- periodo preromantico. Gli artisti dovevano soddisfare le richieste dei loro mecenati (Haydn, Mozart erano
al servizio come i compositori). Gli artisti erano economicamente dipendenti dai loro mecenati; con
l’allentarsi di questo vincolo, per sopravvivere furono quasi costretti percorrere strade innovative (esempio:
Handel abbandona la composizione dei melodrammi per scrivere un oratorio – il “Messia” - che per lui era
una possibile alternativa al teatro, più agile e meno costosa ma senza compromessi sulla spettacolarità e sul
l’impegno.
- Da qui si può iniziare a parlare di “repertorio standard”, di “canone”, di opere riconosciute da tutti come
capolavori.
- Claudio Annibaldi (Antologia, 1993) parla del mecenatismo in Italia nel periodo della sua fioritura.
- L’inizio del XIX vede un rapido declino del mecenatismo.
- Beethoven, Hummel – le loro composizioni musicali potevano essere stampate ed avevano un valore
monetario.
professionista e dilettante.
- Professionista: posizione di prestigio. Il concetto di professione costruisce un “tipo ideale” (contenuto di
prestigio, autorità, competenze specifiche).
- Al “mestierante” manca una teoria sistematica; non ha autorevolezza.
- il grande pubblico
si definisce la categoria del “pubblico”, gruppo di persone di provenienza ed estrazione sociale eterogenea
riunito in un luogo adibito all’ascolto della musica, magari dietro pagamento di un biglietto.
- Il pubblico nasce in Europa nel XVIII secolo, e si afferma nel XIX (se si escludono i teatri d’opera veneziani
in cui nasce prima).
- nasce l’ascolto attivo e le associazioni concertistiche (Parigi, Londra Vienna).
- con i mass media il concerto perde di centralità e l’ascolto ridiviene distratto e discontinuo.
- il “repertorio” e l’idea di “classico” (composizione che resiste nel tempo e viene rieseguita), sono
dipendenti dall’esistenza di un circuito concertistico.
- un pubblico diverso è quello dei mass media, “parcellizzato”, che sceglie cosa ascoltare. L’offerta di
prodotti musicali dipende dalle strategie di marketing e promozione.
- Altro settore di indagine: le influenze dei mass media sul gusto musicale, la loro capacità di favorire o
ostacolare la propagazione di determinati repertori, influenzare il livello qualitativo dei prodotti (mercati
discografici più grandi – America, Gran Bretagna, Giappone, Francia, Germania).
- La situazione attuale è già profondamente diversa. Da 15 anni la mediatizzazione ha come fatto un salto,
per non esiste più l’oggetto fisico ma la musica (e gran parte dei contenuti che ci vengono trasmessi) è
diventata immateriale. Le grandi piattaforme di distribuzione di contenuti digitali hanno imposto un nuovo
modello di ascolto e di fruizione (più superficiale?).