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di Arturo Colombo*

La lezione di Mazzini
tra europeismo e federalismo

Mazzini in carcere, in un dipinto


di Augusto Colombo del 1964.

*Storico, emerito dell’Università di Pavia

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“L’unità europea come l’intese il passato è tinuare...
disciolta: essa giace nel sepolcro di Napoleone. Tranne l’Inghilterra liberale, dunque, carat-
L’unità europea, come oggi può esistere, non terizzata dal governo whig di Lord Gray, è
risiede più in un popolo; essa risiede e governa arduo negare esattezza al panorama del vec-
su tutti. La legge dell’umanità non ammette chio continente disegnato da Mazzini, quando
monarchia d’individuo o di popolo: ed è que- si era scagliato con foga contro la ‘vecchia’
sto il segreto dell’epoca che aspetta l’iniziato- Europa, nuovamente in mano ai principi e ai
re”. Così, oltre centosettant’anni fa - esatta- re, pronti a imporre il loro dominio autocrati-
mente nel 1834 -, scrivendo sulla Revue Répu- co, pur di conservare “un cadavere d’autorità
blicaine, Mazzini si esprime in un saggio dal solitaria e inefficace” (sono sempre parole
titolo eloquente: De l’initiative révolutionnaire mazziniane!).
en Europe. Mazzini sapeva vedere lontano. Fin dal 1832
È uno dei lucidi interventi a favore di un’a- - non ancora ventisettenne - aveva sostenuto
zione politica ‘europea’, che rimarrà il leitmo- che “l’Europa è la leva del mondo”, e deve
tiv del suo programma, riproposto anche nei diventare “la terra della libertà”. Un simile
momenti più difficili. Ma per tracciare le linee programma (o progetto) politico sorgerà “dal
più sinteticamente chiarificatrici dell’europei- basso” e coinvolgerà il popolo, “la sorgente di
smo e del federalismo, conviene distinguere in tutti i poteri”, come avrebbe chiarito nel 1836,
sede storica (e anche sul piano metodologico illustrando Della pubblicità governativa. Ma
dell’analisi comparativa) tre fasi distinte nella una simile strategia d’azione ha bisogno di far
biografia mazziniana. Primo: la creazione della leva su uno schieramento sempre più ampio di
‘Giovine Europa’. Secondo: l’impegno per la forze democratiche, progressiste, repubblicane.
federazione europea. Terzo: le linee di un pro- Certo, prima di promuovere la ‘Giovine
getto internazionale, addirittura mondiale. Europa’, l’obiettivo e l’impegno dell’azione
Del resto, fin dal 1912 O. G. Griffith, uno mazziniana ha come fine primario quello di
studioso inglese sagace e attento, ha insistito “Fare l’Italia” e renderla “una, libera, indipen-
nel definire Mazzini “profeta dell’Europa dente, repubblicana”. In altri termini, Mazzini
moderna”, come spiega nella sua opera, ancor punta sulla nazione come soggetto e protago-
oggi carica di validi spunti: Mazzini, Prophet nista di storia, contro ogni pretesa di mantene-
of a Modern Europe. E più tardi, uno studioso re in piedi qualunque monopolio dinastico.
italiano di tutt’altra tendenza, Franco Della Ma, come hanno dimostrato gli interpreti più
Peruta, parlando proprio della ‘Giovine Euro- attenti (da Salvatorelli a Vossler, da Chabod
pa’, ha dimostrato con rigore di documenta- fino a Mastellone), Mazzini non privilegia una
zione che proprio la ‘Giovine Europa’ ha costi- nazione soltanto; ha sempre voluto considera-
tuito “il primo tentativo organicamente conce- re e valorizzare le nazioni, tanto da definirle
pito di creare una efficiente organizzazione ‘gli individui dell’Umanità’.
democratica a carattere internazionale”. Non solo: per Mazzini rendere ogni popolo
Ma com’era la carta geopolitica dell’Europa una nazione significa garantire a tutti il princi-
agli inizi degli anni trenta del XIX secolo? Fac- pio di nazionalità, inteso come principio delle
ciamo solo qualche esempio: in Francia nel nazionalità, attraverso il quale ottenere il pro-
1831 finiscono i Borboni e Luigi Filippo d’Or- cesso di riscatto, la liberazione di ogni popolo
leans diventa re dei francesi; in Polonia, scon- oppresso, di ogni nazione non ancora intera-
fitta l’insurrezione, grava la plumbea atmosfe- mente libera. Nessuna pretesa di primato
ra riassunta nel motto “L’ordine regna a Varsa- nazionale, quindi; nessuna indulgenza verso
via”; in Prussia Metternich ha chiuso la bocca l’egemonia, o la supremazia di un’unica nazio-
ai liberali; in Italia la condanna a morte di Ciro ne a scapito delle altre; nessuna chiusura egoi-
Menotti costituisce un ‘momento’ (e un falli- stica, che possa preludere a quella terribile leb-
mento) del moti carbonari. E si potrebbe con- bra del nazionalismo, di cui abbiamo cono-

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sciuto tante perversioni (soprattutto nel XX dove ha trovato temporaneo rifugio, intensifi-
secolo, quando i nazionalismi diventeranno “il ca i contatti con gli esponenti delle altre nazio-
veleno delle nazioni”, come dirà Luigi Einaudi, nalità oppresse, in primis i Tedeschi e i Polac-
primo capo di stato dell’Italia repubblicana). chi.
Così, a penetrare bene il suo messaggio, si Italia, Germania, Polonia: sono questi popo-
capisce (come, del resto, hanno già fatto stu- li a formare una specie di “santa trinità”,
diosi come Salvemini o come Galante Garrone) secondo il linguaggio mazziniano fortemente
che nella concezione mazziniana non c’è affi- intriso di terminologia (e di simbologia) reli-
nità, o analogia, con i propositi di un ‘primato giosa. E sono diciassette gli esuli, ideali rappre-
italiano’, caro a un Gioberti; e neppure con un sentanti di questi tre popoli, che a Berna, fra
analogo primato, riservato alla Francia, come l’11 e il 15 aprile del 1834, si riuniscono e sot-
ambiva un De Maistre, o alla Germania, come toscrivono l’Atto di fratellanza della ‘Giovine
pretendeva Fichte, o alla Russia, come insiste- Europa’ e lo statuto, che in cinquantatre arti-
vano gli slavofili. Tant’è vero che fin dal 1833, coli ne fissa l’assetto organizzativo. Diffuso
rivolgendosi agli ungheresi (ma il discorso vale attraverso un foglio volante litografato in quat-
per tutti), Mazzini insiste su un tipo di strate- tro lingue (italiano, tedesco, polacco e france-
gia, che potremmo definire di dimensioni se), emergono subito i principi informatori di
sovranazionali, là dove mette in luce che “nes- un’iniziativa, che non è esclusivamente politi-
suno, anche volendo, può procedere da solo. I co-program-matica, ma contiene la conferma
popoli sono solidali”. di quell’intento missionario, tipico di Mazzini.
Che cosa vuol dire, in termini politicamente Quanti sottoscrivono quell’Atto costitutivo
operativi, una simile piattaforma programma- della Giovine Europa, credono anzitutto “nella
tica? Per Mazzini significa che ogni popolo eguaglianza e nella fratellanza” degli uomini e
“non può vivere nell’isolamento” (lo ribadirà dei popoli; credono che l’umanità avanza “per
proprio durante l’esilio svizzero, creando la un progresso continuo”; credono nell’esigenza
“Giovine Europa”). Quindi, spetta alle nazioni e nell’impegno di tutte le forze, dentro e fuori i
cooperare insieme per lo ‘scopo comune’ di confini di ogni singola nazione, in vista di uno
ottenere l’indipendenza e la libertà come tappa “sviluppo libero ed armonico”; fanno leva
necessaria verso un successivo traguardo più sulla triade di Libertà, Eguaglianza e Umanità,
alto, verso un’integrazione più ampia, che si come “elementi inviolabili”, in grado di respin-
chiama Europa, e che, più tardi ancora, avrà gere le seduzioni dei privilegi, degli egoismi,
come esito finale la “grande missione dell’u- degli arbitri discriminatori; si impegnano a un
manità”, secondo un continuum di coerente lavoro comune, nella concorde volontà di
solidarietà fra i popoli e le nazioni (l’esatto “emanciparsi”, che significa cooperare insieme
opposto di ogni sedicente ‘neutralità’, da Maz- a quel “compimento della missione generale
zini combattuta e condannata in termini molto dell’Umanità”, destinato a fissare il traguardo
aspri, fino a definirla nel 1859 “la negazione a lungo termine dell’intero disegno mazzinia-
del diritto comune delle nazioni: è l’egoismo no.
eretto a princìpio, è un ateismo politico”). Intendiamoci bene. Mazzini è il fondatore
Eccoci così al 1834. Mazzini non ha ancora della ‘Giovine Europa’, il pioniere dell’europei-
compiuto ventinove anni; eppure ha già al suo smo (come hanno chiarito anche Isola e Bour-
attivo una simbolica carta d’identità, contras- gin); ma nel contempo Mazzini è il teorico di
segnata da arresti, da esperienze carcerarie, da un processo di rinnovamento, in grado di cam-
periodi di esilio (in Svizzera, in Belgio, in Fran- biare l’intera carta del vecchio continente; è l’e-
cia); persino da una condanna a morte, infitta- sponente di un’organizzazione rivoluzionaria,
gli dal tribunale di Alessandria, nell’ottobre del impegnato come pochi altri, affinché l’obietti-
1833, per i moti della ‘Giovine Italia’. E tutta- vo della democrazia - o della ‘democrazia
via, Mazzini non si dà per vinto; e da Berna, sociale’, come preferiva ripetere - acquistasse

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dimensioni, e realizzazioni, europee. reticenze e paure” che, se esisteva un guasto,
Lo si vede ancora meglio, proprio in quel andava identificato proprio in un preciso feno-
1834, se si considerano certe tesi, contenute nel meno: “l’inerzia generale che s’è sostituita al
saggio De l’initiative révolutionnaire en Euro- moto accelerato dei popoli”.
pe (che andrebbe letto insieme all’appello Ai Dunque, che fare? La scelta mazziniana
patrioti svizzeri, redatto il 19 aprile 1834). chiama in causa l’urgenza di riprendere l’ini-
“Esiste, dal 1814 in poi, un vuoto in Europa”: ziativa rivoluzionaria. Con parole semplici e
ecco la drastica constatazione di Mazzini, che è nette, Mazzini indica qual è l’aut-aut. Da un
anche il punto d’avvio per una diagnosi, ruvi- lato, c’è “la vecchia Europa che crolla”; dal-
da e impietosa, rivolta a far capire quello che l’altro, c’è “la giovine Europa che sorge”. Ma
era successo, ma soprattutto a denunciare i questa Europa giovine come può passare da
limiti, le insufficienze e le responsabilità, che obiettivo di programma a conquista politica-
chiamavano in causa i diversi gruppi dei rivo- mente o-perativa? Ecco la risposta mazziniana,
luzionari, incapaci di elaborare una strategia citata all’inizio: “l’unità europea, com’oggi
comune. può esistere, non risiede più in un popolo: essa
“La vecchia Europa agonizza”, riconosce risiede e governa suprema su tutti”.
Mazzini, mettendo a nudo i limiti del papato, Parlare, seppure in una prospettiva a lungo
dell’Impero, delle monarchie, delle classi ari- termine, di “nazioni libere e eguali” significa
stocratiche, insomma di tutto l’autoritario con- lottare, fin quando non sarà integralmente
nubio fra il trono e l’altare. Ma si affretta mutata la ripartizione dei poteri nella vecchia
anche ad aggiungere: “nondimeno, come è Europa; significa insistere nel respingere l’Eu-
lenta quell’agonia!”, quasi a indicare “senza ropa delle dinastie e dei privilegi, uscita dal
Congresso di Vienna, per realizzare quella
Dagherrotipo di Giuseppe Mazzini “Europa dei popoli”, che alcuni anni più tardi,
nel 1846. nel giugno del 1848, Mazzini indicherà con
una immagine politicamente più precisa: “la
grande federazione dei popoli liberi”.
Il programma di costituire, attraverso la
‘Giovine Europa’, il primo nucleo di un’orga-
nizzazione a carattere ‘sovranazionale’, capace
di raccogliere e far collaborare insieme i demo-
cratici e i rivoluzionari dei vari paesi europei, è
talmente importante, che lo stesso Mazzini in
un passo dei Ricordi autobiografici preciserà:
“l’ideale della ‘Giovine Europa’ era l’ordina-
mento federativo della democrazia europea
sotto un’unica direzione, tanto che l’insurre-
zione d’una nazione trovasse le altre preste a
secondarla con fatti, o non foss’altro con una
potente azione morale che impedisse l’inter-
vento ai governi”.
Certo, è inutile cercare, entro le linee del
dise-gno così fissato da Mazzini, la dimensione
più propriamente istituzionale, o giuridico-
costituzionale, del federalismo. Eppure, l’es-
senza di che cosa dovesse essere, dal punto di
vista dei meccanismi politici, un sistema fede-
rativo, Mazzini l’ha così bene in testa, che ne

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offre un’indicazione in termini che sarebbero della propria fede, della bandiera unitaria che
piaciuti a Jay, a Hamilton, a Madison, gli auto- lo rappresenti”.
ri di quel The Federalist, considerato un classi- Proprio le espressioni, indicate in carattere
co del federalismo. corsivo, sono le più importanti e significative.
Sempre nei Ricordi autobiografici infatti Così, la “grande federazione dei popoli liberi”
Mazzini precisa: “Il concetto di una repubblica fissa l’obbiettivo, che Mazzini vuole raggiunge-
federativa racchiude l’idea di una doppia serie re; il “congresso europeo” definisce lo stru-
di doveri e di diritti: la prima spettante a cia- mento politico, per realizzare quello che Maz-
scuno degli stati che formano la federazione, la zini considera ancora in termini di “patto delle
seconda all’insieme; la prima destinata a circo- nazioni”; e l’aperto richiamo alle “individua-
scrivere e definire la sfera d’attività degli indi- lità nazionali” conferma che per fare l’Europa,
vidui, la seconda destinata a definire quella è indispensabile dar vita preliminarmente alle
degli stessi individui come cittadini dell’intera singole indipendenze nazionali.
nazione, l’interesse generale, la prima determi- Siamo così alla seconda fase della bio-
nata dai delegati di ciascuno degli stati compo- grafia politica mazziniana. Fino al 1848 Maz-
nenti la federazione, la seconda determinata zini aveva cercato di opporre alla “Santa
dai delegati di tutto il paese”. È una definizio- Alleanza dei Re” un nuovo soggetto, politica-
ne, mi pare, sintetica sul piano della forma ma mente più responsabile e capace: la democrati-
esauriente, rigorosa e completa sul piano dei ca “Alleanza dei Popoli”. Ma dopo l’esito
contenuti: a riprova che Mazzini sapeva distin- negativo dei moti del Quarantotto è costretto a
guere tra il generico richiamo al ‘confederali- tener conto delle nuove, diverse situazioni che
smo’ (caro a Gioberti, per intenderci) e l’auten- gli stanno di fronte. Non c’è più il quadro di
tico ‘federalismo’ (lo stesso per cui si batteva riferimento dell’Europa della Restaurazione;
Cattaneo). ma non c’è ancora qualche concreta parvenza
Naturalmente, nella prospettiva mazzinia- di un’effettiva Europa democratica.
na si avverte sempre, magari implicito, un sot- Alla Realpolitik del sedicente ‘concerto euro-
tinteso anti-francese, almeno come rifiuto di peo’ (con Napoleone III, Cavour e, più tardi,
qualunque primato d’iniziativa a favore di Bismark), Mazzini reagisce con un progetto-
Parigi. Il cammino, comunque, è lungo, irto di programma alternativo, che chiama a raccolta
difficoltà. Eppure, anche nelle fasi più dram- le forze democratiche e progressiste dei vari
matiche, la simbolica stella polare che avrebbe paesi per una politica in grado di liberare le
dovuto indicare il cammino dell’Europa, rima- nazionalità oppresse, di farne soggetti politici
ne fissa nell’itinerario di questo agitatore, coe- uguali e indipendenti, e di contribuire alla
rente nel tenere fermi i legami fra pensiero e costruzione dell’Europa dei popoli. Così, nel
azione. 1850 nasce il “Comitato centrale europeo”;
“L’Europa erra nel vuoto in cerca del ma già nell’autunno del ‘49, sul terzo fascicolo
nuovo vincolo”, ripete nella seconda metà del de ‘L’Italia del Popolo’ era uscito un altro scrit-
1844. Ma la prospettiva europeistica si delinea to, ‘La Santa Alleanza dei Popoli’, che spiegava
in termini ancora più precisi sul giornale ‘L’Ita- co-me fosse indispensabile “costruire la demo-
lia del Popolo’ del giugno 1848. “Noi vagheg- crazia”, superando, o almeno mettendo da
giamo la grande federazione dei popoli liberi - parte un’inutile quantità di “scuole, sette, chie-
scrive Mazzini -: crediamo nel patto delle suole” (e da qui si moltiplicano anche le sue
nazioni, nel congresso europeo che interpreterà successive polemiche con altri ‘big’ del tempo,
pacificamente quel patto. Ma nessuno potrà da Proudhon a Bakunin, a Marx).
entrare fratello in quel patto, nessuno potrà Occorreva, insomma, cooperare alla ricerca
ottener seggio in quel concilio dei popoli, se di una comune opera di rinnovamento, la sola
non dotato di vita propria ordinata, costituito in grado di “mutare le sorti d’Europa”: anzi, di
in individualità nazionale, munito, come segno “ricostruire l’Europa”, attraverso quello che

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Mazzini indica come un piano di convergenza
e di confluenza di diverse individualità nazio-
nali. “L’Europa dei popoli sarà una, fuggendo
a un tempo l’anarchia d’una indipendenza
assoluta e il concentramento della conquista”:
che significa respingere qualunque pretesa di
uno Stato-guida, ma dire altrettanto no alle
sovranità assolute, gelose e concorrenti.
L’Europa futura, per diventare un vero sog-
getto politico, per avere una propria voce, per
far sentire il peso della propria presenza, dovrà
essere retta da un “Consiglio supremo” (in
grado, secondo Mazzini, di promuovere “la
Santa Alleanza degli oppressi contro gli
oppressori”). Questo Consiglio Supremo - mi
pare doveroso precisarlo - assumerà una
dimensio-ne sovranazionale, anche se non
costituirà un vero e proprio istituto giuridi-
co-costituzionale, tipico di uno Stato federa-
le. Vi si affiancheranno dei “Consigli naziona-
li”, attraverso i quali si esprimerà “il concetto
della missione speciale che spetta a ogni
nazione”.
Forse è esagerato sostenere, come ha fatto
Salvatorelli, che Mazzini in questo periodo si
occupa “della organizzazione rivoluzionaria
europea, e non della organizzazione europea
che succederà al trionfo della rivoluzio-
ne”. Altrimenti, come mai proprio
in uno scritto di poco successi-
vo, quello sull’Oganizzazio-
ne della democrazìa, pub-
blicato nel novembre del
1850 sull’ ‘Italia del
Popolo’, Mazzini scri-
verà, con parole che
sembrano uscite
dalla penna di Catta-
neo, “Noi cerchiamo
di verificare, non
un’Europa, ma gli
Stati Uniti d’Europa”?
E come mai, proprio
sulla stessa rivista, nel
Manifesto del Comitato
Democratico Europeo, tornerà
l’imperativo: “Noi vogliamo
costruire la democrazia europea”? Ritratto a matita di Giuseppe Mazzini.

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pacifismo, spesso astratto, verbale, inconclu-
dente; e ha rifiutato le sabbie mobili del cosmo-
politismo (“incerto e pericoloso” l’aveva de-
finito già nel ‘49), convinto nel ruolo determi-
L e t t u re
nante delle nazioni, fra loro solidali e partecipi
consigliate in un comune sforzo di fratellanza. Questo
• G. Mazzini, Scritti politici, a c. Terenzio Grandi e
spiega, almeno in parte, certi aspetti in appa-
Augusto Comba, Torino, Utet, n. ed. 2005; renza meno chiari di uno degli ultimi scritti
• G. Mazzini, Pensiero sulla democrazia in Euro- mazziniani, Politica internazionale, apparso
pa, a c. Salvo Mastellone, Mi-lano, Feltrinelli, sulla ‘Roma del Popolo’ nel 1871.
2005; Infatti, se l’ideale dell’europeismo permane
• O. G. Griffith, Mazzini, il profeta di una nuova ancora, tende a ridursi, quasi a svuotarsi e a
Europa, Bari, Laterza, 1935;
scomparire quella parte del federalismo (sep-
• Luigi Salvatorelli, Mazzini e gli Stati Uniti d’Eu-
ropa, in Miti e storia, Torino, Einaudi, 1964; pure un federalismo sui generis), presente
• Franco Della Peruta, Mazzini e i rivoluzionari ita- almeno fino alla metà degli anni ‘60. Così, di
liani, Milano, Feltrinelli, 1974; fronte a una carta politica europea, che non
• Giuseppe Tramarollo, Un pensiero per l’azione, poteva accettare, Mazzini ha ancora la forza di
Cremona, ed. Pace, 1977; reagire, rifiutando la logica di quel nuovo
• AA. VV., Berna 1984. La Giovine Europa 150
apparente status quo. Ma si limita a precisare
anni dopo (con scritti di G. Spadolini, W. Hofer,
A. Garibaldi Jallet, G. Tramarollo, ecc.), supple- le due esigenze per il riordinamento dell’Euro-
mento spec. di Il Pensiero Mazziniano, n. 11-12, pa: da una parte, abolire addirittura il Papato,
1984; e dall’altra, far nascere un sistema di “unità
• Salvo Mastellone, Il progetto politico di Mazzini nazionali frammezzate possibilmente da libere
(Italia-Europa), Firenze, Ol-schki, 1994, confederazioni”. Di organismi sovranazionali
• Sarti, Giuseppe Mazzini. La politica come reli-
non c’è più nemmeno l’ombra.
gione civile, Bari, Laterza, 2003.
Ma oggi, a due secoli dalla nascita, questi
progetti, queste indicazioni di Mazzini possono
insegnarci ancora qualcosa? Basta guardarci
Eccoci alla terza fase, che inizia alla metà attorno per constatare che la ricerca di un’ef-
degli anni ‘60, quando - soprattutto attraverso fettiva dimensione europea non si può più
l’Aru, l’Alleanza Repubblicana Universale - misconoscere né eludere: al contrario - nono-
l’europeismo mazziniano si dilata fino a com- stante le difficoltà e le battute d’arresto -, si
prendere le linee di un progetto più vasto (e, deve considerare, all’est e all’ovest, come sfor-
magari, anche più vago), di dimensioni addirit- zo e impegno verso il raggiungimento di un
tura mondiali. Sappiamo bene che nel momen- comune traguardo. O, meglio ancora, come
to in cui pone in essere questo tipo di alleanza, fondamentale obbiettivo di sicurezza e di pace,
Mazzini ha come scopo immediato la libera- e come garanzia della sopravvivenza di tutti.
zione di Roma, insieme al compimento dell’u- In una prospettiva simile, al di sopra di ogni
nità d’Italia in chiave repubblicana. Eppure, a possibile differenza ideologica e culturale, que-
leggere il saggio-manifesto Alleanza Repubbli- sta lezione non appartiene solo a un passato
cana, stampato a Lugano nel settembre del remoto. Proprio come suggeriva Mazzini fin
1866, è impossibile non avvertire anche la dal 1835, quando - nel suo rifugio di esule a
ricerca, anzi il rilancio, di quel ‘patto fraterno’, Bienne - scriveva le pagine vibranti di Fede e
in grado di coinvolgere i più convinti democra- avvenire, chi oggi vuole guardare avanti, verso
tici e rivoluzionari d’Europa, e di stabilire un futuro meno carico delle odierne inquietu-
altresì un collegamento “coi migliori uomini dini, deve convincersi che l’Europa rimane un
degli Stati Uniti d’America”. termine di confronto, e un traguardo da
Mazzini non ha mai creduto nell’efficacia del costruire insieme.

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