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Arrigo Amadori
GDS
geometria differenziale delle superfici
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GDS di Arrigo Amadori
Introduzione...............................................................................4
1 Le curve................................................................................10
1.1 Il vettore tangente..........................................................12
1.2 Lunghezza.....................................................................16
1.3 Curvatura.......................................................................18
2 Le superfici...........................................................................20
2.1 Vettori tangenti ad una superficie..................................22
2.2 Campi vettoriali.............................................................35
2.3 Metrica..........................................................................39
2.3.1 Prodotto interno sul piano tangente. Tensore
metrico............................................................................40
2.3.2 Angolo fra due vettori del piano tangente.............48
2.3.3 Lunghezze su superficie. Elemento di linea..........50
2.3.4 Aree su superficie. Elemento di superficie............53
3 Le geodetiche........................................................................60
3.1 Rudimenti di calcolo variazionale.................................61
3.2 Geodetiche nello spazio euclideo tridimensionale
(approccio variazionale)......................................................67
3.3 Geodetiche sulle superfici (approccio variazionale).....70
3.4 Geodetiche sulle superfici (approccio vettoriale)..........77
3.4.1 Derivata covariante................................................78
3.4.2 Campo parallelo. Spostamento parallelo...............92
3.4.3 Geodetiche.............................................................97
4 Curvatura...............................................................................99
4.1 Curvatura gaussiana....................................................100
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GDS di Arrigo Amadori
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GDS di Arrigo Amadori
Introduzione.
L'aggettivo “differenziale” che si aggiunge alla parola
geometria sta ad indicare che in quella teoria
matematica si applicano alla geometria
(essenzialmente riguardante punti dello spazio) i
concetti e i metodi del calcolo differenziale. Tale
calcolo si basa essenzialmente sul concetto di
derivata, di differenziale e di vettore tangente. In
sintesi, si può dire che in geometria differenziale si
“esplorano” le figure (geometriche) essenzialmente
con vettori tangenti, perché con tali vettori, ogni linea
o superficie curva può essere, almeno localmente,
linearizzata, cioè considerata, approssimata, piana.
Le superfici sono sottoinsiemi di R 3 a due
dimensioni che, per semplicità e convenienza,
vogliamo siano lisce, regolari, cioè prive di punti
aguzzi, spigoli vivi, spiegazzamenti, lacerazioni ecc..
L'esigenza di regolarità è ovvia.
Le superfici sono insiemi di punti immersi in R 3 .
Per questo dobbiamo conoscere bene le proprietà di
tale spazio, che è lo spazio vettoriale reale
tridimensionale.
I punti (vettori) di R 3 sono le triple ordinate:
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a1
a=a 1, a 2, a 3 = a 2 ,(1)
a3
rappresentabili come vettori riga o colonna, con
a 1, a 2, a3 ∈R .
Figura 1
La base ortonormale canonica di R 3 è {e 1, e 2, e 3 } ,
dove:
e 1=1, 0, 0
e 2 =0, 1, 0 .(2)
e 3=0, 0, 1
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Figura 2
Per i vettori della base ortonormale vale la
condizione:
〈e i , e j 〉=i , j ,(3)
{
essendo i j =
1, i= j , con i , j =1,2,3
0, i≠ j
, la delta di
Kronecker.
Per i vettori di R 3 sono definite le seguenti
operazioni:
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a1 b1 a 1±b 1
()()( )
a±b= a2 ± b2 = a 2±b 2
a3 b3 a 3±b 3
(addizione e sottrazione)
a1 k a1
()( )
k a=k a2 = k a 2
a3 k a3
(moltiplicazione per uno scalare (k ∈R))
.
a1 b 1
( )( )
〈a , b〉=〈 a2 , b 2 〉=a 1 b1+a 2 b 2+a3 b 3
a3 b 3
( prodottointerno o scalare)
∣ ∣
a1 a 2 a 3
a×b= b 1 b 2 b 3
e1 e 2 e 3
( prodotto vettoriale)
(4)
Il prodotto interno può essere indicato anche con
a⋅b ed il prodotto vettoriale con a∧b .
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Figura 3
Abbiamo così definito tutte le proprietà di R3 che
dovremo usare.
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1 Le curve.
Prima di iniziare a parlare di superfici, occorre
introdurre le curve, le linee di R 3 , che sono oggetti
ad una dimensione (e che, come sempre, consideriamo
lisce, regolari, ecc.). Su di esse definiremo il concetto
di vettore tangente, di lunghezza e di curvatura e lo
faremo in modo sintetico e rapido, trattandosi di
concetti molto evidenti.
Una curva di R 3 è descrivibile da una data
parametrizzazione, cioè da una funzione vettoriale
α :(t 1 , t 2)⊆ R → R3 ( t 1 ,t 2 è un intervallo aperto)
(l'uso di una stessa lettera per indicare la curva e la
sua parametrizzazione non crea ambiguità).
Figura 1.1
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{
1 t 1=1 t
α(t ) o 2 t o 2=2 t (1.1)
3 t 3=3 t
3
(dove t ∈(t 1 , t 2)⊆ R ,(ξ1 , ξ2 , ξ 3)∈R ) o con altre
convenienti notazioni che eventualmente useremo nel
seguito e che saranno autoesplicative.
Ovviamente, una curva (come insieme di punti)
possiede infinite parametrizzazioni. Infatti, data una
parametrizzazione t , tramite la trasformazione
t=t , si ottiene la nuova parametrizzazione
t .
Definiamo ora il concetto di vettore tangente.
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Figura 1.2
Costruiamo i vettori t−t e
t−t
.
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Figura 1.3
Orbene, il vettore tangente ad una curva è definito
come:
α (t +ϵ)−α(t )
α̇(t )=lim ,(1.2)
ϵ →0 ϵ
dove il punto indica la derivata prima rispetto a t .
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Figura 1.4
Le componenti del vettore tangente sono:
̇1 t
̇t= ̇2 t (1.3)
̇3 t
essendo t =1 t , 2 t , 3 t .
Per le sempre presenti esigenze di regolarità,
supporremo che le derivate qui introdotte abbiano
tutte le proprietà necessarie. In particolare,
imporremo sempre che si abbia in ogni punto della
curva:
̇t ≠0 ,(1.4)
così da evitare indesiderabili singolarità (come sarà
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1.2 Lunghezza.
La lunghezza della curva t fra i punti t 1 e
t 2 è:
t2 t2
t1
√
=∫ ξ̇ + ξ˙ + ξ˙ dt =∫∥α̇(t )∥dt
2
1
2
2
2
3
t1
Figura 1.5
Se si sceglie una parametrizzazione per cui valga in
ogni punto ∥̇t ∥=1 , la lunghezza assume una
forma più semplice, esattamente:
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t2 t2
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1.3 Curvatura.
Consideriamo la curva t parametrizzata dalla
lunghezza, cioè per cui sia in ogni suo punto
∥α̇(t)∥=1 .
La curvatura in un punto della curva indica,
intuitivamente, quanto il vettore tangente cambia di
direzione. Se eseguiamo la derivata prima del vettore
tangente, cioè la derivata seconda della curva, (detta
anche accelerazione) otteniamo un vettore ̈t , che
è perpendicolare a ̇ t , la cui norma indica
appunto la curvatura della curva.
La perpendicolarità α̈(t )⊥ α̇(t ) è intuibile
geometricamente facendo il limite 0 osservando
il grafico :
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Figura 1.6
Esattamente, definiamo la curvatura k t di una
curva parametrizzata dalla lunghezza con il valore non
negativo:
k=∥α̈(t)∥ .(1.7)
Il fatto che ̈t ⊥ ̇t è dimostrabile esattamente
tenendo presente che per noi ∥̇t ∥=1 , da cui
d d
∥̇t ∥=0 e quindi ∥̇t ∥2=0 . Da ciò, si
dt dt
deduce:
d d
∥α̇ (t )∥2= 〈 α̇ (t), α̇(t )〉=
dt dt
(1.8)
=〈 α̈ (t), α̇(t )〉+〈 α̇(t), α̈(t )〉=
=2 〈 α̈(t ), α̇(t)〉=0
cioè:
〈 α̈(t ), α̇ (t)〉=0 (1.9)
che è equivalente a ̈ t ⊥ ̇t .
Se si parte da una qualsiasi parametrizzazione, non
necessariamente secondo la lunghezza, la formula che
definisce la curvatura è più complicata. Per i nostri
scopi, tale generalizzazione non è importante.
Siamo ora in grado di affrontare lo studio delle
superfici.
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2 Le superfici.
Una superficie S (che supponiamo liscia, regolare
ecc.) è un sottoinsieme di R 3 dotato di due
dimensioni. Per questo, ad una superficie è associabile
una funzione vettoriale, detta parametrizzazione,
x : A⊆R2 → R3 , dove A è un sottoinsieme aperto
di R 2 , dotata di tutti i crismi di regolarità.
Figura 2.1
Le parametrizzazioni di S sono ovviamente infinite.
Se ne scegliamo una, mettiamo x , i modi per
indicarla sono:
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{
1 u 1 , u 2 1=1 u 1 , u 2
x u 1 ,u 2 o 2 u 1 , u 2 o 2=2 u 1 , u 2 ,
3 u 1 , u 2 3=3 u 1 , u 2
(2.1)
dove (u1 , u2 )∈ A , od altre analoghe.
Una parametrizzazione determina sulla superficie un
sistema di coordinate locali in quanto ogni punto di
essa viene ad essere associato ad una coppia ordinata
(u1 , u2 ) Tramite la parametrizzazione x si viene
cioè ad avere:
u 1 , u 2 1 , 2 ,3 .(2.2)
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Figura 2.2
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1 u 1 t , u 2 t
t= 2 u 1 t , u 2 t .(2.3)
3 u 1 t , u 2 t
Fra le curve su S rivestono particolare importanza le
cosiddette linee (o curve) coordinate.
Consideriamo le rette di A⊆R2 :
α1= t e α2= ū 1 (2.4)
()
ū 2 t ()
dove ̄u1=costante e ̄u 2=costante .
Le corrispondenti curve su S sono:
ξ 1 (t , ̄u 2) ξ1 ( ̄u 1 , t)
( ) ( )
β1= ξ 2 (t , ̄u 2) e β2= ξ2 ( ̄u 1 , t) .(2.5)
ξ 3 (t , ̄u 2) ξ 3 ( ū 1 , t)
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Figura 2.3
Le curve β1 ,β2 sono quindi le linee coordinate su
S corrispondenti alle linee rette 1 , 2 su A .
Calcoliamo ora il vettore tangente ̇ t (vedi la
(2.3)). Si ha:
∂ ξ1 ∂ξ
( )
u̇ 1+ 1 u˙2
∂ u1 ∂ u2
∂ ξ2 ∂ξ
β̇(t )= u̇ 1+ 2 u˙2 (2.6)
∂ u1 ∂ u2
∂ ξ3 ∂ξ
u̇ 1+ 3 u˙2
∂ u1 ∂ u2
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∥ ∥
∂ ξ1 ∂ ξ1
∂ u1 ∂ u2
∂ ξ2 ∂ ξ2 u˙1
β̇(t )=
∂ u1
⋅
∂ u2 u˙2 ( ) (2.7)
∂ ξ3 ∂ ξ3
∂ u1 ∂ u2
dove l'operatore:
∥ ∥
∂ 1 ∂ 1
∂ u1 ∂ u2
∂ 2 ∂ 2
dx= (2.8)
∂ u1 ∂ u2
∂ 3 ∂ 3
∂ u1 ∂ u2
̇ t =dx⋅ u̇ 1
u̇ 2
.(2.9)
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Figura 2.4
La (2.6) può essere scritta anche come:
∂ 1 ∂ 1
∂ u1 ∂ u2
̇ t= u˙1 ∂ 2 u ∂ 2
˙2 (2.10)
∂ u1 ∂ u2
∂ 3 ∂ 3
∂ u1 ∂ u2
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∂ 1 ∂ 1
∂ u1 ∂ u2
x u = ∂ 2 e xu =
∂ 2
,(2.11)
∂ u1 ∂ u2
1 2
∂ 3 ∂ 3
∂ u1 ∂ u2
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Figura 2.5
Vediamo ora il profondo significato geometrico dei
vettori x u , x u .
1 2
̇ 1= 1 e ̇ 2= 0 .(2.14)
0 1
I corrispondenti vettori tangenti su S sono:
0 1
1
dx⋅ 1 = x u e dx⋅ 0 = x u (2.15) 2
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Figura 2.6
x , x
I vettori u u rivestono un ruolo fondamentale
1 2
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∂ ξ1 ∂ ξ1
( )( )
∂ u1 ∂ u2
∣ ∣
ξ1,1 ξ2,1 ξ 3,1
∂ ξ2 ∂ ξ2
× = ξ1,2 ξ2,2 ξ 3,2 =
∂ u1 ∂ u2
e1 e2 e3
∂ ξ3 ∂ ξ3
∂ u1 ∂ u2
=e 1
∣ ∣ ∣
ξ 2,1 ξ 3,1
ξ 2,2 ξ 3,2
ξ
∣ ∣ ξ
ξ 1,2 ξ3,2 ∣
ξ
−e 2 1,1 3,1 +e 3 1,1 2,1 =
ξ
ξ1,2 ξ2,2
=e 1 (ξ2,1 ξ3,2 −ξ 3,1 ξ 2,2 )+
−e 2 (ξ1,1 ξ3,2 −ξ 3,1 ξ 1,2 )+
+e 3 (ξ1,1 ξ2,2 −ξ2,1 ξ1,2 )≠0
(2.17)
per cui deve essere:
ξ 2,1 ξ 3,2−ξ 3,1 ξ 2,2≠0
o
ξ 1,1 ξ 3,2−ξ 3,1 ξ 1,2≠0 .(2.18)
o
ξ 1,1 ξ 2,2−ξ 2,1 ξ 1,2≠0
Se si osserva il differenziale dx con il suddetto
simbolismo:
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∥ ∥
ξ 1,1 ξ 1,2
dx= ξ 2,1 ξ 2,2 ,(2.19)
ξ 3,1 ξ 3,2
si nota facilmente che la condizione (2.18) equivale ad
affermare che dx è di rango 2 , come è giusto che
sia, perché lo spazio trasformato di R 2 tramite dx
è (e deve essere) di dimensione due (cioè un piano di
R 3 , che è appunto il piano tangente ad S ).
Abbiamo fin qui visto che {x u , x u } costituisce una
1 2
31
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∂ ξ1 ∂ ξ1
( )( )
∂ u1 ∂ u2
∂ ξ2 ∂ ξ2
xu ×x u = × =
∂ u1 ∂ u2
1 2
∂ ξ3 ∂ ξ3
∂ u1 ∂ u2
( )( )
∂ ξ1
+ +
∂u ' 1 ∂u 1 ∂ u ' 2 ∂ u1 ∂ u ' 1 ∂ u2 ∂ u ' 2 ∂ u2
∂ ξ2 ∂ u ' 1 ∂ ξ2 ∂u '2 ∂ ξ 2 ∂ u '1 ∂ξ 2 ∂u ' 2
= + × + =
∂u ' 1 ∂u 1 ∂ u ' 2 ∂ u1 ∂ u ' 1 ∂ u2 ∂ u ' 2 ∂ u2
∂ ξ3 ∂ u ' 1 ∂ ξ3 ∂u '2 ∂ ξ 3 ∂ u '1 ∂ ξ 3 ∂u ' 2
+ +
∂u ' 1 ∂u 1 ∂ u ' 2 ∂ u1 ∂ u ' 1 ∂ u2 ∂ u ' 2 ∂ u2
[ ( ) ( )] [ ( ) ( )]
∂ ξ1 ∂ ξ1 ∂ ξ1 ∂ ξ1
∂u ' 1 ∂u' 2 ∂ u'1 ∂ u'2
∂ u'1 ∂ ξ2 ∂ u'2 ∂ ξ2 ∂ u' 1 ∂ ξ2 ∂ u'2 ∂ ξ2
= + × + =
∂u1 ∂u ' 1 ∂u 1 ∂u' 2 ∂u 2 ∂ u'1 ∂u 2 ∂ u'2
∂ ξ3 ∂ ξ3 ∂ ξ3 ∂ ξ3
∂u ' 1 ∂u' 2 ∂ u'1 ∂ u'2
∂ ξ1 ∂ξ 1
( )( )
∂u' 1 ∂ u' 2
∂u ' 1 ∂ u ' 2 ∂ u ' 2 ∂u '1 ∂ ξ 2 ∂ξ 2
=( − ) × =
∂ u 1 ∂u 2 ∂u 1 ∂ u2 ∂u' 1 ∂ u' 2
∂ ξ3 ∂ ξ3
∂u' 1 ∂ u' 2
=J⋅x u ' × x u'
1 2
(2.21)
dove J è lo jacobiano della trasformazione di
32
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coordinate.
Siccome la trasformazione è regolare, si ha J ≠0
per cui x u ' × x u ' ≠0 . Si deduce quindi che i vettori
1 2
Figura 2.7
Calcoliamo, infine, l'equazione del piano tangente
T p S ad S , parametrizzata dalla
{
1=1 u 1 , u 2
2=2 u 1 , u 2 , nel suo punto p= p 1 , p 2 , p 3
3=3 u 1 , u 2
corrispondente ad un certo punto di A .
Un generico punto q di T p S è definito come:
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q= pa 1 x u a 2 x u
1
,(2.22)
2
{
∂ξ ∂ξ
η1= p1+a1 1 ( p)+a2 1 ( p)
∂ u1 ∂ u2
∂ξ ∂ξ
η2= p2+a1 2 ( p)+a2 2 ( p) (2.23)
∂ u1 ∂ u2
∂ξ ∂ξ
η3= p3+a1 3 ( p)+a2 3 ( p)
∂ u1 ∂ u2
dove i parametri sono a 1 , a 2 (le parentesi indicano
che le derivate si calcolano in p ).
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X =a 1 (u1, u2 )x u +a 2 (u 1, u2 )x u (2.24)
1 2
Figura 2.8
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(2.25)
dove i vettori tangenti x u , x u vanno calcolati lungo
1 2
la curva.
Figura 2.9
Dato un campo vettoriale X su S , ci possiamo
domandare quali siano le curve su S in ogni punto
delle quali i vettori tangenti coincidano con i vettori
del campo vettoriale. Tali curve sono dette traiettorie
del campo vettoriale e questo problema generalizza,
36
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Figura 2.10
Scriviamo l'equazione differenziale delle traiettorie di
un campo vettoriale X .
Poiché X =a 1 u 1 , u 2 x u a 2 u1 , u 2 x u e
1 2
la:
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Figura 2.11
Questa corrispondenza viene chiamata flusso del
campo vettoriale.
38
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2.3 Metrica.
I vettori tangenti ad una superficie la linearizzano. Per
questo motivo, è evidente che il piano tangente riveste
un ruolo fondamentale nella creazione della metrica
della superficie. In particolare, i vettori tangenti
x u , x u costituiscono gli oggetti di base della
1 2
39
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Figura 2.12
Il loro prodotto interno è:
〈a ,b〉=〈 a1 x u +a2 x u , b 1 x u +b2 x u 〉=
1 2 1 2
=a1 b 1 〈 x u , x u 〉+a 1 b 2 〈 x u , x u 〉+
1 1 1 2
(2.27)
+a2 b 1 〈 x u , x u 〉+a 2 b 2 〈x u , x u 〉
2 1 2 2
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∂ ξ1 2 ∂ ξ2 2 ∂ ξ 3 2
g 11=〈 x u , x u 〉=( ) +( ) +( )
1 1
∂ u1 ∂ u1 ∂ u1
g12 =g 21 =〈 x u , x u 〉=〈 x u , x u 〉=
1 2 2 1
∂ ξ ∂ ξ ∂ ξ ∂ ξ2 ∂ ξ3 ∂ ξ3 (2.28)
= 1 1+ 2 +
∂ u1 ∂ u 2 ∂ u1 ∂ u 2 ∂ u 1 ∂ u2
∂ ξ1 2 ∂ ξ2 2 ∂ ξ3 2
g 22=〈 x u , x u 〉=( ) +( ) +( )
2 2
∂ u2 ∂ u2 ∂ u2
Le grandezze g ij costituiscono il cosiddetto tensore
metrico (sul profondo significato della definizione di
“tensore” accenneremo a livello introduttivo in
seguito) che è esprimibile in forma matriciale come:
g ij=
∥ g 11 g 12
g 21 g 22 ∥ .(2.29)
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〈a ,b〉=
=a1 b 1 g 11+a 1 b 2 g 12 +a 2 b1 g21 +a2 b2 g 22=
2 (2.30)
= ∑ a i b j gij
i , j=1
42
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Figura 2.13
Le definizioni dei tensori metrici sono:
g ij =〈 x u , x u 〉 e g ' ij =〈 x u ' , x u ' 〉 .(2.32)
i j i j
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∂ ξ1 ∂ ξ1 ∂ u ' 1 ∂ ξ1 ∂ u' 2
( )( )
+
∂ u1 ∂ u' 1 ∂ u1 ∂ u' 2 ∂ u 1
∂ ξ2 ∂ ξ2 ∂ u ' 1 ∂ ξ2 ∂ u' 2
xu = = + =
1
∂ u1 ∂ u' 1 ∂ u1 ∂ u' 2 ∂ u 1
(2.33)
∂ ξ3 ∂ ξ3 ∂ u ' 1 ∂ ξ3 ∂ u' 2
+
∂ u1 ∂ u' 1 ∂ u1 ∂ u' 2 ∂ u 1
∂ u '1 ∂ u' 2
= xu ' + x
∂ u1 1
∂ u1 u ' 2
e:
∂ ξ1 ∂ ξ1 ∂ u ' 1 ∂ ξ1 ∂ u' 2
( )( )
+
∂ u2 ∂ u' 1 ∂ u2 ∂ u' 2 ∂ u 2
∂ ξ2 ∂ ξ2 ∂ u ' 1 ∂ ξ2 ∂ u' 2
xu = = + =
2
∂ u2 ∂ u' 1 ∂ u2 ∂ u' 2 ∂ u 2
.(2.34)
∂ ξ3 ∂ ξ3 ∂ u ' 1 ∂ ξ3 ∂ u' 2
+
∂ u2 ∂ u' 1 ∂ u2 ∂ u' 2 ∂ u 2
∂ u '1 ∂ u' 2
= xu ' + x
∂ u2 1
∂ u2 u ' 2
Di conseguenza, si ricava:
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Figura 2.14
Calcoliamo l'angolo fra i due vettori a , b . Dal
calcolo vettoriale si ha:
〈a , b〉=∥a∥⋅∥b∥⋅cos (2.41)
per cui:
2
〈a ,b〉
∑ ai b j gij
i , j=1
cos α= = .(2.42)
√∑ √∑
∥a∥⋅∥b∥ 2 2
ai a j gij⋅ b i b j gij
i, j=1 i , j=1
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Figura 2.15
La lunghezza l dell'arco di curva corrispondente
ai valori del parametro t =t 1, t=t 2 è (vedi la (1.5)):
√
t2 t2 t2 2 2 2
d ξ1 dξ dξ
l=∫ ds=∫ √d ξ 21+d ξ 22+d ξ 23=∫ ( ) +( 2 ) +( 3 ) dt =
t1 t1 t1
dt dt dt
√
t2 2
∂ ξ1 ∂ ξ1 ∂ ξ2 ∂ ξ2 2 ∂ ξ3 ∂ ξ3 2
=∫ (
∂u1
u̇ 1+
∂ u2
u˙2 ) +(
∂ u1
u˙1+
∂u2
u˙2) +(
∂u1
u˙1+ u̇ ) dt=
∂u2 2
.
t1
√
t2 t2 2
=∫ √g 11 u˙1 +2 g 12 u˙1 u˙2+ g22 u˙2 dt =∫
2 2
∑ gij u̇i u̇ j dt
t1 t1 i, j=1
(2.43)
50
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√∑
2
= g ij dui du j
i, j=1
ed il suo quadrato:
2
2
ds = ∑ g ij du i du j .(2.45)
i , j=1
Figura 2.16
51
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(2.46)
avendo utilizzato la (2.40) che è appunto la formula
della trasformazione del tensore metrico. L'elemento
(quadro) di linea ds 2 ha quindi la stessa forma in
tutte le parametrizzazioni.
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Figura 2.17
Chiamiamo C tale area.
Per calcolare l'area sulla superficie abbiamo bisogno
di definire su di essa, in un dato punto, un opportuno
elemento di superficie che si troverà sul piano
tangente T p S .
Osserviamo il grafico:
53
GDS di Arrigo Amadori
Figura 2.18
Il vettore dS è definito così:
dS =[dx⋅ du1 ]×[dx⋅ 0
0
du2
]=
∂ 1 ∂ 1
∂ u1 ∂ u2
=[ ∂ 2 du1 ]×[ ∂ 2 du ]= x × x ⋅du du
2 u u 1 2
∂ u1 ∂ u2
1 2
∂ 3 ∂ 3
∂ u1 ∂ u2
(2.47)
e la sua norma vale:
54
GDS di Arrigo Amadori
= ∥x u ∥ ∥x u ∥ −〈 x u , x u 〉 2 du1 du2=
1
2
2
2
1 2
= 〈 x u , x u 〉〈 x u , x u 〉−〈 x u , x u 〉 2 du1 du 2=
1 1 2 2 1 2
.
= g 11 g 22− g 212 du1 du 2=
(2.51)
Questa formula indica il valore dell'area del
parallelogramma formato dai due vettori infinitesimi
55
GDS di Arrigo Amadori
dx⋅ du1 , dx⋅
0
0
du2
che sono i trasformati
secondo la parametrizzazione x dei vettori
du1 , 0
0 du 2
di R2 .
56
GDS di Arrigo Amadori
Figura 2.19
L'invarianza dell'area si traduce nella formula:
(2.54)
D'altra parte, dalla (2.21) abbiamo:
x u × x u = J⋅x u ' × x u ' ,(2.55)
1 2 1 2
∣ ∣
∂u '1 ∂u '1
∂ u1 ∂ u2
dove J = è lo jacobiano della
∂u '2 ∂u '2
∂ u1 ∂ u2
trasformazione delle coordinate.
Dalla (2.51) abbiamo anche:
57
GDS di Arrigo Amadori
(2.56)
Si ricava allora:
det gij =∣J∣ det g ' ij .(2.57)
Per il noto teorema del calcolo integrale riguardante il
cambio di coordinate si ha:
(2.58)
∣ ∣
∂ u1 ∂ u1
−1 ∂u '1 ∂u '2
dove J = è lo jacobiano della
∂ u2 ∂ u2
∂u '1 ∂u '2
trasformazione inversa delle coordinate.
Allora, sostituendo la (2.57) nella (2.58) e tenendo
presente che J⋅J −1=1 , si ottiene alla fine:
B' B'
(2.59)
58
GDS di Arrigo Amadori
59
GDS di Arrigo Amadori
3 Le geodetiche.
Le geodetiche, in linea di principio, sono le linee di
minima lunghezza che possono essere tracciate fra
due punti dati. E' chiaro quindi che, in R 3 , le
geodetiche sono le linee rette. La richiesta di “minima
lunghezza” può addirittura essere usata per definire
cosa sia una retta.
Su una superficie S le geodetiche saranno allora le
linee di minima lunghezza e tali enti costituiscono a
tutti gli effetti l'analogo delle rette in R 3 .
L'importanza delle geodetiche è perciò evidente: esse
costituiscono, assieme al piano tangente, gli oggetti di
base della teoria delle superfici.
La definizione di geodetica su una superficie è, però
matematicamente complicata. Si possono seguire due
approcci (e noi li mostreremo entrambi, privilegiando,
però, per ovvi motivi di coerenza con il resto di
quest'opera, il secondo): l'approccio variazionale e
l'approccio vettoriale.
Per l'approccio variazionale, dovremo utilizzarne i
concetti di base che introduciamo ad hoc.
60
GDS di Arrigo Amadori
Figura 3.1
D'altra parte, lo sviluppo in serie di Taylor di f x a
partire dal punto x 0 (che è l'estremante relativo) è:
f (x)=
1 2 .
=f (x 0 )+(x−x 0)f ' (x 0 )+ ( x− x 0) f ' ' (x 0 )+…
2
(3.2)
61
GDS di Arrigo Amadori
62
GDS di Arrigo Amadori
d
dove q̇t= qt .
dt
Sviluppiamo la (3.6) in serie di Taylor.
Si ha:
t2
∂L ∂L
l l=∫ [ Lq , q̇ q q̇ ]dt .(3.7)
t1 ∂q ∂ q̇
E' chiaro, allora, che la variazione prima di l l ,
che chiamiamo l , vale:
t2
∂L ∂L
l=∫ q q̇ dt (3.8)
t1 ∂q ∂ q̇
63
GDS di Arrigo Amadori
t 1
[
∫ q ∂∂ Lq dt q ∂∂ Lq̇ ] t1
−∫ q
t1
d ∂L
dt ∂ q̇
dt=0 .
(3.12)
t2
Il termine [ q
∂L
∂ q̇ ] t1
, per la (3.5), è nullo per cui si
ottiene:
64
GDS di Arrigo Amadori
t2 t2
ovvero:
t2
65
GDS di Arrigo Amadori
66
GDS di Arrigo Amadori
l=∫ ˙12̇22 ̇23 dt (3.17)
t1
per cui:
L= ˙12̇22 ̇23 (3.18)
(si noti che L dipende ora da più variabili).
Poiché:
∂L ˙ 1
= 1
∂ ˙1 L
∂L ˙ 1
= 2
∂ ̇2 L (3.19)
∂L ˙ 1
= 3
∂ ˙3 L
e:
67
GDS di Arrigo Amadori
∂L
=0
∂ 1
∂L
=0
∂ 2 ,(3.20)
∂L
=0
∂ 3
{
d 1
̇1 =0
dt L
d 1
̇2 =0 (3.21)
dt L
d 1
̇3 =0
dt L
da cui, nell'ipotesi che L=costante (vedi prossimo
paragrafo):
{
̇1=c 1
˙2=c 2 ,(3.22)
̇3=c 3
dove c 1, c 2, c3 sono tre costanti, ed infine:
68
GDS di Arrigo Amadori
{
1=c 1 td 1
2=c 2 td 2 ,(3.23)
3=c 3 td 3
dove d 1, d 2, d 3 sono altre tre costanti che, assieme
alle precedenti, costituiscono i valori iniziali del
problema.
Questa è l'equazione parametrica della retta cercata.
Abbiamo così dimostrato che le rette di R3
minimizzano le distanze fra coppie di punti e quindi
che sono le geodetiche dello spazio euclideo. Questo
risultato può essere generalizzato a spazi euclidei di
ogni dimensione.
Sottolineiamo anche il fatto ovvio che una retta ha
accelerazione nulla in ogni suo punto (e quindi
curvatura nulla ovunque).
69
GDS di Arrigo Amadori
∑
2
l=∫ g ij u̇ i u˙ j dt (3.24)
t1 i , j=1
per cui:
∑
2
L= g ij u̇ i u˙ j .(3.25)
i , j=1
Le derivate di L sono:
2
∂L 1
= ∑ g u˙ (3.26)
∂ u̇ i L j=1 ij j
e:
2
∂L 1
= ∑ g u̇ u˙ ,(3.27)
∂ u i 2 L j , k=1 jk , i j k
∂ g jk
essendo g jk , i = .
∂ ui
L'equazione di Eulero-Lagrange (3.16) diventa per
questo problema:
2 2
d 1 1
∑ g ij u̇ j = ∑ g jk , i u˙ j u˙k ,(3.28)
dt L j=1 2L j , k=1
70
GDS di Arrigo Amadori
con i=1, 2 .
Questo sistema di equazioni differenziali del secondo
ordine nelle incognite u 1 t , u 2 t fornisce, nelle
suddette coordinate locali, l'equazione parametrica
delle geodetiche della superficie.
Trattandosi di equazioni del secondo ordine, le
condizioni iniziali sono:
u 1 t 0 , u 2 t 0
(3.29)
u˙1 t 0 , u˙2 t 0
per un fissato valore iniziale t 0 del parametro.
Si noti che abbiamo perso l'informazione relativa ai
valori del parametro t 1 , t 2 scritti all'inizio. Questo
non comporta alcun problema. Dato un punto iniziale
u 1 t 0 , u 2 t 0 e una velocità iniziale
u̇ 1 t 0 , u˙2 t 0 , la geodetica viene determinata
univocamente.
71
GDS di Arrigo Amadori
Figura 3.2
Cambiando i valori iniziali, le geodetiche cambiano di
conseguenza.
Figura 3.3
L'equazione della geodetica è fornita in coordinate
72
GDS di Arrigo Amadori
73
GDS di Arrigo Amadori
Si ha:
2 2
d
Ai =
dt
∑ gij u̇ j =∑ ( g˙ij u̇ j +gij ü j)=
j=1 j =1
2 2
=∑ [( ∑ gij , k u˙k ) u˙ j+g ij ü j]=
j=1 k=1
2
=∑ [(gij ,1 u̇1+gij ,2 u̇2) u̇ j+gij ü j ]=
j=1 .
2
=∑ (gij ,1 u˙1 u̇ j+gij ,2 u̇2 u̇ j+gij ü j )=
j=1
=gi1 ,1 u˙1 u̇1+g i1,2 u̇2 u̇1+gi1 u¨1+gi2 ,1 u˙1 u̇2+g i2,2 u˙2 u̇2+g i2 ü2=
2 2
=∑ gij ü j + ∑ g ik , j u̇ j u̇k
j=1 j , k=1
(3.33)
Sostituendo ed ordinando, la (3.32) diventa:
2 2
1
∑ g ij ü j ∑ g ik , j − g jk , i u˙ j u˙k =0 (3.34)
2
j=1 j , k=1
{
g 11 ü1 g 12 u¨2=−C 1
g 21 u¨1 g 22 u¨2=−C 2
.(3.36)
74
GDS di Arrigo Amadori
{
−C 1 g 22 C 2 g 12
u¨1=
det g ij
(3.37)
C 1 g 21−C 2 g 11
ü 2=
det g ij
che, reintroducendo l'indice i , diventa (con un
semplice calcolo):
2 2
ü i ∑ [∑ g il g lk , j − 12 g jk , l ] u˙ j u̇k =0 ,(3.38)
j , k=1 l =1
dove:
g =
ij 1
∥ g 22 −g 12
det g ij −g 21 g 11 ∥ (3.39)
è la matrice inversa di g ij .
Ora facciamo un “salto in avanti” introducendo i
cosiddetti simboli di Christoffel (li ricaveremo
analiticamente più avanti, durante l'approccio
vettoriale del problema delle geodetiche):
2
1 ∂g ∂ g ∂ g jk il
jk = ∑ [ kl lj −
i
g ] .(3.40)
2 l=1 ∂ u j ∂ u k ∂ u l
E' facile verificare che la (3.38) può essere scritta
come:
75
GDS di Arrigo Amadori
2
üi + ∑ Γijk u̇ j u˙k =0 .(3.41)
j , k=1
76
GDS di Arrigo Amadori
77
GDS di Arrigo Amadori
78
GDS di Arrigo Amadori
79
GDS di Arrigo Amadori
ed ha norma unitaria.
Vale anche la relazione (vedi la (2.51))
∥x u × x u ∥= det g ij per cui il vettore N è dato
1 2
da:
x u × xu
N= .(3.45) 1 2
det gij
I vettori {x u , x u , N } costituiscono una base di R 3 .
1 2
dA
Proponiamoci di trovare le componenti di
dt
rispetto a tale base per cui, le componenti rispetto a
x u , x u saranno le componenti della derivata
1 2
covariante cercata.
dA
Scomponiamo nella base {x u , x u , N } .
dt 1 2
Si ha:
dA d
= (a x +a2 x u )=ȧ1 x u +a1 x˙u +ȧ2 x u +a2 x˙u =
dt dt 1 u 1 2 1 1
, 2 2
(3.46)
dove abbiamo posto:
80
GDS di Arrigo Amadori
2
∂ 1 ∂ 1
∂ u1 ∂ u 21
2
xu u =
∂
xu =
∂ ∂ 2 = ∂ 2 = 1,11
∂ u1 ∂ u1 2,11
∂ u 21
1 1 1
∂ u1
3,11
∂ 3 ∂ 2 3
∂ u1 ∂ u 21
1,12
∂
xu u = x = 2,12 .
1
∂ u2 u
2 1
3,12
1,21
∂
xu u = x = 2,21
2
∂ u1 u
1 2
3,21
1,22
∂
xu u = x = 2,22
2
∂ u2 u
2 2
3,22
(3.47)
Si noti che:
x u u = x u u .(3.48)
1 2 2 1
81
GDS di Arrigo Amadori
dA
Osservando la (3.46), la scomposizione di nella
dt
base {x u , x u , N } si riduce alla scomposizione dei
1 2
modo:
x u u =B11 x u B 12 x u B 13 N
1 1 1 2
x u u = B21 x u B 22 x u B 23 N
1 2 1 2
,(3.49)
x u u =B31 x u B 32 x u B 33 N
2 1 1 2
x u u = B41 x u B 42 x u B 43 N
2 2 1 2
dove B 21 = B 31 , B 22 = B 32 e B 23 = B 33 .
La (3.46) diventa quindi (con un semplice calcolo e
raccogliendo opportunamente):
dA
=(a˙1 +a1 u˙1 B 11+a1 u˙2 B21 +a2 u˙1 B31 +a2 u˙2 B41 ) x u +
dt 1
+(a˙2 +a1 u˙1 B 12+a1 u˙2 B22 +a2 u˙1 B32 +a2 u˙2 B42 ) x u + ,
2
+(…) N
(3.50)
dove non indichiamo esplicitamente la componente
rispetto a N perché non ci interessa.
La derivata covariante del campo vettoriale
A=a 1 x u a 2 x u rispetto alla curva = x , per
1 2
82
GDS di Arrigo Amadori
DA
=( a˙1+a1 u̇1 B11 +a1 u˙2 B 21+a2 u˙1 B31 +a2 u˙2 B 41 ) xu +
dt 1
+(a˙2 +a1 u˙1 B 12+a1 u˙2 B22 +a2 u˙1 B32 +a2 u˙2 B42 ) x u
2
(3.51)
(si noti la “D” maiuscola nel simbolo di derivata
covariante) ovvero, più sinteticamente:
2 2
DA
= a˙1 ∑ a i u˙ j 1ij x u ȧ 2 ∑ a i u̇ j 2ij x u ,
dt i , j=1
1
i , j=1
2
(3.52)
dove:
111 =B11 ; 112 =B 21 ; 121 = B 31 ; 122= B 41
(3.53)
211= B12 ; 212= B 22 ; 221 = B 32 ; 222= B 42
1 1 2 2
con 12 = 21 e 12 = 21 , perché B 21 = B 31 e
B 22 = B 32 .
La definizione della derivata covariante (3.52) è
sicuramente il punto più importante ed innovativo
dell'intera geometria differenziale in quanto la
possibilità di calcolare le derivate sulle superfici in
funzione delle sole coordinate locali permette di
estendere appieno la potenza del calcolo differenziale
alle suddette, restando su di esse, senza la necessità di
distaccarsene.
i
I termini jk sono i già noti simboli di Christoffel.
83
GDS di Arrigo Amadori
α , β, γ∈R .
() () () ()
Siano a= a 2 , b= b 2 , c= c 2 , d= d 2 ∈R e
a3 b3 c3 d3
3
Allora vale:
∣ ∣
a 1 b1 c1
a 2 b 2 c 2 =〈 a×b , c〉 (3.54)
a 3 b3 c 3
e:
84
GDS di Arrigo Amadori
〈a×b ,c×d 〉= ∣ ∣
〈a , c〉 〈 a , d 〉
〈b , c〉 〈 b , d 〉
.(3.55)
{
〈d ×b , c〉
=
〈a×b , c〉
〈a×d , c〉
= .(3.57)
〈a×b ,c 〉
〈a×b , d 〉
=
〈 a×b , c〉
Occorrono anche le seguenti formule:
85
GDS di Arrigo Amadori
∂ 1
〈x , x u 〉=2 〈x u u , x u 〉 → 〈 x u u , x u 〉= g 11,1
∂u 1 u 1 1 1 1
2
1 1 1 1
∂ 1
〈x , x u 〉=2 〈x u u , x u 〉 → 〈 x u u , x u 〉= g 11,2
∂u 2 u 1 1 1 2
2
1 1 2 1
∂ 1
〈x , x u 〉=2 〈x u u , x u 〉 → 〈 x u u , x u 〉= g 22,1
∂u 1 u 2 2 2 1
2
2 1 2 2
∂ 1
〈x , x u 〉=2 〈x u u , x u 〉 → 〈 x u u , x u 〉= g 22,2
∂u 2 u 2 2 2 2
2
2 2 2 2
∂
〈x , x 〉=〈 x u u , xu 〉+〈 x u , x u u 〉=
∂u 1 u u 1 2 1 1 2 1 1 2
1 ∂ 1
=〈 xu u , xu 〉+ 〈 x u , x u 〉 → 〈x u u , x u 〉=g 12,1− g11,2
1 1 2
2 ∂u2 1 1
2 1 1 2
∂
〈x , x 〉=〈 xu u , xu 〉+〈 x u , x u u 〉=
∂u 2 u u 1 2 2 1 2 1 2 2
1 ∂ 1
= 〈 x u , x u 〉+〈 x u , x u u 〉 → 〈x u , x u u 〉=g12,2− g22,1
2 ∂u1 2 2 1 2 2
2 1 2 2
(3.58)
Ritorniamo ora alla (3.49). Da essa si ricava
(utilizzando le suddette formule):
86
GDS di Arrigo Amadori
〈 xu u ×x u , N 〉 〈 xu u × xu , xu ×xu 〉
B 11= 1 1 2
= = 1 1 2 1 2
〈 xu ×xu , N 〉
1
〈 xu ×x u , x u ×x u 〉
2 1 2 1 2
〈 x u u ×xu , xu ×x u 〉 1
= 1 1
=
2
〈 x ×xu , xu ×x u 〉=
1 2
∥x u ×xu ∥2
det (gij ) u u 1 1 2 1 2
1 2
=
1
∣
〈 x u u , x u 〉 〈 x u u , xu 〉
1 1
det (gij ) 〈 xu , xu 〉 〈 xu , xu 〉
2
=
1
1 1 1
2 2
2
∣
1
= (〈 x , x 〉 g −〈 xu u , xu 〉 g12 )=
det (gij ) u u u 22 1 1 1 1 1 2
1 1
= g11 g11,1+g12 (g12,1 − g11,2 )
2 2
(3.59)
〈 x u ×xu u , N 〉 1
B12= 1
= 〈 x ×x u u , xu ×x u 〉=
1 1
〈 xu ×x u , N 〉 det (gij ) u
1 2
1 1 1 1 2
=
1
∣
〈 xu , xu 〉 〈 x u , x u 〉 1
det (gij ) 〈 x u u , x u 〉 〈 x u u , xu 〉
1 1
= 1
1 1 1
1 2
2
∣
1
= (〈 x , x 〉 g −〈 xu u , xu 〉 g 12 )=
det (gij ) u u u 11 1 1 2 1 1 1
22 1 1 12
=g ( g12,1− g11,2 )+ g g11,1
2 2
(3.60)
87
GDS di Arrigo Amadori
〈 x u u ×x u , N 〉 1
B 21=B 31= 1 2
= 2
〈 x ×x u , x u ×x u 〉=
〈x u ×x u , N 〉 det ( gij ) u u
1 2
1 2 2 1 2
=
1
∣ 〈 x u u , x u 〉 〈x u u , x u 〉
1 2 1
det (gij ) 〈 xu , x u 〉 〈 x u , x u 〉
2 1
2
=
2
1
2
2
∣
1
= (〈 x , x 〉 g −〈x u u , x u 〉 g12 )=
det (gij ) u u u 22
1 2 1 2 1 2
1 1
= g11 g11,2+ g 12 g 22,1
2 2
(3.61)
〈 x u ×x u u , N 〉 1
B 22=B 32= 1
=
1 2
〈 x ×x u u , x u ×x u 〉=
〈x u ×x u , N 〉 det ( gij ) u
1 2
1 1 2 1 2
=
1
∣ 〈 xu , x u 〉 〈 x u , x u 〉
1 1
det (gij ) 〈 x u u , x u 〉 〈x u u , x u 〉
1 2 1 1
= 1
2
2
2
∣
1
= (〈 x , x 〉 g −〈x u u , x u 〉 g12 )=
det (gij ) u u u 11
2 1 2 1 2 1
1 1
= g22 g22,1 + g 12 g11,2
2 2
(3.62)
88
GDS di Arrigo Amadori
〈 x u u × xu , N 〉 1
B 41 = 2 2 2
= 〈 x ×x u , x u ×xu 〉=
〈 x u ×xu , N 〉
1 2
det ( gij) u u 2 2 2 1 2
=
1
∣
〈 x u u , xu 〉 〈 x u u , xu 〉
2 2
det (gij ) 〈 xu , xu 〉 〈 x u , xu 〉
2 1
1
= 2
2
2
2
2
∣
1
= (〈 x , x 〉 g −〈 xu u , x u 〉 g12 )=
det (gij ) u u u 22 2 2 1 2 2 2
11 1 1 12
=g ( g12,2− g22,1 )+ g g22,2
2 2
(3.63)
〈 xu ×x u u , N 〉 1
B42 = 1 2 2
= 〈 x ×xu u , x u × xu 〉=
〈 x u ×xu , N 〉 det ( gij) u
1 2
1 2 2 1 2
=
1
∣
〈 xu , xu 〉 〈 x u , x u 〉
1 1
det (gij ) 〈 x u u , xu 〉 〈 x u u , xu 〉
2 2 1
=
2
1
2
2
2
∣ .
1
= (〈 x , x 〉 g −〈 xu u , x u 〉 g12 )=
det (gij ) u u u 11 2 2 2 2 2 1
1 22 12 1
= g g22,2+g (g12,2 − g22,1 )
2 2
(3.64)
I simboli di Christoffel diventano infine (vedi (3.53)):
89
GDS di Arrigo Amadori
1 1
Γ111 = g 11 g 11,1+g 12 (g12,1− g 11,2)
2 2
1 1
Γ112 =Γ121= g 11 g 11,2+ g12 g22,1
2 2
1 1
Γ122 =g 11 (g 12,2− g22,1)+ g12 g 22,2
2 2
,(3.65)
1 1
Γ211 =g 22 (g 12,1− g11,2)+ g12 g 11,1
2 2
1 1
Γ212 =Γ 221= g 22 g 22,1+ g12 g11,2
2 2
2 1 22 12 1
Γ22 = g g 22,2+g (g12,2− g 22,1)
2 2
ovvero, più sinteticamente (come già definiti nella
3.40)):
2
1 ∂g ∂ g ∂ g jk il
jk = ∑ [ kl lj −
i
g ] .(3.66)
2 l=1 ∂ u j ∂ u k ∂ u l
La definizione di derivata covariante è così espletata.
Riportiamone, a mo' di riepilogo, anche la formula
(vedi (3.52)):
2 2
DA
= a˙1 ∑ a i u˙ j 1ij x u ȧ 2 ∑ a i u̇ j 2ij x u .
dt i , j=1
1
i , j=1
2
(3.67)
90
GDS di Arrigo Amadori
91
GDS di Arrigo Amadori
Figura 3.5
Un campo vettoriale parallelo lungo una curva è un
campo vettoriale che, lungo la suddetta curva, ha in
ogni punto derivata covariante nulla.
Un campo parallelo A=a 1 x u a2 x u lungo la curva
1 2
92
GDS di Arrigo Amadori
{
2
1
a˙1 ∑ a i u̇ j ij =0
i , j=1
2 .(3.68)
a˙2 ∑ a i u̇ j =02
ij
i , j=1
93
GDS di Arrigo Amadori
Figura 3.6
Vediamo ora le fondamentali proprietà di tale
trasporto.
Innanzi tutto, poiché il trasporto parallelo è definito
tramite un sistema di equazioni differenziali, il
trasporto è un' “operazione” univoca, cioè, a partire da
un vettore iniziale e fissata una curva sulla superficie,
il vettore trasportato finale è univoco.
Va però sottolineata una peculiarità non riscontrabile
per lo spostamento parallelo in R2 . Fissati i due
punti p ,q su una superficie, il trasporto parallelo da
p a q di un dato (stesso) vettore iniziale dipende
in generale dal cammino, cioè dalla curva che
congiunge i due punti. Questo è un fatto molto
importante ed insolito rispetto all'abitudine che si ha a
94
GDS di Arrigo Amadori
Figura 3.7
Poi, occorre notare che la norma del vettore in R 3 di
un campo parallelo e l'angolo fra i vettori di due
campi paralleli sulla stessa curva sono costanti.
95
GDS di Arrigo Amadori
Figura 3.8
Infatti, se A , B sono due campi paralleli lungo una
curva si ha:
d
〈 A , B〉=〈 Ȧ , B 〉〈 A , Ḃ 〉 (3.69)
dt
e, poiché A , B sono campi paralleli, Ȧ , Ḃ sono
perpendicolari al piano tangente in ogni punto, mentre
A , B appartengono al piano tangente. Si ha allora:
d
〈 A , B〉=0 .(3.70)
dt
Si ha anche:
d d
〈 A , A〉= ∥A∥2=2 〈 Ȧ , A〉=0
dt dt
.(3.71)
d d 2
〈 B , B〉= ∥B∥ =2 〈 Ḃ , B〉=0
dt dt
Da ciò si deduce che ∥A∥ , ∥B∥ e l'angolo fra A
e B sono costanti.
Questo è esattamente ciò che capita per il trasporto
parallelo in R 2 . Ciò è invariante rispetto alla scelta
di una qualsiasi superficie.
96
GDS di Arrigo Amadori
3.4.3 Geodetiche.
Siamo finalmente giunti alla definizione delle
geodetiche dal punto di vista vettoriale. In analogia
con ciò che avviene in R 3 , una geodetica deve
essere una curva con accelerazione nulla.
Poiché l'accelerazione è la derivata della velocità e
poiché siamo su una superficie, una geodetica sarà
definita dalla formula:
D ̇
=0 ,(3.72)
dt
essendo, come al solito, = x t una curva su
una superficie.
Figura 3.9
Ma, poiché ̇= u̇ 1 x u u̇ 2 x u , una geodetica deve
1 2
97
GDS di Arrigo Amadori
{
2
1
ü1 ∑ u̇i u˙ j ij =0
i , j=1
2 (3.73)
ü2 ∑ u̇ i u̇ j =0
2
ij
i , j=1
98
GDS di Arrigo Amadori
4 Curvatura.
La definizione del concetto di curvatura per una
superficie è impresa ardua. Lo si può fare in modi
diversi con la sola ovvia condizione che le differenti
definizioni siano equivalenti e che una porti all'altra.
Qui presenteremo la definizione di curvatura
gaussiana, la definizione di curvatura che si rifà allo
spostamento parallelo e la definizione di curvatura che
si rifà alle geodetiche.
La curvatura gaussiana si riferisce alla curvatura delle
curve che giacciono su una superficie, cioè si
riconduce alla definizione di curvatura di una curva.
Per questo la si può considerare la definizione più
naturale e, di fatto, è stata storicamente la prima. Le
altre definizioni devono essere coerenti con essa.
Una proprietà fondamentale ed imprevista della
curvatura, già scoperta da Gauss stesso (teorema
egregium, 1828), è che la curvatura è una entità
intrinseca, cioè che non dipende dal fatto che una
superficie è immersa in R 3 , e che può essere
definita solo con oggetti metrici definiti sulla
superficie stessa. La curvatura è definibile in termini
di tensore metrico e di simboli di Christoffel.
99
GDS di Arrigo Amadori
Figura 4.1
In questo modo si ottengono infinite sezioni alle quali
corrispondono curve di varie curvatura in p . Si
definisce curvatura K p della superficie in p il
prodotto delle curvature minime e massime così
ottenute.
Procediamo per gradi.
Prendiamo in considerazione la curva = x su
100
GDS di Arrigo Amadori
Figura 4.2
La curvatura della curva in p è allora k=∥̈∥ e
̈ ⊥ ̇ , ovvero 〈 ̈ , ̇ 〉=0 .
101
GDS di Arrigo Amadori
Figura 4.3
Calcoliamo ̈ . Essendo ̇= u̇ 1 x u u˙2 x u si ha: 1 2
(4.1)
Ricaviamo ora la componente di ̈ rispetto ad N .
Poiché 〈 N , x u 〉=0 si ricava:
i
2
〈 N , ̈ 〉= ∑ u̇ i u̇ j 〈 N , x u u 〉 .(4.2) i j
i , j=1
102
GDS di Arrigo Amadori
Figura 4.4
Il dato saliente di 〈 N , ̈ 〉 è che non dipende da ü i ,
ma solo da u̇ i (oltre che dalle coordinate locali u i ).
Questo ha un significato interessante. Tutte le curve
giacenti sulla superficie, che passano per p e che in
p sono tangenti ad una retta appartenente a
T p S e passante per p , hanno la stessa curvatura
normale.
La curvatura normale di una curva qualsiasi
passante per p coincide evidentemente con la
curvatura della curva ottenuta, come indicato all'inizio
del paragrafo, sezionando la superficie con un piano
passante per N e per la tangente ̇ alla suddetta
curva . Questo fatto costituisce la forte base
concettuale per la definizione di curvatura di una
103
GDS di Arrigo Amadori
superficie.
La curvatura normale 〈 N , ̈ 〉 può essere positiva,
negativa o nulla. Questo costituisce una differenza
rispetto alla curvatura ∥̈∥ che è non negativa per
definizione.
Vediamo ora di sviluppare ulteriormente la (4.2).
Poiché:
∂
〈 N , x u 〉=0 → 〈 N , xu 〉=〈 N u , x u 〉+〈 N , xu u 〉=0 →
1
∂ u1 1 1 1 1 1
→ 〈 N , xu u 〉=−〈 N u , x u 〉
1 1 1 1
∂
〈 N , x u 〉=0 → 〈 N , xu 〉=〈 N u , x u 〉+〈 N , xu u 〉=0 →
1
∂ u2 1 2 1 1 2
→ 〈 N , xu u 〉=−〈 N u , x u 〉=〈 N , xu u 〉
1 2 2 1 2 1
,
∂
〈 N , x u 〉=0 → 〈 N , xu 〉=〈 N u , x u 〉+〈 N , xu u 〉=0 →
2
∂ u1 2 1 2 2 1
→ 〈 N , xu u 〉=−〈 N u , x u 〉=〈 N , xu u 〉
2 1 1 2 1 2
∂
〈 N , x u 〉=0 → 〈 N , xu 〉=〈 N u , x u 〉+〈 N , x u u 〉=0 →
2
∂ u2 2 2 2 2 2
→ 〈 N , xu u 〉=−〈 N u , x u 〉
2 2 2 2
(4.3)
(si noti che 〈 N u , x u 〉=〈 N u , x u 〉 ) la (4.2) diventa:
1 2 2 1
104
GDS di Arrigo Amadori
2
〈 N , ̈ 〉=− ∑ u̇ i u˙ j 〈 N u , x u 〉 .(4.4)
i j
i , j=1
Figura 4.5
E' fondamentale approfondire le proprietà di Ṅ .
Prima di tutto calcoliamo il prodotto interno 〈 Ṅ , ̇ 〉
. Poiché Ṅ =N u u˙1 N u u̇ 2 , si ha:
1 2
105
GDS di Arrigo Amadori
Figura 4.6
Poiché Ṅ ∈T p S e poiché Ṅ =N u u˙1 N u u˙2 si
1 2
106
GDS di Arrigo Amadori
da cui risulta:
〈dN⋅v , w 〉=〈 v , dN⋅w 〉 (4.12)
che dimostra l'affermazione.
Se d N è autoaggiunto, esso ammette autovalori
reali ed autovettori ortonormali. Sia:
107
GDS di Arrigo Amadori
dN⋅e 1=−k 1 e 1
,(4.13)
dN⋅e 2=−k 2 e 2
con 〈e i , e j 〉=i , j e k 1≥k 2 .
Il piano tangente T p S appare così organizzato.
Figura 4.7
Inoltre, la forma −〈dN⋅̇ , ̇〉 , che esprime la
curvatura normale, per vettori ̇ con ∥̇∥=1 ,
assume valori:
k 2≤−〈dN⋅̇ , ̇ 〉≤k 1 .(4.14)
Il valore k 1 si chiama curvatura normale massima,
mentre k 2 si chiama curvatura normale minima.
Entrambi, vanno sotto il nome di curvature principali.
Le direzioni indicate dagli autovettori e i ,e j si
108
GDS di Arrigo Amadori
dN =
∥ a 11 a 12
a 21 a 22∥ (4.16)
∥ ∥( ) (
a11 a12 u̇1 a u̇ +a u̇
a21 u̇ 1+a 22 u̇ 2
a
a 21
a
) ( ) ( )
⋅ = 11 1 12 2 =u˙1 11 +u˙2 12 .
a21 a22 u˙2 a 22
(4.17)
Confrontando questo risultato con la (4.10)
109
GDS di Arrigo Amadori
{ N u =a 11 x u a 21 x u
1 1
N u =a 12 x u a 22 x u
2 1
.(4.18)
2
{
a 11 g 11a 21 g 12=〈 N u 1
, xu 〉 1
a11 g 21a 21 g 22 =〈 N u , xu 〉
1
(4.19)
2
a12 g 12 a 22 g 22=〈 N u 2
, xu 〉 2
∥ ∥∥
g 11 g 12 a 11 a 12
⋅
g 21 g 22 a 21 a 22
=
∥∥
〈 N u , xu 〉 〈 N u , x u 〉
1
〈 N u , xu 〉 〈 N u , x u 〉
1
1
2
2
2
1
2
∥
(4.20)
da cui si ricava direttamente:
∥ ∥
g22 −g 12
∥ ∥
a 11 a12
a 21 a22
=
det (gij )
−g 21
det (gij )
g11
det (gij )
∥
det (gij ) 〈 N u , x u 〉 〈N u , x u 〉
⋅ 1 1
〈 N u , x u 〉 〈N u , x u 〉
1 2
2
2
1
2
∥ .
110
GDS di Arrigo Amadori
(4.21)
Da questa si ricava infine la curvatura cercata (vedi
(4.15), (4.16)):
det 〈 N u , x u 〉
K =det aij = (4.22)
i j
det g ij
o, in forma più suggestiva:
det 〈 N u , x u 〉
K =det a ij = i
.(4.23) j
det 〈 x u , x u 〉
i j
1
a 12= (g 〈N , x 〉−g 12 〈 N u , x u 〉)
det (g ij ) 22 u u2 1 2 2
1
a 21= (−g21 〈N u , x u 〉+g 11 〈 N u , x u 〉)
det (g ij ) 1 1 1 2
1
a 22= (−g21 〈N u , x u 〉+g 11 〈 N u , x u 〉)
det (g ij ) 2 1 2 2
(4.24)
Queste formule, assieme alla (4.18), sono dette
111
GDS di Arrigo Amadori
equazioni di Weingarten.
Le formule (4.22), (4.23) che definiscono la curvatura
gaussiana di una superficie hanno, se così si può dire,
un difetto. Non dipendono esplicitamente dal tensore
metrico e dalle sue derivate. Se ciò accadesse, la
curvatura sarebbe un fatto del tutto intrinseco, cioè
una proprietà metrica della superficie indipendente
dallo spazio che la contiene. Due superfici diverse, ma
con lo stesso tensore metrico (quindi le stesse
proprietà metriche), avrebbero la stessa curvatura!
Gauss, col suo teorema egregium, dimostrò che le
cose stanno proprio così, cioè che la curvatura di una
superficie dipende solo da g ij e dalle sue derivate (in
i
particolare dai simboli di Christoffel jk e le loro
derivate). Questo teorema è un punto centrale di tutta
la geometria differenziale e la base della teoria della
relatività generale di Einstein.
112
GDS di Arrigo Amadori
{
(x u u )u =(x u u )u
1 1 2 1 2 1
(x u u )u =(x u u )u .(4.25)
2 1 2 2 2 1
N u u = Nu u
1 2 2 1
della (4.25).
Sostituendovi i termini prelevati dalla (4.26) ed
eseguendo le derivate, si ottiene:
113
GDS di Arrigo Amadori
−〈 N u , x u 〉u N −〈 N u , x u 〉 N u =
1 1 2 1 1 2
.(4.27)
= x u x u u x u 212 x u u
1
12 u1 1
1
12 1 1
2
12 u 1 2 2 1
−〈 N u , x u 〉u N −〈 N u , x u 〉 N u
1 2 1 1 2 1
da cui si ricava:
〈 N u , xu 〉
− 1
g 22 〈 N u , x u 〉−g 12 〈 N u , x u 〉
1
det g ij (4.29)
2 1 2 2
〈 N u , xu 〉
1
g 22 〈 N u , x u 〉−g 12 〈 N u , x u 〉=0
2
det g ij 1 1 1 2
e:
1 1 2 1 2 1
(Γ11 )u −(Γ 12 )u +Γ11 Γ22 −Γ12 Γ 12+
2 1
g12
+ (〈 N u , xu 〉 〈 N u , x u 〉−〈 N u , xu 〉〈 N u , x u 〉)=0
det ( gij) 1 1 2 2 1 2 1 2
(4.30)
ed infine:
114
GDS di Arrigo Amadori
(4.32)
Questa equazione, poiché vale sempre g 11 ≠0 (a
causa delle generali condizioni di regolarità), esprime
in ogni caso la dipendenza di K dal tensore metrico
e dai simboli di Christoffel e loro derivate. Questa
fondamentale equazione è chiamata formula di Gauss.
Estraendo infine dalla (4.27) solo i coefficienti di N
ed eguagliando a zero, con lo stesso procedimento, si
ottiene facilmente (lasciamo anche qui al lettore lo
svolgimento dei calcoli):
(〈 N u , x u 〉)u −(〈 N u , xu 〉)u =
.
1 1 2 1 2 1
(4.33)
Applicando gli stessi procedimenti anche alla seconda
115
GDS di Arrigo Amadori
(4.34)
Le (4.33) e (4.34) sono dette equazioni di Mainardi-
Codazzi. Essano legano i simboli di Christoffel,
quindi il tensore metrico, ovvero i coefficienti della
prima forma fondamentale, con i coefficienti della
seconda forma fondamentale (4.9).
La formula di Gauss (4.32) e le equazioni di
Mainardi-Codazzi sono basilari per la teoria delle
superfici. Esse sono chiamate equazioni di
compatibilità.
A questo punto sorge spontanea la domanda:
esistono altre relazioni fra loro indipendenti,
oltre le tre suddette, che legano i termini 〈 x u , x u 〉 ed
i j
116
GDS di Arrigo Amadori
g 11 =〈 x u 1
, x u 〉= f 1 u 1 , u 2
1
g 12 =〈 x u 1
, x u 〉= f 2 u 1 , u 2
2
g 21 =〈 x u 2
, x u 〉= f 2 u 1 , u 2
1
g 22 =〈 x u 2
, x u 〉= f 3 u 1 , u 2
2
〈Nu 1
, x u 〉= f 4 u 1 , u 2
1
〈Nu , x u 〉= f 5 u 1 , u 2
1 2
(4.35)
〈Nu 2
, x u 〉= f 5 u 1 , u 2
1
〈Nu 2
, x u 〉= f 6 u 1 ,u 2
2
g 11 0
g 22 0
det 〈 x u , x u 〉0
i j
117
GDS di Arrigo Amadori
Figura 4.8
Se, invece, facciamo la stessa cosa su una superficie,
otteniamo in generale un vettore finale diverso da
quello iniziale. Al vettore iniziale a corrisponde,
tramite il trasporto parallelo lungo la curva chiusa, il
vettore finale a a (useremo in generale la lettera
per indicare le variazioni ottenute con
spostamenti paralleli).
118
GDS di Arrigo Amadori
Figura 4.9
Possiamo, allora, verosimilmente affermare che la
variazione a del vettore trasportato parallelamente
lungo un circuito chiuso, è indice della curvatura della
superficie.
In questo paragrafo approfondiremo questo concetto.
Mettiamoci nella seguente semplice situazione
relativa ad un circuito rettangolare infinitesimo (per
comodità ci focalizziamo sul piano u 1 , u 2 delle
coordinate locali senza visualizzare la corrispondente
superficie).
119
GDS di Arrigo Amadori
Figura 4.10
Il punto di partenza è p , i lati del rettangolo sono
lunghi le quantità infinitesime u1 e u 2 e la
circuitazione avviene in senso antiorario. Questa
circuitazione può essere scomposta in quattro
spostamenti paralleli infinitesimi corrispondenti ai lati
del rettangolo.
Prima di procedere in questo senso, dobbiamo definire
lo spostamento parallelo infinitesimo elementare di un
vettore.
Sempre dal punto di vista del piano u 1 , u 2 , vediamo
come varia il vettore a dopo lo spostamento
parallelo lungo il vettore (infinitesimo) u 1 , u 2 .
Chiamiamo tale variazione con a in modo che
a a a .
120
GDS di Arrigo Amadori
Figura 4.11
Per calcolare la variazione a , occorre considerare
l'equazione (3.68) dello spostamento parallelo su una
curva qualsiasi:
2
ȧ i ∑ a j u˙k ijk =0 , con i=1, 2 .(4.36)
j , k=1
da cui si ricava:
2
ai =− ∑ a j u k ijk .(4.38)
j , k=1
121
GDS di Arrigo Amadori
infinitesimo.
Con formalismo operatoriale, esprimiamo la
trasformazione a a a come:
a a=T a .(4.39)
Torniamo ora alla circuitazione e scomponiamola
nelle quattro trasformazioni elementari:
aT1a
T1aT2T1a
.(4.40)
T 2 T 1 a T 3T 2T 1 a
T 3 T 2 T 1 a T 4 T 3 T 2 T 1 a=T a
Figura 4.12
Evidentemente si ha:
T =T 4 T 3 T 2 T 1 .(4.41)
122
GDS di Arrigo Amadori
∥ ∥
1 1
T 1= I− u 1 11 = ∥ ∥
1 0
0 1
− u 1 11
21
11 221
2 .(4.42)
∥ ∥
0 1 ∥
1 122
= 1 0 − u 2 12
212 222
− u 2
∥ u 1
∥
112,1 122,1
212,1 222,1 ∥ .
(4.44)
Conseguentemente, per T 3 si ha:
123
GDS di Arrigo Amadori
T 3= I u 1 31 u1 u 1 32 u 1 u 2 33=
= ∥ ∥
1 0
0 1
u 1 2
∥
111 121
11 221
∥
∥
u 1 u 1 2
11,1 221,1∥
111,1 121,1
∥
111,2 121,2
u 1 u 2 2
11,2 221,2 ∥
(4.45)
e per T 4 infine si ha:
T 4= I u 2 41 u 2 u 2 42=
= ∥ ∥
1 0
0 1
u 2 2
∥
112 122
12 222 ∥
u 2 u 2 2
∥
112,2 122,2
12,2 222,2 ∥ .
(4.46)
Si noti che vale:
11 = 31 ; 21= 41 .(4.47)
Procediamo ora costruendo l'operatore
T =T 4 T 3 T 2 T 1 con l'usuale algebra operatoriale e
limitandoci ai termini del second'ordine in u 1 , u 2
.
Si ottiene:
T 2 T 1=(I −δ u2 Δ 21−δu2 δ u1 Δ22 )(I −δ u1 Δ11 )=
=I −δu1 Δ11 −δ u2 Δ 21+δu2 δ u1 Δ21 Δ 11−δu2 δ u1 Δ22
(4.48)
124
GDS di Arrigo Amadori
125
GDS di Arrigo Amadori
∥ ∥∥ ∥
1 1 1 1 1 2 1 1 1 2
Γ 11,1 Γ 21,1 Γ Γ 11 +Γ21 Γ 11 Γ11 Γ 21+Γ 21 Γ 21
T =I +δu1 δu1 [ − 11 ]+
Γ 211,1 Γ 221,1 Γ 211 Γ 111 +Γ221 Γ 211 Γ211 Γ 121+Γ 221 Γ 221
+δu1 δu2 [
∥Γ111,2 Γ121,2
2 2
Γ11,2 Γ21,2 ∥∥ ∥
Γ1
− 12,1
Γ 122,1
Γ 12,1 Γ 222,1
2
+
.
+
∥ 2 1 2 2 2
∥∥
Γ112 Γ111 +Γ122 Γ 211 Γ 112 Γ 121+Γ 122 Γ221
1
Γ12 Γ11 +Γ 22 Γ 11 Γ 12 Γ 21+Γ 22 Γ212 2
∥
Γ 1 Γ112 +Γ121 Γ 212 Γ111 Γ 122+Γ 121 Γ 222
− 11
Γ 211 Γ112 +Γ221 Γ 212 Γ211 Γ 122+Γ 221 Γ 222
]+
+δu2 δu2 [
∥ 2 2
Γ 12,2 Γ 22,2 ∥∥
Γ 112,2 Γ 122,2 Γ 1 Γ112 +Γ122 Γ 212 Γ112 Γ 122+Γ 122 Γ 222
− 12
∥
Γ 212 Γ112 +Γ222 Γ 212 Γ212 Γ 122+Γ 222 Γ 222
]
(4.51)
La forma dell'operatore T è apparentemente molto
complessa e può sembrare “caotica”. In verità, come
vedremo a breve, essa è estremamente significativa e
sintetica e, come previsto, contiene in sé
l'informazione della curvatura della superficie. Si noti
anche che non sono presenti i termini del primo
ordine.
Ma non procediamo subito nell'esplicitare la curvatura
dalla complessità matematica di T . Prima abbiamo
bisogno di fare alcune importanti considerazioni sulla
simmetria del problema.
Noi abbiamo ottenuto T circuitando in senso
antiorario (Figura (4.12)). Cosa succede se si percorre
il rettangolo in senso orario? Chiamiamo con T −1
tale trasformazione ottenuta ruotando in senso inverso
rispetto a prima. A causa dell'unicità del trasporto
126
GDS di Arrigo Amadori
Figura 4.13
D'altra parte, per le note proprietà dei trasporti
paralleli, il trasportato di un vettore ne conserva la
norma (in R3 ). Inoltre, anche il prodotto interno di
due vettori si conserva nel trasporto parallelo. Per
questi motivi, i vettori T a , T −1 a , ottenuti
circuitando a in senso antiorario ed in senso orario,
devono avere la stessa norma di a e devono formare
angoli opposti rispetto alla direzione di a (sul piano
tangente T p S ).
127
GDS di Arrigo Amadori
Figura 4.14
Questa considerazione è molto importante.
Vediamone le conseguenze.
Prima, però, dobbiamo ricavare T −1 e lo facciamo
con lo stesso procedimento usato per calcolare T .
Evidentemente vale:
T −1=T 4 T 3 T 2 T 1 −1=T −1 −1 −1 −1
1 T2 T 3 T4 .(4.52)
Procedendo come per ricavare T si ottiene:
∥ ∥
1 1
−1
T = I − u 2 E 11=
4 ∥ ∥
1 0
0 1
− u 2 12
22
12 222
2 (4.53)
128
GDS di Arrigo Amadori
T −1
3 = I − u 1 E 21− u 1 u 2 E 22=
∥ ∥ ∥ ∥
1 1 1 1
= ∥ ∥
1 0
0 1
− u 1 11
2
11
21
221
− u 1 u 2
11,2 21,2
2
11,2 221,2
(4.54)
T −1
2 = I u 2 E 31 u 2 u 1 E 32 u 2 u 2 E 33 =
∥ ∥
1 1
= ∥ ∥
1 0
0 1
u 2 12
22
212 222
∥ ∥ ∥ ∥
1 1 1 1
22,1 22,2
u 2 u 1 12,1
2 2
u 2 u 2 12,2
12,1 22,1 12,2 222,2
2
(4.55)
−1
T = I u 1 E 41 u 1 u 1 E 42 =
1
∥ ∥ ∥ ∥
1 1 1 1
= ∥ ∥
1 0
0 1
u 1 11
2
21
2
11 21
u 1 u 1 11,1
21,1
11,1 221,1
2
.
(4.56)
Si noti che vale:
E 11 =E 31 ; E 21 =E 41 .(4.57)
Procedendo come in precedenza (lasciamo al lettore lo
svolgimento dei calcoli intermedi) si ricava:
129
GDS di Arrigo Amadori
∥ ∥∥ ∥
1 1 1 1 1 2 1 1 1 2
Γ 11,1 Γ 21,1 Γ Γ 11+Γ 21 Γ11 Γ11 Γ 21+Γ 21 Γ 21
T −1 =I +δ u1 δu1 [ − 11 ]+
Γ 211,1 Γ 221,1 Γ 211 Γ 111+Γ 221 Γ211 Γ211 Γ121+Γ 221 Γ 221
+δu1 δu2 [−
∥ 2 2
Γ 11,2 Γ21,2 ∥∥ ∥
Γ 111,2 Γ121,2 Γ1
+ 12,1
Γ122,1
Γ12,1 Γ 222,1
2
+
−
∥ 2 1 2 2 2
∥∥
Γ112 Γ111 +Γ122 Γ 211 Γ 112 Γ 121+Γ 122 Γ221
1
Γ12 Γ11 +Γ 22 Γ 11 Γ 12 Γ 21+Γ 22 Γ212 2
∥
Γ 1 Γ112 +Γ121 Γ 212 Γ111 Γ 122+Γ 121 Γ 222
+ 11
Γ 211 Γ112 +Γ221 Γ 212 Γ211 Γ 122+Γ 221 Γ 222
]+
+δu2 δu2 [
∥Γ 112,2 Γ 122,2
2 2
Γ 12,2 Γ 22,2 ∥∥Γ 1 Γ112 +Γ122 Γ 212 Γ112 Γ 122+Γ 122 Γ 222
− 12
∥
Γ 212 Γ112 +Γ222 Γ 212 Γ212 Γ 122+Γ 222 Γ 222
]
(4.58)
Confrontando questa formula con la corrispondente
(4.51) si deduce che i termini in u1 u 1 e
u 2 u 2 non cambiano mentre i termini in
u 1 u 2 sono opposti di segno.
Questo comporta la seguente considerazione.
Siccome abbiamo affermato che i vettori T a , T −1 a
sono (su T p S ) da parti simmetricamente opposte
rispetto al vettore di partenza a , e siccome le
variazioni a e −1 a che subisce il vettore a nei
due trasporti paralleli (in senso antiorario ed orario,
rispettivamente) sono infinitesime, possiamo
affermare che deve essere:
a−1 a=0 .(4.59)
130
GDS di Arrigo Amadori
Figura 4.15
Questo implica il fatto fondamentale che gli operatori
T ,T −1 possano essere rifiniti nel seguente modo:
∥ ∥∥ ∥
1 1 1 1
Γ11,2 Γ 21,2 Γ Γ 22,1
T =I +δu1 δu2 [ − 12,1 +
Γ211,2 Γ221,2 Γ 212,1 Γ 222,1
∥ ∥∥ ∥
1 1 1 2 1 1 1 2
Γ Γ112 +Γ121 Γ 212 Γ111 Γ 122+Γ 121 Γ 222
1
Γ Γ +Γ Γ
12 11 22 11 Γ Γ +Γ Γ
12 21 22 21 11
+ 2 1 2 2 2
− 1 2 2
]
Γ Γ +Γ Γ
12 11 22 11 Γ Γ +Γ Γ
12 Γ Γ112 +Γ221 Γ 212 Γ211 Γ 122+Γ 221 Γ 222
21 22 21
2
11
(4.60)
e:
∥ ∥∥ ∥
1 1 1 1
Γ 11,2 Γ 21,2 Γ Γ22,1
T −1 =I +δ u1 δu2 [− + 12,1 +
Γ 211,2 Γ 221,2 Γ 212,1 Γ222,1
∥ ∥∥ ∥
1 1 1 2
Γ Γ +Γ 122 Γ221
1 1
Γ Γ +Γ Γ
12 11 22 11 12 21 Γ 1 Γ112 +Γ121 Γ 212 Γ111 Γ 122+Γ 121 Γ 222
− 2 1 2 2 2 2 1
2
+ 11 ]
Γ Γ +Γ Γ
12 11 22 11 Γ Γ +Γ 22 Γ21
12 21 Γ 211 Γ112 +Γ221 Γ 212 Γ211 Γ 122+Γ 221 Γ 222
(4.61)
A questo punto siamo ad un punto cruciale della
131
GDS di Arrigo Amadori
Figura 4.16
La variazione a che subisce il vettore a nel
presente trasporto ciclico è definibile come:
2
a i =− ∑ Rijkl a j v k wl (4.62)
j , k , l=1
132
GDS di Arrigo Amadori
i
dove R jkl è appunto il tensore di Riemann a
componenti miste (non entriamo nei dettagli del
perché si dice “a componenti miste” ma diciamo che
ciò è legato al fatto che un indice del tensore è posto
in alto mentre gli altri tre sono posti in basso).
i
Vediamo le proprietà di simmetria di R jkl .
i i
Come visto sopra, le componenti R j11 e R j22
devono essere nulle. Inoltre, se si inverte il verso della
circuitazione, si deve avere:
2 2
− ∑ R ijkl a j δ w k δ v l = ∑ R ijkl a j δ v k δw l (4.63)
j , k , l=1 j , k , l=1
i i
per cui deve essere R =−R . jkl jlk
133
GDS di Arrigo Amadori
R 1111=0
R 1112=
R 1121=−R 1112
R 1122=0
R 1211=0
R 1212 =
R 1221=−R1212
R 1222 =0
R 2111=0 .(4.66)
R 2112=
R 2121=−R 2112
R 2122=0
R 2211=0
R 2212 =
R 2221=−R 2212
R 2222 =0
134
GDS di Arrigo Amadori
v 1= u 1
v 2=0
(4.67)
w1=0
w 2= u 2
e, di conseguenza, la variazione a risulta:
ai =− Ri112 a 1R i212 a 2 u1 u 2 .(4.68)
Confrontiamo adesso questa formula con la (4.60).
Ricaviamo così direttamente tutte le componenti
ancora mancanti del tensore di Riemann misto.
Siamo allora in grado di scrivere:
135
GDS di Arrigo Amadori
1
R111=0
1 1 1 1 1 1 2 1 1 1 2
R112=Γ12,1 −Γ11,2 +Γ 11 Γ12 +Γ21 Γ12 −Γ12 Γ11−Γ22 Γ 11
1 1
R121=−R 112
1
R122=0
1
R211=0
1 1 1 1 1 1 2 1 1 1 2
R212=Γ 22,1−Γ 21,2+Γ 11 Γ22 +Γ 21 Γ22 −Γ12 Γ21 −Γ22 Γ21
1 1
R221=−R 212
1
R222=0
2
R111=0 .
2 2 2 2 1 2 2 2 1 2 2
R112=Γ12,1 −Γ11,2 +Γ 11 Γ12 +Γ21 Γ12 −Γ12 Γ11−Γ22 Γ 11
2 2
R121=−R 112
2
R122=0
2
R211=0
2 2 2 2 1 2 2 2 1 2 2
R212=Γ 22,1−Γ 21,2+Γ 11 Γ22 +Γ 21 Γ22 −Γ12 Γ21 −Γ22 Γ21
R2221=−R 2212
R2222=0
(4.69)
Osservando le componenti del tensore di Riemann
misto di vede bene che quelle indipendenti, almeno
apparentemente, sono quattro. Sorge allora spontanea
la domanda se, tramite opportune, trasformazioni si
possa diminuire tale numero (che appare elevato, visto
136
GDS di Arrigo Amadori
137
GDS di Arrigo Amadori
138
GDS di Arrigo Amadori
R 1112=R1121 =0
R 2112=−R 1212 (4.73)
R 2212= R 2221=0
per cui per il tensore di Riemann covariante si ha un
unico elemento indipendente, per esempio R 1212 .
Questo fatto è molto importante.
Il tensore diventa quindi:
139
GDS di Arrigo Amadori
140
GDS di Arrigo Amadori
141
GDS di Arrigo Amadori
142
GDS di Arrigo Amadori
si ricava:
R 1212 =g 22 K
.(4.83)
R 2212 =−g 21 K
Possiamo così completare anche il tensore di Riemann
covariante. Ricapitolando:
R1111 =0
R1112 =Γ112,1 −Γ111,2 +Γ 111 Γ 112+Γ121 Γ212−Γ112 Γ111−Γ 122 Γ 211=g 12 K
R1121 =−R1112 =−g 12 K
1
R122 =0
1
R211 =0
R1212 =Γ122,1 −Γ 121,2+Γ 111 Γ 122+Γ 121 Γ 222−Γ112 Γ121−Γ122 Γ221=g22 K
R1221 =−R1212 =−g 22 K
R1222 =0
R2111 =0 .
2 2 2 2 1 2 2 2 1 2 2
R112 =Γ12,1 −Γ11,2 +Γ 11 Γ 12+Γ 21 Γ12−Γ12 Γ11−Γ 22 Γ 11=−g 11 K
2 2
R121 =−R112 =g 11 K
R2122 =0
R2211 =0
R2212 =Γ222,1 −Γ 221,2+Γ 211 Γ 122+Γ 221 Γ 222−Γ212 Γ121−Γ222 Γ221=−g 21 K
R2221 =−R2212 =g 21 K
2
R222 =0
143
GDS di Arrigo Amadori
(4.84)
Terminiamo questo paragrafo con l'esplicitare la
relazione che deve esserci fra l'angolo che si
viene a formare fra il vettore iniziale a ed il suo
trasportato ciclicamente a a (in T p S ).
Figura 4.17
Mettiamoci nel caso del trasporto ciclico infinitesimo
rettangolare. Le componenti locali del vettore a
sono date dalla (4.68). Sostituendovi le componenti
del tensore di Riemann misto si ottiene:
144
GDS di Arrigo Amadori
1
a=− u1 u 2 R 112 a 1 R1212 a 2 =
R 2112 a 1 R 2212 a 2
.(4.85)
=− u1 u 2 K
g 12 a 1g 22 a 2
−g 11 a 1− g 21 a 2
L'angolo infinitesimo (su T p S ) è dato da:
∥ a∥
.(4.86)
=
∥a∥
Valutiamo ∥ a∥2=〈 a , a〉 . Si ha:
∥ a∥2=〈 a , a〉= u1 u 2 2 K 2⋅
⋅〈 g 12 a 1g 22 a 2 x u − g 11 a 1 g 21 a 2 x u ,
1 2
g 12 a 1 g 22 a 2 x u − g 11 a 1 g 21 a 2 x u 〉=
1
(4.87) 2
145
GDS di Arrigo Amadori
(4.89)
Confrontando le due ultime formule con la (4.86), si
ottiene infine la fondamentale:
.(4.90)
∣K∣=
∥dS∥
Questa formula mostra la stretta relazione fra
curvatura gaussiana, angolo di deviazione del vettore
lungo un circuito infinitesimo chiuso e l'area del
medesimo. Questo risultato è molto importante.
146
GDS di Arrigo Amadori
Figura 4.18
Cosa si può affermare per un triangolo appartenente
ad una superficie?
Fra tutti i triangoli che si possono disegnare su di una
superficie, quelli i cui lati sono archi di geodetica
assumono un ruolo importante perché tali triangoli
sono l'analogo dei triangoli dello spazio euclideo (le
geodetiche sono l'analogo delle linee rette dello spazio
euclideo).
147
GDS di Arrigo Amadori
Figura 4.19
La somma degli angoli interni di un triangolo
geodetico è, evidentemente, in generale diversa da
e la differenza da questo valore dipende dalla
curvatura della superficie.
Fu Gauss stesso che trovò tale relazione.
Successivamente, Bonnet generalizzò il teorema per
triangoli qualunque.
Il teorema di Gauss per i triangoli geodetici afferma
che (omettiamo la dimostrazione):
−=∫ K dS ,(4.91)
T
148
GDS di Arrigo Amadori
149