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Laurea di secondo livello in chitarra

Anno accademico 2022/2023

LA SONATA
PER CHITARRA
NEL XX SECOLO

Candidato: Matteo Osmieri


Relatore: Luigi Biscaldi

Novara, 18 Marzo 2024


INTRODUZIONE
Questa tesi ha l’obiettivo di analizzare l’evoluzione della sonata per chitarra durante il “secolo breve”, in
particolar modo attraverso lo studio e la contrapposizione di due opere molto importanti, complesse e
diverse tra loro; ovvero la “Sonata Para Guitarra” di Antonio Josè e la “Sonata n.1” di Dušan Bogdanović.

LA SONATA: BREVE EXCURSUS STORICO


Il termine “sonata”, nella storia della musica, ha subito una costante evoluzione ed è stato progressivamente
utilizzato per indicare composizioni tra loro differenti. Inizialmente fu indicato semplicemente per
distinguere composizioni strumentali da quelle vocali, ovvero le cantate, mentre nel periodo barocco
assistiamo alla sua definizione come genere specifico, con un suo utilizzo prevalente in composizioni di
carattere cameristico o liturgico, con organici e strutture via via differenti. Nel Settecento, con il classicismo,
la sonata modificò ulteriormente la sua struttura: si passò da due a tre e infine a quattro movimenti.
Quest’ultima struttura divenne quella più consolidata e standardizzata, con regole più determinate sia
nell’ordine che nella forma dei vari movimenti; nacque il concetto di “forma-sonata”, proprio del primo
movimento che, con la sua tripartizione in esposizione, sviluppo e ripresa, innalzò ulteriormente il processo
di enunciazione ed elaborazione del materiale tematico (ovvero di una melodia fondamentale). Sebbene
ampliata e modificata, e nonostante avesse perso la centralità negli orizzonti dei compositori di quel
periodo, la forma-sonata continuò ad essere adoperata nell’Ottocento, ma con più ampia libertà e una
maggiore importanza data ai procedimenti di elaborazione del tema. La sonata arrivò dunque, negli ultimi
decenni del secolo, ad essere definita come ciclo evolvente, ossia facente derivare tutti i temi dei vari
movimenti da un unico motivo germinale. Nelle correnti modernistiche novecentesche la sonata si è poi
tendenzialmente discostata dallo schema classico-romantico, diventando una forma più allargata e
assumendo fisionomie multiformi e proprie dei diversi compositori, anche se alcuni di essi, soprattutto nei
primi anni del secolo, continuarono ad avere stretti legami con la sonata tradizionale.

LA SONATA PER CHITARRA NEL XX SECOLO


Così come per altri strumenti, la sonata per chitarra ha vissuto una notevole evoluzione nel corso del XX
secolo, riflettendo i cambiamenti estetici, tecnici e culturali del periodo. All'inizio del Novecento, la chitarra
stava ancora cercando il suo posto nel contesto della musica classica, spesso considerata uno strumento più
adatto al repertorio popolare o folkloristico. Tuttavia, alcuni compositori iniziarono a esplorare le
potenzialità della chitarra, scrivendo opere che sfruttavano le sue particolari qualità timbriche e le
possibilità espressive. Questo fenomeno prese spinta ed enfasi soprattutto grazie al grande Andrés Segovia,
che stimolò molti compositori, anche non chitarristi, a comporre nuove opere per chitarra: tra queste nuove
composizioni figurano naturalmente molte sonate, che furono dedicate al virtuoso spagnolo da nomi come
Mario Castelnuovo-Tedesco, Joaquin Turina, Federico Moreno-Torroba, Joaquin Rodrigo e Manuel Maria
Ponce. Questi compositori furono tutti più o meno ancora legati alla concezione più classico-romantica della
sonata. Dopo di essi ovviamente il repertorio chitarristico continuò ad arricchirsi di sonate composte da
autori provenienti da tutta Europa e non solo, molti delle quali subirono l’influsso delle nuove avanguardie
del Novecento, oltre a discostarsi in maniera più marcata dalla tradizionale idea di sonata. Compositori tra
cui Leo Brouwer, Alberto Ginastera, Dušan Bogdanović e Angelo Gilardino elevarono le loro sonate ad
esemplificazione e concentrazione del loro pensiero e della loro concezione musicale.
ANTONIO JOSÉ MARTÍNEZ PALACIOS
Antonio José Martínez Palacios, più comunemente noto come Antonio José, nacque a Burgos nel 1902.
Figlio di modesti artigiani, compì la sua formazione musicale all’interno dell’ambiente gesuita, dove emerse
subito come enfant prodige, riuscì successivamente, tramite due borse di studio, a soggiornare dapprima a
Madrid, dove completò la sua formazione, e, successivamente, per due volte a Parigi, dove ebbe modo di
venire a contatto con le massime realtà culturali e musicali europee di quegli anni. Di ritorno da Parigi e
dopo un breve periodo vissuto a Malaga, José fece ritorno nella città natale, dove rimarrà incastrato in un
ambiente certamente non degno del suo talento e del suo
spessore artistico. Diresse dal 1929 la corale cittadina,
approfondendo e studiando in maniera rigorosa il repertorio
folkloristico e sviluppando inevitabilmente anche una solidarietà
verso la dura esistenza delle popolazioni contadine, mentre
parallelamente continuò a comporre, dando vita ad opere che
generarono verso di lui grande apprezzamento sia in Spagna che
all’estero. Fu proprio questa compassione verso l’esistenza
contadina, interpretate in modo equivoco come una presa di
posizione in campo politico (insieme probabilmente ad un
articolo di denuncia anonimo rivolto all’ambiente clericale,
pubblicato su una rivista culturale da lui fondata) a decretare la
sua prematura fine; scoppiata la guerra civile, nell’ottobre del
1936 Antonio José fu infatti fucilato dalla milizia franchista, che
tolse dunque al mondo il musicista che con tutta probabilità,
come disse Maurice Ravel, sarebbe diventato “il grande
compositore spagnolo del nostro secolo”.

LA “SONATA PARA GUITARRA”


Fu proprio a causa della sua prematura scomparsa, dunque, che le opere di Antonio Josè rimasero per lungo
tempo nell’oblio senza incontrare la notorietà che certamente avrebbero meritato. È questo il caso della
Sonata Para Guitarra che, sebbene avrebbe potuto corrispondere egregiamente alle sue esigenze, non
giunse mai nelle mani di Segovia, ma fu riscoperta e pubblicata solamente nel 1990, consacrandosi in poco
tempo a pietra miliare del repertorio chitarristico, elevandosi per imponenza e qualità. La struttura della
sonata è in quattro movimenti: Allegro Moderato, Minueto, Pavana triste e Final. È da sottolineare il fatto
che, nonostante gli ampi studi condotti dal compositore rivolti al repertorio folkloristico spagnolo, l’opera
sia del tutto immune dal riferimento a questi ultimi e da ogni retaggio nazionalistico, fatto che difficilmente
si può notare nelle opere dei compositori “Segoviani” spagnoli. La sonata è piuttosto debitrice
dell’esperienza francese di Josè il quale, durante gli anni parigini, metabolizzò alla perfezione la musica dei
suoi riferimenti, ossia compositori del calibro di Wagner, Ravel, Stravinskij e Fauré. Nel primo movimento, di
carattere energico e appassionato, quasi schumanniano, si ascoltano modelli e temi diversi tra loro,
contrapposti creando contrasti che sfruttano tutti i registri della chitarra. Le idee musicali qui assumono un
carattere evocativo, fluendo con spontaneità impetuosa e insieme meditativa. Il secondo tempo, è una
rievocazione del minuetto settecentesco, con andamenti quasi cerimoniosi che creano un clima musicale a
tratti scherzoso, ironico e tenero; proprio in questo movimento, così come nel successivo, possiamo
riconoscere maggiormente quell’affinità con il gusto musicale francese prima citata. La Pavana Triste, infatti,
è un esplicito omaggio al mondo onirico e fiabesco di colui che fu il grande modello di Antonio Josè, ossia
Maurice Ravel, oltre ad essere un chiaro rimando al passato (la pavana nacque infatti come danza
rinascimentale lenta e solenne), in questi due tempi centrali si può sentire tutta la profondità emotiva della
sonata. L’ultimo movimento, in forma di Rondò, contiene, nel suo ritornello, un ritmo carico di pulsante
energia, con impetuose folate danzanti che si alternano a strofe che riprendono alcuni degli elementi già
ascoltati nell’Allegro Moderato iniziale, culminando in un intensissimo e focoso climax. È dunque questa una
sonata dalla grande profondità espressiva, che porta l’ascoltatore a confrontarsi con emozioni ed esperienze
evocative e sonore differenti, e che certamente rappresenta un punto d’arrivo di importanza capitale nella
seppur breve vita di Antonio Josè, nonché una delle massime vette mai toccate nel repertorio della chitarra.

DUŠAN BOGDANOVIĆ
Nato l'11 febbraio del 1955 a Belgrado, Dušan Bogdanović è un chitarrista e compositore serbo
naturalizzato statunitense tutt'ora vivente. Ha condotto gli studi di composizione e orchestrazione con P.
Wissmer e A. Ginastera e di chitarra con M.L. São Marcos al Conservatorio di Ginevra. Nel 1975, ha ricevuto
il Primo Premio al Concorso Internazionale di Ginevra e ha tenuto un recital di debutto molto acclamato alla
Carnegie Hall nel 1977. Ha insegnato all' Academy di Belgrado, presso l'University of Southern California, al
San Francisco Conservatory of Music e all'Haute Ecole de Musique de Genève. Compositore di maestria
artigianale con una genuina chiarezza e purezza di visione Bogdanović ha sviluppato una sintesi personale di
musica classica contemporanea, jazz e world music. Grazie alle esperienze multiformi che ha intrapreso, che
comprendono attività da esecutore, di registrazione e di lavoro con gruppi da camera, nasce uno stile
particolare in cui fonde molteplici matrici stilistiche. Sia come solista che in gruppo si è esibito negli Stati
Uniti, in Europa e in Asia. Ha fatto parte del Trio De Falla, del
Duo di clavicembalo e chitarra e ha lavorato con diversi jazzisti
tra cui A. Cox, J. Newton, B. Arnold e molti altri. Il suo lavoro
conta oltre cento composizioni pubblicate, tra cui una serie di
commissioni per chitarra solista, ensemble da camera, orchestra
e multimedia, oltre a numerose registrazioni. A livello stilistico
nelle composizioni giovanili segue le correnti della musica
contemporanea lasciandosi influenzare da Schoenberg, Bartòk,
Berg e Stravinskij. Successivamente inizia a contaminare la sua
musica con il jazz, la fusion e la world music arricchendola di
polifonia vocale e ritmi percussivi della cultura africana e in
particolare di quella pigmea. La sua attività segue però anche
un'altra direzione, quella della musica balcanica, ricca di
armonie dell'Est, lontane dalla tradizione occidentale, e di giochi
poliritmici.

SONATA N.1
La Sonata n.1 appartiene al primo periodo compositivo di Bogdanović. Questa prima fase risente in maniera
importante delle influenze delle avanguardie novecentesche, nonché dell’ispirazione verso la musica di due
compositori in particolare: Béla Bartók ed Igor Stravinskij. Anche nella loro musica, infatti, nonostante essa
sia basata su forme e tecniche proprie della musica occidentale (con anche sguardi a strutture provenienti
dall’antichità), trovano grande importanza il folklore popolare dei loro paesi di origine e, più in generale,
elementi musicali frutto di studi etnomusicologici, oltre al largo impiego di musica modale e polimodale, la
ricerca di variazioni e simmetrie, l’ostinata contrazione ed espansione di cellule motiviche che vanno ad
esaltare il carattere percussivo della loro musica, la quale si distacca, talvolta in maniera molto netta,
dall’armonia tradizionale. Tutti questi aspetti sono immediatamente riscontrabili nel primo movimento della
sonata: “Allegro ritmico”, dove vengono presentate cellule ritmico-motiviche che ritroveremo nell’arco della
composizione; l’ostinato ritmico e i violenti accordi, enfatizzati da una precisa articolazione con largo
impiego di accenti e staccati, si alternano a sezioni più contrappuntistiche ed imitative che rimandano alla
scrittura barocca. Tale rievocazione è riscontrabile anche nell’”Adagio espressivo”: il clima qui si fa più
sospeso e misterioso, con un nuovo tema cromatico che ritorna ciclicamente passando da un registro
all’altro e puntellato da una serie di armonici, mentre una sezione centrale con pedale arpeggiato funge da
preludio alla parte conclusiva, dapprima più violenta e che poi va in dissolvenza. Nel terzo tempo,
“Moderato un poco tenebroso”, dal carattere insieme struggente e scherzoso, ritorna la percussività e
l’incisività dei vari ritmi; troviamo qui una sostanziale rielaborazione ritmica del materiale tematico già
presente nei precedenti due movimenti della sonata, che vanno dunque ad amalgamarsi tra di loro, con
altre sezioni accordali o contrappuntistiche dai toni più solenni e marcati. Il processo di elaborazione
tematica, motivica, ritmica ed armonica culmina nel conclusivo “Allegro molto”; il tema qui viene accostato
a frequenti bicordi ribattuti, creando un sonoro ostinato che cresce di intensità, anche tramite l’impiego
frequente di accordi sforzati. Anche in questo movimento si ascoltano diverse sezioni imitative e di
contrappunto, due delle quali scritte in forma di corali, il secondo dei quali precede il climax finale che
culmina in un ultimo e secco sforzato. In questo lavoro, nonostante rappresenti l’esemplificazione del primo
periodo di Bogdanović, si possono già dunque intravedere diversi elementi che faranno poi parte della sua
successiva evoluzione come artista, e che lo hanno portato ad essere considerato uno dei maggiori
compositori contemporanei, per chitarra e non solo.

CONCLUSIONI
La sonata, dunque, come forma e come concezione, ha dimostrato una straordinaria capacità di
adattamento nel corso dei secoli, riflettendo i cambiamenti nella tecnica compositiva, nello stile, nella
cultura e nella società. Da semplici pezzi strumentali a complesse opere che esplorano profonde questioni
filosofiche ed emotive, la sonata rimane una testimonianza della creatività umana e un pilastro della
letteratura musicale. La sua evoluzione continua a influenzare i compositori contemporanei, dimostrando
che, nonostante i suoi umili inizi, la sonata è capace di adattarsi e di prosperare in un'ampia varietà di
contesti musicali.
RINGRAZIAMENTI
In questa giornata, per me molto speciale, si conclude il mio percorso accademico qui al Cantelli.
Sono stati più di cinque anni molto intensi, che si sono dimostrati importantissimi per la mia
crescita personale e come musicista. Desidero e ritengo doveroso, dunque, ringraziare tutti coloro
che mi hanno accompagnato durante questo tragitto e senza i quali questo traguardo non sarebbe
stato raggiungibile.
Ringrazio anzitutto i miei insegnanti; Alberto per essere stato il mio riferimento negli anni di studio
precedenti al conservatorio, facendo nascere e maturare in me la passione per questo meraviglioso
strumento, e Luigi per avermi guidato nell’importantissima ricerca della mia identità musicale
durante gli anni accademici con i suoi insegnamenti, il suo supporto ed i suoi preziosi consigli.
Grazie alla mia famiglia: ai miei genitori per avermi cresciuto con amore e sacrificio,
trasmettendomi una solida e sana educazione volta alla correttezza e al rispetto verso gli altri, e
per avermi appoggiato e sostenuto in questi anni di studio credendo sempre i me nonostante i
momenti meno facili. Grazie a mio fratello Luigi, per essere stato per me amico prezioso e punto di
riferimento importante. Ringrazio anche nonna Giannina, i cugini Marco e Chiara, gli zii e i miei
famigliari tutti per avermi fatto sentire, oltre che il loro affetto, il loro interesse e la loro grande
stima verso quello che è stato il mio percorso musicale.
Grazie ai miei amici del “Branco” per tutte le esperienze e le risate fatte insieme e per essere quelle
persone che, anche se sarai via per un po’, al tuo ritorno sai che ci saranno sempre.
Grazie a tutti i miei colleghi ed amici conosciuti in conservatorio per essere stati motivo di
stimolante e continuo confronto, e per essere stati così importanti nella mia maturazione musicale.
In particolare, ringrazio i miei coinquilini ed amici Mattia e Davide per essere stati oltre a questo
amici sinceri, regalandomi momenti di spensieratezza e di condivisione importanti.
Infine, ma in modo speciale, ringrazio Chiara. Grazie per aver sempre e fin da subito creduto in me,
facendomi scoprire quelle cose belle di me che io non riuscivo a vedere, per avermi fatto crescere e
migliorare tantissimo a livello personale ed artistico, grazie per avermi sorretto quando stavo per
cadere e per avermi sempre porto la tua mano per aiutarmi a rialzarmi. Grazie per come sei, per la
tua capacità di vedere sempre prima il bello negli altri: grazie per essere la mia compagna di vita,
nei momenti positivi e in quelli più difficili. Ti auguro di riuscire sempre a ricordare a te stessa
quanto sei e quanto vali, e di realizzare tutto ciò che di più bello tu possa desiderare,
condividendolo sempre con le persone che ami.
PROGRAMMA:

Antonio Josè (1902-1936) Sonata para guitarra:


I. Allegro Moderato
II. Minueto
III. Pavana triste
IV. Final

Dusan Bogdanovic (1955) Sonata n.1:


I. Allegro ritmico
II. Adagio rubato
III. Moderato un poco tenebroso
IV. Allegro molto
Nato nel 1999, Matteo Osmieri ha iniziato lo studio della chitarra presso l’ Accademia di
Formazione Musicale di Trofarello; ha quindi proseguito gli studi musicali presso l’IC Trofarello e
successivamente presso l’AFM, sotto la guida di Alberto Delle Piane.
Ha ricevuto premi in concorsi nazionali ed internazionali tra i quali: Concorso Nazionale
Strumentale “Fedele Brera” di Novara, VII Concorso Chitarristico Internazionale “A corde
libere”(ex “Città di Favria”) di Giaveno (TO), Concorso Internazionale di Musica “Città di Stresa”, V
Concorso di chitarra “Gaetano Marziali” di Seveso (MB), IV Concorso internazionale “Musica in
Langa” di Castiglione Falletto (CN), Florence International Guitar Competition e nel 2022 ha vinto
la borsa di studio erogata dai maestri liutai dell’ALI.
Ha partecipato a diverse masterclass e corsi di perfezionamento tenuti da docenti e artisti di fama
internazionale tra cui: Angelo Gilardino, Tilman Hoppstock, Piera Dadomo, Elena Casoli, Alberto
Mesirca, Leonardo de Marchi ed Evangelina Mascardi.
Nel 2021 Ha conseguito la laurea di triennio di primo livello in chitarra con il massimo dei voti
presso il Conservatorio “Guido Cantelli” di Novara, dove attualmente sta proseguendo gli studi di
biennio di secondo livello nella classe del maestro Luigi Biscaldi.
Si esibisce come solista, in duo flauto-chitarra e duo di chitarre e ha tenuto concerti nelle rassegne
di diverse associazioni musicali tra cui: Associazione Amici della Musica “Vittorio Cocito”,
Associazione Musicare di Nuoro, Associazione Ex Novo, Fondazione Varesotto, Associazione
Musicaviva di Torino, Cremonamusica, ha collaborato con i corpi musicali “Gaetano Donizetti” di
Bagnatica e “San Pio X” di Cene in occasione di Bergamo-Brescia capitali della cultura 2023.
E’ dedicatario di brani dei compositori Angelo Gilardino e Kevin Swierkosz-Lenart.
Dal 2021 Insegna chitarra presso l’Accademia di Formazione Musicale di Trofarello.
Suona strumenti dei liutai Ennio Giovanetti e Sebastian Stenzel.

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