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3.1 Generalità
L’impresa con la sua attività assume degli obblighi e dei diritti (questi ultimi tutelati dal nostro
sistema giuridico). Il soggetto che opera nell’impresa e che è titolare di questi obblighi e diritti
viene detto soggetto giuridico. Egli può essere:
1)Una persona fisica (che quindi si prende tutte le responsabilità e i rischi su di sé)→ quando il
soggetto giuridico è una persona fisica, a livello lavorativo si parla di impresa individuale.
2)Un soggetto collettivo (insieme di persone che si assumono responsabilità e rischi in maniera
diversa tra loro)→ quando il soggetto giuridico è rappresentato da una collettività a livello
lavorativo si parla di società o impresa collettiva.
Parentesi su: Fattori produttivi a remunerazione prestabilita e fattori remunerati in funzione del
risultato
2) Fattori remunerati in funzione del risultato: il fatto che queste risorse siano remunerate alla fine
del processo produttivo, cioè quando io per esempio con il mio bilancio farò ricavi-
costi=utile/perdita, fa intuire che io sono molto più esposto in questo caso al rischio d’impresa
(def.)→ l’impossibilità dei ricavi di remunerare congruamente tutti i fattori produttivi.
-mancata remunerazione del fattore apportato (può succedere in tutti i casi di risultato negativo
della gestione dell’impresa)
-perdita del fattore apportato (capitale monetario) (dipende dalla tipologia e dalla quantità di
fattore apportato)
-perdita di tutto o parte del patrimonio, anche esterno all’esercizio d’impresa (presente
soprattutto nell’impresa individuale).
1)Impresa individuale: al capo di essa abbiamo detto che sta UNA SOLA persona fisica detta
imprenditore il quale apporta il suo lavoro ed i suoi capitali e rischia, nel caso in cui non sia in
grado con i ricavi di far fronte agli impegni assunti, di coinvolgere il proprio patrimonio famigliare.
2)Società: al capo di esse abbiamo PIU’ persone dette soci (i quali portano all’azienda il
cosiddetto capitale sociale versando denaro o beni e costituiscono parallelamente il capitale di
rischio) e quindi le responsabilità ed i rischi d’impresa saranno smistati in maniera diversa. I soci
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infatti possono amministrare l’azienda personalmente o nominare amministratori, per questo il
sistema di attribuzione della responsabilità si fa più complesso.
Cosa sono?
-Sono società mediamente di piccola dimensione in cui si svolge un’attività di produzione di beni o
servizi.
-Sono società in cui il fattore produttivo apportato dai soci può essere sia il LAVORO che il
CAPITALE (quest’ultimo sotto forma monetaria o di beni).
-In queste società non vi è un obbligo di apporti minimi da parte dei soci, ma tutti dovranno
apportare ciò che viene stabilito al momento della fondazione nel documento di contratto che è
detto atto costitutivo (def: stabilisce quanto devono apportare i soci e come i soci partecipano
all’interno della società).
-Inoltre esse godono di autonomia patrimoniale imperfetta→ (def.) sono titolari di diritti e di
obblighi (sono obbligate per esempio a pagare i dipendenti se ne assumono). Perché si dice che è
imperfetta? Di fronte all’impossibilità di remunerazione delle risorse da parte dei ricavi della
società, intervengono i soci in via sussidiaria che rischiano quindi non solo il fattore produttivo da
loro apportato ma anche il loro patrimonio personale.
-Devono pubblicare il bilancio (serve anche per vedere quali sono stati i ricavi e come spartire
l’utile fra i soci). Quindi esso si dice che non è regolamentato, è solo un documento interno. vedi
cos’è bilancio sotto
-Devono pubblicare il registro delle imprese con le informazioni relative alla società (ragione
sociale→ nome dato a azienda alla formazione; oggetto sociale→ cosa decido di produrre; sede
legale→ luogo in cui decido di iniziare attività; identità dei soci e quote di essi, capitale sociale→
somma dei conferimenti iniziali dei soci; soci che amministrano e rappresentano la società).
•la società in nome collettivo (s.n.c.)→ In essa, siccome tutti possono amministrare, tutti possono
anche rischiare di attingere al loro patrimonio personale di fronte all’impossibilità di
remunerazione.
•la società in accomandita semplice (s.a.s.)→ in essa ci sono: soci accomandatari (possono
amministrare secondo l’atto costitutivo) e soci accomandanti (non possono in alcun modo
amministrare). In essa, solo i soci accomandatari possono rischiare di attingere al loro patrimonio
famigliare in caso di impossibilità di remunerazione (perché sono gli unici che amministrano).
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Parentesi su: Capitale sociale, Capitale proprio/patrimonio netto
•Capitale sociale: valore dei conferimenti che i soci effettuano durante la costituzione di qualsiasi
tipo di società. Esso può essere costituito da denaro o beni che verranno valutati. Solitamente
(escluse le società di persone) esiste un apporti minimo di questo capitale che può essere formato
da azioni oppure quote.
→Per effetto di queste modificazioni continue abbiamo: Capitale sociale=Patrimonio netto SOLO
nel momento della costituzione dell’azienda.
Cosa sono?
-Sono società in cui il fattore produttivo apportato dai soci può essere SOLO composto da denaro
o bene valutabili (che formeranno il capitale sociale).
-Ne consegue quindi che i risultati dell’azienda devono essere ripartiti tra i soci proporzionalmente
ai bene apportati.
-Esiste un capitale minimo di apporti iniziali da parte dei soci. (diff. Società di persone).
-Hanno un bilancio regolamentato che deve essere redatto ogni anno per monitorare la situazione
e per dar fiducia ai creditori.
-Differenza quindi con la società di persone = la società qui è come se fosse proprio una persona
fisica titolare di diritti e di obblighi e soprattutto è distaccata dai soci quindi è responsabile delle
sue scelte e i soci non rischiano il proprio patrimonio famigliare in caso di perdita ma solo il
capitale sociale.
-Compito dei soci→ i soci quindi in quanto NON possono amministrare direttamente la società
MA: 1.approvano il bilancio; 2.gestiscono indirettamente attraverso la partecipazione ad
assemblee (l’assemblea ordinaria decide la destinazione dell’utile; assemblea straordinaria prende
decisioni fuori programma).
-Chi amministra quindi la società?→ l’organo di gestione, convocato nell’assemblea ordinaria, che
può essere composto da un’unica persona (amministratore unico) oppure da più persone
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(consiglio di amministrazione: quest’ultimo può a sua volta delegare alcune decisioni più
importanti a un gruppo più ristretto di loro che formano il comitato esecutivo oppure ad una sola
persona che verrà chiamata amministratore delegato e la sua carica sarà del tutto pari a quella
dell’amministratore unico).
-Chi si occupa del controllo?→ il collegio sindacale (o sindaco unico in quelle più piccole) che
controlla l’operato degli amministratori e nelle aziende più piccole controlla anche la contabilità.
-Può esserci anche in quelle più grandi un revisore legale dei conti che altre a rivedere la
contabilità esprime giudizi sul bilancio.
QUINDI: soci + organo di gestione + collegio sindacale + revisore legale dei conti
-C’è un atto costitutivo che è redatto dal notaio, il quale deve contenere: identificazione del soci e
numero azioni possedute, sede della società, norme di ripartizione degli utili, eventuali benefici ai
soci fondatori, chi sono e quanti amministratori/componenti del collegio sindacale/revisore legale
dei conti, durata della società.
-Dopo questo l’impresa viene inserita nel registro delle imprese a scopo pubblicitario.
•la società in accomandita per azioni (s.a.p.a.)→ anche quindi soci = azionisti ma divisi in due tipi:
azionisti accomandatari e azionisti accomandanti. Hanno tutti lo stesso numero di azioni ma i primi
hanno anche la funzione di amministratori (unico caso in società di capitali); quindi essi hanno
sulle spalle le responsabilità aziendali. In caso di dimissioni il socio perde solo il compito di
amministratore nonché di accomandatario e diventa socio accomandante come gli altri.
•la società a responsabilità limitata (s.r.l.)→ sono società di solito formate da imprese famigliari
regolamentate. Ha caratteristiche meno rigide rispetto alla società per azioni e più simili alle
società di persone, nel senso che l’amministrazione è di solito affidata ad un amministratore unico
ma anche alcuni soci possono inserirsi nell’amministrazione. Inoltre le assemblee possono essere
sostituite da semplici scambi di corrispondenza.
Capitale minimo = 10.000 euro (NO azioni, MA QUOTE divise tra i soci non necessariamente di
uguale valore).
-Collegio sindacale e revisore: spesso non necessari per piccole dimensioni (il controllo può essere
affidato al sindaco unico).
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-Bilancio: redatto annualmente.
Cosa sono?
Società in cui lo scopo è quello di conseguire il lucro soggettivo, ossia il compenso economico che ottiene
direttamente il socio dalla sua attività (non di raggiungere un utile e dividerlo tra soci).
•la mutua assicuratrice→ lo scopo è quello di avere assicurazioni a prezzo più vantaggioso della
concorrenza e possono prendere lo stampo delle s.p.a oppure delle s.r.l.
-Serve per: gestire l’azienda; comunicare con l’esterno (banche, finanziatori..) e con l’interno (responsabili,
dipendenti..); arrivare al BILANCIO D’ESERCIZIO.
Che cos’è il bilancio?→ E’ un documento contabile redatto una volta l’anno che mostra ciò che è
avvenuto in azienda durante quell’anno ed è formato da:
1. STATO PATRIMONIALE (diviso in Attività e Passività. La differenza tra queste due mia da il mio
Patrimonio netto/Capitale proprio che rappresenta la vera ricchezza dell’azienda in quel momento.
Nella parte alta dell’attivo troviamo l’elenco delle immobilizzazioni e dei crediti verso soci; nella
parte bassa sempre dell’attivo troviamo l’attivo circolante. Allo stesso modo nella parte alta del
passivo troviamo il patrimonio netto e nella parte bassa altre generiche passività.).
2. CONTO ECONOMICO (indica l’andamento economico di un periodo; è suddiviso in costi e ricavi che
sono rispettivamente le uscite e le entrate. La differenza tra ricavi e costi denota l’utile oppure la
perdita intesi come incremento o decremento di capitale netto).
3. NOTA INTEGRATIVA (serve per spiegare nel dettaglio alcune caratteristiche del bilancio difficili da
comprendere).
4. RELAZIONE DEGLI ORGANI DI CONTROLLO (che sono il Collegio sindacale e il Revisore legale).
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Perché bisogna chiudere il bilancio?
Per due motivi: 1)Devo capire se dopo un anno sono in utile o in perdita;
P.S: ci sono alcuni bilanci che seguono principi nazionali ed altri principi internazionali. Questi ultimi devono
avere il rendiconto finanziario e il prospetto delle variazioni di patrimonio netto, ossia un rendiconto di
liquidità, di come è variata da un anno all’altro. Quindi di norma il 31/12 con il bilancio si mette in questo
caso anche in luce se e dove c’è stato un aumento o diminuzione di liquidità all’interno dell’azienda.
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CAPITOLO 4
-SISTEMA di elementi che sono tra loro coordinati al fine di generare bene e servizi per il
soddisfacimento di bisogni di soggetti che per questo sono disposti a pagare un prezzo.
-L’ azienda è quindi anche definita come UNITA’ DI PRODUZIONE che mette in atto un’attività di
produzione di beni e servizi derivanti da bisogni della società e ha quindi una funzione strumentale
(offre strumenti) ma anche sociale (si rivolge ai bisogni della società)
-L’azienda va sul mercato in qualità di produttrice (offre i prodotti) ma anche di acquirente (per
esempio di materie prime): quindi offre e domanda.
Tutto quindi parte da: famiglie e società. Cosa sono famiglie e società in generale?
-I CONSUMATORI, UNITA’ DI CONSUMO che mettono in atto quindi un’attività di consumo che
consente alle aziende di produrre e quindi di sopravvivere
-I consumatori vanno sul mercato in qualità di produttori (offrono lavoro) ma anche di acquirenti
(domandano i prodotti).
2.Responsabilità verso l’esterno (SIA verso gli altri enti, persone, istituzione, CHE verso l’ambiente
fisico).
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a. decidere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato;
b. ottimizzare il risultato economico (EFFICIENZA ED EFFICACIA);
C. rispettare le leggi;
d. interscambio con l’ambiente esterno (senza il quale essa non può vivere perché riceve input e
conferisce i suoi output che a volte possono essere benefici e altre volte non benefici→
esternalità, ad esempio inquinamento.. Quindi le esternalità soprattutto negative non possono
essere sottovalutate da un management responsabile perché si va a vanificare quello che è il
beneficio netto per la collettività e la funzione sociale dell’azienda.
Quindi dopo questo schema possiamo aggiungere che l’azienda è un SISTEMA APERTO che ha
numerose interazioni sia con l’interno che con l’esterno.
Definizione→ Valutando l’esterno, sono detti stakeholders tutti coloro: 1. che volontariamente o
meno vengono in contatto con l’azienda e che quindi condizionano/sono condizionati più o meno
direttamente da essa; 2. per i quale l’azienda è quindi responsabile; 3. con i quali l’azienda ha
rapporti biunivoci.
-Cosa significa che sono legati più o meno direttamente? Alcuni stakeholders possiedono per
esempio contratti con l’impresa (investitori..); altri invece hanno legami di altra natura (cliente,
fornitori..).
-l’azienda con essi ha rapporti biunivoci MA→ non significa che siano di interessi o diritti simili.
Quindi di solito si applicano delle “suddivisioni” fra loro: per esempio clienti, fornitori, dipendenti,
investitori si dice che sono dello stesso gruppo; ci sono poi quelli considerati come Primari (def.):
quelli essenziali, senza i quali l’azienda non sarebbe più in grado di raggiungere i suoi scopi; infine
quelli Secondari (def.): non sono essenziali per la sopravvivenza dell’azienda. Infine l’imprenditore,
dipendenti, soci sono detti stakeholders interni (def.): sono portatori di interessi diretti, mentre
tutti gli altri ovviamente sono esterni.
>> Anche se, nonostante queste suddivisioni di importanza, si afferma in generale che solo con il
BENESSERE DI TUTTI GLI STAKEHOLDERS durante tutto il periodo di attività si garantisce il successo
e la sopravvivenza dell’impresa.
>> Al di là invece del discorso economico, la “buona reputazione”, il rispetto, la non conflittualità
con i dipendenti costituiscono il cosiddetto capitale sociale (diverso da quello del bilancio) che
determina il valore della stessa azienda nella società; quindi anche questo contribuisce alla
sopravvivenza.
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4.3. La responsabilità sociale dell’impresa nelle sue varie forme
Abbiamo detto prima che l’azienda ha una responsabilità sia per quanto riguarda l’interno che
l’esterno di essa. Analizziamo meglio queste due responsabilità:
-Le materie prime possono essere di vario tipo: acquistate sul mercato oppure gratuite e naturali
(aria, acqua, vento..) o ancora rinnovabili o non rinnovabili, biodegradabili o no.. E’ ovvio che
MAGGIORE è il ricorso a fonti energetiche rinnovabili >> MINORE è la sottrazione di risorse non
rinnovabili dall’ambiente e minore è ancora l’inquinamento.
2)Responsabilità verso l’interno→ rientra in realtà in questo ambito non sono la responsabilità
verso i soggetti all’interno ma anche verso quelli all’esterno dell’azienda, che costituiscono la sfera
sociale. Un’azienda responsabile verso la sfera sociale: rende ottime le condizioni di lavoro dei
propri dipendenti, i rapporti di scambio con la società esterna, è responsabile nei suoi prodotti e
quindi tutela la salute e la sicurezza dei consumatori..
2. Abbiamo detto e ripetuto che l’azienda è un sistema aperto quindi riceve input dall’ambiente
circostante e da degli output; non si può quindi non tener conto di ciò che sta all’esterno. Più
l’impresa è piccola più ovviamente sarà influenzata. L’ambiente è diviso a sua volta in più sub-
ambienti:
-fisico-naturale→ in esso devo tener conto sia dell’aspetto geografico che di quello demografico
(per esempio a seconda del tipo di popolazione distribuita, io devo capire che tipo di merce
produrre). Alcuni inputs sono: disponibilità di risorse, ubicazione risorse.. Outputs: utilizzo risorse,
inquinamento, modifica territorio..
-culturale→ condizionamenti: valori culturali e cultura tecnica; inputs: problemi etnici, clima
sociale..; outputs: evoluzione culturale e del management. Per “cultura” si intende sia il diverso
tipo di formazione che la diversità religiosa. Per quanto riguarda la prima, se per esempio un
operaio è laureato in informatica, mi renderà di più rispetto a uno che non sa usare il computer;
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l’imprenditore però può decidere di migliorare i dipendenti (sia a livello culturale che per i rapporti
interpersonali) con corsi di formazione a sue spese. Devo tener conto anche del significato di
cultura come diversità religiosa: se amministro in occidente per esempio, dovrò sicuramente
cambiare alcuni aspetti in oriente per diverse tradizioni.
E’ sempre più complicato gestire un’azienda con tutti questi tipi di sub-ambienti anche perché essi
si influenzano tra loro a vicenda. Un grosso problema per l’azienda è che molto spesso le
problematiche ambientali non riesco a quantificarle contabilmente MA spesso posso prevederle.
Dal paragrafo precedente possiamo riassumere che molte volte il futuro dell’azienda sta nel
comportamento e nelle decisioni del management/imprenditore. Spesso infatti il “profitto ad ogni
costo” senza tener conto delle responsabilità prima elencate porta a scandali e chiusura
d’esercizio.
L’imprenditore deve agire tenendo conto della cosiddetta etica d’impresa (def.)→ principi etici che
stanno alla base delle scelte che imprenditori o manager sono tenuti a prendere quotidianamente.
L’etica d’impresa raggruppa tanti aspetti, quindi per esempio non si può dire di agire con etica solo
se si rispettano al meglio le leggi perché esse sono solo un aspetto da tener conto; infatti può
accadere per esempio di dover prendere decisioni su una problematica della quale non ci si può
appellare alla legge perché quest’ultima non tratta nulla a riguardo.
Possiamo schematizzare una relazione tra comportamenti diversi (etici e non etici) e il riflesso di
essi sul piano dell’equilibrio del sistema aziendale:
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1)La prima situazione è ovvio che è quella ottimale: si adotta un comportamento etico (rispetto
delle leggi, tutela sicurezza dei dipendenti, dell’ambiente..) e si hanno dei riflessi positivi sul piano
economico finanziario.
2)Nel secondo caso invece si adotta un comportamento giusto ma che non porta a benefici per
l’azienda perché magari non ci sono le circostanze giuste..
3)Il terzo caso riassume una situazione in cui per esempio un’azienda decide di pagare dipendenti
e fornitori molto dopo le scadenze stabilite; si avrà sicuramente un riflesso positivo sul piano
economico finanziario perché si diminuiscono le uscite ma tutto ciò dura poco perché si perde la
fiducia dei dipendenti e fornitori.
4)Il quarto caso riassume una situazione in cui per esempio un’azienda produce beni o servizi che
sono al di sotto dei livelli qualitativi concordati con i clienti; non può che succedere un immediato
aumento di ricavo (perché ho risparmiato sul costo di produzione) però poi avrò probabilmente
sanzioni e multe per aver tradito i termini del contratto.
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CAPITOLO 6
Un’impresa si finanzia chiedendo denaro ai soci o soggetti terzi e si investe il denaro in beni
materiali (immobili, macchinari, ecc..) o immateriali (software, brevetti, ecc..). Ovviamente speso il
capitale iniziale non basta per poter coprire tutti i costi di avviamento, perciò si richiedono prestiti
alle Banche.
In ogni momento è possibile esageri gli investimenti effettuati, cioè l’aspetto patrimoniale della
gestione.
Dopo, se dotata di un’adeguata struttura, l’impresa può iniziare ad operare assumendo personale,
stipulando contratti, acquistando materie prime ecc.. La gestione dell’impresa genere due
conseguenze fondamentali:
Per svolgere la propria attività tutte le imprese devono acquisire fattori produttivi nei mercati a
prezzo di mercato; l’acquisizione di materie prime comporta ovviamente il sostenimento di un
costo (dal punto di vista economico) e un’uscita ( dal punto di vista finanziario). L’uscita di denaro
può non essere immediata e quindi da origine ad un debito.
Di conseguenza i beni e i servizi che l’azienda produce verranno venduti nei mercati di sbocco; la
vendita del bene comporterà un ricavo (dal punto di vista economico) e un’entrata (dal punto di
vista finanziario). L’entrata di denaro può non essere immediata e quindi da origine ad un credito.
Questa attività dell’impresa si svolge senza continuità, perciò le imprese periodicamente mettono
a confronto i ricavi ottenuti con i costi sostenuti; il periodo preso a riferimento è di solito della
durata di 12 mesi e prende il nome di periodo amministrativo.
La differenza tra i costi e i ricavi relativi ad un periodo amministrativo sarà chiamato reddito netto
di esercizio.
Reddito d’esercizio
La sua determinazione richiede di individuare tutte le operazioni che si riferiscono al periodo
amministrativo in questione, anche se alcune operazioni potrebbero ancora non essersi concluse.
Per esempio per l’acquisto di materie prime, se magari non vengono subite utilizzate sono
comunque entrate nella disponibilità dell’azienda, quindi l’utilizzo avverrà nell’esercizio corrente.
Se invece compro un macchinario esso verrà utilizzato per più tempo e quindi per più esercizi, ma
nei miei costi andrò ad inserire i fattori prodottivi utilizzati in quell’esercizio, che non sono costi
ma magari degli investimenti o delle rate o degli interessi sul macchinario.
Il documento dove si illustrano tutti i ricavi e i costi generati da un’impresa durante un esercizio
prende il nome di Conto Economico
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Aspetto finanziario della gestione
Abbiamo già analizzato che i ricavi danno vita a delle entrate monetarie, e che i costi creano delle
uscite monetarie; la differenza tra le entrate e le uscite determinate dai costi che sostiene
l’impresa viene detta autofinanziamento dell’impresa; tale differenza, si spera in positivo, viene
anche chiamata “flusso di cassa generato dalla gestione reddituale”. Il flusso di cassa generato
dalle attività dell’impresa non è però l’unico modo per ottenere risorse finanziarie, infatti anche le
imprese che sono in grado di generare flussi di denaro abbondanti hanno bisogno di altre fonti di
finanziamento, e ciò per varie ragioni, tra le quali:
1. Innanzitutto il costi precedono i ricavi, ossia compro prima le materie prime, poi faccio il
prodotto e poi ricavo dei soldi dalla sua vendita.
2. Inoltre la lavorazione per formare il mio prodotto richiede degli investimenti per macchinari,
attrezzature, brevetti ecc.. Questi investimenti generano subito un’uscita di denaro, che
diventeranno entrate solo negli anni a seguire attraverso il loro uso.
E’ per questo che l’impresa può contare su un buon flusso di ricavi solo dopo un lungo arco di
tempo di attività.
1. Capitale proprio, cioè quello apportato dall’imprenditore o dal socio, che verrà restituito ai
soci se e solo se tutti i creditori sono stati pagati. Il suo rimborso non è così frequente come il
capitale di terzi.
2. Capitale di terzi, cioè il denaro che l’impresa ottiene da soggetti esterni, ottenuti con dei
finanziamenti da “terzi”; viene denominato anche capitale di credito, esso genera sì
un’entrata finanziaria, ma anche un obbligo di remunerazione, che comprende la quota
prestata più gli interessi su di essa. Questi finanziamenti prevedono l’obbligo di rimborso
Delle entrate possono generarsi anche all’atto di vendita di un macchinario, che magari non è più
utile alla produzione per cambiamento di un prodotto, quando si decide di abbandonare un
business o quando l’azienda giudica quel macchinario non più così strategico ma obsoleto. La
differenza tra entrate monetarie e uscite monetarie in un determinato periodo viene chiamato
FLUSSO DI CASSA DELL’ESERCIZIO/PERIODO.
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I flussi di entrata e uscita si possono schematizzare così:
Esso è relativo al patrimonio, ossia alla ricchezza di cui l’impresa è titolare in un determinato
periodo; il patrimonio viene misurato alla fine del periodo preso in considerazione. Il patrimonio di
un’impresa è costituito da investimenti come gli immobili, i macchinari, i brevetti, i titoli, i crediti e
il magazzino; è naturale che il valore dei finanziamenti esterni è sempre uguale al valore degli
investimenti.
Il capitale proprio dell’impresa viene anche denominato Patrimonio netto, in quanto può essere
denominato come differenza tra gli investimenti (attività) e il capitale di credito (cioè
finanziamenti o passività).
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Relazioni tra aspetto economico, finanziario e patrimoniale
3. Alla fine del periodo la situazione patrimoniale sarà diversa da quella iniziale, poiché nel
punto 2 sono avvenuti diversi investimenti e finanziamenti e operazioni.
• Se il mio risultato d’esercizio (o reddito d’esercizio) sarà stato positivo, sarò in utile e quindi
avrò aumentato la mia ricchezza;
• Se il mio risultato d’esercizio (o reddito d’esercizio) sarà stato negativo, sarò in perdita e quindi
avrò diminuito la mia ricchezza.
Per riassumere, le relazioni tra i diversi aspetti della gestione di un’impresa si possono
schematizzare così:
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Equilibri di gestione
Gestire correttamente l’impresa significa darle autonomia di sopravvivenza quindi donarle
VITALITÀ’ ECONOMICA PROPRIA , la quale è stabilita da due fattori:
1. l’EQUILIBRIO FINANZIARIO,
2. l’EQUILIBRIO ECONOMICO
3. l’EQUILIBRIO PATRIMONIALE
Se le cose dovessero andare male per qualche motivo o per qualche danno e io non ho un ricavo,
mi appello alle RISERVE che ho messo da parte, le prelevo e continuo a pagare i miei fornitori
stando attento perché prima o poi le risorse finiranno!!
Equilibrio economico
Devo fare in modo che i ricavi coprano i costi per coprire il capitale di rischio; l’impresa non deve
solo remunerare il capitale di rischio ma tutti i farcir produttivi, cioè entrate e uscite.
ESEMPIO 1—> Se remunero tutti i costi con la produzione del mio prodotto e i ricavi sono superiori
ai costi sono in equilibrio economico;
ESEMPIO 2 —> Se invece i costi della produzione del mio prodotto sono superiori ai ricavi delle
vendite ma ho una entrata di soldi esterni che copre la mia mancanza, la mia azienda è in
squilibrio economico, perché ora sono in realtà in equilibrio economico ma se non avrò ricavi
straordinari, sarò in perdita (quindi è un equilibrio illusorio).
Equilibrio finanziario
Raggiungerlo o perseguirlo vuol dire strutturare la ricchezza (investita in mobili o mantenuta in
denaro) dell’impresa in modo da porre le basi per il raggiungimento dell’equilibrio tra entrate e
uscite. L’imprenditore investe nell’impresa le fonti (a breve termine o a lungo termine) acquisite
nel mercato, e gli investimenti possono essere a breve termine (periodo di incasso inferiori a 12
mesi) o a lungo termine (ad esempio i macchinari, oltre i 12 mesi, circa 3-5-10 anni ecc..).
ESEMPIO 1 —> se io mi procuro delle fonti a lungo termine e le investo in investimenti a lungo
termine ho tempo per incassare prima di dover pagare le mie fonti, quindi rimarrò in equilibrio
finanziario.
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ESEMPIO 2 —> se io mi procuro fonti a breve termine ma faccio investimenti a lungo termine, di
sicuro verrà difficile coprire i costi delle fonti, quindi sarò in squilibrio finanziario.
Equilibrio patrimoniale
Devo perseguire un equilibrio della composizione della mia ricchezza, ed è una via di mezzo degli
altri due equilibri da perseguire. L’imprenditore deve individuare l’equilibrio tra tipologie di fonti, a
titolo di capitale di rischio e di debito, perché le fonti a fine di finanziamento hanno diverse
caratteristiche di rischio.
ESEMPIO 1 —> anche se il mio investimento copre la somma tra il patrimonio netto e i miei debiti
ma il patrimonio è inferiore ai debiti, sono in squilibrio fonti, perché c’è anche il rischio che io non
riesca a recuperare i miei investimenti nei tempi previsti magari occupati in macchinari ecc..;
ESEMPIO 2 —> se invece il mio patrimonio netto può coprire i debiti nonostante gli investimenti
ritardino, sono in equilibrio fonti.
Il mantenimento dei tre equilibri prima visti conferisce all’azienda 3 determinate caratteristiche
denominate:
1. Economicità, ossia quando l’equilibrio economico è durevole così da garantire una perfetta
remunerazione dei fattori impiegati nella produzione;
2. Liquidità, cioè la capacità di far fronte alle necessità finanziarie della gestione, cioè evitare
fonti straordinarie di finanziamento;
3. Solidità patrimoniale, misurabile con il rapporto tra il capitale proprio dell’impresa e il
capitale di terzi; un’impresa si dice “solida” quando il suo patrimonio netto è equilibrato
rispetto ai finanziamenti. Un’impresa dotata di solidità patrimoniale può permettersi di
sopravvivere in condizioni di indipendenza finanziaria.
- imprese prive di vitalità economica, cioè non sono dotate di redditività e neppure hanno
possibilità di trasferire a terzi eventuali risultati negativi; sono oggettivamente non durevoli e
quindi destinate a scomparire
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- imprese a vitalità economica riflessa, cioè non sono dotate di redditività ma riescono a
sopravvivere in quanto possono contare sull’apporto di terze economie; sono oggettivamente
durevoli.
La redditività
• area tipica, cioè le operazioni fatte per arrivare agli obiettivi della gestione
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la redditività globale fa riferimento alla capacità di remunerare congruamente il capitale
proprio dopo aver remunerato tutti gli altri fattori produttivi; essa si può sintetizzare con
unificatore chiamato Return on Equity
L’equilibrio reddituale può essere al breve o lungo periodo, ma ciò che conta per l’impresa è il
remunerare il capitale proprio nel lungo periodo.
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CAPITOLO 7
IL BILANCIO D’ESERCIZIO
C’è un reparto nell’azienda che gestisce i fatti amministrativi: la contabilità.
-Serve per: gestire l’azienda; comunicare con l’esterno (banche, finanziatori..) e con l’interno
(responsabili, dipendenti..); arrivare al BILANCIO D’ESERCIZIO.
-E’ un documento contabile, redatto una volta l’anno, che consente di misurare in termini
qualitativi e quantitativi il patrimonio e il reddito aziendale;
1) Codice civile (o nazionale) e principi contabili nazionali→ Afferma in sintesi che tutte le
aziende piccole ma anche le grosse società devono pubblicare un bilancio d’esercizio
(suddiviso in Stato patrimoniale, Contro economico, Nota integrativa e Relazione degli
Organi di controllo).
2) Principi contabili internazionali→ Sono chiamati anche IAS/IFRS, sono stati formulati
dall’UE che stabilisce che le società con titoli quotati in qualunque mercato debbano
redigere un bilancio secondo gli stessi principi dell’UE e di tipo consolidato (cioè, una
grossa società quotata in borsa, banche, assicurazioni e società finanziarie devono redigere
un bilancio complessivo di tutte le aziende associate e inglobate alla casa madre). Quindi il
bilancio per queste aziende dovrà essere composto dai seguenti punti: Stato patrimoniale,
Conto economico, Nota integrativa e Rendiconto finanziario.
3) Norme fiscali→ imposte sui redditi.
Da che parti è formato? (dal punto di vista del codice civile e dei principi internazionali)
5. STATO PATRIMONIALE →Obbligatorio sia per le aziende che seguono solo codice civile che
per quelle che seguono anche i principi internazionali. In esso emerge in che cosa
consistano e a quanto ammontino le attività, le passività e il capitale proprio dell’azienda.
La differenza tra attivo e passivo mi da il mio Patrimonio netto/Capitale proprio che
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rappresenta la vera ricchezza dell’azienda in quel momento. -Nell’attivo (sinistra) troviamo
il modo in cui è stato investito il capitale d’impresa; in particolare nella parte alta di questa
stessa sezione troviamo l’elenco delle immobilizzazioni , dei crediti verso soci; nella parte
bassa sempre dell’attivo troviamo l’attivo circolante, i ratei e risconti.
-Nel passivo (destra) troviamo da dove proviene il capitale che l’azienda ha a sua
disposizione, costituito in parte da debiti e in parte da capitale proprio; in particolare nella
parte alta di questa stessa sezione troviamo il capitale proprio, i fondi per rischi e oneri;
nella parte bassa troviamo debiti, ratei e risconti.
6. CONTO ECONOMICO→ Obbligatorio sia per le aziende che seguono solo codice civile che
per quelle che seguono anche i principi internazionali. Indica l’andamento economico di un
periodo; è suddiviso in costi e ricavi che sono rispettivamente le uscite e le entrate. La
differenza tra ricavi e costi denota l’utile oppure la perdita intesi come incremento o
decremento di capitale netto. Strutturalmente invece troviamo che esso, a partire dall’alto
è suddiviso nei seguenti punti: valore della produzione, costi della produzione, differenza
tra valori e costi della produzione, risultato prima delle imposte, imposte e risultato dopo
le imposte.
E’ possibile valutare dopo questi primi due punti la redditività (ROE) della gestione facendo il
seguente rapporto:
7. NOTA INTEGRATIVA→ Obbligatoria sia per le aziende che seguono solo codice civile che
per quelle che seguono anche i principi internazionali. Serve per spiegare nel dettaglio
alcune caratteristiche del bilancio difficili da comprendere e fornisce in modo più
dettagliato e complementare le informazioni presenti nei primi due punti. Essa è divisa a
sua volta in più sezioni riguardanti: illustrazioni dei criteri di valutazione adottati,
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informazioni sulle poste di stato patrimoniale, informazioni sulle poste di conto economico
e informazioni di vario genere (dipendenti, impegni..).
9. RELAZIONE DEGLI ORGANI DI CONTROLLO→ Obbligatoria SOLO perle aziende che seguono
esclusivamente il codice civile. Questi organi di controllo sono il Collegio sindacale e il
Revisore legale.
10. RENDICONTO FINANZIARIO→ Obbligatorio SOLO per le aziende che seguono i principi
internazionali. Si tratta di un rendiconto di liquidità, di come è variata da un anno all’altro;
denota i quali e quanti sono stati i flussi di cassa provenienti dai costi e ricavi della gestione
e quali invece derivano dai movimenti delle risorse patrimoniali. Quindi di norma il 31/12
con il bilancio si mette in questo caso anche in luce se e dove c’è stato un aumento o
diminuzione di liquidità all’interno dell’azienda. Il rendiconto finanziario è molto
importante perché valuto la liquidità di un’azienda; infatti essa può avere per esempio
molti crediti verso clienti e quindi avere un quadro positivo in termini di reddito ma non in
termini di liquidità.
11. PROSPETTO DELLE VARIAZIONI DEI CONTI DI PATRIMONIO NETTO→ Obbligatorio SOLO per
le aziende che seguono i principi internazionali. In esso : rivalutazione o svalutazione degli
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investimenti, differenze di conversione di valute, utili e perdite non rilevanti in conto
economico, totale oneri rilevanti, aumento o riduzione del capitale sociale..).
Queste parti che costituiscono il bilancio contengono al loro interno dati che possono essere
oggettivi, stimati e congetturali.
Tutto il gruppo dei cosiddetti stakeholders (vedi capitolo 4), sia interni che esterni che sono
interessato per interessi diversi tra loro all’andamento (per esempio il fisco che è un agente
esterno sarà interessato a determinati aspetti mentre i soci che sono interni saranno interessati a
vedere se c’è un utile o meno dell’azienda per i quali sono azionisti).
Per due motivi: 1)Devo capire se dopo un anno sono in utile o in perdita;
Dalla chiusura dell’attività annuale ci sono un totale di 120 giorni (a volte 180) che devono passare
prima dell’approvazione degli azionisti. Gli amministratori, dopo la loro redazione, passano il
documento agli organi di controllo; da qui entro 30 giorni la procedura deve essere completata e
quindi significa che ci sono 15 giorni a disposizione degli organi di controllo per emettere la loro
relazione e 15 giorni successivi a disposizione degli azionisti per approvarlo.
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CAPITOLO 8
Fino ad ora abbiamo definito l’azienda come un SISTEMA inserito in un sistema più ampio che è
l’ambiente. Ora invece >> abbandoniamo la visione del sistema azienda come un “pezzo unico” e
lo dividiamo in più sub-sistemi: i principali sub-sistemi sono 3, si condizionano a vicenda e
coincidono con i rispettivi momenti principali della vita dell’amministrazione economica o
management (vita del management=dalla fondazione dell’azienda alla liquidazione). Essi sono:
Cosa significa che i sub-sistemi si condizionano a vicenda?→ Si condizionano tra loro soprattutto la
gestione e l’organizzazione. Infatti per riuscire a gestire certe operazioni sono necessari organi di
certe competenze e dimensioni (quindi gestione influenza organizzazione); d’altro canto se le
competenze e le dimensione degli organi non sono adeguati rispetto ai compiti da svolgere, la
qualità delle operazioni compiute non sarà quella sperata all’inizio (quindi organizzazione
influenza gestione).
Che cos’è?
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Definizione→ La parola deriva dal verbo inglese “to manage”, ”gestire, coordinare”; esso è,
in economia aziendale, il processo di direzione di un'azienda sia essa di diritto pubblico o privata.
Si dirige un’azienda attraverso la definizione delle strategie aziendali e poi il fare quella serie di
operazioni che consentono di vendere e remunerare le risorse con i ricavi. Si cercano di perseguire
cioè quelli che sono gli scopi di un’azienda, ossia:
-Essere in grado di sopravvivere da sola utilizzando in maniera intelligente i ricavi per comprare
materie prime.
Tornando ai sub-sistemi.
Per studiare un’azienda non è necessario suddividerla in sub-sistemi ma bisogna intricarsi ancora
dentro applicando due chiavi di lettura:
-è cosa giusta agire prima con l’approccio per funzioni e poi in con quello per processi cioè
prima studiare la singola attività e poi il suo rapporto con le altre
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Quindi detto questo le funzioni rendono semplice, chiara nonché efficace la gestione (operazioni
da svolgere e come svolgerle), l’organizzazione (chi deve svolgere e come ci si coordina) e
l’informazione (quali tipi di competenze e informazioni devono essere necessarie).
Inoltre le funzioni sono naturali per ogni tipo di azienda; soprattutto quelle fondamentali
chiamate aree funzionali sono ripetibili e necessarie in tutte le imprese.
-Produzione e logistica→ è l’attività produttiva. Si occupa di tutto ciò che è attività produttiva in
senso stretto. Qual è il compito/obiettivo? Approvvigionamento dei fattori produttivi, gestione
delle scorte di magazzino e movimentazione del materiale nell’azienda. Chi opera al suo interno?
Risorse umane con competenze orientate all’ottimizzazione dei fattori produttivi impiegati, cioè a
un intelligente acquisto e poi impiego delle risorse.
Anche esse mirano alla creazione dell’obiettivo aziendale ma da un punto di vista più
strumentale/non operativo rispetto alle altre, cioè si occupano di gestire la disponibilità sia del
capitale che delle risorse umane. Sono:
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sono assimilabili a quelle integrative poiché hanno carattere non operativo ma esse hanno più un
ruolo direzionale nel senso che controllano l’esecuzione ed i risultati delle scelte e inoltre
forniscono agli stakeholders le informazioni finanziarie, economiche e patrimoniali dell’impresa.
1.PUNTI DI FORZA:
-le persone nelle aree funzionali lavorano fianco a fiano condividendo le rispettive conoscenze
-le risorse simili sono concentrate in un’unica area e anche il personale che si occupa di attività
simili (quindi riduzione anche di costi di coordinamento)
-chi lavora deve risolvere problemi simili da un punto di vista tecnico (problemi però relativi a
oggetti differenti ovviamente)
2.PUNTI DI DEBOLEZZA:
-non esiste un meccanismo diretto per coordinare il flusso di lavoro in particolare quando esso
fuoriesce dalla propria area funzionale
Per definire che cos’è un processo dobbiamo partire dal concetto di attività utilizzato in questa
chiave di studio:
l’attività→ def: è la componente elementare costitutiva del processo mentre il processo è più
grande delle attività>> l’insieme finalizzato di più attività è un processo.
-un’attività può essere comune a più aree funzionali (area commerciale, finanziaria..)
Quindi:
Processo: definizione→
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-è un insieme di attività/operazioni che, utilizzando risorse di varia natura e dato un certo input
iniziale, porta alla realizzazione di uno stesso output (risultato, obiettivo d’azienda) che funga o da
prodotto per il mercato esterno o per utilizzo interno.
-Come abbiamo già detto poi, il processo è per lo più da intendersi come trasversale alle varie aree
funzionali esistenti in azienda.
- Ogni processo ha specifici clienti ai quali sono destinati gli output che produce: i clienti dei
processi possono essere sia interni che esterni all’azienda.
Al di sotto dei processi possono essere individuati differenti livelli di aggregazione delle attività
(sub processo, segmento, macro-attività).
Esempio di processi: •attività di immagazzinamento dei prodotti finiti + attività di trasporto dei
prodotti acquistati da terzi + attività di movimentazione dei prodotti di fabbrica= processo
logistico.
Certamente è più difficile fare una generalizzazione in questo studio rispetto a quello per funzioni
poiché abbiamo detto che sotto i processi esistono numerose e diverse attività le quali sono
comuni a volte a più tipi di aree funzionali e quindi inoltre si coinvolgono molto funzioni in uno
stesso processo (per esempio il processo di vendita non coinvolge soltanto la funziona marketing,
ma più funzioni). TUTTAVIA: per le aziende appartenenti allo stesso comparto, i macro-processi
che si rinvengono sono molto simili sia nell’utilizzo delle risorse che nel raggiungimento
dell’output: ciò che cambia è solo l’effettiva realizzazione delle singole attività sottostanti.
1)Per le aree funzionali CARATTERISTICHE troviamo processi che coinvolgono e assorbono più
funzioni caratteristiche→
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2)Per le aree funzionali INTEGRATIVE e di PIANIFICAZIONE ED INFORMAZIONE troviamo processi
che invece hanno come protagonista un’area funzionale specifica ma coinvolgono anche in parte
le aree funzionali caratteristiche (sono quindi interfunzionali)→
-Processo di gestione finanziaria (è presidiato dalla funzione finanza ma coinvolge anche altre)
-Processo di amministrazione
Questa è una prima classificazione, in base quindi alle diverse aree funzionali coinvolte.
Ora facciamo un’altra classificazione partendo dalla teoria di Porter il quale propose la cosiddetta
“CATENA DEL VALORE”>> egli in primis divide l’azienda in attività strategicamente rilevanti e
afferma che un’azienda acquisisce il vantaggio competitivo quando svolge queste attività
importanti in modo più economico ed efficiente dei concorrenti.
-Il ricavo d’azienda è dato dalla differenza tra il valore totale e il costo per svolgere queste attività.
Poi ne individua tra queste quelle generatrici di valore ossia quelle cardine per la produzione del
bene/servizio e inoltre le divide in:
a)Primarie: attività generatrici di valore impegnate nella creazione FISICA del prodotto, nella sua
vendita, nel trasporto, nell’assistenza post-vendita.
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CAPITOLO 16
- pianificare significa creare delle idee e formalizzarle in opportuni documenti (piani strategici);
- controllare significa verificare il grado di realizzazione dei piani e di raggiungimento delle mie
idee progettate in precedenza.
Nel processo di P&C intervengono due tipi di organi:
1. i manager che sono i veri attori della pianificazione e del controllo, cioè coloro che scelgono
le strategie e le mettono in pratica
2. gli specialisti di P&C, cioè il planner e il controller che supportano il management nella
formulazione dei piani con la redazione di budget e report.
La pianificazione strategica
La pianificazione strategica è qui intesa come quel processo attraverso il quale le invenzioni
strategiche di business vengono tradotte in pratica attraverso i piani pluriennali (di solito si
guardano i risultati dopo 3/5 anni); si identificano quindi delle decisioni e azioni da intraprendere
formulando piani pluriennali che consentono di attuare strategie aziendali migliori. Questa
funzione è presente in ogni azienda, sicuramente in un’impresa di grandi dimensioni sarà
particolarmente strutturata; essa è strettamente legata al controllo di gestione poiché una
esplicita gli obiettivi e altra monitora i risultati.
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valutando quali possono essere le chiavi del mio successo, come si comporta la concorrenza,
gli interventi pubblici e l’opinione pubblica sul mio prodotto.
IL PIANO STRATEGICO
Affinché il piano risulti credibile devono essere rispettati requisiti fondamentali come la coerenza
tra le intenzioni strategiche e le azioni e i risultati prospettici, l’attendibilità delle proposte che
devono essere realistiche e giustificabili, e deve verificarsi la sostenibilità finanziaria dei progetti in
modo da capire se i flussi di cassa o eventuali finanziamenti esterni bastino a finanziare il mio
progetto.
Il controllo di gestione
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Il controllo di gestione è un sistema direzionale, ossia un insieme di principio, regole e strumenti
che permette di produrre informazioni economico-finanziarie per i manager. Questo controllo
permette di:
- guidare le scelte dei manager verso gli obiettivi
- responsabilizzare i manager sui risultati conseguiti
Da una prima analisi il controllo serve a verificare i risultati raggiunti nell’attuazione del piano
strategico, cioè il grado di efficacia e efficienza della gestione.
Dal momento che l’azienda è un sistema ma può essere suddivisa in sub-sistemi, bisogna
monitorare i risultati globali e risultati di ogni sub-sistema; la scomposizione può avvenire a criteri
differenti come ad esempio:
• per prodotti
• per clienti
• per processi
Tali modalità d’approccio permettono di individuare aree di risultato più precise, che indicano una
efficienza e efficacia della mia azienda in maniera più dettagliata.
Una volta individuate le aree di risultato occorrerà quindi anche riconoscere ad analizzare le aree
di responsabilità, cioè attribuire la responsabilità dei risultati a precisi soggetti all’interno della
struttura organizzativa.
In definitiva le aziende dotate di un adeguato sistema di controllo di gestione operano secondo
una logica di gestione per obiettivi, che è espressione di un modello di amministrazione aziendale
così schematizzato:
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LE FASI DEL CONTROLLO DI GESTIONE
Il Controllo consuntivo così come quello concomitante si effettua analizzando il reporting, ossia
l’insieme dei rapporti di gestione con cui si evidenziano gli scostamenti dei risultati rispetto gli
obiettivi. Bisogna però evidenziare le cause di questi scostamenti perché i manager intervengano
subito, perciò le analisi vanno fatte solitamente mensili; quindi il calcolo e la scomposizione degli
scostamenti è il fondamentale supporto per un’analisi concreta dei motivi che hanno generato il
non raggiungimento degli obiettivi. La ricerca dei responsabili provvede al miglioramento
dell’efficacia e dell’efficienza dell’azienda.
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Il budget e il processo della sua costruzione (budgeting)
Per poter giungere a tale bilancio preventivo bisogna seguire questo iter:
• Il budget delle vendite prevede quali prodotti vendere, a quale prezzo per raggiungere gli
obiettivi
Infine il budget è il programma che traduce i piani d’azione di lungo periodo in scelte e operazioni
concrete anno per anno, guidando e responsabilizzando i manager in maniera puntuale e precisa.
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