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LA MUSICA E L’ACQUA
di Daniele Mutino

LA PROPAGAZIONE DEL SUONO NELL’ACQUA


Il suono è un evento psichico: non è un elemento oggettivo, ma piuttosto
l’elaborazione psichica prodotta dalla nostra mente nel percepire la vibrazione di un
impulso di onde che si propagano nello spazio.
Chiamiamo questa vibrazione con il termine onde sonore: esse sono generate da una
sorgente da cui viene prodotta energia.
Affinché, da tale sorgente, il flusso di energia delle onde sonore si generi
effettivamente, c’è bisogno che, nello spazio circostante, sia presente un “mezzo di
propagazione”, ossia una materia attraverso cui l’energia, sotto forma di vibrazione,
possa propagarsi.
Il mezzo di propagazione delle onde sonore più comune nella nostra esperienza è l’aria
presente nell’atmosfera, che è una materia allo stato gassoso; ma può però essere
anche un solido, come la terra, o, appunto, un liquido, come l’acqua: è possibile infatti
udire dei suoni anche immergendosi sott’acqua, dove non c’è aria.
Fuori dall’atmosfera terrestre, nello spazio, dove c’è l’approssimazione al vuoto - e
quindi non c’è aria, né acqua o altro mezzo di propagazione delle onde sonore - non
esiste alcun suono possibile.
Noteremo che, a seconda delle caratteristiche fisiche del mezzo di propagazione, il
suono avrà caratteristiche differenti, esaltando o meno determinate sue proprietà:
ad incidere sono in particolare la temperatura e la densità.
La densità, in particolare, varia a seconda se si sia in presenza di un materiale allo
stato gassoso (aria), solido (parete o terreno) o liquido (acqua).
Le onde sonore si propagano con maggiore intensità e per maggiore durata quanto
più alta è la densità del mezzo di propagazione. L’aria, essendo allo stato gassoso, ha
una densità minore e quindi, pur essendo il mezzo di propagazione più comune, è
anche quello più limitato dal punto di vista della forza (intensità) e della durata delle
onde sonore generate da uno stesso evento fisico.
La durata e l’intensità (o forza) sono due proprietà del suono che determinano anche
fino a quale distanza dal punto di emissione le onde sonore possano arrivare.
Relativamente all’acqua, famosi sono gli studi sui cosiddetti “canti” delle balene, che
sott’acqua, in un mezzo di propagazione liquido, e quindi più denso dell’aria, riescono
a comunicare con i loro versi attraverso grandi distanze.
Da notare anche che, nei loro canti, le balene utilizzano solo timbri molto semplici e
poche particolari frequenze sonore che riescono ad evidenziarsi nello stato liquido:
questo perché le caratteristiche fisiche del mezzo di propagazione influiscono non
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solo sull’intensità e la durata del suono (e quindi sulla distanza a cui questo può
arrivare), ma anche sulle altre due sue proprietà, l’altezza (ossia la frequenza
dell’onda sonora) e il timbro. I liquidi, in questo senso, limitano molto il suono
riguardo all’altezza (le frequenze) e al timbro, mentre il mezzo gassoso (l’aria) è quello
che valorizza maggiormente queste due proprietà, consentendo, sia nell’altezza sia
nel timbro, una maggiore diversificazione, flessibilità ed articolazione della
produzione sonora. Per questo motivo le creature marine, che vivono dentro una
materia liquida, usano poco i suoni per comunicare, con l’eccezione proprio dei
cetacei (balene, delfini, orche), una categoria di animali acquatici che, nel corso della
loro evoluzione, si sono adattati a vivere dentro il mare solo in un secondo momento,
provenendo dalle terre emerse: i cetacei, infatti, sono mammiferi e non pesci, e,
soprattutto, non hanno le branchie ed emergono ogni tanto fuori dall’acqua per fare
entrare l’aria nei loro enormi polmoni e potere respirare. Quando, nella loro
evoluzione, vivevano ancora sulla terraferma, all’aria aperta, usavano sicuramente il
suono come strumento di comunicazione e così, anche quando l’evoluzione li ha
portati a tornare nel mare, hanno mantenuto questa capacità, adattandola al nuovo
elemento liquido in cui vivono: così, a differenza dei pesci, hanno imparato a produrre
suoni dentro l’acqua e ad utilizzarli per comunicare.
Il fatto che la capacità dei cetacei di usare il suono dentro l’acqua derivi dal loro
passato evolutivo in cui vivevano sulla terraferma, ci ricorda che, in generale, è fuori
dell’acqua che gli animali hanno sviluppato la produzione sonora; e non è un caso che,
tra gli animali che vivono fuori dall’acqua, a distinguersi maggiormente
nell’articolazione, nella ricchezza e nelle funzionalità del suono, sono quelli che si
muovono nell’aria - uccelli, pipistrelli e alcuni tipi di insetti volanti – mentre,
all’estremo opposto, gli animali che vivono gran parte della loro esistenza sottoterra
o nelle grotte, usano il suono molto di meno o per nulla, e comunque in modo poco
articolato.
Faccio un ultimo esempio sulla relazione tra le caratteristiche fisiche del mezzo di
propagazione e le proprietà del suono: la cornamusa è uno strumento musicale etnico
a mantice, tipico dei paesi celtici, che si esalta quando viene suonato all’aperto in
ambienti molto umidi e nebbiosi: in queste condizioni atmosferiche, infatti, l’aria è
carica di acqua e per questo motivo il suono della cornamusa si amplifica molto e si
propaga più lentamente, durando più a lungo, con un effetto sonoro molto
suggestivo.

LO SVILUPPO DELL’UDITO NELL’UTERO MATERNO E LA SPIRITUALITÀ


Dei cinque sensi posseduti dall’essere umano, quello dell’udito è il primo ad attivarsi,
nel corso della vita del feto dentro il grembo materno: l’apparato uditivo è infatti già
completamente formato all’inizio del sesto mese di gestazione, ed è attivo da molto
prima.
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L’utero materno, per il futuro bambino, è essenzialmente un luogo sonoro, ed è fatto


di acqua: abbiamo detto che, quando il mezzo di propagazione del suono è liquido,
l’intensità e la durata delle onde sonore si amplificano; per questo motivo il liquido
amniotico in cui, dentro l’utero, il feto è immerso, amplifica e rafforza tutti gli eventi
sonori circostanti, dai suoni fisiologici e vocali prodotti dalla madre ai suoni e alle voci
che arrivano dall’esterno. Nell’utero si galleggia dentro il liquido amniotico, ma
questo liquido non è inerte, bensì è un liquido sonoro, che si caratterizza sia
emotivamente sia musicalmente, grazie al bordone ritmico, regolare ed incessante,
prodotto dal battito del cuore materno, che comunica al feto le emozioni della madre,
cambiando la sua velocità in base all’emozione provata. Esperienza preparto
musicalmente significativa per il feto è anche l’ondeggiamento che si produce quando
la madre incinta cammina, corre o danza. Questo matrice ritmica ha una valenza
positiva, motivo per cui nelle culture tradizionali, proprio per stimolare positivamente
il feto nel suo sviluppo, fino all’ultimo momento prima del parto le gestanti sono
invitate a danzare e cantare in occasione delle feste e, nella quotidianità, continuano
a svolgere attività che comportano spostamenti a piedi e movimento, anche se
evitando sforzi eccessivi.
Lo sviluppo precoce dell’apparato uditivo durante la gravidanza rende possibile
comunicare con il futuro bambino attraverso la voce sia della madre sia di altre
persone. Per questo motivo in molte culture tradizionali si usa cantare
frequentemente durante la gestazione, in particolare la stessa ninna nanna che si
canterà poi al bambino dopo la sua nascita: questo aiuterà a far sì che tale ninna
nanna abbia un effetto tranquillizzante sul neonato dopo il parto, perché questi,
nell’udire quella melodia, quelle parole e quella voce già note fin dall’era prenatale,
la assocerà al senso di protezione e benessere totale vissuto dentro l’utero materno.
La formazione precoce dell’udito nello sviluppo uterino - dove i suoni, grazie
all’ambiente liquido in cui si propagano, sono amplificati come esperienza totalizzante
– lo rende, tra i cinque sensi, quello più radicato all’interiorità; anche fisiologicamente
l’apparato uditivo si situa molto più internamente degli altri sensi, ben dentro la
calotta cranica. E l’interiorità è legata alla spiritualità.
Non a caso, quindi, la comunicazione cosiddetta “orale” - ossia basata sul circuito
voce/orecchie - favorisce un approccio tendenzialmente più interiore e spirituale
rispetto alla comunicazione scritta - basata sul circuito occhi/mano - ed è legata ai
rituali magici delle civiltà antiche, alla ritualità della narrazione e all’interiorizzazione
della memoria non scritta, oltre che, naturalmente, alla preghiera e alla musica. Nella
preghiera, attraverso il suono della voce umana ci si mette in relazione diretta con il
mondo soprannaturale; con la musica, attraverso eventi sonori di varia natura,
l’essere umano mette in relazione spirituale il proprio mondo interiore con quello
esteriore, sia nel senso della collettività sociale sia nel senso del soprannaturale. Non
è forse un caso quindi che, come evidenziato dal grande musicologo Marius
Schneider, in un po’ tutte le cosmologie delle varie civiltà umane, l’atto creativo
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primigenio è un gesto sonoro - la Voce, la Parola, il Verbo - e il mondo spirituale si


esprime principalmente attraverso atti sonori. Diretta derivazione di questo ordine di
valori è la misteriosa ed impalpabile armonia delle sfere celesti che, legandosi alla
visione mistica dei cori angelici, mette in relazione numeri, musica e astrologia, ed è
stata teorizzata e studiata nel corso dei millenni da mistici e studiosi di primo piano
come Pitagora, Platone, Boezio, Tolomeo e Keplero.
Ma vale la pena ricordare che tutto questo legame tra musica e spiritualità ha la sua
radice nell’acqua, in quanto è nel liquido amniotico dove prende forma il corpo
umano, provenendo dall’inconoscibile, che l’esperienza uditiva si fonda.
In questo senso, non è un caso che, nell’antica Grecia, le Muse - le divinità da cui ha
preso nome la musica - ispiravano poeti e musici che bevevano o si bagnavano ad una
particolare fonte a loro sacra, situata sulla montagna sacra del Parnaso/Elicona.

LA MUSICA SULL’ACQUA DI GEORGE FRIEDIRICH HAENDEL

Si tratta di tre concerti eseguiti per la prima volta nel 1717 sul fiume Tamigi per il re
d’Inghilterra Giorgio I e la sua corte, opera del grande compositore tedesco George
Friedrich Haendel. La particolarità di questi concerti è che sono stati concepiti per
essere eseguiti sul fiume Tamigi, con i musicisti posti su un barcone e il re con la sua
corte posti su un altro barcone. Di conseguenza, gli strumenti utilizzati sono in
prevalenza strumenti a fiato (ottoni) e percussioni, dal suono molto forte ed in grado
di essere sentiti in uno spazio aperto ed acusticamente poco favorevole quale è una
chiatta su un fiume. Lo stile è quello grandioso dell’ultimo Barocco musicale, con
grande influenza dello stile francese, ossia delle danze, ed un impatto estremamente
elegante, orecchiabile, e affascinante, come tutta l’estetica barocca. D’altra parte,
Haendel è autore anche della musica che oggi viene utilizzata come sigla della
Champions League: si tratta infatti di un compositore di grande spessore e profondità
ma allo stesso tempo anche molto attento alla fruibilità della propria musica,
all’impatto popolare che essa è in grado di avere sulla gente.

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