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LA MUSICA LEGGERA - POPULAR MUSIC

La denominazione anglosassone pop music rimanda alla forma musicale


della CANZONE che:

1. Nasce nel Novecento


2. E’ altro, rispetto alla musica colta (musica classica)
3. E’ caratterizzata da una struttura ritmica e melodica
4. Si diffonde grazie ai nuovi mezzi di comunicazione di massa, come la
radio e i dischi in vinile

La pop music comprende tutta la musica moderna occidentale, all’infuori


della musica colta, del jazz e della musica etnica (popolare folklorica,
propria di ogni zona-regione).
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LA FUNZIONE DELLA MUSICA

La pop music prima di essere musica e’ un fenomeno sociale: i


giovani la utilizzano nella vita quotidiana con finalità che vanno oltre la
sfera artistica. La utilizzano per ballare, per protestare, per stare insieme,
per riconoscersi come gruppo. Quel che conta non e’ il suo linguaggio ma
l’uso che se ne può fare.

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Intorno al 1950, si delineano due tendenze che incideranno profondamente
la pop music:

1. Negli Stati Uniti negli anni 50 sulla scia del rock and roll, nasce la
musica rock che subirà continue trasformazioni; si tratta di una musica
con una potente carica emotiva ed eseguita da formazioni strumentali
semplici (voce, chitarra elettrica, basso elettrico e percussioni).
2. In Inghilterra negli anni 60 il movimento beat rivaluta gli stili ritmici
afro-americani, fa largo uso di chitarre con amplificazione e si
affacciano gruppi come i Beatles e i Rolling Stones.

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Per questi motivi, la pop music ha bisogno di un linguaggio semplice le
cui principali caratteristiche sono:

1. Ritmo scandito dalla batteria


2. Armonia affidata alle note del basso elettrico e della tastiera
3. Melodia eseguita dalla chitarra elettrica (o da strumenti come il
sax).

4. Ripieno armonico, ossia insieme di voci, archi, tastiere, sax che


rendono consistente la sonorità della partitura.

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Anche se la pop music e’ considerata una novità sociale, la sua
grammatica rispecchia il linguaggio dato dai grandi compositori, dato
dall’alternanza di temi (che diventano strofe e ritornelli) e da virtuosismi
(alla chitarra) non certamente paragonabili e confrontabili con quelli di
Listz o Paganini.

La forza di questa musica è l’alta capacità di riproduzione a orecchio che


la fa diventare la forma musicale più diffusa nel mondo.

La pop music trova la prima espressione musicale nella

CANZONE
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ORIGINI EUROPEE DELLA CANZONE
E’ a Parigi prima e poi a Vienna che nascono i cafe’ concerto, quei luoghi
(sale da tè e da caffè) in cui i parigini e i viennesi si ritrovano per parlare
mentre ascoltano musica. Quel tipo di musica deriva dai Lieder tedeschi
(le cosiddette romanze da salotto) in cui una voce (femminile prima,
maschile a seguire) veniva accompagnata dal pianoforte, parlando per lo
più d’amore.

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In Italia queste composizioni si
trasformano nella canzone che apparirà
prima a Napoli per poi espandersi a
macchia d’olio in tutto il paese e che
porterà alla nascita di competizioni
musicali come il Festival di Sanremo,
il quale rispecchia le tendenze musicali
della nascente musica leggera. I temi della
canzone come vedremo, riguarderanno
l’amore come la guerra, l’amicizia e l’odio;
ossia tutti quei temi che la società iniziava
a vivere con più libertà.

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Il Festival di Sanremo 1951/1961
Dopo aver ascoltato i brani di questi primi
anni del Festival, prova a riassumerli
seguendo queste domande:

1. sono brani lenti o veloci?


2. i temi dei testi sono impegnativi?
3. le voci sono prevalentemente acute
o gravi?
4. le canzoni hanno un ritmo
incalzante? incisivo?
5. l’età dei cantanti è giovanile?
6. secondo te, a quale fascia d’età
erano rivolti i brani?
7. i cantanti potevano essere
considerati dei divi per i giovani di
allora?

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ROCK’N ROLL

Letteralmente significa “oscilla e rotola” ed è la musica da ballo e vocale


che si afferma negli Stati Uniti dopo gli anni ‘50.

La presa sui giovani è forte e immediata come lo è anche la sua


opposizione da parte degli adulti, giudicando questo tipo di musica troppo
trasgressiva, violenta e pericolosa.

Negli anni successivi il ROCK definisce tutta la musica giovanile,


rispecchiando la nuova società, soprattutto delle metropoli americane.
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Gli strumenti del ROCK
● le PERCUSSIONI esprimono l’energia, lo sfogo improvviso, l’istinto
● le CHITARRE ELETTRICHE con i distorsori a rappresentare la
distorsione emotiva
● il CANTANTE “URLATORE” esprime nei testi la sua forza. Il cantante
solista o il frontman del gruppo diviene un’icona di un modo di vivere
e di pensare che verrà imitato dai giovani, nelle movenze e addirittura
nei vestiti.

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BEAT
La risposta dell’Inghilterra fu la nascita di 2
grandi gruppi, molto diversi fra loro:

● i BEATLES - promuovono una musica più


elegante, controllata, di maggiore
cantabilità

● i ROLLING STONES - rispondono con


una musica più dura e incisiva, che
risulta influenzata dal rock di oltre
oceano
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In America, prima dell’arrivo del rock e del suo stravolgimento, si diffonde la
musica folk, che recupera lo stile del canto solistico in performance individuali,
dove c’è un unico musicista che canta, accompagnandosi con la chitarra acustica e
talvolta con l’armonica a bocca.

Nelle loro canzoni, i temi sono trattati con testi molto curati, a volte andando contro
il sistema come nelle canzoni di protesta, ma caratterizzate da una musica
orecchiabile, una melodia fluida, una vocalità espressiva molto lontana dalle
asprezze del rock.

Sono esempi di questo genere:


BOB DYLAN (famoso e apprezzato cantautore del brano
Blowin’ in the wind)
SIMON & GARFUNKEL (il cui brano più famoso
The sound of silence è oggetto, ancora oggi, di molte cover)
● le cui voci hanno un timbro leggero a volte sussurrato
● cantano all’unisono - o a intervalli di 3° o 6°
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ARRIVANO I GRANDI CONCERTI
Il ROCK inizia a sostituirsi al passato ROCK’N ROLL in modo travolgente e richiede
spazi sempre più grandi per un pubblico sempre in aumento.
Nasce così nel 1969 il festival di WOODSTOCK, nello stato di New York, dove
raccoglie più di 500mila giovani che per 3 giorni (dal 15 al 18 agosto) invadono la
collina a suon di musica...

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E’ un raduno pacifista, un’esperienza di vita
in comune. Si dorme nelle tende o sui prati e
si mangia insieme. Sul palco per tre giorni, si
succedono artisti per cantare gli ideali di
libertà e di pace. Per protestare contro ogni
forma di razzismo, contro il consumismo,
contro la cultura ufficiale, contro gli orrori
della guerra del Vietnam.
Chiude il “raduno” un giovane chitarrista,
sregolato e provocatorio della vita come
nell’arte.

E’ Jimi Hendrix, interprete del rock molto duro. Esegue l’inno americano
distorcendone i suoni, pizzicando le corde della chitarra con i denti, in segno di
ribellione.
Quasi tutte le sue esibizioni finiscono con strumenti che vengono distrutti per un
pubblico in delirio.
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E in Italia?
Nella penisola l’influenza del Beat inglese, diede i natali a una generazione di
cantautori che videro in Lucio Battisti uno dei loro maggiori esponenti.

Le prime band erano formate da chitarra, basso, batteria e tastiere e i brani


venivano incisi sui 33 giri, dando la possibilità di registrare più brani per lato.

I testi trattano argomenti come la noia, gli amori mancati, la difficoltà di vivere e
comunicare.

I cantautori fanno compiere un notevole salto di qualità alla canzone italiana, che
fino ad ora era caratterizzata da cantanti di una certa età e con canzoni semplici
che assomigliano a delle filastrocche.

http://www.canzoneitaliana.it/la-nascita-dei-cantautori
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fonte: http://cle.ens-lyon.fr/italien/arts/musique

Molti grandi successi degli anni ’60 e ’70 si devono ad alcuni eccezionali talenti che lavoravano “dietro le quinte”
come autori, talent scouts, compositori, direttori d’orchestra e arrangiatori. Il musicista italiano contemporaneo più
noto nel mondo, Ennio Morricone, non fu solo compositore di musica colta, ma anche eccezionale arrangiatore di
canzoni (come Sapore di sale) e per cantanti di successo come Paoli, Morandi, Vianello, la Pavone, Mina, anche se
è più noto per le colonne sonore di una enorme quantità di film celeberrimi, a partire dalla serie dei “Western
all’italiana” di Sergio Leone (da Per un pugno di dollari in poi). Anche Nino Rota, un altro grandissimo
compositore di musica colta, non disdegnò di scrivere canzoni leggere, e soprattutto colonne sonore, in particolare
per i film di Federico Fellini, e quella per Il padrino che nel 1972 gli valse l’Oscar (Parla più piano). Eccezionale
autore di testi e talent scout, soprattutto dei teen-ager dei ’60, fu Franco Migliacci, che dopo aver scritto assieme a
Modugno Nel blu dipinto di blu e collaborato con lui per altre sue fortunatissime canzoni (Pasqualino Maragià,
Addio addio, Selene, e altre), lanciò Morandi, la Pavone, Nada, e compose canzoni famosissime anche per molti
altri.

Tra gli autori di canzoni, nessuno produsse una quantità incredibile di grandi successi come Mogol (pseudonimo di
Giulio Rapetti), che spaziò nei generi più svariati, tanto che è difficile trovare cantanti, singoli e gruppi, che nei ’60
e ’70 non cantassero suoi testi. Ma oltre a scrivere testi per tutti i più famosi cantanti, dalla seconda metà dei ’60
Mogol avviò un eccezionale e duraturo sodalizio artistico con il più grande musicista pop italiano, Battisti.
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Lucio Battisti (1943-98), laziale, esordì nella seconda metà dei ’60
componendo musiche per altri come Per una lira per I Ribelli e
29 Settembre per il complesso Equipe 84 (una bomba di originalità,
che suggerì l’accostamento di Battisti ai Beatles per l’innovatività
della sua musica pop, fusione tra rhytm‘n blues americano, rock
ballad inglese e melodia italiana).
Nel ’68 arrivò la consacrazione definitiva, con molte canzoni, tra le
quali Nel sole e nel vento nel sorriso e nel pianto, forse la più bella
tra le soul-ballad di Battisti, e Balla Linda, il suo primo successo
come cantante. Nel ’69 arrivò anche il successo come interprete, con
Un’avventura, presentata al festival di Sanremo. Dopo avere
pubblicato il primo album, Battisti chiuse gli anni ’60 con veri e
propri exploit: Acqua azzurra acqua chiara, 7 e 40, Dieci ragazze,
Mi ritorni in mente (che rimase in testa alle vendite per un mese
intero!), oltre a canzoni di enorme successo cantate da altri, come Il
paradiso (tradotta da un gruppo beat britannico, andò in vetta alla
Hit parade inglese, poi fu incisa da Patty Pravo).

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Dal 1970 iniziò la collaborazione con Mina, per la quale compose
brani straordinari come Insieme e Amor mio, che egli interpretò
anche direttamente (o a volte duettavano, e si scambiavano i brani,
dal vivo, in Tv). Impressionante la sequenza di grandi canzoni tra il
’70 e il ‘71, anni nei quali la coppia Mogol-Battisti dominò la hit
parade, sia quelle cantate personalmente (Fiori rosa fiori di pesco,
Anna, Emozioni, Il tempo di morire, e due ballate tra le più popolari
della storia della canzone italiana: La canzone del sole, e Anche per
te), sia quelle composte per altri (E penso a te,
Eppur mi son scordato di te, Amore caro amore bello). Battisti fu
impareggiabile per prolificità creativa. Dopo il primo album nel
’71, nel ’72 ne uscirono ben due: Umanamente uomo: il sogno (con
I giardini di marzo) e il capolavoro Il mio canto libero, con la
canzone omonima, Io vorrei non vorrei ma se vuoi, e La luce
dell’est.

Nel ’73 un altro album poi un lungo viaggio in America latina e tanti altri successi.
L’ultimo capolavoro della collaborazione Mogol-Battisti fu Una giornata uggiosa, del 1980, di livello inferiore ai precedenti. Gli
anni successivi, fino all’improvvisa scomparsa nel 1998, furono segnati da una svolta radicale verso una musicalità sempre più
basata sull’elettronica e sulla netta riduzione della vocalità. Va ricordato che già dal ’76 Lucio Battisti aveva compiuto una scelta
ancora più drastica di quella di Mina: nel momento di maggior successo, pose fine alle sue – già rare – comparse pubbliche, e
rimase una pura voce, senza alcun contatto né diretto né televisivo con il pubblico.
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Molte le novità degli anni ‘70. Mentre proseguiva, o cresceva, il successo dei grandi già emersi nei ’60
(Battisti e Mina su tutti, ma anche Celentano, Patty Pravo, la Vanoni, De Andrè, Gaber e altri), emersero nuovi
protagonisti, tra i quali soprattutto una seconda generazione di cantautori, principalmente in Emilia (sull’asse
Bologna-Modena-Reggio) e a Roma, ma anche a Milano e altrove: in Emilia, dopo Francesco Guccini emerse Lucio
Dalla (poi, negli ’80-‘90, Zucchero, Ligabue e Carboni); a Roma, Francesco De Gregori, Antonello Venditti, Claudio
Baglioni, Riccardo Cocciante; a Milano, a Genova e altrove: Angelo Branduardi, Roberto Vecchioni, Edoardo
Bennato, Ivano Fossati, Paolo Conte, Franco Battiato, dei quali parleremo tra poco.

Inoltre, parecchi che avevano iniziato come autori (es: Paoli, Battisti, Conte, Guccini) si misero a cantare in prima
persona le loro canzoni, e questo ridusse il repertorio disponibile per i cantanti “puri”. Diminuì la quantità, ma
certamente aumentò la qualità sia dei testi che della musica.

Il clima politico-sociale del “lungo Sessantotto”, con le lotte studentesche, operaie e femministe, lasciò traccia nella
canzone “impegnata”, soprattutto nei nuovi cantautori, per quasi tutti gli anni ’70. Sparirono di colpo le “canzoni da
spiaggia” e i balli giovanili dei primi anni ’60, declinarono il beat e la moda dei festival canori. La canzone melodica
non venne meno, ma il suo “tempio”, il festival di Sanremo, ebbe alla metà dei ’70 il suo periodo di minore appeal.

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Penetrarono anche in Italia l’influenza della musica rock anglo-americana, e la nuova moda dei concerti
rock, che erano al contempo grandi raduni giovanili di massa (spesso con valenze politiche); tramontò la
musica beat, e dalla Gran Bretagna si diffuse il progressive rock, con un gigante come Elton John (
Crocodile Rock), il cantante che ha venduto più dischi al mondo, e gruppi come i Genesis, i Pink Floyd (The
wall), i King Crimson, i Jethro Tull, i Procol Harum, i Deep Purple.
Ispirati a questi, emersero anche in Italia gruppi di rock progressivo di fama internazionale: la PMF (sigla di
Premiata Forneria Marconi), col grande musicista Mauro Pagani; il Banco del Mutuo Soccorso; gli Area,
con la grande voce di Demetrio Stratos, caratterizzati per la loro musica militante, fin dal primo album del
’71 (Arbeit Macht Frei); Le Orme; i New Trolls (soprattutto con Concerto grosso del ’71, su musica
composta da Bacalov).
Ben più che dai grandi concerti (che coinvolgevano solo alcune fasce di giovani), i modi di fruire la musica
a livello di massa furono radicalmente cambiati da due novità di enorme portata.

Nel 1975 nacque a Milano la prima radio privata, e quattro anni dopo ce n’erano già 4.000!

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Nel 1979 una sentenza della Corte costituzionale liberalizzò anche le TV private (purché operassero
in ambito locale, recitava la sentenza, peraltro del tutto disattesa): così nacque la TV commerciale.
Ma furono le radio locali, più che la TV, a cambiare profondamente la fruizione della musica.
L’altra grande novità dei ’70 fu la diffusione delle audiocassette, che potevano registrare e duplicare
la musica trasmessa alla radio; alle audiocassette seguirono, negli anni ’80, i CD (compact disc), di
qualità sonora molto superiore: la facile riproducibilità delle audiocassette, e poi dei CD, ebbe
ovviamente forti ripercussioni sul mercato discografico, con l’erosione delle vendite dovute alla
“pirateria” dei consumatori. L’enorme aumento dell’ascolto, reso possibile da radio libere,
audiocassette e CD, contribuì anche ad “accorciare la vita” delle canzoni, che divennero obsolete
molto più rapidamente. Inoltre, tutte le case discografiche italiane vennero acquisite e incorporate
dalle multinazionali del settore (Wea, Cbs, Decca, Emi, Rca, Phonogram), e nel nuovo assetto
dell’industria musicale acquisirono un ruolo fondamentale le figure, spesso coincidenti, dei talent
scout e dei produttori.

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Lucio Dalla (Bologna, 1943), cantautore di eccezionale estensione e
duttilità vocale, dopo avere partecipato più volte senza fortuna al Cantagiro
e a Sanremo nei ‘60, divenne celebre al Festival di Sanremo del ’71 con
4 marzo 1943 (scritta dalla poetessa Paola Pallottino con il titolo originario
Gesù Bambino, che fu però censurato) che ottenne enorme successo in
Italia e all’estero, con quella sua tipica fusione di elementi jazz e folk.
Seguirono Il gigante e la bambina (scritta per Ron, vedi dopo), Itaca,
Piazza grande e poi tre album.
Dal ’77 decise di fare tutto da solo, testi e musica, e fu il trionfo di
Com’è profondo il mare, di un grande tour di concerti con De Gregori
(sodalizio più volte ripreso) e di due album con canzoni come L’ultima
luna, Stella di mare, Cosa sarà, e soprattutto L’anno che verrà (scritta nel
’78, pochi mesi prima della tragedia di Aldo Moro), che sembrò il segnale
in musica della fine dell’epoca dell’impegno politico rivoluzionario. Nei
primi anni ’80 alternò la composizione di molte colonne sonore di film a
tour trionfali in tutto il mondo; nel 1986 incise Bugie (con Se io fossi un
angelo), e l’anno dopo la sua canzone più celebre, Caruso, dedicata al
grande tenore, in uno stile in bilico tra la romanza lirica e la canzone; poi
un altro tour trionfale con Morandi, e nei ’90 Attenti al lupo (firmata da
Ron) e molti altri successi.
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La cosiddetta “scuola romana” comprendeva alcuni grandi cantautori che, a differenza della generazione dei ’60, costruirono un
rapporto sempre più stretto con il rock, il pop e il folk internazionale.

Francesco De Gregori (Roma, 1951) è stato definito “il principe” dei cantautori, la malinconica voce narrante dei dubbi,
ambiguità e crisi dell’uomo d’oggi. Ispirato dalla lezione di Bob Dylan, iniziò assieme a un altro cantautore romano, Antonello
Venditti, poi le loro strade si separarono. Nel biennio ’73-’74 pubblicò i due album Alice non lo sa e Francesco De Gregori (con
brani come: Alice, Niente da capire); nel ’75 toccò il successo anche commerciale, con l’album Rimmel, cui seguirono Buffalo
Bill, De Gregori (con singoli famosi come Generale e Ma come fanno i marinai) e, nel ’79, Viva l’Italia e Banana Repubblic, un
tour trionfale fatto insieme a Dalla, Ron e gli Stadio. I suoi capolavori furono probabilmente l’album del 1982 Titanic (con L
a leva calcistica della classe ’68 e altre), e l’anno dopo il singolo La donna cannone, considerato uno dei capolavori della
canzone italiana. Di grande pregio è anche il singolo La storia (del 1985, all’interno dell’album Scacchi e tarocchi). Tra la fine
degli ’80 e i ’90, ormai con il prestigio della star internazionale rock, produsse altri album nei quali affrontò con forza temi
politici, in Canzoni d’amore del 1992 e in Prendere o lasciare del 1996.

Antonello Venditti (Roma 1949), ispirato al canto urlato alla Elton John, iniziò riallacciandosi al folk aspro e dialettale, con
Roma capoccia (’72), che costruì la sua popolarità e il suo forte legame con la città capitale; dopo canzoni come A Cristo che gli
crearono problemi con la censura, ebbe grande successo con Campo de’ Fiori, Lilly, Sara, Sotto il segno dei pesci,
Buona domenica, nelle quali espresse la sua vena di trascinatore di folle. La sua popolarità proseguì negli ’80 con diversi album,
tra i quali In questo mondo di ladri, in cui continuava a manifestare il suo impegno politico.

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Claudio Baglioni (Roma 1951), compose canzoni incentrate su amori acerbi e innocenti
e tematiche intime, che fin dal suo secondo album del ‘72 (Questo piccolo grande amore)
lo resero un idolo dei giovanissimi, e dominatore di hit parade, in particolare con la
canzone che dava il titolo al disco, considerata da alcuni la più popolare canzone italiana.
Lo stesso stile accompagnò tutta la produzione dei ’70, da E tu… a Sabato pomeriggio, E
tu come stai? fino al trionfale Strada facendo del 1981, e poi all’album La vita è adesso.
Dopo una crisi legata anche alla contestazione subita nel 1988 per il tono giovanilistico e
disimpegnato della sua musica, riemerse con produzioni più mature nei ’90 come Io sono
qui.

Riccardo Cocciante (1946), cresciuto a Roma ma influenzato anche dalla musica


francese, unico nell’impatto emotivo delle esecuzioni (di solito accompagnate dal
pianoforte), divenne famoso con Bella senz’anima nel ’74, e Quando finisce un amore (in
un album arrangiato da Ennio Morricone), cui seguirono L’alba, Margherita, E Io canto,
Celeste nostalgia che gli diedero fama internazionale. Negli anni ’80 collaborò con
Mogol, duettò con Mina nella famosa Questione di feeling, compose La grande
avventura, l’album della piena maturità, poi vinse Sanremo nel ’91 con Se stiamo insieme,
e in Francia, dove visse a lungo, compose opere teatrali tra cui Notre Dames de Paris.
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Rino Gaetano (1950-Roma 1981) fu un vero outsider della scena
romana con le sue ballate folli, giocose, ironiche e surreali, prima
dell’improvvisa e prematura scomparsa: molto popolari, dal ’75 in
poi: Ma il cielo è sempre più blu, Mio fratello è figlio unico, Berta
filava, e soprattutto Gianna. Famosa fu la sua interpretazione della
canzone di Cocciante A mano a mano.
Renato Zero emerse alla metà degli anni ’70 puntando molto
sulla teatralità dei suoi spettacoli, sul travestitismo (una versione
leggera di David Bowie) e sulla provocazione, ma anche su
canzoni molto fruibili e popolari: dopo Mi vendo, l’album
Zerolandia del ’78, con Triangolo e Sbattiamoci, che aggregarono
attorno a lui folle di fans, da lui detti “sorcini”. Dopo altri album e
performances ove il gusto del grottesco scadeva talora nel kitsch,
passò nei ’90 ad atteggiamenti più pacati.

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Roberto Vecchioni (Milano 1945), professore di lettere classiche al liceo, compose a lungo
per altri interpreti, prima di incidere direttamente canzoni raffinate, anche con riferimenti
letterari, e da lui interpretate con grande energia ed entusiasmo. Luci a San Siro, nel ’71, fu la
prima canzone di successo, che già conteneva molti dei suoi temi ricorrenti: la nostalgia per la
gioventù, l’amore per una donna irraggiungibile, la paura del futuro, oltre a temi politici che
emersero via via; poi Velasquez e nel ’76 la sua canzone più celebre, Samarcanda, cui seguirono
Canzone per Sergio, Stranamore (anche questo è amore), Signor giudice (all’interno
dell’album Come salvarsi la vita), e molti altri album, fino al ritorno e al trionfo a Sanremo nel
2011 con Chiamami ancora amore.

A Milano emersero negli anni ’70 anche Angelo Branduardi, particolare per l’intreccio di
tradizioni musicali diverse e per l’atmosfera sognante di molte delle sue canzoni, tra le quali le
celebri Alla fiera dell’est e Cogli la prima mela (con sonorità celtiche); Fabio Concato, col
suo canto jazzato che conobbe il primo grande successo con Domenica bestiale; Eugenio
Finardi, che esordì come uno dei primi rockers, poi divenne un cantautore sensibile e raffinato:
i suoi primi successi, del 1975, furono La musica ribelle ed Extraterrestre, che divennero
classici del decennio; poi il declino della militanza politica, che lo aveva molto coinvolto, segnò
una fase di crisi da cui uscì nell’ ’87 con l’album Dolce Italia, e poi con La forza dell’amore, e
altri album di spessore negli anni ’90. 29
Il genovese Ivano Fossati ebbe una prima notorietà nel contesto del rock progressive nel gruppo dei Delirium,
con la hit Jesahel nel ’72; poi proseguì da solo, sia come autore di successi di molte cantanti (Pravo, Mia Martini,
Bertè, Oxa) e collaboratore del concittadino De Andrè, sia come cantautore, attraversando fasi diverse, dal rock
all’intreccio tra diverse sonorità (blues, folk, reggae, pop, rock), arrangiamenti e testi, con canzoni ad un tempo
colte, spesso impegnate sul piano civile e politico (da Il disertore fino alla recente Cara democrazia), ma sempre
fruibili dal largo pubblico.

I cantautori dominarono la scena musicale dei ’70, ma ovviamente non la occuparono per intero. Nel recupero-
rinnovamento della tradizione si collocarono la diffusione della musica da ballo liscio, per impulso dell’orchestra
di Raul Casadei, e (con ben altro spessore) il rinnovamento della canzone napoletana legato alla Nuova
Compagnia di Canto Popolare. Il gruppo, di cui fece parte anche il cantautore Eugenio Bennato, ripropose
canzoni antiche (dal ‘300 al ‘700) e recenti, come Tammuriata nera del 1944, in una forma originalissima di folk
revival che conquistò grande popolarità nei ‘70. Collegata a questa esperienze, la cantautrice napoletana Teresa
De Sio lanciò, tra le altre, Voglia e turna’, che segnò la rinascita della canzone napoletana moderna, contaminata
da inflessioni rock. Tale rinascita ebbe come principale protagonista Pino Daniele (i suoi primi successi: nel ’77
‘Na tazzullella ‘e cafè, poi Je so’ pazzo), divenuto negli ’80 uno dei musicisti italiani più conosciuti nel mondo.
Un altro napoletano, Eduardo De Crescenzo, cantò una fortunatissima canzone di Migliacci: Ancora (1981).
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La tradizionale canzone melodica ebbe alcuni interpreti già emersi nei ’60, come Massimo Ranieri (che però si dedicò
soprattutto al teatro, salvo la fortunatissima Perdere l’amore) e Albano, ora in coppia con la moglie Romina Power
(Acqua di mare; Felicità, Ci sarà). Fausto Leali, dalla inconfondibile voce roca e aggressiva, ebbe due momenti di gloria
a grande distanza di tempo: alla fine dei ’60, con A chi, Angeli negri, Debora, e poi alla fine degli ’80 con Io amo,
Mi manchi, Ti lascerò (che vinse Sanremo in coppia con la Oxa).

Sempre nell’ambito della musica leggera “facile”, ebbero una breve stagione di fama anche internazionale i Nuovi Angeli
(con Donna Felicità); e gruppi molto più longevi come il quartetto genovese (poi terzetto) dei Ricchi e Poveri, per tutti i
’70 e ’80 in vetta alle hit di vendite (tra i tanti successi: La prima cosa bella, Che sarà, Penso sorrido e canto,
Sarà perché ti amo, Se m’innamoro), e i Pooh, che dopo l’esordio nel ’68 con Piccola Katy, esplosero nei primi anni ’70
con Tanta voglia di lei e Pensiero, e continuarono a rimanere in auge nei decenni successivi (ad es: Canterò per te).

Anche tra le cantanti si affermarono nuovi volti, dal timbro vocale e dallo stile molto personale. La toscana Nada, che si
era messa in luce appena sedicenne a Sanremo nel ’69 con Ma che freddo fa, due anni dopo vinse con Il cuore è uno
zingaro (in coppia con Nicola Di Bari), per poi passare al teatro e a canzoni di maggiore spessore ma meno celebri. La
siciliana Marcella Bella raccolse grandi successi per molti anni, dal primo exploit con Montagne verdi, a Io domani,
Nessuno mai, Canto straniero, Nell’aria. La calabrese Mia Martini emerse nel ’72 con Piccolo uomo e Minuetto (la più
venduta dell’anno), proseguì con collaborazioni ad altissimo livello con diversi cantanti, tra cui Charles Aznavour, e poi
col successo di E non finisce mica il cielo.
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GLI ANNI ‘70

I CANTAUTORI ITALIANI
“IMPEGNATI”

https://www.cinquecosebelle.it/cinque-ca
ntautori-italiani-anni-70/
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https://www.antiwarsongs.org/index.php?lang=it
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PINK FLOYD

Una delle formazioni più celebri di sempre, una delle


band che è stata in grado di cambiare la storia della
musica. Per quanto i Pink Floyd siano nati a Londra nel
1965, a seguito della fondazione avvenuta da parte del
cantante e chitarrista Syd Barrett, è negli anni ’70 che il
gruppo ha ottenuto un grandissimo successo, con la
formazione storica che si è originata a partire dal 1968 e
con il periodo classico, vale a dire quello in cui sono stati
prodotti i più grandi capolavori da parte della formazione
britannica, che è partito proprio nel 1973, con la
pubblicazione di “The Dark Side of the Moon” nel 23
marzo dello stesso anno.

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Dopo un iniziale repertorio rhythm and blues, seguito poi dai primi album contraddistinti dal
genere psichedelico, con l'album Atom Heart Mother il gruppo entra in più stretto contatto con il
rock progressivo. Iniziano i lavori in cui la già sperimentata tendenza dei Floyd a comporre
collettivamente anche pezzi di una certa lunghezza si evolve in vere e proprie suite, come
Atom Heart Mother, Echoes e Shine On You Crazy Diamond. Ad essi, man mano che la figura di
Waters diviene predominante, fanno seguito i concept album, come Animals e The Wall, nei quali i
messaggi politico-sociali veicolati dai testi hanno una parte decisamente importante.

Gli arrangiamenti rumoristici, l'introduzione di elementi provenienti da altre tradizioni musicali


(l'orchestra di Atom Heart Mother o il coro dei bambini in Another Brick in the Wall), lo
sperimentalismo, il vasto impiego di ritmi complessi e l'uso massiccio di tastiere includono i Pink
Floyd tra i massimi esponenti di sempre del rock.
Nonostante il carattere eclettico e difficilmente classificabile del loro modus operandi, i Pink Floyd
sono stati spesso considerati un gruppo art rock. Vengono anche inseriti nel novero di varie
sfumature del genere rock quali quello progressivo, classificazione che è stata però messa più volte
in discussione, il rock sperimentale, l'hard rock e l'album rock.

35
Caratteristica peculiare delle esibizioni dei PF è lo
schermo circolare, posto sullo sfondo dietro il palco,
introdotto nel 1973 e poi divenuto parte integrante degli
spettacoli dal vivo. Tra gli altri elementi scenici vi sono i
giganteschi pupazzi concepiti da Geralf Scarfe, il
professore, la madre e la moglie oltre al Pink Floyd pig,
una presenza costante a partire dal tour di Animals. Nei
concerti di The Wall, a metà dello spettacolo, viene
edificato in breve tempo un muro di cartapesta alto 12
metri che separa i musicisti dal pubblico, e che permane
per tutta la seconda parte del concerto, per poi crollare
nel finale.

36
La parte più elaborata e spettacolare delle esibizioni sono gli effetti speciali: nel concerto del 20
ottobre 1994 all'Earl's Court alla fine del brano On The Run, un aereo attraversa la platea e si
schianta a lato del palco mentre durante l'assolo di Comfortably Numb una sfera ricoperta di
specchi viene illuminata da potenti fari mentre essa si apre fino a formare un fiore.

Concerto a Venezia
https://www.google.com/search?q=venezia+dopo+il+concerto+dei+pink+floyd&source=lnms&tb
m=isch&sa=X&ved=2ahUKEwjLmo_DyKrwAhWWu6QKHXVtBT8Q_AUoAXoECAEQAw&bi
w=1536&bih=666#imgrc=f38reB9AKDdicM

Articolo sulla vita dissoluta dei PF


https://www.virginradio.it/news/rock-news/1276924/pink-floyd-roger-waters-con-la-nostra-musica
-ci-hanno-sempre-associati-alla-droga-ma-in-realta-siamo-stati-fraintesi.html#:~:text=Il%20leggen
dario%20musicista%20ha%20ribadito,di%20stupefacenti%20per%20comporre%20musica.&text=
Quando%20divennero%20famosi%2C%20anche%20i,anni%20nell'ambito%20del%20rock
.

37
ANALISI STRUTTURALE
TITOLO CANZONE:

1. Link - https://youtu.be/5IpYOF4Hi6Q
2. Paroliere -
3. Autore -
4. Interprete -
5. Singolo / Album / Cover -
6. Anno uscita -
7. Paese di origine –
8. Durata del brano –3.49
9. Genere musicale - rock
10. Strumenti che suonano - basso, batteria, chitarra el, voce, coro bambini, tastiera, voce
parlante
11. Funzione della musica - sottolinea il testo
12. Storia della canzone – https://pinkfloydthewall.it/another-brick-in-the-wall-parte-2/
13. Inserire nella tabella il testo della canzone suddividendolo in parti 38
QUEEN

I Queen sono un gruppo musicale rock britannico,


formatosi a Londra nel 1970 dall'incontro del
cantante e pianista Freddie Mercury con il
chitarrista Brian May e con il batterista
Roger Taylor; la formazione storica si è poi
completata nel 1971 con l'ingresso del bassista
John Deacon.
La band, conosciuta come una tra le più
importanti della scena musicale internazionale, ha
venduto circa 300 milioni di dischi nel mondo.
Nel 2001 la band è stata inclusa nella
Rock and Roll Hall of Fame di Cleveland e, nel
2004, nella UK Music Hall of Fame.
39
Caratteristica del gruppo erano i loro concerti (707 in 26 nazioni dal 1971 al 1986) che, animati da
Mercury, considerato uno dei più carismatici frontman di sempre, si trasformavano in spettacoli teatrali;
la loro esibizione al Live Aid è stata votata da un vasto numero di critici come la migliore dell'evento.
La morte di Mercury, avvenuta il 24 novembre 1991, e il ritiro di Deacon nel 1997 frenarono la
produzione musicale della band.

Nel corso della loro carriera, la band ha toccato varie forme di musica rock già consolidate nel
panorama musicale; associati prevalentemente a sound progressive, glam e art rock, attinsero inoltre ai
più svariati sottogeneri rock, passando dall'hard rock (Hammer to Fall) al pop rock (A Kind of Magic),
dall'arena rock (We Will Rock You) all'heavy metal (Stone Cold Crazy), dal rock and roll (
Man on the Prowl) al piano rock (Don't Stop Me Now), fino al rock psichedelico (Get Down Make Love
). Sperimentarono anche sonorità lontane dalla radice rock del quartetto, come blues (
See What a Fool I've Been), funk rock (Another One Bites the Dust), dance rock (
I Was Born To Love You), blues rock (White Man), gospel (Let Me Live), disco (Body Language),
synth pop (Radio Ga Ga), ragtime (Bring Back That Leroy Brown), vaudeville (Seaside Rendezvous),
funk (Back Chat), folk (’39), musica classica (The Wedding March) e raramente punk rock (
Sheer Heart Attack), christian rock (Jesus), boogie rock (Now I'm Here), rock sinfonico (
Who Wants to Live Forever), rockabilly (Crazy Little Thing Called Love), dixieland (Good Company),
standard jazz (My Melancholy Blues) e calypso (Who Needs You). 40
Furono influenzati da numerosi artisti rock britannici, come Pink Floyd, The Beatles,
The Rolling Stones, The Who e Led Zeppelin. Tra i cantanti più apprezzati da Mercury vi erano
inoltre Elvis Presley, Robert Plant e Jimi Hendrix, oltre a Liza Minnelli, John Lennon, Eric Clapton
e Aretha Franklin. Lo stile glam della band, fatto da abiti bizzarri ed eccentrici, occhi truccati e
unghie laccate, nacque alla fine degli anni sessanta.

Molte canzoni scritte dal gruppo britannico videro la partecipazione dei fan, come in
We Will Rock You e We Are the Champions. Alcuni critici hanno inoltre sottolineato la teatralità,
musicale oltre che scenica, dei Queen e delle loro opere; questo è dovuto principalmente all'uso
della Red Special di May, agli elaborati cori vocali, alla potenza espressiva della voce di Mercury e
al ritmo scandito dalla batteria di Taylor e dal basso di Deacon, oltre che all'armoniosa diversità dei
brani della band.

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Freddy Mercury
https://www.rollingstone.it/musica/cose-successo-il-gio
rno-prima-della-morte-di-freddie-mercury/488111/

42
ABBA
Sono un gruppo musicale pop svedese, e, in generale, il gruppo scandinavo di
maggiore successo. Hanno venduto più di 400 milioni di dischi in tutto il mondo. Gli
ABBA hanno raggiunto un successo mondiale e sono considerati tra i più celebri
esponenti della musica pop internazionale. Il gruppo si costituì intorno al 1970. Il nome
del gruppo deriva da un acronimo formato dalle lettere iniziali dei nomi dei membri
(Agnetha, Benny, Björn e Anni-Frid) e lo si trova scritto anche come Abba. La prima
'B' nella seconda versione del logo del nome del gruppo appare rovesciata a partire dal
1976 (ᗅᗺᗷᗅ) in tutte le copertine dei loro dischi e del materiale promozionale.
Nel 1974 erano già all'apice della loro carriera musicale dopo aver vinto l'edizione dell'
Eurovision Song Contest con Waterloo (che nel 2005 venne proclamata come miglior
canzone concorrente); da allora raggiunsero grande successo e popolarità mondiali.

43
Al massimo della loro celebrità, entrambi i matrimoni dei componenti del gruppo (Björn con
Agnetha e Benny con Frida) fallirono. Il gruppo si sciolse nel 1982 e, per più di trent'anni,
nessuna riunione venne più progettata dai quattro; nel 2000 fu proposto agli ABBA di riunirsi
per un tour di 100 concerti in cambio di un compenso pari ad un miliardo di dollari, ma
rifiutarono "per non deludere i fan". Il 15 marzo 2010 sono stati inseriti nella
Rock and Roll Hall of Fame.
Dopo il 2005, il governo svedese promosse l'idea di un museo dedicato alla storia del gruppo
con sede a Stoccolma, denominato "ABBA the Museum", la cui apertura è avvenuta il 7 maggio
2013.

Tanto puliti nella produzione delle loro tracce quanto accurati nella composizione delle melodie
e armonie. È stato messo in evidenza il carattere "kitsch" e "hollywoodiano" del loro stile, che
talvolta è debitore del folk europeo e della disco music, stile di cui si sentono forti richiami in
diversi loro brani ballabili.

44
Gli ABBA sono rimasti famosi anche per i loro costumi colorati (l'apogeo della moda anni settanta),
e per i loro video musicali che accompagnavano alcuni tra i loro più grandi successi, considerati tra
i primi esempi nel loro genere. Ha fatto epoca, ad esempio, un costume indossato da Agnetha in una
tournée australiana: si trattava di una tuta di calzamaglia che metteva in evidenza il suo corpo. I
giornali ne parlarono molto, mettendo quasi in secondo piano la loro musica e premiando il
coraggio della cantante.
Le vendite totali degli ABBA si aggirano intorno ai 400
milioni di dischi venduti (sembrano mancare fonti certe
nelle vendite in certe regioni): secondo la
Universal Records una cifra approssimativamente
corretta è poco più 370 milioni. Solo Elvis Presley, i
Beatles, Madonna e Michael Jackson hanno superato tali
quote nel panorama musicale mondiale. Negli USA e nel
Regno Unito gli ABBA hanno venduto rispettivamente
11 milioni e 10 milioni di singoli.
45
Alcuni primati confermano la fortuna della band:
● Al 2008, il fortunato singolo Fernando del 1976 detiene ancora (insieme a Hey Jude) il
record del maggior numero di settimane (quattordici) di permanenza al primo posto nelle
classifiche australiane. Dancing Queen vi rimase per otto settimane, Mamma Mia per dieci.
● Il 20 agosto 1976, Channel 9 in Australia trasmise alle 18:30 un programma, Bandstand,
che parlava dell'arrivo degli ABBA la settimana precedente: l'auditel rilevò che più di metà
della popolazione guardò la trasmissione, lo share toccò il 54%, un record precedentemente
detenuto dalla diretta dell'allunaggio del 1969, e tuttora imbattuto.
● Oltre ad essere un acronimo, "ABBA" è anche palindromo. Nel 1975, la canzone S.O.S.
degli ABBA divenne la prima canzone dal titolo palindromo registrata da un gruppo con un
nome palindromo a sfondare le classifiche di vendita.

46
● ABBA entrò nella Vocal Group Hall of Fame nel 2002.
● In Gran Bretagna gli ABBA inanellarono diciotto successi da top ten di fila (di cui nove
alla vetta), a partire da Waterloo (1974) fino a One Of Us (1981), e nove album al primo
posto della classifica, l'ultimo dei quali, ABBA Gold, uscì nel 1992. Quest'ultimo ha il
record di presenza nella classifica britannica, con oltre 400 settimane di permanenza. Il 3
agosto 2008, inoltre, dopo nove anni dall'ultima volta, l'album è tornato al primo posto
della vetta dei dischi più venduti.
● Contrariamente a quanto comunemente ritenuto, gli ABBA godettero di un'ottima fama
anche negli Stati Uniti: ben quattordici singoli sono entrati in Top 40, di cui dieci in Top
20 e quattro Top 10. Dancing Queen arrivò al primo posto e Take a Chance on Me al
terzo: ad entrambi fu assegnato un disco d'oro. Nove album entrarono nella Top 200, di
cui sette nella Top 50, tra i quali The Album raggiunse la massima posizione (14º): cinque
furono premiati con il disco d'oro e tre con quello di platino. Tra questi, ABBA Gold
(1992), pur non entrando mai nella Top 50, registrò oltre sei milioni di copie vendute al
2006.
47
Gruppi nati negli anni ‘70
AC/DC
Aerosmith
Deep Purple
Doors
Jimi Hendrix
Kiss
Led Zeppelin
Supertramp

48
SONDAGGIO FACOLTATIVO
https://www.cinquecosebelle.it/60-gruppi-rock-anni-70-piu-famosi/

https://www.cinquecosebelle.it/tutte-canzoni-anni-70-piu-belle-e-famose/

49
DISCO MUSIC

https://www.rollingstone.it/musica/interviste-musica/basta-pregiudizi-la-disco-music-ha-cambiato-il-mondo-in-m
eglio/514397/

https://www.panorama.it/lifestyle/Musica/disco-music-quaranta-anni-trenta-canzoni-fatto-ballare-mondo

https://musicadiffusa.it/disco-music/

https://www.google.com/search?sa=X&bih=722&biw=1536&hl=it&q=la+febbre+del+sabato+sera+stayin%27+al
ive&stick=H4sIAAAAAAAAAONgFuLQz9U3SDM1yFHiArEMzYsrCsy0ZLKTrfTTMnNywYRVcX5eerFCbm
lxZnJiTvEiVvWcRIW01KSkolSFlNQcheLEpMSSfIXi1KJEheKSxMrMPHWFxJzMslQAHgHKaWAAAAA&ve
d=2ahUKEwib8PHu_a3wAhWR-KQKHe8ZAQEQri4wJ3oECB4QBA
50
Donna Summer
Gloria Gaynor
Diana Ross
51
Torniamo in Italia...
La novità che ebbe maggiore influenza in Italia tra fine ’70 e primi ’80 fu la disco-music, importata dagli Usa, e collegata alla moda
delle discoteche: il “travoltismo”, termine nato da John Travolta, protagonista del film Fever Saturday Night, che uscì nel ’79 con
colonna sonora dei Bee Gees (il gruppo più ascoltato al mondo dopo i Beatles). Regine della disco-music furono le cantanti
americane Donna Summer, Diana Ross e Gloria Gaynor. Alla disco-music si collegò il “ritorno al privato”, cioè il declino
dell’impegno politico del “lungo Sessantotto”, e con esso anche delle canzoni “impegnate”.

L’altra tendenza, molto più duratura, fu l’emergere negli anni ’80 di uno stile internazionale pop-rock che diede ai cantanti – e alle
cantanti – che lo assumevano una forte e immediata visibilità internazionale (in qualche caso, all’estero prima ancora che in Italia).
Esso tendeva, però, a omologare le differenze tra le diverse tradizioni nazionali e locali: con la dovuta prudenza, il pop-rock
internazionale degli ultimi decenni può essere considerato l’equivalente (o se si preferisce, la proiezione) in musica della
globalizzazione dei mercati in economia. Non a caso, dagli ’80 il mercato musicale venne sempre più strettamente controllato dai
colossi multinazionali della discografia. Icone assolute del pop-rock internazionale degli ’80 furono Madonna e Michael
Jackson (il cantante che ha venduto più dischi nella storia: 1 miliardo), iniziatori e perfetti interpreti di un’altra enorme novità del
decennio: la video-musica, ovvero la canzone lanciata dal videoclip, cosa che richiede ai cantanti di essere prima di tutto
personaggi da palcoscenico, con un look adatto per “bucare” il video. All’enorme importanza del videoclip (suo antenato era stato il
cinebox, inventato in Italia nel ‘59) contribuì la nascita di MTV nel 1981 – che, simbolicamente, aprì le trasmissioni col videoclip
Video killed the radio star), e poi di altre TV musicali.

52
Nel panorama musicale italiano, uno dei primi a inaugurare la nuova canzone pop (o pop-rock) fu il cantautore catanese
Franco Battiato, che nella sua lunghissima carriera è passato attraverso stili e generi molto diversi. Partito dal rock
progressivo degli anni ’70, con netta prevalenza della musica elettronica sui testi, tornò alla forma canzone con l’album
L’era del cinghiale bianco (’79), e due anni dopo con La voce del padrone: Quest’album segnò la nascita della nuova
canzone pop italiana, con pezzi molto celebri come Centro di gravità permanente, Bandiera bianca; poi,
Voglio vederti danzare e I treni di Tozeur (in collaborazione con Alice, per la quale compose molte canzoni). Dall’album
Fisiognomica (’88), emerse la ricerca di un singolare intreccio tra musica lirica, folk e musiche etniche mediterranee, e
poi negli anni ’90 la “svolta filosofica-letteraria”, segnata dalla collaborazione per i testi con il filosofo Sgalambro e da
tematiche metafisiche e spirituali; famose canzoni di questo periodo furono E ti vengo a cercare, fino alle tre raccolte
Fleurs, con classici della canzone d’amore italiana e straniera da lui reinterpretati.

53
Il gruppo genovese dei Matia Bazar, dopo grandi successi a metà dei ’70 (Stasera che sera, Per un’ora d’amore,
Solo tu), fu uno dei primi ad abbracciare la nuova canzone pop europea, basata in gran parte sulla musica elettronica,
innestandola sulla tradizione melodica italiana, con Vacanze romane, Melancholia, Melò.

Ben più duraturo fu il successo di Umberto Tozzi, che tra il ’77 e il ’79 lanciò tre brani che fecero il giro del mondo:
Ti amo, Tu, Gloria; seguirono Nell’aria c’è, e poi Si può dare di più, cantata assieme a Morandi e Ruggeri; con un Lp
all’anno, per lo più di canzoni per l’estate, felice sintesi di pop internazionale e canzone leggera all’italiana, arrivò a
vendere oltre 50 milioni di dischi.

Tutt’altro registro quello di Enrico Ruggeri, che dopo il primo successo con Contessa nel ’79, ha avuto una lunga
carriera, sia come autore di molti successi per diverse cantanti, sia come interprete di canzoni in cui confluiscono il punk,
il rock e l’influenza dei cantautori francesi. Vinse Sanremo con Si può dare di più nel 1982, e poi nel ’99 con Mistero,
dopo album di successo come Peter Pan.

54
LE CANTANTI
Loredana Bertè, sorella minore di Mia Martini, si impose come la cantante più esplosiva e trasgressiva (nel look ma
non solo) del periodo, con canzoni scritte spesso da Ivano Fossati, dal primo exploit del ’75 Sei bellissima a Meglio sola
(che divenne una sorta di inno femminista) a E la luna bussò, che introdusse i ritmi giamaicani reggae (alla Bob Marley:
No woman no cry), allora ancora poco conosciuti in Italia; ebbe un successo strepitoso nel 1982 con
Non sono una signora, seguita da Il mare d’inverno, ove il suo rock si intrecciò con ritmi jazz, e da diversi LP che la
resero una star internazionale.

La barese (di origine albanese) Anna Oxa, dopo un esordio folgorante a Sanremo nel ’78 con Un’emozione da poco,
proseguì negli ’80 con Il pagliaccio azzurro, Controllo totale, Non scendo, E’ tutto un attimo, Ti lascerò, Senza pietà
(queste due, vincitrici a Sanremo a dieci anni una dall’altra) fino a Un’emozione da poco; nota anche per le metamorfosi
dei suoi look, dal punk iniziale al sexi-platinato, fu considerata dalla stampa tedesca la migliore voce femminile europea
degli anni ‘80.

55
Gianna Nannini, toscana, è ritenuta la più grande cantante e cantautrice rock italiana contemporanea.
Trasgressiva nello stile punk e nei contenuti di molte canzoni, femminista e politicamente impegnata,
esordì nel ’79 con America. Seguirono Fotoromanza, Bello e impossibile, nel ’90 Un’estate italiana (che
divenne l’inno ufficiale dei Mondiali di calcio di quell’anno a Roma), nel ’95 Meravigliosa creatura, ma
soprattutto album e concerti rock di enorme successo in tutto il mondo..

La cantautrice romagnola Alice compose canzoni (inizialmente in collaborazione con Battiato) come Il
vento caldo dell’estate (1980) e l’anno dopo Per Elisa (vincitrice a Sanremo) e Una notte speciale, seguite
da pezzi sempre più colti e sofisticati, con grande spazio alle sonorità.

La romana Fiorella Mannoia valorizzò con le sue straordinarie qualità vocali canzoni di molti autori,
dal primo successo nel 1984: Come si cambia, a Quello che le donne non dicono, Le notti di viaggio, Il
cielo d’Irlanda, e tenne molti concerti in tour anche con altri cantanti italiani e stranieri, soprattutto
brasiliani, fino a essere considerata una delle regine della canzone italiana di qualità, oltre che
politicamente impegnata (una presenza fissa ai concerti del Primo Maggio, ad esempio).

La veronese Ivana Spagna si affermò prima sul mercato internazionale, con canzoni in inglese sui ritmi
“facili” della disco-music e della musica pop-soul (Easy Lady), poi anche in Italia (Gente come noi e E
che mai sarà), grandi successi commerciali.

56
Cosa succede negli anni 80 https://it.wikipedia.org/wiki/Anni_1980

Intervista
http://www.storiadellamusica.it/articoli/l_essenza_degli_anni_80_un_intervista_musicale_sul_controverso_d
ecennio.html

Le canzoni https://www.sorrisi.com/musica/playlist/canzoni-pop-anni-80-straniere-le-piu-famose/ 57
Il genere Pop
Partiamo dal Pop, il genere più famoso e seguito. Gli anni 80 furono il decennio che più lanciò il Pop a livello
mondiale, subito dopo l'esplosione del Punk degli anni 70. I più grandi esponenti di questo genere furono Michael
Jackson, rimasto insuperato, Prince, i Rem, i Duran Duran e gli Spandau Ballet. Tante sono le canzoni che ancora
oggi incantano il pubblico. Brani come Beat It e Thriller del Re del pop, Purple Rain di Prince, Everybody Hurts dei
Rem, non hanno ancora trovato rivali. Tutti ricordiamo anche la grande rivalità, oggettivamente poi vinta dai Duran
Duran, tra le due band inglesi. Entrambi i gruppi rappresentarono una sorta di commistione di generi, dal pop al
funk, dal synth al rock leggero. The Wild Boys, Duran Duran, e True, Spandau Ballet, sono solo due tra le splendide
canzoni delle band.

Il genere Rock
Il Rock è forse, tra tutti i generi musicali, quello più duro. Negli anni 80 si svilupparono varie tendenze,
mescolandosi tra Rock, Punk e Post - Punk, corrente creatasi a fine anni 70 con i Sex Pistols ed i Clash. Dello
stesso periodo è la nascita del Metal. Questo nuovo genere si contraddistinse dal Rock per i suoni molto più bassi
e duri. Le band emergenti in questo momento furono gli U2, con il loro frontman Bono Vox, i Guns N' Roses con
Axl Rose ed il chitarrista Slash, ma anche i Metallica. Se cerchiamo due brani esemplari, i migliori sono Sweet
Child Of Mine dei Guns N' Roses e Crazy Train di Ozzy Osbourne.

58
Il genere post-punk
Accanto a questi due generi principali, si svilupparono molteplici generi musicali minori. Primo fra tutti fu il post-
punk, prolungamento della stagione punk aperta durante gli anni '70. Il suo esponente maggiore fu David Bowie. Non
dimentichiamoci però di Madonna, che non si può racchiudere in un genere particolare. Pubblicò il suo maggior
successo, Like A Virgin, nel 1984. Sempre negli anni 80 iniziò a svilupparsi la corrente elettronica, con i primi Dj
presenti nelle maggiori discoteche.

Gli anni 80 hanno segnato uno dei periodi di maggior creatività tra gli artisti di ogni genere, che fossero quadri,
sculture, e anche musica, entrando nel cuore delle persone e facendo vivere dei momenti particolarmente emozionanti.
Se ancora avete qualche dubbio, vi basterà ascoltare le canzoni dei gruppi citati, per farvi subito un'idea e capire
perché questo periodo ha segnato la storia dell'uomo in maniera così indelebile

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Gruppi nati negli anni ‘80
Bruce Springsteen
Depeche Mode
Dire Straits
Duran Duran
Eagles
Guns N' Roses
Iron Maiden
Metallica
Michael Jackson
Nirvana
The Cure
Police
Prince
R.E.M.
U2
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… in Italia?
La cantante più “esportabile” è stata (ed è tuttora) la romagnola Laura Pausini, impostasi molto giovane all’inizio dei ’90
con La solitudine e poi Strani amori, Gente, Una storia che vale, e alcuni album incisi in 5 lingue e diffusi in 50 paesi! Con le
sue canzoni melodiche molto tradizionali, su temi disimpegnati e di facile fruizione, ha contribuito al successo internazionale
del cosiddetto latin pop (il pop non inglese), ed è l’italiana che ha venduto più dischi nel mondo.

Un successo folgorante negli anni ’90 fu quello della cantautrice romana Giorgia, che vinse Sanremo nel ’95 con Come
saprei, e dopo il 3^ posto dell’anno successivo ebbe una serie di tour trionfali, in virtù del suo stile grintoso e di una voce
eccezionale per acuti ed estensione.

Oltre a Giorgia, negli anni ’90 emerse una nutrita schiera di cantautrici, figure fino ad allora quasi assenti nella storia della
canzone italiana: Irene Grandi, Gerardina Trovato, Marina Rei, Carmen Consoli, Elisa. Irene Grandi si è orientata verso un
rock con atmosfere soul (In vacanza da una vita, Mille). Gerardina Trovato (una delle tante scoperte di Caterina Sugar
Caselli) ha adottato uno stile folk-singer (con gli album Sognare sognare, Non è un film). Marina Rei si è imposta per la voce
potente e per il suo nuovo stile pop (es: E’ la primavera, Al di là di questi anni). Carmen Consoli si è caratterizzata per i toni
forti, vicini all’hard rock, e per lo stile vocale particolarissimo, con afonie e singulti (es: Eppur si muove, Amore di plastica,
Confusa e felice).
61
Lungo la via Emilia tra Bologna Modena e Reggio, si formarono i tre cantautori
rock più popolari degli ultimi decenni: Vasco Rossi, Zucchero e Ligabue, oltre al
gruppo punk dei CCCP-CSI; e Luca Carboni, un idolo dei teenager negli ’80 e ’90
(sugli altri “teen-idol” di quegli anni, i romani Ramazzotti e Jovanotti).

Vasco Rossi (nato nel 1952) dopo avere iniziato come dee-jay, ebbe il primo
successo nel ’79 con Albachiara, cui seguirono nei primi anni ’80 le famosissime
Siamo solo noi, Vado al massimo, Va bene va bene così e Vita spericolata, che
iniziarono a farne un’icona di più generazioni, nel genere avviato dalla Nannini
della nuova canzone d’autore contaminata dall’hard rock. Queste canzoni, che
rappresentarono un’autentica “filosofia di vita” generazionale, diedero alla
canzone rock una popolarità mai avuta fino ad allora in Italia. Canzoni-inno come
queste, e altre che seguirono, mettevano in versi il linguaggio della strada, il gergo
della generazione giovanile, che – va detto – Vasco Rossi riuscì a rappresentare
per decenni, anche dopo che… giovane non lo era più. Per tutti gli anni ’90 e fino
a oggi i suoi concerti negli stadi e nelle arene sono stati autentici bagni di folla,
cosa che non gli ha impedito di mantenere un alto livello, come dimostrano i
premi della critica al suo Canzoni per me del ’99.

62
Zucchero (in arte di Adelmo Fornaciari) iniziò con difficoltà (4 volte a Sanremo
con esiti deludenti), poi, dopo un anno passato in California, nel 1986 pubblicò
l’album Rispetto, pieno di assonanze rythm‘nd blues, e in collaborazione con Gino
Paoli compose Come il sole all’improvviso. L’anno dopo, sfondò con l’album
Blue, e canzoni come Con le mani, Pippo, Non ti sopporto più; nel 1989 un altro
album, Oro incenso e birra, con i fortunatissimi Diavolo in me, Overdose
d’amore, Diamante. Con tre concerti insieme al suo idolo Joe Coker iniziò la serie
interminabile dei suoi concerti internazionali, sui palcoscenici più prestigiosi e
spesso a fianco delle star più celebri: oltre a Coker, tra gli altri Miles Davis, Ray
Charles, Eric Clapton, Paul Youg, e il famosissimo tenore modenese Pavarotti (col
quale interpretò Miserere). Nel ’90 l’album Zucchero sings his hits in English uscì
in tutto il mondo; il singolo Senza una donna, nel ’91, fu in vetta alle classifiche
di vendita in tutti i paesi europei; nel ’95 l’album DiVino, con Così celeste e altre,
ebbe il disco di platino per i 3 milioni di dischi venduti; e fu Zucchero, quell’anno,
a lanciare Andrea Bocelli. Sarebbe troppo lungo inseguirne le performances e i
riconoscimenti degli ultimi anni: basti dire che è riuscito come nessun altro a
scrivere e interpretare un gran numero di brani estremamente fruibili sul mercato
internazionale, rinnovando la canzone italiana in un confronto continuo con il
ritmo della musica afroamericana del rock-soul, fino a diventare una specie di
ambasciatore del pop-rock italiano apprezzato in tutto il mondo.

63
Luciano Ligabue (Correggio, 1960), ruvido, passionale e battagliero
rocchettaro all’italiana, conobbe il successo da quando Pierangelo
Bertoli utilizzò due sue canzoni. Da allora divenne uno dei grandi
protagonisti del rock, dall’album Ligabue del ’90 a Buon compleanno
Elvis (che include Certe notti, considerata da alcuni la migliore
canzone italiana del decennio); nel ’98 la colonna sonora del film
Radiofreccia, da lui girato come regista, e nel ’99 assieme a Jovanotti e
a Piero Pelù incise il brano pacifista Il mio nome è mai più, il più
venduto dell’anno, e l’album Miss Mondo, con il brano autobiografico
Una vita da mediano; negli ultimi anni si moltiplicano i premi, i
riconoscimenti della critica e gli spettatori ai suoi concerti (suo il
record europeo di spettatori paganti in un concerto: 180.000 nel 2005,
al Campovolo di Reggio Emilia).

64
Il migliore gruppo italiano di musica punk negli anni ’80 fu il reggiano
dei CCCP-Fedeli alla Linea [NB: CCCP=Urss, cioè Unione Sovietica
in cirillico], fondato da Ferretti e Zamboni. Il paradosso di proclamare
la propria adesione al “socialismo reale” sovietico (proprio nel
decennio della sua crisi irreversibile, che portò alla caduta del Muro di
Berlino nell’ ‘89 e due anni dopo allo scioglimento dell’Urss), in un
linguaggio musicale punk molto innovativo in Italia, non impedì al
gruppo di affermarsi, anche a livello internazionale, con singoli come
Live in Pankow, Spara Jurij e Punk Islam, e con gli album Ortodossia
e Affinità-divergenze fra il compagno Togliatti e noi - Del
conseguimento della maggiore età. Dopo lo scioglimento dei CCCP
nel 1990, i suoi maggiori protagonisti, Ferretti e Zamboni, costituirono
il CSI (anche questo nome preso dalla Russia, ora post-sovietica), in
cui confluirono alcuni membri del Litfiba, e che durò fino al 2000. Il
suo Linea Gotica del ’96 (ispirato alla tragedia che si stava
consumando nei Balcani) è stato considerato uno dei migliori album
della musica italiana, sia per le sonorità che per l’intensità dei testi; e
quello dell’anno dopo, Tabula rasa elettrificata, fu primo nelle
vendite, fatto straordinario per un gruppo così alternativo e
undergroud. 65
I toscani Litfiba sono stati, a fianco dei CCCP-CSI, l’altro
importante gruppo italiano d’avanguardia degli anni ’80 -‘90, con
un’evoluzione dal punk e soprattutto dalla new wave iniziale a un
rock duro nei primi anni ’90 e poi a un più morbido pop-rock,
sempre intrecciati a melodie mediterranee. Già dal primo album,
Desaparecido del 1985, emergevano forti temi politici, contro la
violenza, la guerra e i totalitarismi, che rimasero una loro costante.
I tre album degli anni ’80 costituirono La trilogia del potere; i
quattro successivi, nei ’90, La tetralogia degli elementi (Fuoco,
Terra, Aria, Acqua) conseguirono un successo crescente, così come
l’ultimo album, Infinito (con un milione di copie vendute) del ’99.
Subito dopo, però, la voce solista Piero Pelù uscì dal gruppo, e
proseguì da solo, diventando una delle rockstar più popolari degli
ultimi anni, a partire dal fortunatissimo Il mio nome è mai più,
inciso nel ’99 assieme a Jovanotti e Ligabue (coi proventi destinati
a Emergency), e con altri importanti album e concerti negli anni
più recenti.

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cosa succede negli anni 90 https://it.wikipedia.org/wiki/Anni_1990

Le canzoni
https://www.google.com/search?q=la+musica+degli+anni+90&ei=izWQYLLpCdL4sAfwmZyIAQ&
oq=la+musica+degli+anni+90&gs_lcp=Cgdnd3Mtd2l6EAMyAggAMgYIABAWEB4yBggAEBYQ
HjoHCAAQRxCwAzoECAAQQ1CGritYsrIrYPWzK2gBcAJ4AIABbIgB1wOSAQM0LjGYAQCgA
QGqAQdnd3Mtd2l6yAEIwAEB&sclient=gws-wiz&ved=0ahUKEwjy2oqoh67wAhVSPOwKHfAM
BxEQ4dUDCA4&uact=5

http://www.radioconclas.it/musica-anni-90-le-piu-belle-canzoni/

Playlist anni 90 https://www.culturamente.it/musica/anni-90-musica-playlist-canzoni/ 68


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Tutt’altro stile musicale e ben diversi motivi ispiratori, rispetto ai cantautori e ai gruppi punk-rock, sono quelli di Luca Carboni
(Bologna 1964), che ha avuto una carriera folgorante, col primo album già a 20 anni, e poi diversi altri in pochi anni. Le sue sono
canzoni pop molto amate dai teenagers, come Silvia lo sai, Farfallina, Vieni a vivere con me, poi quelle dell’album Carboni del ’92:
Ci vuole un fisico bestiale, Le storie d’amore, Mare mare, la mia città, dove si fondevano l’aspetto del teen-idol, la sensibilità del
cantautore e la grinta del rocker.

Altri teen-idol degli anni ’90 sono stati alcuni giovani cantautori: Biagio Antonacci (da Non so più a chi credere a Se io, se lei, in
uno stile simile a quello di Carboni) e Samuele Bersani (Chicco e spillo, Freak), entrambi di area bolognese; Raf, autore e
cantautore (da Cosa resterà degli anni ’80 a Sei la più bella del mondo) e Marco Masini, crudo urlatore della disperazione
giovanile (con Disperato, Perché lo fai?, Vaffanculo, T’innamorerai), scoperti dal talent scuot Bigazzi ; il milanese Gianluca
Grignani (Destinazione paradiso), un po’ ispirato a Battisti e il romano Alex Britti (Solo una volta o tutta la vita, Oggi sono io).

Sotto l’abile regia dell’ex-dj, organizzatore di eventi e talent scout Claudio Cecchetto si realizzò nei ’90 una fusione tra dance music
e canzone, fino ad allora separate. Le due “scoperte” di Cecchetto che diedero successo a questa fusione sono stati gli 883 di Max
Pezzali, e Jovanotti. Gli 883 si imposero nei ’90 con canzoni “facili”, nelle quali al ritornello si sostituiva lo slogan, alla strofa il
ritmo, in canzoni diventate immediatamente inni dei giovanissimi, come Hanno ucciso l’uomo ragno (1991) e Sei un mito.

Quando si parla di teen-idol nell’ambito della canzone pop, però, i due nomi che hanno dominato la scena dalla fine degli ’80 ai
primi del Duemila sono quelli dei romani Ramazzotti e Jovanotti.

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Eros Ramazzotti (Roma 1963), dopo l’exploit a Sanremo con Una storia importante,
nel 1985, e l’anno dopo con Adesso tu, passò di trionfo in trionfo, con la sua voce
nasale dalle inflessioni soul e folk e l’espressione da ragazzo imbronciato, con canzoni
(ad es: Cose della vita, Più bella cosa, Se bastasse una canzone, Un’emozione per
sempre) e album che nei ’90 lo hanno imposto come il cantante italiano più popolare nel
mondo, anche grazie a canzoni “facili”, legate ai temi e ai problemi degli adolescenti,
nello stile del pop internazionale imperante tra gli anni ’80 e ’90.

Jovanotti (Lorenzo Cherubini, Roma 1966), dopo essere stato un giovanissimo disc-
jockey, venne lanciato da Cecchetto come artista prototipo del teen-ager di fine anni
’80, nel look (divise sportive, frenetico agitarsi al ritmo della musica dance) e nei suoi
primi motivi di successo: Gimme five, Non m’annoio, Ragazzo fortunato, Muoviti
adesso, E’ qui la festa. Ma dopo la sua eccezionale capacità di trasformare gli slogan e
il gergo giovanile in brani musicali, è emersa una “conversione politica” in senso
terzomondista, intrecciata all’influenza del rap e dell’hip-hop (la cultura degli
afroamericani nata nelle metropoli americane negli anni ’80, fatta di rap, break dance,
graffiti e tags sui muri e le superfici urbane), negli album Jovanotti del ’94 e nei
successivi L’albero e Lorenzo 1999-Capo Horn, fino alle ultime canzoni, più melodiche
e intime: L’ombelico del mondo, Serenata rap, Piove, Penso positivo, Si va via, Tutto
l’amore che ho, Per te, Mi fido di te, A te (2008).

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E’ appena il caso di sottolineare che il fenomeno dei teen-idol
giovanissimi risponde all’esigenza delle case discografiche di
lanciare/inventare volti e personaggi (prima ancora che voci) adatti
a un pubblico sempre più giovane, costituito in misura crescente di
preadolescenti. La cosa può sembrare simile a quanto accadde nei
primi anni ’60, ma con un’enorme differenza: nei ‘60 le canzoni di
successo arrivavano a vendere un milione di dischi, mentre oggi
sono considerate un eccellente risultato… 30.000 copie! Questi
numeri danno il senso di quanto internet, il lettore MP3 e le altre
nuove forme di fruizione elettronica della musica stiano
minacciando di estinzione i CD. Ironicamente, si potrebbe
osservare che i CD siano destinati a una vita molto più breve della
loro illustre vittima, il disco in vinile, il supporto inventato nel
Novecento e durato quasi un secolo.

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il DIRITTO d’AUTORE
https://www.treccani.it/enciclopedia/diritto-d-autore/

https://www.siae.it/it/diritto-dautore

https://youtu.be/LTHjlJV8yE8
https://youtu.be/BpKXxlGyn_U
https://www.ondamusicale.it/musica/3967-emi-dal-1887-e-la-storia-della-discografia-mondiale/
https://musyance.com/casa-discografica-il-suo-ruolo-e-un-elenco-delle-principali-case-discografiche
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Ma che cos’è il diritto d’autore? E’ il diritto che consente all’autore di poter disporre in modo esclusivo delle sue opere,
di rivendicarne la paternità, di decidere se e quando pubblicarle, di opporsi ad ogni loro modificazione, di autorizzarne
ogni tipo di utilizzazione e di ricevere i relativi compensi, retribuzione dovuta a chi ha creato un’opera

Chi è il titolare dei diritti? Il titolare dei diritti d'autore è, in via originaria, l'autore in quanto creatore dell'opera (oppure
nel caso di opere in collaborazione, i coautori)

In che consiste l’attività della SIAE nell’ambito del diritto d’autore? SIAE svolge un'attività di intermediazione per la
gestione dei diritti d’autore. SIAE, quindi, concede le autorizzazioni per l’utilizzazione delle opere protette, riscuote i
compensi per diritto d’autore e ripartisce i proventi che ne derivano. Svolge la propria attività in Italia e all’estero,
attraverso le Società d’autori straniere con le quali ha stipulato accordi di rappresentanza.

Quanto dura la tutela economica dell’opera? I diritti di utilizzazione economica durano per tutta la vita dell’autore e
fino a 70 anni dopo la sua morte. Trascorso tale periodo l’opera cade in pubblico dominio.

Quando nasce il diritto d'autore? Non c'è nessuna formalità amministrativa da seguire per ottenere il riconoscimento dei
diritti d'autore sull'opera. Il diritto d'autore nasce automaticamente con la creazione dell'opera.

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SIAE E LA SUA STORIA

È una società di gestione collettiva del diritto d'autore, cioè un ente costituito da associati (gli autori ed editori sono la
sua “base associativa”), che si occupa dell'intermediazione dei diritti d'autore. Gli autori e gli editori che detengono i
diritti economici sulle loro opere possono affidarne la tutela a SIAE che raccoglie le somme spettanti agli associati e le
distribuisce a ciascuno di essi.

Ogni anno SIAE rilascia più di 1,2 milioni di licenze per l'utilizzo di opere da essa tutelate, facilitando il
riconoscimento dei diritti da parte di tutti coloro che intendono utilizzare quelle opere e garantendo agli autori e agli
editori il pagamento del giusto compenso per il loro lavoro.
La "Società Italiana degli Autori" nasce a Milano il 23 aprile del 1882. A costituire l’associazione fu un’assemblea
composta da scrittori, musicisti, commediografi ed editori dell’epoca.

Tutto ebbe inizio in un palazzo del centro della vecchia Milano, il palazzo Ponti (allora si chiamava Pullè), in via Brera
n. 19. Del primo Consiglio Direttivo della Società Italiana degli Autori facevano parte nomi storici della cultura e
dell’arte italiana, da Giuseppe Verdi a Giosuè Carducci, da Francesco De Sanctis a Edmondo De Amicis. Allo storico
Cesare Cantù fu conferita la carica di presidente onorario, mentre l’intellettuale Tullo Massarani fu il primo presidente
effettivo. Tra i promotori della Società figuravano inoltre Roberto Ardigò, Arrigo Boito, Ulrico Hoepli, Edoardo
Sonzogno, Giovanni Verga, Pasquale Villari, Giuseppe Zanardelli.

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Il primo obiettivo della neonata "Società per la tutela della proprietà letteraria ed artistica" fu quello di educare il
pubblico sui principi giuridici e morali della protezione delle creazioni dell'ingegno. Grazie a questa attività figurerà
tra i fondatori dell’Unione di Berna nel 1886 e successivamente siglerà la Convenzione di Berna, fondamento della
tutela del diritto d'autore nel mondo.

Nel periodo dal 1896 al 1926 SIAE si è trasformata in un’organizzazione vera e propria con il compito di intermediare
il diritto d’autore.

Alle Sezioni dedicate al Teatro e ai Diritti Musicali si aggiunse nel 1920 la Sezione del Libro, incaricata dalle
associazioni di autori ed editori di controllare il servizio della timbratura dei frontespizi delle opere pubblicate in
volume.

Nel 1921 venne stipulata la prima convenzione con lo Stato Italiano per la riscossione dell’Imposta sugli Spettacoli.
Cominciò così la collaborazione che rende di fatto SIAE un interlocutore privilegiato dello Stato e di altri Enti e
Istituzioni pubbliche e private.

Il 1926 fu un anno altrettanto importante: entrò in vigore la nuova legge sul diritto d’autore, che per la prima volta
riconobbe non solo il diritto economico ma anche quello morale. Un fondamentale passo avanti che sarebbe stato poi
recepito anche a livello internazionale nella Convenzione di Berna. Infine, nel 1927 la Società divenne ufficialmente
"Società Italiana degli Autori ed Editori".
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Il 22 aprile del 1941 viene emanata la legge n. 633 - tuttora vigente
https://www.altalex.com/documents/codici-altalex/2014/06/26/legge-sul-diritto-d-autore - per dare alla disciplina
del diritto d’autore una sistemazione ampia ed organica. Modificata nel tempo da 19 direttive europee e da altre
leggi nazionali, definisce anche la natura di ente pubblico di SIAE e ne riconosce in via esclusiva l’attività di
intermediazione per l’esercizio dei diritti economici sulle opere (art. 180). Questa norma è stata integrata e
precisata dalla legge 9 gennaio 2008 n. 2 “Disposizioni concernenti la Società Italiana degli Autori ed Editori” che,
all’art. 1, definisce SIAE “ente pubblico economico a base associativa” e fissa le regole della sua governance e
della sua attività imprenditoriale.

Il 26 febbraio 2014 viene approvata la Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio sulla gestione collettiva
dei diritti d’autore e dei diritti connessi e sulla concessione di licenze multi-territoriali per i diritti su opere musicali
per l’uso online nel mercato interno.

La Direttiva, anche nota come “Direttiva Barnier” dal nome del suo relatore, ha l’obiettivo di armonizzare la
gestione collettiva dei diritti d’autore e dei diritti connessi nel mercato unico europeo, nell’ottica di istituire un
quadro omogeneo di regole per quanto riguarda la governance e l’amministrazione delle società di autori operanti
in Europa, nel rispetto degli obblighi di trasparenza e di efficienza.
La seconda parte della Direttiva è intesa invece a realizzare un sistema efficace di licenze multi-territoriali per
l’utilizzo online delle opere musicali.

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Il 16 ottobre 2017, il Decreto Fiscale 2018 (D.L. 16 ottobre 2017, n. 148, convertito in L. 4 dicembre 2017, n. 172)
completa il processo di trasposizione della Direttiva Barnier nell’ordinamento nazionale.

In particolare, l’art.19(1) lett.b) del Decreto Legge integra e modifica l’art.180 della legge 633/1941.
Nella sua formulazione attuale, l’art. 180 riserva l’attività di intermediazione dei diritti d’autore in via esclusiva a
SIAE ed agli altri “organismi di gestione collettiva”, ai sensi del Decreto Legislativo di attuazione della Direttiva
Barnier del 15 marzo 2017, n.35, che all’art. 2(1), definisce “organismo di gestione collettiva” “un soggetto, ivi
compresa la Società italiana degli autori ed editori (SIAE) […] che, come finalità unica o principale, gestisce
diritti d'autore o diritti connessi ai diritti d'autore per conto di più di un titolare di tali diritti, a vantaggio collettivo
di questi, e che soddisfi uno o entrambi i seguenti requisiti:
a) è detenuto o controllato dai propri membri;
b) non persegue fini di lucro.“

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