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L’IMPRENDITORE ....................................................................................................................... 1
SOCIETÀ DI PERSONE..................................................................................................................6
LA SOCIETÀ SEMPLICE .......................................................................................................... 6
SOCIETÀ IN NOME COLLETTIVO ........................................................................................... 7
SOCIETÀ IN ACCOMANDITA SEMPLICE ................................................................................ 7
SOCIETÀ DI PERSONE (NOZIONI GENERALI)................................................................................. 9
LE SOCIETÀ PER AZIONI ............................................................................................................ 16
LA COSTITUZIONE............................................................................................................... 17
SPA UNIPERSONALE (non trattata) .................................................................................... 20
I CONFERIMENTI ................................................................................................................ 20
LE AZIONI ............................................................................................................................ 22
L’ASSEMBLEA ..................................................................................................................... 25
AMMINISTRAZIONE E CONTROLLO ....................................................................................... 30
GLI AMMINISTRATORI ........................................................................................................ 30
IL COLLEGIO SINDACALE..................................................................................................... 35
LA REVISIONE LEGALE DEI CONTI (non trattata)................................................................ 37
I SISTEMI ALTERNATIVI: sistema monistico e dualistico (non trattati) .............................. 37
LE MODIFICAZIONI DELLO STATUTO ...................................................................................... 37
LE OBBLIGAZIONI .................................................................................................................. 41
LO SCIOGLIMENTO DELLA SOCIETÀ PER AZIONI ..................................................................... 43
LA SOCIETÀ A RESPONSABILITÀ LIMITATA ............................................................................. 45
TRASFORMAZIONE, FUSIONE E SCISSIONE ............................................................................. 49
TRASFORMAZIONE ............................................................................................................. 49
FUSIONE ............................................................................................................................. 50
SCISSIONE ........................................................................................................................... 53
PROBABILI DOMANDE D’ESAME ............................................................................................... 54
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L’IMPRENDITORE
È definito dal codice civile imprenditore colui che esercita professionalmente una attività
economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o servizi.
Caratteristiche dell’imprenditore
Un imprenditore deve necessariamente avere quattro caratteristiche per essere classificato come
tale ed essere iscritto nel registro delle imprese e i requisiti sono i seguenti:
- Professionalità Non è imprenditore chi svolge attività economica solo occasionalmente
ma per essere professionale l’attività svolta deve essere abituale. Occorre precisare che
abituale non vuol dire continuativo: l’attività economica può essere esercitata solo per un
periodo dell’anno, purchè ciò avvenga in modo ripetuto negli anni (es. stabilimenti
balneari). Non è necessario che l’imprenditore svolga unicamente l’attività economica e
viva di questo né che l’attività economica sia la sua occupazione principale;
- Economicità l’attività svolta deve necessariamente essere orientata a un fine di lucro, il
quale può essere oggettivo o soggettivo a seconda che il saldo dell’esercizio sia in pareggio
o che si punti alla creazione di un plusvalore (utile);
- Organizzazione Per svolgere la propria attività l’imprenditore si avvale di un complesso
di beni materiali e spesso anche di collaboratori. Tutti questi elementi sono tra loro
collegati e organizzati in modo unitario in vista dello svolgimento dell’attività economica. Il
codice civile non richiede che l’organizzazione abbia determinate dimensioni;
- Produzione per lo scambio La produzione di ricchezza, che caratterizza l’attività
economica, deve avvenire con la produzione di nuovi beni (o servizi) oppure lo scambio di
beni già esistenti sul mercato (commercio e intermediazione di beni in genere).
E’ essenziale che la produzione o lo scambio di beni e servizi sia destinata al mercato,
pertanto non è imprenditore chi si produca dei beni per destinarli all’autoconsumo;
Il piccolo imprenditore
Il codice definisce come piccolo imprenditore i coltivatori diretti dei fondi, gli artigiani, i piccoli
commercianti e coloro che esercitano una attività professionale organizzata prevalentemente con
il lavoro proprio lavoro e quello dei componenti della famiglia. Da qui occorre distinguere due
figure:
- Il piccolo imprenditore è fondamentale che sia aiutato dai membri della sua famiglia e
che egli stesso presti lavoro nella sua attività, altrimenti non è classificabile come tale;
- L’impresa familiare è l’impresa gestita dall’imprenditore che svolge la sua attività con la
collaborazione continuativa del coniuge, dei parenti entro il terzo grado e degli affini entro
il secondo, ma anche da altri collaboratori.
Spesso il piccolo imprenditore assume la veste dell’impresa familiare per garantire maggiori tutele
ai familiari come:
- Mantenimento secondo la condizione patrimoniale della famiglia;
- Partecipazione alla gestione dell’impresa le decisioni circa l’utilizzo degli utili, la
gestione straordinaria o la cessazione d’impresa sono prese a maggioranza dei familiari che
lavorano nell’impresa;
- Partecipazione agli utili e al patrimonio della società (incluso l’avviamento) in
proporzione alla quantità e alla qualità del lavoro prestato;
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- Trasferimento dei diritti di partecipazione i diritti di partecipazione sono intrasferibili
salvo che vengano ceduti ad altro familiare e tutti ne siano consenzienti e possono essere
liquidati anche in denaro;
- Diritto di prelazione in caso di divisione in eredità o di cessione i familiari hanno il
diritto di prelazione sull’azienda, al fine di garantirne la continuità. In caso di alienazione
infatti chi ne era contro può esercitare il diritto e l’imprenditore potrà vendere l’impresa al
parente, il quale diventerà il nuovo imprenditore a parità contrattuali di condizioni rispetto
ai terzi.
Il piccolo imprenditore è sottoposto allo statuto generale dell'imprenditore, non è soggetto al
fallimento (a differenza dell'imprenditore normale) ed è esonerato dalla tenuta delle scritture
contabili.
L’imprenditore agricolo
L’imprenditore agricolo è colui che coltiva il fondo, svolge attività di selvicoltura, alleva bestie
mansuefatte o altre attività connesse. Vengono definite dal codice attività connesse quelle
esercitate dal medesimo imprenditore al fine di commercializzare, manipolare, trasformare il bene
oggetto dell’attività agricola. La connessione può essere:
- Oggettiva per quelle attività che in sé agricole non sono (tanto che, se esercitate
autonomamente, fanno acquistare la qualità di imprenditore commerciale), ma che, se
svolte da chi esercita un’attività agricola essenziale, sono giuridicamente connesse a
questa;
- Soggettiva tutte quelle attività di trasformazione e di manipolazione del bene nello
svolgimento della sua professione.
Viene considerato imprenditore agricolo chi, pur non coltivando il fondo, commercializza il bene
oggetto di attività agricola. Egli non è soggetto a fallimento ed è tenuto all’iscrizione al registro
delle imprese in una sezione specifica.
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- Pubblicità costitutiva è requisito necessario affinché l’atto si perfezioni, causandone
l’invalidità in caso di mancanza e quindi esso non produce effetti nei confronti di nessuno
(es. la costituzione di una società);
- Pubblicità dichiarativa è volta a rendere opponibili a determinati soggetti i fatti per cui
è prevista, in particolare alcuni atti giuridici. In mancanza gli effetti dell’atto si producono
solo tra i contraenti e non sono opponibili ai terzi;
- Pubblicità notiziale si limita a dare notizia di determinati fatti, senza che la sua
omissione impedisca ai medesimi di produrre i loro effetti giuridici o ne determini
l’invalidità.
L’institore
L’institore è colui che viene preposto dal titolare all'esercizio di un'impresa commerciale. La
preposizione può essere limitata all'esercizio di una sede secondaria o di un ramo particolare
dell'impresa. Se sono preposti più institori, questi possono agire:
- Disgiuntamente possono intraprendere atti senza chiedere all’imprenditore per
ciascuno di essi;
- Congiuntamente se agiscono all’unanimità ciascuno di essi ha potere di veto in merito
alle decisioni degli altri institori mentre se agiscono collegialmente basta la maggioranza di
essi e, in caso di parità, l’ago della bilancia spetta all’imprenditore.
Nel caso sia preposto all'intera impresa dipenderà solo dall'imprenditore, e solo da lui riceverà
direttive e dovrà rendere conto a lui del suo lavoro. Nel caso sia preposto ad una filiale o ad un
ramo si potrà trovare in posizione subordinata rispetto ad un altro institore, ad esempio il
direttore generale dell'intera impresa.
Gli obblighi dell’institore riguardano il fatto che egli è tenuto insieme all'imprenditore
all'adempimento degli obblighi di iscrizione nel registro delle imprese e di tenuta delle scritture
contabili e in caso di fallimento dell'imprenditore saranno applicate anche nei confronti
dell’institore le sanzioni penali a carico del fallito, tenendo presente che solo l'imprenditore potrà
essere dichiarato fallito e soltanto lui sarà esposto agli effetti personali e patrimoniali che derivano
dal fallimento. L'institore ha inoltre il potere di rappresentanza sostanziale e processuale. Nel caso
della rappresentanza sostanziale anche senza espressa procura, egli può compiere in nome
dell'imprenditore tutti gli atti pertinenti all'esercizio dell'impresa o del ramo al quale è preposto,
non può invece compiere atti che travalicano dalla gestione dell'impresa, ad esempio la vendita o
l'affitto dell'azienda oppure il cambiamento dell'oggetto dell'attività e non può vendere oppure
ipotecare i beni immobili del preponente se non è stato specificamente autorizzato.
Nel caso della rappresentanza processuale, l’institore può stare in giudizio sia come attore sia
come convenuto per le obbligazioni che dipendono da atti compiuti nell'esercizio dell'impresa alla
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quale è preposto, quindi non soltanto per gli atti compiuti da lui ma anche per gli atti posti in
essere direttamente dall'imprenditore. I poteri rappresentativi determinati dalla legge nei
confronti dell’institore possono essere ampliati oppure limitati dall'imprenditore sia all'atto della
preposizione sia successivamente tramite iscrizione nel registro delle imprese.
Quando l’institore agiste e compie atti in nome e per conto, agisce per immedesimazione
organica, cioè è come se fosse l’imprenditore stesso a contrarre l’atto.
Il procuratore
Le disposizioni degli articoli 2206 e 2207 del codice civile riguardanti la pubblicità della procura, la
revoca e la modifica si applicano anche ai procuratori, i quali in base a un rapporto continuativo,
abbiano il potere di compiere per l’imprenditore gli atti pertinenti all'esercizio dell'impresa, pur
non essendo preposti ad esso. I procuratori di conseguenza sono coloro che secondo un rapporto
continuativo, hanno il potere di compiere per l’imprenditore gli atti pertinenti all'esercizio
dell'impresa. Essi sono quindi ausiliari subordinati e sono di grado inferiore rispetto all’institore
perché a differenza dello stesso, non sono posti a capo dell'impresa o di un ramo di una sede
secondaria, e non sono degli ausiliari con funzioni direttive perché il loro potere decisionale è
circoscritto a un determinato settore dell'impresa. Costituiscono esempi di procuratori: il direttore
del settore acquisti, il dirigente del personale, il direttore del settore pubblicità. Il procuratore non
ha la rappresentanza processuale dell'imprenditore neppure negli atti che sono stati posti in
essere da lui stesso, e non è soggetto agli obblighi di iscrizione nel registro delle imprese e della
tenuta delle scritture contabili. L'imprenditore non risponde degli atti compiuti da un procuratore
senza spendita del suo nome.
Il commesso
I commessi dell'imprenditore, salve le limitazioni contenute nell'atto di conferimento della
rappresentanza, possono compiere gli atti che ordinariamente comporta la specie delle operazioni
di cui sono incaricati. Non possono tuttavia esigere il prezzo delle merci delle quali non facciano la
consegna, né concedere dilazioni o sconti che non sono d'uso, salvo che siano a ciò espressamente
autorizzati. I commessi sono ausiliari subordinati ai quali sono affidate mansioni esecutive oppure
materiali e si mettono di persona in contatto con i terzi. In virtù della loro posizione i commessi
possono svolgere la rappresentanza dell'imprenditore anche senza specifico atto di conferimento
della stessa, ma questo potere di rappresentanza è più limitato rispetto al potere dell’institore e
dei procuratori.
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concorrenziali con l’imprenditore acquirente. Sono quindi previsti limiti all’attività concorrenziale
di natura:
- Temporale non è possibile esercitare la medesima attività d’impresa nel termine
inderogabile di 5 anni che tuttavia può essere prorogato fino a 10 anni se il contratto lo
prevede;
- Territoriale il patto di non concorrenza è limitato nel territorio di pertinenza dell’attività
ceduta ma non può essere fatto valere se la concorrenza viene esercitata in modo tale da
non sviare la clientela (es. in un’altra regione o in un altro settore).
L’azienda può inoltre essere soggetta a usufrutto o ad affitto e in questo caso il patto di non
concorrenza è ovviamente valido per tutta la durata nella quale il diritto di godimento viene
esercitato, anche se esso ha durata superiore ai 10 anni.
L’imprenditore che cede la propria azienda ha posto in essere numerosi contratti durante
l’esercizio dell’attività; al momento della cessione l’acquirente subentra nella posizione
contrattuale dell’alienante in maniera automatica, salvo che i contratti abbiano carattere
personale. In tal caso il sub ingresso è vincolato al consenso da parte del terzo interessato. È
comunque previsto che, in presenza di una giusta causa, il contraente può recedere dal contratto
entro tre mesi. Per quanto riguarda la cessione del credito il debitore dovrà corrispondere la
somma che avrebbe dovuto corrispondere al precedente creditore al nuovo creditore. Nel caso in
cui il debitore paghi in buona fede il vecchio creditore egli è liberato, ma resta l’obbligo di
corrispondere il credito del vecchio creditore al nuovo. Diversa è la disciplina riguardante la
cessione del debito, infatti l’alienante non è liberato dai precedenti debiti salvo che il creditore
accetti la cessione. Se si tratta di debiti risultanti da scritture obbligatorie entrambi i debitori
hanno un accollo cumulativo del debito (esso accade per i debiti ex lege, tra cui i debiti bancari e
verso l’erario).
SOCIETÀ DI PERSONE
Sono delle tipologie di società prive di personalità giuridica (s.s., s.n.c., s.a.s.) e non è prevista
un’organizzazione basata sulla presenza di una pluralità di organi. L’attività della società si fonda
su un modello organizzativo che riconosce ad ogni socio a responsabilità illimitata il potere di
amministrare la società e richiede, di regola, il consenso di tutti per le modifiche dell’atto
costitutivo. Il singolo socio a responsabilità illimitata è in quanto tale investito del potere di
amministrazione e rappresentanza della società e ciò indipendentemente dall’ammontare del
capitale conferito e dalla consistenza del suo patrimonio personale. Vediamo tali società di
seguito.
LA SOCIETÀ SEMPLICE
È un tipo di società che può esercitare solo attività non commerciali. La disciplina ad essa dettata
è in linea di principio applicabile anche alla snc e alla sas. Il contratto di ss non è soggetto a forme
speciali, salvo quelle richieste dalla natura dei beni conferiti. Non sono dettate inoltre disposizioni
specifiche per quanto riguarda il contenuto dell’altro costitutivo. Con la riforma del 1993 anche
per le ss è stata prevista l’iscrizione al registro delle imprese. L’iscrizione è priva di specifici effetti
giuridici avendo solo funzione di certificazione anagrafiche e di pubblicità notizia. Tuttavia, con il
d.lgs 18-5-2001, per le società semplici esercenti attività agricola, viene attribuita all’iscrizione una
funzione di pubblicità legale. Il contratto di società semplice può essere concluso anche
verbalmente. La costituzione delle ss resta in protesta alla massima semplicità formale e
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sostanziale, anche perché la registrazione non incide ne sull’esistenza, ne sulla disciplina della
società. Il contratto non è soggetto a forme speciali, salva qualche richiesta della natura dei beni
conferiti: la forma scritta a pena di nullità è necessaria quando il conferimento ha per oggetto
beni immobili o diritti reali immobiliari. Assente la disciplina del capitale sociale in quanto non è
richiesta la valutazione iniziale dei conferimenti (essendo destinata ad attività non commerciale
non è obbligata alla tenuta di scritture contabili ed alla redazione annuale del bilancio).
È un tipo di società che può essere utilizzato sia per l’esercizio di attività commerciale, sia per
l’esercizio di attività non commerciale. Tutti i soci rispondono solidalmente ed illimitatamente per
le obbligazioni sociali e non è ammesso patto contrario. La sua iscrizione al registro delle imprese,
a differenza della ss, è condizione di regolarità della società, ma non è elevata a condizione di
esistenza della stessa (come le società di capitali). L’ammessa iscrizione incide solo sulla disciplina
delle s.n.c. Va fatta distinzione tra:
S.n.c. regolare se iscritta al registro delle imprese
S.n.c. irregolare se non iscritta al registro delle imprese, perché le parti non hanno
provveduto a redigere l’atto costitutivo (società di fatto) o perché, pur avendolo redatto,
non hanno provveduto alla registrazione dello stesso.
Ai fini della registrazione e regolarità della società, l’atto costitutivo della snc deve essere redatto
per atto pubblico o per scrittura privata autenticata. Deve inoltre contenere: le generalità dei
soci, la ragione sociale, i soci che hanno l’amministrazione e rappresentanza della società, la sede
della società, l’oggetto sociale, i conferimenti di ciascun socio, le prestazioni a cui sono obbligati i
soci d’opera, i criteri di ripartizione degli utili e la quota di ciascun socio negli utili e nelle perdite,
ed infine, la durata della società.
Il minore, l’interdetto, l’inabilitato, non possono partecipare ex novo ad una società in nome
collettivo, ma con l’autorizzazione del tribunale possono conservare la partecipazione che ad essi
provenga per donazione o per successione. In caso d’interdizione o inabilitazione sopravvenuta, il
tribunale può autorizzare la continuazione della partecipazione, se gli altri soci non ne deliberano
l’esclusione. Il minore emancipato può partecipare alla costituzione di una collettiva o aderirvi
successivamente con autorizzazione del tribunale ed allo stesso modo è regolato il beneficiario
dell’amministrazione di sostegno senza autorizzazione (a differenza del minore) per adesione
successiva, salvo casi particolari. L’atto costitutivo deve indicare i conferimenti, il valore attribuito
e il modo di valutazione.
È una società di persone che si caratterizza rispetto alla snc per la presenza istituzionale di due
categorie di soci:
- Soci accomandatari, che rispondono solidalmente ed illimitatamente per le obbligazioni
sociali;
- Soci accomandanti, che rispondono limitatamente alla quota conferita.
È un tipo di società che deve essere specificamente scelta dalle parti. L’amministrazione della
società può essere conferita soltanto a soci accomandatari, mentre gli accomandanti sono
tendenzialmente esclusi dall’attività gestoria, nei limiti indicati dal divieto d’immistione, ovvero gli
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accomandanti non possono compiere atti di amministrazione, né trattare o concludere affari in
nome della società, se non in forza di procura speciale per singoli affari. All’accomandante è
preclusa sia la partecipazione all’amministrazione interna, sia esterna (salvo che sia concesso di
trattare e concludere singoli affari in forza di una procura speciale).
La sas consente l’esercizio in comune di un’impresa commerciale con limitazione del rischio e non
esposizione al fallimento personale per gli accomandanti (nasce qui il divieto d’immistione per
evitare un uso distorto del tipo di società). Per la costituzione della società in accomandita
semplice, valgono le regole esposte per la snc (vedi retro) e l’atto costitutivo dovrà indicare quali
sono gli accomandatari e quali sono gli accomandanti. Anche l’atto costitutivo della sas è soggetto
ad iscrizione al registro delle imprese, ma l’omessa registrazione comporta la sola irregolarità della
società e non l’impedimento della sua nascita (funziona come snc).
I soci accomandanti rispondono limitatamente alla loro quota, salvo che abbiano partecipato alle
operazioni sociali (neppure una procura li esonerebbe). La ragione sociale deve essere formata
con nome di almeno uno dei soci accomandatari e con l’indicazione del tipo sociale (non può
essere inserito il nome degli accomandanti) in modo che chi entra in contatto di affari con la
società, non faccia anche erroneamente, affidamento su un accomandante. Se quest’ultimo
consenta che il suo nome sia compreso nella ragione sociale, risponderà di fronte ai terzi
illimitatamente e solidalmente con gli accomandatari per le obbligazioni sociali, perdendo il
beneficio della responsabilità limitata restando comunque accomandatario (non acquista il diritto
di partecipare all’amministrazione della società).
L’accomandante che viola il divieto d’immistione, si espone ad una sanzione patrimoniale in
quanto risponde di fronte ai terzi illimitatamente e solidalmente per tutte le obbligazioni sociali
(presenti, passate e future) che siano imputabili alla società. Con l’ulteriore conseguenza che, in
caso di fallimento delle società, anch’egli sarà automaticamente dichiarato fallito al pari degli
accomandatari. Infine è esposto, in caso di violazione al divieto d’immistione, all’esclusione dalla
società, con decisione a maggioranza dei soci. Tale esclusione non potrà essere deliberata qualora
l’atto d’ingerenza sia stata autorizzato dagli amministratori. I soci accomandanti hanno diritto di
concorrere con gli accomandatari alla nomina e alla revoca degli amministratori, quando l’atto
costitutivo prevede la designazione (=indicazione) degli stessi con atto separato. Gli accomandanti
hanno diritto di avere comunicazione annuale del bilancio e di controllarne l’esattezza,
consultando i libri e gli altri documenti della società. Essi hanno diritto di concorrere
all’approvazione del bilancio e non sono tenuti a restituire gli utili fittizi riscossi, purché siano in
buona fede e gli utili risultino da un bilancio regolarmente approvato.
Scioglimento s.a.s.
La duplice categoria di soci della sas deve mantenersi per tutta la vita della società. Se la sas si
scioglie, oltre che per le cause della snc, quando rimangono solo soci accomandatari o
accomandanti, sempreché nel termine di 6 mesi non sia stato sostituito il socio che è venuto
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meno. Inoltre, se sono venuti meno gli accomandatari, gli accomandanti devono nominare un
amministratore provvisorio i cui poteri sono limitati per legge al compimento di atti di ordinaria
amministrazione. Questo non diventa accomandatario e perciò non risponde illimitatamente per
le obbligazioni sociali. Per la liquidazione ad estinzione della società valgono le regole allettate per
la snc.
Società di fatto
Per la costituzione di una società di persone non è necessario l’atto scritto. Il contratto di società si
può perfezionare anche per fatti concludenti e si parla di società di fatto.
Essa è regolata dalle norme della società semplice se l’attività non è commerciale, altrimenti è
regolata dalle norme della snc irregolare se l’attività è commerciale, con la conseguenza che tutti i
soci risponderanno illimitatamente e personalmente delle obbligazioni sociali.
È esposta al fallimento, che determina il fallimento di tutti i soci: soci noti al momento della
dichiarazione del fallimento (soci palesi), ma anche dei soci la cui esistenza sia successivamente
scoperta (soci occulti)
Società occulta
Dalla società con soci occulti va tenuto distinto il fenomeno della società occulta. La società
occulta è la società costitutiva con l’espressa e concorde volontà dei soci di non rivelare
l’esistenza all’esterno. Essa può essere una società di fatto, ma può anche risultarne da un atto
scritto tenuto segreto dai soci. Ciò che la caratterizza è che per comune accordo, l’attività
d’impresa deve essere svolta ed è svolta per conto della società, ma senza spenderne il nome.
La società esiste nei rapporti interni fra i soci ma non viene esteriorizzata.
Lo scopo che le parti si propongono di realizzare col patto di non esteriorizzare col patto di non
esteriorizzare la società, è quello di limitare la responsabilità nei confronti dei terzi al patrimonio
(di regola modesto), di evitare quindi che la società e i soci rispondano delle obbligazioni
d’impresa e siano esposti al fallimento.
PARTECIPAZIONE
La partecipazione ad una società di persone richiede la capacità di agire. Una società di persone
può partecipare in un’altra società di persone, sia come socio a responsabilità limitata, sia
illimitata.
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I CONFERIMENTI
L’obbligo di conferimento è essenziale per l’acquisto della qualità di socio. La determinazione del
conferimento (specie e ammontare) non è però essenziale per la valida costituzione della società
di persone. Nel silenzio del contratto si presume che tutti i conferimenti debbano essere eseguiti
in denaro, e inoltre, se i conferimenti non sono determinati, si presume che i soci siano obbligati a
conferire in parti uguali. Nelle società di persone può essere conferita ogni entità (bene o servizio)
suscettibile di valutazione economica ed utile per il conseguimento dell’oggetto sociale. Il
conferimento può essere costituito, oltre che da singoli beni, anche dal trasferimento in proprietà
o in godimento di un’azienda pur se gravata da debiti, dalla prestazione di garanzie a favore della
società.
Il codice tratta specifiche discipline per alcuni conferimenti diversi dal denaro:
- Conferimento di beni in proprietà: la garanzia è dovuta dal socio e il passaggio dei rischi
sono regolati dalle norme sulla vendita. Il rischio di esclusione dalla società da parte del
socio ricade su di esso fin quando la proprietà sia acquistata dalla società, in caso di
perimento della cosa promessa. Col passaggio della proprietà alla società, il perimento del
bene non può essere causa dello scioglimento del singolo rapporto sociale;
- Conferimento di beni in godimento: il socio che ha conferito può essere escluso dalla
società qualora la cosa perisca o il godimento diventi impossibile per causa non imputabile
agli amministratori. Il bene resta di proprietà del socio, e la società ne può godere ma non
disporre. Il socio ha diritto alla restituzione del bene nello stato in cui si trova al termine
della società, salvo che il bene sia perito o deteriorato per causa imputabile alla società
stessa (in questo caso il socio avrà diritto ad un risarcimento).
- Conferimento di crediti: il socio risponde dell’insolvenza del debitore nei limiti indicati
nell’art 1267. In caso d’insolvenza del debitore, il socio risponderà nei confronti della
società nei limiti del valore assegnato al suo conferimento e sarà tenuto al rimborso delle
spese e pagamento degli interessi, pena esclusione dalla società. La società, per questo
conferimento subentra nel rapporto creditorio al posto del socio, il debitore vedrà mutare
il suo creditore ma gli risulterà indifferente chi pagare.
- Conferimento d’opera: è costituito dall’obbligo del socio (c.d. socio d’opera) di prestare la
propria attività lavorativa (intellettuale o manuale) a favore della società. Egli non è un
lavoratore dipendente della società e quindi non è tenuto a percepire salari, bensì il suo
guadagno è rappresentato dalla partecipazione ai guadagni della società. Egli può essere
escluso dalla società dagli altri soci per la sopravvenuta inidoneità a svolgere l’opera
conferita.
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versamenti in assenza di una specifica deliberazione di riduzione del capitale sociale, e inoltre, dice
che la deliberazione di riduzione di capitale può essere eseguita soltanto dopo 3 mesi dal giorno
d’iscrizione della società al registro purché entro questo termine nessun creditore sociale abbia
fatto opposizione.
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patrimonio della società prima di aggredire il patrimonio personale dei soci. Tale principio opera
diversamente in base alla tipologia di società.
Nelle s.s. il creditore può rivolgersi direttamente al singolo socio illimitatamente responsabile e
sarà questi a dover invocare la preventiva escussione del patrimonio sociale indicando i beni sui
quali il creditore possa agevolmente soddisfarsi. Il socio sarà tenuto a pagare ove non provi,
indicandoli specificamente, che nel patrimonio sociale esistono beni sufficienti e aggredibili dal
creditore. Nelle snc irregolari si applica la stessa disciplina delle s.s. ferma restando la
responsabilità solidale ed illimitata dei soci mentre laddove fosse regolare il beneficio di
escussione è più intenso in quanto opera automaticamente, ovvero, i creditori sociali non possono
pretendere il pagamento dei singoli soci, se non dopo l’escussione del patrimonio sociale. Il
creditore deve chiedere il pagamento alla società ed è necessario che abbia esperito (=provare,
sperimentare) l’azione esecutiva sul patrimonio sociale.
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necessario il consenso di tutti i soci amministratori per il compimento delle operazioni
sociali. L’atto costitutivo può prevedere che per l’amministrazione o per determinati atti
sia necessario il consenso della maggioranza dei soci amministratori calcolata secondo la
parte attribuita a ciascuno negli utili (come la disgiunta). La maggior rigidità della congiunta
è temperata dal riconoscimento ai singoli amministratori del potere di agire
individualmente quando vi sia urgenza di evitare un danno alla società. Tale danno deve
essere patrimoniale. Il principale vantaggio è la massima collegialità (unanimità) delle
decisioni, la quale tuttavia causa una lentezza nel processo decisionale.
AMMINISTRAZIONE E RAPPRESENTANZA
Il potere di rappresentanza della società (c.d. potere di firma) riguarda l’attività amministrativa
esterna, ovvero il potere di agire nei confronti dei terzi in nome della società dando luogo
all’acquisto di diritti e assunzione di obbligazioni da parte della stessa. Tale potere spetta a ciascun
socio amministratore (disgiuntamente o congiuntamente) salvo diversa disposizione dell’atto
costitutivo.
Il potere di gestione è il potere di decidere il compimento degli atti sociali e riguarda l’attività
amministrativa interna. I due poteri si estendono a tutti gli atti che rientrano nell’oggetto sociale,
senza distinzione tra ordinaria e straordinaria amministrazione.
L’atto costitutivo può prevedere una diversa regolamentazione del potere di gestione e
rappresentanza. La previsione di limitazione al potere di rappresentanza degli amministratori
solleva il problema della loro opponibilità ai terzi che entrano in contatto con gli stessi.
Tale problema viene risolto nelle snc regolari attraverso la pubblicità legale: le limitazioni non
sono opponibili ai terzi se non iscritte al registro delle imprese o se non si provi che i terzi ne
abbiano avuto conoscenza.
Nella ssle limitazioni originarie sono sempre opponibili ai terzi (accertato che il socio in questione
abbia potere di rappresentanza), le limitazioni successive o l’estinzione del potere di
rappresentanza devono essere portate a conoscenza dei terzi con mezzi idonei o se si prova che
questi le conoscevano.
SOCI AMMINISTRATORI
Possono essere nominati direttamente nell’atto costitutivo o con atto separato. Tale differenza
ha effetti sulla loro revoca. La revoca di un amministratore nominato nel contratto sociale deve
essere decisa dagli altri soci all’unanimità e non ha effetto se non ricorre una giusta causa.
L’amministratore nominato con atto separato è invece revocabile secondo le norme del mandato
(revocabile anche senza giusta causa).
Gli amministratori hanno diritti e obblighi regolati dalle norme sul mandato. L’amministratore ha
il potere di compiere tutti gli atti che rientrano nell’oggetto sociale esclusi quelli che comportano
modifica dello stesso. Nella snc devono tenere le scritture contabili e redigere il bilancio
d’esercizio e provvedere agli adempimenti pubblicitari connessi all’iscrizione al registro delle
imprese.
Sono solidalmente responsabili verso la società con obbligo di risarcire i danni ad essa arrecati, se
non esenti da colpa. Gli amministratori hanno infine diritto di compenso per il loro ufficio, che può
essere costituito anche da una più elevata partecipazione agli utili.
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- Il diritto di consultare i documenti relativi all’amministrazione e quindi tutte le scritture
contabili della società;
- Il diritto di ottenere il rendiconto al termine di ogni anno oppure la conclusione degli affari
sociali se ciò avviene prima dell’anno.
Nelle società di persone tutti i soci (amministratori e non) hanno il divieto di esercitare per conto
proprio o altrui un’attività concorrente con quella della società e di partecipare come socio
illimitatamente responsabile ad altra società concorrente (c.d. divieto di concorrenza). La
violazione del divieto espone il socio al risarcimento dei danni nei confronti della società e
legittima gli altri soci a deciderne l’esclusione. Tale divieto può essere rimosso se la situazione
concorrenziale preesisteva al contratto sociale e gli altri soci ne erano a conoscenza.
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- Recesso: scioglimento del rapporto sociale per volontà del socio. Se la società è a tempo
indeterminato ogni socio può recedere liberamente con comunicazione agli altri soci 3
mesi prima, termine oltre il quale si produrranno gli effetti.
Se la società è a tempo determinato il recesso è ammesso per legge solo se sussiste una
giusta causa con comunicazione agli altri soci e produzione immediata degli effetti.
- Esclusione: in alcuni casi ha luogo di diritto (è escluso il socio che sia dichiarato fallito o il
socio il cui creditore particolare abbia ottenuto liquidazione della quota), in altri casi è
rimessa dalla decisione degli altri soci per 3 motivi:
a) Gravi inadempienze degli obblighi che derivano dalla legge o dal contratto (ad esempio
la non esecuzione dei conferimenti);
b) Interdizione, inabilitazione del socio o condanna ad una pena;
c) Sopravvenuta impossibilità di esecuzione del conferimento per causa non imputabile al
socio (ad esempio per il perimento della cosa dovuta).
L’esclusione è deliberata a maggioranza dei soci computata per teste. La deliberazione motivata
deve essere comunicata al socio escluso e ha effetto decorsi 30 giorni dalla comunicazione. Entro
tale termine il socio può far opposizione davanti al tribunale.
Questo procedimento non è possibile quando la società è composta da due soci. In tal caso
l’esclusione di uno di essi è pronunciata direttamente dal tribunale su domanda dell’altro e
diventa operante nel momento in cui la relativa sentenza sia passata in giudicato.
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procedimento di liquidazione, al soddisfacimento dei creditori sociali e alla distribuzione fra i soci
dell’eventuale residuo attivo.
SOCIETÀ DI CAPITALI sono quelle società le quali rispondono per le obbligazioni sociali soltanto
con il loro patrimonio e comprendono:
Le società per azioni (SPA)
Le società in accomandita per azioni (SAPA): non trattate
Le società a responsabilità limitata (SRL)
Il dato che differenzia le spa dalle srl è che la partecipazione sociale è rappresentata da azioni. La
spa, in quanto società dotata di personalità giuridica, è per legge trattata come soggetto di diritto
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diverso dalle persone dei soci e gode perciò di una piena e perfetta autonomia patrimoniale:
questo significa che nessun socio assume responsabilità personale, tantomeno sussidiaria, per le
obbligazioni sociali dato che di queste risponde soltanto la società con il suo patrimonio. I soci
sono obbligati solo ad eseguire i conferimenti promessi e possono quindi predeterminare quanta
parte della propria ricchezza personale intendono esporre al rischio dell’attività sociale. I creditori
della spa possono quindi fare affidamento solo sul patrimonio sociale per soddisfarsi. Nelle spa
sono necessariamente presenti 3 organi tra loro distinti:
L’assemblea, luogo nel quale vengono prese le decisioni fondamentali;
Un organo di gestione (Management);
Un organo di controllo.
Nell’assemblea vige il principio maggioritario, ovvero il peso di ogni socio in assemblea è
proporzionato alla quota di capitale sottoscritto e al numero di azioni possedute. In sostanza il
potere decisionale in assemblea è nelle mani di quelli che detengono la maggioranza del capitale.
Le azioni sono frazione di capitale sociale di uguale valore tra loro, che conferiscono ai loro
possessori uguali diritti. Esse sono liberamente trasferibili, al fine di permettere un rapido
smobilizzo di capitale investito e il ricambio delle persone dei soci. La spa è il tipo di società di
capitali più diffuso nelle grandi imprese nonostante questo modello societario sia utilizzato anche
per gestire imprese di modeste dimensioni, spesso a carattere familiare, dove l’azionariato (=il
gruppo di azionisti) è stabile e omogeneo.
Nelle spa a ristretta base azionaria (non facenti appello al pubblico risparmio, ovvero non
quotate), è importante tutelare i soci di minoranza e i creditori a fronte di possibili abusi da parte
dei soci di maggioranza e dei loro amministratori. Nelle spa di più ampia dimensione (quotate),
invece, i piccoli risparmiatori (azionisti risparmiatori) sono sostanzialmente disinteressati
dall’attività di gestione e ciò favorisce il controllo di gruppi minoritari (azionisti imprenditori) che
nella stragrande maggioranza dei casi non possiedono la maggioranza assoluta dei voti.
LA COSTITUZIONE
Il procedimento
La costituzione della spa si articola in due fasi essenziali:
1 Stipulazione dell’atto costitutivo, che può avvenire secondo due diversi procedimenti
Stipulazione simultanea L’atto costitutivo è stipulato immediatamente da coloro che
assumono l’iniziativa per costituire la società (soci fondatori), i quali provvedono
contestualmente alla sottoscrizione integrale del capitale sociale.
Stipulazione per pubblica sottoscrizione La stipulazione dell’atto avviene al termine di un
complesso procedimento, promosso dai soci fondatori, che consente la raccolta fra il
pubblico del capitale necessario al perseguimento dell’oggetto sociale. Tale procedimento
è raramente utilizzato in quanto complesso e macchinoso.
2 Iscrizione dell’atto costitutivo al registro delle imprese, unica fase con la quale la spa
acquista la personalità giuridica e viene ad esistenza.
L’atto costitutivo
La spa può essere costituita per contratto o per atto unilaterale nel caso in cui si abbia un solo
socio fondatore. In ogni caso l’atto costitutivo deve essere necessariamente redatto per atto
pubblico a pena di nullità della società e deve indicare (art.2328):
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1. Le generalità dei soci o la denominazione (per le società) ed eventuali promotori, nonché
il numero delle azioni assegnate a ciascuno di essi;
2. La denominazione e il comune ove sono poste la sede della società ed eventuali sedi
secondarie. Tale denominazione deve contenere l’indicazione “spa” e non deve creare
confusione con attività concorrenti;
3. L’oggetto sociale, vale a dire il tipo di attività economica che la società si propone di
svolgere anche se è particolarmente diffusa la prassi di indicare una pluralità di attività
complementari o strumentali rispetto all’oggetto stesso;
4. L’ammontare del capitale sottoscritto e versato;
5. Il numero e l’eventuale valore nominale delle azioni, le loro caratteristiche e le modalità
di emissione e circolazione;
6. Il valore dei conferimenti, che essi siano crediti o beni conferiti in natura, sempre se vi
siano;
7. Le norme secondo le quali gli utili devono essere ripartiti;
8. I benefici accordati ai promotorio ai soci fondatori (nel limite della partecipazione del 10%
agli utili solo entro i primi 5 anni);
9. Il sistema di amministrazione, il numero degli amministratori e i loro poteri, indicando
quali hanno la rappresentanza della società;
10. Il numero dei componenti del collegio sindacale;
11. La nomina dei primi amministratori e sindaci e, se previsto, del soggetto revisore;
12. L’importo globale almeno approssimativo delle spese per la costituzione, poste a carico
della società;
13. La durata della società, che può essere anche indeterminata. In tal caso il socio ha diritto
di recedere in qualsiasi momento salvo preavviso di 180 giorni.
L’omissione di una o più di tali indicazioni legittima il rifiuto del notaio a stipulare l’atto costitutivo,
tuttavia, non tutti i requisiti fissati dall’art. 2328 sono richiesti a pena di nullità della società. Si
preferisce procedere alla redazione di due documenti distinti:
L’atto costitutivo, il quale contiene la manifestazione di volontà di costituire la società e i
dati fondamentali della medesima;
Lo statuto, il quale contiene le regole fondamentali di funzionamento della società tra cui
le norme che disciplinano le funzioni degli organi sociali. Esso è considerato parte
integrante dell’atto costitutivo e ne diventa obbligatoria la redazione a pena di nullità. I
contenuti dell’art. 2328 possono essere contenute indifferentemente nell’atto costitutivo o
nello statuto, tuttavia prevalgono le clausole presenti nello statuto in caso di contrasto.
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3. È necessario che sussistano le autorizzazioni e altre condizioni richieste da eventuali leggi
speciali.
I conferimenti in denaro devono essere versati prima della stipula dell’atto costitutivo e restano
vincolati presso la banca fino al completamento del procedimento di costituzione. I sottoscrittori
hanno diritto di rientrare in possesso delle somme versate se la società entro 90 giorni dalla
stipulazione dell’atto costitutivo non è iscritta nel registro delle imprese. Decorso tale termine,
infatti, l’atto costitutivo perde la sua efficacia.
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della società dopo l’iscrizione al registro delle imprese ma opera solo come semplice causa di
scioglimento della società, che si differenzia dalle cause di scioglimento di una società valida.
Per quanto riguarda la sanabilità: la nullità di un contratto è insanabile, mentre la società non può
essere dichiarata nulla quando la causa della nullità è stata eliminata e di tale eliminazione è stata
fatta pubblicità.
La spa unipersonale è una novità introdotta con la riforma del diritto societario attuata con il
decreto legislativo n° 17 del Gennaio 2003. Prima di tale data non era consentito iscrivere
una società per azioni con un unico socio (la mancanza di pluralità dei soci era una delle cause di
nullità societaria).
I CONFERIMENTI
Conferimenti in denaro
Salvo diversa indicazione i conferimenti si presume debbano essere effettuati in denaro. Per
garantire l’effettività almeno parziale del capitale fin dalla costituzione è obbligatorio il
versamento immediato di almeno il 25% dei conferimenti in denaro (100% nel caso di spa
unipersonale).
Costituita la società, gli amministratori sono liberi di chiedere in ogni momento ai soci i versamenti
ancora dovuti. Nel caso in cui venissero trasferite delle azioni non liberate (sottoscritte ma non
interamente versate) l’obbligo di versamento dei conferimenti residui grava sull’acquirente ma
anche sull’alienante, anche se la sua responsabilità è limitata nel tempo (3 anni dall’iscrizione del
trasferimento) e ha carattere sussidiario. La società è tenuta a richiedere il pagamento al
possessore attuale delle azioni, e all’alienante solo se tale richiesta non viene soddisfatta.
In caso di mancato versamento, il socio in mora non può esercitare il diritto di voto. Di
conseguenza la società può decidere di ricorrere ad un’azione giudiziaria per la condanna al
pagamento e l’esecuzione forzata, oppure può vendere coattivamente le azioni del socio in mora.
Gli altri soci hanno diritto di prelazione su queste azioni in proporzione alla loro partecipazione,
altrimenti se la vendita ai soci oppure a terzi non ha avuto esito, gli amministratori possono
dichiarare decaduto il socio in mora trattenendo i versamenti effettuati, salvo il risarcimento di
maggiori danni. Le azioni del socio escluso entrano a far parte del patrimonio della società e
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questa può ancora tentare di metterle in circolazione entro l’esercizio, altrimenti le azioni non
vendute devono essere annullate.
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Da questa disciplina sono tuttavia esenti gli “acquisti effettuati a condizioni normali nell’ambito
delle operazioni correnti della società”.
LE AZIONI
Le azioni sono le quote di partecipazione omogenee e standardizzate dei soci nella spa. Esse sono
liberamente trasferibili e di regola sono rappresentate da documenti (titoli azionari) che circolano
secondo la disciplina dei titoli di credito. Nella spa il capitale sottoscritto è diviso in un numero di
parti di identico ammontare, ciascuna delle quali costituisce un’azione ed attribuisce identici
diritti nella società e verso la società e la singola azione è di per sé unica (rimane autonoma e
distinta dalle altre) e indivisibile.
La partecipazione azionaria
Ogni azione costituisce una partecipazione sociale e attribuisce al suo titolare un complesso
unitario di diritti e poteri di natura:
Amministrativa Diritto di intervento di voto nelle assemblee, diritto di impugnare le
delibere assembleari invalide, diritto di esaminare determinati libri sociali;
Patrimoniale Diritto agli utili e il diritto alla quota di liquidazione nel caso di
scioglimento;
Amministrativo e patrimoniale Diritto di opzione, diritto all’assegnazione di azioni
gratuite e diritto di recesso.
Le azioni conferiscono ai loro possessori uguali diritti anche se si tratta di uguaglianza relativa e
non assoluta, ed inoltre di un’uguaglianza oggettiva non soggettiva.
Uguaglianza relativa in quanto è possibile creare categorie di azioni fornite di diritti
diversi, da cui deriva la distinzione tra azioni ordinarie e azioni speciali.
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Uguaglianza oggettiva in quanto sono uguali i diritti che ogni azione attribuisce ma non i
diritti di cui ciascun azionista globalmente dispone. Ci sono diritti esercitabili
indipendentemente dal numero di azioni possedute (es. diritto di intervento in assemblea)
anche se i diritti più significativi spettano in proporzione al numero di azioni possedute (es.
diritto di voto, diritto agli utili).
Si tratta di disuguaglianze perfettamente legittime e giuste in base al principio cardine delle
società di capitali dove chi più ha conferito e più rischia può imporre la propria volontà alla
minoranza. Nel caso in cui entrino in gioco interessi pubblici rilevanti (es. aziende di settori
strategici come Alitalia) lo Stato (come azionista) ha il potere di veto in merito all’adozione di
alcune particolari delibere assembleari.
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La circolazione delle azioni
L’emissione di azioni non è un elemento essenziale nelle società non quotate in borsa. Lo statuto
può infatti escludere l’emissione di titoli azionari e in tal caso il trasferimento delle azioni resta
assoggettato alla disciplina della cessione del contratto. Nelle società quotate in mercati
regolamentati invece le azioni non possono più essere rappresentate da titoli e quindi per
semplificare e rendere più sicuro il mercato delle azioni quotate la circolazione si basa su semplici
registrazioni contabili. Il codice civile prevede che le azioni possono essere:
Nominative azioni in cui figura il nome del titolare. Per la cessione è necessario
annullare il nome sul titolo e quindi ristamparle oppure la società può e decidere che le
azioni diventino al portatore.
Al portatore azioni in cui non è indicato il titolare del diritto, e quindi il trasferimento
avverrà molto semplicemente consegnando il titolo al nuovo azionista; basterà quindi la
semplice consegna.
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Secondo l’art. 2341-bis, si definisce patto parasociale il patto, in qualunque forma stipulato, che
ha il fine di stabilizzare gli assetti proprietari o il governo della società:
Hanno per oggetto l’esercizio del diritto di voto nelle spa o nelle società che le controllano.
In questo caso prendono il nome di sindacati di voto;
Pongono limiti al trasferimento delle relative azioni o delle partecipazioni nelle società che
le controllano (sindacati di blocco);
Hanno per oggetto o per effetto l’esercizio anche congiunto di un’influenza dominante su
tale società, non possono avere durata superiore a 5 anni come termine inderogabile. Sono
rinnovabili alla scadenza (sindacati di controllo).
Qualora il patto non preveda un termine di durata ciascun contraente ha il diritto di recedere
con preavviso di 180 giorni. I Patti parasociali sono rigorosamente stipulati per scrittura privata
e mai per atto pubblico. Prima di ogni assemblea, per le società quotate è obbligatoria la
pubblicità di tali patti.
L’ASSEMBLEA
La spa si caratterizza per la necessaria presenza di tre distinti organi, ciascuno previsto per legge:
1. L’assemblea dei soci Organo con funzioni esclusivamente deliberative le cui competenze
sono per legge circoscritte alle decisioni di maggior rilievo della vita sociale;
2. L’organo amministrativo Al quale è assegnata la gestione dell’impresa sociale e che
nello svolgimento di tali funzioni ha ampi poteri decisionali. Gli amministratori hanno
inoltre la rappresentanza legale della società e ad essi spetta il compito di dare attuazione,
sotto la propria responsabilità, alle deliberazioni dell’assemblea;
3. L’organo di controllo interno ha funzione di controllo sull’amministrazione della società.
Per quanto riguarda l’amministrazione e il controllo il c.c. prevede un unico sistema basato sulla
presenza di due organi nominati dall’assemblea: l’organo amministrativo (amministratore unico o
consiglio di amministrazione) e il collegio sindacale che inizialmente svolgeva anche le funzioni di
controllo contabile.
L’assemblea è l’organo composto dalle persone dei soci. La sua funzione è quella di formare la
volontà della società nelle materie di sua competenza. Tale organo collegiale decide secondo il
principio maggioritario. La volontà espressa dai soci riuniti in assemblea vale come la volontà della
società e vincola tutti i soci, anche se assenti o dissenzienti. L’assemblea si distingue in:
Ordinaria: le cui competenze variano in base al sistema di amministrazione e controllo
adottato, in particolare per le società che adottano il sistema tradizionale, essa
- Approvazione del bilancio e distribuzione degli utili;
- nomina e revoca amministratori, sindaci e il presidente del collegio sindacale e se
previsto il soggetto incaricato alla revisione legale dei conti;
- Determina il compenso di amministratori e sindaci, se non stabilito nell’atto
costitutivo;
- Delibera sulla responsabilità di amministratori e sindaci;
- Delibera su altri oggetti attribuiti dalla legge alla competenza dell’assemblea,
nonché sulle autorizzazioni eventualmente richieste dallo statuto per il compimento
di atti;
- Approva l’eventuale regolamento dei lavori assembleari.
Straordinaria: Delibera a sua volta sulle modificazioni dello statuto, sulla nomina, sulla
sostituzione e sui poteri dei liquidatori, su ogni altra materia attribuita dalla legge. Lo
statuto può attribuire alla competenza dell’organo amministrativo o del consiglio di
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sorveglianza o del consiglio di gestione specifiche materie per leggi riservate alla
competenza dell’assemblea straordinaria.
Diversi sono i quorum costitutivi e deliberativi richiesti per l’assemblea ordinaria e straordinaria. Si
definisce quorum costitutivo la parte del capitale sociale che deve essere rappresentata in
assemblea perché questa sia regolarmente costituita e possa iniziare i lavori. Si definisce quorum
deliberativo la parte del capitale sociale che si deve esprimere a favore di una determinata
deliberazione perché questa sia approvata.
L’assemblea ordinaria in prima convocazione è regolarmente costituita quando è rappresentata
da almeno la metà del capitale sociale con diritto di voto. Essa delibera col voto favorevole della
metà più una delle azioni che hanno preso parte alle votazioni per quella determinata delibera.
Per le assemblee straordinaria la disciplina è diversa a seconda che la società faccia o meno ricorso
al mercato del capitale di rischio:
Società non facente ricorso al mercato del capitale di rischio in prima convocazione non
è previsto un quorum costitutivo e il quorum deliberativo è rappresentato dalla metà più
uno delle azioni dell’intero capitale sociale (e non solo del capitale intervenuto in
assemblea come per quella ordinaria), per la seconda convocazione vi è quorum
costitutivo con la partecipazione di oltre un terzo del capitale sociale e quorum deliberativo
con il voto di almeno due terzi del capitale rappresentato in assemblea;
Società facente ricorso al mercato del capitale di rischio in prima convocazione si ha un
quorum costitutivo di almeno la metà del capitale sociale, mentre per la seconda
convocazione è più di un terzo. I quorum deliberativi coincidono sia in prima che in
seconda convocazione ad almeno i due terzi del capitale rappresentato in assemblea.
È consentito che lo statuto preveda convocazioni ulteriori sia per l’assemblea ordinaria sia
straordinaria alle quali si applicano in linea generale le disposizioni della seconda convocazione.
Nelle società facenti ricorso al mercato del capitale di rischio il sistema con pluralità di
convocazioni è diventato opzionale: se lo statuto non dispone diversamente le assemblee di
questa società si tengono in un’unica convocazione alle quali si applicano le maggioranze più
basse previste dal sistema a più convocazioni.
L’assemblea è unica e generale solo se la società ha emesso esclusivamente azioni ordinarie.
Quando sono state emesse diverse categorie di azioni o strumenti finanziari, all’assemblea
straordinaria si affiancano, le assemblee speciali di categoriaalle quali si applicano le norme
dettate per l’assemblea straordinaria se non sono quotate, altrimenti si applica la disciplina degli
azionisti di risparmio.
Il procedimento assembleare
La convocazione dell’assemblea è di regola decisa dall’organo amministrativo (o dal consiglio di
gestione), i quali possono disporre la stessa ogni qualvolta lo ritengano opportuno. La
convocazione dell’assemblea da parte degli amministratori è obbligatoria in alcuni casi:
Almeno una volta l’anno, entro il termine stabilito dallo statuto che comunque non può
essere superiore a 120 giorni dalla chiusura dell’esercizio per consentire l’approvazione del
bilancio. Lo statuto può prevedere un termine superiore non oltre i 180 giorni;
Quando ne sia fatta richiesta da tanti soci che ne rappresentino il decimo del capitale
sociale (il ventesimo del capitale nelle società che fanno ricorso al mercato del capitale di
rischio), o la minor percentuale prevista dallo statuto, e nella domanda siano indicati gli
argomenti da trattare.
La convocazione dell’assemblea può essere ordinata con decreto dal tribunale (che designa anche
la persona che dovrà presiederla) laddove gli amministratori o i sindaci in loro vece non
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provvedano. La convocazione dell’assemblea deve essere poi disposta dal collegio sindacale ogni
qualvolta la convocazione sia obbligatoria e gli amministratori non vi abbiano provveduto, o con
previa comunicazione al presidente del Cda in caso di fatti rilevanti.
Il procedimento ha inizio con la convocazione dell’assemblea nel comune dove ha sede la società,
se lo statuto non dispone diversamente, nonostante al giorno d’oggi meno rigide sono le formalità
per la convocazione. Nelle società non quotate la convocazione è effettuata mediante avviso da
pubblicare nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica oppure in un quotidiano indicato dallo statuto
almeno 15 giorni prima di quello fissato per l’adunanza. Nelle società che non fanno ricorso al
mercato del capitale di rischio lo statuto può consentire la convocazione mediante avviso
comunicato ai soci almeno 8 giorni prima con mezzi che garantiscano la prova dell’avvenuto
ricevimento. Nelle società quotate l’avviso di comunicazione deve essere pubblicato non meno di
30 giorni prima dell’assemblea sul sito internet della società, e con altre modalità fissate dalla
Consob. L’avviso deve contenere il giorno, l’ora, il luogo, nonché gli argomenti da trattare, ed
eventualmente il giorno della seconda convocazione.
In assenza di convocazione l’assemblea è regolarmente costituita quando è rappresentato l’intero
capitale sociale (con diritto d’intervento) e partecipa all’assemblea la maggioranza (e non più tutti)
degli organi amministrativi e di controllo. Agli assenti va data tempestiva comunicazione delle
deliberazioni assunte. Si tratta della cosiddetta assemblea totalitaria. Essa può deliberare su
qualunque argomento nonostante la sua competenza sia instabile: ciascuno degli intervenuti può
opporsi alla discussione di argomenti di cui non si ritenga sufficientemente informato, bloccando
così la delibera su quel punto.
Una volta costituita, l’assemblea è presieduta dalla persona indicata dallo statuto o, in assenza, da
quella eletta a maggioranza dai presenti. Il presidente è assistito da un segretario, fermo restando
che quest’ultimo non è necessario nel caso in cui il verbale dell’assemblea sia redatto da un
notaio. Il presidente assicura che l’assemblea si svolga in modo ordinato e nel rispetto delle
norme, accertando inoltre l’identità e la legittimazione dei presenti, nonché i risultati delle
votazioni che saranno dati conto nel verbale.
Ai soci intervenuti che raggiungono il terzo del capitale sociale rappresentato in assemblea è
riconosciuto il diritto di richiedere (ed ottenere) il rinvio dell’adunanza di non oltre 5 giorni,
dichiarando di non essere sufficientemente informati sugli argomenti posti in discussione. Tale
diritto può essere esercitato una sola volta sullo stesso oggetto al fine di evitare ostruzionismo.
Le delibere assembleari devono constare da verbale sottoscritto dal presidente e segretario o dal
notaio. In caso di assemblea straordinaria il verbale deve essere redatto da un notaio. I verbali
saranno poi trascritti nell’apposito libro delle adunanze e delle deliberazioni dell’assemblea. Il
verbale deve indicare la data dell’assemblea e in allegato l’identità dei partecipanti e il capitale
rappresentato da ciascuno, le modalità e il risultato delle votazioni ed infine l’indicazione dei soci
favorevoli, sfavorevoli e astenuti. Il verbale deve essere redatto senza ritardi, nei tempi necessari
per la tempestiva esecuzione degli obblighi di deposito e pubblicazione.
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telecomunicazione o via elettronica ritenendo, chi esprime il voto con tali mezzi, intervenuto
all’assemblea.
Il socio deve esercitare il diritto di voto in modo da non arrecare danno (anche solo potenziale) al
patrimonio della società. Infatti le deliberazioni assembleari adottate sono annullabili solo se la
maggioranza si sia ispirata esclusivamente ad interessi extrasociali con danno per la società. Tale
disciplina riguarda il conflitto di interessi: si trova in questa situazione l’azionista che in una
determinata delibera ha per contro proprio o altrui, un interesse personale contrastante con
l’interesse della società (ad esempio caso in cui l’assemblea debba deliberare sull’acquisto di
un’immobile di proprietà del socio, o sul suo compenso). In base all’art. 2373 il socio in questione
è libero di votare o astenersi (precedentemente era vietato), ma se vota la delibera approvata con
il suo voto è impugnabile qualora possa recar danno alla società. Non è quindi detto che la
delibera adottata col voto del socio in conflitto di interessi sia annullabile. A tal fine è necessario
che il suo voto sia stato determinante (prova di resistenza) e che la delibera possa danneggiare la
società (danno potenziale). Se non ricorre quest’ultima condizione la delibera resta inattaccabile.
Al fine di tutelare danni alla minoranza (e non solo patrimoniali) si perviene inoltre ad affermare
l’annullabilità della delibera quando sia ispirata dal solo scopo di danneggiare singoli soci,
nonostante sia difficile per il singolo socio di provare che la delibera sia presa intenzionalmente al
solo fine di ledere la sua posizione nella società.
La rappresentanza in assemblea
Gli azionisti possono partecipare all’assemblea sia personalmente sia per mezzo di un
rappresentante. L’istituto della rappresentanza in assemblea consente la partecipazione indiretta
dei piccoli azionisti alla società e agevola il raggiungimento delle maggioranze, nonostante allo
stesso tempo può prestarsi ad abusi:i soci possono farsi rappresentare nell'assemblea, ma sono
poste una serie di limitazioni a questa facoltà, previste per evitare che un eccessivo ricorso a tale
strumento rischi di fare più gli interessi del rappresentante, che del rappresentato. La delega deve
essere conferita per iscritto e deve contenere il nome del rappresentante, il quale può a sua volta
farsi sostituire da altri solo se la delega lo prevede. Le società o gli enti possono delegare solo un
proprio dipendente o collaboratore. La delega è sempre revocabile.
Per le società non quotate: la rappresentanza può essere esclusa o limitata. La stessa
persona può infatti rappresentare in assemblea non più di 20 soci.
Per le società quotate: la rappresentanza può essere conferita solo per singole assemblee
ela stessa persona non rappresentare più di 50, 100, 200 soci a seconda che il capitale della
società non superi rispettivamente i 5 milioni, i 25 milioni, o che superi quest’ultima cifra.
La disciplina delle società quotate distingue infine due istituti:
La sollecitazione è la richiesta di conferimento di deleghe di voto rivolta da uno o più
soggetti (cd promotori) a più di 200 azionisti su specifiche proposte di voto, in modo da
influenzarlo.
La raccolta delle deleghe è la richiesta di conferimento di deleghe di voto effettuata dalle
associazioni di azionisti esclusivamente nei confronti dei propri associati, allo scopo di
agevolare l’esercizio indiretto del voto da parte di piccoli azionisti già organizzati in
associazione per la difesa dei comuni interessi. Essa non costituisce sollecitazione.
I sindacati di voto
I sindacati di voto sono accordi (patti parasociali) con i quali alcuni soci si impegnano a concordare
preventivamente il modo in cui votare in assemblea e possono avere carattere occasionale o
permanente. Si può stabilire come votare all’unanimità o a maggioranza dei soci sindacati. I
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sindacati di voto danno un indirizzo alla condotta della società e consente una migliore difesa dei
comuni interessi quando è stipulato fra soci di minoranza. Con tali sindacati formalmente nulla
cambia nel funzionamento dell’assemblea, sostanzialmente il procedimento assembleare può
essere più o meno alterato a seconda di come il sindacato è strutturato. Il voto dato in assemblea
resta valido anche se espresso in violazione degli accordi di sindacato, ma il socio che ha votato in
modo difforme da quanto preventivamente convenuto sarà tenuto a risarcire i danni da lui
arrecati agli altri aderenti al patto. Nelle società non quotate sindacati e tutti i patti stipulati al fine
di stabilizzare gli assetti proprietari o il governo della società non possono durare più di 5 anni, pur
essendo rinnovabili a scadenza. Nelle società non quotate i patti parasociali devono essere
comunicati alla società e dichiarati in apertura di assemblea, con trascrizione a verbale depositata
presso il registro delle imprese (pena sospensione dei diritti di voto e impugnabilità della delibera).
Nelle società quotate i patti parasociali devono essere comunicati alla Consob, pubblicati per
estratto sulla stampa quotidiana e depositati al registro delle imprese entro brevi termini fissati
per legge. Nelle società non facenti ricorso al mercato del capitale di rischio non è richiesta
nessuna forma di pubblicità.
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Le deliberazioni nulle
La delibera è nulla solo nei tre casi stabiliti dall’art. 2379:
1. Delibere il cui oggetto è impossibile o illecito, ovvero contrarie a norme imperative,
all’ordine pubblico o al buon costume;
2. Mancata convocazione dell’assemblea. Si precisa però che la convocazione non si
considera mancante nel caso:
- Di irregolarità di avviso se questo proviene da un soggetto idoneo a ciò e se
consente ai soggetti a cui è indirizzato di essere preventivamente avvertiti della
convocazione;
- Se chi abbia dichiarato il suo assenso allo svolgimento dell’assemblea eserciti
l’azione di nullità.
3. Mancanza del verbale. Si precisa che:
- Il verbale non si considera mancante se contiene la data della deliberazione e il suo
oggetto ed è sottoscritto dal soggetto competente;
- La nullità per mancanza di verbale è sanata con effetto retroattivo mediante
verbalizzazione eseguita prima dell’assemblea successiva.
La nullità delle delibere assembleari può essere fatta valere da chiunque vi abbia interesse e può
essere rilevata anche d’ufficio dal giudice. A Differenza dell’azione di nullità di diritto comune, non
soggetta a prescrizione o a termini di decadenza, possono essere impugnate senza limite di tempo
solo le delibere che modificano l’oggetto sociale prevedendo attività illecite o impossibili. In tutti
gli altri casi è introdotto un termine di decadenza di 3 anni, che decorre dall’iscrizione o deposito
al registro (se la deliberazione vi è soggetta), o in caso contrario dalla trascrizione nel libro delle
adunanze dell’assemblea.
AMMINISTRAZIONE E CONTROLLO
Con la riforma del 2003 sono previsti tre sistemi di amministrazione: il sistema tradizionale, il
sistema monistico, il sistema dualistico. Gli ultimi due sistemi non verranno trattati.
Il sistema tradizionale è basato sulla presenza di due organi di nomina assembleare: l’organo
amministrativo (amministratore unico e consiglio di amministrazione),e il collegio sindacale. Il
controllo contabile è invece affidato per legge ad un organo di controllo esterno alla società:
revisore contabile o società di revisione.
GLI AMMINISTRATORI
Struttura e funzionamento
Nel sistema tradizionale, la spa non quotata può avere sia un amministratore unico, sia una
pluralità di amministratori, che formano in tal caso il consiglio di amministrazione (Cda). Alle
società quotateè invece imposta l’amministrazione pluripersonale, allo scopo di consentire la
nomina di almeno un amministratore da parte dei soci di minoranza e di almeno un
amministratore indipendente. Il numero di componenti del Cda può essere in ogni caso
liberamente determinato dallo statuto. Il Cda può essere articolato al suo interno con la creazione
di organi delegati che danno origine al comitato esecutivo degli amministratori delegati. La
struttura dell’organo amministrativo non è quindi fissata in modo rigido in modo da consentire un
adeguamento alle esigenze d’impresa.
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Gli amministratori sono l’organo a cui è affidata in via esclusiva la gestione d’impresa e ad essi
spetta di compiere tutte le operazioni necessarie per l’attuazione dell’oggetto sociale. Essi per
legge:
Deliberano su tutti gli argomenti attinenti alla gestione della società (potere gestorio);
Hanno la rappresentanza generale della società, ovvero il potere di manifestare all’esterno
la volontà sociale (potere di rappresentanza);
Danno impulso all’attività dell’assemblea, convocandola, fissandone il giorno, nonché
attuare delibere della stessa e impugnare quelle vìolino l’atto costitutivo o la legge;
Curano la tenuta dei libri e delle scritture contabili e devono redigere annualmente il
progetto di bilancio da sottoporre all’approvazione dell’assemblea;
Prevengono il compimento di atti pregiudizievoli per la società eliminando o attenuando le
conseguenze dannose.
Queste funzioni sono esercitate in formale autonomia e per l’adempimento dei loro doveri essi
sono personalmente responsabili civilmente e penalmente.
Gli amministratori scaduti rimangono in carica con pienezza di potere fino all’accettazione della
nomina da parte dei nuovi amministratori (prorogatio) al fine di evitare una paralisi dell’attività
dell’organo amministrativo.
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Le dimissioni hanno effetto immediato se rimane in carica la maggioranza degli amministratori,
altrimenti le stesse avranno effetto solo dal momento in cui i nuovi amministratori accetteranno
l’incarico. Nei casi in cui gli effetti della cessazione non sono differiti (morte, decadenza, dimissioni
della minoranza degli amministratori), sono previste 3 ipotesi per la sostituzione degli
amministratori:
1. Se rimane in carica più della metà degli amministratori nominati dall’assembleai superstiti
provvedono provvisoriamente a sostituire quelli venuti meno, con delibera consigliare
approvata dal collegio sindacale (cooptazione);
2. Se viene a mancare più della metà degli amministratori nominati dall’assemblea non si dà
luogo alla cooptazione. I superstiti devono convocare l’assemblea perché provveda alla
sostituzione dei mancanti;
3. Se vengono a cessare tutti gli amministratori nominati dall’assemblea il collegio sindacale
deve convocare con urgenza l’assemblea per la ricostruzione dell’organo amministrativo.
Nel frattempo, per evitare un totale vuoto di poteri, il collegio sindacale può compiere gli
atti gestione ordinaria.
Sono valide le clausole che prevedono la ricostruzione di tutto l’organo amministrativo da parte
dell’assemblea a seguito della cessazione di alcuni amministratori (le cosiddette clausole simul
stabunt simul cadent). La nomina e cessazione dalla carica di amministratore è soggetta ad
iscrizione nel registro delle imprese (pubblicità).
Compenso e divieti
Gli amministratori hanno diritto a un compenso per la loro attività. Ciò può consistere in tutto o in
parte anche in una partecipazione agli utili della società o nell’attribuzione al diritto di
sottoscrivere a prezzo predeterminato azioni di futura emissione (stock option). Modalità e misura
del compenso sono predeterminati dall’atto costitutivo o dall’assemblea all’atto della nomina.
Per assicurare trasparenza sui compensi nelle società quotate, il Cda sottopone una volta all’anno
all’assemblea una relazione sulla remunerazione con la quale si illustra la politica della società in
merito ai compensi.
Per prevenire antagonismo con la società e conflitto di interessi, gli amministratori di spa non
possono assumere la qualità di soci a responsabilità illimitata in società concorrenti, né esercitare
un’attività concorrente per conto proprio o altrui, né essere amministratori in società concorrenti,
salva autorizzazione da parte dell’assemblea. L’inosservanza di tale divieto espone
l’amministratore alla revoca dall’ufficio per giusta causa e il risarcimento di eventuali danni.
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presenti, salvo diversa disposizione. Non è ammesso il voto per rappresentanza. Le deliberazioni
adottate devono risultare dall’apposito libro delle adunanze e delle deliberazioni del Cda.
Possono essere impugnate tutte le delibere del Cda che non sono prese in conformità alla legge o
allo statuto.
L’impugnativa può essere proposta dagli amministratori assenti o dissenzienti e dal collegio
sindacale (ma non dai soci) entro 90 giorni dalla data della deliberazione. Quando la delibera
consiliare leda direttamente un diritto soggettivo del socio questi avrà diritto ad agire
giudizialmente per far annullare la delibera. L’amministratore che in una determinata operazione
ha un interesse non necessariamente in conflitto con quello sociale:
Deve darne notizia agli altri amministratori e al collegio sindacale precisandone la natura, i
termini, l’origine e la portata;
Se si tratta di un amministratore delegato deve astenersi dal compiere l’operazione,
delegando alla medesima l’organo collegiale competente;
In entrambi i casi il Cda deve adeguatamente motivare le ragioni e la convenienza per la
società dell’operazione.
La delibera del Cda o del comitato esecutivo, qualora possa recare danno alla società, è
impugnabile quando l’amministratore interessato ha votato con voto determinante e quando
sono stati violati gli obblighi di trasparenza, astensione e motivazione prima indicati. La società ha
diritto al risarcimento del danno derivante dall’azione e/o omissione dell’amministratore, il quale
non può approfittare della propria posizione per conseguire vantaggi a danno della società.
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specificato se essi agiscono disgiuntamente o congiuntamente. Questo potere è generale e non
più circoscritto ad atti pertinenti l’oggetto sociale. Inoltre essi hanno il potere di rappresentanza
processuale attiva e passiva della società. È inopponibile ai terzi di buona fede la mancanza di
potere rappresentativo dovuta dall’invalidità dell’atto di nomina se non si prova che i terzi ne
erano a conoscenza. Inoltre la società resta vincolata con i terzi se gli amministratori hanno violato
i limiti di rappresentanza posti dalla società. Infatti le limitazioni ai poteri degli amministratori che
risultano dallo statuto o da una decisione degli organi competenti non sono opponibili ai terzi,
anche se pubblicate,salvo che si provi che questi abbiano agito intenzionalmente a danno della
società. La validità dell’atto può essere contestata solo se è provata la presenza di un accordo
fraudolento fra amministratore e terzo diretto a danneggiarla e non è sufficiente che si provi
l’effettiva conoscenza del terzo dell’esistenza di limitazioni statutarie del potere di
rappresentanza.
Sono opponibili ai terzi i limiti legali del potere di rappresentanza degli amministratori. Il contratto
stipulato in conflitto di interessi sarà annullabile su richiesta della società se tale conflitto è
riconosciuto o riconoscibile dal terzo.
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creditori solo quando il patrimonio sociale risulta insufficiente al soddisfacimento dei loro crediti.
In caso di fallimento della società l’azione può essere proposta solo dal curatore fallimentare.
L’azione dei creditori sociali esercitata al di fuori del fallimento è azione diretta e autonoma: gli
amministratori non potranno perciò opporre ai creditori le eccezioni opponibili alla società. Inoltre
quanto corrisposto dagli amministratori (in maniera solidale e illimitata) a titolo di risarcimento del
danno non spetterà alla società ma direttamente ai creditori fino al soddisfacimento del loro
credito.
Il danno subito dai creditori è un effetto riflesso del danno che gli amministratori hanno arrecato
al patrimonio sociale rendendolo insufficiente a soddisfare i primi.
I direttori generali
I direttori generali sono dirigenti che svolgono attività di alta gestione dell’impresa sociale e sono
al vertice della gerarchia dei lavoratori subordinati dell’impresa ed operano in rapporto diretto
con gli amministratori. Hanno ampi poteri decisionali nella gestione dell’impresa e hanno le stesse
responsabilità degli amministratori sotto il profilo penale.
IL COLLEGIO SINDACALE
Il collegio sindacale è l’organo di controllo interno della spa, con funzione di vigilanza
sull’amministrazione della società.
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revisori contabili, mentre gli altri sindaci non iscritti a tale registro devono essere iscritti negli albi
professionali individuati dal ministero della giustizia o fra i professori universitari di ruolo in
materie economiche o giuridiche. Per le società quotate è prevista la nomina di sindaci non iscritti
nel registro dei revisori legali dei conti. In questo registro possono iscriversi persone fisiche in
possesso di requisiti di professionalità e onorabilità che abbiano superato un apposito esame di
ammissione o società di revisione.
Non possono essere nominati sindaci (cause di ineleggibilità):
Il coniuge, i parenti e gli affini entro il quarto grado degli amministratori, nonché degli
amministratori di società facenti parte dello stesso gruppo;
Coloro che sono legati alla società o a società facenti capo allo stesso gruppo da un
rapporto di natura patrimoniale che ne comprometto l’indipendenza (es. consulenza,
prestazioni d’opera).
Valgono per i sindaci le stesse cause di incompatibilità viste per gli amministratori. Il compenso dei
sindaci deve essere predeterminato ed invariabile in corso di causa: se non è previsto dallo statuto
deve essere determinato dall’assemblea all’atto della nomina.
I sindaci restano in carica per tre esercizi, sono rieleggibili e i loro poteri sono prorogati fino alla
nomina dei nuovi sindaci. L’assemblea può revocarli solo se esiste giusta causa e inoltre la delibera
di revoca deve essere approvata dal tribunale. I sindaci nominati dallo stato o dagli enti pubblici
possono essere revocati solo dall’ente che li ha nominati. Costituiscono cause di decadenza
dall’ufficio:
Il sopraggiungere di una delle cause di ineleggibilità;
La sospensione e poi la cancellazione dal registro dei revisori;
Il sindaco che senza giustificato motivo non assiste alle assemblee o diserta durante un
esercizio sociale due riunioni del Cda del comitato esecutivo o del collegio sindacale;
In causa di morte, rinuncia o di decadenza di un sindaco subentrano automaticamente i supplenti
in ordine di età, fermo restando che i componenti del collegio devo essere iscritti al registro dei
revisori. La nomina e la cessazione dall’ufficio devono essere iscritte a cura degli amministratori
nel registro delle imprese.
Il controllo sull’amministrazione
Il collegio sindacale è dotato della funzione di controllo come funzione primaria ed essa ha come
oggetto l’amministrazione della società globalmente intesa e si estende a tutta l’attività sociale, al
fine di assicurare che venga svolta nel rispetto della legge e dell’atto costitutivo. In particolare il
collegio vigila sull’adeguatezza dell’assetto organizzativo, amministrativo, e contabile adottato
dalla società e del suo concreto funzionamento. Inoltre, non svolge più la revisione legale dei conti
della società, oggi affidata a un revisore o a una società di revisione, tuttavia lo statuto può
prevedere che anche la revisione legale dei conti sia esercitata dal collegio sindacale. Questa
opzione non è consentita a:
Le società tenute a redigere il bilancio consolidato;
Le società qualificate come enti di interesse pubblico;
Le società o sono controllate o sono soggette a comune controllo a un ente di interesse
pubblico salvo eccezioni individuate dalla Consob.
La vigilanza del collegio è esercitata innanzitutto nei confronti degli amministratori ma riguarda
anche l’attività dell’assemblea e può estendersi in ogni direzione. Il controllo svolto nei confronti
dell’amministrazione ha carattere globale e sintetico, ma può assumere carattere analitico qualora
le condizioni lo richiedano (es. se vi è il sospetto di irregolarità).
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Per consentire al collegio sindacale l’efficace svolgimento della propria attività la legge pone a
carico degli amministratori numerosi obblighi di comunicazione nei confronti del primo. In
particolare, nelle spa, gli amministratori devono riferire almeno ogni tre mesi al collegio
informazioni riguardante l’attività svolta. Il collegio può scambiare informazioni con i
corrispondenti organi delle società quotate in merito ai sistemi di amministrazione e controllo e
all’andamento generale dell’attività sociale. I sindaci hanno potere-dovere di procedere in qualsiasi
momento ad atti di ispezione e controllo, nonché chiedere agli amministratori notizia
sull’andamento delle operazioni sociali o determinati affari. Inoltre possono convocare
l’assemblea qualora ravvisino fatti censurabili di rilevante gravità e vi sia urgente necessità di
provvedere.
Tale potere nelle società quotate può essere esercitato anche solo da due sindaci e ciascun
sindaco è individualmente legittimato a convocare il Cda e il comitato esecutivo consentendosi
l’iniziativa da parte del solo sindaco nominato dalla minoranza. Il collegio può altresì promuovere il
controllo giudiziario sulla gestione se vi è il sospetto di gravi irregolarità nella gestione.
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Costituisce modificazione dello statuto di una spa ogni mutamento del contenuto oggettivo del
contratto sociale che può consistere sia nell’inserimento di nuove clausole, sia nella modificazione
o soppressione di clausole preesistenti. Le modificazioni dello statuto rientrano in regola generale
nella competenza dell’assemblea in sede straordinaria, per le quali sono previste le maggioranze
specifiche dell’assemblea straordinaria. Con la soppressione del controllo giudiziario per la
modifica delle delibere statutarie il controllo è affidato al notaio che verifica l’adempimento degli
obblighi di legge ed entro trenta giorni ne richiede l’iscrizione al registro delle imprese. La
deliberazione produce i suoi effetti soltanto con l’iscrizione della stessa nel registro delle imprese.
Il diritto di recesso
Nelle spa la minoranza non può impedire modifiche dell’assetto societario nonostante siano
rispettati i limiti posti da norme inderogabili nei confronti della maggioranza. La minoranza è
tutelata indirettamente dalla previsione di quorum più elevati e dal riconoscimento del diritto di
recesso dalla società. Sono stati ampliati i casi in cui il diritto di recesso, il quale è senza preavviso,
è ammesso dalla legge e possiamo identificare tre cause per recedere:
1. Cause inderogabili il diritto può essere esercitato anche per parte delle azioni, dai soci
che non hanno concorso alle delibere riguardanti:
- la modifica dell’oggetto sociale se determinante;
- la trasformazione della società;
- il trasferimento della sede sociale all’estero;
- la revoca dello stato di liquidazione;
- l’eliminazione di una o più cause di recesso derogabili previste dallo statuto;
- la modificazione dei criteri di valutazione delle azioni in caso di recesso;
- le modificazioni dello statuto concernenti il diritto di voto o di partecipazione.
In questi casi il diritto di recesso non può essere soppresso dello statuto ed è nullo ogni
patto volto ad escluderlo o a renderne più gravoso l’esercizio. Il diritto di recesso spetta
inoltre, inderogabilmente, ai soci assenti o dissenzienti rispetto alla delibera che introduce
modifica o sopprime una clausola compromissoria dello statuto e nelle società quotate a
tutti i soci se è prevista una delibera per l’esclusione della quotazione.
2. Cause derogabili il diritto di recesso spetta, salvo che lo statuto non preveda
diversamente, ai soci che non hanno concorso all’approvazione delle delibere riguardanti:
- La proroga del termine di durata della società;
- l’introduzione o rimozione di vincoli alla circolazione delle azioni.
In questi casi il recesso non può essere esercitato per parte delle azioni.
3. Cause statutarie per le sole società che non fanno appello al mercato di rischio lo
statuto può prevedere ulteriori cause di recesso.
Nelle società a tempo indeterminato non quotate il diritto di recesso costituisce un
temperamento alla durata illimitata del vincolo sociale, per evitare i soci assumano obbligazioni a
vita verso la società. In queste società tutti gli azionisti possono recedere con un preavviso di 180
giorni derogabile fino a un anno dallo statuto. Deve essere inoltre indicato nello il termine entro il
quale è possibile recedere. Il diritto di recesso può essere esercitato tramite comunicazione con
lettera raccomandata alla società entro 15 giorni dall’iscrizione della delibera nel registro delle
imprese o eventualmente 30 giorni dalla conoscenza da parte del socio se il fatto che legittima il
recesso non è una delibera. Le azioni per le quali è esercitato il diritto di recesso non possono
essere cedute e devono essere depositate presso la sede della società la quale non può sottrarsi al
rimborso delle azioni se entro 90 giorni revoca la delibera che lo legittima o se i soci deliberano lo
scioglimento della società. Nelle società non quotate il valore delle azioni da rimborsare è
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determinato dagli amministratori sentito il parere del collegio sindacale e dall’incaricato alla
revisione legale dei conti.
Nelle società quotate invece il valore di liquidazione delle stesse è invece determinato facendo
riferimento alla media aritmetica dei prezzi di chiusura nei sei mesi che precedono la convocazione
dell’assemblea. In ordine le azioni da rimborsare al socio che recede devono essere offerte in
opzione agli altri azionisti in proporzione al numero di azioni possedute e in secondo luogo
collocate sul mercato. In caso di mancato collocamento verranno rimborsate mediante acquisto
da parte della società (acquisto di azioni proprie).
Il diritto di opzione
Il diritto di opzione è il diritto dei soci attuali ad essere preferiti ai terzi nella sottoscrizione
dell’aumento del capitale sociale a pagamento. Esso consente di mantenere inalterata la
proporzione in cui ciascun socio partecipa al capitale e al patrimonio sociale ed inoltre a
mantenere inalterato il valore reale della partecipazione azionaria in presenza di riserve
accumulate. Il diritto di opzione ha un valore economico intrinseco spesso notevole che l’azionista
può monetizzare cedendolo ai terzi qualora non voglia o non possa concorrere all’aumento del
capitale sociale. Il diritto di opzione ha per oggetto le azioni di nuova emissione di qualsiasi
categoria e le obbligazioni convertibili in azioni emesse dalla società. Tale diritto è attribuito a
ciascun azionista in proporzione al numero di azioni possedute ed è previsto un termine non
inferiore a trenta giorni dalla società per esercitare il diritto. Gli amministratori non sono liberi di
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collocare a loro piacimento le azioni rimaste inoptate: per le azioni non quotate chi ha esercitato il
diritto di opzione ha il diritto di prelazione nella sottoscrizione delle azioni non optate, mentre se
le azioni sono quotate i diritti di opzione residui devono essere offerti sul mercato dagli
amministratori. Infine se non vengono sfruttati i diritti di prelazione e non vengono acquistate nel
mercato regolamentato le azioni di nuova emissione possono essere liberamente collocate. Il
diritto di opzione può essere sacrificabile negli interessi societari se:
Le azioni devono essere liberate mediante conferimenti in natura (esclusione per legge);
La delibera di aumento di capitale lo esclude;
Lo statuto lo esige ma solo nelle spa quotate e se il prezzo di emissione corrisponde a
valore di mercato;
Le azioni sono offerte in sottoscrizione ai dipendenti di società controllanti o controllate.
Nei primi due casi è obbligatoria l’emissione delle nuove azioni con sovrapprezzo.
Il diritto di opzione non si considera escluso o limitato quando le azioni di nuova emissione sono
sottoscritte da banche o altri soggetti autorizzati con l’obbligo di offrirle agli azionisti rispettando
la disciplina di tale diritto. Questa fattispecie prende il nome di opzione indiretta.
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agli stessi del capitale. La società può anche procedere all’acquisto e al successivo annullamento di
proprie azioni.
LE OBBLIGAZIONI
La spa, a differenza della società di persone, può emettere obbligazioni ovvero titoli di credito
(nominativi o al portatore) che rappresentano frazioni di eguale valore nominale e con uguali
diritti di un’unitaria operazione di finanziamento a titolo di mutuo. Tali titoli documentano un
credito verso la società. L’azione attribuisce la qualità di socio e di compartecipe ai risultati
dell’attività di impresa, l’obbligazione invece attribuisce la qualità di creditore della società.
L’obbligazionista, diversamente dall’azionista, ha perciò diritto a una remunerazione periodica e
fissa (cedole), normalmente svincolata dai risultati economici della società finanziata ed ha inoltre
il diritto al rimborso del valore nominale del capitale prestato alla scadenza pattuita. Per contro
l’azionista ha diritto al rimborso del suo apporto solo in sede di liquidazione e il suo credito è
postergato (posticipato) a quello di tutti i creditori sociali, compresi gli obbligazionisti.
La quota di liquidazione dell’obbligazione può essere uguale, superiore o inferiore al valore
nominale conferito a seconda che l’emissione sia stata alla pari, sopra la pari o sotto la pari (caso
più frequente per incentivare l’acquisto). Le obbligazioni:
Sono titoli di massa, in quanto rappresentano frazioni di un’unica operazione economica;
Attribuiscono il diritto al rimborso di una somma di denaro che può essere subordinato alla
soddisfazione dei diritti di altri creditori ma non può dipendere dall’andamento economico
della società.
Solo le entità e i tempi di pagamento degli interessi possono variare se ancorati ad alcuni indici.
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È possibile distinguere diversi tipi speciali di obbligazioni:
Obbligazioni indicizzate (o strutturate) mirano a neutralizzare gli effetti della
svalutazione monetaria e ad adeguare il rendimento dei titoli all’andamento del mercato
finanziario ancorando il tempo e il tasso di interesse e il valore di rimborso ad indici di varia
natura;
Obbligazioni convertibili in azioni attribuiscono all’obbligazionista la facoltà di
trasformare il proprio credito in una partecipazione azionaria della società emittente
(procedimento diretto) o di altra società alla prima collegata (procedimento indiretto);
Obbligazioni con warrant (o con diritto di opzione su azioni) attribuiscono
all’obbligazionista il diritto di sottoscrivere o acquistare azioni della società emittente o di
altra società ferma restando la posizione di creditore per le obbligazioni possedute;
Obbligazioni subordinate il diritto degli obbligazionisti al pagamento degli interessi e al
rimborso del capitale è in tutto o in parte subordinato all’integrale soddisfacimento degli
altri creditori (ma non degli azionisti);
Obbligazioni partecipative la remunerazione periodica del capitale è commisurata in
tutto o in parte agli utili di bilancio della società emittente.
Procedimento di emissione
L’emissione di obbligazione è deliberata dagli amministratori se la legge o lo statuto non
dispongono diversamente. La delibera di emissione deve risultare da verbale redatto da notaio che
effettua un controllo di legittimità, deve essere iscritta nel registro delle imprese e produce effetti
dopo l’iscrizione. L’ammontare delle obbligazioni emesse deve risultare da un apposito libro delle
obbligazioni.
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inferiore al loro valore nominale. Esse sono deliberate dall’assemblea straordinaria ed
eventualmente dagli amministratori. La delibera deve contenere il rapporto di cambio e la
dichiarazione dell’aumento di capitale sociale per un ammontare corrispondente al valore
nominale delle azioni da attribuire in conversione. Inoltre la legge si preoccupa di tutelare i
possessori di obbligazioni convertibili di fronte a situazioni societarie che possono alterare il valore
del rapporto di conversione e la loro posizione di futuri azionisti.
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omissione nell’accertamento e nell’iscrizione gli amministratori sono personalmente e
solidalmente responsabili per i danni subiti dalla società, dai creditori e dai terzi.
Il procedimento di liquidazione
Il procedimento di liquidazione si apre con la nomina di uno o più liquidatori che sono nominati
dall’assemblea straordinaria, salvo diversa disposizione dello statuto, con delibera che ne fissa il
numero, le regole di funzionamento e i poteri con particolare riguardo alla cessione dell’azienda
sociale, dei suoi rami, nonché dei singoli beni o diritti e degli atti necessari per la conservazione del
valore dell’impresa. In caso di inerzia dell’assemblea ai liquidatori sono nominati dal tribunale. I
liquidatori restano in carica per tutto il procedimento di liquidazione salvo la fissazione di un
termine. Valgono per essi le medesime cause di ineleggibilità e di decadenza previste per gli
amministratori. I liquidatori possono essere revocati dall’assemblea con le maggioranze previste
per l’assemblea straordinaria, o dal tribunale se sussiste una giusta causa. I provvedimenti e
revoca dei liquidatori sono soggetti a iscrizione nel registro delle imprese. Con discrezione della
nomina di liquidatori, gli amministratori cessano dalla carica e devono consegnare ai liquidatori i
libri sociali, una situazione dei conti alla data dello scioglimento ed un rendiconto della loro
gestione relativo al periodo successivo all’ultimo bilancio approvato.
Poteri, doveri e responsabilità dei liquidatori sono modellati su quelli degli amministratori con
adattamenti imposti dalle peculiarità dello stato di liquidazione, pertanto i liquidatori:
Devono adempiere i loro doveri con diligenza e professionalità;
Devono prendere in consegna dagli amministratori i beni e i documenti sociali, nonché
redigere con gli stessi l’inventario del patrimonio sociale;
Possono compiere tutti gli atti utili per la liquidazione della società.
L’attività dei liquidatori deve essere innanzitutto diretta al pagamento dei creditori sociali. Essi
non possono perciò ripartire fra i soci i beni della società fin quando non siano stati pagati tutti i
creditori o non siano state accantonate le somme necessarie per pagarli. I liquidatori sono
personalmente e solidalmente responsabili per i danni che derivano ai creditori sociali. Se i fondi
disponibili risultano insufficienti i liquidatori possono chiedere proporzionalmente ai soci i
versamenti ancora dovuti non interamente liberate. I liquidatori devono redigere ogni anno il
bilancio e sottoporlo all’approvazione dell’assemblea, illustrando gli eventuali cambiamenti dei
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criteri di valutazione di alcune voci particolari (es. costi di ampliamento). Completata la
liquidazione del patrimonio sociale con la conversione in denaro dell’attivo, i liquidatori devono
redigere il bilancio finale di liquidazione, indicando la parte spettante a ciascun socio dalla
divisione dell’attivo (piano di riparto). Il bilancio finale di liquidazione deve essere approvato dai
singoli soci e non dall’assemblea (considerando che a questo punto entra in gioco l’interesse
singolo dei soci all’ottenimento della quota di liquidazione) con un meccanismo di tacita
approvazione.
Approvato il piano di riparto i liquidatori devono chiedere la cancellazione della società dal
registro delle imprese e i relativi libri sono depositati presso l’ufficio del registro delle imprese. È
prevista la cancellazione d’ufficio quando per oltre tre anni consecutivi non viene depositato il
bilancio annuale di liquidazione. Ferma restando l’estinzione della società, i creditori sociali rimasti
insoddisfatti possono far valere i loro diritti:
Nei confronti dei soci, nel limite delle somme da questi riscosse dalla liquidazione;
Nei confronti dei liquidatori, se il mancato pagamento è dipeso da colpa di questi.
L’estinzione della spa ha luogo anche se vi sono creditori anche ignoti insoddisfatti.
La costituzione
Il capitale sociale minimo richiesto per la costituzione di una s.r.l. è di 10.000 euro, anziché 50.000
euro come per le altre società di capitali. La s.r.l. può inoltre essere costituita con un capitale
inferiore al minimo legale, purché pari ad almeno un euro, con l’unica conseguenza che in questo
caso i conferimenti devono versarsi per intero e in denaro al momento della sottoscrizione nelle
mani degli amministratori e che è previsto un maggior accantonamento di utili per la riserva
legale.
La derogabilità del minimo legale in sede di costituzione è una misura volta a favorire la nascita di
nuove società e consentire il loro graduale rafforzamento patrimoniale mediante l’accumulo di
riserve nel corso degli esercizi; non può e non deve servire invece ad assecondare la
decapitalizzazione di società in cui è stata già raggiunta la soglia del capitale minimo.
La denominazione sociale può essere liberamente formata come nelle spa, ma deve ovviamente
contenere l’indicazione di società a responsabilità limitata. La srl può essere costituita a tempo
indeterminato e in tal caso ogni socio può recedere dalla società dando un preavviso di 180 giorni
che lo statuto può prorogare fino ad un anno.
I conferimenti
Come nelle società di persone, anche nelle srl possono essere conferiti tutti gli elementi dell’attivo
suscettibili di valutazione economica. Il versamento del 25% dei conferimenti in denaro e
dell’intero sovrapprezzo si effettua direttamente agli amministratori, anziché in banca, e può
essere sostituito dalla stipula di una polizza di assicurazione o da una fidejussione bancaria.
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È espressamente consentito il conferimento di prestazioni d’opera o servizi (vietato nelle spa)
purché l’intero valore assegnato a tale conferimento sia garantito da una polizza di assicurazione o
da una fideiussione bancaria. Non è necessario che l’esperto chiamato a effettuare la valutazione
sia designato dal tribunale ma è sufficiente che si tratti di un revisore o di una società di revisione
iscritti nell’apposito registro. Non è prevista alcuna revisione della stima. Il socio moroso non può
partecipare alle decisioni sociali e resta ferma la facoltà di quest’ultima di vendere coattivamente
le quote del socio moroso, in alternativa alla normale azione giudiziaria.
Se manca un’offerta di acquisto da parte dei soci si procede alla vendita dell’incanto solo se lo
statuto lo consente. In mancanza di compratori gli amministratori escludono il socio moroso
trattenendo le somme e il capitale dovrà essere ridotto in misura corrispondente. La srl infatti non
può mai farsi acquirente delle proprie quote. Il rimborso dei finanziamenti dei soci è postergato
rispetto al soddisfacimento degli altri creditori e inoltre deve essere restituito alla società se
avvenuto nell’anno precedente da dichiarazione di fallimento della stessa. La srl può emettere
titoli di debito (tra cui le obbligazioni) che però possono solo essere sottoscritti da investitori
professionali soggetti a vigilanza prudenziale i quali, in caso di successiva circolazione, rispondo
personalmente della solvenza della società per questi titoli (es. banche).
Le quote sociali
Nelle società per azioni il capitale sociale nominale è diviso in parti omogenee e standardizzate che
prescindono dai soci e dal loro numero. Nella srl invece il capitale è diviso secondo un criterio
personale, dato che in tale società le quote di partecipazione dei soci non possono essere
rappresentate da azioni. Il capitale è quindi diviso in base al numero dei soci: il numero iniziale
delle quote corrisponde al numero dei soci che partecipano alla costituzione della società e
ciascuno diventa titolare di un’unica quota di partecipazione, corrispondente alla frazione
(percentuale) di capitale sociale da lui sottoscritto. Mentre le azioni sono necessariamente di egual
valore, le quote possono essere di diverso ammontare. Ne consegue che, nonostante le azioni
attribuiscano uguali diritti, le quote possono essere diverse anche sotto questo profili. Ferma
restando la regola di base che prevede l’attribuzione di diritti sociale ai soci in proporzione alla
partecipazione posseduta, l’atto costitutivo può prevedere l’attribuzione a singoli soci di
particolari diritti riguardanti l’amministrazione della società o la distribuzione degli utili. A
differenza delle azioni le quote non possono essere rappresentate da titoli di credito né costituire
oggetto di offerta al pubblico (non possono circolare). Gli eventuali certificati di quota rilasciati
dalla società costituiscono un semplice documento probatorio della qualità di socio e della misura
della partecipazione sociale. L’atto costitutivo può limitare o escludere del tutto il trasferimento
delle quote e stabilisce le cause di recesso e le relative modalità.
Il recesso è inderogabilmente riconosciuto per legge nei seguenti casi:
Nel caso in cui la società è a tempo indeterminato ogni socio può recedere con un
preavviso di almeno 180 giorni, prorogabile fino a un anno dallo statuto.
Laddove la società fosse a tempo determinato possono recedere i soci contrari, assenti
e astenuti che non abbiano acconsentito:
- Al cambiamento dell’oggetto sociale o del tipo di società;
- Alla fusione o scissione della società;
- Alla revoca dello stato di liquidazione;
- Al trasferimento della sede sociale all’estero;
- All’eliminazione di una o più cause di recesso previste dallo statuto;
- Al compimento di operazioni che comportano una sostanziale modifica dell’oggetto
sociale o una rilevante modifica dei diritti particolari attribuiti al singolo socio;
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- All’aumento del capitale sociale con esclusione del diritto di opzione.
I soci che recedono hanno il diritto di ottenere il rimborso della propria partecipazione in
proporzione al patrimonio sociale entro 180 giorni dalla comunicazione del recesso alla stessa per
una somma equivalente al valore di mercato o risultante da una perizia di un esperto.
La quota del socio recedente deve essere offerta in primis in opzione agli altri soci oppure a un
terzo individuato dai essi in comune accordo. Se non vi sono acquirenti si procede al rimborso
attingendo alle riserve disponibili della società o, in mancanza, tramite riduzione reale del capitale.
Se tale riduzione risulta impossibile perché i creditori si oppongono la società si scioglie. L’atto
costitutivo può prevedere infine specifiche cause di esclusione del socio per giusta causa.
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legge o dell’atto costitutivo possono essere impugnate dai soci che non vi hanno acconsentito
anche individualmente nonché da ciascun amministratore e dall’organo di controllo entro 90
giorni dalla loro trascrizione nel libro delle decisioni dei soci (non è previsto un quorum per
impugnarle).
Il tribunale può assegnare un termine non superiore a 180 giorni per l’adozione di una nuova
decisione idonea ad eliminare la causa di invalidità: come nelle spa la sostituzione sana
retroattivamente la decisione invalida e fa salvi i diritti acquistati medio tempore (durante) dai
terzi.
Possono essere impugnate invece da chiunque vi abbia interesse nel termine di tre anni le
decisioni aventi oggetto illecito e quelle prese in assenza assoluta di informazioni. Possono essere
inoltre impugnate senza limiti di tempo le deliberazioni che modificano l’oggetto sociale
prevedendo attività impossibili o illecite mentre per il resto si richiama la disciplina delle spa.
Amministrazione e controllo
in mancanza di diversa previsione statutaria resta ferma la regola che l’amministrazione è affidata
a uno o più soci nominati con decisione dei soci e restano in carica a tempo indeterminato.
Quando l’amministrazione è affidata a più persone esse costituiscono il consiglio di
amministrazione. L’atto costitutivo può però prevedere che le relative decisioni siano adottate
mediante consultazione scritta. L’atto costitutivo può prevedere che gli amministratori operino
non come Cda bensì disgiuntamente o congiuntamente come nelle società di persone. Devono
essere decise con il metodo collegiale la redazione del bilancio e i progetti di fusione e scissione,
nonché la decisione del capitale per delega. Gli amministratori hanno il potere generale della
rappresentanza della società e valgono le regole della spa per quanto riguarda l’inopponibilità dei
limiti statutari ai poteri degli amministratori (salvo l’exceptio doli) e l’inopponibilità dei terzi in
buona fede dei vizi dell’atto di nomina del rappresentante dopo la pubblicazione nel registro delle
imprese. I contratti conclusi dagli amministratori con rappresentanza in conflitto di interessi
possono essere annullati su richiesta della società se il conflitto era conosciuto o riconoscibile dal
terzo. Possono essere impugnate le decisioni adottate dal Cda con voto determinante di un
amministratore in conflitto di interessi qualora cagionino un danno patrimoniale alla società. Tale
impugnazione può essere presentata entro 90 giorni dagli altri amministratori nonché dal collegio
sindacale o del soggetto incaricato della revisione. È affermata la responsabilità degli
amministratori verso la società o i singoli soci o terzi direttamente danneggiati. Responsabili
solidalmente con gli amministratori sono anche i soci che hanno deciso o autorizzato il
compimento di atti dannosi per la società, soci o terzi.
L’azione sociale di responsabilitàcontro gli amministratori può essere promossa anche dal singolo
socio il quale può chiedere la revoca degli amministratori in caso di gravi irregolarità nella gestione
della società. L’atto costitutivo può prevedere la nomina di un organo di controllo (costituito da
un solo membro salva diversa disposizione statutaria) o di un revisore determinandone
competenze e poteri. È obbligatoria la nomina di questi due soggetti nei seguenti casi:
- La società è tenuta alla redazione del bilancio consolidato;
- Non ricorrono le condizioni stabilite per la redazione del bilancio abbreviato;
- La società controlla una società obbligata alla revisione legale dei conti.
Alcuni dei poteri propri dei sindaci sono però riconosciuti direttamente anche ai soci che non
partecipano all’amministrazione. Ogni socio non amministratore ha diritto di avere dagli
amministratori notizie dello svolgimento degli affari sociali e di consultare, anche tramite
professionisti di fiducia, i libri sociali e i documenti relativi all’amministrazione, compresi i libri e le
scritture contabili della società.
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Altri aspetti della disciplina
Nelle srl il cui capitale sociale è determinato in misura inferiore al minimo legale, l’obbligo di
accantonamento della riserva legale è più accentuato, al fine di compensare lo stato di
sottocapitalizzazione: deve essere dedotto 1/5 degli utili di ciascun esercizio, fino a che la riserva
non abbia raggiunto l’ammontare di 10.000 €. È espressamente prevista e disciplinata la delega
degli amministratori per l’aumento del capitale sociale a pagamento, la cui determinazione dei
limiti e delle modalità è rimessa nell’atto costitutivo, fermo restando che la decisione degli
amministratori deve risultare da verbale redatto dal notaio ed iscrizione al registro delle imprese.
La disciplina dell’aumento reale di capitale mediante nuovi conferimenti ricalca quella dettata per
le spa.
La riduzione reale del capitale sociale non può diminuirne l’importo al di sotto del limite legale di
10.000€ (un capitale sotto tale soglia è consentito solo in sede di costituzione e mai per le
successive modifiche dell’atto costitutivo). Lo stesso vale per la riduzione del capitale sociale per
perdite, salvo che la società sia costituita per un capitale inferiore al minimo legale.
Per lo scioglimento della società la disciplina già spiegata è valida per tutte le società di capitali.
La s.r.l. semplificata
La srl semplificata è un tipo speciale di società a responsabilità limitata ai quali si applicano le
regole di quest’ultima, salvo piccole differenze. La società può essere costituita con contratto o
con atto unilaterale solo da persone fisiche. La denominazione sociale deve contenere
l’indicazione del tipo di società. Il capitale sociale deve essere compreso tra 1 euro e 10.000 euro.
Sono ammessi conferimenti in denaro ed il capitale deve essere interamente sottoscritto e versato
nelle mani dell’organo costitutivo alla data della costituzione. Anche questo tipo di società, come
tutte le società di capitali, deve costituirsi per atto pubblico, ma l’atto costitutivo e l’iscrizione nel
registro delle imprese sono esenti dai diritti di bollo e segreteria, nonché dal pagamento di atti
notarili. Viene infine fortemente sacrificata l’autonomia statutaria: l’atto costitutivo deve essere
redatto in conformità al modello standard, le cui clausole sono inderogabili.
TRASFORMAZIONE
La trasformazione può essere omogenea (fra società), oppure eterogenea (la società di capitali in
altri enti o viceversa).
La trasformazione omogena è il cambiamento del tipo società ed è quindi il passaggio da un tipo
ad un altro tipo di società (es. da società di persone a società di capitali e viceversa). Con la
trasformazione cambia l’intero assetto organizzativo della società ed è la stessa società che
continua a vivere in una rinnovata veste giuridica che conserva i diritti e gli obblighi e prosegue in
tutti i rapporti anche processuali dell’ente che ha effettuato la trasformazione.
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dei soci determinata secondo la partecipazione agli utili. Per le trasformazioni delle società di
capitali in un altro tipo di società è invece necessaria una delibera dell’assemblea straordinaria con
la relativa maggioranza. In tutti i casi, soprattutto se si tratta di assumere responsabilità illimitata,
al socio che non ha dato consenso alla delibera di trasformazione è riconosciuto il diritto di
recesso. La delibera di trasformazione deve rispondere ai requisiti di forma e di contenuto previsti
per l’atto costitutivo del tipo di società prescelto. Ogni socio ha diritto all’assegnazione di un
numero di azioni o di quote proporzionale alla sua partecipazione.
La trasformazione eterogenea
Una società di capitali può trasformarsi in consorzi, società consortili, società cooperative,
comunioni d’azienda, associazioni non riconosciute (escluse quindi le riconosciute) e le fondazioni.
Si applica la disciplina della trasformazione della società di capitali ma è richiesto il voto favorevole
del voto dei 2/3 degli aventi diritto ed è necessario il consenso dei soci che assumono
responsabilità illimitata. Possono trasformarsi in società di capitali i consorzi, le società consortili,
le comunioni d’azienda, le associazioni riconosciute (escluse le non riconosciute) e le fondazioni.
Nei consorzi la trasformazione deve essere deliberata dalla maggioranza assoluta dei consorziati,
nelle comunioni di azienda da tutti i partecipanti alla comunione, nelle società consortili e nelle
associazioni con le maggioranze richieste per lo scioglimento anticipato ed infine per le fondazioni
la trasformazione è regolata da una autorità governativa. Diversamente da quanto previsto per la
trasformazione omogenea, la trasformazione eterogenea ha effetto solo dopo che siano decorsi
60 giorni dall’ultimo adempimento pubblicitario richiesto ed entro tale termine i creditori dell’ente
che si trasforma possono opporsi alla trasformazione.
FUSIONE
La fusione è l’unificazione di due o più società in una sola. Essa può essere realizzata:
Con la costituzione di una nuova società, che prende il posto di tutte le società che si
fondono (fusione in senso stretto);
Mediante assorbimento in una società preesistente di una o più società (fusione per
incorporazione).
La fusione può aver luogo tra società dello stesso tipo (fusione omogenea) sia tra società di tipo
diverso (fusione eterogenea) sia fra società ed enti di tipo diversi nei limiti consentiti dalla
disciplina della trasformazione eterogenea. La fusione tra società eterogenee comporta anche alla
trasformazione di una o più società che si fondono in società di persone o di capitali. Per le fusioni
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eterogenee valgono gli stessi limiti esposti per la trasformazione. La partecipazione alla fusione
non è consentita alle società che si trovano in stato di liquidazione e abbiano già iniziato la
distribuzione dell’attivo. La fusione è uno strumento che consente di ampliare le dimensioni e la
competitività sul mercato delle imprese societarie, dando luogo a una concentrazione giuridica e
non solo economica.
Con la fusione a una pluralità di società se ne sostituisce una sola: la società incorporante o quella
nuova che risulta dalla fusione. Questo procedimento determina la riduzione ad unità dei
patrimoni delle singole società e la confluenza dei rispettivi soci in un’unica struttura che continua
l’attività delle attività preesistenti. La società incorporante o che risulta dalla fusione assume i
diritti e gli obblighi delle società partecipanti alla fusione, proseguendo in tutti i loro rapporti
(anche processuali) anteriori alla fusione. I creditori delle società estinte potranno perciò far valere
i loro diritti sull’unitario patrimonio della società risultante dalla fusione. I soci delle società estinte
diventano soci della società incorporante o della nuova società e ricevono in cambio della loro
originaria partecipazione quote o azioni di quest’ultima in base a un predeterminato rapporto di
cambio. Il procedimento di fusione si articola in tre fasi: il progetto di fusione, la delibera di
fusione, l’atto di fusione.
Il progetto di fusione
Il progetto di fusione è il prospetto nel quale sono fissate le condizioni e le modalità
dell’operazione da sottoporre all’approvazione dell’assemblea. Deve avere identico contenuto per
tutte le società partecipanti alla fusione e dallo stesso devono risultare fra le altre le seguenti
indicazioni:
- Il tipo, la denominazione o la ragione sociale, la sede delle società partecipanti alla fusione;
- L’atto costitutivo della nuova società risultante;
- Il rapporto di cambio delle azioni o quote;
- L’eventuale conguaglio in denaro da corrispondere ai soci che non può superare il 10% del
valore nominale delle quote o azioni assegnate.
Tale progetto deve essere pubblicato con iscrizione al registro delle imprese. È necessario allegare
al progetto di fusione altri tre documenti:
- La situazione patrimoniale gli amministratori di ciascuna delle società partecipanti alla
fusione devono redigere una situazione patrimoniale aggiornata della propria società,
rispettando le norme di bilancio nonché i criteri prudenziali di amministrazione per
quest’ultimo stabilito. Si tratta di un vero e proprio bilancio di esercizio infrannuale
(bilancio di fusione) la cui funzione prevalente è quella di fornire ai creditori sociali
informazioni aggiornate per l’esercizio del diritto di opposizione alla fusione;
- La relazione degli amministratori gli amministratori delle società partecipanti alla
fusione devono redigere una relazione che illustri e giustifichi il progetto di fusione ed in
particolare il rapporto di cambio, in modo da mettere i soci in condizione di verificare i
metodi di valutazione utilizzati dagli amministratori nella determinazione del rapporto di
cambio;
- La relazione degli esperti per ciascuna società partecipante alla fusione è prescritto uno
o più esperti, scelti fra revisori legali dei conti o la società di revisione, i quali devono
redigere una relazione sulla congruità del rapporto di cambio ed esprimere un parere
sull’adeguatezza del metodo o dei metodi seguiti dagli amministratori per la
determinazione dello stesso. Per la designazione dell’esperto opera il tribunale se la
società incorporante o che risulta dalla fusione è una spa o una sapa.
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È possibile fare a meno di questi tre documenti qualora vi rinuncino all’unanimità i soci e i
possessori di altri strumenti finanziari. Progetto di fusione e documenti precedentemente
spiegati, insieme ai bilanci degli ultimi tre esercizi di tutte le società partecipanti alla
fusione, devono restare depositati nelle sedi di ciascuna società, nonché pubblicati sui
rispettivi siti internet, durante i 30 giorni che precedono l’assemblea e fino a che la fusione
non sia deliberata, permettendo ai soci di prenderne visione ed eventualmente rinunciare
al termine. Sono ammesse fusioni semplificate quando:
- Una società ne incorpora un’altra di cui possiede almeno il 90% di azioni o quote;
- Alla fusione non partecipano società con capitale rappresentato da azioni o società
cooperative.
La fusione semplificata prevede l’indebitamento dell’incorporante per acquisire il controllo di
un’altra società, e il relativo patrimonio, per effetto della fusione costituirà garanzia generica o
fonte di rimborso dei debiti
La delibera di fusione
La fusione viene decisa da ciascuna società partecipante mediante l’approvazione del relativo
progetto. Per l’approvazione vanno rispettate le norme dettate per la modificazione dell’atto
costitutivo, ma nelle società di persone è sufficiente la maggioranza dei soci calcolata secondo la
parte attribuita a ciascuno negli utili, mentre nelle società di capitali la fusione va deliberata
dall’assemblea straordinaria con le normali maggioranze. In caso di fusione eterogenea ai soci che
non hanno concorso alla fusione è riconosciuto il diritto di recesso dalla società; in caso di fusione
omogenea tale diritto è riconosciuto solo per la srl. Le delibere di fusione delle singole società
vanno iscritte al registro delle imprese, previo controllo di legalità da parte del notaio se la società
risultante dalla fusione è una società di capitali.
L’atto di fusione
Con l’atto di fusione si conclude il procedimento di fusione. Tale documento deve essere redatto
per atto pubblico in ogni caso, e nella fusione in senso stretto funge da atto costitutivo della
nuova società. L’atto di fusione deve essere iscritto al registro delle imprese dei luoghi ove è posta
la sede di tutte le società partecipanti alla fusione e della società risultante. Gli effetti della fusione
decorrono dall’ultima iscrizione nel registro, producendo l’unificazione soggettiva e patrimoniale
delle diverse società. La società risultante assumerà diritti ed obblighi di quelle partecipanti che si
estinguono, e i soci di queste ultime otterranno quote o azioni in base ad un rapporto di cambio.
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Una volta iscritto l’atto di fusione e prodottisi i relativi effetti, l’invalidità dell’atto di fusione non
può più essere (in ogni caso) pronunciata. Non sarà più possibile il procedimento inverso e resta
salvo solo il diritto al risarcimento dei danni a soci o terzi danneggiati dalla fusione. L’unico
intervallo a disposizione per proporre impugnativa cercando di sospendere la fusione resta solo
quello che intercorre tra la delibera di fusione e l’ultima iscrizione dell’atto di fusione.
SCISSIONE
Con la scissione il patrimonio di una società è scomposto ed assegnato in tutto o in parte ad altre
società (preesistenti o di nuova costituzione), con contestuale assegnazione ai soci della prima di
azioni o quote delle società beneficiarie del trasferimento patrimoniale. Nella scissione le azioni o
quote delle società beneficiarie del trasferimento patrimoniale sono acquisite direttamente dai
soci della società che si scinde e non quest’ultima, sicché per i soci il contratto sociale continua in
nuove e diverse strutture societarie.
Le forme di scissione
La scissione può essere:
- Totale L’intero patrimonio della società che si scinde viene trasferito a più società. La
prima si estingue, senza che abbia luogo liquidazione, dato che l’attività continua tramite
altre società beneficiarie della scissione che assumono diritti ed obblighi corrispondenti alla
quota di patrimonio loro trasferita;
- Parziale Solo parte del patrimonio della società che si scinde viene trasferita ad una o più
società. La società scissa resta in vita con un patrimonio ridotto e continua l’attività
parallelamente alle società beneficiarie, di cui entrano a far parte i soci della prima.
Beneficiarie della scissione (totale o parziale) possono essere:
- Società di nuova costituzione, che nascono dalla gemmazione della società che si scinde,
ed in tal caso i soci della società scissa sono i soci delle società risultanti dalla scissione
(scissione in senso stretto);
- Una o più società preesistenti, che vedono incrementati il loro patrimonio e la compagine
sociale per l’ingresso dei soci della società scissa, la quale può a sua volta sopravvivere o
estinguersi a seconda che la scissione sia totale o parziale (scissione per incorporazione).
Come per la fusione, alla scissione non possono partecipare società in liquidazione che abbiano
iniziato la distribuzione dell’attivo.
Il procedimento di scissione
Il procedimento di scissione ricalca quello dettato per fusione, con relativi adattamenti.
Gli amministratori delle società partecipanti alla scissione (compresi quelli beneficiari se
preesistenti) devono redigere un unitario progetto di scissione, sottoposto alla stessa pubblicità
del progetto di fusione. Oltre le indicazioni stabilite da quest’ultimo, il progetto di scissione deve
contenere:
- L’esatta descrizione degli elementi patrimoniali da trasferire a ciascuna delle società e
dell’eventuale conguaglio in denaro. Nella scissione totale, le attività di incerta attribuzione
sono ripartite fra le società beneficiarie in proporzione della quota di patrimonio netto
trasferita a ciascuna di esse. Delle passività di dubbia imputazione rispondono in solido
tutte le società beneficiarie. Nella scissione parziale, le relative attività restano in testa alla
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società trasferente. Delle passività rispondono in solido sia questa sia le società
beneficiarie.
- I criteri di distribuzione ai soci delle azioni o quote delle società beneficiarie. Sono ammessi
conguagli in denaro come per la fusione. Non vi è obbligo alla società che si scinde di
attribuire a ciascun socio un pacchetto assortito di azioni o quote di tutte le società
beneficiarie della scissione. È riconosciuto però ai soci che non approvano la scissione, il
diritto di fare acquistare le proprie partecipazioni dai soggetti indicati nel progetto di
scissione per un corrispettivo determinato.
Per la situazione patrimoniale, la relazione degli amministratori, e la relazione degli esperti è
richiamata la disciplina della fusione. Gli amministratori possono essere però esonerati dalla
redazione di tali documenti con il consenso unanime dei soci e dei possessori di strumenti
finanziari con diritto di voto. Rinvio alla disciplina della fusione si ha anche per le altre fasi del
procedimento di scissione (delibera di scissione, pubblicità, opposizione dei creditori e stipula
dell’atto di scissione), che dovranno essere percorse anche dalle società beneficiarie qualora si
tratti di società preesistenti. Se invece le beneficiarie della società sono società di nuova
costituzione, l’atto di scissione, da redigere sempre per atto pubblico, vale anche come atto
costitutivo delle stesse.
La scissione produce effetti a partire dalla data in cui è stata eseguita l’ultima iscrizione dell’atto di
scissione nel registro delle imprese in cui sono iscritte le società beneficiarie. A partire da tale
momento ciascuna delle società beneficiarie assume diritti ed obblighi della società scissa.
Per tutelare i creditori, è stabilito che ciascuna società è solidalmente responsabile, nei limiti del
valore effettivo del patrimonio netto ad essa assegnato o rimasto, dei debiti della società scissa
non soddisfatti dalla società cui fanno carico. Quindi tutte le altre società sono garanti in via
sussidiaria di quella cui il debito è stato trasferito, nei limiti prima esposti. Infine, per l’invalidità
dell’atto di scissione, vale la stessa disciplina dettata per la fusione.
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