Early Jazz
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De Frede
Editore
Early Jazz
Gino Romano
De Frede Editore
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Stampa: A. De Frede
Napoli, marzo 2018
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When the Saints 5
Èil 13 maggio del 1938. Louis Armstrong si trova negli Studios della DEC-
CA Records di New York, da poco trasferitisi nel grattacielo Vornado in 50 West 57th
Street dalla originaria sede di 799 Seventh Avenue, per una
serie di registrazioni. La formazione è quella della Louis Ar-
mstrong & his Orchestra, che Satchmo aveva attivato fin dal
1928 e che, a seguito di successivi addii ed inserimenti, a
quella data prevedeva dieci elementi:
Qest’ultimo titolo rappresentava un evento. Era stato infatti registrato un brano de-
stinato a diventare un inno popolarissimo negli USA e non solo, ma soprattutto era
la prima volta che veniva eseguito nello stile di in una versione di transizione dallo
Spiritual di chiesa al Traditional di New Orleans.
All’epoca Armstrong aveva lasciato New Orleans da oltre 15 anni e la sua or-
chestra proponeva ormai -a fianco di gemme jazzistiche- un ampio numero di brani
commerciali in stile swing. Gli altri 3 brani di quella fase della sessione, ed anche quelli
incisi nelle successive sessioni di quel giorno, erano infatti standard per big band di
scarso interesse jazzistico e certamente non legati a in alcun modo a New Orleans.
Probabilmente la recente scomparsa del suo mentore Joe “King” Oliver, mor-
to a Savannah (Georgia) il 10 aprile dello stesso anno ed al quale Satchmo era molto
legato e con il quale aveva suonato dal 1922 al 1924, ne aveva risvegliato il mai sopito
amore per lo stile con il quale aveva iniziato e che sarebbe stato successivamente ripre-
so con le formazioni degli All Stars (dal 1946 al 1968).
When the Saints era un tema che Louis aveva appreso durante la permanenza
alla Waif’s Home nel 1913, avendo come insegnante di cornetta il maestro Peter Davis
(con il quale avrebbe continuato a tenere rapporti di stima e deferenza anche dopo
oltre 50 anni).
Lo stesso Louis riferisce in più occasioni di aver ascoltato il brano suonato dal-
le brass band nello stile dirge, lentissimo tempo di accompagnamento nel percorso di
andata ai funerali, seguito da una esecuzione con un tempo più veloce in stile dixie al
ritorno da questi (Louis Armstrong, intervista nel DVD della CBS The portrait Collection).
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Nel brano del 1938 Louis inizia presentandosi come Reverend Satchelmouth e
parodiando l’apertura di un sermone:
“Sisters and Brothers, this is Reverend Satchmo, getting ready to beat out this
mellow sermon for you. My text this evening is ‘When the Saints Go Marchin’ In.’ Here
come Brother Higginbotham down the aisle with his tram-bone. Blow it, boy.”
Danny Barker riferisce che quando la sorella di Louis, Beatrice -chiamata an-
che Mama Lucy- seppe della registra-
zione si addolorò moltissimo, ritenendo
-secondo la morale religiosa di quegli
anni- che fosse stata fatta una azione
commerciale basata su di un atto blasfe-
mo. Ma pare che Louis le abbia risposto
che quello che lui stava facendo non era
diverso dal giocare a Bingo in chiesa,
negli orari al di fuori delle funzioni reli-
giose, cosa che sua sorella regolarmente
faceva.
https://www.youtube.com/watch?v=g4Gd2dmzy2E
When the Saints 11
Numerosi musicisti, jazzisti e non, avrebbero inserito The Saints nel proprio
repertorio, anche se in verità il brano non è particolarmente amato dai professionisti
per la eccessiva semplicità e ripetitività del tema, che sembra non dare possibilità di
grande sviluppo solistico.
Alla Preservation Hall di New Orleans, dove si suonano anche brani su richie-
sta del pubblico, per eseguire When the Saints la quota dovuta a pagamento è andata
aumentando, nel corso degli anni, dagli originari 5 $, passando prima a 10 ed agli at-
tuali 20 $, proprio come deterrente!!!
When the Saints 13
https://www.youtube.com/watch?v=lERwPMiFrJM
Dopo aver proposto questo schema per alcuni anni, anche come sigla di chiusura
dei concerti, alla fine degli anni ‘50 fu costretto ad abbandonarlo in quanto il pubblico
amava comunque ascoltare The Saints da solo ed il più a lungo possibile.
When the Saints sarebbe diventato una icona di New Orleans, del Jazz e dello
stesso Armstrong, alle cui registrazioni si sarebbero aggiunte quelle di moltissimi altri
musicisti.
Il 29 gennaio del 1971, pochi mesi prima della morte (6 luglio), Satchmo in
concerto presso l’ U.S. Press Club di New York registrò per un’ultima volta The Saints
in una esecuzione sostanzialmente melodica e solo cantata, con il titolo Boy from New
Orleans, con le parole cambiate per adattarle alla presentazione di una sintesi della
propria vita. Il testo è riportato più avanti, nella sezione “Testo”. Questa sarebbe stata
anche l’ultima apparizione di Satchmo in palcoscenico.
Il sito Web di Tom Lord The Jazz Discography https://www.lordisco.com/ elenca ben
1071 varie versioni registrate del brano!
Quello che è certo è che quelli citati spesso come Autori, James Milton Black
e Katherine Purvis, nulla hanno a che vedere con il Saints del quale stiamo parlando.
Infatti il loro When the Saints ARE marching in, pubblicato nel 1896, è un
tema del tutto differente.
Successive partiture con titoli simili, ma ancora non esattamente quelle del
brano che tutti conoscono, si sarebbero avute negli anni successivi fino alla partitura
finale del 1927. Tra le altre:
- When the Saints March In For Crowning (1908),
- When All the Saints Come Marching In (1923),
- When the Saints Go Marching Home (1927 e finalmente
- When the Saints Go Marching In , pubblicato a Nashville,Tennessee, nel
1927 in un volume di raccolta di Inni Sacri, dal titolo Spirituals Triumphant,
Old and New, a cura di Edward Boatner, che pertanto viene accreditato da
molti Autori come l’ Autore del brano.
INCISIONI PRECEDENTI
Come già detto il disco DECCA di Armstrong del 1938 rappresenta la prima
incisione del brano in stile New Orleans tradizionale rispetto a numerose varie per-
formance di dischi precedenti, tutte eseguite da gruppi in stile religioso (i cosiddetti
Jubilee) ed anche da bluesmen e folk-singers. Ricordiamo alcune performance, assolu-
tamente gradevoli:
- Paramount Jubilee Singers (1923),
prima incisione assoluta del brano, un 78 giri Paramount (cat. 12073A). Anche se
l’etichetta riporta il titolo When all the Saints come marching in, il brano è quello
universalmente conosciuto.
- The Elkins-Payne Jubilee Singers (1924);
- Four Harmony Kings (1924);
- Atlanta’s Wheat Street Female Quartet (1925);
- Bo Weavil Jackson (1926);
- Alexander Deaconess (1926),
- Rev. E.D. Campbell (1927);
- Barbecue Bob Hicks (1927);
- Blind Willie Davis (1928);
- Pace Jubilee Singers (1929);
- Slim Duckett (1930);
- Clara Peach (1930);
- Sanctified Singers (1931).
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https://www.youtube.com/edit?video_id=F4j41IoBPdk
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TESTO
Come in tutti I casi di canzoni popolari non esiste una versione ufficiale del
testo.
Fermo restando lo schema AABA, il testo più comunemente utilizzato fa riferimento a
tutti o a solo alcuni dei versi seguenti, talvolta anche con modifica di singoli verbi e/o
sostantivi.
Oh, when the saints go marching in
Oh, when the saints go marching in
Oh Lord I want to be in that number
When the saints go marching in
Riportiamo di seguito il testo del brano Boy of New Orleans, cantata da Louis Arm-
strong sulle note di When the Saints.
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ACCORDI
Gli accordi di base sono di estrema semplicità, spesso arricchiti da specifici
passaggi che possano più adeguatamente esaltare lo stile adottato.
Se l’incisione del 1938 lanciata da Armstrong era in Sol, altri musicisti hanno registrato
anche in tonalità differenti.
Ad esempio, con un sintetico riepilogo, ricordiamo che Louis Armstrong nel 1938 suona
in Sol, così pure Wingy Manone.
- Bunk Johnson, Kid Ory, Teddy Buckner con Jack Teagarden, Chris Barber e lo stesso
Armstrong (in alcune sessioni successive) suonano in La bem.
- Sidney Bechet, Kid Thomas Valentine, Henry Red Allen, Turk Murphy e DeDe Pierce e
Wynton Marsalis suonano in Fa
- Lionel Hampton e Louis Armstrong con Peter Davis, suo maestro alla Waif’s Home,
in Mi bem.
- Benny Goodman e Al Hirt in Si bem.
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In sintesi:
When the Saints go marchin’ in
Autore: Edward Boatner, brano pubblicato nel 1927 su un tema derivato da uno Spiri-
tual Afro-Americano di autori sconosciuti.
Prima incisione conosciuta: Paramount Jubilee Singers, novembre 1923 su disco 78 giri
della Paramount (cat. 12073°). Facciata B: That Od Time Religion.
Prima incisione in stile New Orleans : Louis Armstrong & His Orchestra, 13 maggio 1938
su disco 78 giri della Decca. Facciata B: As Long As You Live (You’ll Be Dead If You Die).
Studio : DECCA RECORDS – New York, 50 West 57th Street.
Formazione : Louis Armstrong, tromba & vocal; Shelton Hemphill, tromba; Jack C. Hig-
ginbotham, trombone; Rupert Cole, clarinetto; Charlie Holmes, sax alto; Bingie Madi-
son, sax tenore; Luis Russel, piano & arrang.; Lee Blair, chitarra; Pops Foster, contrab-
basso; Paul Barbarin, batteria.
Durata del brano : 2’.44”
Schema del testo : AABA, cantato secondo lo schema domanda/risposta.
Tonalità : SOL.
Tonalità più diffusa : FA.
Tonalità appresa da Armstrong (Riformatorio della Waif’s Home) : MI bem.
Registrazioni di Louis Armstrong : 57.
Registrazioni di vari musicisti (Armstrong incluso) a tutto il 2017 : 1071.
I vari brani riportati nel testo sono reperibili su YouTube indicando titolo, nome dell’esecutore e anno di
esecuzione.
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Note
UN REPERTORIO PER L’ EARLY JAZZ
Il jazz, tutto il jazz, è una musica “colta”.
Può essere definita tale, in quanto rispetta i tre principi fondamentali che caratterizza-
no questo aggettivo.
I primi due assolutamente generali, il terzo specifico per chi desìderi essere non solo
fruitore, ma anche attore di questa musica.
I tre princìpi sono:
1) lo sviluppo nel tempo della forma musicale;
2) l’individuazione di soggetti “attori” di tale sviluppo;
3) il grado di “fungibilità” tra esecutori e fruitori.
Chiariamo meglio.
1) Una musica che cambia nel tempo, prende le mosse da intuizioni precedenti rece-
pendole e ampliandole, sviluppa le forme e le strutture da cui deriva, è musica “colta”.
2) Questo tipo di musica, capace di nutrirsi e rigenerarsi di continuo nel tempo, con-
sente di individuare compositori, autori, creatori ecc. che sono stati, sono o saranno i
protagonisti di questo rinnovamento, dando origine a stili, scuole ecc.
Questo criterio, unito al precedente, rafforza il concetto di musica “colta”.
3) Tali competenze saranno relativamente “alte”, nel senso che nel tempo viene svi-
luppato un know-how difficilmente emulabile da chi non è “del mestiere”. Si sviluppa,
cioè, una professionalità specifica, anche per ciascuno degli stili di questa musica e
dell’ ambito temporale di riferimento. Infatti anche uno stile si modifica gradualmente
nel tempo.
I primi sono quei brani nati nell’ambito jazzistico ed eseguiti nello stesso ambito, che
vanno quindi suonati quasi alla lettera, esattamente come un brano di musica classica.
Infatti sono definiti classici. Invece qualsiasi canzone, brano, motivo nato in un altro
ambito (classico, operistico, teatrale, popolare, per film ecc. ), una volta IMPORTATO
nell’ambito del jazz DEVE essere cambiato, trattato, variato, in funzione dello stile pro-
posto, quindi interpretato secondo i canoni dello stile proposto: altrimenti non “suo-
na” jazz.
Quello è uno standard.
Tratto da: G. Romano, The Confederate Jass Band - Guida al repertorio - De Frede, Napoli 2017
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L’AUTORE
Appassionato di jazz dal 1956. Ha suonato la
cornetta in una formazione trad napoletana dal
’62 al ’68, per poi riprendere nel 2011 con due
formazioni: La Confederate Jass Band e la New
Orleans Jazz Society ‘65.
È fondatore, insieme a Franco Astarita, della New Orleans Jazz Society ‘65.
Contatti: romanokem@gmail.com
Finito di stampare nel mese di marzo 2018
presso “A. De Frede Editore”
Via Mezzocannone, 69 - Napoli
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