti
23
MUSICA – DIASPORA AFROAMERICANA VI PARTE – BLUES – ASCOLTI E FILM CONSIGLIATI
di Daniele Mutino
afroamericane che nella realtà storica sono le Supreme, e nel film sono le
Dreametttes, in cui emergerà il talento disco di Diana Ross, nel film chiamata Deena.
Questa scena del film descrive un litigio tra il gruppo e Effie (interpretata da Jennifer
Houston), che fino quel momento era stata la voce solista del trio, e che ora è stata
sopravanzata dalla meno talentuosa ma più scenica Deena (interpretata nel film da
una giovanissima Beyoncè). Il litigio coinvolge anche livelli emotivi molto diversi,
perché lavoro, famiglia e amore sono mischiati, e tale litigio, oltre che l’uscita di Effie
dal gruppo musicale, segna anche la sua rottura dal proprio compagno (interpretato
da Jamie Fox), che è l’impresario del gruppo, e che è diventato amante di Deena, e
dal fratello, che è il compositore del gruppo. La cosa straordinaria è che oltre 8
minuti di discussioni concitate e rabbiose vengono fatte tutte a ritmo di musica,
grazie al canto soul che consente di esprimere magnificamente le emozioni in tutte
le loro diverse sfumature e la loro intensità. Uno dei due Oscar vinti dalla pellicola
verrà assegnato proprio all’attrice non protagonista che interpreta Effie, la cantante
Jennifer Houston, che in questa scena fa sfoggio di tutte le sue capacità vocali.
www.youtube.com/watch?v=tvFh6sBUIeA
soul
- “Listen” di Beyoncè
dal film “Dream Girls” di Bill Condom (2006)
Sempre dal film musicale “Dream girls”, questa è la scena culminante in cui Deena
(nella storia reale Diana Ross), interpretata da una giovanissima e bellissima
Beyoncè canta la canzone “Listen”, che vuol dire “Ascolta”. Si tratta di un momento
in cui Deena si riappropria della propria musicalità e della propria vita, e decide di
rompere con il suo compagno e manager che la sta trattando come un burattino,
per le sue imprese discografiche e commerciali. Anche qui Beyoncè riesce,
attraverso questa splendida canzone soul, a mostrare tutta la sua vocalità
straordinaria, esprimendo una gamma di emozioni incredibile.
www.youtube.com/watch?v=jHjaHygfWHA
disco music
- “Upside down” di Diana Ross (1980)
24
MUSICA – DIASPORA AFROAMERICANA VI PARTE – BLUES – ASCOLTI E FILM CONSIGLIATI
di Daniele Mutino
Ecco la vera Diana Ross, la regina della disco music, in uno dei suoi maggiori successi
dance: “Upside down”, traducibile con “Sottosopra”. La performance è al Festival di
Sanremo, in Italia, nel 1980.
www.youtube.com/watch?v=F1ehMxQdCtQ
gospel, pop
- “I will always love you” di Whitney Houston
Si tratta di una canzone scritta nel 1974 dalla cantante americana Dolly Parton, che
nel 1992 è stata ripresa come cover da Withney Houston, per la colonna sonora del
film “Guardia del corpo” (titolo originale “The bodyguard”) di Mick Jackson, con
Kevin Costner e, appunto, Withney Houston. Questa nuova versione ha un successo
straordinario, perché valorizza al meglio la tessitura vocale di Withney Houston,
forse la più bella voce afroamericana di sempre, in grado di cantare con grande forza
e grande dolcezza nello stesso momento, come se fosse la voce degli angeli, e di
trasmettere emozioni di grande intensità. Questa canzone comincia con una
improvvisazione soul, di tipo gospel, e poi diventa pop: d’altra parte Withney aveva
imparato a cantare proprio dentro un coro gospel.
Nei link, il video ufficiale della versione in studio registrata per il film, e una versione
live in concerto. Viene sempre molta tristezza a vedere i video di Withney Houston,
vedendola così bella e baciata dal dono del canto, pensando alla vita sfortunata che
ha poi purtroppo avuto.
Michael Jackson è il musicista afroamericano in cui il passaggio dal soul al pop è più
evidente, anche lui gestito inizialmente dalla Motown Records. Comincia a cantare e
ballare da bambino come solista nel gruppo di famiglia Jackson Five, poi diventati
25
MUSICA – DIASPORA AFROAMERICANA VI PARTE – BLUES – ASCOLTI E FILM CONSIGLIATI
di Daniele Mutino
semplicemente i Jackson’s, che uniscono rythm & blues e funk, per poi passare, da
solista, al pop vero e proprio.
Nel primo link lo vediamo adolescente nel 1978 con i Jackson’s, in quello che sarà il
loro primo vero e proprio successo discografico internazionale.
Nel secondo link lo vediamo nel 1983, in concerto per il 25° anniversario della
Motown Records, in cui esegue il suo più grande successo da solista, “Billie Jean”, in
una straordinaria performance che rimarrà nella storia.
PRIMO VIDEO: “Blame it on the boogie”, dei Jakson’s, con Michael Jackson (1978)
www.youtube.com/watch?v=nqxVMLVe62U
soul, pop
- Alicia Keys
La perfetta fusione tra il ritorno del soul e la forza comunicativa e commerciale del
pop si è avuta negli ultimi 19 anni con la bellissima e bravissima Alicia Keys,
cantante, pianista, polistrumentista, autrice di testi, compositrice innovatrice,
vincitrice di Grammy Awards a palate.
Qui i link di due tra i suoi tanti grandi successi, “Fallin” (2001) e “No one” (2007), e di
un brano recentissimo e molto bello, “Underdog” del gennaio 2020, il cui testo è
stato scritto da Alicia Keys insieme a Ed Sheeran.
In “Underdog” la cura della metrica è quella di una generazione di musicisti cresciuta
nell’era del rap, e i testi parlano del nostro tempo, delle nostre metropoli, della
tanta gente semplice e gente di strada che sembra non farcela e rimane ai margini
dei propri sogni (“underdog” è l’equivalente di “sfigato”, “sfortunato”): a loro la
cantante newyorkese rivolge lo sguardo, sollevandolo dalla chiusura dei propri
pensieri in cui tutti siamo sempre immersi; si rompono così gli schemi solitari della
metropoli, e nasce un incontro, uno scambio di storie, un riconoscimento reciproco,
che si conclude con l’augurio di “risollevarci”, “rise up” (letteralmente “sorgiamo”
come il sole all’alba) per riprenderci la nostra vita. Un desiderio di redenzione
comune e quotidiana, per la gente della strada e per la gente comune: così nel 2020
Alicia Keys trova il giusto spazio per un blues nuovo ed antico. O forse non è più
tempo di blues? (lo è lo è)
She was walking in the street looked up and noticed Lei stava camminando per strada ed alzò lo sguardo
he was nameless he was homeless e notò che lui era senza nome era un senzatetto
she asked him his name and told him what hers was lei gli chiese il nome e gli disse quale fosse il suo
he gave her a story ’bout life lui le donò una storia sulla vita
With a glint in his eye and a corner of a smile Con una luce negli occhi ed un sorriso appena accennato
one conversation, a simple moment una conversazione, un momento semplice
the things that change us if we notice le cose che ci cambiano se facciamo attenzione
when we look up sometimes quando a volte alziamo lo sguardo
27
MUSICA – DIASPORA AFROAMERICANA VI PARTE – BLUES – ASCOLTI E FILM CONSIGLIATI
di Daniele Mutino
They said I would never make it Dicevano che non ce l’avrei mai fatta
but I was built to break the mold ma io sono fatta per rompere gli schemi
the only dream that I’ve been chasing is my own l’unico sogno che ho inseguito è il mio
So I sing a song for the hustlers Quindi canto una canzone per i venditori ambulanti
trading at the bus stop che lavorano alla fermata dell’autobus
single mothers waiting on a check to come per madri single che aspettano l’arrivo di un assegno
young teachers, student doctors per i giovani insegnanti, gli studenti di medicina
sons on the front line knowing i figli in prima linea che sanno
they don’t get to run di rimanere tagliati fuori dalla corsa
this goes out to the underdog questa canzone la dedico ai più deboli
keep on keeping at what you love continua a portare avanti ciò che ami
you’ll find that someday soon enough scoprirai che un giorno sufficientemente vicino
you will rise up! rise up! yeah! ti risolleverai! risolleverai! sì!
She’s riding in a taxi back to the kitchen Lei sta tornando in taxi verso la cucina
talking to the driver ’bout his wife and his children parlando con l’autista di sua moglie e dei suoi figli
on the run from a country where they put you in prison in fuga da un paese in cui ti hanno messo in prigione
for being a woman and speaking your mind per il fatto di essere una donna e dire ciò che pensi
She looked in his eyes in the mirror Lei lo guardò negli occhi attraverso lo specchietto
and he smiled e lui sorrise
One conversation, a simple moment Una conversazione, un momento semplice
the things that change us le cose che ci cambiano se facciamo attenzione
if we notice when we look up sometimes quando a volte alziamo lo sguardo
They said I would never make it Dicevano che non ce l’avrei mai fatta
but I was built to break the mold ma sono fatta per rompere gli schemi
the only dream that I’ve been chasing is my own l’unico sogno che ho inseguito è il mio
So I sing a song for the hustlers Quindi canto una canzone per i venditori ambulanti
trading at the bus stop che lavorano alla fermata dell’autobus
single mothers waiting on a check to come per madri single che aspettano l’arrivo di un assegno
young teachers, student doctors per giovani insegnanti, studenti di medicina
sons on the front line knowing figli in prima linea pur sapendo
they don’t get to run che saranno tagliati fuori dalla corsa
This goes out to the underdog Questa canzone la dedico ai più deboli
keep on keeping at what you love continua portare avanti ciò che ami
you’ll find that someday soon enough scoprirai che un giorno sufficientemente vicino
you will rise up! rise up! yeah! ti risolleverai! ti risolleverai! sì!
blues, jazz
- “Strange fruit” di Billie Holiday
Concludiamo questo percorso nella musica afroamericana nata dal blues, tornando
di nuovo indietro nel tempo di 80 anni: tanti sono gli anni che separano la
pubblicazione di “Underdog” di Alicia Keys da quella di “Strange fruit”, valutata dalla
prestigiosa rivista americana “Time” come “canzone simbolo del XX secolo”
(superando per questo attributo “Imagine” di John Lennon).
“Strange fruit” fu scritta negli anni ’30 da Abel Meeropol, un americano ebreo e
comunista, in seguito alla forte indignazione e al forte dolore provati per la foto di
un linciaggio razzista, in cui si vedeva l’esposizione dei corpi senza più vita degli
afroamericani linciati che erano stati appesi ad un albero. In quegli anni la Corte
Suprema degli Stati Uniti aveva ammesso la segregazione razziale, secondo il
principio “separati ma uguali”, solo che l’uguaglianza non veniva rispettata. Negli
anni tra il 1889 e il 1940 vennero linciate, e poi appese senza vita agli alberi,
complessivamente 3.833 persone di colore, il 90% delle quali negli stati del sud,
dove il razzismo era più radicato. Secondo un’inchiesta governativa, in questi stati, 6
bianchi su 10 condividevano la pratica dei linciaggi. Spesso non serviva nemmeno il
sospetto di un crimine per far partire il linciaggio, ma lo faceva “per non far
diventare i negri troppo spavaldi”.
Nel 1939 “Strange fruit” venne incisa a New York dalla cantante afroamericana Billie
Holiday, voce emergente del jazz, poi affermatasi come una delle più grandi cantanti
di sempre. In seguito, Biliie Holiday utilizzò questa canzone come finale di tutti i suoi
concerti: i camerieri smettevano di servire ai tavoli, si spegnevano tutte le luci,
tranne un faro puntato su Billie che ad occhi chiusi la cantava in modo sommesso,
come fosse una preghiera. Dopo aver finito di cantarla, Billie Holiday se ne andava,
senza applausi, senza fare bis, lasciando il pubblico in silenzio, come a meditare.
Diceva che questa canzone le serviva per distinguere un pubblico buono da uno
cattivo, come strumento di selezione; nello stato del sud dell’Alabama, una sera,
venne cacciata dalla città solo per aver cercato di cantarla.
Southern trees bear strange fruit Gli alberi del sud danno uno strano frutto
Blood on the leaves and blood at the root sangue sulle foglie e sangue alle radici
Black bodies swinging in the southern breeze neri corpi oscillano nella brezza del sud
Strange fruit hanging from the poplar trees uno strano frutto pende dai pioppi
Pastoral scene of the gallant south Una scena bucolica del galante sud
The bulging eyes and the twisted mouth gli occhi stravuzzati e la bocca contorta
Scent of magnolias, sweet and fresh profumo di magnolie, dolce e fresco
Then the sudden smell of burning flesh poi improvviso l’odore di carne bruciata
Here is fruit for the crows to pluck Ecco il frutto per i corvi che lo strapperanno
For the rain to gather per la pioggia che lo raccoglierà
for the wind to suck per il vento che lo porterà via
For the sun to rot per il sole che lo farà marcire
for the trees to drop per gli alberi che lo lasceranno cadere
here is a strange and bitter crop ecco uno strano e amaro raccolto
rock blues
- “Crossroads” di Eric Clapton, feat. Marc Knopfler (chitarra elettrica)
Live a Tokyo (1988)
Concludiamo con il blues fatto fuori dal mondo afroamericano. In questo caso si
tratta di un gran bel blues elettrico del grande Eric Clapton, chitarrista, cantante e
compositore inglese e bianco, che ha come ospite, alla chitarra elettrica, Marc
Knopfler, leader dei Dire Straits, anche lui straordinario bluesman inglese e bianco.
La registrazione è un live a Tokyo del 1988.
www.youtube.com/watch?v=EfykOwBQqU0
You can run, you can run Puoi correre, puoi correre
Tell my friend-boy Willie Brown dillo al mio giovane amico Willie Brown
You can run, you can run Puoi correre, puoi correre
Tell my friend-boy Willie Brown dillo al mio giovane amico Willie Brown
And I am standing at the crossroads E sono in piedi all'incrocio
Believe I am sinking down credo che sto sprofondando
rock blues
- Marc Knopfler
Non potevo non dedicare una sezione a Marc Knopfler, già leader storico del gruppo
rock Dire Straits, artista scozzese e bianco di pelle, ma grande bluesman, grande
narratore di vecchie e nuove ballate, chitarrista inconfondibile nel suo stile
personalissimo unico al mondo.
Di lui vi propongo, tra i tantissimi che ha scritto, tre blues cupi e densi, ognuno con
una sua storia da raccontare, tutti e tre bellissimi:
- dall’album “Sailing to Philadelphia” del 2001, “Silvertown blues” in cui viene
denunciata l’immensa speculazione edilizia del distretto fluviale di Silvertown, nei
pressi di Londra (legata anche all’apertura del Millenium Dome e dell’aereoporto
di Londra City): www.youtube.com/watch?v=3GIeOxMsSn8
- dall’album “The Ragpicker’s dream” del 2002, “Fare thee well Northumberland”,
dedicato ai meravigliosi selvaggi territori della contea di Northumberland, nel
nord est dell’Inghilterra, al confine con la Scozia: www.youtube.com/watch?v=h-cA_Znry2k
31
MUSICA – DIASPORA AFROAMERICANA VI PARTE – BLUES – ASCOLTI E FILM CONSIGLIATI
di Daniele Mutino
- dallo steso album del 2002, “Why aye man”, che, riprendendo un’espressione
gergale inglese tipica, racconta degli operai inglesi che negli anni ’90 hanno perso
il lavoro e sono dovuti emigrare in Germania, a causa della politica del premier
Margareth Tatcher, la perfida “Lady di ferro”: www.youtube.com/watch?v=KrwSDX95wCs
Come tutta l’eredità del blues, anche la musica dance afroamericana è stata ormai
adottata fuori dal contesto originario, tanto da poter dire che ora appartiene al
mondo. Concludiamo il nostro percorso con questo visionario e poetico brano, tra
disco e R&B, della cantante britannica Tasmin Archer, pubblicato nel 1992, un brano
bellissimo che non si smetterebbe mai di ascoltare e che con il suo andamento e le
sue parole sembra farci cavalcare l’universo. Tamis Archer è un’inglese di origini
africane, è di pelle nera, proprio come gli afroamericani che hanno inventato il
blues, ma, a differenza di tutti loro, i suoi antenati non sono stati schiavi nelle
piantagioni del Delta del Mississippi, nel suo DNA non c’è il retaggio di questo antico
dolore, ed è forse per questo che può guardare con più facilità alla luce della luna e
dedicarle questa canzone.
www.youtube.com/watch?v=yGL2lcaRYqk
I blame you for the moonlight sky Ti incolpo per il cielo illuminato dalla luna
and the dream that died e per il sogno che è morto
with the eagle's flight con il volo dell'Aquila
I blame you for the moonlit nights Ti incolpo per le notti illuminate dalla luna
when I wonder why quando mi chiedo perché
are the seas still dry? i mari sono ancora asciutti?
Don't blame this sleeping satellite Non dare la colpa a questo satellite che dorme
Did we fly to the moon too soon Abbiamo volato sulla luna troppo presto
did we squander the chance abbiamo sprecato l'occasione
in the rush of the race nella fretta della corsa
the reason we chase la ragione che inseguiamo
is lost in romance è persa nel romanticismo
And still we try E ancora ci proviamo
to justify the waste A giustificare lo spreco
32
MUSICA – DIASPORA AFROAMERICANA VI PARTE – BLUES – ASCOLTI E FILM CONSIGLIATI
di Daniele Mutino
I blame you for the moonlight sky Ti incolpo per il cielo illuminato dalla luna
and the dream that died e per il sogno che è morto
with the Eagle's flight con il volo dell'Aquila
I blame you for the moonlit nights Ti incolpo per le notti illuminate dalla luna
when I wonder why quando mi chiedo perché
are the seas still dry? i mari sono ancora asciutti?
Don't blame this sleeping satellite Non dare la colpa a questo satellite che dorme
Have we lost what it takes to advance? Abbiamo perso ciò che serve per andare avanti?
have we peaked too soon? abbiamo raggiunto il culmine troppo presto?
If the world is so green Se il mondo è così verde
then why does it scream under a blue moon allora perché urla sotto una luna blu
We wonder why Ci chiediamo perché
if the earth's sacrificed se la terra viene sacrificata
for the price per il prezzo
of it's greatest treasure del suo più grande tesoro
I blame you for the moonlit sky Ti incolpo per il cielo illuminato dalla luna
and the dream that died e per il sogno che è morto
with the Eagle's flight con il volo dell'Aquila
I blame you for the moonlit nights Ti incolpo per le notti illuminate dalla luna
when I wonder why quando mi chiedo perché
are the seas still dry? i mari sono ancora asciutti?
Don't blame this sleeping satellite Non dare la colpa a questo satellite che dorme
I blame you for the moonlit sky Ti incolpo per il cielo illuminato dalla luna
and the dream that died e per il sogno che è morto
with the Eagle's flight con il volo dell'Aquila
I blame you for the moonlit nights Ti incolpo per le notti illuminate dalla luna
33
MUSICA – DIASPORA AFROAMERICANA VI PARTE – BLUES – ASCOLTI E FILM CONSIGLIATI
di Daniele Mutino