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Storia della Musica Prof.

Gianvito Messina Liceo Scienze Umane Marconi Comiso

Ludwig Van Beethoven, vita e opere

Ludwig van Beethoven nasce a Bonn nel mese di dicembre del 1770 (non è
possibile documentare con certezza la sua esatta data di nascita, che rimane
convenzionalmente accettata al 16 dicembre del 1770) in una famiglia di
musicisti.
Il padre, tenore nella cappella di corte, gli impartisce le prime lezioni di
pianoforte e violino e il giovane Beethoven dimostra da subito singolari
attitudini musicali.

Beethoven è un bambino timido, solitario e introverso; la musica lo occupa


tutta la giornata, si esercita alla tastiera per perfezionare la sua tecnica, cosa
che lo porterà a diventare uno dei più grandi virtuosi del suo tempo.

All’età di nove anni Beethoven incontra Christian Gottlob Neefe, ottimo


insegnante che gli dà lezioni di composizione. Neefe si accorge subito delle
capacità eccezionali del suo allievo e, a testimonianza della stima che prova
per lui, nel 1782 gli lascia il suo incarico a corte di maestro di clavicembalo e
direttore d’orchestra.

Nel 1787, durante una breve visita a Vienna, Beethoven conosce Mozart:
questi dopo averlo sentito suonare gli predice un brillante futuro
Nel 1792 si trasferisce a Vienna, dove prende lezioni da Franz Joseph Haydn.
Viene bene accolto nei palazzi dell’aristocrazia ed è molto apprezzato come
pianista e come compositore. Beethoven è capace di suonare sia in modo
elegante e raffinato sia in modo vigoroso e irruente.
Si dedica soprattutto al pianoforte, strumento fondamentale per la sua
maturazione artistica e sul quale sperimenta soluzioni innovative che
applicherà in seguito nelle composizioni per orchestra sinfonica.

Risalgono a questo periodo molte variazioni e sonate per pianoforte destinate


al pubblico dei dilettanti di musica, che sono in continuo aumento e che
rappresentano per il maestro una buona fonte di guadagno. Già nel 1795 le
sue composizioni raggiungono un grande livello di vendite: Beethoven è il
musicista viennese più conteso dagli editori.

Particolarmente importante per Beethoven risulta essere il legame d’amicizia


con il principe Karl Lichnowisky, che lo ospita nel suo palazzo e lo tratta
come un figlio. Il palazzo è anche un luogo di ritrovo per compositori,
strumentisti, appassionati di musica e sede di concerti: molte opere di
Beethoven hanno qui la loro prima esecuzione pubblica.

Beethoven a Vienna è ormai un musicista affermato: le sue opere sono


pubblicate in tutta Europa ed eseguite in concerto al pari della musica di
Haydin e di Mozart. Ma nel 1796 si manifestano i primi segnali della tragedia
personale di Beethoven, una malattia incurabile dell’orecchio che gli causa
dolore e la perdita progressiva dell’udito, disgrazia terribile per un musicista.
Egli è costretto ad abbandonare la carriera di pianista per dedicarsi
esclusivamente alla composizione.

Il destino che lo condanna alla sordità mette a dura prova il suo carattere, che
ne esce rafforzato e ancora più determinato nella volontà di comporre. Nel
1802, in una lettera-testamento destinata a essere letta dopo la sua morte,
descrive con parole commoventi la sua sofferenza, ma manifesta anche la
volontà di combattere il destino avverso, sperando di trovare «almeno un
giorno di pura gioia».
Questa concezione eroica della vita si ritrova anche nella musica di Beethoven,
soprattutto nelle sinfonie. Gli studiosi parlano, a proposito della musica
composta in questo periodo, di «stile eroico».

Con Beethoven la sinfonia diventa la forma musicale per eccellenza, quella a


cui si affidano messaggi importanti; una composizione in cui si rappresenta un
vero e proprio dramma di sentimenti umani, in cui le melodie si possono
paragonare a personaggi di melodrammi.
Gli schemi del Classicismo non sono più sufficienti per contenere le passioni e
gli ideali che Beethoven vuole esprimere: le dimensioni delle composizioni si
dilatano, l’organico orchestrale si amplia e si aggiungono nuovi strumenti.
Per queste sue caratteristiche la musica di Beethoven precorre i tempi,
anticipando molti elementi del linguaggio musicale romantico.

La ricerca di un continuo miglioramento, del superamento del limite, è tipico


del modo di lavorare di Beethoven. Prima che una melodia o un intero brano
raggiunga la forma finale, viene sottoposto a numerose modifiche e
perfezionamenti. Beethoven tiene sempre a portata di mano dei quaderni su
cui annota idee e appunti: ogni volta che gli viene alla mente una melodia, la
trascrive immediatamente, per poi successivamente provarla e riprovarla
finché non ne è pienamente soddisfatto. La creazione delle sue composizioni è
lenta e sofferta, soggetta a mille ripensamenti. Ad esempio l’unica opera
teatrale di Beethoven, il Fidelio, ebbe tre versioni.

Nonostante la protezione delle nobili famiglie viennesi, Beethoven non è un


musicista al loro servizio, ma un’artista indipendente e mai ossequioso nei loro
confronti. Egli è consapevole della propria grandezza e sa riconoscere il valore
delle sue composizioni.
Questo temperamento energico e determinato convive con una profonda
sensibilità che egli sa esprimere in brani di grande dolcezza. Infatti, nella sua
produzione si trovano brani di grande energia e forza, a fianco di altri dolci e
sognanti, spesso ispirati alla natura.

L’abbandono progressivo della vita pubblica, dei concerti e delle serate in


società causato dal progredire della sordità, lo spinge sempre più a rifugiarsi
nella campagna che ama. Beethoven è solito affittare durante l’estate una casa
nella campagna viennese immersa nei boschi, al riparo dagli affanni quotidiani
e dal caos della città. Beethoven è profondamente religioso e vede nella natura
l’immagine stessa della divinità.

Beethoven condivide le idee illuministe del suo tempo. La fiducia nella


ragione e nelle scienze, la volontà di giustizia sociale, la speranza nella
solidarietà tra gli uomini. Questi valori per lui irrinunciabili e l’esigenza di un
impegno morale e civile sono alla base della sua ultima sinfonia, la Nona,
pubblicata nel 1824 ed eseguita lo stesso anno a Vienna.
La prima esecuzione della Nona sinfonia, avvenuta il 7 maggio 1824, ha un
successo strepitoso. Il 4° movimento contiene l’esecuzione strumentale e
vocale dell’Inno alla gioia del poeta Friedrich Schiller. Il testo esorta
l’umanità a procedere lieta nel suo cammino. La gioia è il sentimento che ci
aiuta a superare le difficoltà della vita e ci porta verso un mondo migliore e più
solidale. Per il messaggio di profonda umanità e di speranza che reca, l’Inno
alla gioia è stato scelto come inno ufficiale dell’Europa.

Ormai completamente sordo, Beethoven vive in solitudine gli ultimi anni della
sua vita, dedicandosi alla composizione dei suoi ultimi quartetti per archi che,
come le ultime sonate per pianoforte, sono scritti per un pubblico di intenditori.
Ludwig van Beethoven muore a Vienna il 26 marzo 1827. I funerali si svolgono
tre giorni dopo, il 29. Quel giorno le scuole vengono chiuse in segno di lutto e
20.000 persone accompagnano al cimitero la salma, che viene seppellita con
tutti gli onori.

Le opere più importanti

Musica sinfonica: 9 sinfonie, 5 concerti per pianoforte, concerto per


violino, triplo concerto per violino, violoncello e pianoforte.

Musica da camera: 32 sonate per pianoforte, 18 quartetti per archi.

Musica per il teatro: Fidelio.

Musica sacra: Messa solenne.

Il catalogo delle opere fu redatto dallo stesso Beethoven, che attribuì un


numero progressivo e cronologico soltanto alle composizioni che riteneva
degne di essere ricordate.

Le 9 sinfonie di Beethoven

A cavallo di due secoli: Ludwig van Beethoven e le sue Nove Sinfonie

Ludwig van Beethoven fu tra i compositori che tra la fine del’700 e la prima metà dell’800,
per la sua inventiva, stravolse quelli che fino all’epoca furono le strutture formali musicali.
Fu grazie a lui che proprio in quegli anni si ebbe l’affermazione della “forma sonata”, nella
struttura che oggi conosciamo.
Ma non solo, la sua instancabile penna ci ha lasciato opere immortali come le Nove
Sinfonie, che segnarono l’inizio di un periodo beethoveniano ben preciso (gli inizi dell’800),
e più precisamente dal 1799 al 1824, che coincide con l’inizio della sordità del compositore
e con la presa di coscienza dei problemi ad essa correlati. Sono gli anni in cui Beethoven
passa dalle crisi di sconforto all’ottimismo, che andrà via via sublimato in amore ideale per
l’intera umanità.
Questo periodo della sua vita fu molto fecondo per la composizione che, tralasciata la
carriera pianistica per la sordità, nacquero oltre alle Sinfonie, gli ultimi tre concerti per
pianoforte e orchestra, memorabili sonate per pianoforte, i due maggiori Trii per archi e tre
quartetti per archi ( la Tripartita op.59).

Le sinfonie

Nel sinfonismo beethoveniano convergono tre elementi:


la pura meditazione in vista dell’assoluto musicale,
l’eroico che tende al conflitto tragico,
l’incomprimibile vitalità «fisica», danzante o fluente come un fiume, spesso
colorata d’ironia e di divertimento.

Sotto l’aspetto tecnico Beethoven usa organici orchestrali poco numerosi, sobri e non
particolarmente variegati, malgrado i potenti effetti che essi misteriosamente producono.
La Prima Sinfonia in do maggiore op. 21 è un bell’esempio di classicismo viennese, ma
nuovo è lo scherzoso inizio del primo tempo, che lascia incerta la tonalità, e quello del
Finale, che lascia incerti il tempo e il ritmo.
La Seconda Sinfonia in re maggiore op. 36 (1803) è una partitura vivace, piena di
rievocazioni di marce e fanfare militari, in cui l’uso delle modulazioni si fa audace.
La Terza è in mi bemolle maggiore op. 55 «Eroica» (1805), originariamente fu intitolata
“Sinfonia a Bonaparte”, in omaggio a Napoleone Bonaparte, il console francese che aveva
iniziato a riformare radicalmente l’Europa dopo aver condotto campagne militari in tutto il
continente. Nel 1804 Napoleone si incoronò imperatore, una mossa che fece arrabbiare
molto Beethoven. La storia ci narra che il compositore strappò il frontespizio e in seguito
ribattezzò la sinfonia con il nome “Eroica”, perché si rifiutò di dedicare uno dei suoi pezzi
all’uomo che ora considerava un “tiranno”. Tuttavia, permise comunque che sul
manoscritto pubblicato ci fosse l’iscrizione “composta per celebrare il ricordo di un grande
uomo“, nonostante poi abbia dedicato il lavoro a Lobkowitz, uno dei mecenati di Ludwig
van Beethoven. Ciò ha portato sin da allora storici e biografi a speculare sui sentimenti di
Beethoven verso Napoleone
manoscritto Sinfonia di L.v.Beethoven

L’influenza di Bonaparte, della Rivoluzione francese e dell’illuminismo tedesco su


Beethoven furono fattori importanti nello spiegare lo sviluppo del cosiddetto stile “Eroico”
che finì per dominare questo periodo compositivo. I tratti dell’eroico includono i ritmi di
“guida” (spesso le opere del periodo possono essere identificate tanto dal ritmo quanto
dalla melodia/armonia), drastici cambiamenti dinamici e, in alcuni casi, l’uso di strumenti
marziali. L’eroico contiene dramma, morte, rinascita, conflitto e resistenza; può essere
riassunto come “superamento”. L’Eroica è una delle pietre miliari principali nello sviluppo
del sinfonismo di Beethoven. È qui che vediamo per la prima volta l’ampiezza, la
profondità, l’orchestrazione e lo spirito che segnano una rottura con le melodie piacevoli
dei periodi precedenti. Le temerità tonali del primo tempo, al limite della dissonanza,
scandalizzarono il pubblico di allora; il secondo tempo, Marcia funebre, fu il modello di
simili invenzioni tragico-elegiache care alla musica romantica.
La Quarta Sinfonia in si bemolle maggiore op. 60 (1807) fu definita, per la sua limpida
serenità dai toni fiabeschi, un delicato elfo in mezzo a due giganti nordici, ossia tra le
poderose architetture tragiche della Terza e della Quinta.
La Quinta in do minore op. 67 (1808), opera emblema del suo autore, collocata
esattamente al centro del suo arco creativo, colpisce per l’inesorabile necessità
«kantiana» con cui la martellante terna che apre il primo tempo costruisce un serrato
discorso logico, e per la novità formale con cui il demoniaco terzo tempo, lo Scherzo, si
unisce al Finale glorioso senza soluzione di continuità.
Spesso si ispira alla natura, nella quale, soprattutto con il progredire della sua malattia, si
rifugia. E’ di questo periodo la composizione della Sesta sinfonia, la Sinfonia Pastorale, o
ricordi della vita campestre. La Sesta in fa maggiore op. 68 «Pastorale» (1808),
Ludwig van Beethoven a quell’epoca passava molto tempo in campagna e ne era
affascinato. Lo stare a contatto con la natura lo colpiva nell’intimo creandogli
quell’immenso piacere e gioia di partecipare in prima persona alla vita campestre, quel
cercare in essa il raggiungimento della pace. Dai suoi trascorsi ricordi nasce la Sinfonia n.
6 in Fa maggiore op. 68, composta in contemporanea, tra il 1807 e il 1808, con la Sinfonia
n. 5 in Do minore op. 67 (anch’essa eseguita nel medesimo concerto del 22 dicembre del
1808). Beethoven volle mettere anche un sottotitolo all’opera, che chiamò “Pastorale”, così
come aveva fatto anche precedentemente con la Sinfonia n.3 in mi bemolle maggiore
op.55 “Eroica”; per evitare dubbi in merito al fatto che i temi della sinfonia non erano per
niente descrittivi, volle aggiungere al sottotitolo: “più espressione del sentimento che
pittura“. Ed è con questo spirito che Beethoven compose la Sesta Sinfonia.

la Settima in la maggiore op. 92 (definita da Wagner «apoteosi della danza»: 1813) e la


piccola Ottava in fa maggiore op. 93 (1814) sono monumenti di serena vitalità, appena
adombrata da nubi, e creano un teso contrasto con la Nona Sinfonia in re minore op. 125
(1824), capolavoro del tardo stile, estasi dinanzi al mistero dell’assoluto, la cui clamorosa
novità formale è il Finale con voci sole e coro sul testo dell’ode Alla gioia (An die Freude)
di Friedrich Schiller. Potenza di stile tragico era già presente in altre grandiose partiture
sinfoniche, fra cui le ouvertures Coriolano op. 62 (1807) e Egmont op. 84 (1810).

La Sinfonia n. 9 in Re minore Op. 125 è l’ultima sinfonia composta da Beethoven. Fu


completata nel 1824.
La prima esecuzione della sinfonia ha un successo strepitoso. Il 4° movimento contiene
l’esecuzione strumentale e vocale dell’Inno alla gioia (An die Freude) del poeta Friedrich
Schiller. Il fatto che Beethoven impieghi il coro e dei cantanti solisti è una novità senza
precedenti per un genere strumentale come la sinfonia.

Il brano è formato da diversi episodi, ed è caratterizzato da una melodia principale che


ritorna molte volte.
Nel primo episodio la melodia viene dapprima presentata dagli strumenti che entrano in
successione fino a coinvolgere l’intera orchestra.
Il secondo è introdotto dal fragore e dagli accordi dissonanti dell’orchestra; subito dopo
interviene la voce solista.
Con il terzo episodio inizia il canto dell’Inno alla gioia di Schiller, che viene intonato prima
dal tenore, poi dal coro e dai cantanti solisti sulle note della melodia principale.
L’ultimo episodio vede la melodia principale trasformata in una marcia dal carattere
militaresco.
Il testo esorta l’umanità a procedere lieta nel suo cammino, come un eroe che marcia
verso la vittoria.

Per il messaggio di profonda umanità e di speranza che reca, l’Inno alla gioia è stato
scelto come inno ufficiale dell’Europa.

4. Finale: Presto* * *INNO ALLA GIOIA, INNO DELL’EUROPA


L’inno europeo (Inno alla gioia) è l’adattamento dell’ultimo movimento della Nona Sinfonia
di Beethoven, è stato adottato dal Consiglio d’Europa nel 1972 e viene utilizzato
dall’Unione europea dal 1986. Herbert von Karajan, uno dei più grandi direttori d’orchestra
del Novecento, ha realizzato, su richiesta del Consiglio d’Europa, tre versioni strumentali
per piano solo, fiati e orchestra sinfonica.

O Freunde, nicht diese Töne !


Sondern laßt uns angenehmere anstimmen
und freudenvollere !
Freude, schöner Götterfunken,
Tochter aus Elysium,
Wir betreten feuertrunken,
Himmlischer, Dein Heiligtum !
Deine Zauber binden wieder,
Was die Mode streng geteilt ;
Alle Menschen werden Brüder,
Wo Dein sanfter Flügel weilt.
Wem der große Wurf gelungen,
Eines Freundes Freund zu sein,
Wer ein holdes Weib errungen,
Mische seinen Jubel ein !
Ja, wer auch nur eine Seele
Sein nennt auf dem Erdenrund !
Und wer’s nie gekonnt, der stehle
Weinend sich aus diesem Bund.
Freude trinken alle Wesen
An den Brüsten der Natur ;
Alle Guten, alle Bösen
Folgen ihrer Rosenspur.
Küsse gab sie uns und Reben,
Einen Freund, geprüft im Tod ;
Wollust ward dem Wurm gegeben,
Und der Cherub steht vor Gott !
Froh, wie seine Sonnen fliegen
Durch des Himmels prächt’gen Plan,
Laufet, Brüder, eure Bahn,
Freudig, wie ein Held zum Siegen.
Seid umschlungen, Millionen.
Diesen Kuß der ganzen Welt !
Brüder ! Über’m Sternenzelt
Muß ein lieber Vater wohnen.
Ihr stürzt nieder, Millionen ?
Ahnest Du den Schöpfer, Welt ?
Such’ihn über’m Sternenzelt !
Über Sternen muß er wohnen.

TRADUZIONE IN ITALIANO

O amici, non questi suoni!


ma intoniamone altri
più piacevoli, e più gioiosi.
Gioia, bella scintilla divina,
figlia degli Elisei,
noi entriamo ebbri e frementi,
celeste, nel tuo tempio.
La tua magia ricongiunge
ciò che la moda ha rigidamente diviso,
tutti gli uomini diventano fratelli,
dove la tua ala soave freme.
L’uomo a cui la sorte benevola,
concesse di essere amico di un amico,
chi ha ottenuto una donna leggiadra,
unisca il suo giubilo al nostro!
Sì, – chi anche una sola anima
possa dir sua nel mondo!
Chi invece non c’è riuscito,
lasci piangente e furtivo questa compagnia!
Gioia bevono tutti i viventi
dai seni della natura;
tutti i buoni, tutti i malvagi
seguono la sua traccia di rose!
Baci ci ha dato e uva, un amico,
provato fino alla morte!
La voluttà fu concessa al verme,
e il cherubino sta davanti a Dio!
Lieti, come i suoi astri volano
attraverso la volta splendida del cielo,
percorrete, fratelli, la vostra strada,
gioiosi, come un eroe verso la vittoria.
Abbracciatevi, moltitudini!
Questo bacio vada al mondo intero Fratelli,
sopra il cielo stellato
deve abitare un padre affettuoso.
Vi inginocchiate, moltitudini?
Intuisci il tuo creatore, mondo?
Cercalo sopra il cielo stellato!
Sopra le stelle deve abitare!

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