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Settecento strumentale

Sotto: J. Reynolds, Ritratto di Charles Burney. Bologna, Quadreria di G.B. Martini, Civico Museo Bibliografico Musicale

Strumenti a tastiera nellItalia del Settecento


Le impressioni di Charles Burney
di Cinzia Zuccarini
la Rivoluzione). Prima di giungere in Italia, Burney aveva avuto modo di ascoltare M. Balbastre, celebre organista e clavicembalista, che gli aveva mostrato il suo clavicembalo Ruckers, recante allesterno la raffigurazione della nascita di Venere e allinterno lillustrazione della storia dellopera di Rameau Castore e Polluce. Tra le figure Burney individu il ritratto dello stesso Rameau. Questo clavicembalo, che aveva uno degli unisoni in pelle (buff-stop o lute-stop, per ottenere leffetto del pizzicato) gli sembra delicato pi che potente. In Italia, tuttavia, gli strumenti a tastiera appaiono a Burney in uno stato dinferiorit rigli pare inoltre limitato allaccompagnamento del canto: al momento cos trascurato da costruttori e musicisti, che difficile dire se sia peggiore lo strumento o lo strumentista. Burney stima incomparabilmente superiori i clavicembali inglesi: nelle case private italiane, invece, non si trovano che spinette di forma triangolare, o nella forma dei vecchi virginali inglesi, ma i tasti sono cos rumorosi, e il suono cos debole, che si sente pi il legno delle corde. I clavicembali inglesi in Italia erano naturalmente considerati come delle rarit: Burney scrive di averne trovati solo tre esemplari, uno Schudi, in possesso della famiglia Hamilton a Napoli, e due Kirkman, della famiglia Richie a Venezia e degli Herl a Roma. Tra i pochi clavicembalisti italiani degni di nota Burney annovera il Signor Scotti, master at the harpsichord ascoltato durante unAccademia (cio un concerto privato) a Milano, nella quale aveva eseguito lessons (ovvero sonate) di Johann Christian Bach; a Roma ascolta lAbate Rossi e Pietro Maria Crispi; a Napoli, Paolo Orgitano (1745-1807). Tuttavia nessuno degli esecutori lo colpisce, come invece accade per i violinisti e per i cantanti italiani, additati dal critico inglese a veri e propri modelli insuperati. Donne al clavicembalo Burney non dimentica di menzionare le clavicembaliste ascoltate in Italia, tra le quali la Signora Bassa, che lo colpisce per grace and precision. A Firenze, dal compositore Carlo Antonio Campioni (1720-1793) Burney ascolta la moglie dello stesso, una gentildonna che dipinge molto bene, e che parimenti una nitida clavicembalista. Burney sembra generalmente prediligere nelle esecuzioni la precisione, la leggerezza del tocco, ma lamenta la mancanza di espressivit: di Mrs. Hamilton, ascoltata nei pressi di Napoli, nella celebre Villa Angelica ove spesso Burney era invitato, dir: ha grande pulizia nel tocco, e pi espressione e significato nel suo modo di suonare, di quanto non si trovi tra le clavicembaliste; dobbiamo infatti ammettere che

diari di viaggio di Charles Burney (Shrewsbury, 1726 Chelsea, Londra 1814), pioniere della moderna storiografia musica le, sono ancora oggi una fonte preziosissima di informazioni sullo stato della musica nellEuropa della seconda met del Settecento. Burney infatti estremamente preciso nel fornire vere e proprie cronache dascolto, riportando lordine dei brani eseguiti nei concerti, i nomi degli interpreti e fornendo anche dettagli tecnici sulla costruzione degli strumenti. Prima di dar seguito alla sua vocazione di ricerca che oggi diremmo musicologica, Charles Burney era stato in realt un compositore molto attivo, collaboratore di Thomas Arne, autore di numerose composizioni per il teatro del Drury Lane; era stato inoltre violinista, ma soprattutto si era perfezionato come clavicembalista, organista e pianista. Al momento del suo viaggio in Italia, aveva gi pubblicato Six Sonatas or Lessons for the Harpsichord (1761). Burney dedica ampio spazio allanalisi degli strumenti a tastiera nellambito della sua disamina sullo stato della musica in Europa. Pur occupandosi di tutta la musica strumentale, egli si sofferma in modo particolare sullo stato dei Keyed instruments. Le sue considerazioni sono interessanti e in qualche misura indicative del mutamento di sensibilit che porter allaffermarsi del pianoforte sul clavicembalo. La presenza diffusa del clavicembalo nella vita domestica delle classi agiate in Europa sottolineata dallo stesso Burney, nellintroduzione al suo primo diario di viaggio, ove scrive che difficile trovare in una nazione civile una famiglia che non abbia il suo flauto, il suo violino, il suo clavicembalo o la sua chitarra. Spesso il clavicembalo era preziosamente decorato ed entrava a far parte del mobilio dei proprietari come status symbol (questo spiega i roghi di clavicembali voluti in Francia durante
HORTUS MUSICUS N 8 OTTOBRE-DICEMBRE 2001

spetto al livello tecnico raggiunto in Inghilterra, sia per la costruzione degli strumenti, sia per labilit degli esecutori. Anche i compositori italiani per clavicembalo lo deludono: gli sembra infatti che lo stile di Alberti sia costantemente imitato in ogni lesson. Luso del clavicembalo

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C. Giaquinto, Ritratto di Carlo Broschi detto il Farinelli. Bologna, Quadreria di G.B. Martini, Civico Museo Bibliografico Musicale

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le gentildonne, nonostante siano spesso precise nellesecuzione, raramente mirano allespressione. Questo giudizio cos severo non nasconde certo sentimenti discriminatori nei confronti delle donne musiciste del suo tempo, che erano anzi guardate dal Burney con molto interesse e rispetto. Nelle pagine del suo Journal troviamo frequenti commenti positivi circa la qualit delle violiniste o delle cantanti italiane. Va ricordato inoltre che si deve a Burney la costruzione di un fortepiano dotato di una tastiera allungata per permettere alle dame di esercitarsi in duo, ovviando al problema degli abiti voluminosi che diventavano dimpaccio nel sedersi insieme e suonare ad un fortepiano di dimensioni tradizionali. Questo strumento, presente in casa Burney, andato purtroppo distrutto. I clavicembali di Farinelli In Italia, a casa del celebre Farinelli che Burney trova un piano forte, annoverandolo per tra i clavicembali, in un uso del termine sorprendentemente superficiale da parte del nostro autore. Il cantante, ormai fuori dalle scene, si dilettava con gli strumenti a tastiera e con la viola damore; Burney riporta che egli aveva un gran numero di clavicembali costruiti in diversi paesi, ad ognuno dei quali il cantante aveva dato il nome di un pittore, a seconda delle sue preferenze, in una scala di valori che rifletteva dunque il suo gusto in pittura. Il suo strumento preferito era il piano forte, Rafael dUrbino (evidentemente il suo pittore preferito), costruito a Firenze nel 1730 (si tratta probabilmente di un Cristofori). Per questo strumento, Farinelli aveva composto diversi pezzi eleganti, suonandolo, davanti a Burney, con gusto e delicatezza. Farinelli amava molto anche i suoi due clavicembali spagnoli, di modello italiano, dal suono potente; uno di questi clavicembali gli era stato donato dalla regina di Spagna, dedicataria dei primi due volumi di sonate di Scarlatti; laltro aveva la possibilit di trasporre. Nei clavicembali spagnoli di Farinelli i tasti neri indicavano i suoni naturali, i tasti per bemolli e diesis erano madreperlati. Il clavicembalo di Zarlino Il clavicembalo di Zarlino, visto a casa della signora Moncini, vedova di Giovanni Battista Pescetti (1704-1766, compositore, clavicembalista e organista a San Marco a Venezia, fu attivo anche a Londra come direttore del Covent Garden e del Kings Theatre), desta grande interesse in Burney, il quale afferma che si tratta di uno strumento capace di riprodurre i tre generi diatonico, cromatico ed enarmonico. Lo strumento, citato nella seconda parte delle Istituzioni Armoniche, era stato costruito sotto la direzione dello stesso Zarlino da Domenico Pesarese. Burney copia le istruzioni di Zarlino per laccordatura, promettendo al lettore di esporle nella sua General History of Music (ove invece mancano). Un altro strumento degno di nota quello posseduto dal conte Torre Taxis, a Milano: si tratta di uno strumento a tastiera costruito a Berlino, sotto la direzione della Maest Imperiale: largo quanto un clavicordo, poteva diventare, tramite un sistema di chiavi mobili, un

clavicembalo, un liuto, un pianoforte o unarpa (!), con possibilit anche di trasporre di un semitono, di un tono o di una terza minore. Lunico clavicordo menzionato da Burney nel corso del suo viaggio in Italia quello di Galuppi, a Venezia: sul clavicordo che il compositore imbrattava carte, secondo lespressione ironica usata dallo stesso Galuppi nel suo colloquio con Burney. Il clavicembalo in Italia nel giudizio di Burney: conclusioni Lo stato di arretratezza del clavicembalo in Italia aveva agli occhi di Burney un risvolto positivo, se afferma che in effetti lo stile organistico sembra essere meglio preservato in Italia che altrove, proprio per il fatto che il clavicembalo non abbastanza coltivato per prevaricare gli altri strumenti. Il clavicembalo e lorgano devono dunque, per Burney, mantenere le loro caratteristiche senza contaminazioni, rispettare il loro decorum . Questa distinzione necessaria per evitare che uno dei due strumenti soccomba, causando una

perdita irrimediabile nel patrimonio della tradizione: la variet dello stile va difesa contro il pericolo di unomologazione, e a questo serve la definizione dei generi e degli ambiti. Nel suo secondo diario di viaggio, Burney finir per definire il clavicembalo monotonous, dopo aver ascoltato una bambina prodigio, di circa nove anni, suonare al pianoforte in maniera sorprendentemente espressiva due sonate di Scarlatti ed altre di Becke . Lesercizio al pianoforte o al clavicordo, conclude Burney, lunico mezzo per acquisire uno stile espressivo in musica, del quale il critico inglese sente la necessit e per il quale il clavicembalo gli sembra ormai inadeguato. Le composizioni successive di Charles Burney saranno proprio una serie di Sonatas or Duets for two performers upon one Forte Piano or Harpsichord (1777) e un Second Set of four Duets for two performers (1778), preceduti da una sua prefazione sul genere: tra i suoi vanti maggiori di compositore, Burney reclamava infatti il merito di avere originato lidea del duo pianistico.s
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