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LA MUSICA E L’ACQUA
di Daniele Mutino
solo sull’intensità e la durata del suono (e quindi sulla distanza a cui questo può
arrivare), ma anche sulle altre due sue proprietà, l’altezza (ossia la frequenza
dell’onda sonora) e il timbro. I liquidi, in questo senso, limitano molto il suono
riguardo all’altezza (le frequenze) e al timbro, mentre il mezzo gassoso (l’aria) è quello
che valorizza maggiormente queste due proprietà, consentendo, sia nell’altezza sia
nel timbro, una maggiore diversificazione, flessibilità ed articolazione della
produzione sonora. Per questo motivo le creature marine, che vivono dentro una
materia liquida, usano poco i suoni per comunicare, con l’eccezione proprio dei
cetacei (balene, delfini, orche), una categoria di animali acquatici che, nel corso della
loro evoluzione, si sono adattati a vivere dentro il mare solo in un secondo momento,
provenendo dalle terre emerse: i cetacei, infatti, sono mammiferi e non pesci, e,
soprattutto, non hanno le branchie ed emergono ogni tanto fuori dall’acqua per fare
entrare l’aria nei loro enormi polmoni e potere respirare. Quando, nella loro
evoluzione, vivevano ancora sulla terraferma, all’aria aperta, usavano sicuramente il
suono come strumento di comunicazione e così, anche quando l’evoluzione li ha
portati a tornare nel mare, hanno mantenuto questa capacità, adattandola al nuovo
elemento liquido in cui vivono: così, a differenza dei pesci, hanno imparato a produrre
suoni dentro l’acqua e ad utilizzarli per comunicare.
Il fatto che la capacità dei cetacei di usare il suono dentro l’acqua derivi dal loro
passato evolutivo in cui vivevano sulla terraferma, ci ricorda che, in generale, è fuori
dell’acqua che gli animali hanno sviluppato la produzione sonora; e non è un caso che,
tra gli animali che vivono fuori dall’acqua, a distinguersi maggiormente
nell’articolazione, nella ricchezza e nelle funzionalità del suono, sono quelli che si
muovono nell’aria - uccelli, pipistrelli e alcuni tipi di insetti volanti – mentre,
all’estremo opposto, gli animali che vivono gran parte della loro esistenza sottoterra
o nelle grotte, usano il suono molto di meno o per nulla, e comunque in modo poco
articolato.
Faccio un ultimo esempio sulla relazione tra le caratteristiche fisiche del mezzo di
propagazione e le proprietà del suono: la cornamusa è uno strumento musicale etnico
a mantice, tipico dei paesi celtici, che si esalta quando viene suonato all’aperto in
ambienti molto umidi e nebbiosi: in queste condizioni atmosferiche, infatti, l’aria è
carica di acqua e per questo motivo il suono della cornamusa si amplifica molto e si
propaga più lentamente, durando più a lungo, con un effetto sonoro molto
suggestivo.
Si tratta di tre concerti eseguiti per la prima volta nel 1717 sul fiume Tamigi per il re
d’Inghilterra Giorgio I e la sua corte, opera del grande compositore tedesco George
Friedrich Haendel. La particolarità di questi concerti è che sono stati concepiti per
essere eseguiti sul fiume Tamigi, con i musicisti posti su un barcone e il re con la sua
corte posti su un altro barcone. Di conseguenza, gli strumenti utilizzati sono in
prevalenza strumenti a fiato (ottoni) e percussioni, dal suono molto forte ed in grado
di essere sentiti in uno spazio aperto ed acusticamente poco favorevole quale è una
chiatta su un fiume. Lo stile è quello grandioso dell’ultimo Barocco musicale, con
grande influenza dello stile francese, ossia delle danze, ed un impatto estremamente
elegante, orecchiabile, e affascinante, come tutta l’estetica barocca. D’altra parte,
Haendel è autore anche della musica che oggi viene utilizzata come sigla della
Champions League: si tratta infatti di un compositore di grande spessore e profondità
ma allo stesso tempo anche molto attento alla fruibilità della propria musica,
all’impatto popolare che essa è in grado di avere sulla gente.