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ESTRATTO

Ernst Robert Curtius


e l’identità culturale dell’Europa
Atti del XXXVII Convegno Interuniversitario
(Bressanone/Innsbruck, 13-16 luglio 2009)

a cura di Ivano Paccagnella e Elisa Gregori


Questo volume è stato stampato con il contributo
del Dipartimento di Romanistica dell’Università degli Studi di Padova

© 2011 Esedra editrice s.r.l.


via Palestro, 8 - 35138 Padova
Tel e fax 049/723602
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Quaderni del Circolo Filologico Linguistico Padovano
- 25 -
fondati da Gianfranco Folena
A Mario Mancini,
per i suoi settant’anni:
per lo stupore e l’entusiasmo
che ha saputo conservare.
INDICE

Gianfelice Peron
Introduzione.
Curtius sulla strada verso Roma IX

Mario Mancini
Il giardino dei topoi 1

Helmut Meter
«Spirito tedesco» e «spirito francese» nel pensiero di Curtius tra le due guerre 25

Carlo Donà
Lo spirito tedesco e la crisi della mezza età.
Deutscher Geist in Gefahr (1932) 39

Roberto Antonelli
Auerbach, Curtius e la modernità, ricordando Warburg 57

Adone Brandalise
Rischi dello spirito. Etiche ed estetiche della tradizione in E. R. Curtius 75

Riccardo Campi
Crisi della cultura e apologia della tradizione in Curtius 85

Lorella Bosco
L’idea di Europa: Schlegel, Hoffmanstahl e Curtius 101

Angelo Pagliardini
Anticipazioni mazziniane dell’Europa di Curtius 121

Franco Arato
Virgilio e l’Occidente: Curtius e Haecker 131

Remo Ceserani
Un’idea diversa dell’Europa: da Denis de Rougemont a Jürgen Habermas 143
Mario Domenichelli
Le macerie d’Europa, The Waste Land, Das wüste Land:
T. S. Eliot, E. R. Curtius e Die Einheit der Europäischen Kultur 153

Donatella Pini
La corrispondenza tra Curtius e Ortega y Gasset 169

Lucrezia Lorenzini
Un intellettuale europeo e i limiti dinamici
dell’identità culturale mediterranea 181

Wolfram Krömer
Un’identità dimezzata? Aspetti dell’Europa e della sua cultura
negletti da Ernst Robert Curtius 189

Lorenzo Renzi
Curtius e i grandi romanisti tedeschi nell’opera di René Wellek 199

Earl Jeffrey Richards


«Generationwechsel» oder «Paradigmawechsel»? Curtius und
Robert Jauss: das Problem der Kontinuität in der europäischen Literatur 217

Alexandra Vrânceanu
La topologia di Curtius come metodo di strutturazione
della letteratura europea 235

Enrico Benella
L’arguto argonauta: appunti di critica tematologica su E. R. Curtius 253

Alessandro Grossato
Il tema del giardino e della foresta nella letteratura indiana medievale 263

Carlo Saccone
Rose e violette nei giardini lirici persiani 271

Max Siller
Storie del Mediterraneo antico nell’Europa del Nord medievale:
The Franks Casket (British Museum, VII secolo) 293

Francesco Mosetti Casaretto


Curtius e il Medioevo latino 301
Danielle Buschinger
Le code des vertus chevaleresques chez Curtius et Frauenlob 329

Patrizia Mazzadi
Il motivo della Brautwerbung: elemento letterario cardine
nella tradizione europea del Medioevo? 337

Veronica Orazi
Letteratura europea e Medio Evo latino: la prospettiva ispanica 353

Luca Pietromarchi
Il Proust di Curtius 363

Indice dei nomi 379


Angelo Pagliardini

ANTICIPAZIONI MAZZINIANE DELL’EUROPA DI CURTIUS

Nel presente contributo si intende accostare, sia per individuare le ana-


logie che per notare le specificità e i punti di divergenza, la visione geo-
politica e le basi culturali e letterarie dell’Europa concepita da Giuseppe
Mazzini, che risulta negli scritti che hanno preceduto e seguito l’esperienza
della fondazione della Giovine Europa nel 1834,1 a quella espressa in Europäi-
sche Literatur und lateinisches Mittelalter di Ernst Robert Curtius.2 Il punto di
partenza di questo confronto è l’insistenza di Mazzini nell’individuare, da
un lato, l’abbinamento di una “concordia”, una identità comune europea
delle letterature nelle singole lingue, e di una “tendenza”, cioè una linea
di sviluppo che si orienta nel futuro e proviene da solide radici nel passa-
to, dall’altro il ruolo, sia passivo di testimonianza, che attivo di sostegno
e di orientamento, che ha il dovere di svolgere la letteratura, che a sua
volta «dovrà farsi Europea». Troviamo una formulazione sintetica di questo
nodo concettuale nel saggio dedicato proprio alla letteratura europea, e
pubblicato nel novembre-dicembre 1829, non senza opposizioni e ostacoli,
sull’Antologia di Firenze:3

XIV. – Esiste dunque in Europa una concordia di bisogni, e di desiderj, un comu-


ne pensiero, un’anima universale, che avvia le nazioni per sentieri conformi ad
una medesima meta – esiste una tendenza Europea.
Dunque la Letteratura – quando non voglia condannarsi alle inezie – dovrà invi-
scerarsi in questa tendenza, esprimerla, aiutarla, dirigerla – dovrà farsi Europea.4

1
Per una lettura del percorso concettuale in direzione europeista di Mazzini: S. Mastel-
lone, Giuseppe Mazzini. Dai “Pensieri sulla democrazia” all’“Azione per la democrazia europea”, in «Il
pensiero mazziniano», Anno LXII, n. 3, Settembre-Dicembre 2007, pp. 110-133.
2
In questo contributo si fa riferimento alla traduzione italiana dell’opera effettuata da
Roberto Antonelli, E.R. Curtius, Letteratura europea e Medio Evo latino, a c. di R. Antonelli,
Firenze, La Nuova Italia, 2006. [Prima edizione dell’originale in tedesco 1948. Prima edizio-
ne della traduzione italiana 1992].
3
Il saggio viene citato spesso a proposito dello sviluppo degli studi di letterature compa-
rate, e in particolare accostato ai testi di Goethe in cui si teorizzano i concetti di Weltliteratur
o Europäische Litaratur: ad esempio in A. Marino, La “letteratura europea” oggi, in «I Quaderni
di Gaia» I, 1, 1990, pp. 103-105.
4
G. Mazzini, Opere, a. c. di L. Salvatorelli, Milano, Rizzoli, 1967, vol. 1, p. 115.
122 ANGELO PAGLIARDINI

L’affermazione mazziniana corrisponde ad una delle motivazioni por-


tanti del lavoro di Curtius, che si ritrovano fra le riflessioni condotte nell’in-
troduzione al suo lavoro Europäische Literatur und lateinisches Mittelalter,
quella che potremmo definire l’esigenza storica di una europeizzazione e
il ruolo fondamentale della letteratura in questo processo di costruzione
identitaria a livello europeo:

Accingendoci ora a trattare questo argomento, noi ci riferiamo all’Europa non


in senso geografico, ma in senso storico. Quella «europeizzazione del quadro
storico» oggi tanto necessaria deve essere applicata anche alla letteratura. Se
l’Europa è un organismo che partecipa di due insiemi culturali, quello antico-
mediteraneo e quello moderno-occidentale, lo stesso deve valere anche per la
sua letteratura, che può essere intesa come un tutto unico soltanto se entrambe
le sue componenti vengono comprese in uno sguardo solo.5

L’individuazione di questa trama comune sottesa alla letteratura euro-


pea, operazione necessaria per una lettura che non si limiti ad un aspetto
parziale del quadro, può essere considerata il vettore di convergenza più
profondo fra lo sviluppo concettuale che avrebbe intrapreso Curtius e la
concezione della letteratura europea secondo le formulazioni dello scrit-
tore genovese. In particolare, Franco Moretti ha descritto questa apertura
verso la letteratura mondiale, di cui sono stati alfieri e banditori sia il vec-
chio Goethe che il giovane Marx, un avvio che è poi stata declinato piut-
tosto nel senso della letteratura europea o europea-occidentale dai grandi
filologi romanzi come Curtius e Auerbach.6
Da un lato Mazzini segue l’eredità illuministica attraverso le elabora-
zioni poetiche, storico-letterarie e gnoseologiche di autori come Goethe
e Schlegel, inserendosi pienamente nel quadro delle dispute fra Clas-
sici e Romantici, sposando le tesi romantiche di rinnovamento in sen-
so antiretorico della letteratura italiana e di apertura alla conoscenza e
all’imitazione dei modelli letterari stranieri. Dall’altro queste componen-
ti letterarie e culturali romantiche e postgiacobine costituiscono solo il
basamento su cui si va a fondare poi il cosiddetto “sistema mazziniano”,7
che oltre a mirare all’identificazione e alla realizzazione concreta dell’Ita-
lia unita e indipendente estende la visione ad una costruzione culturale,

5
E. R. Curtius, Letteratura europea, cit., p. 18.
6
Questa riflessione si trova in F. Moretti, Il romanzo di formazione, Torino, Einaudi, 1999
[edizione originale in inglese del 1987], XIX-XX, e sarà poi ampiamente sviluppata in F.
Moretti, La letteratura europea, in Storia d’Europa, a cura di P. Anderson, M. Aymard, P. Bai-
roch, W. Barberis, C. Ginzburg, Torino, Einaudi, vol. I. [Il saggio è consultabile in edizione
anastatica sul sito www.scribd.com], 1993.
7
Cfr. F. Della Peruta, Mazzini e i rivoluzionari italiani. Il “partito d’azione” 1830-1845, Mi-
lano, Feltrinelli, 1974, pp. 11-12.
ANTICIPAZIONI MAZZINIANE DELL’EUROPA DI CURTIUS 123

politica e sociale di livello europeo.8


Come è stato notato e come dichiarato dallo stesso Mazzini, la sua prima
vocazione è stata quella letteraria e in questa direzione piuttosto che in
quello della teorizzazione e dell’azione politica si avviava il giovane giurista
genovese,9 ai suoi esordi come pubblicista e critico letterario. In questa fase
si colloca l’esperienza dell’Indicatore genovese, un foglio di avvisi commercia-
li trasformato da Mazzini in giornale di critica letteraria pienamente im-
pegnato nell’elaborazione e nella diffusione delle idee del Romanticismo,
sulla scia degli autori del Conciliatore milanese e delle opere di Madame de
Stäel,10 come nel caso di un articolo pubblicato sul numero 14, in cui si
controbattono le accuse ai romantici formulate in una lettera dello storico
Carlo Botta, che era stata parzialmente ripresa e pubblicata nel Giornale
Arcadico di Scienze Lettere e Arti n. 37. Mazzini arriva ad attaccare il giornale
per aver pubblicato e diffuso la lettera del Botta, di cui riporta un passaggio
per contestarlo:

La lettera del Botta procede in tal guisa. [...] Tanto poi maggiore contentezza ho
ricevuto dell’onorato concetto, ch’ella ha fatto di me, ch’io ho in odio peggiormente, che
le serpi, la peste, che certi ragazzacci, vili schiavi delle idee forestiere, vanno via via
seminando nella letteratura italiana. Io gli chiamo traditori della patria, e veramente
sono. Ma ciò procede parte da superbia, parte da giudizio corrotto; superbia in servitù di
Caledonia, e d’Ercinia, giudizio corrotto con impertinenza, e sfacciataggine. Spero, che....
questa infame contaminazione sfumerà, e che ancora vedremo nel debito onore Virgilio,
il Tasso, e l’Alfieri [...] –
Traditori dell’Italia! – No, traditori dell’Italia sono i venduti d’ingegno, e d’ani-
ma alla forza, che impone, o all’opulenza che paga; – son quei, che colle pazze
superbie municipali, e colle eterne contese di lingua, perpetuano tra fratelli le
divisioni;11

8
Si mettono a confronto l’adesione di Mazzini alle idee del Romanticismo con il supe-
ramento di tale impianto concettuale, in particolare per quanto riguarda gli aspetti religiosi
e più tradizionalistici del Romanticismo stesso nel saggio: R. Li Volsi, Giuseppe Mazzini e le
ideologie dell’Ottocento, in S. Gambarotto (a c. di), Giuseppe Mazzini a duecento anni dalla nasci-
ta, cit., pp. 42-43; sul respiro europeo delle idee letterarie e culturali mazziniane cfr. anche
Q. Marini, La letteratura del pieno Romanticismo, in E. Malato, a cura di, Storia della letteratura
italiana. Vol. VIII. Il primo Ottocento, Roma, Salerno Editrice, 1998, pp. 832-833.
9
Cfr. ad esempio l’Introduzione di L. Salvatorelli a G. Mazzini, Opere, cit., p. 21. Dell’in-
teresse di Mazzini per la letteratura sono il documento più eloquente i tre tomi della raccolta
di saggi: G. Mazzini, Scritti letterari di un italiano vivente, Lugano, Tipografia della Svizzera
italiana, 1847, 3 voll. A questo proposito Quinto Marini rivela anche le intenzioni del giovane
Mazzini di dedicarsi alla scrittura di romanzi storici, in Q. Marini, cit., p. 882.
10
Cfr. Della Peruta, cit., p. 12. Il foglio genovese del 1828 è oggi disponibile anche nella
recente ristampa: L’ Indicatore genovese: foglio commerciale d’avvisi, d’industria e di varietà, Savona,
Sabatelli, 2007.
11
L’articolo dell’Indicatore genovese cita da G. Mazzini, Scritti letterari, cit., vol. I, p. 19; la
lettera in questione è pubblicata in C. Botta, Scritti musicali, linguistici e letterari, a cura di
124 ANGELO PAGLIARDINI

[...]
Del resto è strano oramai accusare i romantici d’essere schiavi delle idee fore-
stiere, dei mostri Caledonici, ed Ercinici. I veri Romantici non sono né boreali, né
scozzesi; sono italiani, come Dante, quando fondava una letteratura, a cui non
mancava di Romantico, che il nome; ma sanno, che i sommi non sono d’alcun
paese; e che il genio è europeo, e che gli scrittori, che lo possiedono sono i
benefattori della razza, sotto qualunque grado di latitudine abbian sortita la
scintilla, che li anima.12

Come si può vedere insieme alla ripresa dei temi più caratteristici del-
la polemica fra Classici e Romantici13 si esplicita significativamente l’idea
dell’esistenza di un genio europeo, dunque l’idea che un elemento identi-
tario comune costituisse una rete sottesa alle culture e alle letterature eu-
ropee, tanto che questa identità superiore in qualche misura sarebbe chia-
mata ad inficiare gradualmente ogni residuo nazionalismo letterario. Pare
significativo sottolineare come questa traccia “europeista” sia precoce nella
costruzione del pensiero mazziniano, in quanto l’esperienza dell’Indicatore
genovese, che è stato pubblicato solo nel biennio 1828-29, si colloca alla fine
degli studi universitari di un Mazzini appena ventiquattrenne. Fra i concetti
che tornano nelle pagine di Mazzini, un luogo importante occupa proprio
quello del Genio, inteso come forza unitaria che caratterizza e identifica
la letteratura o l’arte appartenente ad una comunità riconoscibile, per cui
si parla di un Genio della letteratura italiana, ma anche di un Genio della
letteratura europea. Ebbene ci sembra di poter accostare in qualche misura
questa idea di Genio a quella di Geist che ritroviamo anche in Curtius. Inol-
tre non sembri azzardato accostare Mazzini che parla di un genio europeo
a Curtius che ipotizza un Geist europeo.14
Appare significativa la scelta di Mazzini di recensire numerose traduzio-
ni italiane di opere in versi e in prosa straniere, lamentando anche di dover
recensire un Faust in francese non essendo ancora uscita una traduzione
italiana del capolavoro di Goethe,15 e fra queste opere occupa un luogo

G. Guidetti, Reggio Emilia, Collezione storico letteraria, 1914.


12
G. Mazzini, Opere, cit., p. 19.
13
Cfr. F. Allevi, Testi di critica romantica (1803-1826), Milano, Marzorati, 1960, pp. 73-86.
14
Lo stretto legame fra il progetto politico nazionale di Mazzini e la proiezione di questo
in campo europeo è stata da più parti sottolineata, qui basti citare a supporto L. Salvato-
relli, Pensiero e azione del Risorgimento, Einaudi, Torino, 19696 [prima ediz. 1944], pp. 98-99.
15
Cfr. la recensione al Faust. Tragédie de Goethe. Nouvelle traduction complète en prose et
en vers, par G. de Nerval, Paris, Dondey Duprés, 1828, pubblicata nell’ «Indicatore Livorne-
se» del maggio 1829, in G. Mazzini, Opere, cit., p. 48; si tratta di un articolo che va ben oltre
la recfensione dell’opera goethiana, bensì di un testo con una forte componente teorica che
mira a porre le basi di una scienza della letteratura europea, come osserva anche Ragni in
S. Ragni, Giuseppe Mazzini e la musica della “Giovine Italia” , Perugia, Guerra Edizioni, 2008,
p. 118.
ANTICIPAZIONI MAZZINIANE DELL’EUROPA DI CURTIUS 125

senz’altro rilevante la traduzione della Geschichte der neuen und der alten Li-
teratur, pubblicata nel 1815 da Friedrich Schlegel e costituita da un ciclo di
lezioni tenute a Vienna nel 1812.16 Già in questa recensione troviamo alcu-
ne affermazioni sulla natura della letteratura europea che ci conducono
in qualche misura nella direzione poi tracciata da Curtius, in quanto nella
lezione dedicata da Schlegel al Medioevo, Mazzini apprezza il valore confe-
rito a questa epoca, e il parallelo fatto da Schlegel fra Medio Evo e periodo
arcaico della cultura greca, cosicché il Medioevo risulta essere per Schlegel
«la poetica antichità dell’Europa moderna» come quella era stata «la poe-
tica età dei Greci».17 Ma partendo da questo punto Mazzini si spinge oltre:

Questa lezione è scritta pensatamente, e vuol essere letta con attenzione. Certo
è, che una osservazione superficiale sopra que’ tempi non darà che disprezzo,
uno studio meditato darà risultati importanti, e gravissimi insegnamenti. L’evo
medio non fu la gora morta, e stagnante: fu il torrente, che allaga, ma feconda
il terreno; non fu il riposo della memoria tranquilla, inerte, che aspetta la vita:
fu la operosità del caos primigenio, la lotta disordinata di tutti gli elementi
sociali; - doveva emergerne un mondo, e ne emerse infatti vigorosa, e piena di
moto la europea civiltà.18

Come si vede qui Mazzini supera e approfondisce il paradigma culturale


romantico di profonda empatia con la civiltà medievale, empatia che peral-
tro Mazzini critica apertamente in quella stessa recensione affermando di
non condividere l’idea di Schlegel di una centralità culturale del Medioevo,
e arriva a postulare quella necessità di rigore scientifico, di indagine filologi-
ca per andare alla scoperta del ruolo fondante del Medioevo per quella che
definisce esplicitamente “civiltà europea”. Il passaggio presenta una conso-
nanza profonda con le affermazioni programmatiche di Curtius che introdu-
cono il suo libro sul Medioevo latino, allorche egli afferma che «Non esiste
una scienza generale del Medio Evo: ecco un altro ostacolo alle indagini sul-
la letteratura europea».19 In un certo senso l’operazione di sintesi culturale
compiuta da Curtius con il suo lavoro filologico di ricostruzione della latinità
medievale si inserisce pienamente in quel vuoto lamentato da Mazzini.
Quest’opera di promozione, analisi e apprezzamento della letteratura
mondiale e in particolare europea, prosegue attraverso recensioni e articoli
nell’Indicatore livornese, fondato nel 1829 dopo la chiusura da parte della

16
F. Schlegel, Friedrichs Schlegel Geschichte der alten und neuen Literatur: Vorlesungen gehalten
zu Wien im Jahre 1812, Wien, Erster, 1815.
17
Per la recensione di Mazzini, vedi G. Mazzini, Opere, cit., p. 43, per il testo originale si
veda F. Schlegel, cit., pp. 233-268.
18
G. Mazzini, Scritti letterari di un italiano vivente, Vol. 1, Lugano, Tipografia della Svizzera
Italiana, 1847, p. 43.
19
E. R. Curtius, Letteratura europea, cit., p. 21.
126 ANGELO PAGLIARDINI

censura sabauda del foglio genovese,20 ma il giovane Mazzini decide di or-


ganizzare in modo più sistematico le sue idee nel saggio dal titolo D’una lette-
ratura europea, uscito sull’Antologia di Firenze del novembre-dicembre 1829.
Partendo da un’affermazione di Goethe sull’avvento di una “Letteratura
europea” e sulla non appartenenza esclusiva di questa a singoli “popoli”,
Mazzini prende in esame la storia della letteratura europea dall’antichità
greca all’epoca contemporanea, includendo esempi che vanno dalla Spa-
gna alla Russia, dall’Inghilterra all’Italia, e mostrandone una linea di svilup-
po unitario. Mazzini, che come si è già detto attribuisce ad ogni fenomeno
culturale una pesante valenza etica e sociale, paragona il salto di qualità,
nella letteratura, dalla concezione nazionalistica alla concezione europea,
addirittura a conquiste sociali dell’umanità come la fine della schiavitù. A
tal proposito infatti Mazzini ricorda che come poteva sembrare assurdo nel
XVI secolo «il voto, che alcuno esprimea contro il commercio dei negri [...]
ed ora l’empio mercato è abolito [...]»,21 allo stesso modo sono state bandi-
te dalla cultura ufficiale le idee di Vico, mentre «ora molti libri commenta-
no i Principii di Scienza Nuova, molte teoriche sono sviluppo d’alcuna idea,
ch’egli seminava, oscuramente al solito, ne’ suoi scritti».22 Mazzini contrap-
pone la sua visione di una letteratura europea ad una idea di letteratura,
o meglio di filologia, di studio della letteratura, che fino a quel momento
era in mano ad accademici privi di un riferimento concreto con la realtà
sociale, politica e storica, in quanto «i Letterati, avvezzi a considerare l’arte
loro, più come lusinga all’orecchio dei pochi potenti, che come ministero
utile alle moltitudini, non guardavano alla sostanza delle cose, ma alle for-
me».23 All’opposto di questa logica di chiusa retorica nazionalistica, Mazzini
traccia un profilo unitario della storia culturale europea, in cui da un lato
mostra che non esistono rapporti diretti fra la situazione geo-climatica e la
letteratura che si è sviluppata in una regione, in quanto sono stati prodotti
capolavori che hanno avuto una diffusione europea a tutte le latitudini,
dall’altro che la letteratura europea è il frutto di benefici influssi reciproci
di culture diverse. Ad esempio nel Medioevo si attribuisce alla cultura araba
un ruolo di primo piano per la rinascita letteraria e culturale:

Gli Arabi avevano comunicato all’Europa il loro gusto, la loro fecondità descrit-
tiva, la loro tendenza al mistico, all’aereo: e questa tendenza era aiutata dalle
opinioni Platoniche trasfuse nel Cristianesimo.24

20
Cfr. F. Della Peruta, Mazzini e i rivoluzionari italiani, cit., p. 14.
21
G. Mazzini, Opere, cit., vol. 2, pp. 81-82.
22
Ibid., vol. 2, p. 81.
23
Ibid., vol. 2, p. 85.
24
Ibid., vol. 2, pp. 85-108.
ANTICIPAZIONI MAZZINIANE DELL’EUROPA DI CURTIUS 127

E in effetti al Medioevo, pur con i limiti “politici” di una società strut-


turata secondo il feudalesimo e con il ripristino della schiavitù attraverso
la «servità della gleba», Mazzini, sulla scia di quanto già scritto nella cita-
ta recensione all’opera di Schlegel, riconosce questi meriti: «Gli elementi
della vita, e del moto fermentavano tacitamente, e la civiltà in apparenza
distrutta, lavorava ad equilibrarsi».25
All’interno di questo testo mazziniano si possono rilevare elementi di
distanza da quella che sarà poi la visione del Medioevo di Curtius, in quanto
ad esempio gli interessi di Mazzini sono del tutto proiettati sulla rinascita
delle letterature in volgare e anche sulla letteratura tedesca medievale, e
in generale sulle manifestazioni di reazione al sistema culturale più legato
strutturalmente alla Chiesa, il che lo porta a dare giudizi di liquidazione
molto sbrigativi sulla cultura latina medievale, salvando solo i casi in cui il
potere civile si è imposto al potere religioso, come si può vedere nel brano
seguente riferito all’Alto Medioevo:

Tranne alcune rapsodie popolari, e poche imitazioni di cose latine, non fu


Letteratura in Europa. Carlomagno, ed Alfredo tentarono sorti migliori: ma
i loro sforzi non valsero contro l’assurdo sistema feudale, e i pochi vantaggi
ottenuti svanirono con essi. L’unico indizio d’un intelletto tendente alla civiltà,
si mostrò nella istituzione della Cavalleria.26

Dunque una vasta e profonda opera di elaborazione culturale precede


l’Atto di Fratellanza di Berna con cui Mazzini, nel 1834, promuove con la fon-
dazione della Giovine Europa, costituita fusione di tre associazioni nazionali,
la Mloda Polsko, la Junge Teutsczhland e la Giovine Italia.27 L’idea di estendere
le caratteristiche di identità culturale e socio-politica dal piano nazionale a
quello europeo, aveva già avuto una lunga gestazione e non era legata solo
a motivi politico-strategici contingenti. Alla base del progetto politico euro-
peo c’erano stati senz’altro i numerosi contatti avuti negli anni di esilio, da
quelli con Filippo Buonarroti in Francia nel 1831-32, a quelli con i polacchi
della Società Democratica, nel 1832, ai rapporti con i protagonisti delle in-
surrezioni in germania degli anni 1830-33, come Karl Wenzezslaus von Rot-
teck e poi Franz Stromeyer, Heirich Nast e Franz Peters, che poi avrebbero
sottoscritto L’atto di Fratellanza della Giovine Europa. Nel 1834 Mazzini aveva
anche contribuito attivamente alla fondazione della Giovine Polonia, con
Karl Stolzman, Bohdan Zalesky e Franzisek Gordasrewsky, e infine nel 1850

25
Ibid., vol. 2, p. 104.
26
G. Mazzini, Opere, cit., vol. 1, pp. 105-106.
27
Per quanto riguarda la fondazione della Giovine Europa si può far riferimento all’Atto di
fratellanza della Giovine Europa, pubblicato a cura dell’Associazione mazziniana italiana sul sito
Internet: http://www.scribd.com/doc/4021366/Atto-di-fratellanza-della-Giovane-Europa.
128 ANGELO PAGLIARDINI

lo storico romantico rumeno Nicolae Balcescu contatta a Londra circoli


mazziniani per proporre la fondazione di un Comitato per l’Europa Orientale,
e di un Comitato Rivoluzionario Europeo, sotto la direzione di Mazzini e Ale-
xandre Ledru-Rollin.28 Le idee di Mazzini a proposito dell’estensione geo-
grafica dell’Europa erano ben chiare, in quanto già nel saggio sulla lettera-
tura europea del 1829 venivano citati anche i paesi scandinavi e gli esempi
erano presi dalle letterature italiana, francese, spagnola, inglese, tedesca e
russa, tuttavia, in seguito alla concreta organizzazione dell’azione politica
mazziniana in direzione dei movimenti per l’unificazione della Germania
e della Polonia, troviamo una sorta di schema tripartito della cultura eu-
ropea, comprendente quelle che Mazzini chiama le famiglie greco-latina,
germanica, slava, di cui si fanno portavoce rispettivamente i movimenti in-
surrezionali di Italia, Germania e Polonia.29
Il rapporto con la religione, punto assai controverso ancora oggi a pro-
posito della ricerca e della definizione delle radici culturali europee, costi-
tuisce un altro terreno su cui poter mettere a confronto le idee di Mazzini
con la concezione di Curtius. Se per Curtius la cristianità medievale, a parti-
re da autori come Agostino e Dante, ha ricoperto un ruolo importante nel-
la definizione identitaria europea, anche l’idea di Europa (come peraltro
quella di Italia) di Mazzini è fortemente intrisa di religiosità. Lo scrittore
infatti, pur prendendo costantemente le distanze dal ruolo giocato nella
storia dell’Italia dal Papato, considerato sia come il principale nemico del-
la causa dell’unificazione che come il primo responsabile delle ingiustizie
sociali, non manca di sottolineare l’importanza della religione e della reli-
giosità nella costruzione ideale e concreta dell’identità italiana ed europea,
come risulta dalle due citazioni seguenti, tratte dal saggio Fede e avvenire del
settembre 1835:

Il pensiero religioso è la respirazione dell’Umanità: anima, vita, coscienza e


manifestazione ad un tempo. L’Umanità non esiste che nella coscienza della
propria origine e nel presentimento de’ propri fati.30

Dio e la sua Legge, l’Umanità e il suo lavoro d’interpretazione, progresso, asso-


ciazione, libertà, eguaglianza, e il dogma del Popolo, principio vitale del partito
repubblicano, tutto si collega nella nostra credenza.31

La religione occupa uno spazio costante nella rappresentazione che

28
A. Magagnato, L’Europa di Mazzini, in Mazzini a duecento anni dalla nascita. Atti del
convegno di studi. Treviso 15-16 aprile 2005, a cura di S. Gambarotto, Istituto per la Storia del
Risorgimento Italiano. Comitato di Treviso, Treviso, 2005, pp. 143-144.
29
F. Della Peruta, Mazzini e i rivoluzionari, cit., p. 163.
30
G. Mazzini, Opere, cit., p. 257.
ANTICIPAZIONI MAZZINIANE DELL’EUROPA DI CURTIUS 129

Mazzini traccia dello sviluppo storico dell’Europa, tanto che grazie alla re-
ligione si arriva secondo lui in epoca classica ad una idea di uguaglianza
che vale solo per gruppi ristretti di cittadini, una uguaglianza che diventa
generalizzata nel Medioevo per tutti gli uomini, per merito della religione
cristiana, una uguaglianza che dovrà attendere la rivoluzione francese e
la fine dell’Ancien Régime per trovare una realizzazione politica, secondo
una interpretazione apocalittica della storia che è stata avvicinata alle teo-
rie medievali gioachimite.32 Questa eco misticheggiante la si ritrova anche
negli scritti prodotti nell’azione politica diretta, come l’annuncio della pro-
clamazione della Repubblica Romana, pubblicato il 15 febbraio 1849:

Roma, la Santa, l’Eterna Roma, ha parlato. E la sua prima parola è la prima


d’un’Era, della terza Era Italiana. [...] La religione, tradita dal suo Ministro,
sta in noi, chiesa eterna di credenti nel sagrificio, nell’amore e nel progresso
comune. Qui non regnano che Dio e il Popolo: Dio padrone nel cielo ed in terra;
il Popolo, adoratore e interprete progressivo della sua Legge. Roma e la fede.
Noi possiamo scrivere sulle nostre bandiere come a’ tempi di Gregorio III: eccle-
sia sancta Dei et respublica romanorum.33

Mazzini descrive l’avvento della Repubblica romana, che sancisce la ca-


duta del potere temporale del papa in termini di forte continuità con il
passato, con un passato che viene letto nella filigrana di una realtà spiritua-
le soggiacente agli eventi storici concreti che si succedono. Si tratta di una
forma di religiosità che ci pare confrontabile con quanto afferma Curtius
a proposito dei rapporti fra letteratura europea e religione, riferendosi a
Henri Bergson:

La funzione fabulatrice (fonction fabulatrice) è stata necessaria allo sviluppo del-


la vita umana; essa si nutre di ciò che rimane dell’istinto, che circonda l’intel-
ligenza come un’aura. [...] La mitologia è un prodotto già maturo, e la strada
verso il politeismo costituisce un progresso culturale. La fantasia, produttrice
di leggende e di miti, esiste per «fabbricare» spiriti e dei.34

In questo caso si può notare come Curtius abbia descritto ed analizzato,


nel capitolo dedicato alla definizione delle caratteristiche costitutive della
letteratura europea, un tipo di rapporto fra letteratura e religione in cui
Mazzini si trova invece pienamente coinvolto come scrittore e come pensa-

31
Ibid., p. 268.
32
Cfr anche l’Introduzione di L. Salvatorelli al secondo volume delle opere di Mazzini,
in G. Mazzini, Opere, cit., vol. 2, p. 22.
33
G. Mazzini, Opere, cit., vol. 2, pp. 436-37. Il riferimento è a un episodio delle lotte ico-
noclastiche che vedeva opporsi il papa citato a Leone III Isaurico.
34
E. R. Curtius, Letteratura europea, cit., p. 17.
130 ANGELO PAGLIARDINI

tore politico: Mazzini riprende e utilizza nel suo discorso tutto il repertorio
della mitologia cristiana collocandosi in tal modo, da questo punto di vista,
in assoluta coerenza e continuità con lo sviluppo della letteratura europea
secondo la ricostruzione di Curtius, e in particolare con il segmento che
affonda le sue radici nel Medioevo cristiano.
A questo punto possiamo tracciare un primo provvisorio quadro conclu-
sivo di questo sondaggio sulle anticipazioni mazziniane dell’Europa di Cur-
tius. Come abbiamo rilevato, Mazzini non arriva direttamente per via poli-
tica o sociale all’idea della Giovine Europa, bensì fin dai suoi primi scritti, in
cui l’interesse letterario era prevalente su quello politico-rivoluzionario.35
Negli articoli pubblicati da Mazzini nei primi anni dopo gli studi universita-
ri, compreso il saggio più impegnativo dedicato alla letteratura europea, si
trova un forte interesse per la letteratura medievale come fase fondante del-
la letteratura europea pur nella differenziazione rispetto a Curtius, in quan-
to il pensatore italiano sottovaluta molto la rilevanza della letteratura latina
medievale, che per il filologo tedesco costituisce invece l’elemento cardina-
le; tuttavia entrambi concordano nel considerare il peso che la religiosità
ha avuto nella costruzione intellettuale dell’Europa. Come Curtius attra-
verso l’analisi dell’eredità classica latina ripresa e fermentata nel Medioevo
aveva invitato a superare ogni confine letterario e culturale nazionale, così
Mazzini, partendo dal discorso letterario, estende eplicitamente quella che
definisce la «nuova Carta dell’Europa» dall’Atlantico agli Urali, dall’Italia e
dalla Grecia alla Scandinavia, nominando esplicitamente anche la “famiglia
slava” come componente a pieno titolo dell’area culturale europea.

35
A sostegno di questo ruolo assegnato da Mazzini alla letteratura già dalle pagine dell’In-
dicatore genovese, possiamo riportare anche le parole del musicologo Stefano Ragni, che si è
occupato in particolare dell’apporto critico-teorico di Mazzini al teatro in musica contempo-
raneo: «È palese che questo giornale commerciale non era un affare di letteratura, ma si era
trasformato in una piattaforma per lanciare una nuova progettualità politica legata alla me-
ditazione su un uso propulsivo della letteratura [...]» (S. Ragni, Giuseppe Mazzini, cit., p. 98).

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