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Roberto Leydi

e l'etnomusicologia
in Italia
Roberto Leydi (insieme a Diego Carpitella) è
considerato uno dei fondatori della moderna
etnomusicologia in Italia.

Durante la sua carriera si è dedicato alla


ricerca e alla scrupolosa documentazione di
materiale musicale non solo su tutto il
territorio italiano, ma anche in Grecia,
Francia, Spagna, Scozia e Nord Africa.

Ma prima di arrivare a questo studio così


consapevole e interessato della cultura
"altra", molte sono state le tappe precedenti.
L'interesse verso la musica popolare è
sempre esistito: da secoli gli
improvvisatori/compositori attingono dal
repertorio popolare, prendendo in prestito
ritmi, testi, melodie.

Ma è l'atteggiamento dei compositori nei


confronti della cosiddetta musica "etnica" ad
essere mutato nel corso del tempo.

Diego Carpitella, durante una trasmissione


radiofonica, ci dice che sono due le modalità
in cui i musicisti colti occidentali hanno
guardato ai repertori diversi da quelli "colti":
ESOTISMO PRIMITIVISMO
Finalità evocativo-decorativa Il linguaggio del compositore cambia

Prende elementi da musica non per adattarsi al contesto culturale


citato
"colta" (scale, melodie, ritmi...)
La condizione psicologica dello
ma senza modificare il proprio
stesso compositore è diversa
linguaggio.
Non si tratta più di semplici
Atteggiamento tipico del tardo citazioni di culture diverse: il
Medioevo, del Rinascimento, del processo implica un'identificazione

Classicismo e del Romanticismo del compositore nella realtà sonora


che si vuole interpretare
MA UN INTERESSE PIÙ ATTENTO
ALL' IDENTITÀ DELLE REALTÀ
DIVERSE DA QUELLA EUROCOLTA...
deriva dal contatto diretto dei compositori
europei con fenomeni sonori di culture
diverse:

ESPOSIZIONI UNIVERSALI nelle grandi


città
REGISTRAZIONI grazie all'invenzione nel
1877 del fonografo e poi del grammofono,
che rendono la musica più fruibile

Si instaura così un nuovo rapporto tra musica


colta e musica "altra", che passa attraverso
l'ascolto diretto.
Grazie alle nuove tecniche di registrazione e al meticoloso lavoro di
documentazione e archiviazione degli studiosi, iniziano a nascere delle
collezioni di musiche dal mondo, oggi conservate a Parigi (Musée de
l'Homme), Londra (National Sound Archive), Berlino, Vienna
(Phonogrammarchiv)...

Questo rinnovato interesse per le culture diverse da quella eurocolta si deve


anche alla crescente globalizzazione che ha caratterizzato soprattutto la
seconda metà del '900. Molte comunità extraeuropee a causa della crescente
richiesta di manodopera del secondo dopoguerra, iniziarono a spostarsi nei
centri urbani dell'Europa.

La cultura extraeuropea entrando in contato con diverse realtà locali muta, si


integra, cambia, anche a seconda delle esigenze sociali e politiche del popolo.
Il panorama musicale europeo a fine '900 è sfaccettato e dinamico.
È DA QUESTO CLIMA VARIEGATO E DA QUESTO
RINNOVATO INTERESSE PER L'"ALTRO" CHE
NASCONO I LAVORI DI PERSONAGGI COME
ROBERTO LEYDI
Molti furono nel '900, in Italia, i musicisti che si interessarono a musica
diversa da quella tradizionale.

Amico di Leydi, Luciano Berio ha largamente studiato e lavorato con materiale


appartenente a realtà diverse, basti pensare alle FOLK SONGS, scritte da lui
per la moglie Cathy Barberian (cantante mezzo soprano). Si tratta di
arrangiamenti di canti popolari provenienti da varie zone del mondo (Francia,
Stati Uniti, Armenia, Italia, Azerbaigian) per voce e sette strumenti.
ROBERTO Nato a Ivrea nel 1928

LEYDI Ebbe una formazione variegata e non accademica


Fu critico musicale, professore di etnomusicologia, ricercatore,
studioso di musica popolare, autore di numerosi saggi.
Si interessò dapprima di musica jazz e blues...

...poi si dedicò all'avanguardia musicale: collaborò con diversi


compositori nella realizzazione di vari progeti.

Ad esempio insieme a Luciano Berio e a Bruno Maderna lavorò ad


una trasmissione radiofonica dal titolo "Ritratto di città", che si
poneva l'obiettivo di descrivere la città di Milano utilizzando i suoni,
dall'alba alla notte.
ALTRI PROGETTI...
Roberto Leydi ha collaborato per molti anni con la Radio Svizzera
Italiana, occupandosi di diverse trasmissioni sulla muisica popolare
italiana
Fu professore di etnomusicologia all'Università di Bologna
Ha redatto moltissimi volumi e dischi che documentano la musica
tradizionale lombarda ("Mondo popolare in ombardia")
Ha collaborato alla produzione della collana "Albatros", una collana
discografica sulla musica popolare italiana e internazionale
"ALBATROS"
Una collana discografica sulla musica popolare
italiana e internazionale che raggiunse circa i 200
numeri.

Contiene registrazioni effettuate sul campo da


diversi studiosi, tra cui gli stessi Carpitella e Leydi.
La Furlana
Le registrazioni dedicate alla musica popolare
italiana sono poi state raccolte in tre CD suddivisi
per argomenti:
1° CD --> BALLI, STRUMENTI, CANTI
RELIGIOSI
2° CD --> LA CANZONE NARRATIVA, LO
SPETTACOLO POPOLARE (ballate, storie,
cantastorie, sacre rappresentazioni,
impovvisazioni ecc)
3° CD --> dedicato alle VOCI (canto lirico,
satirico, polivocalità...)
"SENTITE BUONA GENTE"
Nel 1967 a Milano, Leydi presenta lo spettacolo Da questo spettacolo trae il titolo per l'omonima
"Sentite buona gente" a cui partecipano trasmissione radiofonica inaugurata nel 1977 e
esponenti diretti della tradizione popolare conclusasi dopo molti anni, nel 1991. Ogni
italiana, come il gruppo sardo "Tenore supra giovedì Leydi curava una puntata dedicata alla
monte di Orgosolo" musica popolare italiana, trattando dei maggiori
argomenti che ha studiato durante la sua
carriera. Alcune puntate seguivano gli
appuntamenti del calendario (canti di Natale,
Epifania, feste legate al solstizio d'inverno, il
Carnevale, la settimana Santa, i maggi, la
questua...) ma la maggior parte delle puntate era
dedicata all'indagine su strumenti musicali e
repertori tradizionali, tanto che molte puntate
sono state incentrate su strumenti particolari
(zampogne, organetti, violini, arpe, lire,
launeddas sarde...)
ALTRI PROGETTI PER LA RADIO

Dopo la fine del "Sentite buona gente", dal 1991 in poi Leydi continuò a
proporre progetti per la Radio Svizzera italiana:

Tornò a parlare di temi a lui cari, come il jazz e il blues americani


Portò avanti la trasmissione dal titolo "Zolle", pillole di cinque minuti in
cui Leydi parlava di argomenti relativi ai repertori musicali legati alle
stagioni
IL FONDO ROBERTO LEYDI
Roberto Leydi durante tutto l'arco della sua vita ha collezionato strumenti
musicali tradizionali italiani, documenti sonori, registrazioni, libri, riviste, dischi,
musicassette, stampe, dipinti... questo dimostra il suo sconfinato interesse per le
diverse forme della cultura popolare.

Tutti questi materiali oggi sono riuniti nel cosiddetto Fondo Roberto Leydi, donato
da lui stesso nel 2002 al Canton Ticino

Fondo Roberto Leydi


COME DIVULGATORE...
Durante tutto l'arco della sua vita Leydi ha sempre organizzato convegni, mostre,
concerti, seminari...
Grazie alla sua opera di divulgatore ha indirettamente appassionato altri studiosi
che grazie a lui hanno direzionato la loro carriera verso l'etnomusicologia.
La sua professionalità, il suo entusiasmo e la sua meticolosità nella ricerca e nella
documentazione ha ispirato studiosi che ancora oggi continuano la ricerca sul
campo.
DOPO ROBERTO LEYDI...
Il lavoro di ricerca cominciato in Italia da Roberto
Leydi e Diego Carpitella è ancora oggi portato avanti
da diverse realtà territoriali. Un esempio è il museo
MEAB (Museo Etnografico dell'Alta Brianza), ideato da
Giuseppe Panzeri e curato da Massimo Pirovano.
Massimo Pirovano è entrato in contatto diverse volte
con Roberto Leydi, da cui ha imparato il metodo di
ricerca e catalogazione.
La sua passione per la musica popolare nasce da
ragazzo. Ben presto comincia ad interessarsi alla
musica popolare del suo territorio e a leggere i saggi di
Leydi sulla cultura tradizionale in Lombardia. Con lui
partecipa a diverse registrazioni sul campo, assiste a
concerti e convegni organizzati da Leydi, dando il via
alla loro frequentazione.
IL MUSEO MEAB

Dopo alcune pubblicazioni, revisionate anche in parte da Leydi, Pirovano viene


chiamato da Giuseppe Panzeri per allestire un museo che parlasse di folklore, di
cultura, di usi e costumi della gente comune, di canti tradizionali, di musica del
territorio dell'Alta Brianza.

Scopo del MEAB è soprattutto quello di proseguire almeno in parte il lavoro di


ricerca e di studio che Roberto Leydi aveva iniziato anni prima nella loro zona.

Oggi al museo MEAB c'è anche una sala dedicata a Roberto Leydi, in cui vengono
proiettati dei documentari e in cui ogni anno viene organizzata una giornata dal
nome "Voci e gesti della tradizione" durante la quale i visitatori hanno
l'opportunità di ascoltare e parlare con cantori e suonatori della musica popolare
dell'Alta Brianza.
Sito MEAB

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