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Riassunto - libro "Sociologia generale" - capitoli


6-7-8-9-10-11-12-13

Sociologia generale (Università degli Studi di Firenze)

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CAPITOLO 6
LE DISUGUAGLIANZE STRUTTURALE: I SISTEMI DI
STRATIFICAZIONE
Per DISUGUAGLIANZA SOCIALE intendiamo una distribuzione ineguale di risorse
economiche, sociali, politiche e culturali all’interno di un determinato contesto
sociali.
Le disuguaglianze sociali appaiono fin dal paleolitico, cioè con la nascita delle
prime città e dell’agricoltura che hanno dato vita al surplus produttivo, quantità di
risorse aggiuntive che potevano essere utilizzate oltre la soglia della semplice
sopravvivenza. Ne derivò quindi il problema della allocazione delle risorse, che
generò per la prima volta forme di disuguaglianza.

Un SISTEMA DI STRATIFICAZIONE è l’insieme delle strutture e delle norme sociali


che producono e mantengono le disuguaglianze all’interno di una società.
- Il primo elemento comune a tutti i sistemi di stratificazione è l’ineguale
distribuzione delle risorse preziose come: risorse economiche, umane, culturali,
civili, politiche.
- Il secondo elemento comune a tutti i sistemi di stratificazione è la presenza di
gruppi distinti, che formano diversi strati nella società. I gruppi esistenti possono
essere basati su STATUS ASCRITTI, posizioni assegnate ad un individuo
indipendentemente dalla sua volontà; e STATUS CONSEGUITI, raggiunti grazie
alle proprie capacità.
- Il terzo elemento comune a tutti i sistemi di stratificazione è l’ideologia, un
insieme di credenze che aiuta a definire e spiegare il mondo.

I 4 modelli principali di stratificazione che hanno caratterizzato la storia sono stati:


schiavitù, patriarcato, sistema delle caste, sistema dei ceti.
La SCHIAVITÙ rappresenta una forma estrema di disuguaglianza, alcuni individui
sono oggetto della proprietà di altri e quindi privati di autonomia personale
Il PATRIARCATO è uno dei sistemi di stratificazione più antichi; si basa sul primato
assoluto del pater familias rispetto agli altri componenti della casa. Assume in
particolare la forma di una dominazione maschile sulle donne; con la
“maschilizzazione” della sfera pubblica e la relegazione delle donne al ruolo
domestico.
Il SISTEMA DELLE CASTE prevede che lo strato sociale all’interno del quale le
persone nascono ne determina poi le chance di vita; il loro accesso all’educazione
e le possibilità di occupazione.
Il SISTEMA DEI CETI, ha caratterizzato il feudalesimo, ed era costituito da: nobiltà,
clero e terzo stato. La nobiltà era lo stato dominante, possedeva quasi tutte le terre
e viveva nel benessere, respingendo il lavoro. Il clero serviva la nobiltà, ma aveva
un certo grado di indipendenza, dovuto all’autorità religiosa. Il terzo stato era
costituito dalla popolazione; generalmente analfabeti i suoi membri non

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possedevano terre proprie, ma vivevano e lavoravano su quelle di proprietà di un


nobile.

Abbandonati questi sistemi di stratificazione, nella modernità si sono venute a


formare le cosiddette CLASSI SOCIALI: un insieme di persone che condividono
una determinata condizione economica.
KARL MARX fondò la propria analisi su questa definizione e sul fatto che per
sopravvivere le persone dovessero soddisfare i bisogni primari, come cibo,
indumenti e abitazione. Per Marx l’economia è il sistema mediante il quale
soddisfare questi e altri bisogni; il modo in cui è organizzata un’economia incide su
tutti gli aspetti sociali. Anche Marx notò che dalla nascita dell’agricoltura le cose
cambiarono, si venne a creare una distinzione netta tra chi possedeva e chi non
possedeva i mezzi di produzione.
Nelle società industriali, secondo Marx, la risorsa principale non è più la terra, ma il
CAPITALE, ovvero il denaro da investire nelle fabbriche. Nel capitalismo, la
divisone principale è tra la CLASSE CAPITALISTA, che controlla il capitale e
possiede i mezzi di produzione e la CLASSE LAVORATRICE, che vive del proprio
salario. Queste due classi sono inevitabilmente in conflitto.
I capitalisti sfruttano i lavoratori, ma un giorno questo sistema sfocerà in una crisi
economica, che porterà al potere il SOCIALISMO, un modello economico nel quale
lo Stato detiene i mezzi di produzione, abolendo le distinzioni tra classi.

MAX WEBER si concentrò invece sull’interazione tra 3 dimensioni: status sociale,


partito e classe. Lo STATUS SOCIALE si fonda su differenze legate al
riconoscimento e alla manifestazione del prestigio. Il PARTITO era un fattore
importante nella distribuzione del potere, in quanto il partito può essere definito
come una serie di persone che agiscono insieme per raggiungere un dato obiettivo.
Infine, la CLASSE, un insieme di persone che hanno in comune una stessa
capacità di guadagno.
Soffermandosi sull’interazione tra queste 3 dimensioni, Weber individuò nelle
CHANCE DI VITA le possibilità di accedere a risorse economiche e culturali
apprezzate.

LEVI-STRAUSS distinse le società in “fredde” o “calde”: le prime pongono l’enfasi


sulla stabilità, le seconde tendono a valorizzare il mutamento sociale.
La MOBILITÀ SOCIALE è lo spostamento di un individuo o di un intero gruppo da
una posizione sociale a un’altra. La mobilità sociale può essere verticale,
orizzontale, intragenerazionale o intergenerazionale:
- Mobilità verticale: il movimento dalle posizioni più basse della piramide sociale a
quelle più alte e viceversa
- Mobilità orizzontale: il passaggio di un individuo da una posizione a un’altra
nell’ambito dello stesso livello sociale
- Mobilità intragenerazionale: mutamenti di posizione socio-economica
sperimentati da un singolo individuo durante il corso della propria vita
- Mobilità intergenerazionale: rapporto tra le generazioni, raffrontando la posizione
sociale raggiunta da un individuo con quella della sua famiglia di origine

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Esiste anche una mobilità strutturale quando abbiamo una profonda modificazione
della struttura occupazionale e del relativo sistema di disuguaglianza; come il
passaggio di una società da rurale a industriale.

La disuguaglianza non si ferma alla società, ma esiste anche una


DISUGUAGLIANZA GLOBALE, che consiste nelle differenze di ricchezza e potere
tra i Paesi nel mondo.
Il livello di reddito di un paese è radicato in una serie di dimensioni:
1) Aspettative di vita: la povertà uccide; l’aspettativa di vita dei paesi più poveri è
inferiore di 30 anni rispetto a quella degli abitanti dei paesi ricchi
2) Abitazione: quasi un terzo della popolazione urbana mondiale vive in
baraccopoli, abitazioni instabili e precarie
3) Istruzione: molti abitanti dei paesi poveri sono analfabeti

La disuguaglianza esiste in tutti i Paesi. I livelli più alti di disuguaglianza si


riscontrano in America centrale e meridionale e nell’Africa meridionale. In queste
zoppo una piccola lite controlla risorse limitate. Francia e Svezia presentano livelli
bassi di disuguaglianza economica, grazie alla forte imposizione fiscale che grava
sui ricchi. Gli Statu Uniti sono il paese ricco più diseguale del mondo.

Oggi la maggior parte dei sociologi identifica 2 grandi cause sociali di


disuguaglianze globali: cultura e potere.
La TEORIA DELLA MODERNITÀ attribuisce la disuguaglianza nel mondo alle
differenze culturali tra i Paesi. Alcuni paesi hanno saputo resistere
all’industrializzazione, mantenendo economie fondate sull’agricoltura. Si è venuto a
creare, così, un divario economico estremo tra i Paesi industrializzati e quelli “in via
di sviluppo”. (cultura)
La TEORIA DELLA DIPENDENZA attribuisce la disuguaglianza globale allo
sfruttamento dei Paesi più deboli e poveri da parte e quelli ricchi e sviluppati.
(potere)

La forma più visibile di competizione globale fu il COLONIALISMO, ovvero l’utilizzo


del potere militare, politico ed economico da parte di una società per dominare i
membri di un’altra società.
Oggi, il colonialismo è stato sostituito dal NEO-COLONIALISMO, un sistema di
dominio economico esercitato dai Paesi più poveri da parte dei Paesi più ricchi
senza utilizzare un controllo politico o l’occupazione militare.

CAPITOLO 7
ETNIE E MIGRAZIONI

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ETNIA: una comunità caratterizzata da un tradizione culturale condivisa, che deriva


spesso da un’origine e una patria comuni; lingua, costumi, cibi, musiche.
Diverso è il caso della RAZZA: una categoria di persone che hanno in comune
delle caratteristiche fisiche socialmente significative, come il colore della pelle.

Il naturalista svedese LINNAEUS gettò le basi del sistema di classificazione


biologica in uso ancora oggi, inventò 4 sottospecie di homo sapiens: Americanus,
Asiaticus, Africanus, Europeanus. Questa classificazione fondò i presupposti per
giustificare “scientificamente” il RAZZISMO: la convinzione che una razza sia
intrinsecamente superiore a un’altra.
DE GOBINEAU (il padre del razzismo moderno), ideò l’esistenza di 3 tipologie di
razze umane: bianca, nera, gialla. La razza bianca possiede qualità superiori alle
altre, e questo ne giustificherebbe il predominio esercitato nel corso della storia.
L’anatomista e antropologo tedesco BLUMENBACH stabilì che a essere stati creati
da Dio a sua immagine e somiglianza dovevano essere stati i caucasici “i bianchi”.
Questi sistemi di classificazione arbitrari e configgenti tra di loro andavano a
braccetto con l’ESISTENZIALISMO RAZZIALE: l’idea che presunte differenze
naturali e immutabili superino le razze.

Razze e etnie sono costrutti culturali e non biologici, per questo variano da una
cultura all’altra e si modificano nel tempo.
Nella Cina del XIX secolo, si era soliti classificare il prossimo in base alla pelosità,
anziché al colore della pelle.
Un altro esempio è il Brasile; oggi i brasiliani hanno decide di categorie razziali in
base alle caratteristiche fisiche: capelli, labbra, occhi, naso, oltre al colore della
pelle. Quindi, fratelli e sorelle possono appartenere a razze diverse.

Un GRUPPO MINORITARIO è un insieme di persone che subiscono degli


svantaggi e hanno meno potere per via di caratteristiche fisiche o culturali
identificabili. Un GRUPPO MAGGIORITARIO è un insieme di persone che godono
di privilegi e hanno un maggiore accesso al potere per via di altre caratteristiche
fisiche e culturali.
Un gruppo minoritario non corrisponde necessariamente a una minoranza
numerica della popolazione, nel Sudafrica dell’apartheid la popolazione di colore
manteneva lo status di minoranza pur essendo numericamente superiore alla
popolazione bianca. Una minoranza tende ad avere redditi più bassi, un’istruzione
inferiore e un’influenza politica minore rispetto al gruppo maggioritario. Quest’ultimo
ha anche il potere si creare e rafforzare le etichette volte a designare le minoranze.
I membri delle minoranze sono consapevoli di questo status; per operare con
successo in una società dominata dalla maggioranza, devono capire come
funziona il gruppo maggioritario.
La minoranza potrebbe essere soggetta ad un diffuso PREGIUDIZIO che significa
pre-giudicare negativamente un individuo o un gruppo sulla base di informazioni
inadeguate. Questi giudizi si basano spesso su STEREOTIPI che sono
generalizzazioni esagerate, distorte o infondate che si concentrano su determinate
categorie di persone.

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Quando il pregiudizio è accompagnato dall’azione, si ha una DISCRIMINAZIONE,


un trattamento ineguale che conferisce ad un gruppo di persone dei vantaggi su un
altro gruppo senza una causa giustificabile.
In una società che adotta il PLURALISMO, gruppi etnici e razziali distinti coesistono
in piena parità di condizioni e hanno la medesima dignità sociale. Es: la Svizzera,
che unisce 4 culture ognuna avente le proprie peculiarità.
L’ASSIMILAZIONE è il processo tramite il quale i membri di un gruppo minoritario
arrivano ad adottare la cultura del gruppo maggioritario. L’esperienza di
assimilazione è spesso parzialmente volontaria, perché i membri del gruppo
minoritario emulano la cultura dominante.
La SEGREGAZIONE consiste nel mantenere fisicamente e socialmente separati i
diversi gruppi sociali, attribuendo loro gradi differenti di potere e prestigio.
Il GENOCIDIO è l’eliminazione sistematica di un gruppo di persone, in base alla
loro razza, etnia, nazionalità, religione. Es: ebrei durante il nazismo.

I gruppi minoritari possono reagire in diversi modi:


Il RITIRO è l’allontanamento fisico volontario come risposta alle forme peggiori di
oppressione e segregazione.
L’INTEGRAZIONE implica la fusione con il gruppo dominante e prevede
l’abbandono da parte dei migranti dei propri usi e costumi per adeguarsi
completamente a quelli che sono i valori, gli stili di vita e le norme della
maggioranza.
L’ADOZIONE DI UN ALTRO CODICE è un’espressione coniata dal sociologo
Anderson, fa riferimento ad una strategia di adeguarsi alle aspettative sociali della
maggioranza pur mantengo un’identità segreta più autorevole e autentica.
La RESISTENZA è una presa di posizione attiva, a livello individuale o collettivo,
contro la discriminazione operata dalla maggioranza.

L’Italia ha visto due grandi migrazioni:


- la prima a cavallo fra 800 e 900; quando migliaia di persone emigrarono verso
Stati Uniti, Brasile, Argentina lasciandosi alle spalle un paese contraddistinto
dalla povertà.
- la seconda cominciò negli anni 50 e finì tra 60 e 70; il flusso migratorio si
concentrò in Europa: Svizzera, Germania, Belgio paesi bisognosi di mano
d’opera. Le condizioni degli italiani all’estero furono difficili.
Queste esperienza incise profondamente sul nostro tessuto sociale, in
corrispondenza di questo fenomeno se ne sviluppò uno analogo, ma all’interno del
paese. Con il boom economico, molte persone si trasferirono al nord, sempre più
ricco e industrializzato. Milano-Genova-Torino: il così detto triangolo industriale.
Infine, con la fine del boom economico, il crollo del muro di Berlino, i paesi
mediterranei, che avevano vissuto una grande emigrazione diventarono al contrario
paesi con una forte immigrazione straniera. Negli ultimi decenni, poi, il nostro
paese è divenuto mira di tantissimi immigrati e al tempo stesso i giovani italiani,
emigrano in cerca di nuove possibilità, data la forte crisi economica.

Strettamente legato a stereotipi e pregiudizi è il concetto di ETNOCENTRISMO


ovvero la pratica di giudicare una cultura diversa utilizzando gli standard della
propria e con una presunzione di superiorità. Una visione etnocentrico del mondo

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può generare XENOFOBIA, l’irragionevole timore o odio per gli stranieri p per
persone di una cultura diversa che, portato all’estremo, può degenerare nel
genocidio. Un chiaro esempio di etnocentrismo è stato il colonialismo; durante il
XVI e il XX secolo gli europei eran convinti che il proprio modo di vita fosse
superiore a quello dei popoli colonizzati, così cercavano di insegnare loro la propria
lingua e di civilizzare i nativi.
Il RELATIVISMO CULTURALE è invece la pratica di comprendere una cultura
attraverso i suoi stessi standard. Questo non vuol dire adottare le idee di un’altra
cultura, ma di comprenderla. Significa comprendere una cultura, non giudicarla.

La DISCRIMINAZIONE ISTITUZIONALE deriva dall’organizzazione strutturale,


dalle politiche e dalle procedure di istituzioni come il governo, le imprese o le
scuole. Es: un imprenditore che si rifiuta di assumere membri di un altro gruppo
etnico o razziale.

La SOCIALIZZAZIONE è il fenomeno con cui diveniamo membri e partecipi della


vita di un gruppo. È un processo molto complicato e ci sono state diverse teorie a
riguardo; una di queste è l’ipotesi del contatto elaborata da GORDON ALLPORT
secondo cui, il contatto tra i membri di diversi gruppi può ridurre il pregiudizio se è
protratto nel tempo, se coinvolge gruppi di uguale status aventi obiettivi comuni e
se viene approvato dalle autorità.

La discriminazione tende ad aumentare in tempo di crisi, quando la competizione


per risorse scarse cresce. La SPIRIT LABOR MARKET THEORY afferma che i
conflitti etnici e razziali emergono spesso quando due gruppi di etnia o razza
differente competono per gli stessi posti di lavoro. I datori di lavoro per
massimizzare i profitti assumono lavoratori sottopagati, estromettendo quelli ben
pagati. Nell’immediato, la discriminazione risponde anche agli interessi dei
lavoratori ben pagati perché impedisce alle minoranze di competere con loro per i
posti più ambiti, ma alla lunga queste divisioni riducono il potere negoziale di tutti i
lavoratori.

Un CAPRO ESPIATORIO è un individuo o un gruppo falsamente accusato di aver


creato una situazione negativa. Es: i nazisti giudicavano gli ebrei causa di tutti i
problemi tedeschi nella seconda guerra mondiale.

Oggi le nostre sono realtà multiculturali. Il MULTICULTURALISMO è il


riconoscimento, la valorizzazione e la protezione delle distinte culture etnico-
nazionali che formano una società. Attraverso l’assimilazione le società
multiculturali accettano e accolgono le differenze di lingua, religione, costumi, abiti,
tradizioni e credenze. Le persone che vivono in società multiculturali hanno la
l’opportunità di conoscere e apprezzare le diverse culture umane. La diversità,
però, porta numerosi problemi, in quanto stili differenti di vita cercano di convivere.
Si formano spesso disuguaglianze e conflitti quando i gruppi con maggiore potere
opprimono quelli con minore potere.

Una delle più celebri discussioni sul concetto di “scontro di civiltà” è del politologo
SAMUEL HUNTINGTON. Quest’ultimo sosteneva che, finché a globalizzazione

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avrebbe continuato a portare a contatti sempre più frequenti fra i popoli diversi,
saremmo stati condannati a vivere conflitti culturali sempre più assidui.

Due elementi generano migrazione:


- Fattori di espulsione (push): l’insieme delle problematiche interne al paese
d’origine (guerre, carestie) che spingono le persone a migrare nella speranza di
una vita migliore.
- Fattori di attrazione (pull): riguardano in particolare le maggiori possibilità di
lavoro, maggiore libertà e benessere economico, elementi che contribuiscono ad
attirare i migranti nei paesi più ricchi.
La combinazione dei fattori “pull and push” ha prodotto i seguenti modelli di
regolamentazione dell’immigrazione:
- modello storico: garantisce cittadinanza a tutti i nuovi arrivati
- modello selettivo: favorita l’immigrazione di individui provenienti dalle proprie ex
colonie, al fine di mantenere un controllo indiretto su di essi
- modello dei lavoratori ospiti: alcuni paesi, in passato, incoraggiavano l’accesso
temporaneo di manodopera straniera al solo fine di soddisfare le esigenze del
mercato del lavoro
- modello della chiusura crescente: applicano misure sempre più restrittive nei
confronti dei flussi migratori in entrata, generando fenomeni di diffusa
clandestinità

Un altro modello migratorio globale è la DIASPORA, il fenomeno per cui una


popolazione abbandona il proprio paese d’origine disperdendosi in alcuni paesi
stranieri, pur mantenendo la propria identità culturale e i legami con altri gruppi
emigrati.

CAPITOLO 8
GENERE E SESSUALITÀ

Il SESSO è la distinzione biologica fra le femmine e i maschi.


Il GENERE designa le aspettative culturali socialmente costruite che si associano
alle donne e agli uomini.
La biologia ci rende maschi o femmine, la cultura ci insegna a essere uomini o
donne.
Esistono alcune persone INTERSESSUATE: individui nati con un’anatomia
riproduttiva o sessuale mista; questo può comportare, per esempio, la presenza di
genitali femminili esterni e di testicoli interni.

Numerosi studiosi hanno cercato di studiare le differenze tra uomini e donne,


convinti che queste abbiano carattere biologico. Ad esempio la capacità di
camminare sui tacchi; si potrebbe concludere che le differenze nell’uso dei tacchi

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siano date da caratteri biologici come massa corporea, equilibrio, coordinamento.


In realtà sono dovute alle semplice pratica.
Dunque se vogliamo capire la vita sociale delle donne e degli uomini dobbiamo
andare al di là della biologia; quasi tutte le differenze sono prodotte culturalmente e
non hanno base biologica.

C’è stata una battaglia storica per la parità di genere. Negli Stati Uniti ci fu una
importante manifestazione a Seneca Falls, di attiviste che protestavano per le loro
condizioni. Alla fine anche grazie a queste proteste si ebbe il diritto di voto per le
donne. Così avvenne in Finlandia nel 1906 e in Italia nel 1946.
Ancora oggi in alcuni paesi, come l’Arabia Saudita si hanno nette distinzioni fra
generi. Qui le donne non hanno alcun ruolo ufficiale nel governo o nella politica;
benché costituiscano il 58% della popolazione universitaria, rappresentano solo il
15% della forza lavoro. Non possono guidare, andare all’estero, avere una carta
d’identità e in ciò che possono fare devono essere seguite da un familiare maschio.
Nel paese non esistono organizzazioni per la tutela dei loro diritti.

L’IDENTITÀ DI GENERE è l’identificazione di una persona in una donna, in un


uomo o in una combinazione dei due.
L’ESPRESSIVITÀ DI GENERE è la comunicazione dell’identità di genere di una
persona agli altri tramite il comportamento, l’abbigliamento, l’acconciatura. Non per
tutti questa espressività è uguale: le persone TRANSGENDER sono individui che si
identificano con un genere diverso da quello associato al loro sesso. Alcuni
transgender diventano TRANSESSUALI, persone che si sottopongono a interventi
di ricostruzione degli organi sessuali per modificare il proprio aspetto fisico.

Non c’è una singola interpretazione della maschilità, l’interazione tra genere, etnia
e classe sociale ne crea varie forme. Gli uomini della classe operaia hanno spesso
un senso della maschilità che privilegia la solidarietà di gruppo. Gli uomini della
classe media apprezzano spesso l’autonomia e l’abilità individuale.

Il SESSISMO è l’ideologia secondo cui un sesso sia superiore ad all’altro. I ragazzi


apprendono a essere tali imparando a non comportarsi come le ragazze. Questo
atteggiamento spiega perché i gay vengono discriminati, presentano qualità
“inferiori”, tipiche delle donne.

Uomini e donne si comportano come si comportano perché si conformano alle


aspettative culturali di genere che hanno appreso. Il genere non è fisso: le nostre
idee in proposito possono rafforzarsi o modificarsi.
Il RUOLO DI GENERE è un insieme di aspettative relative al comportamento e agli
atteggiamenti che si basano sul sesso di una persona. Gli uomini e le donne sono
ugualmente capaci di fare il bucato, ma nelle coppie eterosessuali in genere sono
le donne a fare il bucato. “Essere uomo” o “agire da signora” è carico di aspettative
sociali che riflettono credenze della nostro cultura sul genere. I ruoli di genere
influenzano una vasta gamma di caratteristiche come: aspetto, aspirazioni,
comportamenti ed emozioni, attività.

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Come si creano i ruoli di genere? CANDACE WEST e DON ZIMMERMANN


affermarono che il genere viene creato e potenzialmente alterato attraverso il
cosiddetto processo di “costruzione dell’identità” ovvero la produzione del genere
tramite le interazioni che prendono forma in determinati ambienti sociali. Vi sono:
- interazioni individuali: un ragazzo e una ragazza che scambiano qualche parola
per la prima volta, nel corridoio dell’università
- interazioni interne alle istituzioni: KAREN DAVIS fece uno studio e vide come
vediamo negli ospedali, i medici maschi sono più inclini ad avere una posizione
dominante sulle infermiere, rispetto alle colleghe che invece considerano le
infermiere stesse parte di un team.

Fin dai primissimi momenti della vita, gli adulti vedono i bambini attraverso la lente
del genere e trattano diversamente i neonati a seconda del loro sesso, avviando
così il processo di socializzazione di genere. Per tutta l’infanzia i bambini vengono
trattati diversamente; nei primissimi anni della loro vita sono già assoggettati a
un’affermazione intensa e costante delle aspettative di genere della società, e
iniziano a reagire di conseguenza.

La socializzazione inizia poi a scuola. KARIN MARTIN ha scoperto che le maestre


trattano diversamente i bambini a seconda del loro sesso; rimproverano più spesso
le bambine se assumono comportamenti informali, mentre consentono ai bambini
di essere più indisciplinati. Man mano che crescono, la scuola continua a
promuovere e rinforzare le differenze di genere.

La nostra società incoraggia spesso i giovani uomini a far parte di squadre sportive:
questa forma di socializzazione può offrire ai ragazzi un supporto reciproco, ma può
anche trasferire ai nuovi membri le idee e i comportamenti sessisti che la cultura
del gruppo accetta e promuove. Da qui la critica feroce ai gay ad esempio.
La socializzazione tra pari può rafforzare le distinzioni di genere, inducendo una
persona a sviluppare un senso del Sè correlato ad un gruppo di persone dello
stesso genere e a prendere le distanze dall’altro. I giovani uomini possono adottare
un’aria “da duri”, criticando ogni segno di debolezza. Le giovani donne si
concentrano spesso sul proprio aspetto fisico, attenendosi a norme rigide che
regolano l’abbigliamento, il peso, l’acconciatura e il trucco.

Ciò che vediamo in tv può segnalare comportamenti e atteggiamenti appropriati o


accettabili e nella maggior parte dei casi non fanno altro che rafforzare gli stereotipi.
Nei telegiornali le donne hanno una presenza limitata, sia nello staff delle redazioni,
sia come ospiti nei programmi.
Spesso notiamo immagini di modelle magrissime che presentano un modello di
bellezza del tutto irrealistico per le donne; dopo aver visto le immagini le donne si
dichiarano insoddisfatte del proprio corpo.
Le immagini degli uomini idealizzano corpi muscolosi e giovinezza, ricordando così
l’inadeguatezza del proprio corpo al genere maschile.

La STRATIFICAZIONE DI GENERE designa la distribuzione sistematica e ineguale


di potere all’interno della società. Anche se nel corso del tempo ci sono stati forti

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progressi nel superamento della diseguaglianza di genere, gli uomini oggi


continuano a dominare le posizioni di potere.
Il PATRIARCATO è un sistema sociale dominato dagli uomini, che occupano quasi
tutte le posizioni di potere politico ed economico. Ci sono stati anche esempi di
MATRIARCATO, un sistema sociale dominato dalle donne, come nel caso degli
aborigeni delle isole Trobriand.
Esiste una differenza fondamentale tra patriarcato e matriarcato: quest’ultimo non è
una forma di dominio del femminile sul maschile, ma una società fondata sulla
collaborazione e l’equilibrio tra i generi; tutte le decisioni sono prese utilizzando il
metodo del consenso e vivendo nel rispetto della natura.

Molto probabilmente il patriarcato è stato, nel corso della storia, così violento
perché le donne hanno dovuto sempre pensare ai propri figli, soprattutto nei primi
anni di vita l’allattamento le privava di molto tempo. Inoltre la taglia fisica superiore
consentiva agli uomini di usare la violenza per ottenere l’obbedienza delle donne.
Grazie alle grandi innovazioni culturali degli ultimi anni, le differenze biologiche tra
uomini e donne sono diventate meno significative. L’invenzione della “pillola” ha
consentito alle donne di decidere il numero di gravidanze e si sono trovate nella
posizione di dedicare meno tempo all’allevamento dei figli e più al lavoro retribuito.
Tuttavia gli uomini dopo aver accumulato potere nella società, sono restii a
condividerlo con le donne; così la disuguaglianza di genere continua ancora oggi.

Il DIFFERENZIALE RETRIBUTIVO DI GENERE (o Gender Pay Gap) è un indice


che misura la differenza retributiva tra gli uomini e le donne in un determinato
mercato del lavoro.
Le donne guadagnano in mesdia, il 16% in meno degli uomini, valore che scende al
5,8% in Italia, anche se il nostro paese è tra quelli con il più basso numero di donne
che partecipano al mercato del lavoro.
Le donne risultano avere un livello d’istruzione di gran lunga superiore a quello
degli uomini; tuttavia si laureano in aree come l’educazione, la psicologia, e le
professioni mediche e sanitarie, mentre gli uomini si laureano in aree relativamente
ben pagate come l’ingegneria, la matematica e la fisica. Queste differenze tra le
scelte universitarie delle donne e degli uomini contribuiscono, parzialmente, al
divario retributivo.

Inoltre le donne sono più propense a lavorare part-time; i padri sin affidano quasi
sempre alle donne, mogli o baby-sitter, per la cura dei figli.
Le donne che tornano al lavoro dopo la maternità hanno perso esperienza e questa
rappresenta una delle ragioni per cui le donne che non hanno figli guadagnano più
di quelle che ne hanno.
Le coppie sono più disposte a trasferirsi per la carriera dell’uomo.

Il SOFFITTO DI CRISTALLO è la barriera spesso invisibile creata dal sessismo


individuale e istituzionale che impedisce a donne qualificate di raggiungere livelli
elevati nella struttura manageriale.

Negli ambienti professionali, colleghi e capi sono più propensi a considerare gli
uomini competenti e logici, e le donne inaffidabili ed emotive.

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Con il tempo le donne hanno cominciato a lavorare sempre di più fuori casa.
Nonostante questo hanno mantenuto il carico dei lavori da svolgere a casa, come i
lavori domestici e la cura dei figli, il cosiddetto SECONDO TURNO.

Paesi con disuguaglianza maggiore: Giappone, Italia —> le donne guadagnano


meno e sono più inclini a stare senza lavoro nel caso rimanessero incinta
Paesi con disuguaglianza minore: Canada, Stati Uniti —> le donne percepiscono
stipendi più elevati e la loro retribuzione è più vicina a quella degli uomini e hanno
maggior potere di negoziazione nella ripartizione dei lavori domestici

Anche dal punto politico le donne sono in minoranza. Nel 2010 rappresentavano il
19,1% dei parlamenti nazionali. In Italia con le elezioni politiche del 2013 la % di
donne presenti nel Parlamento italiano è salita al 31%, ponendosi nettamente al di
sopra di altri paesi come Francia (25%) e Gran Bretagna (22%).

Fino a pochi decenni fa in Italia, il “delitto d’onore” (uccisione della moglie che
tradisce, dell’amante o di entrambi) era punito, ma in maniera attenuata rispetto a
oggi; le regole sono cambiate nel 1981.
La VIOLENZA DOMESTICA può essere definita come un comportamento violento
che viene usato da una persona per acquisire o mantenere il potere e il controllo
sul proprio partner. È compreso qualsiasi comportamento che intimida, manipola,
umilia, isola ecc..
L’85% della violenza sessuale sul partner è indirizzata sulle donne e spesso la
violenza domestica sfocia nello stupro.

Un’altra forma di discriminazione legata al genere è costituita dalle MOLESTIE


SESSUALI, proposte sessuali non gradite, richieste di favori sessuali e molestie
verbali di varia natura. Quasi tutte le molestie sono commesse da uomini nei
confronti delle donne. I casi più evidenti sono quelli di scambio, in cui si propone
qualche beneficio in cambio di favori sessuali; aumento di stipendio o minacce di
licenziamento. Questo è un abuso di autorità.

Anche i governi sono implicati in questo tipo di crimine; alcuni governi ignorano
deliberatamente l’aggressione sessuale, evitando di fare approvare leggi che la
vietino. Durante le guerre governi ed eserciti hanno organizzato e messo in atto
forme di violenza sistematica contro le donne, come la schiavitù sessuale: le donne
erano costrette a prostituirsi per i soldati.

Un’altra forma di violenza contro le donne è il traffico di esseri umani: una rete
criminale recluta, e sequestra e trasporta persone, trattenendo contro la loro
volontà, per sfruttarle sessualmente o come manodopera coattiva. Questa attività si
è intensificata con la globalizzazione che ha reso più facile la mobilità
internazionale. I trafficanti attirano le donne promettendo loro un lavoro, ma il 90%
è costretto a prostituirsi.

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Per “mutilazione dei genitali femminili” si intendono quelle pratiche volte a


rimuovere parzialmente o totalmente i genitali esterni delle donne. La forma più
comune comporta l’asportazione della clitoride e delle piccole labbra; alcune cultura
usano questa pratica per incoraggiare la verginità fino al matrimonio e la fedeltà
dopo di esso, altre credono che erroneamente che abbia effetti igienici o che
favorisca la fertilità.
Queste operazioni sono molto diverse dalla circoncisione maschile, in quanto
quest’ultima non provoca alcun effetto o danno all’uomo ne inibisce il piacere
sessuale.

La sessualità è prodotto sia della natura che della cultura: essa ha una base
biologica (è necessaria alla riproduzione), ma varia da cultura a cultura infatti la
credenze religiose, per esempio, includono spesso idee ben precise sulle
espressioni giuste o sbagliate della sessualità. Culture diverse hanno idee e regole
diverse, ma tutte hanno una forma di tabù dell’incesto: una norma che vieta
relazioni sessuali tra determinati parenti, poiché l’accoppiamento tra parenti stretti
aumenta la possibilità di disturbi fisici e mentali.

La sessualità può essere considerata come costrutto sociale. Ci sono diversi modi
di interpretarla; ad esempio in occidente un bacio sulle labbra spesso dà origine a
una relazione sessuale, mentre i Thonga in Mozambico trovano un tale bacio
ripugnante per lo scambio di saliva; nella loro cultura la bocca è riservata solo al
cibo. In altre culture il rapporto sessuale avviene sempre all’esterno, per non
contaminare l’ambiente domestico, in molte avviene all’interno.

La TEORIA QUEER afferma che durante la vita di una persona, le identità sessuali
sono socialmente costruite e possono essere modificate.
L’IDENTITÀ SESSUALE designa il nostro tipo di attrazione nei confronti degli altri.
Ci sono 4 gruppi principali per quanto riguarda l’orientamento sessuale:
eterosessuali, omosessuali, bisessuali, asessuali.
L’identificarsi “etero”, “gay” o “bisex” è un’invenzione sociale relativamente recente.
Tutte le forme di comportamento sessuale esistono da quando esiste l’umanità;
l’omosessualità, ad esempio, era dominante dell’antica Grecia e la parola “lesbica”
deriva dall’isola di Lesbo, patria di Saffo.
Durante l’800 poi si è formata una categoria distinta che è quella degli
“omosessuali”. Nel 1975 KENNETH PLUMER ha distinto 4 tipi di omosessualità:
- omosessualità casuale: un’esperienza transitoria, che non determina l’intera
esperienza sessuale dell’individuo
- omosessualità situata: relativa a particolari situazioni o luoghi; come le prigioni
dove gli uomini vivono a lungo senza donne
- omosessualità personalizzata: chi la pratica in maniera isolata e furtiva
- omosessualità come stile di vita: chi vive apertamente la propria omosessualità
Con ETEROSESSISMO si intende un insieme di comportamenti che indica la
convinzione che tutti siano eterosessuali. Con OMOFOBIA si intende un misto di
disapprovazione e di paura nei confronti degli LGBT (lesbiche, gay, bisessuali,
transgender).

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Il matrimonio tra persone dello stesso sesso è legale in diversi paesi come: Olanda,
Spagna, Canada, Belgio; l’Italia come la Grecia o la Polonia non prevede alcun tipo
di tutela per le coppie omosessuali. In alcuni paesi come Iran o Yemen
l’omosessualità viene ancora punita con la morte.

Anche FRIEDRICH ENGELS definì ingiusta la disuguaglianza di genere; grazie al


suo lavoro l’emancipazione delle donne divenne un obiettivo per molti movimenti
politici di orientamento socialista.
TALCOTT PARSONS, invece, sosteneva che la netta separazione tra i sessi riduce
la competizione tra marito e moglie per il primato all’interno della famiglia.

Il FEMMINISMO è una filosofia che promuove l’uguaglianza sociale, politica ed


economica tra gli uomini e le donne.
Ci sono stati periodi in cui il femminismo è stato particolarmente attivo, le
cosiddette ondate:
- femminismo della prima ondata: negli Stati Uniti e nel Regno Unito tra fine XIX
inizio XX secolo, le attiviste che lottavano per i diritti politici e civili ottennero il
diritto di voto
- femminismo della seconda ondata: anni 60 e 70, in cui le femministe lottarono
per la discriminazione in ambito lavorativo e nell’educazione
- femminismo della terza ondata: negli anni 90

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CAPITOLO 9
LE FAMIGLIE E I PROCESSI DI SOCIALIZZAZIONE

I sociologi definiscono la FAMIGLIA come due o più individui, uniti dalla nascita o
da un vincolo sociale, che condividono risorse, si prendono cura delle persone a
loro carico e mantengono spesso forti legami emotivi.
È considerata un’istituzione sociale fondamentale.
Le famiglie variano enormemente perché sono costruzioni sociali, e riflettono le
norme e le credenze di culture diverse in momenti storici diversi.
Il FUNZIONALISMO, una delle prime prospettive sociologiche ad occuparsi della
famiglia, crede che la famiglia deve contribuire a mantenere l’integrazione della
società.
Secondo TALCOTT PARSONS per poter svolgere questa funzione sociale, un ruolo
importante è riservato al marito che deve mantenere la famiglia, mentre la donna
deve avere cura della vita domestica.
I funzionalisti hanno messo in luce diverse funzioni positive della famiglia:
- Stabilità sociale: creano un vincolo sociale tra gli individui e i loro parenti
- Aiuto materiale: i membri delle famiglie si aiutano reciprocamente, condividendo
risorse materiali e sforzi
- Discendenza e successione ereditaria: la discendenza è un vincolo parentale
che si trasmette di generazione in generazione, mentre la successione ereditaria
è la riallocazione della proprietà all’interno della famiglia dopo il decesso di uno
dei membri
- Cura e socializzazione delle persone a carico: le famiglie si prendono cura di
varie persone a carico, come bambini o anziani
- Conforto psicologico
Le famiglie variano per dimensione e composizione.
La FAMIGLIA NUCLEARE è composta dai genitori e dai loro figli
La FAMIGLIA ESTESA è composta dalla famiglia nucleare più altri parenti, come i
nonni
Le FAMIGLIE ALLARGATE O RICOSTITUITE sono quelle nelle quali uno degli
adulti ha figli nati da una precedente relazione

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Il MATRIMONIO è una relazione sociale che crea legami familiari, comporta intimità
sessuale e viene formalizzato da un contratto giuridico e/o una cerimonia religiosa.
La CONVIVENZA è una relazione sociale che può creare legami familiari e
comporta intimità sessuale, in cui due persone vivono insieme come partner non
sposati.

Le culture variano anche nel modo di intendere il matrimonio. Alcune impongono


l’ENDOGAMIA ossia la limitazione del matrimonio, per legge o per costume, a
persone della stessa categoria sociale. Altre consentono o impongono
l’ESOGAMIA, il matrimonio tra persone di diverse categorie sociali.
Altre prevedono i MATRIMONI COMBINATI, matrimoni ideati sulla base della
convenienza economica e dello status sociale.

Ci sono diverse forme di matrimonio. La MONOGAMIA è la pratica che restringe le


relazioni sessuali a un solo partner, la POLIGAMIA è un sistema che permette a
una persona di avere più coniugi.

È possibile identificare alcune macrotendenze:


- Le famiglie stanno diventando più piccole: una famiglia numerosa è diventata un
peso, si hanno più bocche da sfamare e i soldi non sono sufficienti
- Le famiglie estese sono meno comuni: visti i costi di abitare in case proprie e gli
stipendi limitati, la famiglia nucleare ha sostituito quella estesa
- Le donne si sposano più tardi: per continuare gli studi o lavorare fuori casa
- Le persone restano sposate meno anni: i divorzi sono in aumento
- Le famiglie includono sempre più spesso gli anziani: visto il miglioramento in
campo sanitario è aumentato il numero degli anziani, che necessitano assistenza
familiare
- Uomini e donne omosessuali vivono oggi stabili rapporti di coppia
La SOCIALIZZAZIONE è il processo mediante il quale le persone vengono a
conoscere le norme basilari, i valori, le credenze e i comportamenti appropriati nella
loro cultura. Ci sono diversi AGENTI DI SOCIALIZZAZIONE che ci trasmettono la
nostra cultura.
Il primo agente di socializzazione è la famiglia; è qui che gli individui imparano le
abilità fondamentali come parlare, curare l’igiene personale o i valori importanti
come la differenza tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Il secondo agente di socializzazione è la scuola che ci trasmette, oltre ad un
curriculum accademico, un CURRICULUM NASCOSTO ovvero lezioni implicite sul
comportamento corretto.

I bambini e gli adolescenti sono stati definiti “Generazione M” a cauda del


massiccio uso dei media. Per gran parte della storia dell’uomo, i bambini
apprendevano morale e valori dai miti e da altre storie ascoltate in famiglia; oggi,
nelle nazioni sviluppate, queste lezioni provengono da media commerciali. La
Disney, ad esempio, riveste un ruolo fondamentale nel presentare ai bambini una
serie di valori, credenze, norme e comportamenti che promuovono uno stile di vita
consumistico.

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Inoltre i bambini, grazie alla Tv, hanno avuto accesso a un mondo di idee e
situazioni tipiche degli adulti.

Si definisce GRUPPO DEI PARI, un gruppo di persone, in genere di età simile, che
condividono status sociale e interessi. Il gruppo dei pari dà l’opportunità ai giovani
di sperimentare valori, credenze e comportamenti diversi da quelli dei loro genitori.
Per separarsi dalle famiglie e integrarsi nel gruppo dei pari, di solito gli adolescenti
modificano il modo di comportarsi, il linguaggio e il modo di vestire.
Esistono diversi gruppi dei pari; alcuni informali come un gruppo di amici, altri
formali come i compagni di classe e i colleghi di lavoro.

Il luogo di lavoro è uno degli ambienti più importanti in cui sperimentare la


socializzazione secondaria.
La SOCIALIZZAZIONE PROFESSIONALE è l’apprendimento delle norme informali
associate a un tipo di impiego; ad esempio imparare come trattare i clienti. Questo
tipo di socializzazione prosegue nel corso della carriera, si acquisisce esperienza
nel rapportarsi con colleghi di minore esperienza e con i più giovani.

La religione è l’agente di socializzazione più esplicitamente dedito all’insegnamento


di valori e credenze. In passato, le istituzioni religiose esercitavano un’enorme
influenza su ogni aspetto della vita; questa influenza ha subito un declino durante il
XX secolo, ma la religione occupa ancora oggi un posto significativo nella vita di
molte persone. La popolazione americana è la più coinvolta nella pratica religiosa.

Un particolare gruppo di agenti di socializzazione è dato da quelle che ERVIN


GOFFMAN ha definito ISTITUZIONI TOTALI, strutture inglobanti nelle quali
un’autorità regola ogni aspetto della vita di una persona.
Ci sono istituzioni totali che si occupano di persone incapaci di provvedere a sé
stesse come le case di riposo o gli orfanotrofi, altre che provvedono a quelle
persone che pur essendo in grado di badare a sé stesse possono creare un
pericolo per la comunità, è il caso degli ospedali psichiatrici.
Le istituzioni totali condividono aspetti in comune; tutti gli aspetti della vita
quotidiana si svolgono nello stesso luogo e sotto la guida della stessa autorità. Lo
staff impone un certo programma agli internati.
L’istituzione totale è un esempio estremo di RISOCIALIZZAZIONE, il processo
mediante il quale gli individui sostituiscono vecchie norme e passati comportamenti;
si cerca di riprogrammare le persone affinché evitino i problemi del passato.

Il SENSO DEL SÈ è l’insieme di pensieri e sensazioni che si provano considerando


se stessi come un oggetto; lo sviluppiamo nel corso del tempo come prodotto della
cultura nella quale siamo socializzati e attraverso le esperienze di interazione
sociale.
CHARLES COOLEY elaborò il concetto di SÈ-SPECCHIO, ovvero l’idea che il
nostro senso del sé si sviluppi come riflesso del modo in cui riteniamo che gli altri ci
vedano. Inizialmente immaginiamo la nostra immagine negli occhi degli altri, poi
immaginiamo che gli altri esprimano giudizi su di noi, infine proviamo una
sensazione che deriva dal giudizio immaginato.

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Il senso del sé ci spiega come mai ad un incontro di lavoro, o al primo


appuntamento siamo più imbarazzati e nervosi rispetto ad un’uscita con gli amici.

L’ “IO” DI MEAD è la parte del sè che è spontanea, impulsiva, creativa e


imprevedibile. Non è riflessiva, nello stesso istante in cui iniziamo a rifletterci,
perdiamo quel sé spontaneo. Quando diciamo:” ho agito senza pensare” ci
riferiamo all’Io di Mead. Il “ME” DI MEAD, invece, è il senso del sé appreso
dall’interazione con gli altri. Quando aderiamo alle norme sociali, evitando di dire
qualcosa per paura di offendere un altro, il “me” domina sull’ “io”.

Il sè viene costruito attraverso l’interazione sociale nel corso della maturazione


biologica e sociale. Meda riteneva che i bambini avanzassero attraverso 4 fasi di
sviluppo sociale:
1) Fase pre-gioco: fino ai 2 anni compiuti, i bambini non riescono ad assumere
completamente la prospettiva delle altre persone. Possono imitare un
comportamento che vedono, ma si tratta di atta privi di significato
4) Fase del gioco: intorno ai 3 anni, i bambini cominciano a essere in grado di
assumere il ruolo di un’altra persona in modo significativo
5) Fase del gioco di squadra: intorno ai 6,7 anni i bambini imparano a interpretare
un ruolo e a collegarlo ai ruoli degli altri
6) Fase dell’altro generalizzato: infine imparano la capacità di considerare l’ “altro
generalizzato", i valori e gli orientamenti di una comunità in generale e non dei
suoi singoli componenti

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CAPITOLO 10
LA DEVIANZA

La DEVIANZA è un comportamento non conforme alle norme e alle aspettative


culturali di base.
ÈMILE DURKHEIM diceva che affinché si possa assumere una prospettiva
sociologica sulla devianza è necessario andare oltre ai singoli comportamenti,
concentrandosi sul loro rapporto con le norme sociali. Durkheim affermava che il
crimine poteva essere definito soltanto in relazione alle norme sociali che esso
viola. Un’azione non ci offende in quanto crimine, ma offende la COSCIENZA
COLLETTIVA: le norme, le credenze e i valori condivisi dalla comunità.

Un comportamento è definito deviante quando è pubblicamente qualificato come


tale da coloro che hanno il potere di consolidare tale etichetta. Quest’idea è il fulcro
della TEORIA DELL’ETICHETTA, secondo la quale la devianza è il risultato di come
altri interpretano un comportamento, e gli individui etichettati come devianti spesso
interiorizzano questo giudizio come parte della propria identità.
La devianza non è innata, ma assegnata a un comportamento dalle persone.

È probabile che chi venga etichettato abbia opzioni limitate nella vita; deve
affrontare infatti lo STIGMA SOCIALE, ovvero la vergogna associata a un
comportamento o a uno status considerati socialmente inaccettabili o screditati.
Etichettare una persona come deviante potrebbe farla cadere nella cosiddetta
DEVIANZA SECONDARIA, un comportamento deviante adottato in risposta alle
conseguenze negative dell’etichettamento.

Durkheim ha affermato che la devianza può essere funzionale per 3 motivi:


- Definisce i confini del gruppo: il comportamento deviante aiuta a chiarire i limiti di
un comportamento all’interno di una determinata società. Ci ricorda
continuamente come vivere nei limiti del “normale” e ci mostra le conseguenze
dell’uscirne
- Crea solidarietà sociale: la devianza aiuta a formare una solidarietà di gruppo
unendo fra loro le persone nel contrastare, o nel disapprovare, un nemico
comune
- È una fonte di innovazione: le società hanno bisogno della devianza per essere
sane, quelle totalmente conformiste limitano le possibilità dell’uomo. I devianti
premono sui confini e possono facilitare la crescita e il cambiamento delle
strutture sociali. Molte idee e comportamenti che oggi riteniamo scontati un
tempo erano considerati devianti; come la democrazia

La devianza a volte viene spiegata come la conseguenza di un’immoralità


individuale; quando le persone non riescono a spiegare un comportamento
deviante particolarmente orribile, come la Shoah, lo etichettano semplicemente
come malvagio.

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La devianza può essere considerata anche una patologia o malattia. Può essere
curata da medici specializzati, questo processo è definito MEDICALIZZAZIONE
DELLA DEVIANZA. Un chiaro esempio è l’alcolismo; negli anni 60 e 70 era
considerato un fallimento morale, ma successivamente la gente ha cominciato a
concentrarsi sulla malattia e sulle possibili cure. È più probabile che le persone con
una devianza medicalizzata siano oggetto di pietà più che di disprezzo.
Esiste anche la DEMEDICALIZZAZIONE; l’esempio più chiaro è l’omosessualità.
Alla fine degli anni 60 gli attivisti omosessuali fecero pressioni affinché
l’omosessualità non venisse più considerata “deviazione sessuale”.

Secondo alcuni approcci la devianza deriva da un processo razionale; le persone


sono inclini a comportamenti devianti nei casi in cui la devianza ha ricompense
significative a fronte di costi limitati. Le persone calcolano strategicamente come
comportarsi; se la devianza è inoffensiva potrebbe non valere la pena controllarla,
se però è distruttiva un buon sistema per farlo è aumentare le sanzioni.

Altri due approcci sono:


- inadeguata socializzazione: le persone impegnate in un comportamento deviante
non sono riuscite a interiorizzare le norme sociali
- teoria dell’associazione differenziale: di ERWIN SUTHERLAND, che suggerisce
che la devianza è appresa attraverso l’interazione con altre persone coinvolte nel
comportamento deviante

La devianza a lungo termine necessita del sostegno sociale di una SUBCULTURA


DEVIANTE, un gruppo che pretende da tutti i propri membri l’impegno a sostenere
particolari credenze o comportamenti anticonformisti.
In altri casi, il comportamento deviante è individuale e si parla di DEVIANZA
INDIVIDUALE, ovvero attività devianti che un individuo compie senza il sostegno
sociale di altri partecipanti.

Il sociologo ROBERT MERTON diede origine alla TEORIA DELLA TENSIONE, che
mette in evidenza la tensione o la pressione sperimentata da coloro che non hanno
i mezzi per raggiungere obiettivi culturalmente definiti e che sono portati a seguire
strade devianti nella ricerca del successo. Per esempio il successo finanziario,
nella società americana, è molto ricercato ma le opportunità per ottenerlo sono
limitate.
La teoria di Merton spiega anche altre forme di comportamento; gli insegnanti
ormai esauriti e non più entusiasti del proprio lavoro, si imbarcano nel ritualismo,
eseguendo formalmente i loro compiti, senza più credere nel proprio lavoro.
In alcuni casi si ha la rinuncia, quando una persona non ha accesso ai mezzi e
respinge gli obiettivi; oppure la ribellione, chi si ribella crea spesso nuovi obiettivi e
nuovi mezzi per raggiungerli.
Al giorno d’oggi sono diffusi i tentativi di perdere peso, e l’industria della dieta è in
netta ascesa. Il desiderio di essere magri è radicato in norme culturali che
definiscono le persone grasse come devianti. Non deve sorprendere che le
persone spesso assumano un atteggiamento negativo nei confronti degli obesi.

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I disordini alimentari derivano dall’ULTRACONFORMISMO, o eccessiva aderenza


alle aspettative culturali. Talvolta l’ultraconformismo riceve una risposta positiva,
costituendo la cosiddetta DEVIANZA POSITIVA.

La NORMALIZZAZIONE è lo spostamento delle norme culturali grazie al quale un


comportamento in precedenza considerato deviante viene accettato come
convenzionale. Ad esempio, un tempo, la chirurgia estetica era ritenuta una forma
di devianza, mentre oggi vi è un comune atteggiamento favorevole alla chirurgia
estetica.

Il potere è strettamente collegato alla devianza, determina se e come le autorità


fanno rispettare le norme e puniscono la devianza; l’accesso al potere consente ad
alcuni gruppi privilegiati di attuare forme ben precise di comportamento deviante. Il
potere permette, inoltre, a qualcuno di evitare l’etichetta di deviante e la punizione
che ne deriva.

Tutti siamo soggetti al CONTROLLO SOCIALE, ovvero agli incentivi e alle punizioni
che promuovono la conformità nella vita sociale. Siamo costantemente sotto
SORVEGLIANZA, ovvero sotto il monitoraggio da parte delle autorità, che vigilano
sui limiti di ciò che è normale.
Gli ATTORI DEL CONTROLLO SOCIALE sono le autorità e le istituzioni sociali che
fanno rispettare norme e regole, tentano di prevenire le violazioni e identificano e
puniscono i trasgressori.
La TEORIA DEL CONTROLLO ISTITUZIONALE suggerisce che il nostro
comportamento è regolato dalla forza del nostro attaccamento alle grandi istituzioni
sociali, come la famiglia, la scuola e la religione.

CAPITOLO 11
MEDIA E CONSUMI

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I media hanno ormai proliferato, in tante forme diverse, in tutta la società e sono
accessibili 24 ore al giorno. Grazie soprattutto allo sviluppo dei media elettronici
che rendono disponibili all’istante enormi quantità di testi, suoni e immagini.
Quasi tutti i media sono strettamente legati alla pubblicità e alla promozione dei
consumi.
I media hanno un ruolo fondamentale nella cultura contemporanea, promuovono e
incoraggiano il consumismo.
I MEDIA sono i diversi processi tecnologici che permettono la comunicazione tra
chi invia il messaggio e chi lo riceve; radio, film, stampa sono tutti media.
I MASS MEDIA raggiungono un pubblico relativamente vasto e prevalentemente
anonimo; il loro contenuto è a disposizione di tutti.
Poi ci sono i MASS MEDIA TRADIZIONALI, come libri, quotidiani, riviste che hanno
in comune 4 caratteristiche principali:
- Comunicano da uno a molti
- Hanno destinatari anonimi
- La comunicazione è monodirezionale; non sono interattivi, il messaggio viene
ricevuto ma non vi è risposta
- Distinzione tra produttori e fruitori; i produttori sono generalmente aziende
commerciali del settore, mentre i fruitori sono quasi sempre singoli spettatori
Nell’era moderna, quella di internet, la comunicazione è interattiva e non più
monodirezionale. Invece di essere un pubblico che si limita a ricevere dei media,
oggi molti sono utilizzatori di media.

Negli ultimi anni c’è stata una forte crescita del settore mediatico; le grandi imprese
dei media sono diventate ancora più grandi grazie a fusioni e acquisizioni. Le più
influenti di queste, offrono una gamma più vasta di contenuti e ciò contribuisce a
dare loro un potere considerevole all’interno della società.
Si parla di INTEGRAZIONE VERTICALE quando un’azienda dei media distribuisce
un singolo prodotto; ad esempio un’azienda nel settore librario, potrebbe possedere
cartiere, stamperie, librerie.
Si parla di INTEGRAZIONE ORIZZONTALE quando un’azienda possiede diverse
forme di media; per esempio, reti televisive, stazioni radiofoniche, quotidiani.

La CONCENTRAZIONE DELLE PROPRIETÀ dei media si verifica quando più


attività mediatiche vengono possedute da un numero sempre minori di grandi
imprese del settore.
Le grandi aziende mediatiche possono acquisire un grandissimo potere politico; i
proprietari dei media possono promuovere una determinata agenda politica, come
Silvio Berlusconi che ha sfruttato la propria potenza mediatica per diventare quattro
vuole Presidente del Consiglio.
Le grandi aziende mediatiche sono diventate entità globali, che commercializzano i
propri prodotti in tutto il mondo. Un singolo conglomerato mediatico può avere
sbocchi commerciali in tutto il pianeta. Consideriamo la News Corporation, nota
soprattutto per la rete Fox, ottiene metà dei ricavi al di fuori degli Stati Uniti.

I sociologi si focalizzano sui contenuti dei media; nella società americana è visibile
come film e serie TV si concentrino su classi medio alte. Medici e avvocati sono

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dappertutto, mentre tendono a non rappresentare i proletari e i poveri. Un’analisi di


RICHARD BUTSCH ha evidenziato come solo il 14% dei programmi televisivi
rappresentava come capifamiglia degli operai o impiegati.

La maggior parte delle aziende mediatiche opera in un MERCATO DUALISTA,


dove un’azienda vende due tipi diversi di “prodotti” a due categorie di acquirenti
completamente diverse: i consumatori e gli inserzionisti pubblicitari, che comprano
spazi commerciali sulla rete, sui giornali, sulle radio ecc.
I mercati dualisti sono particolari; per molti media il cliente vero, da interessare, non
è il pubblico, ma l’inserzionista a cui deve piacere il prodotto così da acquistare
spazi commerciali al suo interno.

Un PUBBLICO ATTIVO scegli come usare i media e ne interpreta attivamente il


contenuto. Mettono in atto forme attive di partecipazione, come intervenire al
telefono nelle trasmissioni radiofoniche o votare ai reality.

Importante è anche il discorso sugli effetti dei social media . Una teoria degli anni
40, denominata “DELL’AGO IPODERMICO”, affermava che i mass media fossero
in grado di “inoculare” idee nell’opinione pubblica.
La TEORIA DELL’AGENDA-SETTING afferma che i media potrebbero non essere
in grado di dire alle persone cosa devono pensare, ma possono influenzare
significativamente ciò a cui pensano.
I media possono influenzare la nostra visione della realtà. La TEORIA DELLA
COLTIVAZIONE afferma che, grazie a una loro esposizione ripetuta e prolungata,
le persone arrivano prendere per buone molte delle rappresentazioni del mondo
offerte dai media. Ad esempio, i TG abbondano di delitti e crimini e questo crea
ansia e promuove una “cultura della paura” nelle persone.

Uno degli sviluppi più più significativi degli ultimi anni è costituito dalla
CONVERGENZA MEDIATICA, ossia dalla fusione di media diversi.

Fino a pochi anni fa, era sempre un’organizzazione formale a creare i contenuti dei
mass media. Oggi lo USER-GENERETED CONTENT (“contenuto generato
dall’utente”) è creato dai comuni utilizzatori dei media, anziché dalle aziende del
settore. Basti pensare agli you-tuber, soggetti sconosciuti che grazie a semplici
video raggiungono la fama e vengono visti da milioni di persone.
Tuttavia lo user-genereted content comporta un costo sociale: questo ambiente
mediatico privo di filtri e regolamentazione può includere materiali pericolosi. Per
esempio su internet sono attivi diversi gruppi razzisti che incitano all’odio, i cui siti
possono fare da punto di aggregazione per persone che condividono la stessa
ideologia.

I media servono da veicolo di informazioni; grazie a loro possiamo sapere tutto.


Hanno reso le informazioni accessibili, in tempi brevissimi.
Lo studioso francese JEAN BAUDRILLARD ha affermato che viviamo in una
IPERREALTÀ, ossia in una condizione per cui le rappresentazioni mediatiche
sostituiscono l’esperienza del mondo reale. La vita è colma di un flusso costante di
immagini mediatiche, che possono creare una realtà a sé stante.

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La costante esposizione ai contenuti mediatici a cui siamo sottoposti ci informa e ci


intrattiene, e con il tempo influenza l’immagini che abbiamo di noi stessi, della
nostra società e del nostro mondo. Quasi tutto ciò che sappiamo lo abbiamo
appreso dai media.

La ricchezza e potere sono fattori fondamentali nell’accesso ai media. Il DIGITAL


DIVIDE è il divario tra chi ha le conoscenze e le risorse necessarie per usare la
tecnologia digitale, in particolare computer e internet, e chi non le ha. Il maggio
Digital Divide è quello tra paesi ricchi e paesi poveri. Nonostante l’incredibile
sviluppo dei media, gran parte del mondo è tuttora escluso dai progressi intervenuti
nei media; internet è ancora riservato, in larga misura, alle èlites del mondo.

In tutto il mondo i media sono disciplinati dai governi. Le regolamentazioni variano


da una cultura all’altra; per esempio negli Stati Uniti le aziende del tabacco non
possono pubblicizzassi in Tv, ma possono farlo sui giornali. Alcuni paesi,
impongono che i programmi di informazione o di politica non siano interrotti dalla
pubblicità per almeno 30 minuti, altri vietano le scene di violenza nelle ore
pomeridiane.

Oggi vi è un netto dominio dell’industria cinematografica americana; si parla di


IMPERIALISMO CULTURALE, ovvero la tendenza delle aziende mediatiche dei
Paesi più ricchi a esportare così tanti dei loro prodotti da arrivare a dominare le
culture locali di altri paesi, soprattutto quelli più poveri. I film americani hanno così
tanto successo perché costa tanto produrli, e molti altri paesi non dispongono di
fondi simili. Tuttavia negli ultimi anni anche paesi come India e Nigeria hanno
investito sull’industria cinematografica.
Questo divario è molto inferiore per altre forme di media, come la musica. Produrre
musica registrata costa poco, la musica occidentale e quella americana hanno una
concorrenza molto forte; nonostante questo Sony, Universal, Warner, EMI si
spartiscono i tre quarti del fatturato mondiale dell’industria musicale.

Alcuni osservatori affermano che la globalizzazione arriverà a distruggere le


culture; con la produzione globale di film, musica, documentari, le culture locali
potrebbero cominciare a perdere i propri elementi distintivi.

Questo uso eccessivo dei media porta a concentrarsi sull’immediato. MAGGIE


JACKSON afferma che i media digitali hanno prodotto una cultura affetta da un
deficit di attenzione. Questa cultura limita la nostra capacità di concentrarci e di
coltivare aspetti più profondi della vita che sono il fondamento delle relazioni sociali,
della saggezza e del progresso culturale.
Alcuni critici ritengono che, pur avendo l’intero sapere a portata di mano, la
generazione cresciuta con i media è meno informata e meno colta.
I social network focalizzano l’attenzione su noi stessi e sulla ristretta cerchia di
amici, le informazioni e le notizie che non riguardano questo piccolo mondo,
vengono considerate di poca importanza.

Il CONSUMO è il processo di scelta, acquisto e utilizzo dei beni; viene promosso


attraverso la pubblicità e i media, coinvolge i valori, le credenze e i comportamenti

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dei consumatori che, oltre a soddisfare dei bisogni elementari, lo utilizzano per
sviluppare ed esprimere la propria identità.

L’industrializzazione e il capitalismo hanno modificato radicalmente la natura e la


rilevanza del consumo come processo sociale.
La cultura consumistica si è formata negli Stati Uniti e in Europa tra la fine del XIX e
l’inizio del XX secolo secondo alcuni passaggi fondamentali:
- L’industrializzazione ha reso possibile produrre un surplus di beni e non solo
quelli indispensabili
- La produzione di massa ha ridotto sensibilmente il costo di numerosi articoli, che
furono da allora a disposizione di molte più persone
- Si sono formate aziende più grandi e più centralizzate
- Con il tempo, la concorrenza finalizzata a produrre e vendere beni a un costo più
basso ha finito per dominare il mercato dei beni di consumo
- L’eccesso di capacità produttiva ha contribuito all’ascesa della pubblicità come
mezzo per promuovere ulteriori consumi

Secondo KARL MARX, il lavoro che svolgiamo per sdaziare i nostri bisogni
materiali dovrebbe essere creativo e soddisfacente. L’ascesa del capitalismo
industriale, ha distorto la nostra relazione con il lavoro; anziché lavorare
direttamente alla creazione dei beni, gli operai salariati si mettono alla merce degli
industriali per ottenere il denaro necessario ad acquistare i prodotti che soddisfano i
loro bisogni. Questo sistema crea una distanza tra ciò che facciamo (per denaro) e
ciò che usiamo (come consumatori). Una conseguenza di questa distanza,
secondo Marx, è l’ALIENAZIONE, la separazione e l’isolamento dei lavoratori
dovuti alla struttura della società capitalista. I lavoratori sono separati dalla loro
condizione naturale di esseri creativi e autonomi, separati l’uno dall’altro e da ciò
che producono.
Quando non siamo più noi a creare i prodotti che consumiamo, la fonte dei beni di
consumo può apparire oscura. Marx usava l’espressione FETICISMO DELLE
MERCI per descrivere l’incapacità delle persone di riconoscere il lavoro che dà
valore ai beni che utilizziamo.
In una società ultracommercializzata, in cui quasi tutto è in vendita, ciò che
acquistate e dove lo acquistate possono aumentare una grande importanza
nell’affermazione della vostra identità. Il CONSUMISMO è un’enfasi sullo shopping
e sul possesso di beni materiali come via d’accesso alla felicità personale
Attraverso il prodotto, i pubblicitari vendono un’identità, e gli individui, a loro volta,
esprimono la propria identità attraverso le scelte che fanno nel proprio ruolo di
consumatori.
Siamo lontani anni luce dal concetto marxista secondo cui dovrebbero soddisfare
dei bisogni elementari, i beni di consumo oggi si incentrati spesso sull’immagine
sull’identità.

La pubblicità è ormai onnipresente nella società contemporanea. È la fonte primaria


di ricavi per la maggior parte dei media; non dobbiamo pagare nessun canone per
vedere i programmi delle televisioni commerciali, è la pubblicità a coprire i costi.

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Gli investitori pubblicitari devono fare sentire le persone insoddisfatte di ciò che
hanno e indurle a credere che un acquisto possa migliorare la loro condizione;
coltivano l’insoddisfazione, spingendo i consumatori a sentirti insicuri, annoiati,
ansiosi e invidiosi e poi evocano un’immagine o uno stile di vita che dovrebbero
voler emulare. È il ciclo infinito consumo-insoddisfazione-consumo.

I telespettatori possono, tuttavia, cambiare canale durante la pubblicità, evitandola.


Di fronte a questo tipo di resistenza, i pubblicitari hanno usato la tecnica del
PRODUCT PLACEMENT, in cui il prodotto pubblicitario viene integrato nel
contenuto dei media. Per esempio un intero episodio di una programma televisivo
ambientato in un Burger King; oppure gli accessori apple che appaiono sempre
all’interno dei film.
Il confine tra contenuto e pubblicità, è così, venuto meno.

Sono sempre più diffuse la pubblicità occulta e il marketing virale. La PUBBLICITÀ


OCCULTA è l’inserimento di messaggi pubblicitari indiretti in situazioni di vita reale.

Nonostante il consumismo sia molto diffuso, gran parte della popolazione mondiale
non è in grado di partecipare alla cultura consumistica per l’esiguità delle proprie
risorse.

Nella società moderna lo shopping viene proposto spesso come fuga dalla
monotonia della vita quotidiana. Tuttavia, il conforto momentaneo offerto dal
consumo di abbina spesso all’accumulo di debiti consistenti, che innalza i livelli di
stress e di ansia nella vita di una persona. Consumare e lavorare per sostenere il
consumo diventa un circolo vizioso. La soddisfazione esistenziale deriva dalla
comprensione e dal rispetto di limiti e confini.

La MERCIFICAZIONE è il processo per cui qualunque cosa è trasformata in merce


da acquistare e vendere. Le feste religiose, come il Natale, sono ormai sono
occasioni di consumo. Pe effetto della mercificazione, la vita sociale è sempre più
misurata in termini monetari.

Il consumismo ha fatto pagare un caro prezzo anche all’ambiente: distruzione delle


foreste, inquinamento dell’aria e dell’acqua, dispersione di rifiuti tossici.

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CAPITOLO 12
POLITICA ED ECONOMIA

La POLITICA è l’arena in cui le società prendono decisioni collettive su priorità e


linee programmatiche; condiziona il modo in cui la società agisce, stabilendone le
regole di base e le priorità. Un’arena spesso piena di conflitti, inganni, ipocrisia e
opportunismo, ma nei casi migliori la politica è sensibile alle esigenze dei cittadini,
tutela l’ambiente e garantisce un trattamento equo ai lavoratori.

MAX WEBER osservò che la politica riguarda il potere, ovvero il modo in cui esso
viene mantenuto, distribuito, messo in discussione e trasferito. Weber sottolineò il
fatto che la sede fondamentale dell’attività politica è il GOVERNO, l’organizzazione
che esercita l’autorità e prende le decisioni all’interno di una specifica comunità.

La MONARCHIA è un sistema di governo guidato da una singola persona, il


monarca, che in genere eredita il proprio ruolo in quanti membro di una famiglia
regnante.
Ci sono diversi tipi di monarchia:

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- Monarchie tradizionali Il sovrano gode di un potere sostanzialmente


incondizionato; è una forma di governo molto rara al giorno d’oggi. Nel 2012
esisteva solo in Arabia Saudita, Qatar, Oman.
- Monarchie parlamentari, invece, sono democrazie che riconoscono alla famiglia
reale un ruolo limitato e spesso simbolico. È il caso del Regno Unito, dove regna
la Regina Elisabetta II.

Al giorno d’oggi, predominano due tipi di governo. Un GOVERNO AUTORITARIO


presenta tipicamente leader autonomisti, che esercitano un forte controllo sulle vite
dei cittadini, limitandone pesantemente i diritti civili. In genere sono dominate da un
singolo partito o dall’esercito; non tollerano forme significative di opposizione
politica.
La DEMOCRAZIA è un sistema politico a suffragio universale, in cui i leader di
governo sono eletti tramite elezioni multipartitiche; il cosiddetto “governo del
popolo”. Nella democrazia diretta, i cittadini stessi partecipano alle decisioni
politiche attraverso, ad esempio, dei referendum. Nella democrazia
rappresentativa, i cittadini eleggono i propri delegati, che saranno responsabili dei
processi di decisione politica del governo.
Ci sono alcune componenti essenziali in un governo democratico come: le libere e
regolari elezioni, i diritti civili tra cui quello di stampa, religione, espressione ecc; la
partecipazione politica attiva dei cittadini alla vita pubblica.

Esistono diversi tipi di democrazia. Nei sistemi presidenziali gli elettori scelgono il
capo del governo, mentre nei sistemi parlamentari sono i membri dell’assemblea
legislativa a eleggere il primo ministro.
Un’altra distinzione tra le democrazie; alcune si basano sul sistema elettorale
maggioritario, nel quale la lista che ha ottenuto il maggior numero di voti ottiene tutti
i seggi, o un premio in seggi (premio di maggioranza). Tipico del mondo
anglosassone. Altre si basano su un sistema elettorale proporzionale nel quale i
partiti ottengono un numero di seggi al governo proporzionale ai voti ricevuti: un
partito che ottiene il 20% dei voti, ha i 20% dei seggi in parlamento.

La SOCIALIZZAZIONE POLITICA ci insegna le norme e le aspettative di base della


vita politica e promuove il nostro coinvolgimento in essa. I sistemi politici
democratica incoraggiano i cittadini a partecipare alla politica; nel periodo delle
elezioni, i notiziari sottolineano l’importanza del voto.
Tuttavia, un numero sempre più alto di cittadini si dichiara scettico nei confronti del
processo politico; milioni di persone dichiarano di evitare la politica e si rifiutano di
votare. Il sociologo COLIN CRUNCH ha coniato il termine POST-DEMOCRAZIA
riferendosi a un sistema politico che mantiene formalmente regole democratiche,
ma registra una bassa partecipazione dei cittadini.
La SPIRALE DEL SILENZIO è una teoria secondo la quale le persone, al fine di
evitare l’isolamento sociale, decidono di non esprimersi su temi controversi quando
pensano che le loro opinioni non siano ampiamente condivise.

Vi è un tema molto dibattuto nelle società contemporanee: chi governa oggi, in


Italia, in Europa, negli Stati Uniti? Il popolo? Gli interessi privati? Ci sono 3 approcci
predominanti:

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- Teoria pluralista: il potere politico è frammentato tra numerosi gruppi in


competizione tra loro
- Teoria delle élites: può essere definita come quella teoria secondo cui il potere
politico appartiene sempre e comunque a una ristretta cerchia di persone,
qualunque sia la forma di regime politico esistente. Gaetano Mosca pensava che
esistessero solo due classi di persone: i governanti e i governati; il dominio di
una minoranza organizzata su una maggioranza disorganizzata
- Teoria della classe dominante: il potere politico è concentrato nelle mani dei
ricchi, che possiedono o controllano gran parte delle risorse economiche
nazionali. Basata sull’opera di Karl Marx, considera il sistema economico come
la principale fonte di potere; coloro che controllano l’economia utilizzano il potere
finanziario per influenzare il governo

La differenza di classe influenza anche la partecipazione politica. ALESSANDRO


PIZZORNO ha ideato la Teoria della centralità sociale del cittadino, secondo cui
l’individuo di status socio-economico elevato “ha capacità maggiori, più risorse,
maggior consapevolezza delle tematiche politiche, è più esposto ai flussi di
comunicazione che riguardano la politica, interagisce con altri individuiate
partecipano”. Questa situazione influenza anche i giovani; quelli appartenenti a
classi sociali alte, hanno più possibilità di affacciarsi alla politica.

I più poveri spesso considerano la partecipazione politica come un inutile


investimento di tempo ed energie; ma chiamandosi fuori dal sistema politico fanno
si che i politici e il governo continuino a trascurare i loro interessi e creare leggi,
norme e regole che tutelino i propri interessi, aumentano la disuguaglianza.

L’ECONOMIA è un ‘istituzione sociale che include la produzione, la distribuzione e


il consumo di beni e servizi; non è né naturale né inevitabile, ma è creata
dall’azione umana e varia nel corso del tempo e da una cultura all’altra.
Le economie moderne hanno finito per affidarsi sempre più alle CORPORATION
(società di capitali), aziende trattate, dal punto di vista legale, come entità distinte
dai loro proprietari. Oggi molte di queste corporation sono divenute enormi
multinazionali con sedi distribuite in tutto il mondo.

MAX WEBER coniò il termine economia sociale per evidenziare come società e
economia siano strettamente collegate. Ci sono 3 motivi per cui la vita economica
ha una valenza sociale:
- Economia e coesione sociale: la vita economica è sociale perché i rapporti
economici sono possibili solo a partire da un certo livello di fiducia. Gli accordi
economici funzionano solo se le due parti in causa si fidano l’una dell’altra
- Economia e cultura: le economie sono radicate nei valori culturali di una società,
di cui sono un riflesso
- Economia e altre istituzioni sociali: l’economia si intreccia con altre istituzioni
della società, come il governo.

Capitalismo e socialismo sono stati i due sistemi dominanti del mondo moderno.

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Il CAPITALISMO è un sistema economico che valorizza la proprietà privata e i


mezzi di produzione, i quali sono gestiti in modo da ottenere profitto. Le aziende,
appartenenti a privati, cercano di generare profitti vendendo beni e servizi a un
prezzo più elevato del costo di produzione; il profitto è il parametro tramite il quale
viene misurato il successo nel capitalismo.
Il SOCIALISMO è un sistema economico che valorizza la proprietà pubblica dei
principali mezzi di produzione, i quali sono gestiti in modo da soddisfare i bisogni
fondamentali dell’uomo e promuovere la giustizia sociale. Le principali imprese e
istituzioni sono pubbliche e appartengono allo stato; il governo coordina le funzioni
economiche fondamentali. Le decisioni economiche sono prese in nome del bene
comune al fine di promuovere la giustizia sociale, tali governi possono tenere
conto, per esempio, dei vantaggi collettivi dei diritti dei lavoratori e della tutela
ambientale.

Spesso confuso con il socialismo, il termine COMUNISMO può riferirsi sia a un


sistema economico sia a un regime politico. In ambito economico, il comunismo è
un sistema egualitario, in cui la proprietà è collettiva e non esistono differenze fra le
classi. Dal punto di vista politico, il comunismo è un sistema associato al russo
Vladimir Lenin, nel quale un partito politico di èlites dovrebbe teoricamente guidare
la nazione verso un futuro di uguaglianza.

Il capitalismo si è dimostrato molto efficace nell’incentivare la produttività e


l’innovazione. Tuttavia molto spesso, il capitalismo, ha costretto gli operai a
condizioni estreme di lavoro; così tra fine 800 e inizio 900 sono cresciuti i
movimenti sociali che incentivavano il governo a intervenire maggiormente nella
sfera economica, a tutela dei lavoratori, sfruttati dalla forza capitalistica.
Un grande intervento dei governi, ad esempio, fu attuato durante la grande
depressione del 1930. Dopo il crollo della borsa di New York a causa di un boom di
speculazioni, nel 1932 fu eletto Franklin Roosevelt che propose le politiche del
New Deal, volte a rinvigorire l’economia e stabilizzare il capitalismo, riuscendo
nell’intenzione di uscire da quella situazione di disordine economico e sociale.

C’è stata un’altra crisi molto forte nel recente passato statunitense. La cosiddetta
“Grande Recessione”, avvenuta dal 2007 al 2009. Fu causata da numerosi fattori,
in particolare dalle corporation che assunsero un comportamento fuorviante e
fraudolento; si è scoperto che le più importanti società finanziarie del mondo, come
Citibank, riciclavano denaro sporco, truffavano i clienti e commettevano frodi fiscali.

Si creò così la soprannominata BOLLA IMMOBILIARE:


- I compratori contraevano mutui che inizialmente prevedevano tassi modesti, per
poi aumentare notevolmente durante tutta la la durata del prestito
- I prestatori usarono tattiche di vendita ingannevoli, convinsero clienti a stipulare
mutui che non potevano permettersi. I prestatori erano comunque incentivati a
concedere questi prestiti, anche se non potevano essere pagati, poiché li
rivendevano a banche di investimento, le quali preferivano questi mutui detti

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subprime, perché dotati di tassi di interesse più elevati e quindi di profitti


potenzialmente maggiori
- Le banche di investimento acquistarono un gran numero di subprime dai
prestatori, cumulandoli con altri debiti, dopodiché rivendettero parte di questo
debito sotto forma di strumento derivato chiamato collateralized debt obbligation
(CDO, “obbligazione che ha come garanzia collaterale un debito”. Le principali
società di investimento, come la Goldman Sachs, vendevano queste CDO agli
investitori come investimento sicuro
- Le agenzie di rating, come Standard And Poor’s, erano pagate dalle banche di
investimento per valutare con un tripla A, il voto massimo, queste CDO,
nascondendo i reali rischi
- Investitori di tutto il mondo comprarono CDO, credendoli investimenti sicuri,
generando grandi profitti per le banche di investimento che li avevano venduti

Attraverso questo sistema tutti erano accontentati (prestatori, agenzie di rating,


banche di investimento, investitori). Chiunque poteva avere un mutuo, il mercato
immobiliare visse un boom assoluto e i prezzi delle abitazioni raddoppiarono.
Nel 2007 questo sistema scoppiò e ci fu un periodo di grande recessione; la
disoccupazione aumentò e l’economia americana ebbe un periodo di estrema
difficoltà. Al culmine della crisi, il governò salvò la situazione attraverso massicci
finanziamenti e l’economia americana tornò a essere la più potente al mondo.

I sistemi capitalistici sono sicuramente quelli che operano meglio, però necessitano
di un’ottima regolamentazione, in modo da impedire frodi e abusi da parte di potenti
soggetti economici.

Il più chiaro esempio di socialismo è sicuramente quello che ha interessato la


Russia tra il 1917 e il 1990. Inizialmente con Lenin, poi con Iosif Stalin che utilizzò il
proprio potere per eliminare senza pietà i dissidenti politici; infine con Gorbachov
che a fine anni 80 cercò di riformare la struttura economica e tentò di introdurre
maggiori libertà democratiche. Questi cambiamenti si rivelarono troppo radicali e
l’URSS si disgregò in una serie di Stati-nazione.

Analizziamo ora qualche variante di socialismo e capitalismo.


Al giorno d’oggi sono presenti anche alcuni casi di SOCIALISMO DEMOCRATICO,
sistemi fondati sulla democrazia multipartitica in politica e sul socialismo in
economia, tipo dei paesi scandinavi, come la Norvegia.
Vi sono casi anche di CAPITALISMO AUTORITARIO, come la Cina. L’economia
negli ultimi anni ha introdotto numerose caratteristiche capitalistiche, ma i leader
cinesi mantengono un rigoroso controllo politico.

Oggi le economie più vivaci del mondo sono tutte ECONOMIE MISTE, combinano
elementi del capitalismo di mercato con significativi interventi di stampo socialista
dello Stato.

La TEORIA DELLA CONVERGENZA afferma che l’economia capitalistica e quella


basata sul socialismo democratico stanno diventando sempre più simili; spinte dalla
sempre più forte globalizzazione.

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CAPITOLO 13
IL MUTAMENTO SOCIALE: GLOBALIZZAZIONE E
MOVIMENTI SOCIALI
Il MUTAMENTO SOCIALE è la trasformazione dei modelli strutturali o culturali nel
corso del tempo; il mutamento strutturale include il cambiamento del
comportamento, mentre il mutamento culturale causa la trasformazione di valori,
credenze, conoscenze e norme.
“Niente è immutabile, tranne il mutamento” diceva Eraclito, 2500 anni fa. Sebbene il
mutamento sia continuo, il suo ritmo varia in modo considerevole. Talvolta è lento e
difficile, altre epoche storiche sono attraversate da cambiamenti a ritmo frenetico.
Il mutamento sociale è sempre parziale, e alcuni aspetti sono destinati a durare. Il
governo italiano, ad esempio, è molto diverso da quello in carica subito dopo la
promulgazione della Costituzione, eppure mantiene caratteristiche simili, come la
divisione dei poteri.

Alcune teorie considerano i mutamenti caratterizzati da fattori materiali, come le


condizioni economiche o la tecnologia; altre li attribuiscono alle idee, ovvero ai
pensieri, i valori, le credenze.
La più nota teoria materialista del mutamento è di KARL MARX; oggi viene
denominata MATERIALISMO STORICO-DIALETTICO e afferma anche la base
economica di una società è la principale forza che provoca mutamenti in altri
aspetti della vita sociale.
MAX WEBER ha attribuito il mutamento alle idee. Affermò che anche la fede
religiosa giocava un ruolo fondamentale nelle dinamiche di mutamento. Per Weber
il capitalismo emerse dapprima in determinate aree geografiche poiché si
accordava con il protestantesimo calvinista. I calvinisti consideravano il successo
economico come un segno della benevolenza di Dio; incoraggiavano il duro lavoro,
facilitando l’accumulo di denaro, che poté essere investito nelle nuove tecnologie e
infrastrutture che resero possibile lo sviluppo del capitalismo.

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WILLIAM OGBURN, sociologo statunitense, individuò 3 modalità attraverso cui la


tecnologia e le altre forze possono cambiare la società: invenzione, scoperta,
diffusione. L’invenzione è la creazione di nuovi materiali, idee o modelli; la scoperta
consiste nell’individuazione di cose già esistenti, come il DNA; infine la diffusione
avviene quando nuove tecnologie o idee si propagano da una società all’altra.
Ogburn sosteneva, inoltre, il ritardo culturale: una cultura si adatta troppo
lentamente all’innovazione tecnologica, il che spesso provoca problemi sociali.

La maggior parte dei sociologi contemporanei utilizza l’ANALISI DEI FATORI


CONTESTUALI, che tiene conto dello specifico contesto storico e sociale in cui
avviene un mutamento, senza presumere che un singolo fattore possa essere il più
importante in tutti i casi.

Una TENDENZA SOCIALE è un orientamento assunto da una determinata società


quando numerosi individui agiscono in maniera simile indipendentemente l’uno
dall’altro. Per esempio successivamente alla seconda guerra mondiale molte
famiglie, in Italia, decisero di trasferirsi all’estero; le singole coppie non avevano
intenzione di cambiare la società, ma agiva per motivi personali. Molte azioni
umane possono avere CONSEGUENZE INATTESE, ovvero risultati imprevisti e
non pianificati.

La GLOBALIZZAZIONE si riferisce all’interazione o integrazione dei diversi aspetti


della vita sociale, tra cui economia, cultura, sistemi politici e popolazioni.
La caratteristica più significativa di questo fenomeno è la crescente
interconnessione tra le società. Gli individui sono collegati tra loro da mezzi di
comunicazione istantanea, e i paesi da accordi commerciali e accordi politici.
Un’altra caratteristica della globalizzazione, è la sempre minore importanza delle
distanze e della posizione geografica. Al giorno d’oggi vi è un’estrema facilità negli
spostamenti, lo spazio geografico conta meno di un tempo: il mondo è divenuto “più
piccolo”.
I viaggi sono accessibili e diffusi, il turismo e gli affari internazionali hanno registrato
una crescita esponenziale.

Per gran parte della storia gli uomini hanno avuto una scarsa conoscenza del
mondo; i viaggi più lunghi erano di qualche decina di chilometri, anche le
comunicazioni erano limitate.
Anche nel passato esistevano forme primordiali di globalizzazione; alcuni spiriti
coraggiosi si avventuravano via terra o via mare, per guadagnarsi da vivere
acquistando o vendendo merci. Questi cambi commerciali intensificarono i contatti
tra popoli lontani fra loro, forgiando legami economici.
Tra il XIX e il XX secolo le popolazioni coloniali erano sottomesse a governi che
talvolta esercitavano il loro potere dalla parte opposta del globo; i cittadini delle
potenze coloniali imparavano a conoscere le nuove società entrate a far parte del
loro impero. Quando si ebbe l’indipendenza di queste colonie, i legami ufficiali
vennero troncati, ma sorsero nuovi modi di influenzare la politica nazionale e

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regionale. Si parla di NEOCOLONIALISMO per intendere il dominio economico


esercitato in assenza di controllo politico o di un’occupazione militare.

La globalizzazione coinvolge una vasta gamma di aspetti della vita sociale:


- Economia: la circolazione di prodotti e capitale
- Cultura: le idee, le credenze
- Comunicazioni
- Entità transnazionali: istituzioni economiche come il Fondo Monetario
Internazionale o la Banca Mondiale
- Identità transnazionali: atteggiamenti che evidenziano mescolamenti culturali
- Città globali: New York, Londra, Parigi offrono una vasta gamma di culture, sono
centri urbani che trascendono le nazioni in cui si trovano

Analizziamo ora l’impatto della globalizzazione su 3 grandi aspetti sociologici:


cultura, struttura e potere.

CULTURA: quando entrano in contatto, culture differenti si influenzano


reciprocamente; questo contatto interculturale può facilitare la tolleranza e
l’apprezzamento reciproco, in grado di ridurre i conflitti e contribuire alla nascita di
un mondo più pacifico. Tuttavia la maggior parte dei contatti tra culture, pone anche
una serie di sfide. Alcune idee e valori di culture differenti sono incompatibili. I paesi
ricchi, quelli occidentali, hanno esportato la maggior parte dei prodotti culturali che
viaggiano nell’economia globale: si pone il problema del dominio culturale. Popoli
come la Cina hanno cercato di resistere, i governi pongono per esempio limiti
all’importazione di film occidentali e, in alcuni casi, censurano internet

STRUTTURA: la globalizzazione ha fatto si che si sono formate enormi


multinazionali, che hanno alle loro dipendenze migliaia di persone in molti paesi

POTERE: la globalizzazione è una nuova forma di colonialismo che aggrava le


disuguaglianze economiche? Di certose nazioni più ricche tendono a essere più
globalizzate; chi è relativamente benestante può permettersi computer e altre
tecnologie della comunicazione che consentono di partecipare ai diversi aspetti
della globalizzazione. Alcuni paesi poveri hanno avuto benefici limitati o nulli dalla
globalizzazione. I critici della globalizzazione sostengono che le nazioni in vi dai
sviluppo, più povere, sono state danneggiate dalle politiche economiche legate alla
globalizzazione. E anche i paesi più ricchi hanno avuto i loro svantaggi; si è creato
un fenomeno di disoccupazione poiché i membri di questi paesi benestanti hanno
perso il lavoro a favore dei cittadini di paesi più poveri, poiché le multinazionali
cercano continuamente di ridurre gli stipendi e i costi di produzione.
I ricchi “paesi centrali” esercitano una grande influenza su quelli meno ricchi; in
questo modo, vi è un forte squilibrio di potere e una disuguaglianza duratura tra
nazioni ricche e povere. Organizzazioni economiche e politiche internazionali,
come la Banca Mondiale o il Fondo Monetario Internazionale sono dirette dai
potenti e limitano l’autonomia dei paesi più poveri.

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Questo approccio alla globalizzazione è noto come NEOLIBERISMO, una filosofia


economica che favorisce i mercati, la liberalizzazione e la riduzione della spesa
sociale da parte del governo. I critici del neoliberismo sostengono che esso
favorisca le politiche volte a proteggere gli interessi degli investitori e sottrae potere
a governi democraticamente eletti per trasferirlo a corporation private.
Sembra che alcune tendenze legate alla globalizzazione stiano cambiando; per
esempio, sulla scia degli attentati terroristici dell’ultimo decennio, i governi
occidentali cercano di limitare l’immigrazione, mentre il fondamentalismo religioso è
tornato a rappresentare un’importante forza sociale in tutto il mondo. All’inizio del
XXI secolo, il commercio globale, i flussi di capitale sono diminuiti perché i paesi
hanno tentato di proteggere le proprie industrie. La crisi economica globale ha
indebolito l’economia globale e ridotto la globalizzazione economica.
Ciononostante la globalizzazione è resistente e sopravviverà alle battute d’arrosti
provocate da tendenze politiche variabili e temporanee fasi di recessione.

I MOVIMENTI SOCIALI sono tentativi organizzativi. continui e collettivi compiuti da


individui relativamente privi di potere che si impegnano in azioni conflittuali ed
extraistituzionali, volte a promuovere oppure ostacolare il cambiamento.
Con azioni extraistituzionali si intendono boicottaggi e manifestazioni non violente,
ma possono spingersi fino all’insurrezione armata.
Molti movimenti sociali godono di appoggi all’interno del sistema politico: questo è
stato il caso del movimento operaio, che aveva nel partito socialista e comunista
referenti politici privilegiati.

Attraverso i movimenti sociali si entra in conflitto con chi esercita il potere. Questo
conflitto può essere modesto e breve, oppure violento e duraturo. D’altra parte, se
non vi è conflitto, un mutamento sociale non può avere luogo.
Il potere è la capacità di realizzare un obiettivo prefissato malgrado l’opposizione
altrui. Tramite l’ORGANIZZAZIONE, ovvero il coordinamento e la supervisione degli
sforzi di numerosi individui verso una specifica causa, gli attivisti riuniscono il
potere degli individui in una solida forza collettiva, mirata al cambiamento.
Chi occupa posizioni di potere e viene preso di mira da uno specifico movimento
sociale può opporsi in vari modi. Può incentivare atteggiamenti diffusi di cinismo,
fatalismo o apatia, che scoraggiano l’attivismo; può utilizzare sanzioni materiali o
politiche per premiare o punire singoli attivisti. Infine può ricorrere al controllo fisico,
arrestando, picchiando o addirittura giustiziando i membri dei movimenti sociali.

I movimenti sociali non dispongono di grandi quantità di denaro, ma sono in grado


di organizzare molte persone in una forza potente. I sostenitori aiutano un
movimento, e possono essere attivisti (sono coinvolti direttamente nella
pianificazione e realizzazione degli obiettivi) o simpatizzanti (forniscono un aiuto,
ma cin meni frequenza). Gli oppositori sono coloro che vengono messi sotto
pressione dal movimento, e i contromovimenti sono movimenti organizzati per
contrastarne le azioni.

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L’insieme dei mezzi utilizzati o a disposizione di un gruppo per avanzare


rivendicazioni ed esprimere l’identità del movimento è definito REPERTORIO DI
PROTESTA. Ci sono differenti logiche di protesta:
- Logica del danno: si esprime attraverso lo sciopero, il boicottaggio, e la violenza
- Logica dei numeri: è incentrata sul seguito numerico e si esprime attraverso
cortei, petizioni, referendum. mira alla mobilitazione di più persone possibili
- Logica della testimonianza: si basa sulla dimostrazione della propria fede e del
proprio impegno verso una causa giudicata di fondamentale importanza; si
esprime soprattutto mediante la disobbedienza civile e azioni non violente

Ci sono 3 fattori importanti del successo dei movimenti sociali: un messaggio


efficace, risorse adeguate e la presenza di opportunità.

MESSAGGIO EFFICACE: il cosiddetto FRAMING, ovvero l’atto di interpretare e


assegnare un significato a eventi e condizioni, al fine di plasmare il messaggio di
un movimento e l’identità collettiva che si sviluppa tra i suoi membri. L’obiettivo è
quello di ottenere appoggi per la propria causa

MOBILITAZIONE DI ADEGUATE RISORSE: La MOBILITAZIONE DELLE


RISORSE è il processi tramite il quale i movimenti sociali generano le forze
necessarie per la propria costituzione e conservazione. Si considerano la raccolta
di denaro, lo sviluppo di tattiche e strategie, la ricerca di militanti e la formazione di
leader

OPPORTUNITÀ POLITICHE: le OPPORTUNITÀ POLITICHE sono i fattori esterni a


un movimento sociale che possono influenzarne la nascita e il successo; l’ambiente
in cui un movimento sociale opera.

La maggior parte dei movimenti termina nella fase di finanziamento del movimento,
a causa di un’organizzazione inefficiente, che li porta a sciogliersi. Un movimento
può compiere progressi sostanziali, alla fine però, si avvia sempre verso il declino.
L’attivismo dei movimenti prende idee che spesso hanno origine ai margini della
società e le inserisce nella società tradizionale. Molti dei diritti fondamentali e dei
privilegi di cui godiamo oggi sono il risultato delle lotte degli attivisti che ci hanno
preceduti.

Distribuzione proibita | Scaricato da Edoardo Cutini (edoardocutini@hotmail.com)

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