Leonard Bernstein (Lawrence, Massachusetts, 1918) è stato un
compositore, direttore d'orchestra, critico, pianista e divulgatore statunitense. Fu allievo di Walter Piston per la composizione e di Fritz Reiner per la direzione d'orchestra, ed è considerato il secondo miglior d’orchestra di tutti i tempi, oltre a essere considerato una delle più influenti figure musicali della seconda metà del ‘900.ù
La peculiarità di questo compositore è l’aver cercato di creare uno
stile di composizione che fosse esclusivamente americano, per arrivare a costruire un’identità di musica che potesse in qualche modo unire la popolazione statunitense. Durante questa ricerca Bernstein compose naturalmente, come tutti i compositori, opere popolari e opere più serie, ma lui stesso si è detto “contrario” alle sue opere minori, dato che oscuravano quelle migliori. Un’altra cosa importante è che l’autore, nella creazione di uno stile americano, attinge non solo alla musica e alle tradizioni statunitensi, ma a tutto ciò che circonda l’America, infatti come lui stesso sostiene la musica americana è un insieme delle musiche che circondano l’America, un po’ come la lingua parlata dagli americani, che ha diversi accenti. Ed è proprio qui che sorgono i principali problemi: come unire tutte queste influenze etniche e sociali nella musica? Come riuscire a rendere al meglio l’idea di un popolo che si sta ancora formando e si sta preparando per diventare una delle più grandi potenze mondiali? La risposta a queste domande si trova nel “rispolvero” di un classico che possa essere paragonato al contesto dell’America degli anni ‘40, William Shakespeare. Bernstein analizza infatti puntualmente i suoi capolavori, per capire come avesse fatto l’autore inglese a mescolare diverse culture (tra cui quella italiana). L’esito di questa ricerca e analisi ha un nome: West side story. L’opera infatti racchiude tutte le idee del compositore statunitense, ma anche la voglia di novità che avevano i cittadini. Dagli anni ‘50 in poi infatti il compositore aveva un preciso compito: trovare nuovi modi, nuove formule compositive, distaccarsi dalle tradizioni e sperimentare per assecondare il popolo, che voleva vedere come già detto cose nuove. Queste cose nuove vengono riflesse nello sviluppo di una tonalità e di un’organizzazione tonale basata su quello che Bernstein definisce il principio fondamentale della tonalità: la costruzione di accordi basata sulla teoria dei suoni armonici. La novità maggiore apportata da Bernstein, e forse la più significativa, sta però nel distaccarsi dal comporre pure melodie armonicamente e melodicamente perfette, ma nel creare melodie tali che ogni singolo tema, ogni singola frase, e ogni singola nota trasmettano un’emozione, un tratto della personalità di questo favoloso compositore. Risiede proprio in questa parola il problema della sua carriera: compositore; infatti nonostante Bernstein sia un magistrale compositore, veniva e viene considerato come un direttore d’orchestra, nonostante le sua abilità compositive siano fuori dal comune.
Quindi quando si ascolta Bernstein si ascolta un uomo che ha
dedicato la sua vita alla musica, alla sperimentazione e alla ricerca del nuovo; le sue composizioni hanno raggiunto il livello più alto quando si sono rapportate con il teatro. Oltre alla già citata “West side story” è molto significativa l’opera “A quiet place”, sequel di una sua opera precedente, “A trouble in Tahiti”.
Nonostante “A quiet place” sia un’opera in un solo atto, nella sua
prima esecuzione (1983) fu eseguita insieme al suo prequel, separati da un intermezzo. L’opera fu successivamente perfezionata per una registrazione, diretta da Bernstein, realizzata a Vienna nel 1986. Bernstein ha poi rilasciato un’intervista nella quale ha spiegato la filosofia dietro alla sua opera, e alla sua musica in generale, riportata di seguito: “Alla base di tutto c'è un tessuto orchestrale in un'ampia varietà di stili che è di vera densità sinfonica” - l'opposto di Trouble in Tahiti . Bernstein ha paragonato la forma in quattro parti dell'opera a una sinfonia di Mahler in un'intervista con un critico di Houston. “La scena di apertura è enorme ed esplosiva. Il secondo è elegiaco. Il terzo è uno scherzo giocoso", disse. E l'ultima scena è "uno di quegli adagi", riferendosi ai gravi e nobili movimenti lenti che concludono opere come la Terza e la Nona sinfonie di Mahler. "Se l'opera dice qualcosa", disse, "significa che qualsiasi cosa nella vita è difficile da ottenere." Poi aggiunse: "inclusa quest'opera".