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GENERE: BLUES

STORIA ED EVOLUZIONE DEL BLUES


Il blues è un genere d’importanza capitale, poiché può essere senza
dubbio considerato il “padre” di tutta la musica moderna, dal
momento che ha cambiato le sorti della struttura e dei suoni del
mondo occidentale.
Questo genere è strettamente collegato al contesto socio-culturale
nel quale nasce: si tratta del Delta del Mississippi, nel Sud degli Stati
Uniti d’America, luogo in cui la tratta degli schiavi africani era più
cospicua (ricordiamo, infatti, che gli stati sudisti a cavallo tra ‘800 e
‘900 basavano la loro economia sulla possibilità di utilizzare schiavi
africani per i lavori più estenuanti, quali la raccolta di cotone o la
costruzione delle prime linee ferroviarie). To be blue infatti significa
“essere malinconici” riferito appunto alla condizione di disagio della
schiavo af ricano prima e del cittadino af ro-americano poi
(ricordiamo che la segregazione razziale avrà fine solo negli anni ’60
a livello legale)

Dunque, cosa conserva il blues della sua antica origine africana?


•La prevalenza della pulsazione ritmica sulla parte melodica
(sebbene non ci sia in questo genere l’utilizzo di percussioni).
•L’indeterminazione tra modo maggiore e modo minore, ovvero
quella posizione intermedia, chiamata blue note, che contribuisce
a creare quello stato di continua tensione emotiva, propria del
genere.
•La struttura antifonale di “call and response” (ovvero botta e
risposta): ad una frase melodicamente semplice ne segue un’altra
uguale o con una leggera variazione.
Dalla musica occidentale invece prende:
•Gli accordi e la progressione, cioè il fatto di concepire una
melodia su una progressione armonica.

Il blues deriva dalle work songs e dagli spirituals (che differiscono tra
loro solo per le tematiche, una laica, l’altra religiosa).
Le WORK SONGS sono appunto canti di lavoro intonati
spontaneamente dagli schiavi durante le durissime attività a cui
erano costretti. La base ritmica era ottenuta dal suono prodotto con
gli stessi strumenti di lavoro, ad esempio il rumore di un’ascia contro
un tronco di legno o il rumore delle stesse catene con cui gli schiavi
erano legati gli uni agli altri. La work song, dunque, aveva una
duplice funzione:
1) permetteva agli schiavi di trovare la forza per affrontare la fatica e
di “sfogarsi” perché spesso i testi erano storielle che parlavano di
ribellione al padrone in un linguaggio in codice
2) aiutava gli schiavi a mantenere letteralmente il “ritmo” del lavoro.

Gli SPIRITUALS avevano esattamente la stessa forma musicale delle


work songs ma erano canti canto spirituali, come dice lo stesso
nome, che venivano dedicati a Dio per alleviare i dolori e le
sofferenze della schiavitù.

Dunque, è difficile definire una data di nascita esatta per questo


genere. Si è soliti collocare l’inizio di questo genere negli anni ’20-’30
del ‘900, poiché è in questi anni che si definisce come “forma di
intrattenimento”.

La prima forma di blues è il RURAL-DELTA BLUES (rural inteso non


come campagna, ma come villaggio). In questa fase, il blues man è
un ONE MAN BAND, ovvero suona chitarra/armonica e canta. La
chitarra è appunto lo strumento principe di questa fase e lo stile è
quello del BOTTLE NECK, ovvero il collo della bottiglia di vetro usato
per ottenere l’effetto dello slide. Il tema prevalente è sempre il
malessere e il disagio che connotano le condizioni di vita del nero
afro-americano o spesso anche il dolore provocato dalle sofferenze
d’amore.
I musicisti di questa fase sono: ROBERT JOHNSON, MUDDY
WATERS, JOHN LEE HOOCKER, HOWLING WOLF.

Negli anni ‘30 – ‘40 i neri si spostano al nord quando i bianchi


iniziano ad interessarsi al genere, in particolare nella zona attorno a
Chicago. Nasce l’URBAN BLUES e i musicisti neri iniziano a suonare
nei locali pubblici per i bianchi e a guadagnare anche qualche soldo
dalla loro attività. Dato che i bianchi volevano da questo genere
innanzitutto che fosse ballabile, il blues in questo periodo prende la
sonorità del BOOGIE-WOOGIE. Dunque i neri si esibiscono in band
(generalmente quartetti) in cui si aggiunge il pianoforte, che ruba
alla chitarra il ruolo di strumento principale.
I musicisti di questa fase, che si aggiungono a quelli della fase
precedente, i quali continuano ad essere attivi sono: WILLIE DIXON,
BUDDY GUY, BO DIDDLEY, LITTLE WALTER.

In questo stesso periodo, particolarmente negli anni ’40, per


assecondare ulteriormente le esigenze d’intrattenimento poste dai
bianchi, si afferma il JUMP BLUES, un blues più veloce e più jazzy
suonato in orchestra nelle sale da ballo, dove ovviamente ruolo
fondamentale ricoprono anche i fiati. Subentra lo swing.

Negli anni ’50 è forte l’influenza del rock&roll (che non è nient’altro
se non il Rithm&Blues dei bianchi). Nasce, così, l’ELECTRIC BLUES in
c u i l a c h i t a r r a , s t a vo l t a e l e tt r i c a , g r a z i e a l l ’ i n ve n z i o n e
dell’amplificatore, si riprende il ruolo di strumento principale del
blues.
I musicisti di questa fase sono: HOWLIN’ WOLF, B.B. KING, MUDDY
WATERS, T-BONE WALKER.

L’Inghilterra, nel frattempo, scopre il blues e risponde all’America


con un’ondata di musica qualitativamente altissima. Negli anni ’60
si afferma, dunque, il BRITISH BLUES, con ERIC CLAPTON, JIMI
HENDRIX, JOE COCKER, YARDBIRDS, JOHN MAYALL.

L’America risponde con un ritorno alla tradizione: negli anni ’60-’70


si diffonde il TEXAN BLUES, che risente comunque inevitabilmente
anche del BRITISH BLUES, per quanto gli si voglia opporre.
I musicisti di questa fase sono: JOHNNY WINTER, STEVE RAY
VAUGHAN, ZIZZY TOP, BONNIE RAITT.
ASPETTI MUSICALI DEL BLUES
La struttura del blues è composta di 12 battute. Gli accordi utilizzati
sono tutti accordi di dominante, che contribuiscono a creare una
tensione dinamica di non risoluzione.

Ricordiamo, infatti, che un accordo di dominante è formato dalle


note 1 – 3 – 5 - b7 e che si costruisce sul V grado di una scala
maggiore (rivedere ARMONIZZAZIONE DELLA SCALA MAGGIORE in
ET). Nella musica occidentale questo tipo di accordo tende sempre a
risolversi sul I grado, cosa che nel blues invece non accade mai,
creando così una tensione continua.

C7 I C7 I C7 I C7 I
F7 I F7 I C7 I C7 I
G7 I F7 I C7 I G7 I

La scala blues sfugge a qualsiasi “regola” della musica occidentale


poiché nasce in maniera del tutto istintiva e contiene in sé elementi
derivanti dal mondo africano per il quale non esisteva la distinzione
tra scala maggiore e scala minore.
Analizzandola a posteriori potremmo schematizzarla così:

1 – b3 – 4 – b5 – 5 – b7 – 8

La nota tra il quarto e il quinto grado, ovvero il b5, è appunto


chiamata blue note, poiché conferisce alla scala la sonorità tipica di
questo genere.
CARATTERISTICHE VOCALI
-BACK PHRASING: il fraseggio non è mai esattamente sul battere
o in anticipo, ma sempre leggermente in ritardo, “indietro”
rispetto alla pulsazione.
-GLISSANDO E LEGATO: proprio perché non esiste una rigida
distinzione tra modo maggiore e minore, nel blues il cantante
imita con il glissando l’effetto dello SLIDE della chitarra tra una
nota e l’altra. Gli accenti ritmici del fraseggio sono resi sempre
mantenendo un’emissione legata.
-VOCE SPORCA ED ESPRESSIVA: la voce nel blues non è una
voce tecnica e pulita e l’obiettivo non è mai il virtuosismo fine a sé
stesso bensì la comunicazione del proprio disagio.

RIC. Le donne nel blues sono pochissime poiché questo genere è


associato comunque ad uno stile di vita molto dissennato, ma ci
sono alcuni nomi importanti: BESSIE SMITH, BONNIE RAITT, BIG
MAMA THORTON, COCO TAYLOR, BETTYE LAVETTE.

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