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LE FORME e LA STORIA
n.s. XIII, 2020, 2
LE FORME e LA STORIA
Rivista di Filologia Moderna
Dipartimento di Scienze Umanistiche
Università degli Studi di Catania
n.s. XIII, 2020, 2
Forme di romanzi
dall’Antico alle soglie del Moderno
a cura di
Antonio Pioletti
2020
LE FORME e LA STORIA
Rivista di Filologia Moderna
Dipartimento di Scienze Umanistiche
Università degli Studi di Catania
© 2020 - Rubbettino Editore Srl
Rivista semestrale, n.s. XIII, 2020, 2 - ISSN 1121-2276
Registrazione presso il Tribunale di Catania n. 559 del 13-12-1980
Variazione del 18-7-2007
Tavola rotonda
Vangeli e narrazione
269 Antonio Pioletti
Su Vangeli e narrazione
281 Rossana Barcellona
Religione fra narrazione e storia. Riflessioni a margine di un li-
bro recente: C. Augias-G. Filoramo, Il grande romanzo dei Van-
geli, Einaudi, Torino 2019
289 Jean Noël Aletti
Les évangiles et le récits (grecs) anciens
295 Giovanni Filoramo
I vangeli come racconto
dei fiumi dei racconti, trad. it. a cura di F. Baldissera-V. Mazzarino-M.P. Vivanti, 2
voll., Einaudi, Torino 1993.
2 Prendo in prestito l’immagine da D. Selden, Text Networks, in «Ancient Narra-
bare, VI e -VIII e siècles, Seuil, Paris 1962; in particolare sul crollo del sistema scolastico
con la conseguente scomparsa di un pubblico colto di lettori e consumatori di lettera-
tura ancora insuperato resta E. Auerbach, Literatursprache und Publikum in der latei-
nischen Spätantike und im Mittelater, Francke, Bern 1958 (trad. it. Feltrinelli, Milano
1960 [2007]).
9 Sulla mimesis bizantina molto di male si è detto, la sua rivalutazione in quanto
produzione letteraria, soprattutto a partire dal XII sec., si veda ora la messa a punto
con ricca documentazione bibliografica a cura di A. Rhoby in Brill’s New Pauly: Hi-
story and Culture of Byzantium, ed. by F. Daim, Brill, Leiden-Boston 2019, pp. 457-
66 (originale in tedesco: Byzanz: Historisch-kulturwissenschaftliches Handbuch, hrsg.
von F. Daim, Metzler, Stuttgart 2016).
11 Anche se non ne deriva dal punto di vista strettamente genetico, come afferma
smo nella Bisanzio del XII sec., cfr. il contributo pionieristico di M. Mullett, Aristo-
cracy and Patronage in the Literary Circles of Comnenian Constantinople, in e Byzan-
tine Aristocracy IX to XIII Centuries, B.A.R, Oxford 1984, pp. 258-75 e, più recente-
mente, M. Grünbart, Inszenierung und Repräsentation der byzantinischen Aristokratie
vom 10. bis zum 13. Jahrhundert, Fink, München 2015, pp. 171-89. Sul pubblico
primario dei romanzi, vd. ora P. Roilos, “I grasp, oh artist, your enigma, I grasp your
drama”: Reconstructing the Implied Audience of the Twelfth-Century Byzantine Novel,
in Fictional Storytelling in the Medieval Eastern Mediterranean and Beyond, ed. by C.
Cupane-B. Krönung, Brill, Leiden-Boston 2016, pp. 463-78.
L’arte del romanzo a Bisanzio 75
of Greek Novels in Byzantium, in «Byzantine and Modern Greek Studies» 57, 2017,
1120-48: 1144-48.
15 Rinvio in proposito a un mio lavoro recente: C. Cupane, Volkssprache und
contesterà vigorosamente affermando il principio della translatio studii dalla Grecia al-
la Francia; su questo brano famoso e molto discusso da Ernst Robert Curtius, Euro-
päische Literatur und lateinisches Mittelalter, Francke, Bern10 1984, pp. 338-40 in poi,
segnalo pars pro toto fra i contributi più recenti S. Kinoshita, e Poetics of translatio:
French-Byzantine Relations in Chrétien de Troyes’s Cligès, in «Exemplaria» 8, 1996, pp.
315-54.
17 Sull’ellenismo come fondamento dell’autocoscienza bizantina in un periodo di
dromo, nel quale l’autore dedica l’opera ad un innominato kaisar (la più alta carica di
corte, conferita allo sposo delle principesse imperiali) con tutta probabilità identifica-
bile con Niceforo Briennio, deceduto nel 1138: cfr. E. Jeffreys, A date for Rodanthe
and Dosikles?, in P.A. Agapitos-D.R. Reinsch, Der Roman im Byzanz der Komnenen-
zeit, Beerenverlag, Frankfurt a.M. 2000, pp. 127-36, ribadito da P. A. Agapitos, Poets
and painters: eodoros Prodromos’ Dedicatory Verses of his Novel to an Anonymous Cae-
sar, in «Jahrbuch der österreichischen Byzantinistik» 50, 2000, pp. 173-85.
21 Su questa determinazione cronologica si veda P. Magdalino, Eros the King and
paratistica cfr. P.A. Agapitos, In Rhomaian, Frankish, and Persian Lands: Fiction and
Fictionality in Byzantium and Beyond, in Medieval Narratives between History and Fic-
tion. From the Centre to the Periphery of Europe, c. 1100-1400, ed. by P.A. Agapitos-
B.L. Mortensen, Museum Tusculanum Press, Copenhagen 2012, pp. 235-367: 276-
85 (sul romanzo comneno), da leggere assieme alle obbiezioni di C. Cupane Una pas-
seggiata nei boschi narrativi, in «Jahrbuch der österreichischen Byzantinistik» 63,
2013, pp. 61-90 e F. Rizzo Nervo, Storia e fiction: tra filologia e comparativismo, in
margine a due recenti lavori, in «Medioevo greco» 14, 2014, pp. 307-23.
78 Carolina Cupane
25 Eliodoro 1.1: ἡμέρας ἄρτι διαγελώσας καὶ ἡλίου τὰς ἀκρωρείας καταυγάζοντος (ed.
R.M. Rattenbury-T.W. Lumb, 3 voll., Les belles lettres, Paris 1935: vol. I, p. 1; trad.
it. a cura di A. Angelini, in Il romanzo antico greco e latino, a cura di Q. Cataudella,
Sansoni 3, Firenze 1992, p. 623).
26 Le scene sono analizzate da Agapitos, Narrative, Rhetoric, and Drama, cit. (co-
me in n. 6), pp.148-51 e Nilsson, Raconter Byzance, cit. (come in n. 6), pp. 75-80.
27 A. Garzya, Literarische und rhetorische Polemiken in der Komnenenzeit, in «By-
tinople, in «Doux remède…» Poésie et poétique à Byzance, ed. par P. Odorico-P.A. Aga-
pitos-M. Hinterberger, Diffusion de Boccard, Paris 2009, pp. 219-28 e in generale i
vari contributi del volume miscellaneo A Companion to Byzantine Poetry, ed. by W.
Hörandner-A. Rhoby-N. Zagklas, Brill, Leiden-Boston 2019.
31 Solitamente Eros o Afrodite: cfr. Roilos, Amphoteroglossia, cit., pp. 50-53.
32 Eust Macr. XI 22, ed. Conca, pp. 686-87: ὡς ἐν ἀμαράντοις ξύλοις καὶ λίθοις
ἀδάμασιν Ἐρμοῦ γραφίδι καὶ μέλανι καὶ γλώσσῃ πῦρ πνεούσῃ ῥητορικὸν τὰ καθ᾿ἡμᾶς στηλο-
γραφηθήσεται, καί τις τῶν ὀψιγόνων καταρρητορεύσει ταῦτα καὶ ὡς ἀθανάτῳ στήλῃ τοῖς
λόγοις ἀνδριάντα χαλκουργήσει κατάχρυσον; sul passo vd. il commento di C. Cupane,
Una passeggiata, cit. (come in n. 24), pp. 61-90: 82-84 (con discussione delle diffe-
renti proposte interpretative).
80 Carolina Cupane
33 Si veda l’eccellente analisi del passo in Roilos, Amphoteroglossia, cit., pp. 68-
79: cfr. anche I. Nilsson, Romantic Love in Rhetorical Guise: e Byzantine Revival of
the Twelfth Century, in Cupane-Krönung, Fictional Storytelling, cit. (come in n. 13),
pp. 39-66: 41-45; in generale sul concetto bizantino di urbanitas/ἀστειότης, cfr. C.
Cupane, Στήλη τῆς ἀστειότητος, Byzantinische Vorstellungen weltlicher Vollkommenheit in
Realität und Fiktion, in «Frühmittelalterliche Studien» 45, 2011, pp. 193-209.
34 Cfr. H.-R. Jauss, La teoria della ricezione. Identificazione retrospettiva dei suoi
precedenti culturali, in Teoria della ricezione, a cura di R. Holub, Einaudi Torino 1989,
pp. 3-26: 20.
35 Eliod.1 8.6, ed. Rattembury-Lumb, vol. I, p. 13: Ἔλλην, ὧ θεοί, ἐπεβόησαν; cfr.
cidente, cfr. H. Hunger, Graeculus perfidus ἰταλός-ἰταμός: il senso dell’alterità nei rap-
porti greco-romani e italo-bizantini, Roma, Unione internazionale degli istituti di ar-
cheologia, storia e storia dell’arte in Roma, 1987.
37 L’intreccio di allusioni che sottende la scrittura romanzesca medievale è stata
ne d’un roman byzantin à l’époque moderne: étude sur les traductions françaises d’ Hy-
smine et Hysminias de la Renaissance au XVIII e siècle, in «Byzantion» 84, 2014, pp.
203-34; in particolare sulla lettura erotica del testo, I. Nilsson, In Response to Char-
ming Passions: Erotic Reading of a Byzantine Novel, in Pangs of Love and Longing: Con-
figurations of Desire in Premodern Literature, ed. by A. Cullhed, C. Franzen et al.,
Cambridge Scholars Publishing, Newcastle upon Tyne, 2013, pp. 176-202; Ead. Les
amours d’Ismène et Isménias, ‘roman très connu’: e Afterlife of a Byzantine Novel in
Eighteenth-Century France, in e Reception of Byzantium in European Culture since
1500, ed. by P. Marciniak-D. C. Smithe, Ashgate, Farnhan 2014, pp. 171-202.
40 Cfr. I. Ševčenko, e Palaeologan Renaissance, in Renaissances before the Renais-
sance. Cultural Revivals of Late Antiquity and the Middle Ages, ed. by W. Treadgold,
82 Carolina Cupane
tanto una parte della storia. Altri autori raccolsero la fiamma del ro-
manzo, ma, pur ricordandosi dei loro predecessori dell’età comnena,
scelsero di affiancarvi altre e più esotiche autorità e, last but not least, di
adottare un nuovo registro linguistico, il volgare.
Stanford University Press, Stanford 1984, pp. 140-71; E. Fryde, e Early Palaeolo-
gan Renaissance (1261-c. 1360), Brill, Leiden-Boston-Köln 2000.
41 Esperimenti poetici in volgare e in versi politici, ancorché su piccola scala,
vengono fatti invero alla stessa epoca da alcuni letterati legati ai circoli di corte, pri-
mo fra i quali Teodoro Prodromo; in lui la ricerca più recente identifica l’autore di
quattro poemetti satirici attribuiti nella tradizione manoscritta a uno Ptochoprodro-
mo (Prodromo pitocco); i testi sono editi con traduzione tedesca e ampia introduzio-
ne da H. Eideneier, Ptochoprodromos. Kritische Ausgabe der Vier Gedichte, Romiosini,
Köln 1991.
L’arte del romanzo a Bisanzio 83
cristianesimo con tutta la sua tribù. Questa parte, che alcuni hanno ri-
tenuto più antica, è stata intitolata “Canto dell’emiro”42. Il frutto
dell’unione mista è l’eroe dal nome parlante, Digenis (dalla doppia na-
scita) Akritas (difensore delle ἄκραι, frontiera), le cui gesta sono narrate
nella seconda e più lunga parte. Fanciullo di estrema precocità e forza
fisica, Digenis, dopo aver ricevuto dai quattro anni in poi la necessaria
istruzione scolastica, dà prime prove del suo ardimento all’età di dodici
anni partecipando a battute di caccia a belve feroci. Come il padre an-
ch’egli rapisce la figlia di un generale bizantino, la sposa e decide di vi-
vere con lei in solitudine nei territori selvaggi costeggianti le rive del-
l’Eufrate, che segna il confine fra l’impero cristiano e il califfato. Suo
compito precipuo (e unico) sarà da questo momento difendere la sposa
da svariati pericoli, naturali (i banditi chiamati apelati) e sovrannatura-
li (un drago). Mai si vede Digenis impegnato in azioni in difesa della
zona di frontiera, alle quali si accenna, sí, ma come ad eventi ben noti
su cui non è necessario dilungarsi. Eliminati tutti i nemici Digenis de-
cide di ritirarsi a vivere nei luoghi che sono stato teatro di queste lotte
e si fa construire uno splendido palazzo circondato da un giardino lus-
sureggiante. Qui soccomberà all’unico nemico che non è possibile
sconfiggere, la morte, nella quale la moglie disperata lo segue.
Il testo del poema ci è pervenuto in una serie di riscritture, desi-
gnate con le sigle dei codici che le tramandano, databili in un arco di
tempo che si estende dagli inizi del XIV alla seconda metà del XVI sec.
Qui ci interesseranno soltanto le due versioni di epoca bizantina, G,
tramandata da un codice della biblioteca del monastero di Grottaferra-
ta, esemplato in Terra d’Otranto alla fine del XIII sec.43 ed E, conser-
vata in un manoscritto dell’Escorial (fine del XV sec.) 44. Queste versio-
ni differiscono nettamente in stile e struttura. La lingua più vicina ad
una koinè media che al vernacolo di G contrasta con il ductus popola-
reggiante di E. G è suddivisa in otto libri secondo una prassi tipica del-
la storiografia e presenta un accurato impianto biografico che si orienta
alla scrittura agiografica ed è memore del bios romanzato di Alessan-
dro, un best e longseller che attraversa la letteratura in lingua greca, an-
42 H.-G. Beck, Geschichte der byzantinischen Volksliteratur, Beck, München
Without borders: 1 Alexander the Great in Ancient, Byzantine and Modern Greek Tradi-
tion, in Cupane-Krönung, Fictional Storytelling, cit. (come in n. 13), pp. 159-89.
46 Cfr. D. Ricks, Is the Escorial Akrites a Unitary Poem?, in «Byzantion», pp. 184-
207; Id. Byzantine Heroic Poetry (Studies in Modern Greek), Bristol Classical Press,
Bristol 1990.
47 Digenis G IV, vv. 971-1046.
48 E, vv. 610-701. La differenza di punto di vista fra le due redazioni è stata ben
vd. C. Ott, Shared Spaces: 2 Cross-border Warriors in the Arabian Folk Epic, in Cupa-
ne-Krönung, Fictional Storytelling, cit. (come in n. 13), pp. 285-310; Ead., Byzantine
L’arte del romanzo a Bisanzio 85
nerazioni prima della messa per iscritto. È probabile, anche se non di-
mostrabile, che queste ballate furono diffuse a Costantinopoli da esuli
provenienti dall’Asia Minore in seguito alla rovinosa disfatta di Man-
tzikert (1071) che consegnò questa provincia dell’impero nelle mani
dei Selgiuchidi 50. Il redattore del poema originario, cui si rifanno indi-
pendentemente l’uno dall’altro G ed E, è da inquadrare in quell’ambi-
to di creativa sperimentazione letteraria che caratterizza il primo tren-
tennio del secolo XII e che diede vita ad uno studio intenso dei classi-
ci, e in particolare di Omero, e ai romanzi in lingua dotta, ma anche ai
primi tentativi di poesia in volgare, anch’essi ambientati nei circoli col-
ti dell’epoca. Il poema su Digenis rispecchia questi fermenti. Comuni
a G ed E, e dunque per inferenza presenti nell’originale, sono infatti il
rapportarsi all’epica omerica (da G considerate addirittura inferiore, in
quanto non veridica), ekphraseis di loca amoena con echi del romanzo
di Achille Tazio, l’esaltazione del potere di Eros 51 e non ultimo il livel-
lo medio di lingua, anche se quest’ultimo non è ricostruibile dato che
le due redazioni posteriori che ci sono pervenute differiscono in questo
punto. Come che sia, all’epoca di Manuele Comneno (1143-1180)
Digenis era in ogni caso figura nota e socialmente accettabile, perfino a
corte dato che una delle poesie prodromiche non esita a chiamare l’im-
peratore Manuele in persona “un secondo Akrita” 52.
Almeno un veloce accenno va fatto in questa sede ai destini succes-
sivi dell’eroe di frontiera nel lungo periodo che conduce alla resurrezio-
ne della nazione ellenica nel 1821. Alla fine del Quattrocento, proba-
bilmente a Venezia, un compilatore, il cui nome secondo alcuni codici
era Eustazio, riscrisse il vecchio poema in forma più consona al gusto di
un pubblico abituato da secoli alla lettura di romanzi d’amore. Questa
Wild East - Islamic wild West. An Expedition into a Literary Borderland, in Der Roman
im Byzanz der Komnenenzeit, hrsg. von P.A. Agapitos-D.R. Reinsch, Beerenverlag,
Frankfurt am Main 2000, pp. 138-46.
50 Cfr. in proposito R. Beaton, e Medieval Greek Romance 2, Routledge, Lon-
don-New York 1996, pp. 49-50; Id., An Epic in the Making? e Early versions of Di-
genes Akrites, in Digenes Akrites. New Approaches to Bzantine Heroic Poetry, ed. by R.
Beaton-D. Ricks, Variorum, London 1993, pp. 55-72.
51 Paragone con Omero: Digenis G IV vv. 27-28 = E vv. 710-14 (ed. Jeffreys,
pp. 68 e 292); potere di Eros: G IV vv. 4-18 = E 702-8 (ibid., pp. 6 e 292); locus
amoenus: G VII vv. 8-41 = E vv. 1622-86 (ibid., pp. 202-4 e 358-62). Sul confronto
con l’epica omerica, cfr. Cupane, Una passeggiata, cit. (come in n. 24), pp. 64-65
(con bibliografia); F. Rizzo Nervo, Storia e fiction, cit. (come in n. 24) pp. 309-11.
52 Ptochoprodromos IV, v. 544, ed. Eideneier, p. 168.
86 Carolina Cupane
E. Trapp, Digenes Akrites. Synoptische Ausgabe der ältesten Versionen, Böhlau, Wien
1971, pp. 26-32, che ne offre l’edizione.
54 Sul compilatore, Eustazio, e il suo metodo di lavoro “paste and copy” cfr. M.
ton, Medieval Greek Romance, cit., pp. 101-45 e adottata anche da me molti anni or
sono: C. Cupane, Roman VII. Byzantinische Literatur, in Lexikon des Mittelalters, VII,
Brepols, München-Zürich 1995, coll. 988-90.
58 Come rileva giustamente K. Yiavis, e Categories of ‘Originals’ and ‘Adapta-
tions’ in Late Byzantine Romance. A Reassessment, in Reading the Late Byzantine Ro-
88 Carolina Cupane
Vernacular Romances of Love, in «Symbolae Osloenses» 79, 2004, pp. 7-101 (con i
commenti di C. Cupane, E. Jeffreys, M. Hinterberger, M. Lauxtermann, U. Moen-
nig, I. Nilsson, P. Odorico, S. Papaioannou: pp. 54-82 e la replica dell’autore: pp.
82-90).
90 Carolina Cupane
della conquista del 1204 è il volume miscellaneo Identities and Allegiancies in the Ea-
stern Mediterranean after 1204, ed. by J. Herrin-G. Saint Guillain, Routledge, Lon-
don 2019 (prima ed. Ashgate, Farnham 2011).
65 Vd. adesso E. Mitsiou, e Latine Empire of Constantinople (1204-1261): Rise
and Fall of a Short-term State in the Romania, in Short-term Empires in World History,
ed. by R. Rollinger-J. Degen-M. Gehler, Springer, Wiesbaden 2020, pp. 103-28.
66 Sulla Morea franca rinvio ai diversi contributi nel recente volume miscellaneo
volumi miscellanei che toccano quasi tutti gli aspetti, politici, economici e culturali:
Byzantins, Latins and Turks in the Eastern Mediterranea World after 1150, ed. by J.
Harris-C. Holmes-E. Russel, Oxford University Press, Oxford 2015 e Byzantium and
the West. Perceptions and Reality (11 th-15 th c.), ed. by E. Chrissis-A. Kolia-Dermitzaki-
A. Papageorgiou, Routledge, London 2019.
69 Cfr. supra, p. 45 e n. 40.
70 Ma non soltanto: un maestro della lingua atticizzante quale Massimo Planude
non trovò disdicevole tradurre in questo livello linguistico l’opera omnia di Ovidio,
inclusi gli erotica; una panoramica offre E. Fischer, Planudes’ Greek Translation of
Ovid’s Metamorphoses, Garland Publishing, New York-London 1990.
71 Una sintetica panoramica di questi sviluppi si può leggere in C. Cupane, Bi-
zione letteraria in volgare, cfr. Die Erzählung von Alexander und Semiramis, hrsg. von
U. Moennig, De Gruyter, Berlin 2004, pp. 41-45.
92 Carolina Cupane
tica redazione (α) e la più recente ( V ) sono state edite da P.A. Agapitos, MIET, Atene
2006 e T. Lendari, MIET, Atene 2007 rispettivamente. Una traduzione inglese a cu-
ra di P. A. Agapitos è in corso di stampa nella collana “Translated Texts for Byzanti-
nists” 10, Liverpool, una traduzione italiana della versione V è stata curata da V. Ro-
tolo, Libistro e Rodamne Romanzo cavalleresco bizantino, Mirtidis, Atene 1965.
75 Editi con traduzione italiana e commento in C. Cupane, Romanzi cavallereschi
76 Sul concetto di prova come idea organizzativa del romanzo in quanto genere,
cfr. Bachtin, La parola nel romanzo, cit., pp. 67-230 e Il romanzo di educazione e il suo
significato nella storia del realismo, in Id., L’autore e l’eroe, Einaudi, Torino 1979, pp.
195-244; numerose precisazioni alla teoria bachtiniana, con particolare riferimento al
romanzo cavalleresco, offre A. Pioletti, La categoria di “prova” nelle letterature roman-
ze: tradizioni e innovazioni, in Atti del XXI Congresso Internazionale di Linguistica e
Filologia romanza, Palermo, 18-23 settembre 1995, a cura di G. Ruffino, Centro di
Studi filologici e linguistici siciliani Niemeyer, Palermo 1997, vol. VI, pp. 3-23.
77 Beltandro e Crisanza, vv. 1-3. 23-24, ed. Cupane, Romanzi cavallereschi, cit.,
pp. 228-30; cfr. Ead., Una passeggiata, cit. (come in n. 24), pp. 78-81; cfr. anche P. A.
Agapitos, Writing, Reading and Reciting (in) Byzantine Erotic Fiction, in Lire et écrire à
Byzance, ed. par B. Mondrain, Association des Amis du Centre d’Histoire et Civilisa-
tion de Byzance, Paris 2006, pp. 125-76: 152-54.
78 Beltandro e Crisanza, vv. 134-214, 221-32, ed. Cupane, Romanzi cavallereschi,
lous in Late Byzantine Fiction, in Medieval Greek Storytelling, cit. (come in n. 54), pp.
183-202.
80 Cfr. U. Moennig, Literary Genres and Mixture of Generic Features in Late By-
zantine Fictional Writing, in Medieval Greek Storytelling, cit., pp. 163-82: 166-73.
81 Su tali importi occidentali e orientali, vd. rispettivamente Cupane, In the Re-
alm of Eros: e late Byzantine Vernacular Romance - Original Texts, in Fictional Story-
telling, cit. (come in n. 13), pp. 95-126: 99-101 e K. Yavis, Persian Chronicles, Greek
Romances: e Haft Paykar and Velthandros, in “His Words were Nourishment and his
Council Food”. A Feststchrift for David W. Holton, ed. by E. Camatsos-T. Kaplanis-
J.Pye, Cambridge Scholars Publishing, Cambridge 2014, pp. 23-45.
82 Rinvio su entrambi a due miei contributi: Itinerari magici: il viaggio del cavallo
volante, in Medioevo Romanzo e Orientale. Sulle orme di Shahrazàd: le Mille e una notte
fra Oriente e Occidente. VI Colloquio Internazionale, Ragusa 12-14 ottobre 2006, pp.
61-79 e Intercultural Encounters in the Late Byzantine Vernacular Romance, in Reading
the Late Byzantine Romance, cit. (come in n. 58), pp. 40-68: 54-58.
83 Do alcuni esempi nell’articolo citato alla nota 81, pp. 107-8, 116.
L’arte del romanzo a Bisanzio 95
(romans d’aventure)”: cfr. E. Köhler, Der Roman in der Romania, in Neues Handbuch
der Literaturwissenschaft. Europäisches Hochmittelalter, hrsg. von H. Krauss, Akademi-
sche Verlagsgesellschaft Athenaion, Wiesbaden 1981, pp. 243-81: 252-56; in partico-
lare su Floire e i suoi modelli classici, vd. A. Pioletti, La fatica d’amore. Sulla ricezione
del “Floire et Blancheflor”, Rubbettino, Soveria Mannelli 1992, pp. 17-31.
89 I romanzi Florio e Apollonio sono editi nella mia raccolta già ricordata Roman-
zi cavallereschi, cit. (come in n. 75), pp. 445-565 e 567-633 rispettivamente; per Im-
berio bisogna ancora ricorrere alla vecchia edizione di E. Kriaras, Βυζαντινὰ ἱπποτικὰ μυ-
θιστορήματα, Aetos, Atene 1955, pp. 215-49 che mescola nel testo offerto versioni di
carattere ed epoca diversi; una nuova edizione a cura di K. Yiavis è in corso di stampa:
Διήγησις ὡραιοτάτη Ἰμπερίου καὶ Μαργαρώνας. Τὸ ὁμοιοκατάληκτο κείμενο μὲ συνοδευτικὴ
ἔκδοση τῆς ἀρχαιότερης ἀνομοιοκατάληκτης μορφῆς, MIET, Atene. Un primo, riuscito ten-
tativo di analisi letteraria di questi testi trascurati dalla critica offre K. Yiavis, e Ada-
pations of Western Sources by Byzantine Vernacular Romances, in Cupane-Krönung, Fic-
tional Storytelling, cit. (come in n. 13), pp. 127-55 cui rinvio anche per una bibliogra-
fia aggiornata; cfr. Beaton, Medieval Greek Romance, cit. (come in n. 50), pp. 135-45.
L’arte del romanzo a Bisanzio 97
scritti alla ‘Bibliothèque bleu’, in Medioevo Romanzo e Orientale. Testi e prospettive sto-
riografiche. Atti del 1º Colloquio Internazionale, Verona, 4-6 aprile 1990, ed. A.M.
Babbi-A. Pioletti et al., Rubbettino, Soveria Mannelli 1992, pp. 245-61.
92 Cfr. Yiavis, Ιμπέριος και Μαργαρώνα, cit. (come in n. 62). Una distinzione simi-
le, sulla base della tradizione manoscritta dei testi aveva suggerito già H.-G. Beck, Der
Leserkreis der byzantinischen “Volksliteratur” im Licht der handschriftlichen Überliefe-
rung, in Byzantine Books and Bookmen, Dumbarton Oaks Center for Byzantine Stu-
dies, Augustin Publisher, Washington 1971, pp. 47-67.
93 Per i primi due si è supposto che il transfer possa essere stato effettuato da Nic-
colò Acciaiuoli, amico di Boccaccio, che acquistò in Morea e in Attica vaste proprietà
rimaste in possesso della famiglia fino al 15º sec., cfr. C. Cupane, Λογοτεχνική παραγωγή
στό Φραγκοκρατούμενο Μωρέα, in «Byzantinai Meletai» 6, 1995, pp. 371-85: 377-79;
per quanto riguarda la Rimada di Apollonio, l’editore G. Kechagioglou, Απολλώνιος της
Τύρου. Υστερομεσαιωνικές και νεότερες ελληνικές παραλλαγές, Salonicco 2004, I, pp. 333-
82, caldeggia un’origine cipriota; per Imberio, cfr. Yiavis, Adaptations, cit., p. 148.
94 Motivi di spazio mi hanno indotto ad escludere questa adattazione, a tutt’oggi
ancora inedita, dalla trattazione; per un’informazione generale cfr. Yiavis, Adaptations,
cit., pp. 142-44 e n. 68.
98 Carolina Cupane
pp. 171-210, sulla Rimada di Apollonio Kechagioglou, Απολλώνιος της Τύρου, cit.,
II/1, pp. 1047-78 (edizione del testo ibidem, pp. 1352-661); sui libri popolari in gre-
co, le cosiddette phyllades, vd. E. Layton, e sixteenth Century Greek Book in Italy:
Printers and Publishers for the Greek World, Istituto Ellenico di Studi Bizantini e Post-
bizantini di Venezia, Venezia 1994.
96 I corrispondenti versi della redazione V sono editi in Cupane, Romanzi caval-
schi bizantini, cit. (come in n. 75), pp. 307-443, l’Iliade bizantina è edita da L. Nørga-
ard-O.L. Smith, Museum Tusculanum, Copenhagen 1975; trad. it. a cura di R. Lava-
gnini, I Fatti di Troia. L’Iliade bizantina del cod. Paris. Suppl. Gr. 926, Palermo 1988.
198 Cfr. P. Magdalino, Between Romaniae: essaly and Epirus in the Later Middle
Ages, in Latins and Greeks in the Eastern Mediterranean after 1204, ed. by B. Arbel-B.
Hamilton-D. Jacoby, Frank Cass, London 1989, pp. 87-110: 89.
199 Cfr. Lavagnini, Tales of the Trojan War, cit., pp. 253-54.
100 Eros uccello: vv. 990-1015; corrispondenza amorosa: vv: 864-942; uccisione
del leone: vv. 1515-26; unhappy ending e conclusione troiana: vv. 1566-758; 1759-
97, ed. Cupane, Romanzi cavallereschi, cit. (come in n. 75), pp. 392-94; 384-90; 422-
24; 426-40.
101 Elenco e analisi di prestiti e divergenze in Lavagnini, I Fatti di Troia, cit., pp.
40-58.
100 Carolina Cupane
1811-20, ed. Cupane, Romanzi cavallereschi, cit., p. 442; Florio V, ed. Cupane, ibi-
dem, p. 463.
104 Digenis G VII, vv 85-88 (temi omerici); 90-93 (vita di Alessandro); 95-104
me in n. 75), p. 440-41 e Iliade bizantina, vv. 4-10; 456-58; 796-99; 1057-61, ed.
Nørgaard-Smith, cit., pp. 23, 38, 49, 58.
L’arte del romanzo a Bisanzio 101
rici e romanzeschi coevi rinvio, pars pro toto, all’ottima monografia di K. Wolff, Troja
- Metamorphosen eines Mythos. Französische, englische und italienische Überlieferungen
des 12. Jahrhunderts im Vergleich, Akademie Verlag, Berlin 2008.
102 Carolina Cupane
contributi fra i quali mi limito qui a menzionare il più recente: E. Jeffreys, From He-
rakles to Herkoulios, or the Place of the War of Troy in the Late Byzantine Romance Mo-
vement, in Goldwyn-Nilsson, Reading the Late Byzantine Romance, cit. (come in n.
58), pp. 166-87.
111 Della Cronaca ci sono pervenute versioni in francese, greco, italiano e arago-
dà alcuni esempi.
113 Questa la teoria di E. Jeffreys, Byzantine Romances: Eastern or Western?, in
M.S. Brownlee-D. Gondicas, Renaissance Encounters. Greek East and Latin West, Brill,
Leiden-Boston 2012, pp. 217-33, 231-33.
114 Cfr. supra, p. 59.
L’arte del romanzo a Bisanzio 103
vale, quale Libistro e Rodamne, possa avere lasciato tracce nel Polemos,
cosi come – lo si è visto – le lasciò nell’Achilleide.
Che la storia di Libistro ebbe successo è documentato, inoltre, sia
dall’influsso immediato sugli altri due romanzi di corte traditi, sia dalle
riscritture, come le redazioni V e E, che ne furono fatte nei secoli suc-
cessive. Ma anche i romanzi compositi ebbero ampia diffusione e go-
dettero di notevole popolarità, come attestano, anche qui, le numerose
riscritture – così Achilleide, Apollonio, Florio, Imberio –, ma anche Di-
genis e Polemos – quest’ultimo tramandato da sette manoscritti due dei
quali in parte illustrati 115 –, a dispetto (o forse a causa?) dell’antiquata
atmosfera eroico-cavalleresca che vi è evocata.
La forza di irradiazione del romanzo in volgare sembra esaurirsi nel
corso del XVI sec. Tranne Imberio e Apollonio, nessuna altro rappre-
sentante di questa categoria di testi ebbe la ventura di essere seleziona-
to per la stampa e nessuno entrò quindi a far parte della nascente lette-
ratura neogreca. Il recupero letterario del romanzo in volgare è uno
sviluppo recente, il compito di reinserirlo nella koinè narrativa medie-
vale resta ancora largamente da svolgere.
Abstract
Il saggio ripercorre l’evoluzione della scrittura romanzesca fiorita a a Bi-
sanzio fra il XII e il XV secolo. I quattro romanzi del XII secolo pervenutici
sono prodotto di ben noti letterati che scrivevano su committenza. Composti
in lingua atticizzante, si rivolgevano a un pubblico di aristocratici e intellet-
tuali che gravitavano intorno alla corte degli imperatori comneni. Gli ultimi
secoli di Bisanzio ci hanno tramandato una serie di storie d’amore e di avven-
ture anonime, scritte questa volta in una forma linguistica che si suole defini-
re volgare. Alcuni di questi testi sono indubbiamente sorti in ambito aristo-
cratico e dimostrano di conoscere la tradizione narrativa precedente, che ar-
ricchiscono incorporando motivi di svariata provenienza, occidentale come
orientale. In una seconda fase, anche intere storie, appartenenti al ricco patri-
monio narrativo dell’Occidente medievale furono adattate in greco volgare,
probabilmente in zone periferiche, ormai sotto il dominio occidentale.
e essay aims at outlining the development of novelistic writing in
Byzantium between the 12th and the 15th Centuries. In the 12th Century four
115Descrizione dei manoscritti e delle illustrazioni pervenuteci in Ο Πόλεμος, ed.
Papathomopoulos-Jeffreys, cit., pp. xciii-cxii.
104 Carolina Cupane
novels were written in an archaizing form of Greek. All of them were penned
by well-known authors, writing in close proximity of the imperial court, and
addressed a high educated audience. As for the plot, these works rely heavily
on the ancient romance tradition. e last centuries of Byzantium have
passed down to us several anonymous love-and-adventure stories, written in a
linguistic register we usually call vernacular. Some of the texts were written in
a court-oriented milieu and were well aware of the earlier narrative tradition,
but they also incorporated some motives, and even whole episodes, which
they took over from both the western and the eastern narrative pool. As time
went on, some exceedingly widespread, mostly western stories were also
adapted in Greek vernacular. ese adaptations were probably made in pe-
ripheral zones under Western rule.
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