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DIVIDERE E DEFINIRE IN ARISTOTELE


Annalisa Arci



Nel primo libro del De partibus animalium (dora in poi, PA) Aristotele sviluppa una serrata critica alla divisione
(:.i.:c.) platonico-accademica. Nella seconda met del IV secolo la :.i.:c. non era solo intesa come
lultima eredit di Platone e della sua scuola per quanto concerne i metodi scientifici da adottare nelle ricerche, ma
era anche intesa come la vetta pi raffinata che la dialettica potesse concettualmente raggiungere. Non difficile
comprendere come potesse diventare il pi potente strumento conoscitivo fino ad allora elaborato, un methodos
universale in grado di abbracciare ogni campo dello scibile
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.
Nella sua modalit pi grezza, il dicotomista (non il dialettico) procede in questo modo: alla ricerca di un genos
(,:) ideale abbastanza ampio (poniamo sia animale) di cui possibile dare una spiegazione o, pi
tecnicamente, una definizione (`,). Di esso parte la nozione cercata: poniamo la specie-idea felino.
Questo genos viene via via diviso in due segmenti equiestesi mediante lindividuazione di una differenza (:.i)i ):
ad esempio, terrestre e volatile, e cos si continuer fino alla specie cercata. Al termine della divisione solo
lungo uno dei due segmenti avremmo il definiendum: lasciato cadere laltro segmento mediante progressive
differenziazioni, lultima differenza ci consegner la specie cercata in quanto questultima inclusa in essa
felino incluso nella differenza quadrupede. In generale la definizione ottenuta dal dicotomista non ha
necessariamente un corrispettivo empirico, n lo individua; non dice nulla sullesistenza della specie-felino n si
propone come una sistematica naturale in grado di consegnarci una mappa di tutto ci che c. Senza contare che
in Platone il metodo dicotomico un aspetto del metodo dialettico
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.
Ci significa in primo luogo distinguere la dialettica diairetica per lo meno nelle forme che assume nel Fedro,
nel Sofista e nel Politico da quello che ragionevolmente gli interpreti hanno indicato come lobiettivo polemico di
Aristotele: gli Homoia di Speusippo. Invero, la metafisica dicotomica di Seusippo, proprio nella misura in cui si
opponeva allontologia noetico-ideale di Platone, poteva poi servirsi della dicotomia come chiave per ottenere un
ordinamento sistematico e comprensivo di tutto ci che c in natura. In secondo luogo, proprio grazie alla

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Su questi punti si vedano M. Vegetti, Origini e metodi della zoologia aristotelica nella Historia animalium, in Vegetti-
Lanza (a cura di), Aristotele, Opere biologiche, Utet, Torino, 1971: pp. 77-128 e Id., Dialoghi con gli antichi, a cura di Gastaldi,
Calabi, Campese, Ferrari, Academia Verlag, Sankt Augustin, 2007.
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La relazione tra dicotomia e dialettica un argomento controverso nellesegesi platonica. Per ragioni di focalizzazione
tematica, nonch di spazio, posso dare qui solo le coordinate di riferimento utili per capire il quadro problematico. A questo
scopo utile lo schema che F. Fronterotta fa seguire al riepilogo delle interpretazioni tradizionali di J. Stenzel e F. M.
Cornford: della metodologia dialettica, intesa in senso ampio, emerge dunque il seguente quadro schematico: (A) il
:.i`:,:c)i. socratico e (B) la dialettica zenoniana del Parmenide, entrambi finalizzati a una preparazione e un esercizio
preliminari della ricerca della verit; (C) il metodo ipotetico-dialettico della Repubblica, che deve essere esaminato in rapporto
con (D) il metodo ipotetico-geometrico del Menone e del Fedone; infine (E) il metodo dialettico-diairetico del Fedro, del Sofista
e del Politico, in Platone, Sofista, a cura di F. Fronterotta, BUR, 2007: p.62.
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circoscrizione degli obiettivi polemici del PA, gettare nuova luce sul significato epistemologico che la divisione
assume in Aristotele, nonch sullontologia sulla quale lo scienziato aristotelico lavora.
Grazie a queste brevi considerazioni introduttive si comprende la ricchezza di temi e problemi che uno studio
sistematico della divisione pone. In questo saggio saranno ovviamente affrontati solo di alcuni di questi temi. Il
punto di partenza sar lanalisi dellargomentazione svolta in PA I.2-4: si mostrer anzitutto come lattribuzione
di una funzione classificatoria e tassonomica agli scritti biologici di Aristotele sia un luogo comune conservato
anche in alcuni studi recenti
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. Soprattutto grazie a P. Pellegrin
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sappiamo che linterpretazione standard
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era
viziata dal riferimento ad istanze proprie della moderna zoologia: operare comparazioni anacronistiche con la
sistematica post-linneana significa discutere, di fatto, intorno a qualcosa che in Aristotele non c: la tassonomia
intesa come sistema (esaustivo e, in alcuni casi, predittivo) di classi. Trattandosi di una retroazione concettuale
poco informativa in termini di esegesi aristotelica, concentreremo la nostra attenzione sulle ragioni propriamente
aristoteliche che spingono al rifiuto della dicotomia. Lobiettivo polemico di Aristotele la dicotomia, non la
diairesi; la diairesi che non vincolata a tagli monodimensionali - resta un metodo non dimostrativo bens
euristico, metodo che non viene mai abbandonato nelle ricerche biologiche. Come ha per certi aspetti rilevato P.
Pellegrin, in PA Aristotele rigetta, da una prospettiva zoologica, il tentativo di isolare lindividuale attraverso
determinazioni opposte, ovvero il presupposto metafisico che fonda la possibilit stessa di produrre una
definizione dicotomica. A questa definizione Aristotele risponde con un metodo causale e strutturale: la chiave di
volta di questo metodo da rintracciarsi nella nozione di parte.
La biologia cos intesa una mereologia delle forme viventi in quanto non si propone di studiare le specie
bens le parti degli animali
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. Lindividuazione di gruppi intende infatti riportare lattenzione sulle differenze basate
sulle parti degli animali e, in ultima analisi, sulla loro struttura. Se questo implica che la dicotomia sia rigettata in
quanto incapace di supportare una metafisica di stampo mereologico diviene urgente risolvere un problema. La
classificazione evidenzia la rilevanza epistemologica delle differenze basate sulle parti degli animali e il ruolo che
la differenza specifica assume nella definizione dellindividuo. Una definizione per genus et differentiam non sembra
in grado di cogliere lindividuo, lessenza del particolare.. Cos intesa questa definizione non in grado di rendere
conto di quella molteplicit di differenze, ad esempio relative al sesso e al colore (dei capelli, degli occhi...), che
vengono ascritte al dominio delle differenze materiali: con quale strategia Aristotele giustifica la presenza di
attributi (e parti) materiali nella definizione? qui che interviene, come vedremo, la mereologia della definizione.




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Lesempio pi prossimo dato dal saggio di D. Charles, Aristotle on Meaning, Natural Kinds and Natural History, in Devereux-
Pellegrin (eds. by), Biologie, Logique et Mtaphysique chez Aristote, dition du CNRS, Paris, 1990, pp. 145-68.
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P. Pellegrin, La classification des animaux chez Aristote, statut de la biologie et unit de laristotlisme, Les Belles Lettres, Paris, 1982.
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Si veda, ad esempio, G.E.R. Lloyd, The Development of Aristotles Theory of the Classification of Animals, in
Phronesis, 6, (1961), pp.59-81.
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In Aristotles biological treatises, then, whether in passages which present facts or in passages which try to explain them,
we are dealing with parts: Aristotle divides into eide, according to contrary determinations, the gene of blood, stomach, uterus,
organs of local movementAnd we see just from the vocabulary used that the division of the moria appeals to all the logical
content of the conceptual schema genos-eidos, P. Pellegrin, Logical difference and biological difference: the unity of
Aristotles thought, in Gotthelf-Lennox,Philosophical issues in Aristotles biology, Cambridge University Press, 1987, p.335. La
lettura di Pellegrin sembra indirizzarsi allaffermazione della priorit della analisi mereologica sugli aspetti classificatori della
biologia aristotelica. Tuttavia, nel motivare questa tesi, Pellegrin sottolinea con incisivit laspetto teleologico insito
nellorganizzazione della natura finendo con il supporre pi che dimostrare la priorit dellanalisi mereologica stessa.
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1- In margine alla dialettica di Platone
Nel saggio del 1988
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D. M. Balme ravvisa unanalogia di fondo nelle procedure diairetiche di Platone e Aristotele:
in entrambi i casi lobiettivo definire non classificare. Ma le analogie si fermano qui: in Platone non si rintraccia una
procedura di progressiva e continua differenziazione dato un genos, qualunque esso sia, ma una successione di
collezioni e divisioni indipendenti
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. Le posizioni di Aristotele sulla divisione logica sono volte alla costruzione di
un metodo in grado di fare della divisione (non dicotomica) uno strumento di enucleazione degli elementi che
rientrano nelle definizioni. Questo metodo is very different from that set out from Plato, and the difference is
exactly what we should expert after the change in philosophical viewpoint from Platos theory of forms to
Aristotles theory of the substantial tode ti, (D.M. Balme 1988: p.69). Seguendo D. M. Balme, le innovazioni
aristoteliche sono essenzialmente tre: (i) la distinzione ontologica tra propriet essenziali e non essenziali, e la
distinzione tecnica tra genos (,:), eidos (:.:) e diaphora (:.i)i ) (Topici IV.6, VI, e Categorie). Dai Topici
Aristotele pone leidos come una sotto-classe del genos, ed essenzialmente in base alla loro estensione relativa che
i termini genos, eidos e diaphora sono definiti: Aristotele presenta un ordine intensionale
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in cui genos e eidos non
qualificano in modo assoluto una classe di oggetti poich non indicano un livello univoco di generalit. (ii) Per
preservare lunit della definizione, linsistenza su una differenziazione continua e successiva (An. Post. I.5, I.13-
14 e Metaph. Z.12, H.6). (iii) Linsistenza su una divisione non dicotomica, una divisione che procede per una
pluralit di differenze simultaneamente (PA I.2-4).
Come si detto, Aristotele critica non necessariamente la divisione (in due classi) ma un uso particolare di
essa che chiama dicotomia, la divisione che procede per una differenza alla volta (che sia in due classi o pi), un
metodo incompatibile con le procedure per molteplici differenze e che smembra i generi naturali. Dal momento
che la logica della divisione per contrari, tali differenze dovranno essere incluse in modo disgiuntivo nella
definizione dessenza dellindividuo. Ma lindividuo non la semplice unit numerica, il soggetto atomico che
detto essere sostanza prima nelle Categorie. Lindividuo biologico una struttura vivente. Come catturare questa
struttura? Come catturare ogni membro individuale dei generi naturali? Labbandono della teoria delle Forme
correlativo alla scoperta di una valenza propriamente ontologica per i concetti menzionati da Balme: genere,
differenza, specie e attributi. Nello spostamento dalla dimensione eidetica agli oggetti comunemente esperiti
semplice notare come le nostre spiegazioni richiedano, per essere coerenti, una distinzione tra attributi essenziali
ed accidentali delle cose, nonch lattribuzione di una natura determinata alle cose stesse, natura che ne riveli gli

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D. M. Balme, Aristotles use of division and differentiae in Gotthelf-Lennox, Philosophical issues in Aristotles biology, Cambridge
University Press, 1987: pp. 69-79.
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Each form is added arbitrarily by intuition, and there is no order of priority nor hierarchy among them. Obviously it is
important that the list should be complete, as he says at Plt. 267c; but there is no way of guaranteeing this except by
inspection (as exemplified at Sph. 231c ff.). This method was to be criticized by Aristotle as accidental or false division. For
Platos purposes, however, it is adequate, since he regards each form as independent, not as a class enclosing other forms: if
man is animal-biped-wingless, this means for Plato that form of man combines (sumploke, koinonia) with the forms animal,
biped and wingless. Platos dialogues indicate no firm technical terminology for diairesis. He calls each class indifferently a
kind, a form, a part (genos, eidos, meros). This indifference confirms that he was not distinguishing the status of different
forms, not asserting any relationship or hierarchy among them. For his purpose it was important to assign an object
correctly to its kind; so he is parodied by the comic poet Epicrates as exercising himself over the assignment of a gourd
(Epicr. Fr. 11, II. P. 287 K). The combining of forms was a serious problem for him (Prm. 129e; Sph. 251d), but it did not
lead him to the grand classifications of reality that were later proposed by the neoplatonists. Although the Divided Line in
Republic VI suggests a hierarchy of orders of intelligibility, it does not produce either a class-inclusion analysis or the
categorical distinctions that Aristotle made between genus, differentia, species and attribute (Balme 1987: pp. 70-71).
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Considerazioni estensionali sono state fatte valere al livello noetico in cui Platone si muove. Nel caso di Aristotele una
soluzione estensionale vieterebbe di considerare gli eide come individui, riducendoli a stati di cose circoscritti in virt del
possesso o meno di caratteristiche intese come rilevanti a priori. Ma lidentit dellindividuo non pu in nessun caso essere
considerata come posteriore allidentit, ad esempio, dei dotati di quattro zampe.

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attributi ad esse peculiari. Per quanto la messa in scacco della combinatoria di forme platonico-accademica sia
rintracciabile gi nei libri pi antichi dei Topici (ad esempio, il sesto), in un contesto strettamente biologico che
portata a compimento: si tratta della celebre critica alla diairesi di PA I.2-4. Per comprendere il senso di questa
critica utile tenere ferme alcune acquisizioni teoriche in merito alla dialettica-dicotomica in Platone.
Lenunciazione del metodo dialettico-diairetico si trova, come si accennato, nel Fedro (265d-277c). Qui si
procede secondo lo schema a seguire: per ogni insieme di specie indivisibili K = {k1kn} sussunte a una specie
divisibile e sovraordinata F, la Collezione (cui,:.) definisce ciascuna specie subordinata k1 inclusa in K come
un individuo che esemplifica F, mentre la Divisione (:.i.:.) identifica le differenze (le specie subordinate e
divisibili) entro F, F1Fn, svolgendo ulteriori classificazioni a partire dalla differenza F n, Fm1Fmn, e pi
precise definizioni delle specie subordinate (dove k1=def Fm1). Questo vero seguendo un modello semplificato
in grado comunque di porre laccento sulla pluralit di differenze in modo da superare la corrispondenza uno-ad-
uno tra termini generali e forme astratte della Repubblica (X 596a) secondo cui quando si pone porre una singola
forma questa corrisponde ad una classe di particolari che hanno lo stesso nome. Nel Fedro Platone aggiunge che
la divisione deve smembrare loggetto seguendo le sue nervature naturali, guardandosi dal lacerarne alcuna parte
come potrebbe fare un cattivo macellaio. Esempi di divisioni da cattivo macellaio compaiono in Pol. 262c-263a: il
genere umano suddiviso in greci e barbari e non in maschio e femmina, il numero in uno e diecimila piuttosto
che in pari e dispari: non dobbiamo ritagliare una singola piccola parte (c.s .) a fronte di grandi e
numerose, n separarla dalleidos; ma la parte deve essere insieme eidos, Pol. 262a8-9. E, ancora:
quando vi sia un eidos di qualcosa necessario che essa sia anche parte della cosa di cui si dice eidos; ma non vi nessuna
necessit che la parte sia eidos (. :.: : i u, si. : iu ii,si. :.i. u vi,i
uv: i :.: `:,i. : :: :.: u::.i ii,s), (Pol. 263b5-7).

Premesso che in Platone non si ha una tecnicizzazione univoca negli usi di genos ed eidos, sono due i punti che
bene sottolineare: (i) il riferimento alle nervature naturali e alla divisione in parti secondo leidos della cosa e non in
parti qualsiasi saranno un significativo spunto per Aristotele nellelaborazione del concetto di struttura del tutto e
nellintroduzione di una gerarchia regolata delle parti della cosa. (ii) La problematizzazione del nesso eidos-meros,
non compiutamente sviluppata in Platone, sar al centro dellindagine biologia di Aristotele. Lo studio delle parti
e delle differenze basate sulle parti degli animali condurr alla formulazione di una mereologia biologica a cui lo
scienziato dovr attingere nellintento di spiegare e definire i generi naturali
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.

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Se la divisione platonica procede distinguendo le varie parti di cui il tutto posto inizialmente si compone, per terminare
solo quando viene scoperta quella parte che racchiude il definiendum, allora essa rivela larticolazione estensionale (in classi)
della relazione parte-tutto. Alcuni hanno ritenuto che loggetto su cui si attua la divisione sia unastratta unit monadica, una
Forma, sul modello del metodo descritto nella Repubblica (F. Solmsen Dialectic without the Forms, in G. E. L. Owen (ed. by),
Aristotle on Dialectic, the Topics: Proceedings of the third Symposium Aristotelicum, Oxford: Clarendon Press, 1968: pp. 49-68; G.
Vlastos, An Ambiguity in the Sophist, in Platonic Studies, Princeton University Press, 1973: pp.270-322; J.M.E. Moravcsik, The
Anatomy of Platos Divisions, in Vlastos, Lee, Mourelatos (eds. by), Exegesis and Argument: Studies in Greek philosophy presented to
Gregory Vlastos, Van Gorcum, 1973: pp. 324- 348). Se Platone stesse dividendo entit intensionali come le Forme, lobiettivo
sarebbe stabilire la trama di relazioni tra le Forme, ma in questo caso la relazione parte-tutto ottenuta mediante
lapplicazione della divisione sarebbe inversa a quella che ci aspetteremo. Se, ad esempio, la tecnica politica fosse un
eidos/forma di conoscenza, la Forma-Conoscenza dovrebbe essere parte della Forma-Tecnica Politica, per cui eidos/forma
di conoscenza sarebbe inclusa nella definizione di tecnica politica, esito non necessario. Tuttavia, in accordo con la
definizione formulata a partire dalla divisione, la tecnica politica una parte della conoscenza. Se Platone stesse dividendo
eide/forme intensionali la relazione parte-tutto sarebbe altamente contro intuitiva. Si potrebbe a questo punto pensare che la
relazione parte-tutto possa essere interpretata nei termini di rapporti inclusione di classi. La tecnica politica sarebbe una
parte della conoscenza in virt del fatto che la classe tecnica politica (o le singole istanze di essa) una sottoclasse della
classe-conoscenza. In questo secondo caso la divisione divide le estensioni di una Forma e non la Forma in s (S. M. Cohen,
Platos Method of Division, in Moravcsik (ed. by), Patterns in Platos thought: Papers arising out of the 1971 West Coast Greek Philosophy
Conference, Dordrecht/Boston: Reidel, 1973, pp. 181191; M. V. Wedin Collection and Division in the Phaedrus and Statesman,
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1.1- Individui e differenze tra le parti: PA I.2-4
Qual il metodo corretto per determinare i termini rilevanti nelle spiegazioni e definizioni - il genere, la specie e
la differenza?
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. Classificare per successive divisioni a partire da un genere o classe un metodo euristico soltanto
e per questo motivo classificare non significa affatto spiegare. Aristotele ritiene che la spiegazione di qualcosa sia
la sua definizione dessenza. Posto che c definizione delle sostanze e che le sostanze sono i viventi che
esibiscono unorganizzazione strutturale articolata su pi livelli (omeomeri e anomeomeri), definire lindividuo
significa ottenere una spiegazione che renda conto di questa struttura. La scansione in parti di questa struttura e
la connessione tra una parte e lessenza dellindividuo consentir di istituire una proporzionalit qualificata tra le
parti della cosa e le parti della definizione (Metaph. Z.10-11). A questo livello di indagine ci si pu chiedere
questo: la classificazione rende conto della struttura in parti degli individui? Il problema centrale agli occhi di
Aristotele il seguente: la specie (ultima) e lindividuo divengono per i dicotomisti termini coestensionali. Ma ci
impossibile. In PA I.2 il problema proprio come cogliere la specie, non lindividuo:
Aristotles problem is to mark off each animal species: (i) so as to show its specific attributes; (ii) so as to distinguish it
from every other species. The method discussed is division per genus et differentiam. He criticizes a particular use of it which he
calls dichotomy, through it will be seen that his criticism holds not necessarily against division into two classes as such, but
against division by one differentia at a time whether into two classes or more. Instead he recommends dividing at the outset by
many differentiae simultaneously, then further differentiating all these differentiae as required. His method is to be
contrasted with any kind of division made by single differentiae, whether dichotomous or polytomous (Balme (1972: p.
101).

Invero, in PA I.2 Aristotele fissa il bersaglio polemico nella tesi di coloro che cercano di cogliere la singola specie
dividendo il genere in due differenze (642b5-9): in certi casi vi sar ununica differenza, e le altre saranno
superflue, come nel caso di animale provvisto di piedi, bipede, con piedi divisi: solo questultima la
differenza importante. Altrimenti, diventa necessario ripetere spesso la stessa cosa (PA I.2, 642b5-9). Non qui
in questione la possibilit o meno di procedere per successive divisioni. in questione il risultato della divisione.

in Philosophical Inquiry 12, (1990), pp. 1-21; W. Cavini, Naming and Argument: Diaeretic Logic in Platos Statesman, in Rowe
(ed. bt), Reading the Statesman: Proceedings of the III Symposium Platonicum, Sankt Augustin: Academia Verlag, 1995: pp.12338.).
Bench il modello estensionale renda conto dellesigenza di mantenere un modello intuitivo per la relazione parte-tutto, resta
oscuro il modo in cui la divisione possa fornire il logos di una qualche classe o genos. Infatti, se Platone divide classi di
particolari allora a forme coestensive si dovr assegnare lo stesso logos: if dividing a form A is just dividing its extension into
subclasses, it would seem to follow that if two Forms are extensionally equivalent, to divide one is to divide the other (S. M.
Cohen 1973: p. 184; anche Moravcsik 1973: p.338). Entrambi i modelli lascino irrisolti alcuni problemi. Per salvare la
possibilit stessa di fornire una definizione o spiegazione della forma cercata si paga il prezzo di adottare un modello contro
intuitivo del nesso parte-tutto; invece, se si mette al sicuro questo nesso si dovr rinunciare a fornire una definizione
dellindividuo, e accontentarsi di una definizione valida per classi di forme coestensive. Cercheremo di superare questo
impasse non adottando una interpretazione del definiendum in termini puramente intensionali o estensionali ma intendendolo
come un termine in grado di designare una specie naturale. Con specie naturale si pu intendere (sul versante logico) una classe
che comprende particolari che esibiscono una somiglianza e (sul versante ontologico ed epistemologico) una Forma astratta
che esemplifica questa somiglianza. La divisione deve allora realizzare una piena correlazione tra classi e Forme fornendo
una mappatura progressiva delle relazioni tra specie naturali. Un luogo che potrebbe essere letto in questa direzione quello
di Parmenide 131a-c in cui il discorso platonico spinge nella direzione dellintroduzione di due tipi di parti nel Dilemma of
Partecipation: Socrates Zenonian puzzle had used the core spatial notion of parthood. Socrates was many, because Socrates
has many different spatial parts: his left side, his right side, etc. And spatial parthood if not the only kind of parthood is
clearly the central case. But a form, one might then suppose, simply cannot have parts, since a form is not the kind of
spatio-temporal individual that might have spatial parts. The Dilemma of Partecipation threatens the atomicity of forms. n
doing so, it prompts the question of what kind of parts a form might have, and the varieties of parthood in general, V.
Harte, Plato on Parts and Wholes: the Metaphysics of Structure, Clarendon Press, Oxford, 2002: p. 64.
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Contra G. E.R. Lloyd, The Development of Aristotles Theory of the Classification of Animals, in Phronesis, 6, (1961),
pp. 59-81 mi sembra pi plausibile la lettura di D. M. Balme Aristotles De Partibus animalium I and De generatione Animalium I
(with passages from II.1-3), Translated with Notes by D.M. Balme, Clarendon Aristotle series, Clarendon Press, Oxford (1972:
p. 105): Aristotles normal use of division is not dichotomous. His arguments against dichotomy only hold if one accepts
the positive rules of division that he quotes, and these rules are all given elsewhere (except for the rule about psychosomatic
differentiae at 643a35, which is applicable only to zoology and is of minor importance). The method that he proposes
instead is itself another form of division. It seems more likely therefore that his purpose here is to apply the logical
technique of division to zoology, and to show that it must be conducted by multiple differentiae if it is to work. Aristotles
claim in using division, again, does not to seem to be classification, but definition.
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La fallacia metodologica rilevata data dal fatto che ai fini del discorso definitorio solo lultima differenza ad
essere significante. Le altre sono semplicemente ridondanti e per nulla informative, dato che non sono
presupposte dalla differenza ultima. Sar compito di Metaph. Z.12 mostrare che solo nelle divisioni condotte con
continuit secondo ununica linea di differenziazione la molteplicit delle differenze interamente presupposta
dalla differenza ultima: ciascuna differenza, infatti, denota il soggetto sotto un certo rispetto e concorre, insieme
alle altre, a definirne la natura. Ma non questo il caso della procedura sopra descritta. Questultima finisce per
smembrare ciascun genere poich non riesce ad evitare di ricondurre la stessa specie a generi diversi: cos accade
per gli uccelli che sono acquatici e volatili. Per evitare lo smembramento del genere che si ha nel momento in cui
la stessa differenza essere dotato di molti piedi diviene propria di generi diversi, necessario che la differenza
rilevante appartenga a due gene contenuti nello stesso gene sovraordinato. Insomma, dotato di molti piedi pu essere
la differenza di volatile e acquatico se questi due sono entrambi compresi nel genere animale. Il senso di questi rilievi
potrebbe essere il seguente: la divisione coerente qualora venga riportata allinterno di una colonna sinonimica
di predicazione che, nelle Categorie, ha lindividuo come base.
Ma nella sequenza argomentativa di PA I.3 che si fissano i termini della questione. Tutte le procedure
esposte prestano il fianco a pi di unobiezione qualora non soddisfino il requisito categoriale di dividere
allinterno della medesima colonna di predicazione. Apro una parentesi su questo requisito. Esso pu costituire
tanto la forza di una diairesi ideale per le scienze un po come lo sono le procedure sillogistiche degli An. Post.
quanto la sua debolezza se applicata ai casi empirici. Lo stesso problema esegetico si incontra, infatti, in quei
contesti degli An. Post. in cui a tema lutilit delle divisioni in base alle differenze nelle definizioni (cfr., anche
An. Post. II.5). In An. Post. II.13 si ammette che la divisione cos intesa conduce al che cos della cosa, ma il
metodo descritto appare appunto abbracciare casi ideali e non problematici che addirittura si discostano da alcuni
esempi che Aristotele stesso fa nel passo (animale bipede terrestre, la diade e la triade, e gli angoli interni di un
triangolo non seguono il medesimo schema). Lutilit delle divisioni sembra derivare da un assunto pi che da un
dato: linsieme delle differenze (o predicati) deve seguire un ordine capace di preservare lunit che caratterizza il definito. Lunit
del definito, su cui poggia lunit stessa della definizione, sembra dunque preservata solo se lordine delle
differenze si sussegue allinterno dello stesso albero diairetico e rispetta lordine di generalit decrescente a partire dalla
differenza massima che tutte le include. Il motivo per cui Aristotele insiste su questo punto soltanto forse
comprensibile ad una lettura congiunta e coerente di PA I.3-4 e Metaph. Z.12. Il continuum delle differenze in cui si
risolver, in ultima analisi, la definizione della sostanza deve essere interno allo stesso genos, esaustivo e deve
sfociare in una differenza la differenza ultima che dice lindividuo e che si pone al suo stesso livello. Inoltre,
per soddisfare i tre requisiti enunciati in An. Post. II.13 i termini della definizione devono essere essenziali;
lordine dei termini deve procedere dal pi generale al pi peculiare; nessun termine deve essere omesso n
aggiunto in modo esteriore la strategia adottata non sembra mancare di efficacia.
Torniamo a PA I.3. I procedimenti analizzati a questo scopo sono i seguenti: (i) dividere secondo la
privazione (642b21-643a27); (ii) dividere secondo caratteristiche essenziali piuttosto che secondo gli accidenti per
s e dividere per opposti (643a28-643b8); (iii) occorre prendere gli animali secondo i generi e dividere lunit
secondo molte differenze (643b9-644a11). Vediamoli con un po di attenzione. (i) Coloro che seguono il
procedimento dicotomico dividono secondo la privazione.
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inoltre, secondo la privazione che necessario dividere: cos fanno coloro che seguono il procedimento dicotomico. Ma
non vi infatti differenza della privazione in quanto privazione: impossibile infatti che ci siano specie di ci che non ,
come ad esempio del privo di ali o del privo di piedi, come ve ne sono del dotato di ali e del dotato di piedi. Occorre
tuttavia che della differenza generale vi siano specie; se infatti non ve ne saranno, perch sarebbe una differenza generale e
non individuale (si. u . si):sic)? Tra le differenze, alcune sono generali e hanno specie, per esempio il dotato
di ali: lala infatti talvolta indivisa talaltra divisa. E similmente per il dotato di piedi: talvolta ha pi divisioni, talvolta in
due (come gli artiodoattili), altri in nessuno e [scil. il dotato di piedi] indiviso (come i perissodattili). Dunque, difficile
dividere anche in differenze di cui vi sono specie, differenze di questo tipo, disponendo qualsiasi animale in modo che sia
incluso in esse e che lo stesso non sia in pi di una. Si prenda ad esempio dotato di ali e il privo dali (infatti possibile che
lo stesso animale sia entrambe le cose, come la formica, la lucciola e qualche altro animale). Ma la cosa pi difficile di tutte,
se non impossibile, dividere nei contrari. necessario infatti che ciascuna delle differenze appartenga a qualcuno degli
individui, facendo in modo che ci valga anche per quella contraria. Se non possibile che a cose che differiscono per specie
spetti una specie indivisibile e unitaria della sostanza, e se ogni volta questa dovr avere una differenza (si consideri ad
esempio luccello rispetto alluomo: lavere due piedi infatti altro e differente e, anche se sono entrambi sanguigni, il sangue
differente, altrimenti si dovrebbe dire che il sangue non nulla della loro sostanza, ma se invece ne parte, una sola
differenza apparterr a due); ma se le cose stanno cos, certamente impossibile che una privazione sia una differenza (PA
I.3, 642b24-643a7).

In questo contesto con privazione non si intende denotare un carattere proprio o naturale del soggetto (come nel
significato esposto in Cat. 10, 12a29-35). In Metaph. A.22 troviamo una nozione di privazione meno carica sul
piano teoretico: privazione si ha quando qualcosa non possiede uno degli attributi che per loro natura si potrebbero
avere, anche se la cosa per sua natura non li possiede: lo stesso si dice nel caso di una pianta priva di occhi
(1022b19-24). La privazione cos intesa denota un attributo che non incluso nellessenza della cosa e
rappresenta una determinazione accidentale che essa pu anche non avere. Ed oltremodo chiaro che questa
privazione non genera differenze: per dirla con Aristotele, della privazione in quanto privazione non vi
differenza, giacch non vi sono specie di ci che non non essere dotato di piedi o non essere dotato di ali.
Occorre invece che ad ogni differenza corrisponda una specie, ammesso che la differenza debba essere generica
e non specifica.
Questo pu avvenire se la privazione intesa in connessione allassetto naturale della cosa e non intesa per
s: invero, si ha privazione anche quando una cosa non possiede qualche attributo che essa stessa o il suo genere potrebbe avere
luomo cieco e la talpa sono entrambi privi di vista ma lo sono in modo diverso. Se non si procede assumendo
questo significato di privazione e dividendo per differenze che si oppongono per contrariet si incappa in
difficolt sempre maggiori, come dimostra lesempio aristotelico a seguire. Essere dotato di ali esemplifica una
differenza generica rispetto alla quale dotato di ala divisa e dotato di ala indivisa sono differenze specifiche. Se gi
difficile in questi casi che un animale non compaia in divisioni diverse due o pi volte, essendo incluso in pi
differenze, ancora pi difficile evitare questo inconveniente se si procede per differenze contrarie. Agli occhi di
Aristotele con queste divisioni si incappa in un assurdo di carattere metafisico: o si fa della privazione
lanticamera del non essere ammettendo specie-fantasma per ci che non , o la stessa forma essenziale, una ed
indivisibile, verr ad appartenere ad animali di specie diversa. Sar dunque smembrata come il genere (e questa
accadr sia che si ammettano tante differenze quante sono le specie sia che si ammetta una differenza in qualche
misura comune). Un primo risultato viene acquisito: se le differenze sotto le quali ricadono tutte le specie
indivisibili devono essere proprie a ciascuna specie, nessuna differenza pu essere comune e ogni specie identica
ed indivisibile deve ricadere sotto la stessa differenza in modo che tutte le specie siano comprese nelle differenze:

chiaro pertanto che non possibile giungere alle specie indivisibili dividendo come coloro che applicano la dicotomia agli
8
animali o a qualsiasi altro genos. Anche secondo loro, infatti, necessario che le differenze ultime siano uguali in numero a
tutti i gruppi di animali indivisibili quanto alla specie. Sia ora un determinato genos le cui prime differenze siano bianchi e
non bianchi; di ognuna di queste ve ne saranno altre, e cos via fino alle specie indivisibili. Le ultime differenze saranno
quattro o qualsiasi altro numero che sia multiplo di due; altrettante dovranno essere anche le specie. La differenza invece la
forma nella materia (:c. : :.i)i :.: : u`). Non vi , infatti, alcuna parte di animale senza materia ma neppure
materia soltanto giacch, quale che sia la sua condizione, un corpo non sar mai un animale, n alcuna delle sue parti, come
spesso si detto (PA I.3, 643a18-27: enfasi mia).

Bianco e non bianco sono accidenti, non modificazioni di un genos in grado di produrre delle specie. Lesempio non
casuale. La riconduzione della differenza e del genere alla forma e alla materia, accanto alla menzione della
costituzione naturale delle parti dei definienda, si accompagna alla distinzione tra propriet essenziali ed accidentali
della cosa. (ii) Per mostrare che la divisione deve considerare gli attributi essenziali Aristotele usa lesempio del
triangolo (643a30-31): come pu essere qualcosa di accidentale per il triangolo avere gli angoli uguali a due retti?
La tensione teorica simile a quella del terzo significato di per s indicato in An. Post. I.4. Significato che fa
riferimento anche alla naturalit del soggetto in esame. Possiamo dire questo: sotto certi rispetti corretto
affermare che avere gli angoli interni uguali a due retti essenziale al triangolo e non si distingue da esso. In questo
senso non scindiamo il soggetto della predicazione dalla sua propriet, ma indichiamo e descriviamo il soggetto
insieme a questa. Allo stesso tempo vero dire che sotto certi rispetti avere gli angoli interni uguali a due retti non
coincide con il soggetto, ovvero con il triangolo, dal momento che possiamo sempre isolare il soggetto
dallinsieme delle sue propriet, ed operare partizioni interne a queste ultime dividendo inizialmente ci che
essenziale da ci che accidentale. E su questo piano possiamo distinguere lessenza dagli accidenti per s
(sumbebekota hathauta): solo lessenza ha un ruolo nel ritagliare il gruppo cui il soggetto appartiene per definizione.
Gli accidenti per s svolgono certamente un ruolo importante nella spiegazione del soggetto, sono utili ma non
necessari nel mostrarne lessenza (lesempio di DA I. 1, 402b16-30 chiaro su questo punto). In pratica non tutti
gli universali commisurati contemplati in An. Post. I.4 sono coestensionali alle propriet che sono in grado di
spiegare; anche se fosse rimarrebbe comunque un dato. La coestensivit tra predicati differenziali in nessun caso
sufficiente per spiegare perch un determinato gruppo un genos.
Ci conferma che la spiegazione non conseguente n imparentata con la classificazione dei predicati che si
dicono del soggetto: i gruppi non sono in alcun modo definiti dallestensione dei predicati per s (ed anche su
questa base si comprende come mai la mancanza di un genos o di un eidos non distrugga le dimostrazioni: cfr., An.
Post. I.5). Ora, lanteriorit del gruppo, del type sulle sue possibili descrizioni, confermata. La necessit di
dividere secondo lessenza e non secondo gli accidenti per s si rende maggiormente evidente nel caso del
vivente. Lessenza di un triangolo si distingue dalla propriet dei suoi angoli se si introduce, accanto ad avere gli
angoli uguali a due retti una qualunque propriet accidentale ad esempio, lessere di legno o di bronzo del
triangolo (concreto). Nel vivente la distinzione tra essenza e attributo essenziale tende a ridursi nella misura in
cui alle propriet essenziali e strutturali si oppongono quelle accidentali.
(iii) Occorre invece procedere fissando un genos di riferimento e dividendo, in modo non dicotomico, secondo
molteplici differenze dalle quali si dipartono altrettante linee di divisione (lo stesso metodo operante in An.
Post. II.14-15). Detto pi semplicemente, se vogliamo definire un certo uccello dovremmo necessariamente
assumere alcune tutte le determinazioni che differenziano gli uccelli dagli altri animali e poi procedere, dal
generale al particolare, con lobiettivo di catturare i tratti distintivi (e definitori) della specie alla quale appartiene
9
lindividuo da definire. Le differenze devono essere sempre interne al campo delimitato dalla differenza maggiore
in modo da non rischiare di interrompere la continuit che caratterizza la successione delle differenze (desunte,
per questa via, anche da privazioni):
impossibile infatti che vi sia una sola differenza individuante le specie singole da ottenere per divisione, sia che si prenda
una differenza semplice sia che se ne prenda una complessa. Definisco semplice la differenza quando non presenta ulteriori
differenziazioni (ad esempio, la divisione dei piedi), complessa quando ne comporta (ad esempio, la divisione multipla
rispetto a quella semplice). Questo infatti richiede la continuit delle differenze provenienti per divisione dal genos, perch il
tutto qualcosa di unitario; ma, contrariamente a quanto si dice, accade che lultima differenza sembri lunica, come lessere
dotato di piedi nelle divisioni multiple o essere dotato di due piedi; mentre lessere dotato di piedi e lessere dotato di molti
piedi sono differenze superflue (PA I.3, 643b25-644a2: enfasi mia).

Con questo non abbiamo ancora il fondamento dellunit della definizione, per cui dobbiamo attendere Metaph.
Z.12, ma abbiamo solo enunciato lunit come requisito imprescindibile lunit della definizione infatti
inscritta nellunit della sostanza e solo luoisiologia mostra quali sono i criteri che rendono questa unit attuale e
non solo possibile. Un ultimo punto prima di concludere sullargomento: in PA I.4 si esplicitano i modi con cui
dividere allinterno di uno stesso genos. (a) In questo modo, le differenze saranno declinate secondo il pi e il meno
mentre le differenze tra i gene saranno secondo analogia. (b) La divisione deve procedere partendo dalle
differenze comuni a tutte le specie di un genere giungendo via via a quelle proprie che ne definiscono le singole
specie (anche An. Post. II.13). Dato che le specie ultime sono essenze e non sono ulteriormente divisibili secondo
la specie, per definire Socrate e Corisco necessario prima cominciare dagli attributi che possiedono in comune
in una accezione grezza luniversale ci che comune ai molti e poi giungere a quelli maggiormente
peculiari.
Si pu allora iniziare da un raggruppamento animale ragionevolmente noto uccelli o pesci, ad esempio
esporre gli attributi comuni ad ogni tipo cos individuato in modo da mantenere lunit di genere. Si comprende
come mai (c) le differenze rilevanti nelle definizioni dei generi sono quelle che riguardano la conformazione delle
singole parti e del corpo intero. Le parti, infatti, non stanno in un rapporto di similarit analogica come losso
nelluomo sta alla spina del pesce ma differiscono per caratteristiche corporee quali la grandezza e la piccolezza,
la mollezza e la durezza, la levigatezza e la rugosit: insomma, per il pi e il meno. I caratteri variano secondo il pi
e il meno su due possibili scale di variazione, luna intensiva (il colore) laltra estensiva (la grandezza); ci che va
sempre stabilito, pena limpossibilit della spiegazione stessa, un range di variazione che sia esplicativamente
rilevante di modo che al di sotto di una certa soglia una variazione di un carattere potr essere ritenuta peculiare
allindividuo particolare
12
. Secondo Lennox un tipo animale posto dove possiamo cogliere un boundle of counter-
predicated features. Questo bundle dato da pi predicati che denotano propriet coestensionali. Per questo motivo
gli esemplari di un tipo condividono un gruppo di differenze poste allo stesso livello di generalit, al di sotto delle
quali si possono riscontrare variazioni che sono scandite appunto secondo il pi e il meno).
Questa rapida rassegna su PA I.2-4 suggerisce che colui che procede per successive divisioni ottiene un
sistema esaustivo di classi di generalit differente, che vanno dalla specie ultima al genere primo (come si
accennato, sarebbe errato ritenere questa procedura identica a ci che noi moderni intendiamo con tassonomia,
unistanza assente nelle pagine di Aristotele). Le classificazioni per divisione hanno una portata esplicativa

12
Su questi punti si veda J. G. Lennox, Aristotles philosophy of biology. Studies in the origins of life science, Cambridge University
Press, Cambridge, 2001.
10
limitata al momento euristico della ricerca. Se cos non fosse i viventi, che sono i soggetti su cui la divisione
opera, sarebbero ridotti a stati cose risultanti dalla giustapposizione disordinata delle loro componenti, siano esse
morfologiche, funzionali o biologiche in senso lato. Lutilizzo di descrizioni di questo tipo si avvicina alle
modalit con cui Kripke (Naming and Necessity, Oxford, 1980) sostiene di poter fissare il riferimento: la divisione
ci permette di visualizzare gruppi di individui che sono sempre ulteriormente analizzabili man mano che si
procede di classe in classe. Con dotato di molti piedi fissiamo il riferimento a prescindere da ogni
considerazione sugli individui che effettivamente fanno parte di quel gruppo. Se un gruppo pu fungere da genere
sovraordinato, sembrerebbe che genos e eidos non siano associati a rapporti rigidi di inclusione logica n a livelli di
generalit logica. Abbiamo a che fare con concetti analitici distinguibili su base strutturale: se vero genos e eidos
scandiscono lordine di variazione dei caratteri pi o meno necessari allessere animale (questo punto, che
dipende dagli studi di J. G. Lennox sar approfondito nel paragrafo seguente).

1.2- Uneuristica senza metafisica: la differenza sul piano logico e zoologico
Rendere conto delle differenze basate sulle parti sembra porsi come istanza a monte delle critiche svolte nel PA.
Ma cos la differenza? Come il soggetto categoriale, la differenza si predica solo in modo sinonimico: ci implica
che la differenza dice qualcosa di essenziale del soggetto dato che concorre, assieme al genere prossimo, a dire
lessenza del soggetto (Cat. 5, 3a21-28). La differenza non sostanza ma non neppure accidente. Se la
piattaforma categoriale ammette questo gatto, ammette il rosso come suo accidente individuale e felino e animale come
sue determinazioni essenziali, che ruolo ha la differenza e in che modo si interseca con le serie che fanno capo alle sostanze e agli
accidenti? La differenza una sorta di quid medium per dirla la Boezio tra sostanza e accidente, la differenza in
quanto parte dellessenza della specie concorre a circoscrivere la diversit tra individui di una stessa specie. La
possiamo collocare dopo il genere e prima della specie (Top. VI. 6, 144a6-15), dato che nessuna differenza si riscontra
tra le cose che appartengono ad altre cose per accidente (Top. VI. 6, 144a24-30). Ci posto, se ancoriamo la
differenza alle parti, una volta risolto il problema del loro statuto ontologico, potremmo intersecare il continuum
delle differenze riscontrabili nelle (parti delle) sostanze con le serie dei generi e delle specie. In Cat.5, 3a29-32 si
mostra che le parti sono dei soggetti autonomi di predicazione e, in quanto tali, possono ricadere in colonne di
predicazione che si sovrappongono parzialmente con quelle degli interi. Ad esempio, ci sono lucciole e formiche
sia dotate di ali sia prive di ali (PA I.3,642b30-34). Se restiamo sul piano logico il punto resta oscuro.
Solo in contesti biologici e psicologici potremmo dire che le differenze appartengono a serie predicative
diverse rispetto a quelle dei generi ma che si possono congiungere a queste. Per non ammettere una
sovrapposizione tra i generi dobbiamo ammettere una sovrapposizione tra le differenze che esprimono forme
delle parti (come vedremo, lesigenza di porre una definizione che includa il continuum di differenze sottoforma di
termini disgiuntivi risponde, in parte, a questa esigenza). Dobbiamo spiegare il ruolo che giocano nelle definizioni
delle specie le differenze che si riscontrano nelle parti degli animali. Una strategia possibile di introdurre una
mereologia per le strutture anomeomere che enfatizzi il modo in cui le differenze nelle (forme delle) parti
rientrano nelle definizioni. In altri termini, assegnare un significato biologico o psicologico ad ogni differenza
(avere occhi per il gatto/non avere occhi per la talpa) significa chiedersi a quale livello della strutturazione del
tutto la rispettiva parte si trova. Invero, listituzione dei rapporti di proporzionalit tra parti ed interi passa
11
attraverso una disamina di quali parti possano dirsi strutturali e quali no. Occorre mettere in luce la presenza di un
modello di differenziazione specifica secondo il quale le specie degli animali sono date fissando entro il range di
variazione del genere alcune parti o conformazioni strutturali rilevanti, in quanto dipendenti dalla forma
dellindividuo. Gli studi empirici dellHistoria Animalium (dora in poi, HA) possono essere intese come il punto
dinizio del percorso che condurr a dimostrare quanto esposto sopra:
delle parti degli animali, le une non sono composte quelle cio che si dividono in parti omogenee, ad esempio le carni che si dividono in
carni le altre invece sono composte quelle che si dividono in parti non omogenee: per esempio la mano non divisibile in mani n il
viso in visi. Alcune di queste ultime non sono chiamate solo parti ma anche membra. Sono tali tutte quelle parti che, costituendo una
totalit, contengono in s altre parti: cos, ad esempio, la testa, la gamba, la mano, il braccio nel suo insieme, il tronco. Da un lato queste
totalit sono in s stesse delle parti, dallaltro vi sono altre parti che appartengono ad esse. Tutte le parti non omogenee sono composte da
quelle omogenee: la mano ad esempio composta di carne, tendini, ossa (Historia Animalium I.1, 486a1-15).

In alcuni passi dellHA- 1, 486a16-b 21; I.2, 488b30-32, I.6, 491a14-19
13
- la ricerca sembra proprio impostata nei
termini delle relazioni parte-tutto. Lo schema dei rapporti di identit e differenza tra le parti desumibile dai passi
citati il seguente: (1) vi sono parti identiche secondo leidos (il naso, locchio, la carne, losso di Socrate
rispetto a quello di Callia); (2) vi sono parti identiche secondo il genos ma che variano per: opposizione nelle
affezioni (colore e morfologia); in presenza degli stessi caratteri, per eccedenza e difetto (abbondanza e
scarsit, piccolezza e grandezza, mollezza e durezza, lunghezza e brevit, etc..). Per presenza o assenza
di alcune parti; in merito alle parti da cui composto il corpo nel suo insieme, le differenze sono
generalmente secondo eccedenza difetto e non secondo presenza e assenza; (3) vi sono poi le parti identiche
secondo analogia (losso e la spina, lunghia e lo zoccolo, etc.); (4) vi sono infine differenze secondo
posizione delle medesime parti. Le differenze riscontrabili nelle specie e negli individui sono qualificabili
come variazioni di grado, e questo spiega primariamente le differenze tra gli occhi di un gatto e quelli di un
uccello. Invece, essendoci unidentit di eidos tra Socrate e Callia, le differenze morfologiche sono qualificabili,
anche se non totalmente, secondo il numero poniamo una medesima morfologia e dimensione per una medesima
funzione.
Al punto (1) troviamo elencate le parti identiche secondo leidos: le parti sono unit di comparazione, elementi
analoghi in generi differenti, componenti dipendenti dalla struttura del portatore che possiamo isolare via
abstractionis grazie al ruolo da esse giocato nelle attivit essenziali alleidos ovvero allappartenenza alle specie
degli individui. Al di sotto dei modi dellidentit e delle differenze tra le parti possibile scorgere una priorit
nella determinazione dellordine delle parti individuando, nello stesso tempo, la contrapposizione tra un gruppo
di parti che possono presentarsi o meno, senza che lidentit tipologica dellorganismo venga disattesa, ed un
gruppo di parti necessarie alla fissazione ed al mantenimento di questa identit. Ci sono dunque delle parti pi
importanti e necessarie che si rintracciano in tutti gli esemplari del medesimo tipo ed il cui modo di variazione ,

13
I passi citati sono oggetto di un saggio di D. M. Balme del 1962 intitolato and in Aristotles biology, in The
Classical Quarterly, 12, pp. 81-98 in cui si esaminano gli usi di genos ed eidos nel corpus biologico alla luce di una iniziale
interpretazione tassonomica della logica e della metafisica aristoteliche. Dato che, come si detto, il presupposto implicito di
simili indagini non sembra condivisibile ritengo superfluo riassumerne qui i contenuti. Lunico punto da tenere presente
che, secondo Balme, luso tecnico di genos ed eidos compare solo in questi tre passi ed connesso con la tesi delle differenze
di grado e secondo analogia che si riscontrano tra le parti degli animali. In merito ai passi si esprime anche M. Furth,
Substance, form and psyche: an Aristotelian metaphysics, Cambridge University Press (1988: p. 100): Balme and Pellegrin have also
made a convincing case that genos and eidos in Aristotles biological treatises really do not fit the pigeonholes of the modern
genus and species; rather, genos is used for any kind that is subject to further division, and the eide are the kinds into which it
divides, which may themselves be subject to further division, and thus themselves be gene []. The lower limit to this is of
course the atoma eide, which cannot be further divided.
12
nella caratterizzazione pi generale, secondo eccesso e difetto. Questa variazione non per univoca: si declina
in modi differenti corrispondenti a diverse scale di variazione intensiva: alle parti preposte a funzioni pi necessarie
(PA II.10,655b30), come la nutrizione e la percezione, corrispondono quei caratteri pi generali e diffusi, mentre
a quelle relativamente contingenti corrispondano caratteri pi particolari e localizzati (si pensi alle differenze che
empiricamente si riscontrano nella conformazione e nel colore degli occhi: De generatione animalium 1,778a17
(dora in poi, GA)). Ad un simile campo di differenze subspecifiche corrispondenti a divisioni poligonali, tagli
che non hanno tutti la medesima rilevanza nelle divisioni - possono essere ascritte quelle secondo il colore e la
morfologia, che costituiscono un significativo esempio di spostamento della considerazione delle basi
topologiche invarianti per la specie: locchio in vista di qualcosa, mentre il fatto che sia azzurro non lo , a
meno che questa affezione non sia propria di un genos. Ora, cosa ci garantisce che le forme di un medesimo tipo
(gli eide di un genos) siano varianti non riducibili a differenze meramente accidentali? Forse la convinzione che la
forma sia la differenza nella materia (PA I.3,643a24)? I saggi di D.M. Balme, Aristotles biology was not essentialist (in
Gotthelf -Lennox (eds.), Philosophical issues in Aristotles biology, Cambridge University Press, 1987: pp.291-312) e di
J. G. Lennox, Kinds, forms of kinds, and the more and the less in Aristotles biology (in Gotthelf -Lennox (eds.),
Philosophical issues in Aristotles biology, Cambridge University Press, 1987: pp.339-359) offrono la linea concettuale
che seguiremo.

1.3- Essenza, forma, specie: la differenza sul piano biologico e metafisico
D. M. Balme si occupa dei concetti di forma, essenza e specie ponendosi un obiettivo teoretico di pi ampio
respiro concernente la negazione del carattere essenzialistico della biologia aristotelica
14
. Con lobiettivo di
dimostrare che a definition of Socrates includes a complete account of all his matter at a given moment, (1987:
p.295)
15
, schematizza in questo modo i rapporti tra specie, essenza e forma:
(i) la specie intesa come concetto logico nella misura in cui deriva dalla considerazione in universale del
composto di materia e forma (Metaph. Z.10-11). Occupando un livello di generalizzazione maggiore di quello in
cui si collocano gli individui, essa indica il cluster naturale che sussume gli individui la cui forma sostanziale
comune. Consideriamo il caso di un uomo: adottando la prospettiva di Balme si pu sostenere che il processo
che porter alla estrapolazione del sortale di specie inizier considerando il soggetto in esame a prescindere da
alcuni attributi relativamente accidentali (ad esempio avere il naso camuso). Questa procedura non intende
escluderli completamente dalla definizione ma si limita a definire luomo senza che questa definizione includa un

14
Il tipo di essenzialismo che stato attribuito ad Aristotele (lessenzialismo tipologico di quanti fanno collassare il concetto
di specie su quello di essenza e considerano la forma individuale come lunica causa dei processi di funzionamento e di
formazione degli organismi), o identifica la forma con la specie attribuendo allessenza il ruolo metafisicamente ultimativo che
invece proprio della forma sostanziale, o riconosce le forme individuali come mere variazioni di una forma specifica che, in
questo senso, pu essere considerata come basilare. Il ruolo fondazionale che la ricognizione delle specie ultime assume
essenziale per lessenzialista tipologico: simile essenzialismo richiede, in particolare, che la crescita di ciascun animale sia
finalizzata primariamente alla forma della specie, che dunque lessenza prescriva la forma, e che dalla forma siano esclusi gli
accidenti materiali come il colore degli occhi. Innanzitutto lessenza di una specie non qualcosa di fondamentale e gi dato,
ma qualcosa di derivato dal fine verso cui tendono le attivit degli individui che la compongono. Lessenza di un vivente
richiede la presenza di una morfologia specifica ma non la prescrive completamente - come dimostra il fatto che gli occhi sono
inclusi nel `,; ; uc.i; dellanimale mentre il loro colore non lo . Lindividuo esiste solo come esemplificazione
delle propriet riconducibili ad una stessa specie. Per un approfondimento di questo argomento mi permetto di rinviare ad
A. Arci, Embriogenesi e trasmissione dei caratteri ereditari in Aristotele, in Franco Repellini Micheli (a cura di), La scienza antica e la
sua tradizione. IV Seminario di Studi (Gargnano, 13-15 ottobre 2008), Quaderni di ACME 126, Milano, Cisalpino, Istituto
Editoriale Universitario, 2011: pp. 119-168.
15
Should be either a causal account of the process or a complete description of every detail as at a given moment. Either
will include matter and movement: the causal accounts will show them as factors in the process, the formal description will
show their products, D. M. Balme (1987: p. 310).
13
riferimento ad una certa forma del naso (e dunque alla sua materia), ovvero come dotato di un naso di una qualche
forma. Si tratta di una focalizzazione del livello proprio dei caratteri implicati nella specie, entro il quale la struttura
del soggetto pu essere considerata anche a prescindere da quelli accidentali.
(ii) Lessenza racchiude linsieme dei caratteri che consentono di formulare una spiegazione teleologica
dellanimale. Anzitutto D. M. Balme ritiene che lindividuazione dellessenza possa avvenire anche in categorie
diverse da quella di sostanza (ci si pu chiedere qual lessenza del musico, ad esempio) e su ogni livello di
generalit logica. Invece, se ci chiediamo qual lessenza delluomo dobbiamo isolare quel livello strutturale
necessario allessere delluomo (sul quale si situa la definizione del termine specifico) e considerarlo come se fosse
un piano separato dagli altri. In questo modo vengono separati nettamente gli attributi che sono necessari a quel
livello di strutturazione (per lanimale avere un cuore o un suo analogo) da quelli che invece non lo sono (avere il
naso camuso). Il significato di :.:; come essenza allopera nel noto passo di Metaph Z.8, 1034a5-7 in cui si
dice che l:.:; identico in quanto indivisibile in Socrate e Callia ma sono diversi a causa della materia.
(iii) La forma (attuale nei termini di Metaph. H.6,1045b19-23) di ogni composto particolare lorganizzazione su
pi livelli (omeomeri ed anomeomeri) delle determinazioni del soggetto che consente di individuare gli attributi
ad esso essenziali di cui si d una spiegazione teleologica. Significativamente D. M. Balme sottolinea che nei
contesti in cui Aristotele afferma che per forma si intende lessenza (ad esempio Metaph. Z.7,1032b1; Z, 10,
1035b32) si deve cogliere una sfumatura concettuale non sempre evidente. Non sempre vero che quando si
parla della forma di qualcosa si intende anche la sua essenza; ci avviene in modo esplicito solo quando ci si
propone di parlare della forma in quanto essenza.
Si spiega in questo modo la nota affermazione di D. M. Balme secondo cui lessenza funzionale mentre la
forma strutturale. Lessenza fa da tramite tra una forma che individuale e propria di un composto particolare
ed una specie che, di per s, non n universale n particolare. In questo modo si giustifica lidea che lessenza sia
data da una definizione disgiuntiva che ammette ulteriori specificazioni ma che risulta comunque determinata in
virt dellefficacia esplicativa di quei tratti propri della natura dellindividuo. Luniversalit della specie poggia
dunque sul suo essere comune a quella popolazione di individui che racchiude. Si affaccia a questo punto un
problema metafisico che va ben oltre le preferenze e i gusti metodologici che nella ricerca scientifica ci
conducono ai problemata: infatti, se ha ragione D. M. Balme, la specie intesa da Aristotele come concetto logico
nella misura in cui deriva dalla considerazione in universale del composto di materia e forma (Metaph. Z.10-11).
chiaro che occupa un livello di generalizzazione maggiore di quello in cui si collocano gli individui, e che indica il
cluster naturale che sussume gli individui la cui forma sostanziale comune. Consideriamo il caso di un uomo:
adottando la prospettiva di D. M. Balme si pu sostenere che il processo che porter alla estrapolazione del
sortale di specie inizier considerando il soggetto in esame a prescindere da alcuni attributi relativamente
accidentali (ad esempio avere il naso camuso). Questa procedura non intende escluderli completamente dalla
definizione ma si limita a definire luomo senza che questa definizione includa un riferimento ad una certa forma
del naso (e dunque alla sua materia), ovvero come dotato di un naso di una qualche forma. Si tratta di una
focalizzazione del livello proprio dei caratteri implicati nella specie, entro il quale la struttura del soggetto pu
essere considerata anche a prescindere da quelli accidentali. Se proiettiamo Socrate e Callia sul piano della specie la
dottrina del sinolo in universale ne fa due individui indistinguibili, elementi di una stessa classe che condivide
14
tratti definitori comuni e criteri di composizione ilemorfici. Ma per definire Socrate e Callia questa procedura
poco informativa: insomma, dobbiamo muoverci sul versante metafisico e non su quello logico.
Questo slittamento deve essere compiuto anche nello studio delle differenze. La differenza data da un
carattere rilevante sul piano teleologico. Un attributo che appartiene allessenza del definiendum. Le varianti
secondo eccesso e difetto descritte nellHA si prestano ad essere interpretate come variazioni accidentali. Come
evitare il collasso delle differenze specifiche negli accidenti? Secondo J. G Lennox possibile solo cercando il
luogo di raccordo tra due componenti teoriche di per s indipendenti: la multipla realizzabilit del genos e la
differenziazione delle parti secondo il pi e il meno: Aristotle offers two different, and not obviously related,
accounts of what it is for different sorts of organism to be one in kind. In the Metaphysics the genos is often
described as the matter or substratum for differentiation into sub-kinds, eide. In the PA and HA on the other
hand, eide are said to be one in kind provided their parts for the most part only differ in degree, that is, by the
more and the less. If their differences are predominantly greater than this, they may be described as one only by
analogy. It is only in the biological work that Aristotle uses the concepts of the more and the less or excess
and deficiency to express the nature of the relationship between biological (i.e., substantial) gene and eide, though
the basis for this application is established in the Metaphysics (J. G. Lennox 1987: p. 341).
Questo luogo biologico sarebbe proprio il PA con la conseguente valorizzazione della dottrina della
definizione per applicazione simultanea di molteplici differenze ivi esposta. Infatti, solo a partire dal PA le
differenze nelle forme (delle parti) vengono qualificate secondo la scansione delleccesso e del difetto secondo il
pi e il meno offrendosi come completamente naturale alla dottrina esposta in Metaph. H.2-3: Metaph. H
indicates a willingness to speak of features which make something what it is differentiae as differing in
degreee from those which make something else what it is, (1987: p.347). Il libro H ha inoltre il merito di
introdurre il concetto di organo inteso come an organized complex of all sort of such differences (1987: p.347) e ci apre
la strada alla qualificazione metafisica della differenza. La differenza secondo il pi e il meno riguarda infatti le
qualit della materia che costituisce le parti. Si tratta della materia su cui si basa lindividuazione del genos che in
questo modo viene a corrispondere a uno spazio di variazione intensiva. A questo proposito J. G. Lennox cita
Metaph. H.3, 1044a9-1: come il numero non ammette il pi e il meno, cos neppure la sostanza secondo la
forma; se lo ammette, lo ammette quando considerata con la materia. Lennox offre una soluzione
interpretativa in linea con quella di Balme: lo studioso fa infatti leva sulla dottrina dell'estrapolazione dei termini
generici a partire dal sinolo in universale (di Metaph. Z.8, 1033b24-6; Z.10, 1035b28-32; Z.11, 1037a5-10): the
picture of natural substances as unities with material and formal aspects, the achievement of Metaph. H, suggests
that the Cat. statements needs qualification: Socrates cannot be more or less a human than Callias kata to eidos.
That is, the account which refers to them in abstraction from the different ways in which they actually embody
human characteristics will not mention the more/less variation between them. But Socrates and Callias are this
matter and this form here, and humans are such taken generally []; and as such as substances with matter
(ousia meta tes hules) they can differ by the more and the less (J.G. Lennox, 1987: p.345). A seguire
svilupperemo un argomento di ordine mereologico per supportare ulteriormente le tesi espresse da D. M. Balme
e J. G. Lennox.

15
2- La definizione nelle opere logiche
Cosa significa risolvere il problema dellunit della definizione? La definizione un discorso e ogni discorso ha
parti (Metaph. Z.10, 1034b20). Laspetto grammaticale della questione investe i modi di unit del nome e del
verbo nel discorso, mentre laspetto metafisico investe il modo di unit del genere e della differenza nella
definizione per come questa comincia a configurarsi sul piano logico. Soffermiamoci sullunit del discorso
definitorio. Capire perch unitario significa spiegare perch in esso genere e differenza sono ununit allo stesso
modo in cui ununit la natura o lessenza di ci che essi definiscono. Se ci soffermassimo unicamente sulla forma
logica della definizione non riusciremmo a capire come mai genere e differenza possono essere uno. Infatti,
sostenere che il genere non ha esistenza propria ma esiste solo nelle forme in cui inscritto nelle differenze
significa fare considerazioni che esulano dallo schema categoriale che abbiamo visto alla base di ci che si pu
chiamare logica in Aristotele. Il motivo ancora pi evidente se si riflette su quanto segue. Queste considerazioni
ci spingono ad assimilare il genere alla materia, ma la materia non un concetto che appartiene allapproccio di
analisi categoriale bens allontologia fisica che confluisce in larga misura in quella del discorso metafisico. Di
conseguenza, sostenere che il genere ha unesistenza meramente potenziale e che esiste solo nelle singole
specificazioni che le differenze assumono significa muoversi allinterno di una precisa ontologia. Ci posto,
veniamo ai modi in cui il discorso prettamente logico ha saputo affrontare il problema.
Tradizionalmente si ritiene che le opere logiche di Aristotele presentino al loro interno due approcci al
problema concernente lo statuto del genere e della differenza nei loro reciproci rapporti (cfr., anche D. M. Balme
H. Granger
16
e G. Galluzzo
17
): (1) Top. (IV-VI) e Cat. (1-9): genere e differenza non solo sono intesi come
elementi distinti ed irriducibili luno allaltra, ma come distinti per funzione logica. Nel metodo di divisione del
genere per opposte differenze, la stessa differenza (bipede) pu essere derivata da due generi non subalterni
(animale terrestre e animale volatile). Schematizzando la questione, vi si sosterrebbe che: (i) solo il genere si
predica hen to ti esti (Top. I.5,102a31-35, VI.5,142b22-29). Solo il genere sarebbe incorporato nellessenza della
cosa poich esprime il che cos della specie in cui la cosa ricade. Al contrario, la differenza non vanta questo modo
di predicazione ed esprime piuttosto una qualit (Top. IV.2,122b16-17, VI.6,144a17-19, 144a20-23). (ii) Visto che
la differenza non pu appartenere alla specie si esclude il caso di una sua identificazione con laccidente
rimarcandone la natura di determinazione qualitativa del genere, utile a restringere la classe di entit significate
dal genere stesso. Questa differenza della differenza utile per non farne qualcosa di simile ai generi intermedi: la
differenza, infatti, ci grazie a cui il genere pu essere diviso, ma in nessun caso si identifica con il risultato della
divisione (bipede ci in cui animale si divide ma non il risultato della divisione, altrimenti lestensione della
classe bipede verrebbe del tutto impropriamente a coincidere con lestensione della classe uomo. E, ancora in questa
direzione, la differenza non partecipa del genere e il genere non si predica della differenza). Questa fase
corrisponderebbe ad una parziale accettazione dei metodi diairetici accademici, rispetto alla quale il metodo
dellHA presenta complicazioni notevoli in quanto non sembra usare in modo tecnico i metodi dicotomici, n
perseguire un ideale di classificazione.
(2) Top. VII.3-5 e An. Post. I.22: si accetta ci che in (1) si era negato, ovvero genere e differenza, pur

16
H. Granger, The Differentia and the Per Se Accident in Aristotle, in Archiv fr Geschichte der Philosophie, 63, (1981)
pp.118-129.
17
G. Galluzzo, Aristotele e Tommaso dAquino sul problema dellunit della definizione, in Documenti e studi sulla
tradizione filosofica medievale, 13, (2002), 137-191.
16
rimanendo elementi distinti, possono essere omogenei per comportamento logico. Tra i predicati essenziali che
dicono il che cos di qualcosa, la differenza viene maggiormente parificata al genere in modo da stemperare la
natura qualitativa della differenza. In An. Post. I.22, 83a39-b3 si sostiene che il genere (animale) si predica della
differenza (bipede) e, dato il contesto vertente sulle predicazioni essenziali, si pu interpretare il passo come
laffermazione del modo (essenziale) in cui il genere si predica ed entra nella definizione dellindividuo.
Ovviamente, qui la differenza partecipa del genere: se consideriamo lespressione bipede come equivalente, sul
piano semantico, dellespressione animale bipede la differenza partecipa del genere in quanto bipede (la differenza)
essenzialmente - significa, potremmo dire in termini moderni - animale (il genere). Va notato che questa fase
corrisponde ad una critica serrata nei confronti della dicotomia platonica, principalmente in merito al fatto che
essa si fonda su una petizione di principio. Essa infatti cerca di fondare lelemento dimostrativo della catena
dicotomica sul suo stesso ordine (An. Post. II.5,91b28-32). La divisione, se intesa al modo degli accademici, non
giungerebbe mai allessenza, accontentandosi soltanto di una proposizione disgiuntiva che riassume le differenza
(An. Pr. I.31,46b10-15) e, punto ancora peggiore, assume ci che in ultima analisi si propone di provare (An. Pr.
I.31,46a33; An. Post. II.15,91b14-20). Il primo approccio rischiava di parificare fin troppo le nozioni di accidente e
di differenza specifica: a titolo di suggerimento se ne potrebbe circoscrivere la validit a quei contesti in cui la
distinzione assume una minima rilevanza o, per lo meno, rilevanza inferiore rispetto ad altri criteri.
Intendo dire questo: se la differenza bipede viene ridotta ad un mero aspetto qualitativo del genere, la relazione
tra genere e differenza diviene assimilabile a quella, di natura logica (ed accidentale) tra soggetto e propriet.
Considerazioni circoscritte a quello che si qui inteso come piano logico delle indagini aristoteliche sarebbero
ambiti in cui le posizioni al punto (1) potrebbero essere valide. Nel momento in cui, invece, la specie diviene un
oggetto ontologico rilevante (a guisa di un individuo di secondo ordine rispetto ai particolari, ovvero gli individui
di primo ordine e pi basilari), allora la specie non pu essere intesa n come determinazione accidentale men
che meno come unit accidentale. Insomma, ancora una volta il passaggio dal piano logico ad uno sostantivo,
incorporando una riqualificazione metafisica di alcuni termini chiave in Aristotele, rende necessaria una
riqualificazione semantica, funzionale allindagine da svolgere, cui segue lintroduzione di principi e criteri distinti
nella ricerca. Il punto nevralgico della questione potrebbe essere il seguente: neppure il secondo approccio, da
solo, offre una sicura soluzione al problema dellunit della definizione. A meno di non giocare la carta di qualche
necessit a priori, anche se il genere e la differenza sono intesi come predicati essenziali nella definizione della
specie non vi alcuna garanzia che da questa somma (logica) si formi una unit che rispecchi quella esibita dalla
specie. Spetta a Metaph. Zeta spiegare come e a quali condizioni il genere potr essere ridotto sul piano ontologico e
riassorbito sul piano logico nella differenza.

2.1- La definizione nella Metafisica
2.1.1- La scomparsa del genere
Diamo anzitutto uno schema di Metaph. Z.12:
(a) in una prima sezione (1037b8-27) dopo una breve presentazione del problema, si criticano e rifiutano
alcune soluzioni ed alcune possibili spiegazioni dellunit della definizione dati dal modello della
sostanza e delle sue affezioni da cui si deriverebbe ununit accidentale da un lato (valgono i requisiti
17
logici posti in Z.4-5), e dal modello dellunit per partecipazione del genere alle sue differenze
dallaltro
18
.
(b) In una sezione successiva (1037b27-1038a9) si enuncia la soluzione al problema, ottenuta in due
momenti successivi nello sviluppo dellargomentazione: (1) in ogni definizione, la serie di differenze
che ai aggiunge al genere pu essere ridotta ad una differenza soltanto. (2) Si pu eliminare il genere in
modo da ottenere una definizione che si esaurisca nella differenza ultima. Su questo punto, si pu dare
la seguente parafrasi del ragionamento aristotelico: o il genere semplicemente non esiste al di l delle
sue determinazioni e, in questo modo, il problema stesso dellunit della definizione cadrebbe
oppure il genere esiste meramente come materia. Ci comporta che ad esso sia assegnata unesistenza
potenziale ed indeterminata, attualizzabile sono attraverso la determinazione conferita dalla differenza.
Si suppone, dunque, che genere e differenza siano in qualche modo assimilabili a materia e forma, non
se ne fonda rigorosamente la coincidenza.
(c) Nella sezione finale (1038a9-35) si mostra come la validit della soluzione proposta dipenda, in larga
misura, dalla correttezza del procedimento di divisione adottato. Accanto a questo, si intende fondare
lunit della definizione sul fatto che essa si risolve nella differenza ultima, che non altro se non la
sostanza e leidos della cosa che si deve definire.

Lincipit del capitolo ne circoscrive gli intenti. Aristotele intende far passare di livello le conclusioni raggiunte negli
An. Post. in merito al problema di cui si detto nel paragrafo precedente: perch ununit ci che viene
formulato in un discorso che chiamiamo definizione? Quando diciamo che la definizione di uomo animale-
bipede, perch animale-bipede ununit? Dopo un esame critico del metodo partecipativo se assunto come
strumento per la comprensione dellunit del definito (1037b8-27), Aristotele si serve del metodo diairetico per
rispondere ai problemi in precedenza sollevati (1037b27-1038a5).
Allesigenza di criticare il meccanismo partecipativo come soluzione valida ed efficace al problema dellunit
del definito si accompagna un tentativo di rispondere alla questione dellunit, questione mediata dallesigenza di
sfruttare in ogni modo il metodo diairetico, pur lasciando aperta la possibilit di utilizzare altre soluzioni. Credo che
nelle intenzioni di Aristotele il punto fosse il seguente: la diairesi o almeno la dicotomia non deve mai
appoggiarsi ad una metafisica sottostante che si ponga come ultimativa nella resa della realt (per questo motivo
il metodo diaretico non pu mai essere un metodo di scoperta e di dimostrazione). Il che coerente con il tema
fondamentale in Z.12, ossia lanalisi del meccanismo metafisico di base che consenta allo scienziato di risalire al

18
Questa sezione indubbiamente problematica in quanto non immediatamente perspicuo il concetto di partecipazione che
Aristotele ha in mente e come questo possa essere messo in relazione con lunit accidentale appena trattata. Credo si possa
supporre che il termine sia usato nel senso tecnico con cui usato nei Topici (anche Frede-Patzig (Aristoteles Metaphysik Z,
C.H. Becksche Verlags buchhandlung (Oskar Beck), Mnchen 1988, trad. di N. Scotti Muth, Il libro Z della Metafisica di
Aristotele, Vita e Pensiero, Milano 2001): il concetto di partecipazione consiste nel poter applicare al partecipante il concetto
del partecipato: Top. IV.1,121a11-12). Frede-Patzig precisano che luomo partecipa dellanimale in quanto le caratteristiche
dellanimale sono proprie anche delluomo, mentre non vale la relazione inversa. Se si accetta questa premessa, allora il
ragionamento potrebbe essere il seguente: il genere pu accogliere la definizione delle differenze appunto perch partecipa
di esse. Pur essendo diviso in varie specie dalle differenze contrarie, il genere mantiene la medesima relazione con ciascuna
delle sue differenze e per questo dovrebbe partecipare di esse. Ma ci impossibile perch il genere non pu
simultaneamente accogliere la definizione di differenze contrarie (1038b18-21). In questi termini, dunque, verrebbe distinta
lunit per partecipazione dallunit accidentale. Una lettura alternativa fatta propria da Ross (Aristotles Metaphysics, revised
text, introduction and commentary by W.D. Ross, Clarendon Press, Oxford 1924, ad loc.) secondo cui il termine partecipare va
inteso in senso non tecnico, applicabile a tutti i casi in cui un soggetto gode di una propriet: Ross intende far fronte a
queste difficolt supponendo che [] attributo e partecipazione, vengano qui impiegati come sinonimi, e si fa forte di ci
con un rimando a Z.4,1030a13-14. Non per affatto certo che il significato ivi attribuito a pathos e metoche sia equivalente
[] E anche se Ross avesse ragione, rimarrebbe pur sempre la difficolt che, secondo la sua interpretazione, Aristotele
applicherebbe il modello ousia-attributi anche allunit delloggetto della definizione e si vedrebbe ostacolato a fare ci
solamente dal fatto che, nel caso di animale bipede tale relazione non sussiste - e anche se sussistesse, il caso di differenze
multiple provocherebbe comunque delle difficolt insormontabili di altro tipo. Ma, siccome Aristotele, come si pu evincere
dalla parte restante del capitolo, intende promuovere fra genere e differenza una relazione molto pi stretta che fra ousia e
attributi, questa interpretazione non risulta comunque convincente, (Frede-Patzig 2001: p. 377). Luso invocato da Ross
senzaltro pi vicino a quello presente in H.6, tuttavia si pu aggiungere che questa lettura comporterebbe per il genere una
sorta di reificazione venendo assimilato a qualcosa di concreto secondo una procedura sottesa a molte delle
argomentazioni di Z.14 ed in linea con la concezione platonica del genere. In questo senso, forse, agli occhi di Ross il
modello per partecipazione sarebbe ottenuto per generalizzazione rispetto a quello dellunit accidentale, tuttavia non senza
pesanti concessioni al platonismo.
18
primo principio, quel principio che spiega la costituzione delle cose e che al tempo stesso il principio delle
dimostrazioni. Non sembra qui in questione la possibilit di usare o meno la diairesi per giungere a questo
principio; invece in questione il rigetto di quelle posizioni che giustificano luso di questa procedura
appellandosi a ragioni attinenti ad una fondazione metafisica interna alla procedura stessa.
Tutta la sezione iniziale pu essere interpretata alla luce di quanto si ora detto. Vale la pena di soffermarsi su
un punto. La mossa iniziale di Aristotele porsi il problema dellunit di animale-bipede confrontando animale e
bipede con i due termini che formano il composto accidentale uomo bianco. A questo punto non ci si deve far
fuorviare. Aristotele sembra voler percorrere la via delle Categorie per giungere ad una soluzione del problema:
dice infatti che, se lesempio fosse assimilabile al caso di uomo e di bianco, essi sarebbero molti e non uno in
quanto solo linerenza del bianco alluomo e la correlativa posizione di uomo come soggetto, giustificano lunit
della coppia di termini. Ma non sta dicendo questo per mostrare che in qualche modo esiste una soluzione al
problema dellunit della definizione nellontologia categoriale e che da questa bene cominciare. noto che la
differenza sfugge alle catene di inerenza e di predicazione: correlare la differenza di un soggetto alla qualit di un
soggetto una mossa non molto astuta se lontologia di riferimento resta quella delle Categorie. Il richiamo alla
differenza non pu che avere un significato metafisico: invero, poco dopo si introduce il concetto di partecipazione
il genere non sembra partecipare delle differenze (1037b18) che indubbiamente il retaggio platonico su cui
viene operato quel rovesciamento che genera il concetto stesso di inerenza. Linerenza linverso della
partecipazione. Affiancare il caso delluomo bianco a quello dellanimale bipede significa aprire uno spazio logico per
far confluire implicitamente i risultati degli An. Post. nel dettato metafisico, in perfetto accordo con la
dichiarazione iniziale. Una definizione per molte differenze dotato di piedi, bipede, implume, etc. uno dei
risultati di cui si deve vagliare la coerenza sul piano metafisico proprio in termini di unit.
Detto ci, la sezione centrale quella per noi costruttiva. Avere piedi indubbiamente una differenza di
animale; nel procedimento di divisione la differenza successiva deve essere una differenza dellanimale che ha piedi
in quanto ha piedi e per questo qualunque affermazione sugli animali di questo tipo deve necessariamente essere
riferita ed implicare il possesso dei piedi (dire che alcuni sono piumati mentre altri sono implumi non sarebbe per
nulla informativo). Si dovr opportunamente dividere la classe dei dotati di piedi in animali con le dita separate e
animali con le dita unite perch queste sono differenze del piede. Questa procedura andr ripetuta fino a quando
non si incorrer nella differenza ultima: cosa avremmo ottenuto? Un numero di specie di piede proporzionale alle
differenze riscontrabili in natura, e tante specie di animali forniti di piede quanti saranno le differenze. Lultima
differenza proprio la sostanza della cosa e ne costituisce la definizione, a meno di non incappare in inutili e
ridondanti ripetizioni.
La definizione cos intesa formata da un genere e da una differenza, ma il genere non pu essere inteso come
elemento indipendente - essendo in certa misura la materia che, proprio ad opera della differenza, individua la
specie. Sostenere che il genere non un elemento eterogeneo rispetto alle differenze implica che la differenza
atta a dividere il genere sia una specificazione di quella differenza che costitutiva del genere stesso. Come si
detto, nel genere dei viventi dotati di piedi, lessere bipede si pone come differenza proprio perch contiene gi in
s lelemento identificante del genere: avere i piedi. La differenza ultima, racchiudendo il continuum delle
differenze che si diparte dal genere (che in questa implicato), sar la sostanza della cosa in quanto ne costituisce
19
la definizione. Sul piano teorico, solo considerando le molteplici differenze in potenza nel genere primo sar
possibile ottenere una definizione per singola differenza. Anche in questo contesto si rende evidente lesistenza
di una definizione delluniversale senza per questo dover concludere che anche loggetto della definizione sia
universale (il genere (animale) pu infatti corrispondere alla considerazione in universale del sortale di base).
Abbiamo una nozione non pi primitiva di universale, in modo da articolare quella stipulazione di partenza che
viene enunciata in An. Post. I.4, 73b26-27: con universale si intende quel predicato che appartiene ad un soggetto
in ogni caso, in se stesso ed in quanto tale. Identificare le relazioni coestensive tra differenze che scaturiscono dalle
divisioni significa identificare immediatamente gruppi di soggetti che esibiscono quelle differenze: questo stesso
processo non altro che una progressiva restrizione operata allinterno di classi di predicati universali, restrizione
che pu essere come un progressivo avvicinamento alle determinazioni essenziali che dicono la sostanza nella sua
determinatezza come ha rilevato J. G. Lennox (2001) questo tipo di procedura primariamente allopera
nellHA. Poniamo di dover analizzare il genere naturale degli uccelli: piume, becco, ali piumate sono tutti
caratteri propri (PA IV.12, 692b10-693a26) che possono essere intesi come universali commisurati del genere
rispetto ai quali lessere sanguigni, alati e capaci di volare sono tutte determinazioni di pi ampia estensione che
rientrano parimenti nellessenza di uccello sottoforma di una particolare combinazione (An. post. II.13, 96a24-b14).
Invero, proprio questa combinazione di determinazioni nellessenza delluccello in quanto uccello che ne
necessita la peculiare forma dellessere-bipede. Come ha rilevato J. G. Lennox, tra universali commisurati vi una
priorit esplicativa di modo che alcune determinazioni debbano ritenersi basilari sul piano scientifico, nel senso
che sono cause delle altre. A partire da queste, infatti, prende il via quellarticolazione continua che esprime
lessenza degli organismi e che trova pieno riscontro nel discorso definitorio. Alcune caratteristiche, modi di vita,
attivit possono pienamente identificarsi con lessenza degli uccelli in generale: altre caratteristiche universali
invece, come essere-bipede, possono essere spiegate come conseguenze di una combinazione ponderata di
caratteristiche essenziali: la coordinazione di strutture che possono essere spiegate sulla base di una variet di
funzioni richieste dal modo di vita ad essi proprio conduce alla scoperta di vari livelli di universalit, abitati da
altrettante determinazioni, che sono comuni ad ogni membro della specie.
Lidea di fondo sembra essere la seguente: la definizione data dal modello genere + differenza. Poniamo di
avere un genere G e una serie di differenze D1, D2 Dn: anche questa definizione riducibile alla forma un
genere e una differenza. In generale, aggiungendo via via differenze al genere di partenza possibile ottenere generi
subordinati: nel nostro caso saranno generi subordinati di G sia (G + D1) che (G + D1 + D2), etc.. Sar allora
possibile considerare come un unico genere lespressione ottenuta aggiungendo al genere G iniziale tutte le
differenze meno lultima, considerando cio (G + D1, D2 , Dn - 1) come un genere unico e la differenza Dn come
lunica differenza incorporabile dalla definizione. Il fatto che questa differenza ultima sia la forma riposa su una
considerazione di ordine pi generale, che si connette con il secondo obiettivo di questa sezione: mostrare
leliminabilit del genere. Solo in questo modo le essenze particolari possono essere colte da una definizione per
genere e differenza: deve procedere in modo non-dicotomico, nel senso che deve applicare una molteplicit di
tagli da cui ottenere molte differenze, e queste differenze saranno comprese in modo disgiuntivo nella formula
definitoria dellessenza. Nella differenza incorporata nelle definizioni si pu leggere la forma o essenza in
universale della cosa (la connessione con la nota dottrina del sinolo in universale sembra evidente). E nel genere la
20
materia che, in senso assoluto, non gode di esistenza separata al di l delle specie ma, semmai, il sostrato delle
differenze. Z.12 offre dunque un modello semplificato di definizione in cui la differenza ultima corrisponde alla
fissazione della specie (questa idea la devo a J. G. Lennox 1987): aggiungo che esso presentato come tale anche
in virt dellintenzione confutatoria in cui inserito. Nella definizione non ci pu essere ununica differenza. Le
differenze rilevanti per la definizione saranno determinate dallappartenenza pi o meno necessaria ad
un genere e dalle variazioni accidentali permesse dalla materia dellindividuo bisogna infatti fissare i generi
delle differenze che saranno i principi dellessere (Metaph. H.2,1042b30-31).
Riassumiamo i termini concettuali della questione. Un gatto e unaquila sono diversi per specie. Dunque di
essi vi unidentit di genere ma presentano una contrariet e sono indivisibili (Metaph. I.8, 1057b35-36). Il
genere (che lingrediente materiale della specie, il sostrato in cui le differenze si realizzano) rende possibile la
differenza per specie di modo che il gatto sia di per s un animale di un tipo differente dal modo in cui laquila
di per s un animale. Ci che diverso per specie pu esserlo se e solo se fa capo ad una modificazione intrinseca
del genere (in termini di grado ed intensione) esprimentesi in termini di contrariet (o differenza perfetta),
ponendosi altres alla base delle procedure di divisione del genere: la contrariet pedestre-alato tale da dividere il
genere animale in specie distinte. Ma solo le contrariet contenute nella forma sono in grado di operare questa
divisione (Metaph. I.9,1058a37-b3): la bianchezza e la nerezza, ad esempio, sono propriet della materia e non
vanno incluse nelle differenze di specie. Non tutte le contrariet, dunque, sono differenze specifiche, poich in
molti casi sussistono contrariet anche tra gli intermedi, mentre a noi interessa focalizzare la prima contrariet
che si ha tra termini incomposti; occorre pertanto giungere a determinazioni contrarie indivisibili e la forma
costituisce lultimo indivisibile. alla luce della forma, infatti, che possiamo sciogliere laporia data dal fatto che
alcuni contrari costituiscono una differenza specifica (come il pedestre e lalato), altri no (come la bianchezza e la
nerezza (1058a35-36). Pedestre e alato sono contrariet contenute nella forma in quanto gatto e uccello sono i
risultati ultimi della differenziazione non accidentale del genere. La differenza quindi posta in una serie
predicativa diversa dai generi e dalle specie ma, se intersecata con questa, fornisce un ulteriore criterio per
distinguere le specie dai generi. Lordine delle differenze corrisponde allordine delle parti strutturali del soggetto
che si riportano alla forma.
Esiste un altro metodo per fissare la specie? PA I.3,642b24-643a7 offre un metodo che tende ad incorporare i
risultati logici di Z.12 allinterno di unanalisi di strutture viventi dotate di unessenza
19
. Lesempio aristotelico questo:
la divisione alato/non alato d origine a molte specie in ognuno dei due rami della definizione e individua lo stesso
animale in entrambe le colonne la formica e la lucciola. Tra gli alati, infatti, abbiamo differenze connesse al
possesso o alla mancanza delle ali, dunque di una parte. Dallaltro, invece, abbiamo una pluralit di specie
individuate solo mediante una generica determinazione privativa (non alato pu includere un soggetto qualsiasi).
Visto che una privazione in nessun caso pu fungere da differenza, rispetto a Z.12, qui non sar una differenza a
connotare una specie in quanto pi ampia della specie stessa (An. Post. II.3, 96a20-b14). Come si accennato, in PA
I.3, 642b24-643a7 la differenza viene pensata come coestensiva al genere primo e, per questo, pu includere
determinazioni appartenenti anche ad altri generi (lucciole e formiche, ad esempio). Questo modello a differenza

19
D. M. Balme (1987: p.304) sembra concludere nello stesso modo: Z.12 is not necessarily opposed to, nor attacked by, the
critique in PA I, for the analysis in Z.12 can be read as a skeleton illustration aimed at the same conclusion, that the final
differentia imports its predecessors together with the genus and so presents a unified definition.
21
multipla ci dice soltanto che nella procedura dicotomica che termina nella lucciola non ci debba mai essere il
genere formica come classe sovraordinata in grado di includere non alato come differenza. Questa procedura riceve
una qualidficazione metafisica immediata. Le differenze specifiche sono basate sulla forma in quanto sono
strutture definizionali che esprimono la presenza (o la conformazione) di strutture anomeomere dellanimale: la
differenza, invece, la forma nella materia. Non vi infatti senza materia alcuna parte di animale, ma neppure
materia soltanto: infatti, quale che sia la sua condizione, un corpo non sar mai animale n alcuna delle sue parti,
come spesso si detto (PA I.3, 643a24-27). Le differenze basate sulle parti non sono solo un tipo di differenze: il
PA mostra come mostra solo alcune determinazioni (esemplificate dal camuso) possono essere confuse con una
differenza specifica. E questo avviene perch le differenze specifiche sono per lo pi differenze delle parti
anomeomere.

2.1.2- La sede strutturale della definizione
Abbiamo detto che lordine delle differenze corrisponde allordine delle parti strutturali del soggetto che si
riportano alla forma. Resta da chiarire in base a quali criteri questi ordini coincidano. Tali criteri sono di due
ordini: biologici e metafisici. Vediamoli nellordine. (I) La descrizione della formazione delle parti dellanimale
nellembriogenesi sessuata e vivipara contenuta principalmente nel capitolo quarto del secondo libro del GA
dimostra che il cuore la prima parte che si forma in ordine di tempo per quanto nellembriogenesi lordine
temporale non coincida con quello teleologico/strutturale: essa si pone come principio dal quale
progressivamente si sviluppano le altre parti, tanto quelle omogenee che disomogenee (GA II.4, 740a7-19).
Inizialmente un mero coagulo sanguigno e fa da chiave di volta tra la riproduzione e la nutrizione
dellembrione, dato che la materia sanguigna sulla quale agisce il seme la stessa da cui si forma il cuore
(GA II.4, 740b6-741a2). In quanto principio di movimento il cuore si forma per primo, mentre in quanto parte
dellorganismo compiuto si forma insieme con esso (dunque insieme allintero) spesso, infatti, il cuore viene
definito come un vivente nel vivente (PA III.4, 666a15-b17; MA 11, 703b20-26) ed al cuore che, in quanto
parte principale, fa capo lordinamento anomeomero e strutturale del vivente. Una fondazione metafisica
dellevidenza embriogenetica si trova nel celebre passo di Metaph. Z.10 (II):

esistono alcune parti che sono insieme (:.i :: ii) [scil. al composto di materia e forma], e sono quelle principali e in
cui primariamente la definizione e la sostanza sono (ci su.i si. : . v.. `,; si. uc.i): ad esempio,
pu trattarsi del cuore o del cervello: non fa infatti alcuna differenza che si tratti dell'uno piuttosto che dell'altro. Luomo, il
cavallo e le altre cose che in questo modo si riferiscono a individui, ma sono universali, non sono sostanze, ma composti
determinati di questa definizione e di questa materia, prese in universale (cu` . :s u:. u `,u si. c:.
; u`; .; si)`u): lindividuo, per esempio Socrate, costituito ormai dalla materia ultima, e analogamente si pu
dire delle altre cose (Metaph. Z.10, 1035b25-31)
20
.

20
Per unanalisi completa del capitolo mi permetto di rinviare a A. Arci, Lorizzonte del vivente. Individui, parti e sostanze in
Aristotele, Tangram Edizioni Scientifiche, Trento, 2011. Mi limito ad alcune considerazioni generali. Seguendo la Mappa di
M. Burnyeat (M. Burnyeat, A Map of Metaphysics Zeta, Mathesis Publications Inc., Pittsburgh, 2001), dal punto di vista pi
generale la collocazione dei capitoli 10-11 nella linea argomentativa di Zeta rappresenta una ripresa, ad un livello dindagine
sostantivo, del problema logico dellessenza trattato in Z.4-6: si tratta di esaminare la struttura intrinseca dellessenza per come
essa riflessa a livello conoscitivo nella forma acquisita dalla definizione. La complessit del libro Zeta della Metafisica
studiata da M. Burnyeat mediante una distinzione, interna ad ogni capitolo del libro, tra un piano logico ed uno metafisico o
sostantivo della ricerca. Con livello logico di analisi Burnyeat non intende attribuire ad Aristotele di un ambito di indagine
filosofica che sia in qualche modo avvicinabile alle moderne teorie logiche dellinferenza. Intende invece quel livello
preliminare di indagine, in cui non compare la dottrina ilemorfica e da cui lousiologia prende le mosse. In analogia a quanto
accade nella Physica in cui lindagine mette capo alla natura intesa come principio interno alle sostanze, questo livello culmina
sempre nel riconoscimento della forma come principio primo dellessere delle sostanze: for the aim of Aristotles
procedure is show that each of his four starting points leads independently to the same conclusion: substantial
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Ciascuna parte pu essere considerata a ciascun livello in cui si struttura il composto (sia esso omeomero che
anomeomero): ci che essenziale fare focalizzare quel livello per cui una parte rientra nell'identit del tutto.
Per giungere a questo punto in Z.10 Aristotele compie un percorso abbastanza tortuoso in cui uno dei punti
nevralgici dato dallapplicazione del noto principio di omonimia. Tale principio viene espresso mediante
esemplificazioni geometriche e biologiche: il fatto che la linea, divisa nelle semirette, perisca e che luomo, diviso
in ossa, carni e nervi, perisca, non comporta che la linea e luomo siano composti da queste cose, in quanto parti
della sostanza, ma come da materia, ed esse sono parti del sinolo, non sono parti della forma e di ci di cui c
definizione: perci non figurano nelle definizioni (Z.10, 1035a17-22). Nel momento in cui sono staccate dal
tutto, alcune parti sono tali solo per omonimia un occhio di vetro o dipinto sono tali sono per omonimia (De
anima II.1, 20-22). Su basi ilemorfiche sarebbe lecito pensare che tanto la forma del dito che del cuore possano, al
medesimo titolo, rientrare nella definizione del tutto. E questo vero nella misura in cui lanalisi ilemorfica delle
parti porta sempre alla stessa forma che quella del tutto.
Se invece consideriamo il tutto a differenti livelli ponendolo o come composto di materia e forma o come
forma soltanto possiamo studiare i rapporti di anteriorit e posteriorit tra le parti (e il tutto) in modo da
integrare lanalisi ilemorfica e completarla con gli strumenti della mereologia. Solo selezionando lordine di
anteriorit e posteriorit proprio del tutto potremmo giungere a menzionare nella definizione solo quelle parti
che sono insieme al tutto e che, per questo, sono prime rispetto a tutte le altre che da queste dipendono. La
conclusione dellanalisi di questi rapporti la seguente: tutte quelle che sono parti in quanto materia, e nelle quali
le cose si dividono in quanto materia, sono posteriori, e quelle che sono parte della definizione e della sostanza
secondo la definizione, sono o tutte o alcune, anteriori (Z.10, 1035b11-14). Esistono parti del tutto in quanto
composto di materia e forma e parti del tutto in quanto forma: ciascuna parte, sia essa zampa o cuore, pu essere
intesa come formale o materiale; ci nonostante, le parti possono rientrare nella definizione se e solo se
condividono con il tutto un aspetto formale, che ci che deve rientrare nella definizione (seguendo
lesemplificazione arte fattuale, della statua intesa secondo la forma il bronzo non fa parte, della statua intesa
come composto di materia e forma in un certo senso fa parte: Z.10, 1035a2-9).
Ma isolare una parte che insieme al tutto significa superare i limiti dellanalisi ilemorfica. In generale se
consideriamo il gatto Robespierre lanalisi ilemorfica ci dice che, in quanto sinolo, le sue parti rientrano nella
definizione se esibiscono un aspetto formale. Una zampa ha una funzione, un aspetto formale, dunque perch

being is form, M. Burnyeat (2001: pp.4-5). Lo studioso ne spiega il significato in riferimento al terzo senso rintracciato da
Simplicio: at Physics III 3.202a21-22, Aristotle raises a logical puzzle (ajporivan logikhvn) about the identity of action and
passion. In his commentary on the passage Simplicius offers three possible meanings for this use of the word logical (in
Phys. 440.19-441.2). Aristotle might mean (1) that the puzzle is based on reputable premises; (2) that is persuasiveness, like
that of Zenos refutations of motion, is a matter of argument alone, without support in empirical fact; or (3) that it proceeds
from generalities rather than from principles peculiar and appropriate to the subject M. Burnyeat (2001: p.19). Il livello
logico di indagine (di natura preliminare, inteso come sgrossatura dei problemi) in cui si collocherebbe lo stesso Organon,
ospita le istanze maggiormente critiche nei confronti della dottrina delle Forme platoniche. Il livello metafisico
viene dunque contraddistinto dallanalisi ilemorfica, la quale porta con s lapparato esplicativo e causale della
scienza aristotelica, il cui fulcro dato da Z.3: sono qui distinti i diversi modi, o specificazioni logiche (tre o quattro a
seconda delle letture che distinguono o identificano il genere con luniversale) in cui si dice la sostanza, e sono dunque aperte
le tre linee argomentative che strutturano il seguito del libro: (A1) Z.3: la sostanza come soggetto (A2) Z.4-6, 10-11: la
sostanza come essenza (A3) Z.13-16: sostanza come genere o universale. Per quanto alla fine siano convergenti, si tratta di
direzioni concettualmente indipendenti e parallele, rispetto alle quali Z.3 ha il compito di fissare univocamente loggetto
della ricerca: la sostanza sensibile. Una linea di indagine (B) sarebbe poi dedicata alla sostanza come causa e principio, e alla
natura come forma (Metaph. Z.17), la cui tematizzazione apre la strada al livello metafisicamente ultimativo della potenza e
dellatto. A queste sezioni si aggiungono dei paragrafi che contengono inserzioni posteriori di argomenti affini. Quella
concernente il tema della sinonimia della forma nel corso dei mutamenti (lidentit processuale della sostanza, Z.7-9), e
quella relativa al problema dellunit della definizione di Z.12, lasciato in Z irrisolto, in quanto una sua piena soluzione si
trover solo in H.6.
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non dovrebbe essere inclusa nella definizione? La componente formale della zampa sembra infatti indistinguibile
da quella della totalit: la zampa amputata resta tale solo per omonimia mentre il gatto resta in vita. La forma
della zampa viene ad essere difficilmente distinguibile dalla forma del tutto. Come distinguerle? Dato che le parti
del gatto condividono la stessa forma solo con lintroduzione di una parte principale e pi necessaria delle altre
potremmo subordinare le forme delle altre parti a questa. Aristotele sembra optare proprio per questa strategia.
Lordine di anteriorit e posteriorit governato ed indirizzato teleologicamente dalla forma del tutto che non si
distingue dalla forma della parte che per prima viene ad essere: il cuore. Non sorprende, dunque, che la definizione
del gatto Robespierre possa essere la definizione della sua parte principale, dato che essa insieme al tutto, ed
su di essa che si stabilisce una gerarchia di essenzialit e di accidentalit per le altre parti. Definire una sostanza
significa dunque dischiudere il soggetto a partire da una parte centrale facendo emergere quellordine di
anteriorit e posteriorit tra le sue parti che corrisponde allordine che si d nei processi embriogenetici.
La parte centrale ci in cui per primo o primariamente la definizione . Significa che la stessa definizione si
articola internamente in ciascuna delle parti che costituiscono assetti complessivi della sostanza e articolazioni
interne della parte centrale. I generi e le specie del soggetto sono dunque dati da propriet strutturali
dellindividuo e sono situabili a diversi livelli della sua architettura complessiva, ciascuno dei quali corrisponde ad
un livello logico di generalit: fermarsi a una certa organizzazione strutturale (o formale) significa considerare
lindividuo di partenza in universale fino a quel punto preciso della sua architettura interna. Le condizioni di
persistenza delle sostanze possono essere fatte dipendere da quella parte che pu essere posta sullo
stesso livello del tutto, in quanto sede dellidentit e dellessenza. Detto altrimenti, deve esserci una
matrice della sostanzialit e dellidentit nei viventi, matrice legata a quella parte in cui risiede la
definizione dellanimale e che si mantiene in tutti i livelli in cui si struttura lindividuo, da quelli
relativamente materiali a quelli formali. Questa matrice data dal cuore. Esso fa parte del bagaglio formale
che ogni forma vivente possiede: nutrizione/generazione, percezione e movimento, ed in essa la forma diviene la
regola del sistema dei rapporti tra di esse.
Ora, come definire il gatto Robespierre? La prima parte della definizione corrisponder alla prima parte
dellanimale, il cuore. Le altre parti rientreranno nella definizione come articolazioni formali (su differenti livelli)
della parte centrale. Nella definizione compariranno solo le parti subordinate al cuore considerate per s. Il fatto
dunque che la forma del tutto effettivamente coincide con la forma di una parte implica che la menzione delle
(forme delle) parti nella definizione necessaria, pena la mancata focalizzazione del soggetto che si tratta di
definire. La prima parte della definizione corrisponder alla prima parte (centrale) della cosa. Tutte le altre parti
non sono assieme al tutto, dunque i loro processi di generazione e corruzione sono disgiunti da quelli del tutto (e
tanto pi disgiunti quanto pi subordinata la parte). Lamputazione di una zampa indubbiamente un processo
di corruzione per un gatto, tuttavia non ne compromette lidentit: la forma della zampa non corrisponde
immediatamente a una propriet strutturale presente nella definizione del tutto (come invece accade per la parte
centrale), ma richiede una mediazione data dal vincolo posto dalle parti preordinate. La zampa ha una forma ed
una materia propria, in quanto zampa, ma rientrer nella definizione del gatto solo subordinatamente alle altre
sue parti, con la qualificazione che ne discende: come zampa-del-gatto. La prima differenza data dalla parte
centrale che una propriet strutturale del tutto, mentre le parti successive sono forme che esemplificano le
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differenze individuali interne a ciascuna specie. Le (forme delle) parti sono ovviamente connesse tra loro
dallordine di anteriorit e posteriorit di cui si detto e che conduce ad una parte centrale.
Possiamo definire il gatto in riferimento al suo livello di strutturazione di base della parte centrale; in questo
caso diremmo che individuo dotato di cuore. Con questo attribuiamo al gatto il possesso di un principio
dellattivit treptica e di una sede della facolt sensitiva. A ciascun grado di articolazione abbiamo una
specificazione della variet delle determinazioni governate dal cuore, determinazioni semplici, la cui invarianza
garantisce la permanenza dellindividuo al mutamento. Appare chiaro che la nozione di dotato di cuore qui in gioco
viene a corrispondere alla considerazione in universale del livello di strutturazione base della parte principale, una
volta che in essa si sia isolata la determinazione essenziale rilevante essere vivente. Del gatto ci sar dunque
una definizione in quanto animale, in quanto mammifero viviparo, in quanto felino (e potremmo proseguire). In tutti
questi casi la definizione sar sempre di un individuo seppure in universale. Possiamo articolare ulteriormente i
caratteri che attribuiamo al nostro sortale rilevante salendo nella scala di generalit e tenendo fisse le parti
dellanima come punto di riferimento: il nostro gatto diviene un individuo dotato della capacit nutritiva che fa capo
alla capacit treptica e si svolge attraverso un medium (un liquido di trasporto come il sangue o un suo analogo);
un individuo dotato della capacit locomotiva, che si attua attraverso i movimenti di un sistema di parti regolato da
unarchitettura proto-strutturale (il sistema scheletrico); un individuo dotato di cinque sensi, etc.. La definizione
dessenza del gatto sempre definizione della natura e della forma del gatto individuale considerato in universale
(Metaph. Z.10, 1035b27-31).
Il carattere universale della definizione desunto poi dal fatto che essa deve essere valida per lintera
popolazione animale. Pi radicalmente, la definizione deve essere insieme delluniversale e dellindividuale. Ragioni
di carattere logico impongono di assumere che essa sia universale: senza la fissazione dei termini generici in
grado di condurci a descrizioni differenzianti di animali e piante sarebbe impossibile qualunque discorso sugli
animali e sulle piante. Invero, se con animale si intendesse solo un individuo la cui particolarit assoluta, di
animale non potremmo dire alcunch. Se lindividuo fosse fatto coincidere con il portatore di una propriet logica
particolare avremmo a che fare con un ente accidentale un kooky object dal quale non potremmo ricavare alcun
principio di permanenza nei mutamenti n di identit.

3- Conclusioni
Dallanalisi condotta sono emersi i seguenti punti. (1) In biologia la classificazione condotta sulla base di
considerazioni intensionali. In linea con i risultati degli studi pi recenti di D. M. Balme, J. G. Lennox e P.
Pellegrin, genere (genos) e specie (eidos), innanzitutto, non paiono associati n a livelli di generalit logica
(estensione) ben precisi n a rapporti fissi di inclusione logica: se c una logica cui i concetti rispondono si tratta
di una logica che necessita di operatori intensionali o modali, tali da rendere conto del rapporto sussistente tra le
parti della definizione del genere sulle parti della definizione della specie. Un genos un tipo che raccoglie
differenti forme, mentre un eidos una delle forme di un tipo; un grappolo i cui membri esibiscono le stesse
caratteristiche essenziali. Il genos in se stesso pu essere membro di un genos pi ampio che raccoglie gene analoghi:
similmente, un eidos pu essere divisibile in eide, in qual caso deve essere inteso come un genos rispetto ad essi.
Genos e eidos possono essere coestensivi poich si tratta di concetti analitici corrispondenti a ranghi definiti su
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base strutturale, non logica.
(2) Si detto che il corpus biologico non studia le specie ma le parti (moria) e le funzioni di queste parti: la
corretta divisione di un genos nelle sue eide pu solo essere applicata alle parti - ad esempio Aristotele divide in eide,
in accordo con il metodo che procede per determinazioni contrarie, il genos dei sanguigni (sangue puro, sangue
fibroso, sangue caldo, etc: PA IV.12, 693b13-15), e il vocabolario usato per la divisione delle parti ricorre a tutti i
contenuti logici dello schema concettuale genos-eidos. Di conseguenza, con il genos e leidos diamo un ordine alla
variazione dei caratteri esibita nel regno animale, ponendo dei limiti (ranges) alla loro variazione, dati dal fatto che
una certa variazione deve essere compatibile con la preservazione di una struttura, una parte. I limiti sono posti
tenendo via via fisse delle determinazioni, secondo un ordine di dipendenza strutturale da una parte pi
necessaria delle altre: queste determinazioni corrispondono alle differenze specifiche presenti nella definizione
della specie ed esprimono la presenza o la conformazione di una parte, a partire dalla parte centrale e necessaria
fino alle parti dipendenti pi contingenti. Primaria dunque la forma del soggetto totale e delle sue parti, da
questa dipende la differenza specifica; questo permette di definire le specie, entro la definizione delle quali il
genere rappresenta il range di variazione compatibile con la preservazione delle strutture preordinate, la differenza
rappresenta la conformazione di queste strutture che si prescelta come individuante una struttura dipendente.
(3) Si detto altres che genere e specie scandiscono lordine di variazione dei caratteri pi o meno necessari
allessere animale. Queste determinazioni corrispondono alle differenze specifiche presenti nella definizione della
specie; esprimono inoltre la presenza o la conformazione di una parte, a partire dalla parte centrale e necessaria
fino a giungere alle parti contingenti e meno necessarie. Primaria dunque la forma della parte centrale. Da
questa dipende la differenza specifica. Ci consente di definire le specie, ed entro queste definizioni che il
genere rappresenta il range di variazione compatibile con la preservazione delle strutture preordinate allessere
animale, mentre la differenza rappresenta la conformazione di queste strutture. Lordine delle strutture o parti
dellindividuo di partenza ci da cui dipende la possibilit stessa di istituire la colonna di predicazioni essenziali
nella categoria di sostanza. In conclusione, la fissazione della specie si ha con lindividuazione della differenza che
esprime la parte formale della parte centrale. Questa determinazione essenziale, quando intesa come differenza,
restringe lo spazio delle conformazioni possibili data una certa base strutturale necessaria: il genos rappresenta
questo spazio di variazione di sfondo rispetto alla differenza. Individuare le differenze esibite dalle parti significa
individuare gli elementi che rientrano nelle definizioni. Dato che la parte che insieme al tutto ci in cui
primariamente la definizione , il primariamente suggerisce che esista una continuit qualificata di elementi che
rientrano nelle definizioni, elementi che possono essere intesi a guisa di parti intese come articolazioni interne di
ci che insieme al tutto la psicologia del De anima e le indagini dei Parva Naturalia corroborano in toto questa
teoria metafisica, se si tiene presente che lanimale proprio definito mediante il possesso di una capacit vitale:
la percezione (. ,i i.c)c. ::. ..ci. .: De som. 1, 454b23-24).
In conclusione, con genos e eidos collochiamo lindividuo in un preciso livello rispetto ai raggruppamenti
naturali, mentre con lordine di anteriorit e posteriorit delle parti (intese come composte di materia e forma)
possiamo analizzare quello stesso individuo nel suo assetto strutturale e anomeomero. E tutto questo
essenziale per salvaguardare lanteriorit metafisica dellindividuo rispetto a qualunque operazione epistemica si
possa condurre su di esso. In nessun caso lidentit dellindividuo coincide con le chiavi diairetiche che ci
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permettono di giungere ad esso: lontologia degli individui non si risolve nellestensione degli insiemi che li
raccoglie ma anteriore a questa. Lanteriorit metafisica dellindividuo consente altres di dire che le relative
spiegazioni vadano condotte su livelli epistemici differenti quanto a generalit: ed qui, come si detto, che
interviene la mereologia della definizione. Un ultimo aspetto resta allora da dimostrare: per affermare che il pi e
il meno entrano nella definizione delle forme di un tipo dal momento che il tipo ricavato dalla considerazione in
universale di un sinolo di materia e forma dovremmo approfondire lunit di forma e materia in virt
dellattualit della forma di cui si tratta principalmente in Metaph. H.6. Ma su questo punto sar possibile
discutere solo in altra sede.

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