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Verso la metà degli anni '20 fino agli anni '40, gli stili degli anni precedenti sembravano

essere superati e
già si delineava un nuovo stile che, sulla base della musica suonata alla maniera di New Orleans e
Chicago, diede origine ad uno dei più importanti momenti del jazz, quello della sua massima
affermazione di pubblico: lo Swing.In quegli anni iniziò la seconda migrazione dei musicisti che si
spostarono da Chicago a New York.Lo swing può essere inteso inteso in due modi: swing inteso come
elemento ritmico della musica jazz, non facilmente trascrivibile su pentagramma quindi soggetto a
improvvisazione, e swing inteso come lo stile musicale degli anni trenta, che portò il jazz alla sua
massima popolarità.

Lo swing è stato considerato il genere musicale popolare americano degli anni '30 e '40, grazie
soprattutto alla grande popolarità delle orchestre del periodo, peculiarità che caratterizza lo swing. In
particolare grazie a bianchi che avevano reso popolare una musica che era in origine soprattutto nera.
quali soprattutto Benny Goodman e Artie Shaw;Ma le orchestre più grandiose erano senza dubbio quelle
dei neri:In particolare quella sofisticata di Duke Ellington e soprattutto quella di Count Basie , che
inventerà il cosiddetto sound di Kansas City, che sapeva swingare come nessun 'altra orchestra del
tempo.Queste grandi orchestre fissarono le fondamenta strutturali delle orchestre stesse, formate da tre
distinte sezioni di fiati: trombe, tromboni e sassofoni, che andavano dai tre ai cinque strumenti per
sezione, oltre ad una sezione ritmica formata da pianoforte, chitarra, contrabbasso e batteria. Le
orchestre suonavano la loro musica e si caratterizzavano per la personalità del loro leader il quale
definiva l'impostazione del suono della band attraverso gli arrangiamenti scritti. Completavano il quadro
le improvvisazioni dei solisti. Quindi le big bands diedero la naturale affermazione dei migliori solisti.A
seguito queste grandi orchestre fissarono le fondamentali caratteristiche strutturali delle orchestre
stesse, formate da tre distinte sezioni di fiati: trombe, tromboni e sassofoni in numero variante dai tre ai
cinque strumenti per sezione, oltre ad una sezione ritmica comune anche ai piccoli complessi, formata
da pianoforte, chitarra, contrabbasso e batteria.Le orchestre suonavano la loro musica e si
caratterizzavano per la personalità del loro leader il quale definiva l'impostazione del suono della band
attraverso gli arrangiamenti scritti.

Completavano il quadro gli interventi improvvisati dei solisti, cosicch´, l'affermazione delle big bands
corrisponde, allo stesso tempo, alla affermazione dei migliori solisti.A seguito della crisi americana del
1929, il jazz subi' un arresto, molti musicisti dovettero cambiare mestiere, e i pochi riuscivano a suonare
perche' ingaggiati nei locali gestiti da gangster. Grazie a questo il jazz sopravvisse, soprattutto nella città
di Kansas City, dove la vita notturna non ebbe praticamente interruzioni e crisi. Nell'era dello swing
nasceranno e cresceranno molti musicisti che poi avranno un'enorme influenza sulla successiva
rivoluzione del be bop degli anni '40, Louis Armstrong per esempio a cui si deve in particolare la
popolarità della Fletcher Henderson Orchestra , una delle più popolari del periodo. Un altro grande
musicista generato dall'era dello swing e che poi diventerà un maestro del bebop, fu il grande
sassofonista Lester Young (The Prez) , componente dell' orchestra di Basie con uno stile piu' cool, calmo
rispetto a quello piu' hot di Louis Armstrong.Da non dimenticare il cossidetto "padre del sassofono
tenore", Coleman Hawkins , il cui approccio era ricco di vibrato e di risonanza. La fine della crisi del 29,
verso il '35, sarà il periodo di maggior culmine commerciale dello swing, che contemporaneamente
segnerà il declino di questo genere.

Swing: la storia e la musica

A cura di Davide Rizzo

Lo Swing è un genere musicale nato negli Stati Uniti alla fine degli anni Venti del Novecento.

Fin dalla sua origine questo stile musicale si definisce per il caratteristico andamento “dondolante”
(“swinging”), sincopato e ritmato dell’esecuzione che lo impone immediatamente come genere popolare
in tutto il mondo: il periodo storico tra il 1935 e il 1946 verrà addirittura chiamato “Swing Era”.

Le radici dello Swing – come per il Jazz, del quale esso costituisce un’evoluzione – vanno ricercate nella
fusione della tradizione musicale africana con quella europea: nel “Melting Pot” del Jazz si incontrano le
influenze delle Marching Bands e delle Brass Bands (marce militari, folk, rag, polke e valzer), del Blues
(Spirituals, Gospels, Plantation Songs) e del Ragtime con la sua innovativa valorizzazione dell’accento
debole.

La culla dello Swing si individua in due città, Kansas City e New York, nei cui locali più famosi si
impongono le figure di spicco di Chick Webb, Count Basie, Duke Ellington e Benny Goodman: si apre
l’epoca delle Big Bands, orchestre fino a 20 elementi, nelle quali si fondono armoniosamente ritmo e
improvvisazione.

Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale inizia un periodo di declino e di offuscamento della
popolarità di questo genere che continuerà nell’immediato Dopoguerra: le Big Bands lasceranno il posto
a formazioni più compatte e il Jazz andrà in una direzione d’ascolto piuttosto che di ballo.

A cavallo tra gli anni ’80 e ’90 negli Stati Uniti si assiste ad un Revival dello Swing e una costante crescita
di interesse verso questo stile musicale, anche grazie alla popolarità di film come “Harry ti presento
Sally”, “Swing Kids” e “The Mask”.

Ai giorni nostri, lo Swing gode di ottima salute: sono ormai centinaia gli eventi e i festival ogni settimana
in ogni angolo del mondo e sempre più orchestre si interessano all’esecuzione di brani classici, sulla scia
dei grandi Band Leaders del passato.
Swing: il ballo (Lindy Hop)

A cura di Davide Rizzo

Parallelamente all’affermazione della musica Swing, intorno alla fine degli anni Venti assistiamo alla
nascita del Lindy Hop, uno stile di ballo altrettanto innovativo e coinvolgente che scatenerà l’entusiasmo
dei giovani americani.

Si tratta di un ballo di coppia nel quale convergono le influenze dei balli di origine europea (come il
Valzer) e i balli jazz di quel tempo (Charleston, Cake Walk e Black Bottom).

Dal punto di vista geografico e culturale, questo fenomeno si può inserire nell’ambito del “Harlem
Renaissance”, l’esplosione di vitalità della cultura afroamericana nel quartiere di Harlem, New York, che
si esprimerà anche nella letteratura e nel teatro.

In particolare nella sala di ballo del Savoy, sulla Lenox Avenue, assistiamo ad avvincenti gare tra diverse
scuole di ballo, seguite da centinaia di persone accorse ad acclamare i propri beniamini.

In quegli anni lo stile del Lindy Hop si definisce gradualmente e, a partire dai primi episodi di Break-away
(il temporaneo distacco dal partner) da parte della prima generazione di Lindyhoppers capitanati da
“Shorty” George Snowden, arriviamo allo stile orizzontale e alle evoluzioni acrobatiche dei giovani
Whitey’s Lindyhoppers, tra le fila dei quali si esibiscono Frankie Manning, Al Minns e Norma Miller.

Come per la musica, anche per il ballo la Seconda Guerra Mondiale porta a una brusca interruzione della
crescita di questa forma d’arte che, anche nei decenni successivi al conflitto, viene gradualmente
accantonata a favore di altri stili.

Il Lindy Hop però continua a sopravvivere a livello sotterraneo, in attesa del momento opportuno per
riesplodere… e il momento giusto è ovviamente il Revival Swing degli anni ’80 e ’90! Le nuove
generazioni di ballerini (soprattutto inglesi e svedesi) vanno alla ricerca degli artisti della Swing Era per
farsi insegnare tutti i segreti di questo ballo e favorirne il rilancio a livello planetario.

Ancora oggi il Lindy Hop è in crescita costante: sempre più appassionati partecipano ai workshop, ai
Festival e ai “Lindy Exchange” in tutto il mondo e sempre più curiosi si avvicinano a questo ballo,
scatenato quanto elegante e meravigliosamente in armonia con la musica!

evoluzione

Il jazz si è trasformato, nel corso del ventesimo secolo evolvendosi in una grande varietà di stili e
sottogeneri: dal dixieland di New Orleans dei primi anni, allo swing, delle big bands negli anni trenta e
quaranta, dal bebop della seconda metà degli anni quaranta, al cool jazz e al hard bop degli anni
cinquanta, dal free jazz degli anni sessanta alla fusion degli anni settanta, fino alle contaminazioni con il
funk e l'hip hop dei decenni successivi. L'uso di queste etichette non è stato poi molto gradito da tanti
musicisti (jazzisti) che preferiscono definire la loro musica semplicemente come jazz. Dopo gli anni 70 il
jazz è entrato a pieno diritto nella cosiddetta musica colta, entrando quindi nei corsi tenuti nelle scuole
musicali e nei Conservatori

gli anni 70

Nella seconda metà degli anni sessanta, l'irruzione del fenomeno della musica di massa, che in gran
parte s'imperniava sulle generazioni più giovani e sulla loro musica d'elezione, il rock, mise in difficoltà,
anche economica, la gran parte dei musicisti jazz. Quelli che non scelsero la critica radicale del free jazz e
che non sparirono dalla scena dovettero cambiare stile. Alcuni scelsero di accentuare il carattere funky
della loro musica fino ad apparentarla al funky e alla sempre più popolare musica soul-dance. Una
diversa tendenza cercava l'avvicinamento rock e all'elettronica, e portò alla nascita del cosiddetto genere
fusion. Molti critici ritengono che fra le prime incisioni fusion vi siano Hot Rats di Frank Zappa, il quale
sembrò avvicinarsi al jazz partendo dal rock con quest'album del 1969, ed il doppio album Bitches Brew
di Miles Davis (1970). Seguirono poi numerosi protagonisti, con nomi quali quelli di Weather Report (un
supergruppo comprendente alcuni ex musicisti di Miles Davis – Joseph Zawinul e Wayne Shorter – e la
nascente stella del basso Jaco Pastorius), Herbie Hancock, il trombettista Freddie Hubbard. Molte di
queste esperienze furono bollate dalla critica come commerciali (e alcune indubbiamente lo furono).

Origine del termine rock and roll[modifica | modifica wikitesto]

Rocking era un termine utilizzato dai cantanti gospel nel Sud degli USA per indicare qualcosa di simile
all'estasi mistica.[31][32] Il musicista blues Roy Brown la usò nel 1947 con un significato ironico nella sua
canzone Good Rocking Tonight (rifatta l'anno dopo da Wynonie Harris in una versione ancora più
scatenata), in cui la parola era apparentemente riferita al ballo, ma era in effetti una neanche tanto
nascosta allusione al sesso.[33][34] Questi doppi sensi non erano nuovi nella musica blues ma era la
prima volta che si sentivano alla radio.[35] La frase "rocking and rolling" era un'espressione secolare dei
neri per indicare balli o sessi sin dal diciottesimo secolo.[36] Dopo il successo di Good Rocking Tonight,
altri cantanti di rhythm and blues hanno usato titoli simili durante la seconda metà degli anni quaranta,
compresa una canzone intitolata proprio Rock and Roll, registrata da Wild Bill Moore nel 1949.[37][38]
[39] Queste canzoni erano riservate a un pubblico afroamericano (race music era il nome che veniva
usato nell'industria discografica) e non erano conosciute dal grande pubblico bianco.[40] Nel 1951 il dj
Alan Freed di Cleveland in Ohio su consiglio di Leo Mintz[41], sponsor del dj e negoziante di dischi che si
accorse dell'effetto che questo nuovo rhythm and blues aveva tra i teenager, nel 1951 ideò e condusse
un programma radiofonico che trasmetteva musica nera per il pubblico bianco: The Moon Dog House
Rock 'n Roll Party, e generalmente si attribuisce al titolo di questo show l'origine dell'espressione rock
and roll.[42] Il termine, con le sue allusioni al ballo, al sesso e al suono della musica, fece breccia anche
tra chi non ne coglieva tutti i significati.

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