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Marketing Appunti
Marketing Appunti
Per gli studiosi oggi il m. è divenuto una teoria interdisciplinare dei mercati competitivi.
MARKETING
CAP.I
La vendita non è l’unico scopo del marketing. Nel XXI sec. il marketing management serve alle
imprese a immaginare e governare delle relazioni di scambio che portino un contributo positivo
a entrambi i soggetti coinvolti. Compito del m. è quindi quello di creare valore a beneficio dei
vari soggetti coinvolti nello scambio, attraverso relazioni orientate a una logica win-win.
Per gli studiosi oggi il m. è divenuto una teoria interdisciplinare dei mercati competitivi.
Per la prassi, al m. è affidato il compito di impostar e realizzare la relazione senza la quale non
ci sarebbe attività economica. Al m. è affidato il compito di dialogare: 1) con la produzione; 2)
con la finanza; 3) con il commerciale; 4) con la clientela; 5) con gli stakeholder.
1) LE PARTI COINVOLTE !in linea di principio sono due: un venditore, che rappresenta il
soggetto dell’offerta, e un compratore che rappresenta la domanda. Tuttavia a
seconda di chi sono i soggetti che si interfacciano nello scambio avremo diversi
situazioni di scambio possibili:
Le strutture di relazione rendono possibili le relazioni di scambio tra i soggetti della domanda e
quelli dell’offerta. Conta gli elementi che qualificano come e attraverso chi si snodano le
relazioni di scambio all’interno di un determinato mercato:
- Concorrenti
Sono tutte geograficamente definite, cambiano a seconda della tipologia del prodotto
(category-specific), sono costanti e possono essere tanto formali quanto informali.
Le strutture di valore invece ci portano a prestare attenzione ai sell-out price (prezzi finali) con
i quali un certo tipo di prodotto è commercializzato. La neo-globalizzazione ha generato fra gli
altri il fenomeno della polarizzazione ossia il definirsi, per ciascuna categoria di prodotto, due
spazi di offerta ben distinti e opposti fra loro: uno di valore basic ovvero economico e uno a
valore aggiunto, caratterizzato da prodotti e brand aspirazionali e di superiore qualità. Ciascuna
fascia di mercato possiede un elevata omogeneità interna ( productoffering poste nella stessa
fascia simili tra loro) e disomogeneità esterna (productoffering di diverse fasce assolutamente
differenti tra loro)
I volumi di vendita maggiori si manifestano nei VALUE MARKET poiché avendo prezzi medio-bassi
sono accessibili a gran parte degli acquirenti. Le offerte di valore sono del tipo goodvalue for
money (traducibile come buon rapporto qualità-prezzo) Oltre una certa soglia, individuabile
come prezzo-frontiera, si entra nel mercato del PREMIUM MARKET (mercati di valore aggiunto)
chi guarda a questa fascia di mercato sono quegli acquirenti interessati a prodotti e marche con
elevate prestazioni esperenziali.
CAP.II
Nel XXI sec assistiamo alla nascita del movimento intellettuale e tecnico-culturale che
chiamiamo management: un corpus di conoscenze codificate che servono a supportare
l’imprenditore e i suoi collaboratori a gestire quell’oramai complessa macchina
organizzativa costituita dall’impresa.
Il management è uno stile di direzione aziendale che si contrappone all’empirismo per il fatto
che poggia su alcune attività intellettuali e operative che vengono poste in sequenza logico-
funzionale fra di loro in un processo definito. Lo stile direzionale empirico era invece fondato
sull’accentramento delle decisioni nella persona dell’imprenditore. Questo stile era vulnerabile
a diverse perturbazioni legate soprattutto alla naturale limitatezza delle conoscenze individuali
e alla mancanza di allineamento con i collaboratori. Lo stile manageriale parte proprio dalla
constatazione di questi limiti.
A Kotler, economista statunitense, va ascritto il merito di aver messo a sistema alcune idee,
metodi, tecniche e approcci, etichettando il tutto come marketing management. La sua forza è
quella di aver saputo comporre in un sistema logico una serie di idee altrui: il paradigma delle
4P* lo si deve a McCarty, l’espressione marketing mix a Borden, la segmentazione della domanda
a Smith etc.
*sono le leve sulle quali l’impresa deve poggiare il proprio rapporto con il mercato di
riferimento: PRODUCT (sistema prodotto comprende: prodotto, brand, servizi accessori)
PLACEMENT (la collocazione dle prodotto nel punto vendita) PROMOTION (promozione
commerciale fatta dai venditori e dagli specialisti) PRICE
Le imprese prestano grande attenzione alla definizione del perimetro del proprio mercato,
traendo da questa operazione importanti spunti conoscitivi:
- Players presenti
*= quantità di beni e servizi che gli individui desiderano acquistare per ogni dato livello dei
prezzi. La domanda primaria (o globale = è la complessiva richiesta di una determinata
categoria di prodotto che gli acquirenti localizzati in una data area geografica esprimono in
determinato momento o arco temporale) porta con sé la domanda secondaria o aziendale
CAP.III
Tutti i paesi del G7 (Usa, Canada, Giappone, Italia, Francia, Germania, UK) possono essere
considerati come società dell’informazione a motivo dell’elevata % del PIL che dipende per circa
il 70% da prodotti information-based. L’interconnessione su scala globale sta modificando il
modo in cui le persone cercano, scelgono, acquistano, percepiscono e valutano beni e servizi. È
nato un nuovo approccio manageriale:l’ e-business che comporta una più o meno radicale
riconfigurazione in chiave digitale dei vari processi di creazione di valore quali: la fornitura, la
progettazione, la distribuzione etc.
Le informazioni inerenti al prodotto/brand di cui il cliente fruisce online non sono sempre brand
generated ma molto spesso usergenerated ossia create e diffuse dagli utenti/consumatori. Tali
contenuti vengono considerati molto attendibili e contribuiscono in maniera determinante alla
percezione/valutazione del prodotto/brand preso in esame.
- Lineare
- Unidirezionale e top-down
- deterministico
- Reticolare
- Interattivo e decentralizzato
- Dinamico e collaborativo
Cogliere le potenzialità delle ICT significa cogliere l’opportunità di ampliare i confini della
propria azione di m e di rendere alo stesso tempo, le proprie iniziative di mercato più mirate e
approfondite.
A prescindere dalla tipologia del proprio prodotto se il target di riferimento è attivo online è
opportuno promuovere la propria offerta anche attraverso un particolare media mix digitale.
Ovviamente in base alla propria productoffering e storia aziendale questo avverrà con diverse
modalità:
- BRICKS AND MORTAR! sono le cosidette “imprese mattoni e malta” che
generano la maggior parte del fatturato nel mercato tradizionale: negozi
al dettaglio, piccole imprese alimentari o del settore tessile. In questo
caso il marketing digitale si riduce il più delle volte alla pubblicazione di
un sito web “vetrina” con scopi esclusivamente informativi (ex.
Gentilini)
- CLICK AND MORTAR! sono le imprese nate per operare nel mercato
dell’offline ma cge gradualmente hanno ritenuto opportuno affiancare al
proprio business tradizionale quello online (ex. IKEA)
Con business model digitale (e-business model) si intende il sistema attraverso il quale
l’impresa mantiene e sviluppa il valore economico nel lungo termine, utilizzando in particolar
modo le tecnologie digitali.
CAP.IV
- di Controllo (si verificano i risultati raggiunti dalla messa in opera delle scelte assunte)
L’aspetto chiave dell’intero processo rimane però la conoscenza del consumatore. Il marketing
concept* stabilisce infatti che questi sia il punto focale di ogni scelta strategica e operativa del
management.
*(= sostiene che le probabilità di vendita di un’offerta siano molto maggiori laddove essa sia
stata progettata quanto più possibile a misura del consumatore al quale si pensa di rivolgere
l’offerta medesima)
La prima macrofase del processo di m serve pensare e definire il mercato di riferimento. Tale
attività è 1)creativa (nel senso che immagina qualcosa finora inesistente) 2) strutturale
3)vincolante(le scelte si m successive saranno fatte in costante riferimento a essa) 4)incisiva
(investe direttamente il business model dell’impresa)
Non necessariamente però questa prima fase si configura come visionaria. Molto spesso infatti,
la definizione del mercato da parte di un impresa non ha carattere innovativo, ma anzi persegue
condotte orientate all’imitazione.
La product offering si avvale di un insieme di elementi distinti che però trovano senso e valore
per il venditore come insieme unitario:
- Product concept
- Brand sistem
- Price point
Queste fasi rimangono però solo progetti di carta, l’effettiva messa in atto del processo inizia
nel momento in cui ci si propone di far acquisire notorietà alla product offering e si stimola la
domanda.
L’impresa è immersa in ambiente socioeconomico e per questo motivo il produttore non può
limitare la proprio attività imprenditoriale alla sola gestione dei processi interni, ma deve
allargare la propria sfera di interesse anche all’esterno, interessandosi
- Alle istante degli stakeholders (= portatori di interesse) termine coniato negli anni ’80 a
opera di Freeman. Sono coloro i quali detengono interesse nella sopravvivenza e sviluppo
di una determinata organizzazione. Si distinguono in 1)primari (hanno formali relazioni e
obblighi contrattuali con l’impresa ex. Investitori) 2) secondari (soggetti che possono
influenzare l’impresa in diversi modi ex. Istituzioni, opinion leader etc)
CAP. V
Attività di principale importanza per l’impostazione delle strategie e politiche del m è l’analisi
di mercato. Il mercato è costituito essenzialmente dall’offerta e dalla domanda. Considerando
contemporaneamente entrambe è possibile capire come si struttura il processo concorrenziale e
come sia possibile orientare la strategia competitiva dell’impresa.
L’offerta di mercato è rappresentata dalle product offering che le imprese mettono a
disposizione della clientela. In quanto componenti dell’offerta, le imprese in questione sono in
concorrenza tra loro nell’accaparrarsi la scelta del cliente.
- CONCORRENZA ORIZZONTALE! può essere definita come la rivalità che si instaura tra
imprese che competono per fornire beni/servizi a un medesimo gruppo di clienti, di cui
mirano a soddisfare il medesimo bisogno. Si fanno concorrenza orizzontale le imprese che
per ampliare la propria quota di mercato (%di fatturato sul totale del settore) solo a
scapito di altre imprese che operano nel medesimo mercato. Si esprime nell’ambito del
settore industriale ovvero di un insieme di imprese accomunate dal fatto di produrre non
solo la medesima categoria di prodotto ma caratterizzato da altri fattori: 1) omogeneità
tecnologica (medesimo standard tecnologico applicato) 2) omogeneità del bisogno
soddisfatto (soluzioni-prodotto diverse possono comunque soddisfare il medesimo bisogno
o bisogni simili) 3) omogeneità commerciali (le imprese di uno stesso settore sono
accomunate dal fatto di usare i medesimi canali distributivi) 4) omogeneità nei materiali
usati nella produzione.
Casi particolari: CARTELLO! alcune imprese decidono di non competere tra loro ma di
formare un cartello contro le altre imprese presenti sul mercato. Si tratta tuttavia di
comportamenti vietati dalla normativa antitrust* in quasi tutti i paesi industrializzati
*antitrust = Autorità garante della con concorrenza sul mercato, istituita nel1990. Nel
2007 è stato affidato a questa istituzione indipendente anche il compito di tutelare i
consumatori dalle pratiche di pubblicità ingannevole e altre tipologie scorrette di
pratiche commerciali
Esistono condizioni particolari in cui le due parti decidono di non con competere e in
generale ciò corrisponde a un accordo fra di loro che permette di aumentare la
competitività delle due imprese considerate però assieme. Si tratta delle situazioni win-
win in cui i due agenti economici possono ottenere benefici senza sacrifici dell’uno a
scapito o vantaggio dell’altro.
- CONCORRENZA ALLARGATA! (Porter 1982) stretta interazione tra dimensioni orizzontali e
verticali della concorrenza. La pressione competitiva sull’impresa sarebbe indotta non
solo dalle imprese che operano sullo stesso mercato, ma anche dalle minacce portate da
imprese che operano su mercati diversi le quali realizzano prodotti potenzialmente
sostitutivi dei prodotti dell’impresa. (Concorrenza interna+prodotti sostituti+minacce di
entrata+clienti+fornitori= allargata)
1) PRIMO CAPITALISMO: corrisponde alle prime grandi imprese sorte ai primi del XX sec.
dalle grandi famiglie capitaliste (Fiat e Pirelli)
2) SECONDO CAPITALISMO: si ha nel momento in cui entra in gioco lo Stato in maniera più
o meno diretta in aiuto delle imprese private in via di fallimento. In questo periodo a
cavallo della II guerra mondiale molte imprese passano sotto il controllo pubblico
(Alitalia Alfa Romeo)
3) TERZO CAPITALISMO! anni 60/70 crescita massiccia delle piccole e medie imprese a
seguito del cosidetto “miracolo italiano”. È in questo periodo che molti artigiani
decidono di mettersi in proprio
4) QUARTO CAPITALISMO! esistenza di imprese di medie dimensioni che non sono tali
semplicemente per via transitoria dello sviluppo industriale ma lo sono in forma
stabile
L’analisi di mercato si occupa anche della domanda, che si sostanzia nel numero degli
acquirenti e nella qualità (ossia la tipologia del prodotto richiesto) e quantità (=
ammontare fisico in volumi o economico in valori dei prodotti richiesti) dei beni/servizi
da questi richiesti.
Ricognizione del bisogno! In linea generale il cliente inizia a pensare all’acquisto nel
momento in cui si rende conto che uno dei suoi bisogni non è soddisfatto o non lo è in
modo adeguato. Ciò vale tanto per gli shoper (acquirenti/consumatori responsabili
dell’acquisto nei mercato BC) tanto per i buyer (acquirenti di professione, che si
occupano degli approvvigionamenti di beni/servizi nelle organizzazioni)
- Ricerca delle alternative! fase in cui il cliente cerca le info relative alle product offering
dotate delle caratteristiche adatte a soddisfare il suo bisogno.
- Shopping! beni per i quali il consumatore è disposto a investire tempo e denaro per la
scelta (abbigliamento, accessori, piccoli elettrodomestici etc)
- Specility! prodotti acquistati di rado sia per caratteristiche intrinseche che per la loro
relativa esclusività (auto, orologio di prestigio, abito da sposa..)
- Componenti!prodotti che entrano nel prodotto finito come parti del sistema
- Beni capitali! impianti, utensili etc che contribuiscono allo svolgimento dell’attività di
produzione/trasformazione
Gli acquisti di beni industriali avvengono in ambito B2B e presentano alcune peculiarità
rispetto al modello generale d’acquisto dei prodotti di beni di consumo che avvengono in
mercati B2C.
- Nei sistemi di scambio B2B si manifesta una domanda derivata in quanto la domanda dei
beni industriali dipende a sua volta dalla domanda di beni finali a cui si riferisce proprio
per questo motivo alcune aziende come Saratoga pur fornendo beni/servizi per l’edilizia
fanno ampio ricorso alla pubblicità sui mercati “a valle”, per aumentare la propria brand
awarness presso i consumatori da utilizzare come argomento di vendita sul proprio
mercato B2B.
- Vi è una concentrazione del portafoglio clienti. Ciò può significare che gli acquisti
effettuati dal singolo cliente possono assumere maggior rilievo di quanto non accade nei
mercati B2C
2) Utente: viene interpellato per definire quali caratteristiche specifiche debba avere il
prodotto
6) Gatekeeper: qualsiasi soggetto che assume un ruolo seppur marginale nel processo
d’identificazione e scelta del bene/servizio che potrebbe esprimere preferenze
Le product offering che si usa definire “servizi” possono essere indirizzate alla persona e
alla famiglia o alle imprese e la domanda presenta ulteriori peculiarità dovute alla
tipologia stessa della product offering offerta. Le fasi del processo decisionale non
possono far riferimento a particolarità fisiche osservabili e tangibili a meno che le
imprese stesse non riescano a tradurre le proprietà intangibili dell’offerta in modo
appropriato: è il caso delle stelle degli alberghi o dei ristoranti. I servizi sono eterogenei:
utenti diversi richiedono prestazioni diverse, anche nel medesimo settore. In queste
condizioni le caratteristiche della domanda dipendono strettamente dal modo in cui il
fornitore interagisce con i propri clienti e li guida verso le proprie esigenze.
DOMANDA POTENZIALE = N x I I x O x Q
- DOMANDA PRIMARIA!domanda effettivamente espressa per la categoria prodotto e si
rivolge a tutti i produttori che operano su quel mercato. Corrisponde in altre parole, a
coloro che realmente chiedono e sono disposti a acquistare il bene/servizio in questione.
Consiste nell’aggregato delle vendite delle imprese presenti nel settore e la sua
misurazione si effettua sulla base dei dati disponibili presso istituzioni pubbliche o
associative (Confindustria) o società di ricerca di mercato (Iri, Nielsen etc)
Il gap tra domanda secondaria e primaria potrebbe essere dato dal fatto che un numero
notevole di potenziali user in realtà non usano ne useranno mai il prodotto oppure perché
non tutti usano il prodotto in tutte le occasioni possibili.
I mercati possiedono una propria dimensione culturale, nel senso che in essi si possono
incontrare persone appartenenti a culture diverse: ciò richiede un approccio segmentato,
in cui gruppi culturali diversi hanno bisogno di programmi di marketing diversi.
CAP VIII
- STRATEGIA CORPORATE! si occupa di definire i valori dell’impresa, gli obiettivi nel lungo
periodo, l’ambito delle attività…
Le imprese diversificate che operano in più mercati, generalmente creano al loro interno
le STRATEGIE BUSINESS UNIT (SBU)! unità organizzative autonome. All’interno delle quali
la strategia viene declinata a livello delle singole aree funzionali mantenendo comunque
una coerenza a livello generale.
L’analisi dell’ambiente viene fatta a due livelli distinti: 1) AMBIENTE ESOGENO uno
degli strumenti utilizzati maggiormente per questo tipo di rilevazioni è il modello
PEST (acronimo che si rivolge ai vari contesti ambientali specifici che qualificano
l’ambiente generale: POLITICO / ECONOMICO / SOCIOCULTURALE / TECNOLOGICO.
A essi, secondo recenti studi se ne affiancano altri due: AMBIENTE LEGALE /
AMBIENTE ECOLOGICO) L’analisi dell’ambiente esterno prosegue poi con
l’ambiente competitivo: struttura dei trend di mercato, eventuali bisogni non
soddisfatti o soddisfatti non adeguatamente etc
- Prospettive di crescita
- Redditività
L’analisi dei clienti/consumatori ci offre a altresì indicazioni indispensabili per la scelta del
business e pre la definizione di strategie competitive:
Fase successiva del processo di marketing strategico a livello corporate è definito dalla scelta di
business che deve essere fatta in piena coerenza con il baricentro strategico e alla luce delle
risultanze dell’analisi interna, esterna e della valutazione dell’attrattività dei potenziali
business nonché del grando di competitività degli stessi. Per ciascun prodotto/mercato
l’impresa deve definire i propri obiettivi di marketing strategico. Le opzioni alternative sono:
2) MANTENIMENTO difesa della posizione favorevole nei confronti di possibili attacchi dei
concorrenti o di nuovi entranti
Le imprese nella loro dinamica evolutiva possono perseguire una strategia di sviluppo basata su:
1) Espansione geografica
- DIVERSIFICAZIONE
- INTEGRAZIONE VERTICALE
1) Attività a monte l’impresa può favorire una maggiore integrazione dei processi,
contrarre i tempi di approvvigionamento etc rischio: limitazione della
flessibilità strategica ( = possibilità di modificare le scelte di business
riallocando gli investimenti in aree caratterizzate da maggiore attrattività)
Secondo Chan Kim e Mauborgne le imprese devono smettere di concentrarsi sugli oceani rossi e
cercare di creare spazi negli oceani blu. Negli oceani rossi i confini del settore sono definiti con
il passare del tempo la domanda si è stabilizzata e le innumerevoli imprese per accaparrarsi una
quota di domanda effettuano una competizione aggressiva che tinge gli oceani di rosso. Negli
oceani blu invece, lo spazio è inedito e incontestato, non vi sono concorrenti e le regole sono
tutte da definire.
CAP IX
*AMBIENTE DI CONSUMO = insieme di condizioni, definite nello spazio e nel tempo, nelle quali il
compratore viene a contatto con l’offerta accessibile ed esprime una propria azione decisionale
L’ambiente d’acquisto entro il quale il soggetto si ritrova a dover compiere la propria scelta
condiziona i gradi di libertà con cui lo shopper compie i propri acquisti. Il condizionamento
espresso dal punto vendita sulla scelta può essere
- Di marca (la scelta di marca sarà solo tra quelle presenti sullo scaffale)
Il compratore può esercitare un processo di scelta molto vario, in quanto l’ambiente di consumo
dipende dal suo personale stile di vita e poiché ogni persona sviluppa un comportamento che ne
riflette il proprio particolare modo d’essere. Tutto ciò avviene all’interno dell’ambiente di
consumo in condizioni di elevata concorrenza, il soggetto a quindi la sensazione di essere
sottoposto a bombardamento di stimoli. Primo formidabile protagonisti dell’ambiente di
consumo è il PUNTO VENDITA luogo in cui lo shopper è abituato a andare a cercare una
determinata categoria di prodotto. altro grande protagonista è lo SPAZIO COMUNICATIVO ossia il
contesto ideale all’interno del quale il soggetto è fatto bersaglio dei messaggi commerciali più
disparati. La vita dinamica e il fenomeno della digitalizzazione che caratterizza l’uomo del XXI
secolo modifica l’ambiente di consumo in profondità:
Il comportamento del consumatore come già detto, è influenzato da tantissime variabili. Ogni
individuo è diverso dall’altro e ciascuno segue proprie logiche e percorsi d’acquisto diversi. Ciò
ha smantellato l’dea positivista di homo economicus perfettamente razionale e guidato nelle
proprie scelte da ragionati calcoli di convenienza. In particolare il modello EKB (dal’acronimo
dei cognomi degli autori) evidenzia i seguenti elementi che guidano il comportamento
d’acquisto:
- Sistema valutativo
- Processo decisionale
Il comportamento di acquisto viene poi distinto in questo modello in base che si parli di primo
acquisto o acquisti ripetuti.
L’incrocio tra spinte alla personalizzazione del prodotto richieste dal lato della domanda e
quelle di standardizzazione volute dall’offerta configurano quattro possibili approcci strategici:
Questione di fondo che l’impresa deve risolvere una volta che individuato un mercato è
decidere se raccogliere o meno la sfida della differenziazione della product offering lanciata
dall’intrinseca eterogeneità della domanda.
L’operazione di SEGMENTAZIONE DELLA DOMANDA può essere vista in due modi equivalenti:
In questo caso gli individui si raggruppano in cluster popolati da soggetti simili tra
loro
Non è possibile stabilire quale sia un numero ideale di segmenti, l’operazione di segmentazione
è estremamente soggettiva. Tuttavia è possibile individuare alcuni criteri da seguire:
Nei fatti come vengono definiti i segmenti? Quali sono le variabili predominanti?
- Come VARIABILI DISCRIMINANTI (in base alle quali gli individui vengono aggregati)
2) Verso la meta del 900 negli USA venne maturato il concetto di stile di vita espressione
delle caratteristiche e dei comportamenti dell’individuo capace di cogliere a un tempo si
i suoi aspetti interiori sia quelli relazionali e socialmente visibili. Le principali variabili
osservate sono
- Attività
- Interessi
- Opinioni
- Status verso il prodotto ( non-user / user / ex-user / user potenziali / nuovi user /
user abituli)
- Situazione d’uso del prodotto che può differire sul tempo / luogo / occasione
- Fedeltà del consumatore (fedelissimi / parzialmente fedeli / temporaneamente
fedeli / infedeli)
4) Benefici ricercati. Dove per beneficio si intende il vantaggio di cui una persona gode in
una determinata condizione e può avere diversa natura.
Ognuno di noi di fronte alla medesima product offering esprimerà comunque interesse per certi
suoi aspetti che saranno probabilmente differenti da individuo a individuo.
Per quanto riguarda gli elementi che caratterizzano l’ambiente di consumo, il processo e il
comportamento di acquisto dei compratori business abbiamo
- Acquisto costante
- Variabili organizzative
CAP X
Stabilito il portafoglio di business nel quale l’impresa intende operare, in ciascuno di essi
occorre definire una specifica STRATEGIA COMEPETITIVA o STRATEGIA DI BUSINESS! stabilire
cioè le modalità attraverso le quali concorrere con successo nella specifica arena competitiva.
- Fase decisionale
Per delineare il quadro strategico entro il quale si definisce la strategia di business viene
utilizzato il modello SWOT che consente di analizzare in modo analitico e strutturato l’ambiente
di marketing esterno e interno. Le aree oggetto di indagine sono:
- OPPORTUNITIES (opportunità)
ANALISI ESTERNA
- THREATS (minacce)
- Rilevazione dei punti di forza (= punti distintivi sui quali far leva) / debolezza (=carenze
da colmare)
L’analisi non si esaurisce nella mera elencazione dei fattori interni e esterni. Le forze/
debolezze vengono quantificate in termini di rilevanza e prestazione e le opportunità/
minacce sono invece valutate in termini di attrattività e gravità, in relazione alla loro
probabilità di verificarsi
Unico limite del modello è la staticità: esso infatti fotografa una situazione nel momento in cui
viene applicato, mentre i fenomeni su cui si indaga sono per definizione dinamici. Occorre
pertanto, che tale analisi sia ripetuta periodicamente, così da offrire un nel tempo un quadro di
riflessione sempre attuale.
Cuore della strategia di business è il VANTAGGIO COMPETITIVO! posizione di superiorità
rispetto ai concorrenti riconosciuta all’impresa-prodotto dagli acquirenti/consumatori e
sostenibile nel tempo.
Secondo Porter, autore del concetto di valore competitivo, questo può basarsi su tre fattori
fondamentali:
Fondato sulla superiorità dell’impresa nella gestione dei costi e nell’efficienza operativa.
Superiorità dell’impresa nel definire una product offering avente caratteristiche uniche,
irripetibili e distintive e capace di rinnovarle sempre.
Strategia accostata alle altre più tradizionali da poco. Consiste nel costruire il proprio
vantaggio competitivo su una combinazione originale di attributi di costo e
differenziazione, nell’ambito di una product offering basata su un’innovazione di valore
attraverso un sistema d’offerta value for money (=max efficienza e efficacia con la
convenienza del prezzo)
POSIZIONAMENTO = processo di concezione di una marca, dei suoi benefici e della sua immagine
e costruzione nella mente del consumatore, di una posizione favorevole e distinta da quella
delle altre marche concorrenti.
Identificare i concorrenti.
Solo se i punti di parità sono soddisfatti, il brand può ambire a posizionarsi in modo
distintivo sui punti di differenziazione.
Il criterio prescelto deve comunque essere tale da garantire una differenziazione unica
facilmente riconoscibile dal consumatore duratura e non facilmente imitabile.
Ultima fase del processo. Consiste nel la comunicazione del posizionamento e nella
collocazione della marca nella mente del consumatore, rispetto ai concorrenti. Punto di
partenza è la definizione del mantra della marca ovvero una locuzione sintetica correlata
al concetto di promessa della marca (principale beneficio offerto del prodotto)
- LEADER
Impresa/marca che detiene la quota di mercato più alta e che assume quindi una
posizione dominante nel mercato di riferimento. Il leader può adottare diverse strategie
1) attaccare il mercato (raggiungendo nuovi clienti, stimolare un utilizzo maggiore del
prodotto etc) cercando di sottrarre quota ai concorrenti 2) difendere la posizione dagli
attacchi dei concorrenti in maniera proattiva (innovazione, differenziazione) o in maniera
difensiva (ribasso dei prezzi, maggior distribuzione etc)
- SFIDANTE
- FOLLOWER
- SPECIALISTA
Impresa/marca che decide di rivolgersi a piccoli segmenti di mercato. Sui quali
generalmente le grandi imprese non vogliono impegnarsi, con l’obiettivo di occupare una
posizione preminente in un contesto più circoscritto.
CAP XI
Tuttavia alcuni hanno ancora difficoltà nel comprendere l’effettivo valore generato dalla
funzione marketing e il contributo che questo da al perseguimento degli obiettivi aziendali,
rilegando il marketing verso la base della piramide aziendale e percependo le attività di questo
settore come costi piuttosto come investimenti. È importante dunque capire come gli operatori
di marketing possano riaffermare e legittimare il proprio ruolo all’interno dell’organizzazione. A
tal fine risulta essere fondamentale dotarsi di ACCOUNTABILITY! ovvero della capacità di
rilevare gli effetti delle decisioni e azioni aziendali e tradurli in informazioni e dati chiari e
comprensibili.
Nel 2007 il Chief Marketing Officier Council ha esplicitato per la prima volta la priorità per il
vertice aziendale di misurare il valore degli investimenti di marketing. La configurazione di un
adeguato sistema di pianificazione e controllo di marketing appare come la più efficace
soluzione per orientare in modo organico e finalizzato gli investimenti del marketing, per
valutarne l’efficacia e l’efficienza e infine per verificare l’effettivo contributo che essi recano
alla profittabilità dell’impresa.
- EX ANTE
- STRATEGICO
Le misure risultato che fanno parte della DIMESIONE DI MERCATO concernono le percezioni,
valutazioni e i comportamenti posti in essere dai consumatori sia prima che dopo l’acquisto del
prodotto-marca.
- IMMAGINE PERCEPITA
- VALORE PERCEPITO
- COSTUMER SATISFATION
Per misurare la costumer satisfation ci sono una pluralità di modalità, alcune grezze
(variazione dei volumi di vendita, frequenza e variazione dei reclami..) altre più avanzate
che prevedono indagini ad hoc (Costumer satisfation super! indagini di tipo quantitativo
volte a creare degli indicatori numerici di soddisfazione della clientela confrontabili nel
tempo, su un determinato parco clienti. Possiamo individuare diverse tipologie: 1) overall
satisfation = misura la % di clienti che si dichiarano soddisfatti o molto soddisfatti di uno
specifico prodotto-marca-impresa 2) gap costume satisfation = è una super che si basa sui
gap di valore. Essa misura la soddisfazione attesa su differenti attributi del prodotto-
marca . il gap viene misurato come la differenza tra le valutazioni attese e le valutazioni
post-acquisto)
- LOYALTY
= la brand loyalty è la fedeltà del consumatore a una specifica marca che può essere
definita secondo una triplice prospettiva 1) prospettiva comportamentale che definisce la
fedeltà come semplice riacquisto del prodotto-marca nel tempo 2) prospettiva di
atteggiamento che indica quanto il consumatore percepisca la marca come unica e quale
sia il grado con cui egli si identifichi con essa 3) prospettiva di scelta che enfatizza le
ragioni dell’acquisto ovvero indaga le variabili motivazionali che spingono un
consumatore a optare costantemente per la medesima marca
A livello di mercato la fedeltà dei clienti a una marca nonostante il fatto che magari una
marca concorrente effettui cambi di prezzo, viene misurata attraverso alcuni indici 1)
tasso di fidelizzazione (rapporto tra la numerosità dei clienti dell’impresa a inizio
esercizio e quella a fine esercizio) 2) churn rate (% di utenti di un servizio che abbandona
la sottoscrizione dello stesso in un arco temporale) 3) share of wallet (% di spesa che un
consumatore fa presso un’impresa in un dato periodo nell’ambito delle categorie
merceologiche prese in considerazione) 4) costumer life time value (valore prospettico
del cliente che deriva da: i ricavi generati, la frequenza o il numero di volte ch eil cliente
ha effettuato l’acquisto)
- BRAND EQUITY
= capitale di marca. Ossia l’insieme di attività e passività legate a una marca che
aggiunge valore o sottrae valore a un prodotto/servizio di un’impresa e ai suoi clienti.
Può essere definita e misurata secondo una triplice prospettiva:1) prospettiva finanziaria
definisce il capitale di marca come un asset(elemento attivo) che può essere venduto
separatamente o incluso in una voce distinta del bilancio dell’impresa 2) prospettiva
manageriale enfatizza la forza di una marca, intesa come differenziale di prezzo che i
consumatori sarebbero disposti a spendere per un prodotto branded rispetto a un
prodotto unbranded 3) prospettiva costumer-based associa il capitale di marca alle
percezioni cognitive e affettive dei clienti.
- PRICE POSITION
- CONSIDERATION
= inclusione della marca nel set di marche che i consumatori conoscono e considerano nel
momento dell’acquisto. Un ulteriore step conoscitivo è costituito dal passaggio tra
consideration e share of mind (quota di mente) nel momento in cui la marca passa
dall’essere una delle tante a essere la prima scelta dei consumatori
- SHARE OF MIND
- QUOTA DI MERCATO
= rapporto fra gli acquisti totali della categoria di prodotto effettuati dai clienti
dell’impresa N e le vendite totali della categoria di prodotti nel mercato di riferimento
- GRADO DI PENETRAZIONE
= esprime le vendite della marca N in rapporto alle quantità totali della categoria di
prodotto acquistate dai clienti dell’impresa N. rappresenta la quota di mercato*
dell’impresa
- PREZZI DI VENDITA
= sono gli oneri che l’impresa deve sostenere per definire e attuare le proprie strategie
politiche commerciali e di mercato. Si distinguono in 1) costi fissi 2) costi variabili
- RICAVI
- MARGINI
= indicatori di redditività che esprimono la differenza tra gli elementi positivi del conto
economico e i costi a diversi livelli. 1) valore lordo delle vendite (Gross Sales Value /
GSV) ! calcolato moltiplicando il prezzo di listino lordo di ogni singolo prodotto venduto
per i volumi di vendita del prodotto stesso nel periodo di riferimento 2) fatturato netto
(Net Sales / NS) rappresenta il primo margine rilevante per l’impresa! dal fatturato
lordo vengono dedotti gli sconti/buoni commerciali corrisposti ai clienti/consumatori per
massimizzare le quantità vendute (tali sconti possono essere 1) contrattuali stabiliti in %
sul venduto, specifici per ogni singolo cliente e invariati per tutto il periodo di tempo
contrattuale 2) promozionali riferiti cioè a uno specifico prodotto/brand/categoria, a uno
specifico cliente e a uno specifico periodo di tempo) Partendo dal NS vengono dedotti il
costo del venduto (= tutti i costi di produzione del prodotto) e i costi di logistica (= tutti i
costi che servono per rendere disponibili il prodotto ai consumatori)
Il Profit Befor Indiret / PBI è l’ultimo margine che si può calcolare in modo diretto sul
singolo oggetto di controllo: categorai, brand, prodotto, canale. L’ultimo margine su cui
il product manager, il brand manager e il marketing manager hanno un’accountability in
larga parte diretta. Da qui in avanti i costi hanno natura indiretta e possono essere
attribuiti al singolo soggetto di controllo solo attraverso parametri di allocazione con
possibili effetti di distorsione
La marketing score card non riesce però a risolvere appieno le difficoltà di stabilire in maniera
oggettiva la relazione di causa-effetto tra le specifiche azioni di marketing e i relativi risultati.
Tale difficoltà ha origine da tre problematiche
Effetto lag = differimento temporale tra il momento in cui l’attività di marketing viene
posta in essere e il momento in cui si verificano i risultati ottenuti
Effetto carry over = attività di marketing pregresse che ancora manifestano i propri
effetti nel tempo
CAP XVI
L’economia digitale nasce e si sviluppa con la diffusione delle Information and Communication
Tecnologies (ICT) le quali offrono alle organizzazioni e agli individui capacità di elaborazione e
di comunicazione delle informazioni sempre maggiori e a costi discreti. Cambiando
radicalmente le modalità attraverso le quali le imprese fanno business. L’approccio al business e
al marketing digitale può essere concepito attraverso diversi livelli;
Nell’ ambito del processo di creazione di valore per l’acquirente online la prima cosa da fare è
quella del posizionamento online, che determina il collocamento della product offering digitale
negli schemi cognitivi degli utenti. Il posizionamento online avviene su due livelli tra loro
gerarchici (per accedere alle offerte occorre prima accedere al sito web/app) coerenti e
reciprocamente autonomi sebbene in un disegno integrato:
Il posizionamento online è generato dal mix delle 3C che caratterizzano il profilo dell’offerta
online
- CONTENUTO
= insieme delle informazioni e dei servizi forniti all’interno del sito web/app/social
- COMMERCE
- COMMUNITY
- COMUNITA DI INTERESSE
- COMUNITA DI FANTASIA
- COMUNITA DI RELAZIONE
Volte a creare un tessuto d’interazioni con gli altri utenti della rete attraverso la
condivisione di esperienze e la creazione di forti legami sociali
Con lo sviluppo delle ICT emergono nel consumatore una serie di nuovi benefici desiderati che si
affiancano a quelli tradizionalmente legati al prodotto, come: difesa della propria privacy,
sicurezza nelle transazioni, velocità nei download, efficienza nella navigazione web etc ! la
strategia di contenuto online, attraverso la quale l’impresa comunica il posizionamento che
intende perseguire, deve perciò considerare attentamente questi bisogni degli utenti.
Il product concept può anche essere rappresentato come un insieme di ATTRIBUTI (= proprietà di
un prodotto) dal cui complesso derivano PRESTAZIONI e dunque valore del prodotto.
L’acquirente ricerca nel prodotto una varietà di attributi che ne determina l’utilità complessiva.
I BENEFICI rappresentano invece tutto ciò che gli attributi fanno per risolvere i problemi o
incontrare uno specifico bisogno dell’utente. In altri termini i benefici sono ciò che gli attributi
producono a vantaggio dello user. Le tecnologie digitali amplificano i benefici offerti al
consumatore in innumerevoli modi, rivoluzionando così le strategie di marketing.
La MARCA svolge anche e soprattutto nell’online, una funzione di garanzia del prodotto.
BRANDING ONLINE = sviluppo della brand reputation sulla rete, operato attraverso tutta la
strumentazione digitale.
- GLI INFOINTERMEDIARI
2) PORTALI ORIZZONTALI
Sono le porte d’accesso informativo e detengono le informazioni per dirigere gli utenti
su specifici indirizzi
3) PORTALI VERTICALI
4) VISUAL MARKETPLACE
5) E-TAILER
6) AUCTIONER
= aste. Sono volte a mettere in competizione tra loro più clienti e/o fornitori
7) COMUNITA VIRTUALI
L’e-commerce modifica anche l’ambiente di consumo accrescendo il numero dei punti vendita a
disposizione e perciò ampliando le possibilità di accessibility e approfondendo le possibilità di
scelta effettiva d’acquisto ampliando le fonti di appeal della product offering.
- BUSINESS TO BUSINESS
- CONSUMER TO BUSINESS
- CONSUMER TO CONSUMER
- BUSINESS-TO-EMPLOYEE (B2E)
= creazioni di una rete extra-buisness che permette alle aziende di fornire prodotti e/o
servizi ai propri dipendenti
- G2X-X2G
- STRATEGIA FIXED PRICING = il venditore definisce in modo omogeneo il prezzo per ogni
acquirente
1) PRICE LEADERSHIP
Il price leader è il prezzo più basso d’ingresso in una particolare categoria sia online
che offline.
2) PROMOTIONAL PRICING
1) SEGMENTAZIONE DI PREZZO
La segmentazione del prezzo a livello individuale è molto più facile nel mercato
online, grazie a software sofisticati le imprese sono capaci di definire le regole e
effettuare cambiamenti di prezzo veloci. Utilizzando poi i cookie files i venditori
online riconoscono l’utente e sono in grado di personalizzare offerte e prezzi. Questa
strategia è efficace quando il mercato è facilmente segmentabile e i diversi tipi di
prezzo evidenziano reali differenze e percezioni del valore del prodotto da parte di
uno specifico segmento
CAP XVII
- COMUNICAZIONE DI MARKETING
- COMUNICAZIONE ECONOMICO-FINANZIARIA
Diretta ai portatori di risorse finanziarie (azionisti, soci etc) con lo scopo di esplicitare
l’affidabilità dell’impresa e la sua capacità di operatore economico capace di generare
valore
- COMUNICAZIONE ORGANIZZATIVA-GESTIONALE
L’agire comunicativo delle imprese può scaturire da una pianificazione od hoc (comunicazione
dleiberata*) o da processi di varia natura (comunicazione non deliberata)
Gli strumenti costituiscono le modalità attraverso le quali l’impresa raggiunge il proprio target
di comunicazione, veicolando i messaggi attraverso un mezzo, gli strumenti di marketing sono:
- PUBBLICITA
- PUBBLICHE RELAZIONI
Le pubbliche relazioni (PR) riguardano la gestione delle relazioni tra l’impresa e i suoi
stakeholder allo scopo di sviluppare la sua credibilità nell’ambiente di riferimento
(corporate public relations) Dunque sono lo strumento principe delle corporate
communication. Accanto a questo ruolo primario svolgono anche una funzione di supporto
al marketing mix poiché partecipano alla promozione di marche e prodotti verso specifici
pubblicii di riferimento come stampa, opinion leader, istituzioni etc
- PROMOZIONI
- DIRECT MARKETING
È uno strumento di comunicazione volto a interagire con il target definito in modo diretto
interattivo e personalizzato, ottenendo risposte misurabili. Avvalendosi di un’ opportuno
database commerciale (= archivio digitale dove vengono archiviate e organizzate tutte le
informazioni sui clienti e sui prospect= clienti potenziali) il DM consente di importare
campagne pubblicitarie di tipo narrowcasting ovvero caratterizzate da un elevato livello
di personalizzazione fino a arrivare al one-to-one marketing. Il DM si prospetta come un
eccellente approccio per attuare le seguenti strategie:
- Email marketing
- Tv digitale
- Mobile marketing
- VENDITA PERSONALE
- La communication mix viene sempre più indirizzata verso la gestione della relazione con
il consumatore, in un’ottica partecipativa
- In ambiente social i contenuti della comunicazione vengono sviluppati dagli utenti stessi
in maniera diretta e molto spesso fuggono dal controllo delle imprese (user generated
content= contenuti generati dagli utenti) le conversazioni orizzontali tra utenti si
sovrappongono a quelle pianificate dall’impresa occorre ascoltare, analizzare e
partecipare cercando di amministrare al meglio i flussi comunicazionali a proprio favore
Si assiste a una vera MEDIA REVOLUTION dove i media tradizionali pur mantenendo un ruolo
fondamentale, sono affiancati da innumerevoli nuovi mezzi dalle caratteristiche sempre più
attraenti che vantaggiose tanto per l’impresa quanto per gli utenti
- PAID MEDIA
- OWNED MEDIA
Mezzi di proprietà dell’impresa da essa quindi gestiti in piena autonomia (sito aziendale,
pagina aziendale sui social, canale youTube, newsletter, mailing etc)
- SOLD MEDIA
Sono parte degli owned media che eventualmente l’impresa può vendere a terze parti.
Un mezzo proprietario caratterizzato da un ampio traffico e rivolto a un target specifico
può risultare d’interesse per un impresa inserzionista che pertanto potrà acquistare degli
spazi al suo interno.
- EARNED MEDIA
CAP XVIII
La pubblicità è una forma di comunicazione non personale nella quale un inserzionista ben
identificato acquista uno spazio per trasmettere un messaggio a un pubblico definito attraverso
uno o più media. È lo strumento più importante del marketing communication mix e tutt’oggi
assorbe la maggior parte degli investimenti in comunicazione delle imprese. Si possono
distinguere:
- PUBBLICITA INFORMATIVA
- PUBBLICITA D’IMMAGINE
È concentrata sulla marca sia a livello corporate che di prodotto. i contenuti di questo
tipo di pubblicità saranno ricondotti ai valori chiave e simbolici del brand
- PUBBLICITA PROMOZIONALE
! La scelta dei media e dei veicoli da utilizzare è un’attività fondamentale per l’attuazione di
una campagna pubblicitaria di successo. I messi scelti devono avere:
Molto spesso l’azienda inserzionista fa ricorso alle competenze di un centro media (=agenzia
specializzata che detiene il know how sul panorama dei mezzi e veicoli disponibili sulle loro
caratteristiche etc) che definisce il media mix . I mezzi della pubblicità sono i classici mass
media (televisione! mezzo principe della pubblicià capace di raggiungere a poco prezzo e in
tempi rapidi un audience ampia lato negativo: non permette una puntuale selezione del target;
radio!elevata penetrazione e frequenza di contatto; stampa! è il mezzo che sta subendo più
pressioni competitive. Ha un’elevata autorevolezza, velocità di penetrazione e flessibilità dal
punto di vista geografico ma ha un elevato costo e una rapida “usura”; aou of home! riassume
al suo interno diverse forme di affissione: affissione esterne = quelle stradali vengono fatte
attraverso cartelloni di varia grandezza, affissioni dinamiche= realizzate su mezzi di trasporto
pubblici, formati speciali= cartelloni fuori misura, allestimenti a edifici o mezzi di trasposto etc;
cinema! proiezioni di spot pubblicitari all’interno delle sale cinematografiche elevati costi e
bassa copertura
Le promozioni comprendono un insieme di stimoli che vengono impiegati per influenzare il
comportamento d’acquisto del consumatore. Le motivazione base di questa tendenza sono
molteplici: minor reddito disponibile per i consumatori, maggior attenzione al prezzo,
incremento dei livelli concorrenziali etc.
1) APPROCCIO HI-LOW
- OFFERTA SPECIALE
- BUONI SCONTO
Erogazione di buoni per la riduzione del prezzo per un acquisto futuro del medesimo
prodotto o di prodotti diversi
- NxM
- FORMATI SPECIALI
Confezioni che contengono più prodotto al medesimo prezzo della confezione standard
- PREMI
- OMAGGI
- CHARITY
Nel periodo antecedente alla promozione il trend normale delle vendite è definito. In prossimità
dell’avvicinarsi del periodo promozionale, se questo sia noto al mercato, è lecita una riduzione
delle vendite (EFFETTO ANTICIPAZIONE) Nel periodo promozionale si verificherà con ogni
probabilità un incremento del volume delle vendite, un certo quantitativo potrebbe scaturire
dalla CANNIBALIZZAZIONE di un prodotto della stessa impresa, che nel periodo viene venduto a
prezzo pieno; l’effetto ricercato è quello di indurre alla prova del prodotto nuovi consumatori o
sottrarre consumatori alle marche concorrenti. Al termine del periodo promozionale si attende
una temporanea flessione delle vendite dovuta al sovra stoccaggio realizzato dai consumatori
nel periodo promozionale (EFFETTO DEPRESSIONE) Subito dopo si potrà misurare la nuova
tendenza delle vendite.
- VIRAL MARKETING
- GUERRILLA MARKETING
Strategia di comunicazione non convenzionale che grazie alla forza di un’idea creativa
originale sorprendente e veicolata in maniera sensazionale ha l’obiettivo di superare le
barriere percettive dei destinatari e di ottenere un’elevata visibilità con mezzi contenuti
- MARKETING TRIBALE
- MARKETING ESPERENZIALE
I principali strumenti di comunicazione digitale che oggi vengono utilizzati nel perseguimento
degli obiettivi di marketing sono:
- SEARCH MARKETING
In senso ampio è da intendersi come l’insieme delle attività tecniche e pubblicitarie che
consentono al brand di ottenere la massima visibilità in rete attraverso l’utilizzo dei
motori di ricerca
SEO= search engine optimization ! grazie al SEO i contenuti digitali inerenti alla marca
(testi del sito web, video su youtube etc) vengono ottimizzati ossia costruiti in modo che
i motori di ricerca ne riconoscano la rilevanza e li presentino di conseguenza come primi
risultati
SEM= serac engine marketing! fa riferimento alla pubblicità veicolata tramite i motori di
ricerca che tipicamente prende forma negli annunci commerciali pertinenti alla query
effettuata dall’utente e che vengono visualizzati a destra della pagina risultato.
- ONLINE PR
- MOBILE ADVERTISING
- MOBILE PAY-PER-CLIK
Il set degli strumenti del communication mix si completa con ulteriori elementi:
- PUNTO VENDITA
Da considerarsi in tutto e per tutto uno strumento di comunicazione essendo il luogo dove
avviene l’incontro tra domanda e offerta
- PACKAGING
=confezione del prodotto. ha un duplice valore: da una parte svolge a funzione tecnico-
funzionale in quanto consente di proteggere conservare e movimentare il prodotto,
dall’altra svolge un complesso ruolo comunicazionale poiché è parte integrante del
prodotto lo presente al consumatore esaltandone le qualità
- FIERE
=spazi economici collettivi sia B2B che B2C dove le imprese perseguono finalità di tipo
commerciale e comunicazionale
- PRODUCT PLACEMENT
=è una forma di comunicazione in cui i prodotti, packaging, brand name etc sono
intenzionalmente posizionati in contesti narrativi (film,telefilm..) in cambio di un
corrispettivo monetario
CAP XIX
Sebbene le condizioni macroeconomiche per lo sviluppo del sistema distributivo si erano create
già a partire dagli anni ’60 in Italia le prospettive di crescita sono state frenate da una
regolamentazione di tipo restrittivo che nell’intento di conseguire obiettivi di tipo
macroeconomico e sociale ha sacrificato l’efficienza settoriale inibendo per lungo tempo il
funzionamento dei meccanismi concorrenziali. La rivoluzione commerciale non si esaurisce nel
fenomeno di modernizzazione e concentrazione tecnica ma implica anche la tendenza alla
concentrazione economica (=concerne la distribuzione della quota di mercato tra i diversi
players)
- EFFICIENZA ( I FASE)
Prende avvio quando il sistema distributivo raggiunge una certa maturità. A questo punto
la concorrenza tra insegne che gestiscono formule distributive del medesimo tipo è molto
intensa w il processo di innovazione si rivolge soprattutto ai processi relazionali con i
diversi segmenti di clientela. Le strategie si spostano verso l’ipersegmentazione del
mercato e la differenziazione dell’insegna commerciale. Le imprese della grande
distribuzione organizzata (GDO) ! micro marketing= sviluppo di azioni di marketing a
elevata focalizzazione, category management= approccio gestionale focalizzato gestione
interfunzionale della categoria. Le piccole e medie imprese (PMI) cercano di perseguire
recuperi di competitività attraverso un’interpretazione innovativa delle variabili che
tipicamente ne caratterizzano il modello di business
Di fronte alla maturità dei consumi e alla difficoltà di crescere nel business originario, si
osserva un’importante tendenza a innovare l’offerta commerciale estendendola a attività
complementari che diventano convergenti rispetto a quella di origine. Convergenza
settoriale consiste proprio nel processo attraverso il quale i confini tra settori mercati e
esperienze dei consumatori tendono progressivamente a dissolversi. Il fenomeno della
convergenza ha natura competitiva e custode based. Facendo leva sulla store loyalty e
realizzando alleanze e accordi di collaborazione i retailer posson perseguire strategie di
sviluppo anche nell’ambito di business diversi da quello originario, sottraendo clienti di
altri settori attraverso una strategia one-stop shopping (= vuole massimizzare il risultato
del contatto con il potenziale acquirente nel punto vendita offrendogli un assortimento
ampio)
- CANALI CONVENZIONALI
Costituiti da soggetti che operano nelle diverse fasi in modo separato e autonomo,
mirando a ottenere i massimi benefici dalle condizioni contrattuali di scambio.
Sono composti da soggetti che operano in modo coordinato. I membri del canale si
costituiscono a sistema con l’obiettivo di gestire in modo sinergico il processo di
generazione del valore per il cliente finale
- CANALI CONTESI
[ ITALIA – SVILUPPO DEL CANALE GROCERY ! I fase: anni 50. La leadership era detenuta dal
grossista che garantiva il coordinamento di tutte le attività realizzate all’interno del canale. I
rapporti tra industria e distribuzione erano regolati secondo un criterio di divisione del lavoro. II
fase: crescono i consumi e si sviluppa la produzione di massa. I produttori acquisiscono il
governo dell’intero processo commerciale. III fase: con la rivoluzione commerciale negli anni 80
si entra progressivamente in una fase dove il potere di mercato acquisito dai distributori
accostato alla loro crescita culturale e organizzativa determina un mutamento di specie dei
rapporti di canal, che si fanno sempre più conflittuali. A seguito dei cambiamenti dovuti alla
rivoluzione commerciale, la distribuzione è soggetta a una forte concorrenza orizzontale e
esprime proprie strategia sulla differenziazione dell’insegna, con l’obiettivo di conquistare la
preferenza dei consumatori a discapito dei concorrenti. I produttori non vedono più i loro
prodotti tramite la distribuzione ma alla distribuzione. Emerge l’esigenza per le imprese di
affrontare due tipi di concorrenza: sul mercato intermedio della distribuzione e sul mercato
finale del consumo. (store loyalty vs brand loyalty) Con l’affermarsi della globalizzazione, la
crescente internazionalizzazione del trade e la crisi economica i distributori acquisiscono una
cultura e delle competenze manageriali e di marketing sempre più avanzate. Si cerca di andare
oltre le logiche competitive allo scopo di massimizzare il valore aggiunto generato dal sistema.]
Il coordinamento tra i diversi componenti del canale si sviluppa secondo tre direttrici:
- I rapporti contrattuali-negoziali
1) STRATEGIA PUSH
2) STRATEGIA PULL
= accordi promossi da uno o più grossisti nei confronti di commercianti al dettaglio o/e
pubblici esercizi che nascono con l’obiettivo di innovare e riconvertire l’attività di
ingrosso tradizionale attraverso una forma associativa di integrazione verticale a valle
- GRUPPI D’ACQUISTO
= associazioni tra dettaglianti volte a ottenere delle sinergie in taluni ambiti gestionali
grazie all’azione congiunta dei soggetti aderenti. Le funzioni svolte dai gruppi d’acquisto
si sono evolute nel tempo: in un primo momento con l’industria in una posizione
dominante nel canale e dotata di potere contrattuale maggioritario nei confronti dei
distributori i gruppi d’acquisto si occupavano prevalentemente di fare massa critica negli
acquisti allo scopo di ottenere condizioni più vantaggiose per i fornitori. Nella fase
successiva l’azione si estende alla realizzazione di soluzioni manageriali che consentano
di migliorare l’efficienza e l’efficacia dei processi di gestione. Nella terza fase nel
contesto di un elevanta competitività orizzontalle tra insegne i gruppi d’acquisto
concentrano l’attenzione sulle relazioni con il mercato facendosi promotori di una
politica d’insegna comune per gli associati
- COOPERATIVE DI CONSUMO
- INDIPENDENTI
L’obiettivo dell’attività di vendita è quello di costruire una relazione. Compito del sales
manager è quello di pianificare, dirigere e controllare l’attività di vendita nonché fare
previsioni delle vendite, allocare le risorse, gestire il budget, analizzare il comportamento dei
clienti etc.
- PROSPECTING
- PREPARAZIONE
Che conta una fase di pianificazione della visita (raccolta di informazioni sui clienti,
definizione degli obiettivi della visita, sviluppo di una strategia, fissazione di un
appuntamento) e la fase del contatto con il cliente
- PRESENTAZIONE
- FOLLOW-UP
La relazione con il cliente non finisce nel momento dell’acquisto anzi inizia in quel
momento. L’azione post-vendita possono migliorare l’uso del prodotto e quindi la
soddisfazione.
Così come il cliente può fare riferimento a fonti disponibili in qualunque momento dove rilevare
tutte le informazioni sull’azienda fornitrice, sui prodotti etc così anche il venditore può
raccogliere in rete notizie riguardanti l’azienda potenziale del cliente. Le tecnologie rendono
sempre più stretta la relazione cliente-fornitore ma fanno sorgere alcune minacce all’orizzonte
come la possibilità dell’avvio di un processo di DISINTERMEDIAZIONE dove si riducono le funzioni
del venditore non solo nella distribuzione ma anche nel processo di vendita.
VENDITORI = dipendenti diretti dell’azienda ai quali vengono affidati compiti di relazione con il
cliente
La scelta tra le due soluzioni disponibili per la propria struttura vendita può basarsi su più
criteri:
- Economici
I venditori diretti hanno una retribuzione fissa stipendiata nel caso dell’agente invece
anche quando gli si riconosca una quota fissa essa sarà sempre legata alla provvigione
percentuale sulle vendite. L’impresa quindi dovrebbe preferire la soluzione dei venditori
interni quando preveda di raggiungere un volume di vendite superiore al punto di
equilibrio e dovrebbe scegliere gli agenti esterni in caso di un fatturato previsto inferiore
a tale punto critico
- Di andamento
- Strategici
KEY ACCOUNT MANAGER! figura professionale inserita nella direzione vendite di un’impresa
industriale che ha l’obiettivo di gestire la relazione commerciale e le relative leve di trade
marketing con uno o più clienti commerciali.
- Metodo A ESAURIMENTO
Si definisce un venditore medio come unità di vendita assumendo che ogni persona abbia
lo stesso potenziale produttivo
- Si fonda sulla valutazione dell’impregno in termini di tempo dedicato dal venditore per
l’ottenimento dei risultati di vendita
Richiede una stima potenziale di vendita dell’impresa, basato sulle dimensioni del
mercato di riferimento sugli obiettivi aziendali e sulla quota di mercato desiderata
Un ulteriore aspetto relativo all’organizzazione della forza vendita riguarda il criterio secondo il
quale essa viene articolata:
Focalizzata sulle diverse richieste di adattamento alle necessità dei clienti che emergono
dal mercato
Si basa sulla considerazione che esistano diversità nelle attese e ne comportamenti dei
diversi mercati
- Rimborsi spese
Il piano di vendita si pone all’interno di un più ampio piano di marketing, focalizza la sua
attenzione sulla parte commerciale e è articolato in più fasi:
I punteggi
Strategia di raccolta: prevede la riduzione dei costi di vendita e può essere dovuta
dall’esigenza di raccogliere risorse da ri-investire in altre aree
CAP XX
Fino agli anni 90 le attività di marketing management erano indirizzate tutte verso la crescita
della qota di mercato e l’acquisizione di sempre più nuovi clienti. Negli ultimi tempi si è sentita
l’esigenza di spostare il fulcro delle attività dalla massimizzazione delle singole transizioni nel
breve periodo e dalle pratiche del marketing di conquista alla costruzione di un rapporto a lungo
termine con i clienti in un ottica di marketing relazionale! nuova filosofia aziendale che pone i
clienti al centro della gestione dei processi e che attribuisce alla cusumer loyalty un ruolo
preminente nelle strategie di marketing.
Già a partire dagli anni 90 si è dimostrato analizzando il reddito medio per cliente, che la
redditività complessiva dell’impresa aumentava quasi esponenzialmente con l’aumentare della
durata delle relazioni che intratteneva con la propria clientela. In realtà non è da escludere che
la fedeltà presenti “trappole” e falsi miti da sfatare: non sempre i clienti più longevi generano
minori costi rispetto a quelli più recenti così come non è sempre vero che i clienti fedeli sono
disponibili a acquistare pacchetti di prodotti (buddle) a prezzi elevati o a generare buzz positivo
etc
Se si è disposti a mappare i clienti in base alle variabili di redditività e di durata della relazione
avremo quattro diversi cluster su cui orientare diversi approcci:
- AMICI VERI (elevata redditività e lunga durata relazionale) sui quali si focalizzerà
maggiormente
Con il marketing relazionale un numero sempre più crescente di imprese è passato da una
raccolta sporadica delle informazioni a una orientata alla rilevazione e archiviazione sistematica
dei dati in tutte le fasi del ciclo di acquisto, utilizzando appositi strumenti gestionali denominati
CUSTOMER DATABASE o COSTUMER INFORMATION FILE. L’eterogeneità dei dati rappresenta però
sia un vantaggio che un possibile ostacolo per l’impresa per poter aggregare in maniera
funzionale i propri clienti e le informazioni su di essi. Proprio per risolvere questo problema è
frequente che le imprese attuino processi avanzati di DATA WAREHOUSING = integrazione
omogeneizzazione dei dati elementari interni e esterni inerenti ai singoli clienti. In particolare i
DW devono essere focalizzati (ossia includere i dati relativi a un unico soggetto anche se
raggruppati in aree o temi ritenuti di interesse) in più deve essere integrato (garantire cioè che
i dati si presentino come omogenei in termini di codifica e formato) deve variare nel tempo
(idoneo a non includere solo i dati correnti ma flessibile a quelli futuri) e non volatile (in grado
di archiviare i dati in maniera stabile e non alterabile)
In base alle informazioni sulla clientela si vuole poter disporre di informazioni sul
comportamento attuale e atteso dei singoli clienti e stimare le probabilità che il cliente resti
fedele nel tempo accrescendo il valore complessivo generato. L’analisi dei clienti nel loro
complesso è denominata ANALISI DEL PORTAFOGLIO CLIENTI e può avvenire in diverse modalità
che prevedono livelli di calcolo crescenti e partono dall’utilizzo di sistemi di analisi piuttosto
semplificati (a una variabile) fino a arrivare a sistemi più complessi.
- ANALISI ABC ! prevede come output finale l’identificazione all’interno di una sorta di
piramide della clientela, al cui vertice ricadono in genere i clienti più redditizi (principio
di Pareto: 20% della clientela genera l’80% del fatturato totale)
L’analisi ABC può essere integrata affiancando al fatturato anche altre informazioni, in tal
modo si va a costruire le cosidette matrici portafoglio clienti basate su due variabili, e
perciò più complesse.
Tra le matrici che nel tempo si sono maggiormente consolidate c’è sicuramente quella basata
sul livello di soddisfazione/fedeltà che classifica secondo queste due variabili i clienti in:
- APOSTOLI
- OSTAGGI
- MERCENARI
Coloro che pur manifestando un buon livello di soddisfazione nella product offering sono
fortemente attratti anche da altre offerte
- TERRORISTI
In aggiunta a un analisi statica della clientela e alla costruzione delle relativi matrici,
l’impresa può eseguire anche un’analisi dinamica e in tal modo verificare gli spostamenti (=
migrazioni) che ogni singolo cliente potrebbe aver effettuato tra un periodo e l’altro. È
possibile individuare cinque diversi flussi di migrazione
1) CLIENTI STATICI
2) CLIENTI IN CRESCITA
3) CLIENTI IN CALO
4) TASSO DI DEFENZIONE
5) TASSO DI ACQUISIZIONE
= esprime il numero di clienti rimasto fedele a fine periodo rispetto a quelli che
esistevano a inizio periodo e ai nuovi clienti acquisiti
- CHURN RATE
- POROBABILITA DI RIACQISTO
= probabilità attiva/P active probabilità che un cliente resti attivo nei mesi successivio
_ INTERPURCHASE TIME (IT) = tempo che intercorre tra un acquisto e quello successivo
_ ogni cliente rappresenta una fonte di generazione di valore per l’impresa che può essere
stimata attraverso il calcolo del CUSTOMER LIFE TIME VALUE = valore medio acquisto unitario x
frequenza di acquisto nel periodo x durata media della relazione
_ KEY ACCOUNT MANAGER = è piuttosto frequente che nelle imprese si dia spazio a uffici
appositamente nati con il compito di gestire i clienti più strategici per quanto attiene i servizi
post-vendita. a differenza del tradizionale ufficio vendite il KAM persegue l’obiettivo di
massimizzare innanzitutto lo share of wallet (=quota di portafoglio) contestualmente a un
incremento del size of wallet (dimensione del portafoglio)
Questi possono poi essere suddivisi in base al momento in cui viene erogato il beneficio:
- Strumenti che richiedono un periodo più ampio prima che il cliente possa beneficiare del
vantaggio
CAP XXII
Per pianificazione si intende quel processo attraverso il quale l’impresa determina fissa e
formula le proprie intenzioni d’intervento sul mercato, in un definito arco spaziale e temporale
di riferimento.
- LIVELLO CORPORATE
Si guarda all’impresa nel suo insieme e si perviene alla definizione delle varie aree di
business nelle quali competere
- LIVELLO DI BUSINESS
Il piano concerne la definizione delle leve competitive da utilizzare in uno specifico
spazio di mercato predeterminato
- LIVELLO OPERATIVO/TATTICO
Prevede il dettaglio degli aspetti più operativi necessari per l’esecuzione della strategia
di business
4) Piano a lungo termine! dai dati di pianificazione annuale possono essere tratte
informazioni utili per gli anni successivi, in una prospettiva che spazia dai 3/5 anni. Si
passa cosi alla pianificazione a medio-lungo termine
Ovviamente il piano avrà un impatto rilevante con le diverse funzioni aziendali (R&S,
Produzione, Risorse Umane etc) partecipano alla redazione del piano anche i responsabili
della comunicazione, delle vendite etc fornendo informazioni utilissime per l’analisi e
l’assunzione di decisioni. In quest’ottica il piano di marketing rappresenta un importante
strumento di soluzione alle seguenti questioni:
- Motivazione e responsabilizzazione
- Comunicazione e allineamento
Il piano marketing riguarda decisioni a medio-lungo termine in alcuni settori più stabili però (ex
al settore del mobile, dell’arredo o degli alimenti) tale orizzonte temporale può arrivare anche
ai 5 anni mentre nelle industry più dinamiche la pianificazione strategica può riguardare lassi
temporali più brevi, tuttavia mai inferiori all’anno.
PIANO STRATEGICO ! piano per l’impresa nel suo complesso, piano che coinvolge una
particolare divisione dell’impresa, piano di lancio di un nuovo prodotto o di un prodotto in un
mercato nuovo etc
PIANIFICAZIONE - MISSION
CORPORATE - OBIETTIVI AZIENDALI
- AUDIT MARKETING
PIANIFICAZIONE A LIVELLO
- ANALISI SWOT
DI MARKETING STRATEGICO
- POSIZIONAMENTO OBIETTIVO
- OBIETTIVI E STRATEGIE DI
- MARKETING MIX
PIANIFICAZIONE A LIVELLO
DI MARKETING OPERATIVO/ - BUDGET
TATTICO
Il BUDGET! è uno strumento tecnico della massima rilevanza in quanto consente di esprimer
secondo il linguaggi naturale dell’imrpesa, ovvero quello dei numeri, le scelte operate nel
piano. Si può dire che il budget traduce tutto in numeri seguendo uno schema
- Formale
- Didascalico
- Temporale
Il tempo è un’entità rilevantissima per qualsiasi attività di business, ma non è uguale per tutti.
Ogni impresa può decidere di rappresentare le proprie azioni secondo uno schema temporale
differente, suddividendo il tempo-anno in diverse partizioni (semestri, quadrimestri, trimestri…)