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Biografia
Origini e formazione
Elisabetta fu l'unica figlia sopravvissuta di Enrico VIII e della sua seconda moglie, Anna Bolena, con la
quale il sovrano si era segretamente sposato tra la fine del 1532 e l'inizio del 1533. Nacque nel palazzo di
Placentia a Greenwich, il 7 settembre 1533 e venne battezzata tre giorni dopo con il nome delle nonne
Elisabetta di York ed Elisabetta Howard. Enrico VIII avrebbe desiderato un maschio per assicurare la
successione, ma dato che Maria era stata dichiarata illegittima con l'annullamento del matrimonio dei
genitori, Elisabetta era, all'epoca, l'erede presunta. Dopo la nascita di Elisabetta, Anna Bolena rimase
incinta almeno altre due o forse tre volte, ma tutte le gravidanze si conclusero con aborti spontanei o
bambini nati morti. Dopo l'ultimo aborto, nel gennaio 1536 Anna Bolena cadde definitivamente in
disgrazia; accusata di stregoneria, alto tradimento, incesto con il proprio fratello George Boleyn e di
adulterio con numerosi cortigiani, il 2 maggio venne rinchiusa nella torre di Londra e il 19 maggio fu
decapitata; il giorno successivo Enrico si fidanzò con Jane Seymour, che era stata dama di compagnia di
Anna Bolena e di Caterina d'Aragona.[5]
Elisabetta, che allora aveva tre anni, fu dichiarata illegittima, perse il titolo di principessa e fu cresciuta in
esilio nel palazzo di Hatfield con la sorellastra Maria, fino a che Jane Seymour non diede alla luce un figlio
maschio, Edoardo. In seguito alle poco fortunate nozze del re con Anna di Clèves, nobildonna tedesca,
avvenute nel 1540, Elisabetta fu ammessa a corte e allacciò con la matrigna un'amicizia che durò fino alla
morte di questa nel luglio 1557. In seguito, la sesta moglie di Enrico, Caterina Parr, riconciliò il re con la
figlia che, assieme alla sorellastra Maria, fu reinserita nella linea di successione dopo il principe Edoardo,
con l'atto di successione del 1544.
Grazie a Caterina Parr, Elisabetta ricevette un'educazione in un
ambiente rigidamente protestante, sotto la guida dell'insegnante
umanista Roger Ascham, studiando latino, greco, francese,
italiano[6]. Elisabetta era eccezionalmente intelligente e oltre a
essere molto colta aveva una memoria prodigiosa.
Dopo due mesi nella Torre, a Elisabetta furono concessi gli arresti a Woodstock nello Oxfordshire (dove
poi sorgerà il Blenheim Palace), sotto la custodia di sir Henry Bedingfield. Alla fine dell'anno, quando
Maria si riteneva in attesa di un figlio,[9] Elisabetta poté tornare a corte con l'assenso di Filippo, che,
preoccupato che la moglie potesse morire di parto, preferiva che la corona inglese passasse a lei piuttosto
che a Maria Stuarda, regina di Scozia.
Tale preferenza, da parte del cattolicissimo Filippo, nasceva da motivi strettamente politici: sebbene la
giovane Stuarda fosse cresciuta alla corte francese, era promessa al delfino, il futuro Francesco II, e una sua
ascesa al trono d'Inghilterra avrebbe portato le isole britanniche interamente nella sfera d'influenza della
Francia, con la quale la Spagna era in guerra dall'inizio del secolo (la pace di Cateau-Cambrésis sarebbe
stata firmata solo nel 1559). Per tutta la durata del suo regno Maria continuò a perseguitare i protestanti,
guadagnandosi il soprannome di "Maria la Sanguinaria", e tentò di convertire Elisabetta, che si finse
cattolica, ma mantenne il suo credo protestante.[10]
Il 17 novembre 1558, alla morte di Maria per un tumore, Elisabetta ascese al trono. Fu incoronata il 15
gennaio 1559. Dal momento che l'arcivescovo di Canterbury, il cardinale cattolico Reginald Pole[11], era
morto lo stesso giorno della regina Maria, e che i vescovi più anziani si rifiutarono di partecipare alla
cerimonia (perché Elisabetta era giudicata illegittima secondo il diritto canonico, e perché protestante) fu il
vescovo di Carlisle, una figura di secondo piano, a incoronarla, mentre la comunione fu celebrata non dal
vescovo, ma dal cappellano personale della regina, per evitare il rito cattolico. L'incoronazione di Elisabetta
fu l'ultima ad avvenire con il rituale latino: le successive
incoronazioni si svolgeranno secondo il rito di lingua inglese. Più
tardi Elisabetta persuase il cappellano della madre, Matthew
Parker, a diventare il primo arcivescovo anglicano di Canterbury.
Egli accettò solo per lealtà alla memoria di Anna Bolena, dato che
trovava spesso difficile trattare con Elisabetta.
La regina trovò una pericolosa rivale nella cugina, la cattolica Maria Stuart, regina di Scozia e moglie del re
di Francia Francesco II, la quale aveva un carattere impulsivo in antitesi con la prudenza tipica della cugina
Elisabetta. Nel 1559 Maria si era proclamata regina d'Inghilterra avvalendosi della controversa legittimità di
Elisabetta (che era illegittima per le norme cattoliche, in quanto il matrimonio di Enrico VIII con Caterina
d'Aragona non aveva mai ottenuto l'annullamento papale, ma non lo era per le leggi della Chiesa
d'Inghilterra, che invece lo aveva annullato), con il supporto dei francesi, previsto dagli accordi nuziali tra
Maria e Francesco II.
In Scozia la madre di Maria, Maria di Guisa, che aveva governato la Scozia come reggente, tentò di
aumentare l'influenza francese in Gran Bretagna concedendo all'esercito francese fortificazioni in Scozia.
Un gruppo di lord scozzesi (protestanti) alleati di Elisabetta deposero Maria di Guisa e, posti sotto pressione
dagli Inglesi, i rappresentanti di Maria firmarono il Trattato di Edimburgo, in base a cui le truppe francesi
dovevano essere ritirate dalla Scozia. Sebbene Maria rifiutasse di ratificare il trattato, esso ottenne l'effetto
desiderato e la minaccia francese fu allontanata dall'Inghilterra.[13]
Dopo la morte del marito Francesco II, Maria Stuarda ritornò in Scozia, mentre per la Francia cominciava il
periodo delle Guerre di Religione: temendo ulteriori possibili minacce da parte francese, Elisabetta diede
segretamente appoggio agli Ugonotti. Questo aiuto aveva il fine di trovare sostegno tra i protestanti francesi
per poi rivendicare il trono di Francia. Fece pace con la Francia nel 1564, rinunciando all'ultimo
possedimento inglese in territorio francese, Calais, ma non abbandonò la rivendicazione formale al trono di
Francia che i monarchi inglesi mantenevano dal regno di Edoardo III, durante la Guerra dei Cent'Anni, e
che fu abbandonata solo da Giorgio III, nel 1802 col Trattato di Amiens.
I complotti e le ribellioni
Maria Stuarda, nel frattempo, aveva i suoi problemi in Scozia. Elisabetta aveva suggerito che, se avesse
sposato il protestante Robert Dudley, conte di Leicester, un favorito della stessa Elisabetta, lei avrebbe
"proceduto a considerare il suo diritto e titolo a essere la sua cugina più prossima ed erede." Maria rifiutò e
sposò il cattolico Henry Steward o Stuart, conte di Darnley, suo cugino e, in quanto nipote di Margherita
Tudor, anch'egli possibile pretendente al trono inglese. Il matrimonio però non fu felice: lui era iroso e
violento. Il 9 febbraio 1567 la residenza del conte andò a fuoco e lui fu strangolato mentre tentava la fuga.
Non è chiaro se dietro l'assassinio ci fosse la stessa Maria oppure la nobiltà scozzese. In seguito Maria
sposò il presunto assassino dell'ex marito, James Hepburn, conte di Bothwell, causando la sollevazione dei
nobili protestanti scozzesi che esiliarono James e costrinsero lei ad abdicare in favore del figlio ancor
bambino.
Nel 1568 l'ultima possibile erede inglese al trono, Catherine Grey, morì: lasciava un figlio, che era però
stato dichiarato illegittimo, e una sorella, nana e gobba. Elisabetta fu di nuovo costretta a prendere in
considerazione un successore scozzese, nonostante la situazione confusa del paese. Maria Stuarda, che era
stata imprigionata dopo la sua abdicazione, riuscì a scappare e fuggì in Inghilterra, dove fu catturata da
forze inglesi. A quel punto, Elisabetta si trovò di fronte a un grave dilemma. Riconsegnarla agli scozzesi era
ritenuto un gesto troppo crudele, mandarla in Francia avrebbe significato mettere nelle mani del re francese
una potente arma; reinsediarla con la forza sul trono di Scozia poteva essere un gesto eroico, ma avrebbe
causato un conflitto troppo aspro con gli Scozzesi; imprigionarla in Inghilterra le avrebbe permesso di
partecipare a complotti contro lei stessa. Elisabetta optò per l'ultima soluzione: Maria fu tenuta confinata per
19 anni (1568-1587), per lo più nel castello di Sheffield, in custodia di George Talbot, conte di Shrewsbury,
e della moglie.
Nel 1572 William Cecil fu innalzato alla potente posizione di Lord Gran Tesoriere; il suo posto alla
Segreteria di Stato fu preso dal capo della rete di spionaggio di Elisabetta, Francis Walsingham. Sempre nel
1572 Elisabetta strinse un'alleanza con la Francia. Il Massacro di San Bartolomeo, in cui migliaia di
protestanti francesi furono uccisi, incrinò l'alleanza ma non la spezzò, ed Elisabetta cominciò negoziazioni
matrimoniali prima con Enrico III, allora duca di Anjou, e più tardi con il fratello minore, Francesco, duca
di Alençon e le trattative parevano essere giunte a conclusione, ma dopo la sua visita nel 1581 Francesco
ritornò in Francia e morì tre anni più tardi, senza che il matrimonio fosse celebrato.
Nel 1580 papa Gregorio XIII inviò un contingente di truppe in aiuto delle Rivolte dei Desmond in Irlanda
ma il suo tentativo fallì e la ribellione stessa fu domata nel 1583. Nel frattempo Filippo II annetté il
Portogallo e con il trono portoghese ottenne il controllo dei mari. Dopo l'assassinio dello Statolder
Guglielmo I d'Orange, l'Inghilterra cominciò a parteggiare apertamente per le Province Unite d'Olanda, che
si erano ribellate alla dominazione spagnola.
Questo, assieme al conflitto economico con la
Spagna e la pirateria inglese contro le colonie
spagnole, condusse allo scoppio della guerra
anglo-spagnola nel 1585 e all'espulsione
dell'ambasciatore spagnolo nel 1586 per la sua
partecipazione ai complotti contro Elisabetta.
Nell'aprile 1587 Francis Drake bruciò la flotta spagnola alla fonda nel
porto di Cadice, ritardando i piani del re, ma nel 1588 l'Invincibile Armata,
una grande flotta di 130 navi e 24.000 uomini (20.000 soldati e 4.000
marinai) salpò nella speranza di aiutare l'esercito spagnolo, allora in
Olanda sotto il comando di Alessandro Farnese, ad attraversare la Manica
e invadere l'Inghilterra. Elisabetta, nel grande pericolo del momento, tenne
un famoso discorso alle truppe inglesi radunate a Tilbury, noto come il
discorso alle truppe a Tilbury. La flotta spagnola fu sconfitta da quella
inglese, comandata da Charles Howard, I conte di Nottingham e da
Francis Drake nella battaglia di Gravelinga, col favore del maltempo.
L'"Armada" fu costretta a ritornare in Spagna e la vittoria aumentò molto
la popolarità ed il prestigio di Elisabetta, anche se lo scontro non fu però
decisivo e la guerra con la Spagna continuò, come pure quella con
l'Olanda, che combatteva per l'indipendenza ed in Francia, dove un
protestante Enrico di Borbone, aveva rivendicato il trono. Elisabetta
Ritratto di Elisabetta, detto appoggiò con 20.000 uomini e 300.000 sterline Enrico e con 8.000 uomini
The Ditchley Portrait e aiuti per oltre un milione di sterline gli olandesi.[17]
(c. 1592)
Nel 1594, Robert Devereux, secondo conte di Essex, si recò a corte per
comunicare alla regina una clamorosa notizia: il giovane conte riferì in
pubblico una cospirazione sulla stessa monarca ad opera del medico di corte, il dottor Rodrigo Lopez,
accusato di favoreggiamento verso il governo spagnolo. Lopez dichiarò fin da subito di non aver niente a
che vedere con tali accuse, ma Essex presentò alla regina alcuni documenti firmati da presunti complici del
medico, documenti che riportavano chiaramente una confessione legata a un malore che la regina aveva
avuto poco tempo prima e nella quale veniva denunciato un tentativo di avvelenamento. Lopez venne
arrestato e condannato a morte per alto tradimento; poco più avanti si scoprì che Lopez era innocente e che
in realtà i fatti riferiti da Essex erano false accuse, rettificate poi come denunce infondate. Per via di questo
terribile errore, la regina tentò in qualche modo di risarcire la vedova di Lopez, partendo dalla restituzione
dei beni confiscati al marito.
Nel frattempo, i corsari inglesi continuarono ad attaccare la flotta spagnola che ritornava carica d'argento
dalle Americhe, con alterni esiti; nel 1595 dopo si verificò anche una modesta incursione della flotta
spagnola in Cornovaglia, al comando di Carlos de Amesquita le truppe spagnole sbarcarono presso la baia
di Mount-Saint-Michel, attaccando e distruggendo alcuni villaggi prima di ritirarsi. Nel 1596 l'Inghilterra si
ritirò dalla Francia lasciando Enrico IV saldamente al potere.
Uno dei più importanti capi della marina, Robert Devereux, fu nominato Lord Luogotenente d'Irlanda con
il compito di domare la ribellione nel 1599. Devereux fallì miseramente nel tentativo e, ritornato senza il
permesso della regina nel 1600, fu punito con la perdita di tutti i suoi incarichi. L'anno successivo, infine,
guidò una rivolta contro la regina, ma fu giustiziato. Al suo posto in Irlanda fu mandato Charles Blount,
barone Montjoy: egli affrontò gli irlandesi e il contingente spagnolo di circa tremila uomini inviato in loro
aiuto dalla Spagna e li sconfisse nella battaglia di Kinsale, obbligando gli insorti ad arrendersi.
Nel novembre del 1602 cadde in un profondo stato depressivo. Non sopportava più i discorsi di governo,
sentiva la morte vicina e si lasciava andare. Morì il 24 marzo nel Palazzo di Richmond, prossima ai
settant'anni, poco dopo aver pronunciato la frase "Chiamatemi un prete: ho deciso che devo morire".
Le vicende testamentarie
Il testamento di Enrico VIII stabiliva che a lui sarebbe succeduto il
figlio Edoardo; se quest'ultimo fosse morto senza eredi avrebbero
fatto seguito la sorella Maria e se anche questa fosse rimasta a sua
volta senza eredi, anche la figlia Elisabetta sarebbe salita al trono.
Solo dopo la morte di Elisabetta, nel caso che anche questa non
avesse avuto figli, dovevano succedere i discendenti della propria
sorella minore, Maria Tudor, avuti con Charles Brandon. Erano
invece esclusi dalla successione i discendenti stranieri, quindi quelli
scozzesi della sorella maggiore Margherita Tudor, dei quali, oltre a
Giacomo Stuart, all'epoca della morte della regina Elisabetta I, ve Dettaglio del volto del gisant della
ne erano altri in vita. Alcuni storici riferiscono che Elisabetta I, sul regina
letto di morte, dichiarò Giacomo suo erede; altri, invece sostengono
che fino alla fine della sua vita ella mantenne il silenzio su questa
decisione presa insieme alla cugina Maria Stuart. In ogni caso
nessun pretendente era abbastanza forte da poter seriamente
contrastare la rivendicazione al trono di Giacomo Stuart che, poco
dopo la morte di Elisabetta, fu proclamato re Giacomo I
d'Inghilterra. Tale proclamazione ruppe la consuetudine, perché
non fu fatta dal nuovo sovrano stesso, ma dal Consiglio di Raffigurazione del corteo funebre di
Accessione, come sarebbe poi divenuta consuetudine nella pratica Elisabetta
moderna della successione monarchica.[20]
Nell'arte
Molti artisti glorificarono Elisabetta e nascosero la sua età avanzata
nei ritratti che le fecero, in cui è spesso dipinta in abiti sfarzosi e
alla moda. Tra i musicisti, si ispirarono a lei Gioachino Rossini per
la prima opera del suo periodo napoletano, Elisabetta, regina
d'Inghilterra (1815), Gaetano Donizetti (la regina appare in ben tre
opere composte e rappresentate tra il 1829 e il 1838: Il castello di
Kenilworth, Maria Stuarda e Roberto Devereux) e Benjamin
Britten, con l'opera Gloriana, sulla relazione tra Elisabetta ed
Essex, composta in occasione dell'incoronazione di Elisabetta II
nel 1953.
La figura carismatica della regina ha influenzato anche il folclore, The rainbow portrait, olio su tela
facendo sorgere miti e leggende anche a notevoli distanze dal suo 1600-1602
stesso regno. In Sicilia, in particolare tra Maletto e Bronte, si
racconta infatti della presenza di una sua pantofola stregata, capace
di muoversi da sola e di volare[22]. Non è da dimenticare che a Elisabetta I venivano attribuiti poteri magici,
perché la nonna paterna era Elisabetta di York, che a sua volta come nonna aveva Giacometta di
Lussemburgo. Quest'ultima, secondo miti e leggende, era discendente dai duchi di Borgogna, stirpe alla
quale si attribuivano doni soprannaturali avuti in eredità dalla capostipite Melusina, divinità acquatica[23].
Letteratura
Tra i romanzi ispirati a Elisabetta si possono citare: Legacy di Susan Kay, I, Elizabeth di Rosalind Miles,
The Virgin's Lover e The Queen's Fool di Philippa Gregory, Queen of This Realm di Jean Plaidy, e Virgin:
Prelude to the Throne di Robin Maxwell. La storia di Elisabetta è abbinata a quella di sua madre nel libro di
Maxwell The Secret Diary of Anne Boleyn. The Queen's Bastard, anch'esso di Maxwell, è la storia
immaginaria del figlio di Elisabetta e Dudley. Alcuni decenni fa, Margaret Irwin scrisse una trilogia basata
sulla giovinezza di Elisabetta: Young Bess, Elizabeth, Captive Princess e Elizabeth and the Prince of Spain.
Gli scritti di Elisabetta sono stati raccolti e pubblicati dalla University of Chicago Press con il titolo di
Elizabeth I: Collected Works. Inoltre Elisabetta compare nell'ultimo capitolo della trilogia di Ken Follett La
Colonna di Fuoco, romanzo del 2017.
Teatro
Ferdinand Bruckner, Elizabeth von England (Elisabetta d'Inghilterra), traduzione di Grazia e
Fernaldo Di Giammatteo, Collezione di teatro, Torino, Einaudi, 1952.
Cinema
Diverse le pellicole che parlano di lei, da ricordare Elizabeth: The Golden Age
Onorificenze
Sovrana del Nobilissimo Ordine della Giarrettiera
— 17 novembre 1558
Ascendenza
Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Owen Tudor
Edmondo Tudor
Caterina di Valois
Enrico VII
d'Inghilterra John Beaufort,
duca di Somerset
Margaret
Beaufort Margaret
Beauchamp di
Enrico VIII Bletso
d'Inghilterra Riccardo
Edoardo IV Plantageneto,
d'Inghilterra duca di York
Cecily Neville
Elisabetta di York
Richard Woodville
Elisabetta
Woodville Giacometta di
Elisabetta I Lussemburgo
d'Inghilterra Sir Geoffrey
Sir William Boleyn
Boleyn
Anne Hoo
Thomas Boleyn,
conte del Wiltshire Thomas Butler,
conte di Ormonde
Margaret Butler
Anne Hankford
Anna
Bolena John Howard,
Thomas Howard, duca di Norfolk
duca di Norfolk
Catherine Moleyns
Elizabeth Howard
Sir Frederick
Elizabeth Tilney Tilney
Elizabeth Cheney
Note
1. La data di morte riportata segue il calendario giuliano allora in uso in Inghilterra. Secondo il
calendario gregoriano, introdotto nei paesi cattolici dal 1582, Elisabetta morì il 3 aprile.
2. ^ se si comprende anche Jane Grey
3. ^ Erickson, p.41
4. ^ Adriano Prosperi e Paolo Viola, Dalla Rivoluzione inglese alla Rivoluzione francese,
Einaudi, Torino, 2000, ISBN 978-88-06-15509-4, p. 5.
5. ^ Erickson, p.14
6. ^ «Se testimonianze della sua perfetta padronanza del latino, greco e francese non
mancano, sino ad ora erano però pochissime le testimonianze di una conoscenza realmente
approfondita dell’italiano, in particolare a livello scritto.» Trenta lettere dell'epistolario di
Elisabetta, alcune olografe, «Ci restituiscono una Elisabetta che usava la nostra lingua con
straordinaria abilità, oltre che con gusto per il gioco retorico e per le citazioni erudite da
Petrarca e Tasso». I destinatari sono importanti personaggi dell'epoca quali Ferdinando I de'
Medici, Antonio, priore di Crato, pretendente al trono del Portogallo, Wanli, Imperatore della
Cina, il Doge di Venezia per i reciproci interessi commerciali e lettere scritte di sua mano ad
Alessandro Farnese, Principe e Duca di Parma (capo delle truppe spagnole nei Paesi
Bassi).(In Carlo Maria Bajetta, docente di letteratura inglese dell’Università della Valle
d’Aosta, autore del libro Elizabeth I’s Italian Letters, per i tipi di Palgrave Macmillan, New
York, 2017)
7. ^ Fraser, p.55
8. ^ Kotnik, p.57
9. ^ Emma Mason, Mary I’s phantom pregnancy, su historyextra.com, 12 maggio 2015. URL
consultato il 9 settembre 2016.
10. ^ Fraser, p-180
11. ^ (EN) Eamon Duffy, The Queen and the Cardinal: Mary I and Reginald Pole, in History
Today, vol. 59, maggio 2009, p. 24. articolo estratto da: (EN) Eamon Duffy, Fires of Faith:
Catholic England under Mary Tudor, Yale University Press, 2009, pp. 24-29, ISBN 978-0-
300-16045-1.
12. ^ Erikson, p.40
13. ^ Fraser>p. 77
14. ^ Orieux, p.53
15. ^ Kotnik, p.88
16. ^ Erikson, p.120
17. ^ Fraser, p.200
18. ^ Orieux, p.270
19. ^ Cfr. ad esempio Alessandro Pedrazzi, Qualcosa da leggere, p. 63. (https://books.google.it/
books?id=9wpdAgAAQBAJ&pg)
20. ^ Erickson, p.233
21. ^ (EN) Did Thomas Seymour sexually abuse the teenage Princess Elizabeth?, su
HistoryExtra. URL consultato il 15 dicembre 2020.
22. ^ Salvatore Spoto, Una misteriosa scarpa sull'Etna (https://books.google.it/books?id=MmuE
DAAAQBAJ&pg=PT147&dq=una+misteriosa+scarpa+sull%27Etna&hl=it&sa=X&ved=0ahU
KEwj41p34s4rdAhUM16QKHWx6CqAQ6AEIJzAA#v=onepage&q&f=false), in Idem, Sicilia
segreta e misteriosa, Newton compton editori, 2016
23. ^ La signora dei fiumi (The Lady of the Rivers, 2011), Sperling & Kupfer
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Voci correlate
Dinastia Tudor
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Guerra anglo-spagnola (1585-1604)
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