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Teorie dello Sviluppo Psicologico

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Indice
Voci
Lev Semnovi Vygotskij Scuola storico-culturale Jean Piaget Epistemologia genetica John Bowlby Sigmund Freud Psicoanalisi Erik Erikson Life span Developmental Psychology Psicologia cognitiva 1 5 13 19 20 24 43 62 64 66

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Lev Semnovi Vygotskij

Lev Semnovi Vygotskij


Lev Semnovi Vygotskij in russo: [?] (Ora, 17 novembre 1896 Mosca, 11 giugno 1934) stato uno psicologo sovietico, padre della scuola storico-culturale.. Vygotskij stato definito dal filosofo Stephen Toulmin il Mozart della psicologia[1] [2] . Solo negli anni ottanta cominciata una ricostruzione critica dell'opera Vygotskij.

Lev Semnovi Vygotskij

Modificando la nota affermazione di Marx, potremmo dire che la natura psicologica dell'uomo rappresenta l'insieme delle relazioni sociali trasportate all'interno e divenute funzioni della personalit e forme della sua struttura
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Biografia
Vygotskij nacque il 17 novembre (5 novembre nel calendario giuliano) 1896 ad Orsha (in Bielorussia) da una famiglia di ebrei benestanti. Maturato al Ginnasio di Gomel, si iscrisse nel 1913 alla facolt di giurisprudenza di Mosca, dove si laure nel 1917. Possiamo identificare tre fasi che hanno caratterizzato l'attivit scientifica di Vygotskij. In una prima fase, dal 1915 e il 1927, Vygotskij si occup principalmente di critica letteraria e Psicologia dell'arte e inizi ad interessarsi all'applicazione della psicologia nell'educazione. Fra le opere pi importanti risalenti a questo periodo ricordiamo La tragedia di Amleto (1916), e Psicologia dell'arte (1925). Il 6 gennaio del 1924 Vygotskij ebbe modo di leggere una sua relazione, intitolata Metodologia della ricerca riflessologica e psicologica, ad un importante congresso panrusso di pedagogia, psicologia, psiconeurologia, suscitando molto interesse nel pubblico presente. La notoriet derivante da tale evento fu di tale entit che lo stesso anno fu invitato a trasferirsi a Mosca, insieme alla moglie Roza Smechova, per lavorare all'Istituto di Psicologia, dove conobbe Aleksej Leont'ev e Aleksandr Lurija. Nel 1925 Vygotskij tenne la conferenza La coscienza come problema psicologico del comportamento, il cui testo divenne il manifesto della Scuola storico-culturale di cui Vygotskij considerato il fondatore. Nello stesso anno divenne direttore del Dipartimento per l'Istruzione dei Bambini Handicappati e in seguito anche dell'Istituto di Difettologia. In una seconda fase, dal 1928 al 1931, da Vygotskij affront il problema della storicit delle funzioni psichiche con una serie di analisi critiche sulle teorie fisiologiche e psicologiche del tempo. L'opera pi rilevante di questo periodo la monografia Storia dello sviluppo delle funzioni psichiche superiori, terminata di scrivere nel 1931. In questo periodo Vygotskij diresse il laboratorio di psicologia all'Accademia dell'educazione comunista. Nell'ultima fase, dal 1932 al 1934, Vygotskij si occup di varie tematiche di psicologia, in particolare delle emozioni. Una monografia che ha avuto recente pubblicazione Teoria delle emozioni (1982). Mor di tubercolosi

Lev Semnovi Vygotskij l'11 giugno 1934. Fra le pi importanti opere pubblicate dopo la sua morte: Pensiero e linguaggio (1934), il capolavoro di Vygotskij.

Il pensiero
L'idea centrale della prospettiva di Vygotskij che lo sviluppo della psiche guidato e influenzato dal contesto sociale, quindi dalla cultura del particolare luogo e momento storico in cui l'individuo si trova a vivere. La psiche non altro che il riflesso delle condizioni materiali, le quali possono essere modificate e trasformate in prospettiva di un fine concreto. Vygotskij accetta l'ipotesi che la struttura base dei processi psichici sia la sequenza stimolo-reazione, ma in merito a processi psichici superiori (il livello delle funzioni intellettive) inserisce un nuovo elemento: lo stimolo mezzo. Lo stimolo-mezzo uno stimolo "creato" dall'uomo; utilizzato per instaurare un nuovo rapporto stimolo-risposta e promuovere lo svolgimento del comportamento in una direzione diversa. In particolare egli studia l'importanza dell'uso di strumenti e simboli nello sviluppo umano come stimoli-mezzo. L'esempio pi celebre con cui Vygotskij illustra il concetto di stimolo-mezzo quello del fazzoletto: se una persona deve ricordarsi di svolgere una mansione, pu fare un nodo su un fazzoletto; il nodo uno stimolo-mezzo, che media il rapporto tra il dovere di compiere una mansione e l'azione-risposta. Il comportamento umano non quindi per Vygotskij la semplice interazione fra stimoli e risposte, ma mediato da stimoli-mezzo, i quali possono essere strumenti esterni (il nodo del fazzoletto), ma anche strumenti acquisiti dall'ambiente sociale e interiorizzati. In virt di tale caratteristica i processi psichici superiori (pensiero, linguaggio, memoria) non hanno un'origine naturale, ma sociale e li si pu comprendere solo prendendo in considerazione la storia sociale.

Vygotskij e la censura comunista


Con la Rivoluzione russa (1917) si verific una profonda trasformazione nella cultura e nella scienza russa. Anche la psicologia doveva essere trasformata ed edificata su nuove basi alla luce del materialismo storico. Nei primi anni trenta, Vygotskij fu vittima della repressione politica che avvenne durante il governo Stalinista. Nel 1936 il decreto del Comitato centrale del PCUS, condann la psicologia perch si richiamava a valori borghesi, utilizzava test intellettivi e proponeva una prassi meccanica dello sviluppo psichico e della prassi educativa. Dal 1936 al 1950 le opere di Vygotskij vennero bandite.

Vygotskij e l'Occidente
Nella prima met del XX secolo l'attenzione in Occidente era rivolta soprattutto a Jean Piaget. L'attivit di Vygotskij era praticamente sconosciuta. Solo negli anni sessanta si verificata una riscoperta delle sue opere, in particolare grazie alla traduzione inglese di Pensiero e Linguaggio ad opera di A. Kozulin. Ad ostacolare la conoscenza di Vygotskij stata soprattutto la difficolt di reperire le sue opere, alcune delle quali sono rimaste inedite fino agli anni ottanta. Molte edizioni di Pensiero e Linguaggio, stampate in questo periodo, erano sintetiche, agili e facilmente comprensibili, pur a scapito del testo e del contenuto. Solo intorno agli anni novanta hanno iniziato a diffondersi edizioni complete e fedeli al testo. La prima edizione integrale di Pensiero e Linguaggio al livello internazionale fu quella curata nel 1990 da Luciano Mecacci. Questa traduzione si basava per la prima volta sulla prima edizione russa del 1934, permettendo cos di individuare i tagli e le censure effettuati sulle ristampe russe del 1956 (su cui si erano basate le varie traduzioni occidentali precedenti) e del 1982. La prospettiva di Vygotsky ha influenzato lo sviluppo della psicologia contemporanea ed in particolare di molte teorie importanti in ambito educativo quali: il modello ecologico di Urie Bronfenbrenner, la Teoria dell'attivit, ecc. Forti influenze di Vygotsky possono essere rintracciate in Jerome Bruner, Michael Cole, James Wertsch, Sylvia Scribner, Vera John-Steiner, Ann Brown, Courtney Cazden, Gordon Wells, Ren van der Veer, Jaan Valsiner, Pentti

Lev Semnovi Vygotskij Hakkarainen, Seth Chaiklin, Alex Kozulin, Nikolai Veresov, Anna Stetsenko, Kieran Egan, Fred Newman, David McNeill, Lois Holzman. In Italia si sono particolarmente interessati dell'opera di Vygotskij gli psicologi Luciano Mecacci e Maria Serena Veggetti.

Note
[1] Giovanni Gentile, Giornale critico della filosofia italiana, pag. 188 [2] Mauro Maldonato (a cura di), L'universo della mente, pag. 76

Bibliografia in italiano
Lev Vygotskij, Psicologia pedagogica - Attenzione, memoria e pensiero , Gardolo (TN), Erikson, 2006. ISBN 88-7946-850-2 Lev Vygotskij, Pensiero e linguaggio. Ricerche psicologiche, a cura di L. Mecacci , 10a ed., Roma-Bari, Laterza [1990], 2008. ISBN 88-420-3953-5 AA.VV. La piccola Treccani: Dizionario enciclopedico - Istituto della Enciclopedia italiana. Roma. 1995-1997 Lev Vygotskij, Il processo cognitivo - Raccolta di scritti a cura di Michael Cole, Sylvia Scribner, Vera John-Steiner, Ellen Souberman, Ed. Bollati Boringhieri, 1987-2002 ISBN 88-339-0402-4 Lev Vygotskij, Immaginazione e creativit nell'et infantile, Editori Riuniti, Roma 1972. Lev Semenovic Vygotskij, Psicologia dell'arte, Editori Riuniti, Roma 1972. L. Mecacci, Manuale di storia della psicologia, Giunti, Firenze, 2008. L. Mecacci, La psicologia sovietica 1917-1936, Editori Riuniti, Roma 1974. L. Camaioni, P. Di Blasio, Psicologia dello Sviluppo, Ed. Il Mulino, 2002 L. Camaioni Psicologia dello sviluppo e del linguaggio, Ed. Il Mulino, 2001 ISBN 88-15-08093-7 L. Camaioni Manuale di psicologia dello sviluppo

Bibliografia in inglese
Wertsch, J. V. (1985). Vygotsky and the Social Formation of Mind, Harvard University Press, Cambridge, Mass., and London. Kozulin, A. (1990). Vygotsky's Psychology: A Biography of Ideas. Cambridge, MA: Harvard University Press. Van der Veer, R., & Valsiner, J. (1991). Understanding Vygotsky. A quest for synthesis. Oxford: Basil Blackwell. Newman, F. & Holzman, L. (1993). Lev Vygotsky: Revolutionary scientist. London: Routledge. Van der Veer, R., & Valsiner, J. (Eds.) (1994). The Vygotsky Reader. Oxford: Blackwell. Daniels, H. (Ed.) (1996). An Introduction to Vygotsky, London: Routledge. Vygodskaya, G. L., & Lifanova, T. M. (1996/1999). Lev Semenovich Vygotsky, Journal of Russian and East European Psychology, Part 1, 37 (2), 3-90; Part 2, 37 (3), 3-90; Part 3, 37 (4), 3-93, Part 4, 37 (5), 3-99. Veresov, N. N. (1999). Undiscovered Vygotsky: Etudes on the pre-history of cultural-historical psychology. New York: Peter Lang. Daniels, H., Wertsch, J. & Cole, M. (Eds.) (2007). The Cambridge Companion to Vygotsky

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Collegamenti esterni
Trattazione approfondita della teoria di Vygotskij (http://www.iprase.tn.it/old/in05net/upload/pub/materiali/ P4t4n217_Teoria_Vygotskij.pdf) (EN) Vygotskij su Marxixsts.org (http://www.marxists.org/archive/vygotsky/) Vygotsky Resources (http://www.kolar.org/vygotsky/) Archive of resource links. The Vygotsky Project (http://webpages.charter.net/schmolze1/vygotsky/) Summaries of, and links to, Vygotsky articles. Vygotsky Centennial Project (http://www.massey.ac.nz/~alock/virtual/project2.htm) Collected articles exploring Vygotsky's work. The Mozart of Psychology (http://vygotsky.afraid.org/) Vygotsky article with extensive references. Dorothy "Dot" Robbins (http://faculty.cmsu.edu/drobbins/index.html) Vygotsky memorial site with many papers and resources. East Side Institute (http://www.eastsideinstitute.org/vygotsky.html) Vygotsky-inspired research and training center in NYC. XMCA Research Paper Archive (http://lchc.ucsd.edu/MCA/Paper/index.html) Various articles on Vygotskian psychology Cole, M. & Wertsch, J. Beyond the individual-social antinomy in discussions of Piaget and Vygotsky (http:// robertexto.com/archivo13/beyond_piaget_vigotsky.htm/) Ratner, C. Historical and contemporary significance of Vygotsky's sociohistorical psychology (http://www. robertexto.com/archivo13/historical_and_vigot.htm/) Sociocultural Theory wiki (http://wik.ed.uiuc.edu/index.php/Sociocultural_Theory), University of Illinois at Urbana-Champaign.
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Scuola storico-culturale

Scuola storico-culturale
La scuola storico-culturale una corrente psicologica fondata in URSS da Lev Semyonovich Vygotskij alla fine degli anni venti e sviluppata dai suoi studenti e dai suoi seguaci, prima in Europa e poi in tutto il mondo.

Concetti generali
A partire dai primi anni venti, e in stretta relazione con le trasformazioni sociali e politiche prodotte dalla Rivoluzione bolscevica del 1917, si svilupp una tradizione di ricerca che si proponeva di rifondare la psicologia sulla base dei principi del marxismo e del materialismo storico. Questo orientamento si caratterizzava per una scelta filosofica tesa a conoscere il mondo allo scopo di trasformarlo. In questo impianto attivo si differenziava dal positivismo, dalla fenomenologia e dal pragmatismo. Questa prospettiva assume come principio di partenza che la psiche non sia un'entit ideale, ma un prodotto dell'evoluzione animale, divenuto funzionalmente sempre pi complesso sotto l'influenza dei fattori storici, sociali e culturali. Si tratta quindi in primo luogo di una prospettiva che privilegia la dimensione storico-culturale nello studio della psiche umana. Inoltre il richiamo marxiano e leninista ad una scienza che operi attivamente e concretamente per la trasformazione della societ comporta che questa prospettiva sia critica verso concezioni ritenute conservatrici e reazionarie. Di conseguenza la verifica della teoria non si limita all'indagine empirica, ma cerca immediatamente una ricaduta nel campo delle relazioni sociali, nel lavoro, nella scuola. perci una psicologia che si confronta con i problemi di carattere psicologico nel loro contesto storico e sociale. Essa, inoltre, sottolinea la crescente importanza della psicologia nel mondo contemporaneo, in quanto scienza umana che pu servire da strumento di controllo dello sviluppo psichico individuale, nel momento in cui ne stabilisce i criteri normativi. La psicologia pu essere quindi una scienza al servizio delle classi dominanti. Nell'ambito della prospettiva storico-culturale si possono includere gli studi e le ricerche compiuti per la fondazione di una psicologia critica, sulla base esplicita del marxismo e del materialismo dialettico. Si tratta spesso di contributi di gruppi minoritari nel quadro della psicologia del '900. Si nota infatti che la maggior parte degli psicologi che hanno adottato la prospettiva storico-culturale sono stati impegnati politicamente e hanno incontrato resistenze notevoli negli ambienti universitari tradizionali.

Freudo-marxismo, psicologia marxista e psicologia critica


Il problema dei rapporti tra psicologia e marxismo si pose immediatamente dopo la rivoluzione del 1917 tra gli psicologi sovietici. Analizzando le teorie psicologiche contemporanee se ne cerc l'accordo con i principi del materialismo storico e del materialismo dialettico. Tra le teorie psicologiche, quella che incontr maggiore attenzione fu la psicoanalisi. Il dibattito sulle caratteristiche ideologiche della psicoanalisi e la loro adeguatezza ad una concezione marxista dell'uomo e della societ continu nella seconda met degli anni 900, portando gradatamente alla scomparsa del movimento psicoanalitico russo dei primi anni '30.

Freudo-marxismo: Reich e la psicoanalisi


Nel suo saggio, Wilhelm Reich sosteneva che la psicoanalisi non rappresentava una visione del mondo, una filosofia, ma uno specifico metodo di studio e terapia dei processi psichici. Mentre il marxismo si occupava dei fenomeni sociali e collettivi, movimenti di massa ecc., la psicoanalisi si interessava dei fenomeni psichici dell'uomo singolo, seppure immerso in una rete di rapporti e relazioni sociali. Questa stessa struttura sociale determina l'organizzazione della vita psichica individuale: diverse sono le strutture sociali, diversi sono i condizionamenti cui deve sottostare lo sviluppo psichico. Il Super-io non per Reich un'entit astratta della psiche, ma il complesso dei valori e delle norme che la famiglia trasmette al proprio figlio e che, a sua volta, essa ha ricevuto dallo specifico contesto socio-culturale in cui vive. Il

Scuola storico-culturale contributo della psicoanalisi al marxismo consiste dunque, nella descrizione dei processi attraverso i quali una determinata societ condiziona un determinato individuo. L'aspetto fondamentale sottolineato da Reich nella sua analisi la tesi secondo la quale la societ borghese non solo condiziona genericamente la psiche, ma reprime specificamente la pulsione sessuale. Tema centrale della sua teoria divent la formazione del carattere, da lui vista come la progressiva costruzione di una corazza, una sorta di gabbia entro la quale compressa l'energia sessuale. La sessualit, impedita nelle sue libere manifestazioni, produce comportamento nevrotico o genera malattie psicosomatiche. Reich proponeva un progetto rivoluzionario di educazione psicologica, centrata sulla sessualit vissuta liberamente, senza le costrizioni della societ.

La scuola di Francoforte
Negli stessi anni, in Germania si realizz un altro importante progetto di integrazione tra la psicoanalisi e il marxismo presso l'Istituto per la ricerca sociale di Francoforte. Le indagini svolte da questa scuola si concentrarono in partenza sui processi e sulle strutture sociali che mediavano la trasmissione dei valori e delle regole di una determinata societ. Teoria critica fu chiamata l'impostazione della scuola di Francoforte, per la quale l'indagine conoscitiva sulla societ contemporanea deve unirsi ad un progetto di trasformazione sociale e civile. Oggetto principale d'indagine fu la famiglia, in quanto cardine di questa trasformazione del sociale nell'individuale. Dopo l'emigrazione negli Stati Uniti, a causa dell'avvento del nazismo, i membri della scuola di Francoforte hanno continuato le loro ricerche sulla problematica precedente, ma attenuando gli aspetti marxisti e rivoluzionari. Si approdava cos ad una concezione utopistica di una societ nuova, che avrebbe dovuto fondarsi sull'amore e non sull'aggressivit, sulla liberazione della libido contro la repressione che su di essa esercita la societ; per un uomo libero e creativo contro un uomo ridotto a produttore-consumatore nell'ingranaggio della societ industriale.

Henri Wallon
L'incontro tra psicologia e marxismo non fu altrettanto articolato e profondo negli altri paesi europei occidentali quanto in Austria e in Germania tra le due guerre mondiali. Tuttavia il contributo francese si presenta ricco di spunti originali, pi sul piano ideologico-politico che su quello strettamente conoscitivo. Un esempio di integrazione tra psicologia e marxismo rappresentato dall'opera del francese Wallon. Nelle sue opere di psicologia dello sviluppo, egli sostiene una concezione dialettica della psiche, per la quale la psiche umana il prodotto di un'interazione dinamica tra fattori biologici e sociali durante lo sviluppo infantile. Alla finezza delle analisi dello sviluppo dei processi psichici pi complessi, in Wallon non si accompagna un esame altrettanto profondo dei fondamenti teorici della nuova psicologia marxista quale si trova in Lev Vygotskij; la psicologia marxista di Wallon si muove nella scia della psicologia pavloviana.

La psicologia critica
Negli anni della contestazione studentesca sorse in Germania un movimento di ricerca teorica e sperimentale, noto come Psicologia Critica. Alla conferenza degli psicologi critici e di opposizione, conclusero che la psicologia era una scienza al servizio del capitale e che doveva dunque essere liquidata. Reich, il freudo-marxismo e la scuola di Francoforte furono ampiamente citati in questa ottica estremista. In polemica con questo settarismo di scuola sorsero altri gruppi critici. Tra le tematiche affrontate dal movimento della psicologia critica un particolare rilievo hanno avuto le analisi storico-critiche dello sfondo ideologico delle prospettive psicologiche del XX secolo. Un altro contributo interessante stato dato nello studio della sensazione e della percezione. Questi psicologi rilevano che la sensazione era stata considerata tradizionalmente come una funzione psichica inferiore, comune agli animali e all'uomo, studiabile in laboratorio. Ora invece si mette in evidenza la centralit che ha la sensazione nell'interazione tra l'uomo e l'ambiente esterno che non fatto di oggetti neutri, ma di oggetti che hanno

Scuola storico-culturale un'importanza vitale nel contesto della vita quotidiana. importante notare che gli esponenti della psicologia critica si sono riferiti alla teoria storico-culturale sovietica e hanno cercato non solo di contestare la psicologia accademica, ma anche di dare esempi concreti di che cosa intendevano per una nuova psicologia; oltre all'area della sensazione e della percezione, sono stati studiati i processi delle emozioni e motivazioni, le relazioni sociali e la psicologia del lavoro.

La teoria storico-culturale da Lev Vygotskij agli anni '60


La teoria di Lev Vygotskij
La teoria di Lev Vygotskij, elaborata tra la fine degli anni '20 e i primi anni '30, ha avuto scarsa diffusione in quel periodo, ma ha incontrato in Occidente un crescente interesse solo dopo gli anni '60 e ha visto un'esplosione di ricerche e di studi negli anni '80. Ad ostacolare la conoscenza della teoria di Vygotskij stata soprattutto la non disponibilit delle sue opere, alcune delle quali sono rimaste inedite fino agli anni '80. La sua opera contiene una variet insospettata di contributi nei campi pi diversi: dall'estetica alla linguistica, dalla psicologia alla pedagogia, dalla psicopatologia alla neuropsicologia. Alla luce di questa nuova ed arricchita rivisitazione di tutta la sua opera, Vygotskij non pi visto come un pensatore geniale, pieno di intuizioni non concretizzate a causa della sua morte precoce, invece uno psicologo e un intellettuale che elabor le sue teorie, avvi una nuova scuola di psicologia e pot compiere ricerche e pubblicare una quantit incredibile di articoli e libri. Sebbene la scuola storico-culturale abbia avuto senz'altro il proprio fondamento teorico in Vygotskij, essa non pu essere ridotta solo alle sue tesi e ricerche empiriche, ma appare invece, come un insieme variegato di contributi. Il manifesto Il manifesto della scuola storico-culturale fu esposto nel saggio La coscienza come problema della psicologia del comportamento, il quale si basava sulla prima conferenza che Vygotskij tenne all'Istituto di psicologia di Mosca. Il testo della conferenza conteneva gli elementi essenziali della scuola storico-culturale. Si partiva dalla considerazione che le teorie riflessologiche russe, che consideravano la psiche come un sistema di riflessi, si erano occupate esclusivamente dei processi psichici elementari (es. i riflessi condizionati) escludendo lo studio dei processi psichici superiori, che avrebbe richiesto il riferimento all'esperienza soggettiva e all'introspezione. Per Vygotskij questa posizione comportava la rinuncia all'indagine sulla specificit dei processi psichici umani, che si differenziano da quelli degli animali proprio per la presenza della coscienza. Egli riteneva che il rinunciare ad un'indagine oggettiva della coscienza corrispondesse ad una posizione idealistica e dualistica: da una parte i processi psichici elementari, dall'altra i processi psichici superiori e la coscienza, come un mondo psichico inaccessibile e irriducibile. Occorreva invece individuare delle procedure oggettive di ricerca sui processi psichici coscienti. Lo studio sperimentale delle risposte verbali dei soggetti poteva costituire una chiave d'accesso alla loro coscienza. Nella dimensione cosciente della psiche umana, afferma Vygotskij, vi sono componenti assenti nel mondo psichico animale: l'esperienza storica per la quale tutta la nostra vita, il lavoro, il comportamento sono fondati sulla larghissima utilizzazione dell'esperienza delle generazioni precedenti; l'esperienza sociale per la quale io non dispongo soltanto delle connessioni formatesi nella mia esperienza personale tra i riflessi incondizionati e i singoli elementi dell'ambiente, ma anche di un gran numero di connessioni che sono state fissate nell'esperienza degli altri uomini; infine l'esperienza duplicata, illustrata nel passo di Marx, e per la quale il lavoro ripete nei movimenti delle mani e delle trasformazioni del materiale ci che prima stato fatto nella rappresentazione del lavoratore, quasi con i modelli di questi stessi movimenti e di questo stesso materiale; questa esperienza duplicata che permette all'uomo di sviluppare forme di adattamento attivo, manca all'animale.

Scuola storico-culturale Le funzioni psichiche superiori Nel 1931 Vygotskij termin la monografia sulla Storia dello sviluppo delle funzioni psichiche superiori, che rappresenta l'esposizione pi completa della teoria storico-culturale. Su di lui influirono notevolmente varie teorie contemporanee. Per Vygotskij fra gli animali e l'uomo c' un salto qualitativo caratterizzato dallo sviluppo di processi psichici superiori dipendenti dal contesto storico-sociale in cui cresce un bambino; questi processi psichici superiori conservano la stessa natura biologica dei processi psichici inferiori, ma rappresentano una nuova organizzazione funzionale di quest'ultimi, generatasi sotto l'influsso dei fattori sociali e culturali. Sia le funzioni psichiche inferiori che quelle superiori sono processi materiali svolti nel cervello, con la differenza che i processi psichici superiori si sviluppano in relazione all'ambiente sociale e culturale. Nella conferenza sulla coscienza, Vygotskij accetta l'ipotesi che la struttura fondamentale dei processi psichici sia che una reazione prodotta in relazione ad uno stimolo e questa sequenza per l'appunto alla base dei processi psichici elementari. Nei processi psichici superiori, nella sequenza si inserisce un nuovo elemento, quello che l'autore chiama priem (strumento, metodo) o stimolo-mezzo. l'introduzione di questo stimolo-mezzo a costituire il salto dialettico che modifica qualitativamente il rapporto tra stimolo e reazione. Tra gli esempi c' quello dell'asino di Buridano: di fronte a due sacchi uguali pieni di fieno, uno a sinistra e l'altro a destra, l'asino non sa scegliere, bench affamato e muore di inedia. I due stimoli equivalenti, i sacchi, producono due reazioni uguali ma di direzione contraria e il comportamento dell'animale viene inibito. Un uomo invece, potrebbe lanciare una monetina per scegliere uno dei due stimoli, creando cos di sua iniziativa uno stimolo di cui si avvale, per cui esso un mezzo, uno strumento, per instaurare un nuovo rapporto stimolo-risposta e consentire lo svolgimento del comportamento in una direzione diversa. Quindi, la presenza di stimoli creati accanto a quelli dati la caratteristica distintiva della psicologia dell'uomo. Tuttavia per Vygotskij il comportamento umano quasi esclusivamente guidato da stimoli-mezzo, che non sono solo strumenti esterni, ma strumenti acquisiti dall'ambiente sociale e interiorizzati, stimoli-mezzi interni denominati propriamente segni; ogni stimolo condizionato creato dall'uomo e assunto come mezzo per dirigere il proprio o l'altrui comportamento un segno. La differenza tra vita psichica dell'animale e quella dell'uomo sta nel fatto che il cervello umano il cervello di un essere sociale e l'introduzione degli stimoli-mezzo nelle funzioni psichiche comporta una modificazione funzionale del cervello stesso. Questi segni non sono creati soltanto dalla singola persona, ma sono acquisiti nella storia psicologica individuale attraverso l'ambiente sociale (la famiglia, scuola,..). L'esempio pi chiaro la scrittura, cio un sistema di segni che l'individuo acquisisce ad una certa et se vive in un ambiente sociale in cui la scrittura conosciuta. Il linguaggio verbale stesso uno stimolo-mezzo se lo si interpreta come una forma di comunicazione, basata anche su capacit genetiche della mente umana, ma allo stesso tempo necessariamente sviluppatasi grazie all'acquisizione di una lingua che proviene dall'ambiente familiare e sociale in cui il bambino cresce. Lo stimolo-mezzo Un processo fondamentale illustrato da Vygotskij l'interiorizzazione degli stimoli-mezzo o segni. Il linguaggio, che all'inizio nel rapporto madre-bambino una forma di comunicazione interpersonale esterna, diventa negli anni una forma di comunicazione interna che l'individuo usa come mezzo per svolgere le proprie funzioni psichiche superiori. I contenuti di pensiero di un adulto sono stati acquisiti ed elaborati come strumenti esterni, divenuti nel tempo strumenti interni. Lo sviluppo psichico ontogenetico quindi uno sviluppo culturale, in quanto fondato essenzialmente sul processo di interiorizzazione dei mezzi forniti dall'ambiente socio-culturale. Vygotskij definisce questo processo come la "legge genetica generale dello sviluppo culturale", per la quale le funzioni psichiche sviluppatesi nelle relazioni sociali, funzioni interpsichiche, divengono successivamente interne all'individuo, funzioni intrapsichiche. L'interesse di Vygotskij per i problemi della scuola investe tutta la sua produzione, dagli studi dei primi anni '20 sull'ostruzione dei bambini handicappati fino ai lavori degli anni '30 sui processi cognitivi dei bambini normali e con ritardo mentale in relazione al contesto scolastico. Questa attivit si inserisce nell'ambito della

Scuola storico-culturale attiva partecipazione di Vygotskij alla pedologia e oltre che insegnare questa disciplina in vari istituti di Mosca, scrisse numerose opera pedologiche. La pedologia La Pedologia, dapprima intesa come lo studio interdisciplinare del bambino, con contributi della biologia, pediatria, psicologia, pedagogia,.., divenne in seguito a continue discussioni ideologiche, una disciplina che concentrava le proprie analisi sull'ambiente sociale in cui si sviluppa il bambino. Vygotskij caratterizz la propria posizione concependo la pedologia non tanto come un approccio interdisciplinare allo studio del bambino, ma piuttosto come la ricerca di una teoria unificata dello sviluppo psichico del bambino, fondata sul principio della riorganizzazione delle funzioni psichiche sotto linfluenza dei fattori sociali e culturali. Nel 1936 il Comitato centrale del Partito comunista approv la risoluzione con la quale si condannava la pedologia. La fine del movimento pedologico comport un ridimensionamento di tutta la produzione e dell'attivit in campo psicologico, le opere di Vygotskij furono bandite e divennero disponibili solo vent'anni dopo. Pensiero e linguaggio Poco prima di morire Vygotskij termin di scrivere l'ultimo capitolo del libro ritenuto il suo capolavoro, Pensiero e linguaggio. Questo libro il risultato dell'assemblaggio di materiale diverso; le parti teoricamente pi importanti e che ancora oggi costituiscono un riferimento concettuale per la ricerca contemporanea, riguardano il rapporto tra pensiero e linguaggio, la relazione tra linguaggio esterno e linguaggio interno, la relazione tra senso e significato. Secondo lui, preliminare ad ogni indagine sul rapporto tra pensiero e linguaggio, come ad ogni indagine psicologica, la scelta del tipo di analisi. Egli respinge l'analisi che scomponeva gli insiemi psicologici complessi in elementi, perch applicando questa analisi, si perdono, per Vygotskij, le propriet dell'insieme non corrispondenti alle propriet dei singoli elementi. Vygotskij sostiene invece, un'analisi basata sulla scomposizione di un insieme unitario di base, in unit componenti. Per Unit Componenti, intende degli elementi che continuano a conservare le medesime propriet dell'insieme. Ad es. nell'incontro tra pensiero e linguaggio, per cui un contenuto di pensiero espresso attraverso una parola, l'unit componente che conserva le propriet dell'insieme rappresentato dal pensiero verbale individuata da Vygotskij nel significato. La parola ha un aspetto esterno, quello sonoro, e un aspetto interno, il suo significato, che conduce al contenuto di pensiero che la parola esprime. Il linguaggio una forma di relazione sociale proprio perch le parole esprimono significati intelligibili per il pensiero di coloro che comunicano. La capacit di pensare, il pensiero come funzione della mente, segue uno sviluppo diverso, indipendente. Nel bambino, ad un certo punto dello sviluppo, queste due funzioni si intersecano dando luogo ad una funzione, il pensiero verbale, nel quale un pensiero specifico prodotto dal pensiero espresso dal linguaggio sotto forma di una parola che di quel pensiero specifico trasmette il significato. Lo sviluppo del pensiero verbale presenta varie tappe, descritte da Jean Piaget, per il quale il linguaggio in et prescolare un linguaggio egocentrico, manca ancora il pensiero verbale interno. Il linguaggio egocentrico, tappa precedente del linguaggio interno, ha origine dall'incontro tra il pensiero del bambino, un pensiero di tipo autistico che riflette il mondo psichico infantile, e il linguaggio emesso per s dal bambino stesso. Per Vygotskij, al contrario, il linguaggio ha immediatamente una funzione sociale, interpersonale; in seguito esso diviene strumento di pensiero nella forma silente del linguaggio interno. Nello sviluppo del pensiero verbale si realizza di nuovo il processo gi descritto per cui una funzione, il linguaggio sociale, acquisita nella relazione interpsichica, diviene una funzione intrapsichica, linguaggio interno. Una delle analisi pi fini del libro di Vygotskij quella sulla differenza tra linguaggio esterno e linguaggio interno. Il Linguaggio Interno risulta sostanzialmente diverso dal linguaggio esterno per le sue caratteristiche sintattiche, essendo un linguaggio per s, esso abbreviato, frammentato. Un'altra distinzione che caratterizza il linguaggio interno quella tra Senso e Significato di una parola. Il confine tra senso e significato sfumato, ma si pu dire che il significato di una parola ci che condiviso dalla maggioranza dei parlanti, ci che una parola significa

Scuola storico-culturale attenendoci alla definizione data dal vocabolario. Il senso invece il significato che la parola ha per il parlante, un significato che noto a lui solo. Nel linguaggio interno il senso prevale sul significato; nel linguaggio esterno invece domina il significato, e ci indispensabile affinch abbia luogo una comunicazione. Dalla parola e dai significati condivisi ai significati personali e ai sensi della parola; dal linguaggio al pensiero: il comportamento esterno dipende dunque dal mondo psichico interno. Tuttavia, dietro al piano del pensiero vi , per Vygotskij, il mondo degli affetti, delle emozioni e delle motivazioni. Nell'analisi dei piani interni del pensiero verbale, il pensiero stesso nasce non da un altro pensiero, ma dalla sfera motivazionale della nostra coscienza, che abbraccia i nostri impulsi e le nostre motivazioni, i nostri affetti e le nostre emozioni. Dietro al pensiero vi una tendenza affettiva e volitiva; una comprensione reale e completa del pensiero altrui possibile soltanto quando scopriamo il suo retroscena reale, affettivo-volitivo. Gli ultimi anni di Vygotskij Nell'arco di 10 anni prima della morte, Vygotskij produsse una notevole quantit di articoli in campi diversi, spinto sempre pi dall'esigenza di fondare una teoria unitaria dello sviluppo psichico in cui i vari piani del mondo psichico fossero integrati tra di loro. La conoscenza diretta di aree diverse avrebbe potuto permettere a Vygotskij di realizzare una nuova sintesi teorica, supportata da una sperimentazione originale che aveva cominciato ad avviare insieme ai suoi collaboratori. La sua morte precoce, gli eventi ideologici politici della met degli anni '30 e le prime scissioni interne al gruppo vygotskijano bloccarono il processo di ricerca teorica e sperimentale che egli aveva delineato.

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La teoria storico-culturale negli anni '60


Negli anni sessanta in Unione Sovietica si diffuse l'espressione scuola storico-culturale per indicare il gruppo di psicologi che si rifacevano alla teoria sviluppata da Vygotskij sullo sviluppo psichico infantile e ne continuavano l'elaborazione, interrotta alla met degli anni '30. Quando si parla di teoria storico-culturale si intendeva semplicemente l'approccio seguito da Vygotskij e Lurija nell'unica opera sistematica di psicologia: Studi di Storia del Comportamento del 1930. Come hanno dimostrato studi recenti, negli anni '20 e '30 non si pu parlare propriamente di scuola storico-culturale, ma piuttosto, si form in questo periodo, un gruppo di psicologi che si distacc da Vygotskij. Un gruppo pi fedele, pi propriamente vygotskijano, fu rappresentato invece dai suoi collaboratori nelle istituzioni pedologiche e nell'istituto di difettologia. In conclusione, una vera e propria scuola storico-culturale ispirata alla teoria di Vygotskij si form solo negli anni '60 e alla fine degli anni '70 divenne chiaro che questa scuola aveva il proprio nucleo centrale nella Teoria Dell'Attivit elaborata da Alexei Leontiev e da altri psicologi sovietici, tra cui Rubinstejn. A questo punto la teoria dell'attivit va considerata come un orientamento autonomo sviluppatosi comunque da una premessa fondamentale fornita dalla teoria vygotskijana.

La teoria dell'attivit
Nel corso degli anni '80, ad una ricognizione retrospettiva della psicologia sovietica, risultato chiaro che una scuola storico-culturale compatta o scuola vygotskijana non mai esistita; piuttosto si individuato un orientamento teorico distinto, la cosiddetta Teoria dell'Attivit. Questa teoria, sviluppatasi nell'ambito del contesto vygotskijano, se ne era presto distaccata per vari aspetti essenziali. Nel 1931-32 un gruppo di allievi e collaboratori di Vygotskij si trasfer in Ucraina a causa delle condizioni difficili che si stavano creando a Mosca. A Vygotskij essi rimproveravano di aver inquadrato lo sviluppo delle funzioni psichiche superiori in una prospettiva eccessivamente culturale. Egli non avrebbe tenuto conto che le funzioni psichiche elementari o superiori che siano, si sviluppano nel rapporto concreto che il bambino ha con la realt esterna. Infatti il bambino geneticamente programmato per interagire con l'ambiente esterno nel suo complesso e con gli altri individui, attraverso l'esplorazione motoria, la comunicazione non verbale e verbale, le espressioni delle emozioni, il progressivo inserimento in una dinamica di gruppo, ecc. Lungo questo processo di attivit pratica si sviluppano le funzioni psichiche. L'errore fondamentale di Vygotskij che interpretava in modo errato la concezione marxista della determinazione storico-sociale della mente umana, e cio in modo

Scuola storico-culturale troppo idealistico. Egli pensava che la sorgente dello sviluppo mentale fosse l'interazione della mente del soggetto con la realt culturale e ideale, piuttosto che il suo rapporto effettivo con la realt. Una critica analoga fu avanzata tra gli anni '30 e '40 da Rubinstejn, il quale svolge una lettura psicologica dei Manoscritti economico-filosofici di Karl Marx, individuandovi alcuni concetti chiave come quelli di attivit e coscienza. Rubinstejn insiste sul fatto che i processi psichici umani si sviluppano in un rapporto concreto con la realt esterna mediata dalle relazioni sociali e non tanto in un rapporto semiotico, quale avrebbe descritto Vygotskij.

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Il concetto di attivit
Il concetto di attivit fondamentale nella teoria elaborata da Leontiev, che aveva aderito nella seconda met degli anni '20 all'impostazione teorica e metodologica di Vygotskij. Aleksej N. Leont'ev delinea una sintesi generale delle propriet delle funzioni psichiche lungo la scala filogenetica, mettendo in evidenza il salto delle leggi dell'evoluzione biologica che regolano lo sviluppo psichico degli animali alle leggi dello sviluppo storico-sociale su cui si fonda lo sviluppo della psiche umana. A determinare questo passaggio fondamentale sono le nuove forme di attivit connesse alle condizioni che si realizzano nel lavoro, attivit specificatamente umana. Nel lavoro sono fondamentali sia l'uso degli strumenti (teoria vygotskijana sul ruolo dello strumento esterno e interno), che i rapporti interpersonali. Nell'ambito dell'analisi dell'attivit lavorativa, Leontiev sottolinea la fondamentale distinzione tra attivit ed azione nel comportamento umano. Negli animali un'attivit un insieme di azioni strettamente finalizzate alla soddisfazione della motivazione, e la motivazione e l'oggetto dell'attivit sono direttamente connessi. Nel caso dell'attivit umana, invece, si ha un cambiamento nella struttura interna dell'attivit. I singoli membri di un gruppo sociale svolgono ciascuno una determinata azione, la quale non comporta il raggiungimento diretto dell'oggetto e la soddisfazione del bisogno. L'azione inoltre pu essere svolta con operazioni diverse, alternative. Mentre l'attivit complessiva spinta da una motivazione, la singola azione si pone uno scopo specifico apparentemente indipendente. Le varie azioni sono distribuite, secondo modelli culturali, tra i vari membri che nel loro insieme arrivano a soddisfare la motivazione dell'attivit complessiva. Nel comportamento umano, dunque, l'azione individuale non collegata alla motivazione in modo diretto; essa acquista il suo significato motivazionale solo se riferita al complesso delle altre azioni svolte dagli altri membri del gruppo. Leontiev distingue il Senso, soggettivo o personale che un individuo ha delle proprie azioni, da Significato che esse acquistano nell'attivit collettiva. Senso e significato dell'azione coincidono sempre di meno con lo sviluppo della societ e la divisione del lavoro. La coscienza per Leontiev, come per Vygotskij, non concepita come una dimensione che si sovrappone dall'alto alle funzioni psichiche, ma il risultato della interiorizzazione dei processi intervenuti nello svolgimento delle attivit. Nella storia della coscienza, dapprima il rispecchiamento psichico di ci che l'uomo fa in interazione con la realt esterna: essa corrisponde allora alle immagini che incorporano gli oggetti e gli scopi delle azioni. Successivamente si amplia e diviene consapevolezza di questa stessa realt interna. In una tappa pi tarda, oggetto della coscienza diviene anche l'attivit; divengono coscienti le azioni degli altri ed attraverso esse le azioni proprie del soggetto. La teoria di Leontiev, illustrata nelle opere degli anni '40, fu criticata da Rubinstejn perch conservava una concezione del soggetto ancora troppo astratta. Il problema principale su tutta questa discussione sul concetto di attivit stato che essa si svolta pi a livello teorico che a quello empirico, senza che le varie precisazioni di tale concetto fossero illustrate con dati sperimentali.

Scuola storico-culturale

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Bibliografia
Luciano Mecacci, La psicologia sovietica 1917-1936, Roma, Editori Riuniti,(1974), ISBN 8842055824 Luciano Mecacci, Storia della psicologia del Novecento, Roma-Bari, Laterza,(2009), ISBN 9788842041177 Luciano Mecacci, Manuale di storia della psicologia, Firenze, Giunti,(2008), ISBN 9788842041177 Maria Serena Veggetti, Psicologia storico-culturale e attivit, Roma, Carocci,(2006), ISBN 8843037315

Voci correlate
Psicologia culturale

Vygotsky internet Archive


http://gfdl.marxists.org.uk/archive/vygotsky/index.htm

Risorse esterne (in russo)


. . (1993). - : [1]. , 1993, N 4. - [2],
Portale Psicologia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di psicologia

Note
[1] http:/ / www. voppsy. ru/ issues/ 1993/ 934/ 934005. htm [2] http:/ / vygotsky. mgppu. ru/ 460

Jean Piaget

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Jean Piaget
Jean Piaget (Neuchtel, 9 agosto 1896 Ginevra, 16 settembre 1980) stato uno psicologoe pedagogista svizzero. considerato il fondatore dell'epistemologia genetica, ovvero dello studio sperimentale delle strutture e dei processi cognitivi legati alla costruzione della conoscenza nel corso dello sviluppo.

Cenni biografici
Statua rappresentante Jean Piaget. Jean Piaget era il figlio maggiore di Arthur Piaget, docente universitario e di Rebecca Jackson. All'et di 11 anni, mentre frequentava la scuola Latina, scrisse un breve trattato su un passero albino: questo scritto considerato l'inizio di una brillante carriera scientifica che lo port a pubblicare oltre sessanta libri e diverse centinaia di articoli.

Nella tarda adolescenza svilupp un forte interesse per i molluschi, tanto da collaborare part-time con il direttore del Museo di Scienze naturali di Neuchtel. Ancora prima del termine degli studi i suoi scritti divennero molto noti nell'ambiente dei malacologi tanto che gli venne offerta la cura della sezione molluschi del museo di storia naturale di Ginevra. Dovette declinare l'invito in quanto ancora studente di scuola secondaria. Dopo la scuola superiore studi scienze naturali presso l'Universit di Neuchtel dove ottenne anche il Dottorato. Durante questo periodo pubblic due scritti filosofici, che lui stesso considerava "scritti giovanili" ma che furono importanti nell'orientamento della sua futura attivit. Dopo un semestre presso l'universit di Zurigo, nel corso del quale svilupp un forte interesse per la psicoanalisi, lasci la Svizzera e si trasfer in Francia. Trascorse un anno lavorando presso l'cole de la Rue de la Grange-aux-Belles un istituto per ragazzi creato da Binet. Qui Piaget, dopo un inizio non entusiastico, effettu una serie di interviste finalizzate alla standardizzazione dei test di Binet, e rimase progressivamente affascinato dai processi di pensiero che parevano guidare le risposte; decise di rimanere, e nei due anni successivi comp i suoi primi studi sperimentali sull'et evolutiva. Nel 1921 divenne direttore dell'Institut J. J. Rousseau di Ginevra, presso il quale inizi le sue ricerche sugli schemi mentali dei bambini in et scolare. Nel 1923 spos Valentine Chtenay; la coppia ebbe tre figli, Jacqueline, Lucienne e Laurent il cui sviluppo intellettuale e linguistico furono oggetto di studio da parte di Piaget. Successivamente e spesso contemporaneamente fu titolare di diverse cattedre: psicologia, sociologia e storia delle scienze a Neuchtel dal 1925 al 1929; storia del pensiero scientifico a Ginevra dal 1929 al 1939; psicologia e sociologia a Losanna dal 1938. Dopo la seconda guerra mondiale divenne presidente della Commissione Svizzera dell'UNESCO. Diresse il Bureau International d'Education (Ufficio Internazionale dell'Educazione) dal 1929 al 1967, e nel 1955 fond e diresse fino alla sua morte il Centre International d'Epistmologie Gntique (Centro internazionale di epistemologia genetica). Fond la school of sciences presso l'universit di Ginevra. Nel 1979 vinse il Premio Balzan per le scienze sociali e politiche.

La teoria di Piaget sullo sviluppo cognitivo


Piaget dimostr innanzitutto l'esistenza di una differenza qualitativa tra le modalit di pensiero del bambino e quelle dell'adulto e, successivamente, che il concetto di capacit cognitiva, e quindi di intelligenza, strettamente legato alla capacit di adattamento all'ambiente sociale e fisico. Ci che spinge la persona a formare strutture mentali sempre pi complesse e organizzate lungo lo sviluppo cognitivo il fattore d'equilibrio, una propriet intrinseca e costitutiva della vita organica e mentale. Lo sviluppo ha quindi una origine individuale, e fattori esterni come

Jean Piaget l'ambiente e le interazioni sociali possono favorire o no lo sviluppo, ma non ne sono la causa (al contrario ad esempio di ci che pensa Vygotskij).

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Assimilazione e accomodamento
Secondo Piaget, i due processi che caratterizzano l'adattamento sono l'assimilazione e l'accomodamento, che si avvicendano durante l'intero sviluppo. L'assimilazione e l'accomodamento accompagnano tutto il percorso cognitivo della persona, flessibile e plastico in giovent, pi rigido con l'avanzare dell'et (tesi amatiana). Assimilazione L'assimilazione consiste nell'incorporazione di un evento o di un oggetto in uno schema comportamentale o cognitivo gi acquisito. In pratica il bambino utilizza un oggetto per effettuare un'attivit che fa gi parte del suo repertorio motorio o decodifica un evento in base a elementi che gli sono gi noti (per esempio il riflesso di prensione palmare porta il neonato a stringere nella mano oggetti nuovi). Accomodamento L'accomodamento consiste nella modifica della struttura cognitiva o dello schema comportamentale per accogliere nuovi oggetti o eventi che fino a quel momento erano ignoti (nel caso del bambino precedente, se l'oggetto difficile da afferrare dovr per esempio modificare la modalit di presa). I due processi si alternano alla costante ricerca di un equilibrio fluttuante (omeostasi) ovvero di una forma di controllo del mondo esterno. Quando una nuova informazione non risulta immediatamente interpretabile in base agli schemi esistenti il soggetto entra in uno stato di disequilibrio e cerca di trovare un nuovo equilibrio modificando i suoi schemi cognitivi incorporandovi le nuove conoscenze acquisite. La forma pi evoluta di equilibrio cognitivo quella che usa i sistemi logico-matematici.

Gli stadi dello sviluppo cognitivo secondo Piaget


Nei suoi studi sull'et evolutiva Piaget not che vi erano momenti dello sviluppo nei quali prevaleva l'assimilazione, momenti nei quali prevaleva l'accomodamento e momenti di relativo equilibrio. Ancor pi, individu delle differenze sostanziali nel modo con il quale, nelle sue diverse et, l'individuo si accosta alla realt esterna e ai problemi di adattamento che essa pone. Svilupp cos una distinzione degli stadi dello sviluppo cognitivo individuando 4 periodi fondamentali dello stesso, comuni a tutti gli individui e che si susseguono sempre nello stesso ordine. Stadio senso-motorio Dalla nascita ai 2 anni circa. Come suggerisce il nome, il bambino utilizza i sensi e le abilit motorie per esplorare e relazionarsi con ci che lo circonda, evolvendo gradualmente dal sottostadio dei meri riflessi e dell'egocentrismo radicale (l'ambiente esterno e il proprio corpo non sono compresi come entit diverse) a quello dell'inizio della rappresentazione dell'oggetto e della simbolizzazione, passando attraverso periodi intermedi di utilizzazione di schemi di azione via via pi complessi..

Jean Piaget L'intenzionalit Per Piaget si ha intenzionalit quando il lattante comincia a differenziare il proprio corpo dagli oggetti esterni e agisce sulla realt esterna in vista di uno scopo Dagli 0 ai 2 anni il bambino acquisisce il SENSO della PERMANENZA dell'Oggetto. Reazioni riflesse (primo mese): il bambino agisce attraverso schemi senso-motori rigidi innati. Reazioni circolari primarie (o stadio dei primi adattamenti acquisiti): tra il secondo e il quarto mese di vita il bambino sviluppa le reazioni circolari primarie ovvero la ripetizione di un'azione casuale per ritrovarne gli effetti gradevoli. Il centro d'interesse per le azioni il proprio corpo. L'esempio la suzione del dito, trovandola piacevole il bambino la ripete per lunghi periodi. Reazioni circolari secondarie (o stadio del comportamento intenzionale): tra il quarto mese e l'ottavo mese il bambino orienta i suoi comportamenti verso l'ambiente esterno cercando di afferrare e muovere gli oggetti e osserva i risultati delle sue azioni (schemi di azione secondari). Agitando un sonaglio provoca dei rumori piacevoli e cerca di ripetere l'azione per riprodurre il suono, prolungando il piacere ricevutone. Anche in questo caso le azioni vengono scoperte casualmente. Una conquista importante di questo sottostadio la coordinazione della visione con la prensione. Reazioni circolari differite (o stadio dell'attiva ricerca dell'oggetto): tra gli 8 e i 12 mesi si forma nella memoria l'esperienza senso-motoria, il bambino impara dalle sue azioni e quindi in grado di anticiparne il risultato. Per esempio riprende un'azione su un oggetto dopo averla interrotta. ancora presente l'Errore A non B. In questo stadio il bambino inizia a comprendere la permanenza degli oggetti: negli stadi precedenti, se l'oggetto scompare dalla vista questo "non esiste", mentre adesso il bambino ricerca l'oggetto, sebbene non riesca ancora a ricostruire uno spostamento reso invisibile. In questo stadio compare l'intelligenza sensomotoria, con la differenziazione tra mezzi e fini: uno schema motorio gi acquisito (es. prendere un oggetto) pu essere usato come mezzo per raggiungere un fine (es. spostare l'oggetto preso per raggiungere un altro oggetto che si trovava dietro di esso). Reazioni circolari terziarie (o stadio del procedimento per prove ed errori): dai 12 ai 18 mesi. Consistono nello stesso meccanismo descritto in precedenza ma effettuato con variazioni, nasce l'interesse per la novit. Ad esempio afferrare e battere un oggetto contro superfici diverse. lo stadio della sperimentazione continua. Dai 18 ai 24 mesi (stadio della rappresentazione cognitiva): il bambino sviluppa la capacit di immaginare gli effetti delle azioni che sta eseguendo, non agisce pi per osservare l'effetto, ma combina mentalmente schemi senso-motori per poi agire ed ottenere l'effetto voluto, esegue e descrive azioni differite o oggetti non presenti nel suo campo percettivo ed esegue sequenze di azioni come per esempio appoggiare un oggetto per aprire la porta; si manifesta una prima forma di imitazione differita, cio il bambino imita comportamenti visti in precedenza (negli stadi precedenti vi era solo imitazione immediata di gesti semplici), cominciano inoltre i primi giochi simbolici, il "fare finta di ...". Il bambino apprende il concetto di "permanenza dell'oggetto", ovvero la capacit di comprendere che gli oggetti esterni che formano il mondo, sono entit esistenti, a prescindere dalla sua consapevolezza di essi. Stadio pre-operatorio Dai 2 ai 6-7 anni. In questo stadio il bambino in grado di usare i simboli. Un simbolo un'entit che ne rappresenta un'altra. Un esempio il gioco creativo nel quale il bimbo usa, per esempio, una scatola per rappresentare un tavolo, dei pezzetti di carta per rappresentare i piatti ecc. Il gioco in questo stadio appunto caratterizzato dalla decontestualizzazione (il coinvolgimento di altre persone o simulacri), dalla sostituzione di oggetti per rappresentarne altri e dalla crescente integrazione simbolica. Anche l'imitazione differita rivela la capacit di usare i simboli, come pure il linguaggio verbale usato per riferirsi a esperienze passate, anticipazioni sul futuro o persone e oggetti non presenti sul momento. Superato l'egocentrismo radicale del periodo sensomotorio, in questo stadio permane per un egocentrismo intellettuale, ovvero il punto di vista delle altre persone non differenziato dal proprio, il bambino cio si

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Jean Piaget rappresenta le cose solo dal proprio punto di vista. Per cui ad esempio spiegher che "l'erba cresce cos, quando io cado, non mi faccio male". Crede che tutti la pensino come lui e che capiscano i suoi pensieri; tipicamente se racconta una storia lo far in modo che un ascoltatore che non conosce la storia non capir nulla. Un famoso esperimento per verificare l'egocentrismo intellettuale l'esperimento delle tre montagne, in cui si presenta al bambino un modellino con tre montagne e gli si chiede come queste montagne vengano viste dalla bambola posta in un punto di osservazione diverso dal suo; tipicamente il bambino dir che la scena vista dalla bambola uguale a come la vede lui. Il ragionamento in questo stadio non n deduttivo n induttivo, ma trasduttivo o precausale, dal particolare al particolare, cio due eventi sono considerati legati da un rapporto di causa-effetto se avvengono nello stesso tempo. Ci si traduce in una modalit di comunicazione piena di "libere associazioni", senza alcuna connessione logica, in cui il ragionamento si sposta da un'idea all'altra rendendo pressoch impossibile una ricostruzione attendibile di eventi. Stadio delle operazioni concrete Dai 6/7 agli 11 anni. Il termine operazioni si riferisce a operazioni logiche o principi utilizzati nella soluzione di problemi. Il bambino in questo stadio non solo utilizza i simboli ma in grado di manipolarli in modo logico. Un'importante conquista di questo periodo l'acquisizione del concetto di reversibilit, cio che gli effetti di un'operazione possono essere annullati da un'operazione inversa. Fra 2 e 5 anni il bambino non classifica gli oggetti secondo una propriet ma li distribuisce a seconda della vicinanza spaziale. A 5-6 anni inizia a raggrupparli secondo una caratteristica. Prima del salto operatorio il bambino non in grado di distribuire in serie pi di 2 oggetti, ma questa non un'incapacit come sostiene Piaget, quanto piuttosto un limite della memoria a breve termine. Intorno ai 6/7 anni il bambino acquisisce la capacit di conservazione delle quantit numeriche, delle lunghezze e dei volumi liquidi. Per conservazione si intende la capacit di comprendere che la quantit rimane tale anche a fronte di variazioni di forma. Il bambino nella stadio pre-operatorio, per esempio, convinto che la quantit di liquido contenuto in un contenitore alto e stretto maggiore di quella contenuta in un contenitore basso e largo (ma dotato dello stesso volume) e a nulla varranno dimostrazioni e travasi. Un bambino nello stadio delle operazioni concrete invece in grado di coordinare la percezione del cambio di forma con il giudizio ragionato che la quantit di liquido spostato la stessa, di "conservare" quindi il volume liquido. Intorno ai 7/8 anni il bambino sviluppa la capacit di conservare i materiali. Prendendo una palla di creta e manipolandola per trasformarla in tante palline il bambino conscio del fatto che riunendo le palline la quantit sar invariata. Questa capacit prende il nome di reversibilit. Intorno ai 9/10 anni raggiunto anche l'ultimo passo della conservazione, la conservazione della superficie. Messo di fronte a dei quadrati di cartoncino si rende conto che occupano la stessa superficie sia che siano messi tutti vicini sia che siano sparsi. Stadio delle operazioni formali Dai 12 anni in poi. Il bambino che si trova nello stadio delle operazioni concrete ha delle difficolt ad applicare le sue competenze a situazioni astratte. Se un adulto gli dice: "Non prendere in giro X perch grasso, cosa diresti se lo facessero a te?" la sua risposta sarebbe "Io non sono grasso e nessuno mi pu prendere in giro". Calarsi in una realt diversa dalla sua un'operazione troppo astratta. A partire dai 12 anni il bambino riesce a formulare pensieri astratti: si tratta del cosiddetto pensiero ipotetico dove il bambino non ha bisogno di tenere l'oggetto dinanzi a se ma pu ragionare in termini ipotetici.

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Le idee dei bambini


Piaget ha tratto delle conclusioni a proposito di ci che pensano i bambini. A 4 anni essi cominciano a porsi domande sull'origine delle cose. A 5/6 anni vi una tendenza all'animismo, a 8 pensano che siano stati degli esseri antropomorfi a creare il mondo (artificialismo). A 11-12 anni i bambini definiscono esseri viventi solo piante ed animali. Il bambino un costruttore di teorie trial'n error, fa delle generalizzazioni ed applica dei copioni e ama fare narrazioni. Appena nati i bambini riescono a riconoscere i propri simili. A 2 anni compare il desiderio, a 4 la credenza, la capacit di elaborare spiegazioni complesse dei comportamenti degli altri. A 4 anni i bambini non sono in grado di dire bugie complesse ed intenzionali, a 5 s. Una delle grandi critiche volte a Piaget stata quella di pensare che ci fosse una correlazione tra ci che raccontavano i bambini e le loro strutture cognitive.

Opere
Giudizio e ragionamento nel bambino. Edizione italiana: 1958, La Nuova Italia Ed., Firenze. La rappresentazione del mondo nel fanciullo. Edizione italiana : 1966, Bollati Boringhieri Lo sviluppo mentale del bambino.Edizione italiana: 1967, Einaudi Il giudizio morale nel fanciullo. Edizione italiana: 1993, Giunti e Barbera Ed., Firenze.

La nascita dell'intelligenza nel fanciullo. Edizione italiana: 1991, Giunti e Barbera Ed., Firenze. La costruzione del reale nel bambino. Edizione italiana: 1973, La Nuova Italia Ed., Firenze. Lo sviluppo delle quantit fisiche nel bambino: conservazione e atomismo in collaborazione con Brbel Inhelder. Edizione italiana: 1971, La Nuova Italia Ed., Firenze. La formazione del simbolo nel bambino. Imitazione, gioco e sogno. Immagine e rappresentazione. Edizione italiana: 1972, La Nuova Italia Ed., Firenze. Lo sviluppo della nozione di tempo nel bambino. Edizione italiana: 1979, La Nuova Italia Ed., Firenze. La rappresentazione dello spazio nel bambino, in collaborazione con Brbel Inhelder. Edizione italiana: 1979, Giunti e Barbera Ed., Firenze. La geometria spontanea del bambino. In collaborazione con Brbel Inhelder e A. Szemiska; Edizione italiana: 1976, Giunti e Barbera Ed., Firenze. Le nozioni di movimento e velocit nel fanciullo, Edizione italiana: 1975, Newton Compton, Roma. La genesi dell'idea di fortuito nel bambino, in collaborazione con Brbel Inhelder; Edizione italiana: 1976, Newton Compton, Roma. La genesi del numero nel bambino, in collaborazione con Alina Szeminska; Edizione italiana: 1979 La Nuova Italia Ed., Firenze. La genesi delle strutture logiche elementari: classificazione e sensazione, in collaborazione con Brbel Inhelder; Edizione italiana: 1979, La Nuova Italia Ed., Firenze. L'epistemologia genetica, Laterza, 2000 La psicologia del bambino in collaborazione con Brbel Inhelder, Edizione italiana: 2001 Einaudi.

Jean Piaget

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Bibliografia
Vonche, J.J. (1985). Genetic epistemology: Piaget's theory. International Encyclopedia of Education, Vol. 4. Oxford: Pergamon. Kitchener, R. (1986). Piaget's theory of knowledge. New Haven: Yale University Press. Chapman, M. (1988). Constructive evolution: origins and development of Piaget's thought. Cambridge: Cambridge University Press. Beilin, H. (1992). Piaget's enduring contribution to developmental psychology. Developmental Psychology, 28, 191-204. Smith, L. (1992). Jean Piaget: critical assessments. 4 Vols. London: Routledge. Vidal, F. (1994). Piaget before Piaget. Cambridge, MA: Harvard University Press. Smith, L. (1996). Critical readings on Piaget. London: Routledge. Smith, L. (1997). "Jean Piaget". In N. Sheehy, A. Chapman. W.Conroy (eds). Biographical dictionary of psychology. London: Routledge. Kesselring, Th. (1999). Jean Piaget. Mnchen: Beck Smith, L. (2001). "Jean Piaget". In J. A. Palmer (ed) 50 Modern thinkers on education: from Piaget to the present. London: Routledge Gattico, E. (2001). Jean Piaget. Milano: Bruno Mondadori Aqueci, F. (2003). Ordine e Trasformazione. Morale, Mente, Discorso in Jean Piaget. Acireale-Roma: Bonanno

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Epistemologia genetica

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Epistemologia genetica
L'epistemologia genetica una disciplina psicologica fondata dallo psicologo svizzero Jean Piaget alla met del XX secolo, interessata allo studio delle origini (la genesi) della conoscenza. Il termine epistemologia viene qui inteso con un'accezione abbastanza diversa da quella usuale [1] . Il Centre International d'Epistmologie Gntique ("Centro internazionale di epistemologia genetica") fu fondato a Ginevra nel 1955 da Piaget, e da lui diretto fino alla sua morte nel 1980. Questa prospettiva psicologica intende collegare la validit della conoscenza al modello della sua costruzione. In altre parole, essa mostra che i metodi usati per ottenere e creare la conoscenza influenzano la validit della conoscenza risultante. Per esempio, la nostra esperienza diretta della forza di gravit ha maggiore validit della nostra esperienza indiretta con i buchi neri. L'epistemologia genetica spiega anche il processo tramite il quale un essere umano sviluppa le sue abilit cognitive nel corso della sua vita, a partire dalla nascita ed attraversando stadi sequenziali di sviluppo, con particolare attenzione ai primi anni dello sviluppo cognitivo. Piaget dimostr innanzi tutto l'esistenza di una differenza qualitativa tra le modalit di pensiero del bambino e quelle dell'adulto; individu poi delle differenze strutturali nel modo con il quale, nelle sue diverse et, l'individuo si accosta alla realt esterna ed affronta i problemi di adattamento a tale realt. Svilupp cos una distinzione delle fasi dello sviluppo cognitivo, individuando 4 periodi fondamentali dello stesso. 1. 2. 3. 4. Fase senso-motoria (dalla nascita ai 2 anni circa) Fase pre-operatoria (dai 2 ai 7 anni) Fase delle operazioni concrete (dai 7 agli 11 anni) Fase delle operazioni formali (dai 12 anni in poi).

L'influenza sul costruttivismo


Pur avendo i due approcci origini indipendenti, l'epistemologia genetica ha avuto lunga influenza sul costruttivismo. A tale proposito scrive Ernst von Glasersfeld: "Nella tradizione occidentale, ci che si chiama conoscenza sempre considerata come una rappresentazione pi o meno vera di un mondo ontologico; cio unapprossimazione, e comunque limmagine di un mondo indipendente dal soggetto conoscente. Piaget rompe con questa tradizione perch propone un cambiamento radicale del concetto di conoscenza. Per lui, invece di essere lorgano della rappresentazione, la conoscenza diviene uno strumento delladattamento."

Note
[1] A questo proposito dice Ernst von Glasersfeld: Naturalmente, fondare unepistemologia sul modo in cui si possano generare le conoscenze, un peccato grave per i filosofi di professione. In inglese si chiama genetic fallacy [errore genetico n.d.t.]

Bibliografia
Jean Piaget, L'epistemologia genetica, Laterza, 2000, ISBN: 8842041424 Ernst von Glasersfeld, Linterpretazione Costruttivista dellEpistemologia Genetica.
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John Bowlby

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John Bowlby
John Bowlby (Londra, 26 febbraio 1907 Isola di Skye, 2 settembre 1990) stato uno psicoanalista britannico che ha elaborato la teoria dellattaccamento, interessandosi particolarmente agli aspetti che caratterizzano il legame madre-bambino e quelli legati alla realizzazione dei legami affettivi allinterno della famiglia.

La formazione ed i primi interessi


Bowlby nacque a Londra in una famiglia altoborghese, nel 1907. Durante l'infanzia venne cresciuto insieme ai fratelli dalla bambinaia; successivamente fu avviato agli studi medici dal padre, chirurgo ufficiale della regina dInghilterra, intenzionato a fare di lui un chirurgo militare. Dopo essersi laureato, con la votazione pi alta, al Trinity College di Cambridge, in scienze precliniche e psicologia, inizi il suo impegno lavorativo presso la scuola attivista di Summerhill, nella quale venivano seguiti ragazzi psichicamente disturbati provenienti spesso dalle classi sociali meno elevate. Nellautunno del 1929 riprese gli studi, si trasfer a Londra per seguire le lezioni di medicina presso lUniversity College Hospital ed entrare nellIstituto di Psicoanalisi fondato da Ernest Jones nel 1913, laureandosi in Medicina nel 1936 e diplomandosi come Analista nel 1937. Nel 1940 ricevette la qualifica, allinterno della Societ Psicoanalitica Britannica, di membro ordinario con diritto di voto. in quell'occasione che espose larticolo intitolato The Influence of Early Environment in the Development of the Neurosis and Neurotic Character" che si riveler di grande rilevanza per le sue future ricerche; con esso Bowlby propose una teoria con cui ipotizzava che determinati fattori ambientali, in particolare la separazione dalla madre durante i primi anni di vita, potessero essere elementi causa delle nevrosi. Queste supposizioni aprirono subito un raffronto diretto con Melanie Klein, la quale riteneva invece che al di l di ogni esperienza si trovasse la fantasia. Dopo aver lavorato per un periodo nella Child Guidance Clinic di Londra, decise di entrare nellEsercito in veste di psichiatra militare, e ricopr questo ruolo durante la seconda guerra mondiale. Terminata la guerra, venne nominato delegato-membro del Comitato governativo di salute mentale, ed entr a far parte della Tavistock Clinic dove, oltre ad essere scelto come vicedirettore, ebbe il compito di sviluppare il dipartimento infantile. Da questo momento in avanti Bowlby si interess in modo crescente alla natura del rapporto madre-figlio ed alle possibili conseguenze, sulla personalit dei bambini, di un'eventuale separazione precoce dalla madre in et infantile.

Il rapporto per lOrganizzazione Mondiale della Sanit


Nel 1950 LOrganizzazione Mondiale della Sanit (OMS) si rivolse a Bowlby, conosciuto per i suoi interessi e per gli articoli pubblicati, per affidargli la direzione di una ricerca su bambini che avevano perso la propria famiglia. Il rapporto, redatto nel 1951 con il titolo Maternal Care and Mental Health, era imperniato su due concetti: quello dellinsufficienza di cure materne e quello di mancanza di cure materne. Bowlby propose un lavoro suddiviso in due parti: nella prima parte ripercorreva le precedenti riflessioni e ricerche in materia, fatte da altri studiosi, mentre nella seconda ipotizzava e proponeva delle metodologie di prevenzione per contrastare carenza e privazione delle cure materne. In questa seconda parte Bowlby rivolse la sua attenzione alle istituzioni che si occupavano di adozioni ed affidamenti; le sue riflessioni su questo delicato argomento furono molto negative: Bowlby sostenne infatti che negli istituti, anche quelli che fornivano unaccurata assistenza, si riuscisse difficilmente a instaurare rapporti che potessero favorire una crescita emotiva ed affettiva adeguata. Nella parte conclusiva del lavoro Bowlby si rivolgeva a governi ed amministratori affinch si impegnassero in piani di prevenzione sociale a favore di quelle famiglie che, impossibilitate nella cura dei propri figli, sceglievano labbandono. Larticolo per lOMS aveva le sue fondamenta sulla privazione e la carenza totale di cure materne:

John Bowlby Bowlby dimostra che, se un bambino vive questo tipo di esperienza, la sua crescita fisica, cognitiva ed emotiva, rimane segnata anche nellet adulta; uno sviluppo appropriato dellIo si verifica solo se i legami relazionali si caratterizzano con soddisfacimento, stabilit e durevolezza, poich lo sviluppo dell'Io funzionalmente legato alla natura delle prime relazioni significative del bambino. Il rapporto riusc ad avvicinare molte persone alle problematiche familiari, facendo nascere interesse e ricerche sullargomento in una societ in cui vi erano molti orfani e nella quale non si riteneva indispensabile "laffetto continuativo" per uno sviluppo adeguato della persona. Bowlby stesso sostenne per che la ricerca metteva in luce degli aspetti insoluti: non era riuscito a spiegare quale fosse il percorso di sviluppo che conduce alla carenza e alla privazione, e perch alcuni bambini, anche di fronte alle pi gravi situazioni, ne risultavano comunque indenni ed avevano una crescita equilibrata.

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La Teoria dellAttaccamento
L'opera principale: "Attaccamento e Perdita"
Una volta concluso il lavoro per lOMS, gli studi di Bowlby si volsero ad indagare quali potessero essere le caratteristiche e lo sviluppo del legame che si instaura fra madre e bambino. Le ricerche, rigorose e confermate sperimentalmente, portarono Bowlby a formulare la Teoria dellAttaccamento; i tratti peculiari di questa teoria vennero dapprima pubblicati sul The International Journal of Psychoanalysis in tre articoli, che, in seguito ulteriormente ampliati, diventarono i volumi della trilogia Attaccamento e Perdita. Il primo volume Attaccamento e Perdita. Lattaccamento alla madre, pubblicato nel 1969, tratta dellindagine fatta da Bowlby sul legame di attaccamento madre-bambino. Nel secondo volume Attaccamento e Perdita. La separazione dalla madre, pubblicato nel 1972, Bowlby, mantenendo alcune idee freudiane, presenta le sue riflessioni sullansia che scaturirebbe in un bambino nel momento in cui vive la separazione da una figura di attaccamento. Nel terzo volume Attaccamento e Perdita. La perdita della madre, pubblicato nel 1980, si tratta invece di come i bambini possano incorrere in un profondo lutto e dolore, prolungato anche nella vita adulta, se privati strutturalmente di un legame materno primario (ad esempio, per il decesso precoce della stessa). La pubblicazione degli studi compiuti non dette a Bowlby, almeno nellimmediato, i risultati sperati: la maggioranza dei suoi colleghi psicoanalisti non diedero importanza e non compresero il valore delle idee di Bowlby, poich la sua teoria poggiava su criteri che si allontanavano molto dalla loro visione.

La teoria
Il termine "Attaccamento" pu essere interpretato in 3 diversi modi: a) comportamento di attaccamento; b) sistema comportamentale di attaccamento; c) legame d'affetto. Il termine, in s, ha un significato generale e rimanda alla condizione di "attaccamento relazionale" di un soggetto: il sostenere che un bambino "ha un attaccamento" vuol dire che egli avverte il bisogno di percepire la vicinanza ed il contatto fisico con una persona di riferimento, soprattutto in particolari situazioni. Uno degli aspetti pi importanti della teoria il riconoscimento della "componente biologica del legame di attaccamento". Il comportamento di attaccamento ha infatti come funzione quella di garantire la vicinanza e la "protezione" della figura di attaccamento. Tali legami svolgono quindi una funzione fondamentale per la sopravvivenza dell'individuo.

John Bowlby Secondo Bowlby, lattaccamento un qualcosa che, non essendo influenzabile da situazioni momentanee, perdura nel tempo dopo essersi strutturato nei primi mesi di vita intorno ad un'unica figura; molto probabile che tale legame si instauri con la madre, dato che la prima ad occuparsi del bambino, ma, come Bowlby ritiene, non sussiste nessun dato che avalli lidea che un padre non possa diventare figura di attaccamento nel caso in cui sia lui a dispensare le cure al bambino. La qualit dell'esperienza definisce la sicurezza d'attaccamento in base alla sensibilit e disponibilit del caregiver (madre) e quindi la formazione di modelli operativi interni (MOI), che andranno a definire i comportamenti relazionali futuri. Con la crescita, lattaccamento iniziale che si viene a formare tramite la relazione materna primaria o con un "caregiver di riferimento", si modifica e si estende ad altre figure, sia interne che esterne alla famiglia, fino a ridursi notevolmente: nelladolescenza e nella fase adulta il soggetto avr infatti maturato la capacit di separarsi dal caregiver primario, ed a legarsi a nuove figure di attaccamento.

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Fasi dello sviluppo dellattaccamento


Bowlby riteneva che lattaccamento si sviluppasse attraverso alcune fasi, e che potesse essere di tipo "sicuro" o "insicuro". Un attaccamento di tipo sicuro si ha se il bambino sente di avere dalla figura di riferimento protezione, senso di sicurezza, affetto; in un attaccamento di tipo insicuro invece il bambino riversa sulla figura di riferimento comportamenti e sentimenti come instabilit, prudenza, eccessiva dipendenza, paura dellabbandono. Bowlby identifica quattro fasi attraverso le quali si sviluppa il legame di attaccamento. La prima va dalla nascita fino alle otto-dodici settimane: in questo periodo il bambino non in grado di discriminare le persone che lo circondano anche se pu riuscire a riconoscere, attraverso lodore e la voce, la propria madre. Superate le dodici settimane il piccolo comincia a dare maggiori risposte agli stimoli sociali. In un secondo momento il bambino, pur mantenendo comportamenti generalmente cordiali con chi lo circonda, metter in atto modi di fare sempre pi selettivi, soprattutto con la figura materna. Fra il sesto ed il settimo mese, il bambino diviene maggiormente discriminante nei confronti della persone con le quali entra in contatto Dal nono mese lattaccamento con il caregiver si fa stabile e decisamente visibile: il bambino richiama lattenzione della figura di riferimento, la saluta, la usa come base per esplorare lambiente, ricerca in lei protezione in particolare se si trova a cospetto di un estraneo. Il comportamento di attaccamento stabile e profondo fino a circa tre anni, et in cui il bambino acquisisce la capacit di mantenere tranquillit e sicurezza in un ambiente sconosciuto; deve per essere in compagnia di figure di riferimento secondarie, ed avere la certezza che il caregiver faccia presto ritorno.

Limportanza del legame di attaccamento


Per Bowlby molto importante che il legame di attaccamento si sviluppi in maniera adeguata, poich dipende da questo un buono sviluppo della persona: stati di angoscia e depressione, in cui un soggetto si pu imbattere durante let adulta, possono essere ricondotti a periodi in cui la persona ha fatto esperienza di disperazione, angoscia e distacco durante linfanzia. Secondo Bowlby il modello di attaccamento, sviluppatosi durante i primi anni di vita, qualcosa che va a caratterizzare la relazione stessa con la figura di riferimento durante linfanzia. Questo diviene successivamente un aspetto della personalit e un modello relazionale per i futuri rapporti. A dimostrazione di questo vi il concetto di cicli di privazione, che Bowlby gi sottoline nel suo lavoro per lOMS nel 1951; dalle ricerche fatte, si accorse che un soggetto, con uninfanzia segnata da situazioni familiari negative, una volta diventato genitore, avrebbe avuto nei confronti del figlio comportamenti inappropriati e trascuranti. Rilevanti sono le difficolt di sviluppo per i bambini che vivono fin dalla tenera et in istituti, di quanti vengono separati dalla figura di riferimento e di coloro che hanno a fianco un caregiver incapace di provvedere convenientemente alla loro cura.

John Bowlby Con questo Bowlby non intende affatto delineare percorsi di vita prestabiliti per soggetti che fanno simili esperienze negative. La separazione dalla figura materna, evento traumatico per un bambino, vissuto ed ha diverse ripercussioni sulla vita dellindividuo a seconda della durata e del periodo in cui si verifica la separazione, delle capacit di resilienza del soggetto e delle caratteristiche dellambiente. La separazione dalla figura di riferimento si snoda, secondo le ricerche di Bowlby, in tre momenti - la protesta, la disperazione ed il distacco ma pu risultare pi facile viverla e superarla se vi sono alcune circostanze favorevoli come la presenza di un fratello, la presenza di unaltra persona che riesce a sostituire in maniera ottimale il caregiver oppure un ambiente accogliente.

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Il distanziamento dalla psicoanalisi


Ricerche e teorie elaborate portarono Bowlby a distanziarsi dalla psicoanalisi, malgrado si fosse diplomato come analista e fosse membro della Societ Psicoanalitica Britannica. Nonostante ritenesse valida la pratica psicoanalitica, era scettico sulle basi teoriche; le sue critiche si rivolgevano a diversi pratiche psicanalitiche, come il dedicarsi maggiormente al ruolo della fantasia intrapsichica a scapito del ruolo dellambiente per la comprensione dei disturbi psichici; si distanzi anche sul metodo di studio dellinfanzia poich si basava su anamnesi fatte in et adulta e sulla teoria degli istinti e delle pulsioni: secondo Bowlby nellinfanzia il conseguimento del piacere non avviene attraverso una scarica pulsionale, ma attraverso affetto, amore, protezione, prossimit, cura; lo sviluppo del soggetto non si stabilisce, per Bowlby, sul soddisfacimento sessuale, come sostenevano gli psicoanalisti, ma sul bisogno di instaurare legami di affetto.

Il nuovo approccio nella ricerca


Malgrado lallontanamento e le critiche che rivolse alla psicoanalisi, Bowlby non abbandon le lezioni freudiane, ma le rilesse ed elabor in un'ottica diversa, basata sulla biologia e sulletologia. Le figure che pi hanno influenzato il suo nuovo approccio sono state Konrad Lorenz, in particolare con la sua opera Lanello di re Salomone, Charles Darwin, con le sue teorie sulla conservazione degli istinti vantaggiosi, e Harry Harlow, con i suoi studi sulle scimmie.

Studi e ricerche successive


Gli studi e le teorie di Bowlby sono state, durante questi anni, ampiamente studiate, confermate sperimentalmente ed hanno portato anche a notevoli cambiamenti culturali nel pensare il rapporto adulto-bambino. Oltre a molte ricerche indipendenti, le applicazioni pi importanti per la teoria dellattaccamento sono risultate essere la cosiddetta Strange Situation, ideata da Mary Ainsworth negli anni Sessanta, e la Adult Attachment Interview, concepita da Mary Main nel 1985.

Bibliografia
John Bowlby, Attaccamento e perdita vol.1 (1989) ISBN 8833954404 John Bowlby, Attaccamento e perdita vol.2 (2000) ISBN 8833956024 John Bowlby, Attaccamento e perdita vol.3 (2000) ISBN 8833956032 John Bowlby, Costruzione e rottura dei legami affettivi (2007) ISBN 8870780015 John Bowlby, Una base sicura (1989) ISBN 8870780880 John Bowlby, Darwin, una biografia nuova (1996) ISBN 8808096629

John Bowlby

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Voci correlate
Melanie Klein Legame di attaccamento
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Sigmund Freud
Sigismund Schlomo Freud detto Sigmund (Freiberg, 6 maggio 1856 Londra, 23 settembre 1939) stato un neurologo e psicoanalista austriaco, fondatore della psicoanalisi, una delle principali correnti della moderna psicologia. Ha elaborato una teoria scientifica e filosofica, secondo la quale l'inconscio esercita influssi determinanti sul comportamento e sul pensiero umano, e sulle interazioni tra individui. Di formazione medica, tent sempre, pur con difficolt, di stabilire correlazioni tra la sua visione dell'inconscio e delle sue componenti, con le strutture fisiche del cervello e del corpo umano[1] : queste speculazioni hanno trovato parziale conferma nella moderna neurologia e psichiatria[2] . Nella psicoanalisi l'impulso sessuale e le sue relazioni con l'inconscio sono alla base dei processi interpretativi. Molti dissensi con Freud, e quindi indirizzi di pensiero alternativi (Adler, Jung e altri) nascono dalla contestazione del ruolo, ritenuto eccessivo, riconosciuto da Freud alla sessualit.

In un primo momento si dedic allo studio dell'ipnosi e dei suoi effetti nella cura di pazienti psicolabili, influenzato dagli studi di Josef Breuer sull'isteria, in particolare dal caso Anna O. (ossia Bertha Pappenheim, futura fondatrice dei movimenti di assistenza sociale e di emancipazione femminile), al quale si interess sulla base delle considerazioni di Charcot che individuava nell'isteria un disturbo della psiche e non gi una simulazione come ritenuto fino ad allora. Dalle difficolt incontrate da Breuer nel caso, Freud costru progressivamente alcuni principi basilari della psicoanalisi relativi alle relazioni medico-paziente: la resistenza e il transfert. Di questo periodo furono anche le intuizioni che formano il nucleo della psicoanalisi: il metodo di indagine mediante l'analisi di associazioni libere, lapsus (da cui appunto il lapsus freudiano), atti involontari, atti mancati e l'interpretazione dei sogni, e concetti come la pulsione (Eros e Thanatos), le componenti del'inconscio e della coscienza (Es, Io, Super-Io), il Complesso di Edipo, la libido e le fasi dello sviluppo psicosessuale. Le idee di Freud e le sue teorie - viste con diffidenza negli ambienti della Vienna del XIX secolo - sono ancora oggi al centro di accesi dibattiti e di discussioni, non solo in ambito medico - scientifico, ma anche accademico, letterario, filosofico e culturale in genere.

Sigmund Freud (1920), sulla copertina della rivista Life (1938).

Sigmund Freud

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La vita
Sigismund Schlomo Freud nacque a Freiberg (od. Pbor) nel territorio ceco della Moravia, all'epoca parte dell'impero austro-ungarico. Nel 1877 abbrevi il suo nome in Sigmund. Sigmund era figlio di Jacob Freud e della sua terza moglie Amalie Nathanson (1835-1930). Jacob, ebreo proveniente dalla Galizia e commerciante di lana, si trasfer a Vienna nel 1860, a causa di sconvolgimenti politico-economici. Dal padre non ricevette un'educazione tradizionalista, eppure gi in giovanissima et si appassion alla cultura e alle scritture ebraiche, in particolare allo studio della Bibbia. Questi primi interessi lasciarono evidenti tracce nella sua opera. Nella Vienna di quel periodo erano presenti forti componenti antisemitiche e ci costitu per lui un ostacolo, che non riusc per a limitare la sua libert di pensiero. Dalla madre e quindi dal padre ricevette i primi rudimenti. Poi fu iscritto ad una scuola privata, e dall'et di nove anni frequent con grande profitto per otto anni l'Istituto Superiore "Sperl Gimnasyum". Sino alla maturit, conseguita a diciassette anni, dimostr grandi capacit intellettuali tanto da ricevere una menzione d'onore. Durante il corso di laurea matur una crescente avversione per gli insegnanti che considerava non all'altezza; l'insoddisfazione lo spinse a sviluppare un senso critico che, di fatto, ritard l'ottenimento della sua laurea in medicina (marzo 1881). Dopo la laurea si rec in Inghilterra e, successivamente, lavor in un laboratorio di zoologia diretto da Carl Friedrich Claus a Vienna. Fu qui che prese contatto con il darwinismo. Il lavoro di ricerca per, non lo soddisfece e dopo due anni cambi lavoro e conobbe Brcke, nell'Istituto di fisiologia, dove condusse importanti ricerche nel campo della neuro-istologia. Freud lasci l'istituto dopo sei anni di permanenza, anche se le ricerche effettuate gli assicuravano una sicura carriera nel settore, perch era animato da grande ambizione e valut troppo lenti i successi conseguibili in quel campo ristretto. Freud fu enormemente colpito da Brcke, tanto che nella sua autobiografia lo cita come colui che maggiormente influ sulla sua personalit. L'aspirazione all'indipendenza economica lo spinse a dedicarsi alla pratica clinica, lavorando per tre anni presso l'Ospedale Generale di Vienna con pazienti affetti da turbe neurologiche. Questa disciplina, essendo molto pi remunerativa, gli avrebbe permesso di sposare la sua futura moglie, Martha Bernays. Fu proprio mentre lavorava in questo ospedale, nel 1884, che Freud cominci gli studi sulla cocaina, sostanza allora sconosciuta. Scoperto che la cocaina era utilizzata dai nativi americani come analgesico la speriment anche su se stesso osservandone gli effetti stimolanti e privi, a suo dire, di effetti collaterali rilevanti. La utilizz in alternativa alla morfina per curare un suo caro amico, Ernst Fleischl, che era divenuto morfinomane in seguito ad una lunga terapia del dolore. Ma, la conseguente instaurazione della dipendenza da essa (pi pericolosa rispetto a quella da morfina), fece scoppiare un caso che costitu una macchia nella sua carriera, anche in considerazione del fatto che un altro ricercatore, utilizzando i suoi studi, speriment la cocaina quale analgesico oftalmico, ricavandone rilevanti riconoscimenti nell'ambito medico internazionale. Rinunci pertanto alle forti aspettative di ricavare successo da queste ricerche. Ulteriore risultato fu che ne divenne, notoriamente, assiduo consumatore. Il caso di Fleisch, tuttavia, che ebbe numerosi episodi paranoidei, allucinazioni e deliri, spinsero il filosofo a pubblicare il saggio: Osservazioni sulla dipendenza e paura da cocaina. Dopo la pubblicazione smise di far uso della sostanza e di prescriverla. Nel 1885 ottenne la libera docenza e ci gli assicur facilitazioni nell'esercizio della professione medica. La notoriet e la stima dei colleghi gli permise una facile carriera accademica, sino ad ottenere la cattedra di professore ordinario. sempre di quest'anno la notizia della distruzione delle sue carte personali, avvenimento che si ripet nel 1907. Successivamente, le sue carte furono attentamente custodite negli "Archivi Sigmund Freud" e gestite da Ernest Jones, suo biografo ufficiale e da alcuni membri del circolo psicoanalitico. Il lavoro di Jeffrey Moussaieff Masson port alcuni chiarimenti (nonch una feroce critica) sulla natura del materiale soppresso.[3] Nel biennio 1885-1886 inizi anche gli studi sull'isteria e con una borsa di studio si rec a Parigi, dove era attivo Jean-Martin Charcot. Questi suscit notevole impressione sull'ancora giovane Freud, sia per i suoi metodi sia per la

Sigmund Freud sua forte personalit. Le modalit di cura dell'isteria attraverso l'ipnosi, insegnatagli da Charcot, furono applicate da Freud dopo il suo rientro a Vienna, ma i risultati furono deludenti, tanto da attirarsi addosso le critiche di numerosi colleghi. Il matrimonio con Martha Bernays era stato pi volte rimandato a causa di difficolt che apparivano a Freud insuperabili e quando, il 13 maggio 1886, riusc finalmente a sposarsi, visse l'avvenimento come una grossa conquista. Appena un anno dopo (1887) nacque la prima figlia, Mathilde seguita da altri cinque figli di cui l'ultima, Anna, divent un'importante psicoanalista. Nel 1886 inizi l'attivit privata aprendo uno studio a Vienna; utilizz le tecniche allora in uso, quali le cure termali, l'elettroterapia e l'idroterapia, ricorrendo anche all'applicazione dei magneti, una tecnica in uso fin dal 1700 che si credeva fosse in grado di agire sul sistema nervoso dei pazienti, ma non rilev risultati apprezzabili. Utilizz allora la tecnica dell'ipnosi e, per migliorare la stessa, comp un altro viaggio in Francia, a Nancy, ma non ottenne i risultati che si aspettava. Il 23 settembre 1897 venne iniziato "nella comunit fraterna" della Loggia del B'nai B'rith di Vienna, un anno dopo la sua fondazione. Freud era professore di neuropatologia e le teorie sulla psicoanalisi avevano ancora poca eco e considerazione nella scuola di medicina dell'epoca. Una chiave di volta nel processo evolutivo delle teorie di Freud fu l'incontro con Josef Breuer - importante fisiologo che poi, in diverse circostanze, sostenne Freud anche finanziariamente - intorno al caso di Anna O.. Breuer curava l'isteria della paziente attraverso l'ipnosi nel tentativo di guarirla da sintomi invalidanti tra i quali un'idrofobia psicogena. Sono di questo periodo le prime intuizioni sui ricordi traumatici. Il metodo, definito catartico - che fu pubblicato nel 1895 in Studi sull'isteria di Breuer e altri - venne successivamente utilizzato in modo sistematico da Freud.

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La nascita della psicoanalisi


Per convenzione si usa datare la nascita della psicoanalisi con la prima interpretazione esaustiva di un sogno scritta da Freud: si tratt di un suo sogno personale della notte tra il 23 e il 24 luglio 1895, e riportato anche ne L'interpretazione dei sogni come "il sogno dell'iniezione di Irma". La sua interpretazione rappresent l'inizio dello sviluppo della teoria freudiana sul sogno. L'analisi dei sogni, infatti, segna l'abbandono del metodo ipnotico utilizzato in quella fase del suo sviluppo, che a ragione si pu definire la preistoria della psicoanalisi. Altri legano la nascita della Il suo celebre divano, ora al Freud Museum di Londra. psicoanalisi alla prima volta in cui Freud us il termine "psicoanalitico", e cio nel 1896 dopo aver gi svolto un'esperienza di 10 anni nel settore della psicopatologia, quando scrisse due articoli nei quali, per la prima volta, parla esplicitamente di "psicoanalisi" per descrivere il suo metodo di ricerca e trattamento terapeutico. La psicoanalisi la traduzione del neologismo impiegato da Freud a partire dal 1896 per indicare: un procedimento per l'indagine di processi mentali che sono altrimenti inaccessibili per altra via; un metodo terapeutico che trae le sue origini dall'indagine psicoanalitica ed ha per fine la cura delle nevrosi; un insieme di concezioni psicologiche (teoria della psiche).

Sigmund Freud Sebbene oggi la paternit del metodo psicanalitico sia comunemente attribuita a Freud, egli stesso, nella sua prima conferenza a Boston, riconobbe che l'eventuale merito non fosse spettato a lui stesso, bens al dottor Joseph Breuer, il cui lavoro antecedente agli studi di Freud e ne costituisce il punto di partenza.

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L'internazionale della psicoanalisi


Dopo aver pubblicato un articolo sulla "Morale sessuale e le malattie nervose moderne" nel quale espresse le sue prime riflessioni sulla natura della civilt, Freud nel 1909 venne invitato negli Stati Uniti insieme allo psichiatra svizzero Carl Gustav Jung e all'ungherese Sndor Ferenczi. Poco dopo, a New York, si aggiunse a loro Ernest Jones, giunto dall'Inghilterra. in questa situazione che presero luce le "Cinque conferenze sulla psicoanalisi". Freud aveva cinquantatr anni e alla Clark University fu insignito del titolo di Dottore. Oltre a questa onorificenza Freud ebbe modo di incontrare personalmente il famoso filosofo americano William James. Secondo la versione pi diffusa della storia della psicoanalisi, in Europa il discorso freudiano era ancora tacciato di "delirio", d'essere ossessionato dal sesso e di rovinare la societ mettendo in pubblica piazza ogni indecenza e perversione. Secondo alcune testimonianze, c'era l'impressione generale che l'intera comunit umana si ergesse contro il suo discorso e che volesse ridurre lui e i suoi seguaci al silenzio per metterli nell'impossibilit di nuocere. Questa "folla inferocita" non avrebbe spaventato il medico viennese; anni dopo egli accus lo stesso Jung di codardia, chiedendogli di non utilizzare pi il termine di psicoanalisi per le sue teorie basate su una teoria della libido desessualizzata. Tuttavia, lo storico della psicologia Allen Esterson, criticando il resoconto del neuroscienziato Mark Solms secondo il quale le idee di Freud sull'esistenza di pulsioni animali primitive negli umani avevano scandalizzato i suoi contemporanei vittoriani, ha scritto:

questo resoconto mirante a dare un quadro complessivo della situazione a quei tempi stato confutato talmente tante volte
dagli studiosi che hanno condotto ricerche su quel periodo che si dispera che i veri fatti riusciranno mai a penetrare il mondo [4] ermeticamente chiuso dei tradizionalisti psicoanalitici.

Secondo Catherine Meyer,

[Frank J.] Sulloway[5] giunse a stabilire che tutti gli elementi principali della teoria freudiana della sessualit - la
'bisessualit', le 'zone erogene', la 'perversione polimorfa', la 'regressione', la 'libido', la 'rimozione primaria' ecc. provenivano in linea pi o meno diretta dalla sessuologia dell'epoca (Krafft-Ebing, Albert Moll, Havelock Ellis), il che [6] demoliva allo stesso tempo il mito dell'isolamento intellettuale di Freud e del preteso 'puritanesimo' dei suoi colleghi.

Negli Stati Uniti, Freud si sarebbe sentito pi a suo agio anche se in seguito (1925) confess che in America, dove l'ingenua "dottrina del comportamento" si vantava di aver completamente eliminato la psicologia, la portata radicale del suo pensiero era abbondantemente annacquata. Al ritorno nel 1910, il Congresso di Norimberga (30 e 31 marzo) istitu un'organizzazione internazionale per coordinare tutte quelle associazioni psicoanalitiche nazionali gi costituitesi o di nuova creazione. Il congresso era stato organizzato da Carl Gustav Jung, che veniva visto come il successore di Freud alla guida del movimento psicoanalitico. Freud stesso, in questa occasione, fece pressione affinch la presidenza dell'internazionale della psicoanalisi venisse affidata a Jung. Alfred Adler e Wilhelm Stekel invece si incaricarono del giornale dell'associazione: lo "Zentralblatt fr Psychoanalyse" (Rivista centrale di psicoanalisi). In seguito, a questa rivista si affianc "Imago", un'altra pubblicazione che trattava gli aspetti non direttamente medici della psicoanalisi ed era diretta dallo stesso Freud. Gi allora circoli medici legati alla psicoanalisi erano presenti oltre a Berlino, Vienna e Zurigo, anche a Budapest, Bruxelles, negli Stati Uniti, in Russia, Francia, Italia e Australia.

Sigmund Freud Con questi medici e psicoanalisti, che nell'insieme costituivano la prima avanguardia del nuovo movimento di pensiero del novecento (ai quali bisognerebbe aggiungere l'insieme numeroso e sofferente dei loro pazienti di entrambi i sessi, ovvero la "materia prima" della "nuova scienza"), Freud cominci a intessere una fitta e costante corrispondenza per garantire coerenza e avvenire al movimento psicoanalitico. Sempre nel 1910 ci fu un'altra novit, ovvero il primo tentativo di biografia psicoanalitica, quel "Un ricordo infantile di Leonardo da Vinci" che costituisce "la sola cosa piacevole che io abbia mai scritto" (come confess lo stesso Freud).

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Freud e Einstein
Nel 1926 Freud, che per ragioni di salute fu costretto a ridurre a tre il numero dei pazienti che trattava ogni giorno, comp settanta anni e per il suo compleanno giunsero al n 19 della Berggasse telegrammi e lettere di felicitazioni da ogni parte del mondo, tra cui quello di Albert Einstein. Ma fu nel dicembre di quello stesso anno che Freud, recandosi a Berlino per rivedere figli e nipoti, incontr per la prima volta Einstein e sua moglie andati da lui a fargli visita. Questo fu il commento di Freud in margine a questo colloquio che si era protratto per due ore:

vivace, sicuro di s, piacevole. Di psicologia ne capisce quanto me di fisica, tanto che abbiamo avuto una conversazione molto scherzosa
Tuttavia, la credenza diffusa secondo cui Einstein era un grande ammiratore di Freud erronea, come ha fatto notare A. H. Esterson: in una lettera a uno dei suoi figli nei primi anni trenta[7] Einstein scrisse che non era rimasto convinto dalle opere di Freud e che riteneva i suoi metodi dubbi se non fraudolenti. Nel 1933 infine, a richiesta della Societ delle Nazioni, venne pubblicata una discussione con Einstein sul tema: "Perch la guerra?". Freud, al contrario di Einstein, dimostrando un profondo pragmatismo afferm l'impossibilit della fine delle guerre, in quanto l'aggressivit, fondamento di ogni guerra, radicata indissolubilmente nell'uomo.[8]

Freud e Lou Andreas Salom


Sicuramente una delle muse ispiratrici pi enigmatiche dell'intero '800, Lou Andreas Salom colp e diede modo anche a Freud di rinnovare le proprie idee. Grande catalizzatrice di idee innovative, Salom, dopo le frequentazioni con Rainer Maria Rilke, Friedrich Nietzsche, e lo stesso Jung, ebbe modo di incontrare anche Freud. Dal loro confronto, Freud smorz quella che fino ad allora era rimasta la concezione primaria delle sue teorie, la libido come motore della vita emotiva dell'uomo. Infatti, nel suo saggio Psicologia e Metapsicologia espose per la prima volta la dualit tra pulsione di vita e pulsione di morte: usando a modello dell'uomo un globo sulla cui superficie (la coscienza) filtra il mondo pulsionale (l'essenza del "globo"), giunto dal mondo esterno vero e proprio. Un'essenza che nasconde la lotta tra volont alla vita e all'aggregazione, da un lato, e alla morte e disgregazione dall'altro. doveroso ricordare che un altro personaggio femminile del primo Novecento, Sabina Spielrein, ebrea russa ricoverata al Burgozli, curata da Jung e diventata poi essa stessa psicoanalista, fu la prima a scrivere sulla pulsione di morte, e Freud la cit in una nota di Al di l del principio di piacere.

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"Analisi terminabile e analisi interminabile" (1937)


Durante lo sviluppo della disciplina psicoanalitica, in Freud si faceva sempre pi chiaro che questa sua "figlia" era qualcosa che andava ben oltre una semplice psicoterapia come era invece nei suoi intenti iniziali di medico. Cos scrive infatti nel 1925:

Probabilmente il futuro stabilir che l'importanza della psicoanalisi come scienza dell'inconscio oltrepassa di gran lunga la [9] sua importanza terapeutica.
Partendo dal confronto con i problemi psicoterapeutici, la psicoanalisi si era mossa lentamente verso il superamento della semplice psicoterapia. Andando ancora pi in l, a due anni dalla sua morte, in Analisi terminabile e interminabile Freud pose una delle questioni se non la questione fondamentale della psicoanalisi, ormai nota con le stesse parole di Freud come problema del "fondo roccioso della psicoanalisi", ovvero ancora dell'impossibilit o per lo meno della difficolt a proseguire il lavoro psicoanalitico oltre un certo limite. Detto in altri termini, qui Freud si riferisce al fatto che la psicoanalisi impotente davanti alla realt biologica. Quando cio il paziente pone domande che affrontano l'aspetto biologico della divisione sessuale, l'analisi diventava interminabile. Tuttavia invece proprio in questa questione capitale che si cela, quale implicazione, un'altra questione: quella della funzione adattativo-conservatrice della psicoanalisi che ha attraversato tutta la storia della psicoanalisi e ricevuto le critiche pi attente da parte di coloro che considerano l'umanit impegnata in altre vie per la propria trasformazione oltre lo status quo. Una parte delle critiche alla psicoanalisi infatti proveniva da coloro che al contrario si domandavano se la psicoanalisi costituisse una vera e propria pratica rivoluzionaria conseguentemente evolutiva o se invece fosse solo una semplice pratica normativa e adattativa, atta a esorcizzare ogni naturale movimento eversivo.

L'esilio a Londra
Quando nel 1933 Hitler prendeva il potere in Germania, le origini ebraiche di Freud costituirono un problema. Nello stesso anno, il suo nome entr nella lista nera di autori le cui opere dovevano essere mandate al rogo. La situazione cominci ad aggravarsi seriamente a partire dal 1938, anno in cui l'Austria venne annessa al Terzo Reich: quattro sorelle di Freud morirono nei campi di sterminio mentre la figlia Anna venne sequestrata dalla Gestapo. Freud si prepar cos a lasciare Vienna: pochi giorni dopo, accompagnato da Martha e da Anna, che nel frattempo era stata rilasciata, Freud part per Londra. La sua casa di Londra nel famoso quartiere residenziale Hampstead nella zona Camden, non lontano dal centro di psicoanalisi, dove lavorer, anni dopo, la stessa figlia Anna. Dopo la morte della figlia Anna questa casa stata trasformata per volont della figlia stessa in museo.[10]

Psicoanalisi e Surrealismo
A Londra Freud incontr Salvador Dal, uno dei pi importanti esponenti dell'avanguardia artistica del surrealismo. L'artista spagnolo fu accompagnato a far visita a Freud da Stefan Zweig, il loro incontro avvenne in un caff, dove Dal, su un tovagliolo, fece rapidamente uno ritratto di Freud, che ne rimase stupito. In merito a questo incontro con il pittore surrealista, Freud scrive a Zweig:

Finora, ero portato a considerare completamente insensati (o diciamo al 95% come per l'alcool) i surrealisti, che
pare mi avessero adottato quale santo patrono. Questo giovane spagnolo con i suoi occhi candidi e fanatici e la sua innegabile padronanza tecnica mi ha fatto cambiare idea.

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La morte
Un anno prima della morte, nel 1938, al suo arrivo a Londra aveva concesso un'intervista alla BBC. L'intervista si era conclusa con uno sguardo alla strada ancora da percorrere per la scienza neonata: "La lotta non ancora terminata", affermava. Il suo attaccamento estenuante nei confronti della madre Amalie Nathanson, gli aveva fatto dire, dopo la morte di lei nel 1930, che solo ora e certamente non prima anche lui avrebbe potuto morire. Il 21 settembre 1939, Freud consumato fra atroci sofferenze sul letto di morte mormor al proprio medico di fiducia: "Ora non pi che tortura, non ha senso" e poco dopo ancora: "Ne parli con Anna, e se lei pensa che sia giusto, facciamola finita". Freud si affid al sentimento della figlia. Mor due giorni dopo, senza risvegliarsi dal sonno tranquillo che la morfina gli aveva provocato.

Altre note biografiche


La figlia di Freud, Anna, si distinse anch'essa quale psicologa, specialmente nella psicologia dell'infanzia e dello sviluppo del bambino. Freud anche il nonno del pittore Lucian Freud e del commediografo Clemente Freud, nonch il bisnonno della giornalista Emma Freud e della stilista di moda Bella Freud. Freud zio di Edward Bernays (il padre Ely Bernays era il fratello di Martha Bernays, moglie di Freud. La madre Anna era la sorella di Freud). Bernays considerato uno dei padri del settore delle pubbliche relazioni e della propaganda, stato uno dei primi a sperimentare la manipolazione dell'opinione pubblica utilizzando la psicologia subliminale. Freud fum sigari per la maggior parte della sua vita. Anche in seguito alla asportazione della mascella a causa del cancro ha continuato a fumare. Si dice che abbia fumato una scatola di sigari al giorno sino alla morte. Sull'uso e abuso di cocaina da parte dell'illustre studioso della psiche parimenti molto si dibattuto.

Le innovazioni di Freud
L'influenza di Freud fu determinante in due campi correlati ma distinti. Svilupp simultaneamente una teoria della mente e del comportamento e tecniche cliniche finalizzate all'apporto terapeutico nella risoluzione delle nevrosi. Alcuni sostengono che abbia influenzato solo il primo campo. Secondo i pi, il contributo pi significativo di Freud al pensiero moderno fu l'elaborazione del concetto di inconscio. Secondo una versione diffusa della storia della psicologia, durante il XIX secolo la tendenza dominante nel pensiero occidentale era il positivismo, che credeva nella possibilit degli individui di controllare la conoscenza reale di se stessi e del mondo esterno, e nella capacit di esercitare un controllo razionale su entrambi. Freud, invece, sugger che questa pretesa di controllo fosse in realt una illusione; che persino ci che pensiamo sfugge al controllo e alla comprensione totale, e le ragioni dei nostri comportamenti spesso non hanno niente a che fare con i nostri pensieri coscienti. Il concetto di inconscio stato rivoluzionario in quanto sostiene che la consapevolezza allocata nei vari strati di cui composta la mente e che ci sono pensieri non immediatamente disponibili in quanto "sotto la superficie" (livello cosciente). Tuttavia, come lo psicologo Jacques Van Rillaer, fra gli altri, ha sottolineato, "contrariamente a quanto crede il grande pubblico, l'inconscio non stato scoperto da Freud. Nel 1890, quando ancora non si parlava di psicoanalisi, William James, nel suo monumentale trattato di psicologia, esaminava il modo in cui Schopenhauer, Eduard von Hartmann, Pierre Janet, Alfred Binet e altri avevano utilizzato il termine "inconscio" e "subconscio".[11] Inoltre, lo storico della psicologia Mark Altschule ha scritto nel 1977: " difficile - o forse impossibile - trovare uno psicologo o psicologo clinico del diciannovesimo secolo che non riconoscesse la cerebrazione inconscia come non solo reale ma anche della massima importanza".[12] I sogni, proposti come "la via regia che conduce all'inconscio", sono gli indizi migliori per la comprensione della nostra vita inconscia e, ne L'interpretazione dei sogni, Freud svilupp l'argomento dell'esistenza dell'inconscio e descrisse una tecnica per accedervi.

Sigmund Freud Il preconscio venne descritto come uno strato a cui si pu accedere con meno sforzo, in quanto interposto tra il conscio e l'inconscio (il termine subcosciente, bench usato popolarmente, una parola derivante dalla traduzione anglosassone e non fa parte della terminologia psicoanalitica). Anche se molti aderiscono ancora alla concezione razionalista e positivista, ormai comunemente accettato, anche da coloro che rifiutano altre parti delle teorie di Freud, che l'inconscio una parte della mente e che parte dei comportamenti possono avere luogo senza il controllo della coscienza. Nel 1910, in una conferenza all'universit di Clark, Freud spieg la sua nuova concezione del funzionamento della mente umana e raccont il rifiuto dei suoi lavori da parte dei suoi colleghi e del pubblico:

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l'arroganza della coscienza che, per esempio, rigetta i sogni con leggerezza, generalmente causata da un forte apparato
protettivo che li custodisce, impedendo ai complessi inconsci di farsi strada, rendendo difficile convincere gli interlocutori dell'esistenza dell'inconscio e spiegare nuovamente ci che la loro conoscenza cosciente rifiuta.

Elemento cruciale del funzionamento dell'inconscio la rimozione. Secondo Freud, spesso i pensieri e le esperienze sono cos dolorosi che la gente non pu sopportarli. Tali pensieri ed esperienze, e i ricordi associati, ha argomentato Freud, sono banditi dalla mente, ma potrebbero essere banditi anche dalla coscienza. In questo modo costituiscono l'inconscio. Bench Freud pi tardi tentasse di trovare strutture di rimozione tra i suoi pazienti per derivare un modello generale della mente, egli ha anche osservato la diversit tra i singoli pazienti dovuta alla rimozione di pensieri ed esperienze differenti. Freud ha osservato, inoltre, che il processo stesso di rimozione in s un atto non-cosciente (cio si presenta con pensieri o sensazioni non dipendenti dalla volont). Freud ha supposto, insomma, che ci che viene rimosso in parte determinato dall'inconscio. L'inconscio, per Freud, era sia causa sia effetto della rimozione. Freud ha cercato di spiegare come l'inconscio opera e ne ha proposto una particolare struttura suddivisa in tre parti: Id (Es in tedesco), Ego (Ich in tedesco, o "Io" in italiano) e Superego (berich" in tedesco, Super-Io in italiano). L'Id viene rappresentato come il processo di identificazionesoddisfazione dei bisogni di tipo primitivo. Il Superego rappresenta la coscienza e si oppone all'Id con la morale e l'etica. L'Ego si frappone tra Id e Superego per bilanciare sia le istanze di soddisfazione dei bisogni primitivi, sia le spinte contrarie derivanti dalle nostre opinioni morali ed etiche. Un Ego ben strutturato garantisce la capacit di adattarsi alla realt e di interagire con il mondo esterno, soddisfacendo le istanze dell'Id e del Superego. L'affermazione di principio che la mente non monolitica o omogenea, continua ad avere un'influenza enorme al di fuori degli ambienti della psicologia. Freud era particolarmente interessato al rapporto dinamico tra queste tre parti della mente, argomentando che fosse governato da desideri innati, ma ha anche asserito che il rapporto mutasse col cambiare del contesto dei rapporti sociali. Alcuni hanno criticato Freud per aver dato troppa importanza all'uno o all'altro aspetto. Allo stesso modo, molti dei seguaci di Freud hanno concentrato la loro attenzione privilegiando l'uno o l'altro. Freud ha sviluppato il concetto di "sovradeterminazione" per evidenziare le molteplici cause che sottendono alla interpretazione dei sogni, piuttosto che contare su un modello di semplice corrispondenza biunivoca tra cause ed effetti. Ha creduto che gli esseri umani fossero guidati da due pulsioni basilari: dalla libido (Eros) e dalla pulsione di morte (Thanatos). La descrizione di Freud della libido comprende la creativit e gli istinti. La pulsione di morte definita come un desiderio innato finalizzato alla creazione di una condizione di calma, o non-esistenza, ed ricavato da Freud dai propri studi sui protozoi (cfr. Al di l del principio di piacere). Freud credeva anche che la libido si sviluppasse negli individui cambiando oggetto. Egli ha argomentato che gli esseri umani nascessero "polimorficamente perversi", volendo con ci significare che qualsiasi oggetto pu essere sorgente di piacere. Egli pi tardi ha sostenuto che gli esseri umani si sono sviluppati in differenti stadi di sviluppo identificati nella fase orale (piacere del neonato nell'allattamento), quindi nella fase anale (esemplificato dal piacere del bambino nel controllo della defecazione) e ancora nella fase genitale, che prende anche l'aspetto di fase fallica. Freud argomenta che i bambini passano da uno stadio nel quale si identificano con il genitore di sesso opposto, mentre il genitore dello stesso sesso viene visto come rivale. Egli ha cercato di inquadrare questa struttura di

Sigmund Freud sviluppo nel dinamismo mentale. Ogni stadio una progressione della maturit sessuale, caratterizzata da un Ego pi forte e dalla capacit di ritardare la soddisfazione dei bisogni (principio di piacere e principio di realt) (cfr. Tre saggi sulla teoria sessuale). Freud cerc di dimostrare che il suo modello, basato soprattutto sulle osservazioni della borghesia viennese, fosse universalmente valido. Ha per questo orientato i suoi studi verso la mitologia antica e l'etnografia del suo tempo per trovare materiale comparativo. Ha utilizzato la tragedia greca Edipo re di Sofocle per evidenziare, soprattutto negli adolescenti, la presenza del desiderio d'incesto e contemporaneamente la necessit di reprimere quel desiderio. Il complesso di Edipo stato descritto come condizione dello sviluppo e della consapevolezza psicosessuale. Ha inoltre orientato i suoi studi sull'antropologia e sul totemismo, sostenendo che il totem riflette la codificazione di un complesso di Edipo relativo alla trib (cfr. Totem e Tab). Egli sperava che le sue ricerche fornissero una solida base scientifica per le proprie tecniche terapeutiche. L'obiettivo della terapia psicoanalitica (psicoanalisi), era di portare allo stato cosciente i pensieri repressi/rimossi, rafforzando cos il proprio ego. Per portare i pensieri inconsci al livello della coscienza, il metodo classico prevede delle sedute in cui il paziente invitato a effettuare associazioni libere e a descrivere i sogni. Un altro elemento importante della psicoanalisi l'assunzione, da parte dell'analista, di un atteggiamento distaccato che permette al paziente di proiettare durante l'analisi i pensieri e le sensazioni sull'analista. Attraverso questo processo, chiamato transfert, il paziente pu riesumare e risolvere i conflitti rimossi, particolarmente quelli infantili, legati alla formazione e alla famiglia d'origine. Un altro degli interessi considerati minori di Freud era la neurologia. Fu uno dei pionieri delle ricerche sulla paralisi cerebrale e pubblic numerosi documenti medici sull'argomento. Dimostr anche, precedendo altri ricercatori suoi contemporanei che iniziavano lo studio sugli stessi argomenti, l'esistenza della neuropatia. Afferm che William Little, il quale per primo identific la paralisi cerebrale, aveva torto nell'inferire che la mancanza d'ossigeno durante il parto fosse causa della malattia. Sugger, invece, che le complicazioni del parto fossero solo un sintomo del problema. Solo alla fine degli anni 1980 le sue speculazioni sono state confermate da ricerche pi avanzate. Sua anche la definizione di carica psichica, intesa come energia derivata dagli istinti che si manifesta in qualsiasi processo psichico, conservando la possibilit di spostarsi per attivare vari contenuti di coscienza. Nel suo ultimo libro, Compendio di psicoanalisi, scritto sul letto di morte, Freud individua i pilastri della psicoanalisi nel complesso edipico, nella teoria della rimozione e nella sessualit infantile, analizzando anche la scissione dell'Io.

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La psicoanalisi freudiana
La formazione di Freud era di tipo medico. Per questo egli ha coerentemente dichiarato che i suoi metodi e le sue conclusioni di ricerca erano "scientifici". Tuttavia, la sua ricerca cos come la pratica sono state messe in discussione da diversi studiosi. Inoltre, sia i critici sia i seguaci di Freud hanno osservato che l'affermazione di base secondo la quale molti dei nostri pensieri e delle nostre azioni coscienti siano motivati da paure e desideri inconsapevoli sfida esplicitamente le principali concezioni sulla mente fino ad allora elaborate. In ambito sia psicologico sia psichiatrico sono state elaborate numerose evoluzioni della metapsicologia e della teoria della tecnica freudiana (ad esempio, nelle variet di modelli e forme di Psicoterapia psicodinamica), mentre altri autori hanno rifiutato il modello della mente proposto da Freud pur adottando spesso alcuni elementi del suo metodo terapeutico, specialmente nel privilegiare il colloquio clinico col paziente come parte dell'intervento terapeutico.

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Freud e la filosofia
Empedocle
Da Empedocle Freud trae il dualismo Amore/Odio, che egli trasforma in quello Eros/Thanatos.

Schopenhauer
Arthur Schopenhauer individua il dolore del mondo nella forza che ci fa vivere e perpetua la specie, la Volont, a cui egli contrappone il distacco e l'ascesi; sebbene le conclusioni siano differenti la Volont pu essere assimilata alla forza sessuale, la libido descritta da Freud, che spinge il mondo e se rimasta fissata, e non usata a scopo sessuale, crea le nevrosi o la perversione. Inoltre Schopenhauer riprende concetti delle religioni orientali, in particolar modo buddisti, come il Nirvana, la cessazione delle passioni: anche Freud usa a volte il termine, in senso psicologico, ad esempio nel Sommario di psicoanalisi.

Nietzsche
Friedrich Nietzsche, partendo dall'antico concetto greco del "conosci te stesso e diventa ci che sei" e portando tutto il sapere umano al livello psichico (scrisse infatti che "conosci te stesso" tutta la scienza.[13] ), fu il precursore d'una epistemologia e gnoseologia naturalista della conoscenza umana, intesa come prodotto di capacit acquisite in modo evolutivo. Speculazione psico-filosofica che lo port per primo[14] a penetrare e descrivere i processi inconsci alla base e da cui emerge, come la cima d'un iceberg, la coscienza umana con le sue inclinazioni volitive e cognitive: Secondo l'ambiente e le condizioni della nostra vita, un istinto emerge come il pi stimato e dominante; in particolare, pensiero, volont e sentimento si trasformano in suoi strumenti.[15] La sua Volont di potenza dionisiaca avvicinata anch'essa ad una forza irresistibile quale la libido, che lo spirito apollineo cerca di soffocare. Inoltre Freud riprende il tema della morte di Dio proclamata dal filosofo tedesco ne La gaia scienza e nel Cos parl Zarathustra.

Il Novecento
Attraverso il pensiero di Freud, il concetto di uomo e della sua personalit acquisisce una precisa connotazione in ambito filosofico. La grande rivoluzione da lui operata, nella civilt e nella cultura contemporanea, riguarda essenzialmente il tentativo di indagare in maniera profonda l'enorme complessit dell'animo umano e in particolare le possibilit d'inganno o d'autoinganno della coscienza. Proprio la scoperta freudiana dell'inconscio -e di tutte le sue inevitabili conseguenze- ha determinato uno dei grandi travolgimenti ideologici cui il Novecento ha dovuto far fronte. Tramite la psicoanalisi, Freud ha proposto una nuova antropologia, in cui il soggetto non viene pi considerato un essere esclusivamente razionale - come sostenuto dall'Idealismo e da Georg Wilhelm Friedrich Hegel - ma, piuttosto, un'entit caratterizzata anche da una dimensione puramente istintuale. Proprio per questa ragione, Freud rientra tra quei maestri del sospetto - cos denominati dal filosofo francese Paul Ricoeur - insieme a Friedrich Nietzsche e Karl Marx. Marx, Nietzsche e Freud: [...] questi tre maestri del sospetto non sono tre maestri di scetticismo. Certamente sono tre grandi "distruttori", e tuttavia anche questo non deve farci sentire perduti; la distruzione, dice Heidegger in Sein und Zeit, un momento di una fondazione del tutto nuova. La "distruzione" dei mondi retrogradi un compito positivo, ivi compresa la distruzione della religione; Il processo del nichilismo non ha raggiunto la sua conclusione, forse neppure il suo culmine: il lavoro del lutto [che spodesta gli idoli degli] di morti non ancora terminato.[16]

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Critiche a Freud
Il dibattito interno ed esterno rispetto alle teorie psicoanalitiche stato sempre piuttosto acceso. Questi dibattiti hanno spesso permesso di sviluppare ed articolare la teorizzazione freudiana originaria, facilitando l'evoluzione della psicoanalisi dagli originari modelli pulsionalisti ai pi recenti modelli relazionali. Critiche alla teoria dell'eziologia sessuale delle nevrosi Le prime critiche a Freud riguardarono la teoria dell'eziologia sessuale delle nevrosi, che Freud definiva il "dogma della psicoanalisi" e che, all'epoca, suscitava il disappunto dei perbenisti. In effetti, il modello sessuale-pulsionalista fu in seguito criticato anche alcuni seguaci di Freud; Alfred Adler, per esempio, propose di sostituirlo con una teoria della volont di potenza di derivazione nietzschiana, e Carl Gustav Jung elabor invece una teoria della libido intesa come energia psichica pi generale, e non necessariamente ridotta a "forza sessuale". Critiche delle impostazioni epistemologiche della psicoanalisi Una critica all'impianto psicoanalitico freudiano fu formulata dal filosofo della scienza Karl Popper, che annoverava la psicoanalisi e il materialismo storico marxista fra quelle discipline "non passibili di smentita" e perci, a suo parere, non scientifiche. Critica del metodo freudiano Il filosofo francese Paul Ricoeur ha fatto anche notare che Freud non poi cos neutrale nel suo metodo. Egli aderisce fin dall'inizio dei suoi studi alla filosofia del positivismo ed in particolare alla Weltanschauung scientista, che proponeva una concezione meccanicistica dell'uomo. L'uomo come una macchina guidata dai suoi istinti (libido in particolare), e dunque non sono rispettate n la sua libert n la sua responsabilit. Critica alla persona di Freud Freud era un consumatore ed estimatore di cocaina (cfr. Sulla cocaina) e uno sviluppatore della teoria e della pratica delle nevrosi nasali riflesse d'accordo con Wilhelm Fliess. Emma Eckstein, infatti, sub un disastroso intervento chirurgico al naso ad opera di Fliess. Il filosofo francese Michel Onfray nel libro Crepuscolo di un idolo. L'affabulazione freudiana ha attaccato duramente Freud - e secondariamente la psicoanalisi - accusando lo scienziato viennese di essere antisemita (nonostante egli stesso avesse subito le persecuzioni naziste), evasore fiscale, fascista, tossicodipendente e altro. Il libro ha suscitato dure critiche da parte non solo dei freudiani, ma anche da intellettuali di sinistra radicali che avevano applaudito opere come il Trattato di ateologia.

Il disagio della civilt e la nevrosi collettiva


Il disagio della civilt uno degli ultimi libri di Freud, dedicato all'applicazione delle teorie psicanalitiche alla societ, riprendendo concetti espressi anche in Totem e tab e Psicologia delle masse e analisi dell'Io. Presenta alcune idee sociologiche oggi abbastanza accettate ed altre pi discutibili. Un esempio del primo tipo il fatto che la repressione della libido da parte della societ, sia fonte del disagio che ci colpisce e che ci fa sentire limitati, in quanto privati delle soddisfazioni di cui necessitiamo. Freud fa risalire tutto questo alla sua storica contrapposizione tra Io e Super-Io, identificando nel Super-Io la morale sociale che avvilisce l'Io. Questo in realt un problema che da tempo rimasto irrisolto, ed tratto peraltro anche dalle opere di Nietzsche (contrapposizione tra spirito dionisiaco e spirito apollineo). Il Super-Io limita, in senso moralista soprattutto certe pulsioni sessuali che sono responsabili delle nevrosi dell'individuo. Un'altra fondamentale limitazione quella dell'aggressivit, in quanto secondo Freud "homo homini lupus". Per vivere in comunit e godere dei vantaggi del proprio stile di vita, occorre infatti rinunciare alle pulsioni aggressive che agitano l'animo umano. In senso pi filosofico che psicologico, tutto il disagio viene fatto risalire ad una forma di primordiale peccato originale, di cui tutti gli individui serbano traccia. Il peccato quello della prima trib di uomini, in cui un solo capo comandava con la forza e possedeva tutte le donne del clan (patriarcato). Il dispotismo di questo padre-capo accrebbe

Sigmund Freud cos tanto l'odio degli altri membri, suoi figli, che essi lo uccisero, risentendone poi il senso di colpa ed il rimorso. Ebbene, secondo Freud tutti noi inconsciamente serbiamo traccia di questo ancestrale parricidio, di questo complesso di Edipo collettivo. L'opera, edita nel 1929, nobile interprete delle oscure riflessioni sulla natura umana che, in seguito alla Grande Guerra e alla Depressione, tormentarono i circoli culturali. L'uomo decade da valoroso patriota e lavoratore a lupo parricida. I valori sono cos ridotti a convenzioni, peraltro disagevoli. Freud fa del "Disagio della civilt" il manifesto delle pi tetre e disilluse analisi. Citazione antologizzazione sui sentimenti religiosi:

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Non ci si pu sottrarre all'impressione che gli uomini di solito misurino con falsi metri, che aspirino al potere, al successo, alla ricchezza e ammirino queste cose negli altri, ma sottovalutino i veri valori della vita. Pure, nel formulare un qualsiasi giudizio generale di questo tipo, si corre il rischio di dimenticare la variet del mondo umano e della vita della psiche. Vi sono taluni uomini a cui i contemporanei non negano l'ammirazione bench la loro grandezza poggi su doti e realizzazioni che sono completamente estranee agli scopi e agli ideali della massa. Potremmo facilmente essere indotti a credere che solo una minoranza, alla fin fine, apprezza questi grandi uomini, mentre la gran maggioranza non se ne cura affatto. Ma la cosa potrebbe non risultare cos semplice, grazie alle discrepanze tra i pensieri e le azioni degli uomini e alla diversit dei desideri che li muovono. Uno di questi uomini eccezionali, per lettera, si definisce mio amico. Gli avevo mandato il mio piccolo scritto che tratta della religione alla stregua di un'illusione, ed egli mi rispose di concordare in pieno con il mio giudizio sulla religione, ma di dolersi che non avessi giustamente apprezzato la fonte autentica della religiosit. Essa consisterebbe in un particolare sentimento che, quanto a lui, non lo abbandonerebbe mai, che troverebbe attestato da molti altri e che supporrebbe presente in milioni di uomini, ossia in un sentimento che vorrebbe chiamare senso della "eternit", un senso come di qualcosa di illimitato, di sconfinato, per cos dire di "oceanico". Tale sentimento sarebbe un fatto puramente soggettivo, non un articolo di fede; non comporterebbe alcuna garanzia d'immortalit personale, ma sarebbe la fonte di quell'energia religiosa che viene captata, immessa in particolari canali, e indubbiamente anche esaurita, dalle varie chiese e sistemi religiosi. Soltanto sulla base di questo sentimento oceanico potremmo chiamarci religiosi, anche rifiutando ogni fede e ogni illusione. Le opinioni espresse dal mio stimato amico, che personalmente ha esaltato una volta in una poesia la magia delle illusioni, mi hanno causato non lievi difficolt. Per quel che mi riguarda, non riesco a scoprire in me questo sentimento "oceanico". Non facile trattare scientificamente i sentimenti. Si pu tentare di descriverne gli indizi fisiologici. Dove ci non possibile - e temo che anche il sentimento oceanico eluda una caratterizzazione siffatta - non resta da far altro che attenersi al contenuto rappresentativo che pi immediatamente risulta associato al sentimento. Se ho ben compreso il mio amico, egli allude a ci che un drammaturgo originale e piuttosto bizzarro offre al suo eroe come consolazione nella prospettiva della morte volontaria: "Fuori di questo mondo non possiamo cadere." Si tratta dunque di un sentimento di indissolubile legame, di immedesimazione con la totalit del mondo esterno. Potrei dire che per me ci ha piuttosto il carattere di un'intuizione intellettuale, non certo priva di una sua risonanza emotiva, ma tale comunque da non dover risultare assente neanche da altri atti di pensiero di analoga portata. Per quanto riguarda la mia persona non potrei convincermi della natura primaria di un tale sentimento. Non per questo mi per lecito negarne la presenza effettiva in altre persone. Occorre soltanto chiedersi se venga correttamente interpretato e se debba essere riconosciuto come fons et origo di tutti i bisogni religiosi. Non ho nulla da proporre che possa contribuire in modo decisivo alla soluzione di questo problema. L'idea che l'uomo debba avere conoscenza della propria connessione con il mondo circostante attraverso un sentimento immediato e fin dall'inizio orientato in tale direzione, appare cos strana e si accorda cos male con la struttura della nostra psicologia da legittimare il tentativo di una spiegazione psicoanalitica, ossia genetica, di tale sentimento. Possiamo quindi disporre della seguente linea di pensiero: Normalmente nulla per noi pi sicuro del senso di noi stessi, del nostro proprio Io. Questo Io ci appare autonomo, unitario, ben contrapposto a ogni altra cosa. Che tale apparenza sia fallace, che invece l'Io abbia verso l'interno, senza alcuna delimitazione netta, la propria continuazione in una entit psichica inconscia, che noi designiamo come Es, e per la quale esso funge per cos dire da facciata, lo abbiamo per la prima volta appreso dalla ricerca psicoanalitica, da cui ci attendiamo molte altre informazioni circa il rapporto tra Io ed Es. Ma verso l'esterno almeno l'Io sembra mantenere linee di demarcazione chiare e nette.

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Pazienti di Freud
Pazienti che compaiono negli studi di Freud, con gli pseudonimi usati e i relativi nomi reali: Anna O. = Bertha Pappenheim (1859-1936) Laszlo Schmendrick = Matty G. (1895-?) Ccilie M. = Anna von Lieben (1847-1900) Dora = Ida Bauer (1882-1945) Frau Emmy von N. = Fanny Moser (1872-1953) Frulein Elizabeth von R. = Ilona Weiss (1867-?) Frulein Katharina = Aurelia Kronich Frulein Lucy R. Il piccolo Hans = Herbert Graf (1903-1973) L'uomo dei ratti = Ernst Lanzer (1878-1914) L'uomo dei lupi = Sergei Pankejeff (1886-1979)
Memoriale dedicato a Freud

Personaggi storici analizzati da Freud


Mos Daniel Paul Schreber (1842-1911) Leonardo da Vinci (1452-1519) Gustav Mahler (1860-1911)

Altri pazienti
H.D. (Hilda Doolittle, 1886-1961) Emma Eckstein (1865-1924) Gustav Mahler (1860-1911)[17] Virginia Woolf (1882-1941)

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Discepoli
Freud ha avuto molti colleghi divenuti famosi, denominati "Neo-Freudiani", che hanno diviso con lui l'interesse sulla teoria psicoanalitica. Molti sono entrati in collisione con lui per aver messo in dubbio argomenti relativi ai suoi dogmi psicoanalitici. Altri psicologi sono stati influenzati dal pensiero di Freud, pur non essendogli legati professionalmente: Alfred Adler August Aichhorn Didier Anzieu Karl Abraham Michael Balint Wilfred Bion Marie Bonaparte John Bowlby Helene Deutsch Erik Erikson William R. D. Fairbairn Pierre Fdida Sandor Ferenczi Otto Fenichel Franco Fornari Anna Freud Andr Green Karen Horney Edith Jacobson Ernest Jones Carl Gustav Jung Melanie Klein Heinz Kohut Jacques Lacan Jean Laplanche Ignacio Matte Blanco Donald Meltzer Cesare Musatti Heinrich Racker Otto Rank Wilhelm Reich Theodor Reik Herbert Rosenfeld Lou Andreas Salom

Da sinistra a destra: Sigmund Freud, Stanley Hall, C.G.Jung. Fila dietro, da sinistra a destra: Abraham A. Brill, Ernest Jones, Sandor Ferenczi

Max Schur Hanna Segal

Sigmund Freud Ren Spitz Sabina Spielrein Ricardo Steiner Viktor Tausk Frances Tustin Edoardo Weiss Donald Woods Winnicott

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Curiosit
A Sigmund Freud stato intitolato il cratere Freud sulla Luna. Annibale fu l'eroe preferito di Sigmund Freud come egli stesso riferisce ne l'interpretazione dei sogni, perch rappresentava il conflitto tra la tenacia degli ebrei e la Chiesa Cattolica.[18] . Nel 1990 a Freud stato dedicato un concept album da Eric Woolfson ed Alan Parsons dal titolo Freudiana. Freud viene "invocato" direttamente nella canzone Die Another Day di Madonna. Rino Gaetano ironizza sull'eccessiva importanza data all'opera di Freud nella sua celebre canzone Mio fratello figlio unico, ipotizzando che "anche chi non legge Freud" possa "vivere cent'anni". Samuele Bersani nel suo primo successo di pubblico e critica, e colonna sonora del film Chiedimi se sono felice, intitolato Spaccacuore, afferma in ironica polemica con Freud:So chi sono io anche se non ho letto Freud. So come sono fatto io ma non riesco a sciogliermi Roberto Vecchioni cita Freud nella canzone Voglio una donna descrivendo la sua partner ideale dice: "Voglio una donna, mi basta che non legga Freud, dammi una donna cos che l'assicuro ai Lloyd." Giuseppe Povia nella canzone "Luca era gay" cita Freud dicendo: " cera chi mi diceva << naturale>> io studiavo Freud non la pensava uguale". (Povia attribuisce erroneamente a Freud la critica all'omosessualit, affermando che egli la riteneva dunque, anormale) Nella canzone "The End" (1967) dei The Doors , Jim Morrison richiama in maniera diretta la teoria del complesso edipico freudiana con la frase "Father i wanna kill you, mother i wanna fuck you" Nel suo ultimo libro "Il cimitero di Praga" (2010), Umberto Eco inserisce Freud tra i personaggi conosciuti dal protagonista il quale, non conoscendo l'esatto modo di scrivere il nome del giovane psicanalista, nei suoi diari lo cita erroneamente con il nome "Frode": In quegli anni (mi pare che fosse lOttantacinque o lOttantasei) da Magny avevo conosciuto quello che continuo a ricordare come il dottore austriaco (o tedesco). Ora mi torna alla mente il nome, si chiamava Frode (credo si scriva cos), un medico sulla trentina, che certamente veniva da Magny solo perch non poteva permettersi di meglio, e che stava facendo un periodo di apprendistato presso Charcot. Frued viene citato alla fine del romanzo come l'artefice della guarigione del protagonista.

Note
[1] S.Freud, Sommario di psicoanalisi [2] David Servan-Schreiber, Guarire [3] P. Migone, Storia dello scandalo Masson (http:/ / www. psychomedia. it/ pm/ modther/ probpsiter/ ruoloter/ rt2002. htm), ultima edizione riveduta ne Il Ruolo Terapeutico, 2002 [4] Allen Esterson, Freud returns? (http:/ / www. butterfliesandwheels. com/ articleprint. php?num=57) [5] Autore di Freud, Biologist of the Mind: Beyond the Psychoanalytic Legend, New York, Basic Books, 1979; riedito con una nuova prefazione dalla Harvard University Press nel 1992; il libro ha vinto la Mac Arthur Grant. Traduzione italiana di Libero Sosio, Freud, biologo della psiche. Al di l della leggenda psicoanalitica, Milano, Feltrinelli, 1982. Il contenuto del libro esposto con molta chiarezza dall'autore in un'intervista per l'Enciclopedia Multimediale delle scienze filosofiche, in italiano e in inglese (http:/ / www. conoscenza. rai. it/ site/ it-IT/ ?ContentID=812& Guid=2ce9668832a64cd08dae23e32e9be6d1). [6] Le livre noir de la psychanalyse: Vivre, penser et aller mieux sans Freud, a cura di Catherine Meyer, Arnes, Paris 2005, p.49 [7] Roger Highfield e Paul Carter, The Private Lives of Albert Einstein, St. Martin's Griffin, p.233 [8] Cfr. S. Freud, Lettera a Einstein, settembre 1932, in Opere, pp. 293 e ss. Disponibile online (http:/ / www. emsf. rai. it/ brani/ brani. asp?d=267#links) su EMSF (Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche). URL consultato il 6-3-2010.

Sigmund Freud
[9] S. Freud, Psicoanalisi, in Opere Complete, volume X [10] Dal sito web del Freud Museum ("It was her wish that the house become a museum to honour her illustrious father.") (http:/ / www. freud. org. uk/ about/ ) [11] Le livre noir de la psychanalyse: Vivre, penser et aller mieux sans Freud, a cura di Catherine Meyer, Arnes, Paris 2005, p. 217. [12] citato in Allen Esterson, Freud returns? (http:/ / www. butterfliesandwheels. com/ articleprint. php?num=57) [13] Aurora, libro I, frammento 48, da "Aurora e frammenti postumi 1879-1881", Adelphi [14] Dalle teorie di Nietzsche partono linee di sviluppo che portano alla dottrina degli istinti di Freud e di Pareto ed al loro metodo di considerare il pensiero umano come un dispiegamanto e prodotto di meccanismi istintuali. K. Mannheim Sociologia della conoscenza nell' opera di Nietzsche Enciclopedia Feltrinelli - Fischer [15] Nietzsche - Frammenti postumi 1884 - 27[29] - Adelphi [16] P. Ricoeur, Il conflitto delle interpretazioni, Milano, Jaca Book, 2 ed. 1995, pp. 164 e 463. ISBN 88-16-40396-9; ISBN 978-88-16-40396-3. Di Ricoeur si veda anche Della interpretazione. Saggio su Freud, Milano, Il Saggiatore, 2 ed. 2002, p. 47. ISBN 88-428-0912-8; ISBN 978-88-428-0912-8. Disponibile online (http:/ / www. filosofico. net/ Antologia_file/ AntologiaR/ RICOEUR_ I MAESTRI DEL SOSPETTO. htm) su filosofico.net. [17] La lunga vita di Alma Mahler, "musa del secolo" (http:/ / www. elapsus. it/ home1/ index. php/ musica/ generi-musicali/ 426-la-lunga-vita-di-alma-mahler-musa-del-secolo) [18] Sigmund Freud, L'Interpretazione dei sogni [1899].

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Bibliografia
Ideology and utopia di K. Mannheim The sociology of knowledge (http:/ / books. google. it/ books?id=NxethJLLfGoC& pg=PA279& lpg=PA279& dq=from+ nietzsche+ the+ lines+ of+ development+ lead+ to+ the+ freudian+ and+ paretian& source=bl& ots=Szfmsmwg7f& sig=CRUHIbLGLI5GeriyZ3s9eXOKInw& hl=it& ei=p7GPS43uEpmXsQb46aHjDw& sa=X& oi=book_result& ct=result& resnum=1& ved=0CAYQ6AEwAA#v=onepage& q=from nietzsche the lines of development lead to the freudian and paretian& f=false)

Principali opere di Freud tradotte in italiano


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Sigmund Freud L'avvenire di un'illusione (1927), in Opere, cit., vol. X Il disagio della civilt (1929), in Opere, cit., vol. X L'uomo Mos e la religione monoteistica: tre saggi (1934-1938), in Opere, cit., vol. XI Analisi terminabile e interminabile (1937), in Opere, cit., vol. XI Compendio di Psicoanalisi (o Sommario di psicoanalisi) (1938, pubblicato postumo nel 1940), in Opere, cit., vol. XI

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Opere su Freud
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ISBN 978-88-7186-474-7

Opere sul "contrasto" Freud-Jung


Carl Gustav Jung, Freud e la psicoanalisi, Boringhieri, Torino, 1973 ISBN 88-339-0060-6 (esistono anche ed. Mondadori e Newton Compton) Carl Gustav Jung, Il contrasto tra Freud e Jung, Boringhieri, Torino, 1975 Carl Gustav Jung, Su Freud: 1917-43, Boringhieri, Torino, 1979 Sigmund Freud come fenomeno storico-culturale, 1932 Sigmund Freud: necrologio, 1939 William McGuire (a cura di), Lettere tra Freud e Jung: 1906-1913, Bollati Boringhieri, Torino, 1990 ISBN
88-339-0576-4

Aldo Carotenuto, Diario di una segreta simmetria. Sabina Spielrein tra Jung e Freud, Astrolabio, Roma, 1980 Linda Donn, Freud e Jung: anni di amicizia, anni di distacco (1988), Leonardo, Milano, 1989 ISBN 88-355-0035-4 John Kerr, Un metodo molto pericoloso: la storia di Jung, Freud e Sabina (1993), Frassinelli, Milano, 1996 ISBN
88-7684-304-3

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Voci correlate
Psicoanalisi Storia della psicoanalisi Fasi dello sviluppo psicosessuale secondo Freud Anna Freud Freud, passioni segrete

Altri progetti
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Collegamenti esterni
Vita ed Opere di Sigmund Freud (http://www.psicoanalisi.it/psicoanalisi/Freud/freudarchivio.htm) Societ Psicoanalitica Italiana (http://www.spiweb.it) Biografia e E-book Aforismi e Pensieri (http://www.liberliber.it/biblioteca/f/freud/index.htm) Sigmund Freud (http://www.alleanzacattolica.org/idis_dpf/voci/f_sigmund_freud.htm) di Ermanno Pavesi (dal Dizionario del Pensiero Forte) Sigmund Freud (http://www.treccani.it/Portale/elements/categoriesItems.jsp?pathFile=/sites/default/ BancaDati/Enciclopedia_online/F/Biografie_-_Edicola_Freud_1029160315.xml) in Treccani.it (EN) Freud Museum, Londra (http://www.freud.org.uk/) (EN) Biografie e teorie (http://brainmeta.com/personality/freud.php) (EN) Scientific Method in the Interpretation of Dreams (http://www.worldwideschool.org/library/books/phil/ psychology/ScientificMethodInTheInterpretationOfDreams/Chap1.html) (EN) Scienziato o raccontastorie? (http://books.guardian.co.uk/print/0,3858,4445608-99939,00.html) (EN) International Network of Freud Critics (http://www.psychiatrie-und-ethik.de/infc/1_gesamt_en.html) (EN) Burying Freud (http://human-nature.com/freud/tallis.html#ref4) ("Seppellendo Freud"), articolo critico di Raymond Tallis, da The Lancet (1996, 9 marzo) Vol. 347: 669-671. (DE) Cronologia di Freud (http://www.lichtensteiger.de/freud.html) (EN,DE) Sigmund Freud Museum, Berggasse 19, Vienna (http://www.freud-museum.at/) (EN) One Hundred Years of Sigmund Freud (http://www.positivehealth.com/permit/Articles/Regular/litt55. htm) (EN) (http://www.kore.it/caffe2/freud.htm) (Freud e la religione: "La religione come patologia", articolo di Maria Mantello pubblicato sul n 89 della rivista trimestrale europea "Lettera Internazionale" Interpretazione dei sogni prima di Freud (http://www.litterator.it/I-sogni/ Interpretazione-dei-sogni-prima-di-Freud/) (CS) Sigmund Freud - birthplace Pribor - Czech republic (http://freud.pribor.cz/)
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Psicoanalisi

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Psicoanalisi
La psicoanalisi[1] (da psico-, psiche, anima, pi comunemente "mente", e -analisi: analisi della mente) la teoria dell'inconscio su cui si fondano una prassi e una disciplina psicoterapeutiche, e che ha preso l'avvio dal lavoro di Sigmund Freud[2] . Innanzitutto essa una teoria dell'inconscio. Nell'indagine dell'attivit mentale umana essa si rivolge soprattutto a quei fenomeni psichici che risiedono al di fuori della coscienza. Viene perci implementato il concetto di inconscio, introdotto nella riflessione teoretica gi da Cartesio, Locke e Leibniz, e che Freud rielabor da un punto di vista descrittivo e topico sulla base delle sue esperienze con Jean-Martin Charcot. In secondo luogo la psicoanalisi una prassi terapeutica. Nello specifico come cura dei disturbi mentali e, all'origine, come cura dell'isteria e successivamente dei fenomeni psicopatologici chiamati nevrosi. In seguito, il suo uso stato esteso allo studio e trattamento di altri tipi di psicopatologie. In seguito, a livello culturale pi generale, l'influenza della psicoanalisi ha influenzato anche la filosofia e le scienze sociali. Lo statuto epistemologico della psicoanalisi stato variamente criticato e lungamente dibattuto, anche in parallelo alle sue diverse evoluzioni teoriche e metodologiche. Mentre in un primo tempo le osservazioni Popperiane sulla sua scarsa falsificabilit avevano portato ad una visione piuttosto critica del suo status epistemico[3] [4] , a partire dagli anni '80 e '90 del XX secolo la maggiore attenzione che ha iniziato ad essere rivolta alla verifica empirica dei suoi risultati clinici[5] [6] [7] , all'integrazione della modellistica teorica psicoanalitica con altre linee di ricerca psicologica e psichiatrica[8] [9] [10] , ed agli spunti integrativi con le neuroscienze[11] [12] [13] hanno portato ad una visione pi articolata ed in forte evoluzione del suo statuto scientifico, nel contesto dei pi ampi studi psicodinamici.

Il celebre divano di Freud (Londra, Freud Museum).

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Introduzione
La psicoanalisi nasce per curare determinati disturbi mentali indagando le dinamiche inconsce dell'individuo. Fino alla fine dell'800, tali disturbi venivano trattati da psichiatri e neurologi tramite ospedalizzazioni a scopo rieducativo o con l'utilizzo dell'ipnosi. Il medico viennese Sigmund Freud, neurologo e anch'egli utilizzatore dell'ipnosi, ipotizz che alla base dei disturbi mentali fosse riscontrabile un conflitto tra richieste psichiche contrarie . Nel corso delle sue successive formulazioni teoriche, Freud formul tre ipotesi, una successiva all'altra, riguardo alla possibile genesi del conflitto: 1. Il conflitto tra principio di piacere e principio di realt, cio tra la necessit di soddisfare il "piacere" interno e il necessario confronto con il mondo reale; 2. Il conflitto tra pulsione sessuale e pulsione di autoconservazione (o dell'Io); 3. Il conflitto tra pulsione di vita e pulsione di morte. Come prassi terapeutica, quindi, la psicoanalisi pone tra gli obiettivi Sigmund Freud nel 1920 principali la risoluzione di tale conflitto, possibile attraverso l'indagine dell'inconscio del paziente. Principali metodi per affrontare tale indagine sarebbero l'analisi delle associazioni libere, degli atti mancati e dei sogni. Attraverso essa sarebbe possibile accedere ai "contenuti rimossi dalla coscienza" che si suppone generino il conflitto. Successivamente furono elaborati altri concetti chiave come quello di transfert, controtransfert, resistenza (e in generale meccanismo di difesa), tutti considerati fondamentali per un corretto processo terapeutico. Infine, la psicoanalisi si posta anche l'obiettivo di teorizzare lo sviluppo normale dell'individuo. Nasce cos la denominazione di metapsicologia, le cui formulazioni ambiscono a descrivere l'apparato psichico da 3 punti di vista: "topico come un'entit spaziale in cui collocare i fenomeni psichici, dinamico in cui sono "descritte" le forze che si oppongono o meno al passaggio da un sistema all'altro, economico dove si considera la quantit di energia impiegata nei processi psichici"[14] . Con l'avanzare delle conoscenze nel campo e in campi limitrofi (psicologia, neuroscienze, psichiatria, infant research, teoria dell'attaccamento, social cognition...) la teoria classica andata incontro a rimaneggiamenti e ampliamenti. Da essa si sono staccate diverse costole che hanno dato vita a nuove scuole di pensiero riconducibili al filone psicoanalitico. Tra queste ricordiamo la psicologia analitica di Carl Gustav Jung e la psicologia individuale di Alfred Adler, entrambi eminenti allievi di Freud. In pi doveroso ricordare le tre grandi scuole di psicologia derivate direttamente dalla teoria classica: la psicologia dell'Io, guidata in particolar modo dalle teorie di Anna Freud, figlia di Sigmund; la psicologia delle relazioni oggettuali, con a capo le teorie di Melanie Klein e Wilfred Bion, da cui poi si stacc il gruppo della cosiddetta "scuola indipendente"; e la psicologia del S, concepita da Heinz Kohut, che si focalizzano maggiormente su differenti aspetti della vita psichica intra- ed inter-soggettiva. La concezione originale di Freud, comunque, per quanto sottoposta anch'essa a revisioni e ampliamenti (si pensi alle teorie di Heinz Hartmann o Edith Jacobson), tuttora seguita e utilizzata da numerosi psicoanalisti. La psicoanalisi da sempre duramente criticata da scienziati e filosofi per la difficolt con cui molti dei suoi concetti possano essere sottoposti a verifica sperimentale o a ricerche empiriche, che raramente accompagnano le sue teorizzazioni. Tuttavia sono numerose anche le conferme arrivate da altre branche della psicologia e delle neuroscienze che, se da un lato hanno screditato alcuni presupposti psicoanalitici, dall'altro hanno fornito una soddisfacente base sperimentale/empirica ad altri[15] [16] . Attualmente sono in corso tentativi di studio ed integrazione tra le modellizzazioni della psicoanalisi e molte nuove acquisizioni della psicologia, dell'etologia, della

Psicoanalisi psicopatologia e nelle neuroscienze, in un'ottica che sta portando allo sviluppo di una miriade di modelli "integrati", ritenuti epistemologicamente pi validi.

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Etimologia
Il termine psicoanalisi fu coniato nel XX secolo unendo le parole psiche e analisi (sul modello tedesco di Psychoanalyse). Psiche un termine greco che significa "anima", divenuto nel corso dei secoli sinonimo di spirito (vitale) dell'uomo (e successivamente, "mente"). Analisi formato dalla preposizione greca ana-, che significa "in parti uguali", e -lisi, che significa "sciogliere". Dunque psicoanalisi letteralmente significa "indagine delle singole parti costitutive di quel che anima l'uomo".

I precursori della psicoanalisi


L'inconscio prima della psicoanalisi
Nata alla fine del XIX secolo, la psicoanalisi debitrice di numerose teorie e pensieri scientifici e filosofici. Diversi autori[17] [18] [19] [20] tracciano una linea che parte fin dal XVII secolo. Sebbene indagini fin troppo minuziose potrebbero andare anche pi indietro nel tempo, in questo periodo troviamo autori come Blaise Pascal, Baruch Spinoza e Gottfried Wilhelm Leibniz che introducono temi quali il trionfo dell'autocoscienza, l'essenza del soggetto con la razionalit, le dimensioni imponderabili e inaccessibili dell'uomo e l'esistenza di percezioni continuamente al di fuori della coscienza. Tali concetti vennero ripresi dalla psicoanalisi per dar luce alla propria elaborazione del concetto di inconscio, elemento chiave della teoria freudiana. "L'aspetto dominante della concezione dell'inconscio prima di Freud la ricerca di ci che sta oltre la razionalit, ben rappresentata nell'opposizione tra illuminismo e romanticismo"[2] . Ecco che anche autori illuministi (Jean-Jacques Rousseau, Immanuel Kant...) e romantici (Johann Goethe, Friedrich Schiller...) diedero il loro contributo alla formulazione del concetto di inconscio. A partire dalla seconda met dell'Ottocento la letteratura in proposito fu di vastissima portata, fino ad arrivare a Johann Friedrich Herbart, che oltre a definire una volta per tutte la necessit di un approccio scientifico allo studio della psiche riprese il concetto leibniziano di "piccole percezioni", sostenendo che solo stimoli di una certa forza arrivano alla coscienza mentre gli altri rimangono inconsci; a Gustav Fechner, che riprese il concetto di soglia; e ad Hermann von Helmholtz, che parl dell'importanza dell'"inferenza inconscia" nella guida dell'esperienza e delle percezioni. Anche in Schopenhauer c' qualcosa di inconscio che la volonta di vivere , cosi pure in Bergson, poiche lo slancio vitale "incausato".

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L'ipnosi
Essendo stata ideata da Freud, nella sua versione originale la psicoanalisi fu inevitabilmente influenzata dalle sue esperienze mediche (e non). Sebbene sia pi opportuno rimandare alla voce su Freud per quanto riguarda un approfondimento dei suoi studi sull'ipnosi, una breve panoramica sull'argomento aiuta a capire alcuni passi da cui prese le mosse la teorizzazione psicoanalitica. Nella seconda met dell'Ottocento, in Europa, ci fu una rivalutazione dell'ipnosi e in particolare due scuole francesi si dedicarono all'argomento. A Parigi Jean-Martin Charcot (presso cui Freud comp un tirocinio di alcuni mesi nel 1885), fond la Scuola di neuropsichiatria della Salptriere, e si dedic dal 1878 allo studio sistematico dell'ipnosi, che applic soprattutto alla cura dei casi di isteria. Fondamentale per la psicoanalisi fu senz'altro il concetto di "lesione funzionale", una lesione priva di un riscontro organico alla base di fenomeni come paralisi, anestesie e contratture, le cui cause, secondo l'autore, erano da ricercare in qualit affettive.

Jean-Martin Charcot alla Salptrire di Parigi, mostra ai suoi studenti una donna ("Blanche" Marie Wittman) in "stato isterico"

Allievo di Charcot fu Pierre Janet che, bench Freud non citi il suo contributo in nessuna sua opera ed anzi entr in polemica con la sua teorizzazione dell'isteria, defin quest'ultima "una patologia di natura psichica, diversamente da molti contemporanei che l'attribuivano a disfunzioni fisiologiche"[21] . L'altra scuola, la scuola di Nancy, fu fondata da Hippolyte Bernheim (il cui corso Freud segu nel 1889). Egli rivisit l'ipnosi con il concetto di suggestione, mettendo definitivamente in crisi il concetto di nevrosi come malattia del sistema nervoso. Infatti tramite la suggestione ipnotica fu possibile creare nei soggetti sani delle condizioni simili a quelle di individui nevrotici: risulta allora chiaro come la nevrosi non potesse pi essere considerata una malattia necessariamente organica. Inizialmente Freud, docente di neuropatologia, sottopose a terapia una paziente attraverso una tecnica che aveva messo a punto dopo i suoi studi a Parigi, nel 1885 presso la scuola di neurologia di Charcot alla Salptrire e nel 1889 presso la scuola di neurologia di Hippolyte Bernheim a Nancy: l'ipnosi.

Dal metodo catartico alla psicoanalisi


Sigmund Freud, nel suo iniziale lavoro con Joseph Breuer su pazienti isteriche, adott nel trattamento ipnotico il metodo catartico. Insieme al collega, Freud dimostr che i sintomi dell'isteria avevano un significato psicologico[22] : fino ad allora si supponeva fossero dati da una degenerazione del sistema nervoso. Il metodo catartico consisteva nel riportare la mente del paziente, posto sotto ipnosi, allo stato in cui si trovava quando i sintomi si erano manifestati la prima volta. L'evento risultava sempre collegato ad un'esperienza passata che era stata particolarmente traumatica per il paziente. Nel rivivere l'episodio, il forte impatto emotivo represso nella mente del paziente "usciva fuori" e i sintomi scomparivano. Ci non avveniva senza una viva espressione dell'intenso contenuto emotivo collegato all'esperienza traumatizzante. Spesso all'episodio traumatico iniziale risultavano collegati altri episodi successivi della vita del paziente, ognuno dei quali aveva portato un suo contributo alla definizione dei sintomi presentati dal paziente stesso al momento della cura. Freud e Breuer arrivarono cos a sostenere che ricordi di grande impatto emotivo venivano dimenticati perch considerati inaccettabili alla mente cosciente; tali emozioni, per, spingevano per esprimersi e il sintomo isterico era

Psicoanalisi proprio il risultato di tale espressione. Il trauma poteva essere anche un evento recente, ma nella maggior parte dei casi esso risultava collegato ad esperienze infantili o della prima adolescenza. Nella concettualizzazione originaria, la terapia proposta per curare le pazienti (l'isteria al tempo era considerato un disturbo esclusivamente femminile) era basata sull'abreazione, cio la presa di coscienza del ricordo che portava alla liberazione dell'emozione repressa (catarsi); tale abreazione avveniva proprio nel momento in cui il paziente "gettava fuori" il contenuto fino ad allora rimasto sepolto. La psicoanalisi fu sviluppata da Freud proprio per cercare di affrontare i pazienti con cui falliva la tecnica catartica[23] . In particolare, la stessa natura del metodo catartico imponeva alcuni limiti: ad esempio, la tecnica era applicabile solo a quei pazienti che fossero in adeguate condizioni mentali, tali da poter essere soggetti ad ipnosi. Un altro vantaggio della tecnica psicoanalitica rispetto a quella catartica venne giustificato, a livello teorico, dallo stesso Freud nel corso del suo lavoro. Secondo Freud, l'effetto dell'ipnosi quello di far "arretrare" le resistenze (intese in senso psicoanalitico) della mente del paziente, consentendo l'accesso a materiale rimosso che alberga nell'inconscio. Le resistenze, per, non sono state abbattute; piuttosto, esse sono semplicemente arretrate, "barricandosi" su una linea di difesa pressoch inattacabile. La psicoanalisi, sosteneva Freud, non soffre di questo svantaggio. Un altro problema della tecnica ipnotica di cui Freud si accorse che, dopo un certo periodo di tempo pi o meno lungo dal trattamento, il paziente spesso tornava ad essere nuovamente sintomatico, presentando il sintomo iniziale (quello da cui era guarito) oppure un altro sintomo.

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Concetti fondamentali
L'inconscio
L'inconscio senza dubbio la nozione cardine della psicoanalisi[20] . Freud ne riformul il concetto da due punti di vista: da un punto di vista descrittivo l'inconscio sono tutti quei prodotti della psiche che non raggiungono la coscienza, mentre da un punto di vista topico un "luogo" dell'apparato psichico dove vengono deposti i contenuti della coscienza fatti oggetto di rimozione. Il concetto di determinismo psichico d legittimit alla nozione di inconscio. Nessun evento psichico, dice Freud, determinato dal caso: ogni processo mentale ha una causa ben specifica, spesso identificabile solo attraverso l'indagine dell'inconscio. In questo senso, un pensiero improvviso, una canzone che inizia a ronzarci in testa, il ricordo di un evento nel momento in cui guardiamo una fotografia, il sentimento causato da un quadro sono tutti dovuti a cause ben specifiche, che l'analisi dei contenuti inconsci, consci e preconsci potr rivelare.

Energia psichica e libido


La denominazione di "energia psichica" prende in prestito il concetto di energia dalla fisica al fine di spiegare i fenomeni mentali. L'energia un'"attitudine di un corpo o di un sistema di corpi a compiere un lavoro"[24] e quella psichica si differenzia poco da tale concezione, sennonch potremmo dire che il corpo in questo caso la mente e il lavoro una qualsiasi produzione mentale: desideri, intenzioni, idee, motivazioni, interessi, rappresentazioni, aspettative... Energia e forza sono dunque, in psicologia, dei termini figurati, o metaforici[25] . Freud fece riferimento al concetto di energia psichica per coniare la nuova definizione di libido (in latino "desiderio"), che corrisponde a "l'espressione dinamica nella vita psichica della pulsione sessuale"[26] , stato di eccitazione prodotto dallo stimolo. La risposta che un uomo pu dare ad uno stimolo pu avvenire per istinto o per pulsione. Il primo considerato come la necessit di reagire agli stimoli mediante un comportamento innato, stereotipato e costante, secondo cui ad ogni stimolo corrisponde una prefissata risposta motoria. La seconda, invece, descritta come la capacit umana di reagire agli stimoli senza che sia inclusa necessariamente una risposta motoria.

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Il conflitto psichico
Successivamente al rifiuto dell'idea che disturbi isterici nascessero dal blocco dell'energia affettiva causato da avvenimenti dolorosi, Freud elabor il concetto di conflitto psichico. Egli ipotizz che l'energia sessuale potesse entrare in contrapposizione con altri tipi di energia sfociando in un vero e proprio conflitto, la mancata risoluzione del quale avrebbe portato al sorgere di un sintomo psichico (come potrebbe essere una fobia) o fisico (come una paralisi isterica). Inizialmente parl di conflitti generati dalla contrapposizione tra libido e pulsione dell'Io, mentre pi avanti la contrapposizione venne posta tra pulsioni di morte e pulsioni di vita (in cui si poneva la libido).

Pulsione di vita e pulsione di morte: Eros e Thanatos


"Al di l del principio di piacere",[27] del 1920, segner una svolta nella teoria psicoanalitica. Il conflitto verr concepito come prodotto dallo scontro, nell'individuo, tra pulsione di vita (o Eros, espressione degli impulsi libidici) e pulsione di morte (o Thanatos, tendenza all'autodistruttivit propria, secondo la teorizzazione freudiana, di ogni essere vivente). "Se Eros tende a creare organizzazioni della realt sempre pi complesse o armonizzate, Thanatos tende a far tornare il vivente a una forma d'esistenza inorganica"[28] . Freud precisa:

Siamo partiti da una netta distinzione tra le pulsioni dell'Io, che abbiamo identificato con le pulsioni di morte, e le pulsioni
sessuali, che abbiamo identificato con le pulsioni di vita [...] La nostra concezione stata dualistica sin dall'inizio, e oggi (da che i termini opposti non sono pi chiamati pulsioni dell'io e pulsioni sessuali, ma pulsioni di morte e pulsioni di vita) lo pi decisamente che mai (Sigmund Freud, "Al di l del principio di piacere", Torino, Boringhieri, 1975, p. 85)

Da Eros trae origine la libido, cos come da Thanatos trae origine la destrudo.

"Spie" dell'inconscio: sogni, atti mancati e associazioni libere


I sogni
"L'interpretazione dei sogni" (1899) considerato il "testo d'inizio" della psicoanalisi (bench il concetto venga espresso per la prima volta nel 1896). Il sogno per Freud la "via regia" per accedere ai contenuti inconsci, in grado di manifestarsi con un minor controllo da parte della coscienza (vedi di seguito in questa voce: "La pratica psicoanalitica"). Per Freud il sogno un "custode del sonno". Esso preserva il desiderio-esigenza di dormire del sognatore, "trattenendolo" nello stato di sonno. "una forma particolare del nostro pensiero resa possibile dalle condizioni dello stato di sonno"[29] , il cui scopo l'appagamento di un desiderio inconscio. Freud ritiene in sostanza che la censura, che durante la fase di veglia vigila costantemente per impedire che il materiale rimosso ritorni alla coscienza, approfitti dello stato di sonno in cui si trova la persona. Poich quest'ultima risulta temporaneamente "immobilizzata", la censura ne approfitta per "riposarsi" e per "ricaricarsi", mentre i contenuti inconsci che emergono in questa condizione non possono provocare alcun danno. Durante il sonno la censura ridotta, ma comunque presente; di conseguenza, i contenuti inconsci possono riemergere solo in maniera distorta e non esplicita. Il sogno , infatti, caratterizzato dall'avere un contenuto manifesto, dato dall'insieme delle immagini e dei suoni che effettivamente si ricordano al risveglio, e di un contenuto latente, composto da elementi rimossi che sono stati opportunamente alterati per poter "aggirare" la censura. Ci avviene tramite una rappresentazione metaforico-simbolica degli elementi che costituiscono il contenuto latente del sogno (a questi ultimi Freud si riferisce anche con il nome di "pensieri del sogno"). In realt, Freud spesso nota come i sogni siano "sovraccarichi" di contenuti latenti; in altre parole, uno stesso sogno rappresenta contemporaneamente

Psicoanalisi pi contenuti latenti tramite lo stesso contenuto manifesto. La censura che si verifica nel lavoro onirico opera sostanzialmente tramite due processi: lo spostamento e la condensazione. Lo spostamento comporta la deviazione dell'idea rimossa verso oggetti differenti, mentre la condensazione comporta l'unione di pi elementi rimossi in un unico elemento. Quelli che compaiono nel sogno sono considerati, dunque, come simboli, ognuno dei quali dotato di uno o pi significati; per non esiste un "dizionario" univoco che riporti il significato di ognuno di essi, in quanto esso varia da persona a persona. Compito dell'analista quello di interpretare il sogno, al fine di ottenere il contenuto latente a partire da quello manifesto, basandosi sulle libere associazioni del paziente e sul ritorno del rimosso che si presenta sotto forma di rielaborazione verbale del materiale onirico.

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Errori, lapsus, atti mancati


Il sogno non l'unico modo indicato dalla teoria classica per accedere ai contenuti inconsci. "Psicopatologia della vita quotidiana"[30] introdusse il concetto di "atto mancato", manifestazioni dell'inconscio come lapsus, dimenticanze, sbadataggini, smarrimento di oggetti. L'atto mancato rivela un conflitto inconscio tra un'intenzione cosciente, che viene perturbata, e un'intenzione perturbante, che agisce inconsciamente. Il lapsus contiene sempre per Freud un fondo di verit, pi o meno cosciente a seconda del caso. Egli, ad esempio, riporta il caso di un giovane che afferm di essere stato colpito dalla "spogliatezza" - anzich dalla "spigliatezza" - di una ragazza, e il caso di una bambina che, dovendo scegliere tra cioccolata e giocattoli, rispose "cioccolattoli".

Associazioni libere
Infine, tra le tecniche di accesso ai contenuti inconsci troviamo quella delle associazioni libere[31] , che fa parte delle regole fondamentali del trattamento psicoanalitico (teorizzata prima degli scritti sui sogni e sugli atti mancati, dopo i lavori con Breuer). "Si chiede al paziente di rinunciare volontariamente, per quanto gli riesce, alla censura cosciente e di esprimere liberamente i suoi pensieri, sentimenti, speranze, sensazioni, idee, senza badare se gli sembrano sgradevoli, insensati, non pertinenti o non rilevanti"[32] . L'ipotesi alla base di questo processo che il paziente, trovandosi in uno stato di relativa comodit fisica (da qui l'introduzione del lettino in analisi) e lasciando vagare la mente, riduca la pressione delle difese che non permettono ai contenuti inconsci di venire alla luce.

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Le due topiche
Per Freud possibile una ripartizione dei contenuti della mente umana in due modi diversi, detti topiche. La prima di esse distingue inconscio, preconscio e coscienza, mentre la seconda distingue tra Es (o Id), Io (o Ego) e Super-Io (o Super-Ego). Queste due suddivisioni non si escludono a vicenda. Tra le due topiche c' una certa sovrapposizione. In particolare, l'Es opererebbe solo dall'inconscio, mentre l'Io e il Super Io sono entrambi ripartibili tra conscio, preconscio ed inconscio. Ci che si manifesta della vita psichica della persona solo la "punta" di un iceberg; la maggior parte dell'attivit mentale risiede proprio nell'inconscio, senza che ce ne accorgiamo.

Il modello topografico: inconscio, preconscio e coscienza


La teoria dei sogni port Freud a distinguere tre stati o sistemi della mente. Lo stato pi profondo, l'inconscio, considerato la sede di desideri, impulsi e ricordi dimenticati - o meglio, "rimossi". Secondo questa teorizzazione l'inconscio "spinge" per la realizzazione di tali desideri/impulsi, secondo quello che detto Diagramma dei due principali modelli della psiche "principio di piacere" (un principio di azione e ideazione basato sul soddisfacimento, anche tramite forme indirette, del desiderio sessuale). Inoltre, la logica che determina l'inconscio detta "processo primario", cio un pensiero "impulsivo, disorganizzato, incomprensibile al pensiero razionale, dominato da immagini visive bizzarre e noncurante del tempo, dell'ordine o della coerenza logica"[33] . A differenza del sistema conscio, l'inconscio non soggetto alle leggi della logica; in particolare, 1. l'inconscio privo del concetto di "tempo": un ricordo o un impulso inconscio di lunga data ha lo stesso effetto di uno (inconscio) recente. 2. non vale il principio di non contraddizione: nell'inconscio possono coesistere impulsi tra loro opposti senza che essi si annullino reciprocamente. Il preconscio posto tra l'inconscio e la coscienza. Anch'esso contiene ricordi di esperienze passate dell'individuo. Ci che distingue il preconscio dall'inconscio quanto segue: se vuole, il soggetto pu riportare alla coscienza i ricordi contenuti nel preconscio (pu essere necessario un certo sforzo per ricordare); invece, non possibile volontariamente e spontaneamente riportare alla coscienza contenuti che sono stati "gettati" nell'inconscio. L'ultimo stato della mente la coscienza (o sistema conscio), i cui contenuti sono immediatamente accessibili. Essa si basa sul "principio di realt" (le cui azioni e ideazioni sono date confronto con la realt esterna e con i suoi principi e valori) e segue le logiche del "processo secondario", che tramite processi logici e razionali permette un corretto adattamento alla realt esterna. L'inconscio non soggetto alla stessa critica razionale alla quale, invece, vengono sottoposte le idee del sistema conscio. Questo significa che un dato soggetto non in grado di fronteggiare un impulso inconscio, a meno che quest'impulso non venga portato alla coscienza. Pertanto, i desideri inconsci godono di una "forza" enorme rispetto alla volont della persona. Si pu dire che la pratica psicoanalitica consista, in definitiva, in questo: nel cercare di portare alla coscienza i desideri e i ricordi inconsci che influenzano la vita della persona. Portare alla coscienza questi contenuti ha due effetti:

Psicoanalisi da un lato, essi vengono "tolti" dal sistema inconscio, per cui perdono la grande influenza che essi prima avevano nella vita psichica dell'individuo; dall'altro, essi possono ora essere sottoposti alla critica razionale caratteristica del sistema conscio, per cui facile per il soggetto tenere questi impulsi "sotto controllo".

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Il modello strutturale: Es, Io e Super-Io


Con "L'Io e l'Es", del 1923[34] , Freud present il cosiddetto modello strutturale della mente. Quest'ultima venne divisa in tre istanze psichiche diverse: l'Es, l'Io e il Super-Io. L'Es una struttura totalmente inconscia, che spinge per la soddisfazione delle pulsioni inconsce dell'individuo. Il Super-Io una struttura quasi del tutto inconscia, costituita dalla rappresentazione psichica delle regole e dei divieti morali della persona. Esso trae origine dall'interiorizzazione delle figure genitoriali durante la prima fase di vita dell'individuo. Tale rappresentazione non corrisponde al genitore reale, ma ad una sua immagine interiorizzata pi severa ed autoritaria. Il Super-Io ha il compito di impedire che l'Es soddisfi liberamente le proprie pulsioni. L'Io ci che pi si avvicina alla concezione di S. la struttura organizzatrice della personalit e il suo compito principale quello di fare da mediatore tra le richieste dell'Es e le esigenze della realt. Inizialmente deve trovare un compromesso tra l'esigenza di soddisfare le pulsioni istintuali dell'Es e le restrizioni della realt e della societ; successivamente, con lo sviluppo del Super-Io, assume il compito di mediatore tra le pulsioni e i divieti imposti da quest'ultimo. Per assolvere a questi compiti l'Io ha a disposizione dei meccanismi di difesa e la capacit di gestire la realt attraverso funzioni quali percezione, attenzione, memoria, problem solving e, naturalmente, la coscienza. Le basi dell'Io vengono a crearsi tramite processi di identificazione con gli oggetti del desiderio dell'Es: quando tale desiderio viene frustrato, l'assimilazione dell'oggetto (per mezzo dell'identificazione) andr a costituire la base l'Io. Con il modello strutturale la psicopatologia concepita come il risultato di impulsi inaccettabili che minacciano di sopraffare l'Io e le difese contro di essi messe in atto dall'Io stesso. Freud chiar che si trattava di meri concetti metaforici e sebbene alcuni autori tentarono di trovare un corrispettivo anatomico, non ebbero mai successo; tuttavia Fonagy e Target (2005) parlano di studi psicometrici che indicano che "la differenziazione fra le strutture mentali tracciata intuitivamente da Freud pu essere dimostrata empiricamente"[35] .

Dalla "malattia" alla "guarigione"


dunque utile analizzare alcuni aspetti teorici di merito, legati alle originarie teorizzazioni "pulsionaliste" di Sigmund Freud; teorizzazioni comunque in seguito parzialmente riviste o rimodulate nell'ambito degli sviluppi del pensiero e della prassi psicoanalitica.

Il concetto di "salute mentale" e di "malattia" in Freud e la causa della malattia


Per Freud, la differenza tra un soggetto psichicamente "sano" e uno "malato" solo quantitativa e non qualitativa. Egli sostiene che i meccanismi che operano nella mente di una persone sofferente di disturbi psicopatologici siano esattamente gli stessi che operano nella mente di una persona "sana"; la differenza sta nell'intensit con cui i conflitti che agiscono nella mente della persona si manifestano al mondo esterno, ed intervengono nella sua vita personale e sociale. Questo rende priva di fondamento la distinzione stessa tra soggetto "sano" e "malato": semplicemente, essi esprimono in modi diversi contenuti inconsci dello stesso tipo. Le elaborazioni di merito di Freud, qui di seguito analizzate, sono state in seguito revisionate dagli stessi sviluppi teorico-metodologici della psicoanalisi, man mano che il quadro teorico di riferimento si evoluto dai classici modelli pulsionalisti a quelli relazionali ed intersoggettivi.

Psicoanalisi I conflitti inconsci secondo Freud In ognuno (nei soggetti "sani", cos come nei soggetti "malati"), esistono dei conflitti tra pulsioni e forze inconsce di vario tipo. Pulsioni inaccettabili per la mente cosciente vengono rimosse, mentre pulsioni che vengono ritenute pericolose per il soggetto vengono fermate con l'ausilio dei cosiddetti meccanismi di difesa. Pur restando inconsci, questi conflitti possono spesso manifestarsi tramite degli "indizi indiretti", che possibile cercare di interpretare da una prospettiva psicoanalitica. Tali indici di conflitto, nella teorizzazione Freudiana, possono includere i lapsus, le dimenticanze, gli errori di distrazione, i sogni, ed ogni tipo di produzione creativa della persona (ad esempio, l'attivit artistica e quella intellettuale, tramite processi di sublimazione); e, pur non generando una situazione patologica, si possono considerare come sintomi della presenza di tali conflitti. Questi fenomeni fanno ovviamente parte della vita delle persone "sane", cos come di quelle che manifestano sintomi patologici. Esperienze traumatiche Ogni essere umano costantemente coinvolto in una serie di esperienze ed interazioni con l'ambiente esterno, di vario tipo ed intensit. Ovviamente, la reazione ad una stessa esperienza cambia da soggetto a soggetto e, anche nella stessa persona, diversa a seconda del particolare momento della vita in cui si presenta tale esperienza. Allo stesso modo, diversa anche la portata emotiva che il soggetto associa (pi o meno consciamente) all'esperienza. Se, durante la vita di una persona, si verifica un evento accompagnato da un'intensa portata emotiva, che in quel momento il soggetto non psichicamente in grado di fronteggiare, allora l'esperienza risulta "traumatizzante" per la persona stessa. Secondo la prima topica freudiana, per non risultare "schiacciato" dall'intensit delle emozioni, il soggetto, servendosi dei meccanismi di difesa, rimuove l'intera esperienza e soprattutto le emozioni vissute, "spostandole" nell'inconscio. L tali affetti restano finch non vengono eventualmente riportati alla coscienza. possibile che l'esperienza, prima o poi, riemerga alla coscienza: pu accadere, durante la psicoterapia, che il soggetto ricordi l'evento ma non abbia alcuna memoria delle emozioni provate; questo perch non il contenuto dell'evento in s a costituire pericolo per la persona e dal quale questa si protegge, ma piuttosto il carico emotivo correlato, eccessivamente intenso per la psiche del soggetto. Le emozioni rimosse mantengono sostanzialmente intatta la loro forza, anche a distanza di tempo, e possono "operare" dall'inconscio influenzando alcuni aspetti della vita psichica della persona. I contenuti rimossi vengono mantenuti nell'inconscio da quelle che Freud chiama resistenze, che hanno lo scopo di impedire che il materiale che un tempo era ritenuto pericoloso per il soggetto possa "riemergere" in futuro. Non esiste un meccanismo che sia l'"inverso" della rimozione, per cui l'unico modo che il soggetto ha per riottenere il controllo su tali contenuti quello di elaborare e rimodulare alcune delle proprie resistenze, sovente con l'aiuto di un esperto, cos da permettere al materiale inconscio di integrarsi nella coscienza. La psicopatologia Il vissuto e le esperienze di vita della persona determinano, durante la sua evoluzione (soprattutto nelle prime fasi di vita), i rapporti che si instaurano tra queste pulsioni, e condizionano il prevalere di alcune sulle altre, in modo che molti di questi conflitti trovino spontaneamente una risoluzione. possibile che alcuni conflitti restino non risolti. Se qualcuno di essi particolarmente forte, e se il soggetto ha attraversato in passato una o pi esperienze traumatiche di sufficiente intensit, il conflitto pu legarsi a queste ultime. Se questo avviene, allora sorge un processo psicopatologico con i suoi relativi sintomi, che non sono altro che espressioni del conflitto inconscio "in tema" con l'esperienza traumatizzante. Si noti che per Freud le emozioni rimosse nell'inconscio costituiscono semplicemente una "predisposizione" alla malattia, mentre la malattia stessa data dalla compresenza di tali emozioni e di conflitti non risolti (e sufficientemente attivi), che riescano a legarsi ad esse in qualche modo. Sono questi ultimi che "alimentano" la problematica psichica e la relativa sintomatologia.

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Psicoanalisi Secondo le teorie originarie di Freud, dunque, la malattia mentale non altro che un'espressione di conflitti inconsci, opportunamente "mascherati" secondo precise modalit di funzionamento dei meccanismi di difesa. D'altra parte, anche le altre manifestazioni psichiche sopra menzionate - lapsus, dimenticanze, sogni, produzione creativa, ecc. ricadono in questa definizione; per questo che si affermato che la differenza tra soggetto "malato" e "sano" solo quantitativa e non qualitativa: la differenza sta nell'intensit e struttura dei conflitti inconsci che la persona si trova a dover fronteggiare, e nel modo con cui questi conflitti si esprimono.

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La "guarigione"
Nell'originario "modello pulsionalista classico", secondo Freud la malattia mentale causata dalla compresenza di due fattori: esperienze particolarmente traumatiche vissute in passato e successivamente rimosse (e che risultano legate pi o meno direttamente ai sintomi); conflitti tra forze inconsce di vario tipo (e che sono la vera "causa attiva" della malattia). Il lavoro psicoanalitico dunque finalizzato a permettere un'analisi, rielaborazione ed integrazione degli affetti e delle rappresentazioni coinvolte nella dinamica conflittuale intrapsichica, con l'obbiettivo di ristrutturarne gli equilibri, riducend o eliminando l'eventuale sintomatologia correlata.

L'interpretazione "selvaggia"
Uno dei mezzi con cui la psicoanalisi raggiunge i suoi obiettivi quello di far s che il paziente integri nella coscienza alcuni dei propri contenuti inconsci. Spesso capita che lo psicoanalista riesca a individuare alcuni aspetti strutturali o funzionali dei processi e contenuti inconsci dell'analizzando prima del paziente stesso. In questo caso, nell'analista pu essere forte la soddisfazione per la "scoperta" compiuta, ed il desiderio di comunicare tale contenuto al paziente, magari ritenendo di "accelerare" in tal modo la sua elaborazione personale. Secondo lo stesso Freud, questo un errore tecnico rilevante. Freud chiama questa pratica "interpretazione selvaggia": lo psicoanalista, infatti, deve limitarsi ad aiutare il paziente a individuare ed elaborare un dato contenuto inconscio, senza anticipare in maniera incongrua i tempi di elaborazione autonoma dell'analizzando. Nel caso di rielaborazione autonoma, il contenuto integrabile nella coscienza anche perch vi stato un adeguato lavoro di rimodulazione delle relative resistenze; nel secondo caso, invece, il contenuto viene "presentato" al paziente dall'esterno, senza sufficiente elaborazione autonoma. Le resistenze in questo caso sono quindi ancora forti: anche se ne riceve una "descrizione dall'esterno", il paziente non percepisce fino in fondo quel materiale come suo, ed anzi nella maggioranza dei casi l'analista lo osserva negare decisamente quel contenuto.

La pratica psicoanalitica
Il metodo psicoanalitico originario si basava sull'idea che le nevrosi scaturiscano dall'incapacit dell'Io di impadronirsi delle idee rimosse: in altre parole, per Freud l'elaborazione del motivo patologico gi di per s cura del disagio stesso. Tuttavia gli elementi rimossi non sono noti a priori, e quindi impossibile cercare in una direzione precisa. Per questo motivo la terapia si fonda sull'analisi dei contenuti che indirettamente - e inconsapevolmente - il paziente stesso fornisce al medico.

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I meccanismi di difesa
Sigmund Freud ed i suoi allievi, tra cui sua figlia Anna Freud, indagarono su fenomeni psichici apparentemente contraddittori, quali ad esempio le risposte a conflitti tra motivazioni opposte, gli auto-inganni o i falsi moralismi, interpretandoli come meccanismi di difesa. Ad esempio, l'uomo che nega a se stesso certe rappresentazioni mentali disturbanti lo farebbe per ottenere il vantaggio di non provare angoscia. Oppure, l'emergere di certi atteggiamenti moralistici pu in alcuni casi essere interpretato come la conseguenza funzionale di un senso di colpa per azioni ritenute "riprovevoli", o della trasformazione di pulsioni sessuali represse o deviate dal loro oggetto naturale.

Transfert e controtransfert
Nellesplorare la vita psichica dei pazienti e nel condurre la terapia Freud si accorse che i pazienti sviluppavano nei suoi confronti delle intense reazioni emotive. Ne concluse, in accordo con la sua ipotesi dellorigine infantile delle nevrosi, che si trattava di un trasferimento verso la sua persona di atteggiamenti affettivi, che i soggetti stessi avevano provato nellinfanzia verso i propri genitori. Questo trasferimento di sentimenti venne chiamato transfert, positivo nel caso di sentimenti come affetto ed addirittura amore verso l'analista e negativo nel caso di sentimenti quale l'odio. Da un lato, il sorgere del transfert consente all'analista di acquisire materiale per l'analisi; dall'altro lato, per, i sentimenti del transfert stesso rischiano di ostacolare la riuscita dell'analisi stessa, per cui compito dell'analista accorgersi tempestivamente dell'insorgenza del transfert e facilitarne la rielaborazione, dopo averlo opportunamente utilizzato a fine terapeutico. Anche nell'analista pu sorgere un transfert verso il paziente; esso viene chiamato controtransfert. Anche il controtransfert pu essere positivo o negativo, ma comunque compito dell'analista rielaborarlo adeguatamente, perch altrimenti rischierebbe di essere di ostacolo ai fini dell'analisi.

Analisi personale
L'insegnamento della psicoanalisi inizi attraverso regole che Freud codific ben presto che comportano un particolare percorso di addestramento del candidato psicoanalista. Questi doveva sottoporsi allo stesso trattamento analitico, per acquisire lo strumento con il quale poi lavorer con i suoi futuri pazienti. Tale relazione rendeva possibile una formazione esperienziale diretta, fondamentale per poter in primo luogo risolvere le possibili problematiche personali del futuro analista, ed in secondo luogo per permettergli di esperire direttamente i vissuti ed i processi propri della dinamica analitica. Questa fu chiamata analisi didattica e differiva dall'analisi personale solo per il fatto che le sedute didattiche venivano omologate in uno speciale registro. Inizialmente l'analisi didattica durava un mese.

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Sviluppi della psicoanalisi


L'Associazione Psicoanalitica Internazionale
La psicoanalisi ebbe ben presto dei seguaci, riuscendo Freud a farla accettare come tecnica terapeutica per un certo tipo di malattie psichiatriche come le nevrosi, che non avevano ancora trovato terapie efficaci. Cos intorno a Freud, nella citt di Vienna, si and formando il primo gruppo di allievi; questo permise a Freud di fondare nel 1910 l'Associazione Psicoanalitica Internazionale ( International Psychoanalytical Association [36]), definendo cos i criteri di formazione dei futuri analisti basati sull'analisi personale, le supervisioni, i corsi clinico-teorici. In quel periodo si vennero formando le prime societ psicoanalitiche nazionali che aderiranno in seguito all'International Psychoanalitical Association.

I successori di Freud
I principali nomi da ricordare fra i primi analisti con il loro contributo sono: Carl Gustav Jung, uno dei primi Sandor Ferenczi (pioniere dei pionieri), Hans Sachs (l'inconscio creativo), "dissidenti" Otto Rank (il mito della nascita dell'eroe), Karl Abraham (il primo psicoanalista tedesco), Max Eitingon (l'organizzazione dell'analisi didattica), Ernest Jones (la biografia di Freud). In seguito Paul Federn (la teoria della psicosi), Ella Sharpe (la ricerca sull'empatia), Helen Deutsch (la maturazione della donna), Georg Groddeck (l'analista indomito), Melanie Klein (la psicoanalisi dei bambini), Wilhelm Reich (l'analisi del carattere), Otto Fenichel (l'enciclopedia della psicoanalisi) e Anna Freud (l'Io e i meccanismi di difesa), Heinz Hartmann (Psicologia dell'Io), Edward Glover (La teoria della tecnica). Un posto particolare spetta alla variante della Psicologia analitica, di Carl Gustav Jung, psichiatra svizzero, il cui interesse si incentr sullo studio dei modelli (o schemi mentali) impersonali e collettivi, che presumeva operassero anchessi nell'inconscio, modelli che chiamer archetipi. Qui Jung credette di trovare la chiave per un'interpretazione collettiva di particolari fenomeni psicologici, o di fenomeni culturali, religiosi ed artistici che Jung vede come espressioni di modelli archetipici, presenti in un particolare "repertorio simbolico universale" chiamato "inconscio collettivo".

Psicoanalisi e cultura
La psicoanalisi ebbe un enorme impatto culturale ed influenz molti scrittori, filosofi e scienziati sociali del 1900 come Italo Svevo, James Joyce, Bertrand Russell ed Herbert Marcuse; molti intellettuali si sottoposero ad analisi, come Oscar Pfister (psicoanalisi e fede), Geza Roheim (Psicoanalsi e antropologia), Felix Deutsch (Psicoanalisi e medicina interna), August Aichhorn (l'amico della giovent traviata), Marie Bonaparte (il problema della sessualit femminile), Siegfried Bernfled (i limiti dell'educazione), Karen Horney (l'enfasi della cultura), Kate Friendlander (Prevenzione della delinquenza giovanile), contribuendo a diffonderla.

La psicoanalisi in Italia
La psicoanalisi entrer in Italia passando da Trieste dove Edoardo Weiss, analizzato da Paul Federn, allievo di Freud, diede impulso decisivo alla Societ Psicoanalitica Italiana che era stata fondata a Teramo nel 1925 da Marco Levi Bianchini, libero docente presso l'Universit di Napoli, Direttore dell'Ospedale Psichiatrico di Teramo. Nel 1932 la S.P.I. fu trasferita a Roma e riorganizzata da Weiss che, nello stesso anno fondava la Rivista di Psicoanalisi, tuttora organo ufficiale della Societ. In quel periodo spiccavano le figure di Cesare Musatti, Nicola Perrotti, Emilio Servadio e Alessandra Tomasi di Palma che contribuiranno, anche in seguito, alla divulgazione e al

Psicoanalisi progresso clinico-teorico della psicoanalisi in Italia e all'estero. Tra gli altri, importanti contributi allo sviluppo della psicoanalisi italiana vennero dati dallo psicoanalista cileno naturalizzato italiano Ignacio Matte Blanco che, affiancando la psicoanalisi alla teoria matematica degli insiemi, illustr il concetto di "inconscio come insiemi infiniti". Da notare l'influenza sulla psichiatria psicoanalitica anche dello psicoanalista ebreo-italiano Silvano Arieti, emigrato negli Stati Uniti durante l'epoca fascista.

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La psicoanalisi neo-freudiana
Nel corso del secolo, soprattutto nel secondo dopoguerra ed anche per influenza dello sviluppo delle scienze umane, come la psicologia sociale, la psicoanalisi dei successori (neofreudiana) si progressivamente distaccata dagli originari approcci "pulsionalisti", ovvero legati alle dinamiche intrapsichiche delle pulsioni e della libido. Si sono sviluppate invece versioni "relazionali", orientate alla comprensione delle dinamiche dei cosiddetti "investimenti oggettuali" e della loro articolazione nelle relazioni interpersonali. Il luogo ultimo di origine di tali investimenti e quindi delle motivazioni umane rimane comunque l"inconscio", concetto centrale per la comprensione dell'ottica psicoanalitica (o psicodinamica). I diversi orientamenti di stampo pi relazionale nati dalla iniziale psicoanalisi pulsionalista, hanno in parte riformulato i pilastri teorico-tecnici della libido, del determinismo psichico, dei processi transferali, e soprattutto dellinconscio. Tra gli anni ottanta e gli anni novanta si sono ridotti gli studi che si proponevano di controllare gli esiti della psicoanalisi come metodo clinico. Tale tendenza si per modificata negli ultimi anni, con la ripresa di ampi studi e meta-analisi sull'efficacia degli approcci psicodinamici (ovvero, derivati dalla psicoanalisi) nell'ambito della psicoterapia. Interessanti appaiono a questo proposito gli attenti lavori di ricerca supportati, a livello internazionale, dalla SPR, Society for Psychotherapy Research [37].

Critiche alla psicoanalisi


La psicoanalisi, con i suoi oltre cento anni di storia, ha subito innumerevoli rivisitazioni, sia da parte dello stesso Freud che dai suoi colleghi. Il progredire delle scienze e della filosofia ha inoltre permesso di rivisitare i suoi concetti, a volte falsificandoli e a volte verificandoli. Quelle che verranno riportate di seguito sono solo alcune delle critiche mosse alla psicoanalisi e per completezza dovrebbero essere riportati anche tutti quei risultati (non da ultimi quelli recenti in ambito neurologico) che invece supportano questa teoria. Quale che sia la posizione presa in merito bene ricordare il rischio, sottolineato da Muscetta (1995), che si corre nell'avvicinarsi all'opera di Freud: alternativamente quello di fargli dire pi di quanto non abbia realmente detto o di criticare le sue posizioni teoriche senza tenere in adeguata considerazione il contesto storico e scientifico in cui vennero elaborate[38] . Freud considerava la psicoanalisi una scienza: Ho sempre considerato una grande ingiustizia il fatto che non si sia voluto trattare la psicoanalisi come qualunque altra scienza naturale[39] . E ancora:

Pi volte stata avanzata l'esigenza che una scienza sia costruita in base a concetti chiari ed esattamente definiti. In realt
nessuna scienza, neppure la pi esatta, prende le mosse da definizioni siffatte. Il corretto inizio dell'attivit scientifica consiste piuttosto nella descrizione di fenomeni, che poi vengono progressivamente raggruppati, ordinati e messi in connessione tra loro (Sigmund Freud. Metapsicologia. 1915. In Opere vol. VIII. Torino, Boringhieri, 1976-1980, p. 13)

D'altro parere erano molti suoi contemporanei e successori, psicologi e non. Il logico e filosofo Ludwig Wittgenstein (1889-1951), ad esempio, sostenne che la psicoanalisi fosse: "una mitologia che ha molto potere", criticando nello specifico il procedimento della libera associazione delle idee, considerato oscuro, "perch Freud non chiarisce mai come possiamo sapere dove fermarci, dove la soluzione sia giusta"[40] . Anche Karl R. Popper critic aspramente e a pi riprese la scientificit della psicoanalisi definendola una "metafisica dell'animo umano". Essa, secondo il suo modello filosofico, non scientifica per il fatto che non falsificabile. E "quanto all'epica freudiana dell'Io, del

Psicoanalisi Super-io e dell'Es non si pu avanzare nessuna pretesa ad uno stato scientifico, pi fondatamente di quanto lo si possa fare per l'insieme delle favole omeriche dell'Olimpo. Queste teorie descrivono alcuni fatti, ma alla maniera dei miti. Esse contengono delle suggestioni psicologiche assai interessanti, ma in forma non suscettibile di controllo. Ci in contrasto con la maggior parte delle teorie fisiche le quali "sono del tutto [...] altamente falsificabili sin dall'inizio"[41] . Il filosofo contemporaneo Adolf Grnbaum[42] [43] [44] [45] critic le posizioni di Popper, ma individu comunque dei problemi epistemologici nella psicoanalisi, in particolare dovuti alla non sufficiente attendibilit scientifica dei casi clinici, eccessivamente contaminati dal punto di vista dell'analista. A questo proposito, studiosi come Ellenberger, Cioffi e Sulloway, partendo da una minuziosa indagine storiografica, hanno fornito nuove ricostruzioni del lavoro scientifico di Freud, appoggiandosi su prove documentali: sono state cos sottolineate alcune discrepanze fra le descrizioni di casi clinici negli articoli pubblicati di Freud e i resoconti degli stessi casi nella sua corrispondenza privata[3] Il noto critico della psicoanalisi Jacques Bnesteau (autore di Mensonges freudiens: Histoire d'une dsinformation sculaire) ha sostenuto che Freud avrebbe mentito su tutti i casi da lui trattati nei suoi scritti: "[...] abbiamo appreso, di pubblicazione in pubblicazione, e rivelazione dopo rivelazione, che Freud aveva manipolato i fatti, inventato dei malati, con i loro sintomi e una eziologia, fabbricato degli effetti terapeutici inesistenti e delle false prove, il tutto dissimulando le sue costruzioni sotto la protezione di una retorica straordinaria e dietro "fantasmi" supposti inconfutabili, quali il complesso d'Edipo, questa fantastica barriera disinformativa. La disinformazione e la sottrazione dei documenti dovevano fare il resto del lavoro."[46] . L'epistemologo Frank Cioffi ha tratto dalle critiche sulla veridicit degli scritti di Freud delle sue personali conseguenze riguardo alla validit della teoria psicoanalitica: "Allora, perch Freud uno pseudoscienziato? La ragione principale la seguente: ha dichiarato di aver testato - e dunque di aver fornito delle prove suscettibili di legittimare in modo convincente - delle teorie che erano inconfutabili o, quando erano confutabili, non erano state testate."[47] Tuttavia, anche se queste testimonianze dovessero essere fondate, la psicoanalisi non pu essere circoscritta al solo contributo freudiano: vorrebbe dire escludere tutti gli studiosi e le ricerche fatte dopo (e durante) la vita di Freud. La psicoanalisi ha infatti conosciuto enormi sviluppi, sia metateorici che di teoria della tecnica (e di modalit di verifica empirica dei suoi risultati), negli oltre 80 anni trascorsi dal suo periodo "classico", cui si riferiscono molte di queste critiche.

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Il dibattito sull'efficacia terapeutica


Anche per quanto riguarda l'efficacia terapeutica della psicoanalisi il dibattito stato molto forte ed ha visto posizioni spesso contrapposte. In Francia, l'Institut national de la sant et de la recherche mdicale (l'organismo pubblico francese dedicato alla salute e alla ricerca medica) ha pubblicato nel 2004 l'expertise collettiva "Psychothrapie: Trois approches values", una rassegna critica di studi clinici e di meta-analisi precedenti, in cui veniva valutata l'efficacia di tre diversi approcci psicoterapeutici, fra cui quello di ispirazione psicoanalitica[48] . Gli otto esperti che hanno realizzato tale rapporto provenivano da indirizzi diversi di psicologia clinica, sei di loro erano stati psicoanalizzati e uno era uno psicoanalista lacaniano. Lo psichiatra e psicoterapeuta Jean Cottraux, uno di questi otto autori, riassume le caratteristiche e i risultati dell'expertise nel modo seguente: "[...] il rapporto INSERM non si occupava della psicoanalisi nel senso stretto del termine, esso valutava l'efficacia delle terapie psicoanalitiche brevi, della terapia familiare [di vari indirizzi] e delle terapie cognitivo-comportamentali. Le sue conclusioni erano particolarmente misurate. Erano stati studiati sedici disturbi. Le terapie cognitivo-comportamentali hanno dimostrato un effetto positivo in quindici disturbi su sedici, le terapie familiari in cinque disturbi su sedici, le terapie d'ispirazione psicoanalitica in un solo disturbo su sedici. Si trattava di disturbi della personalit in cui anche le TCC (sigla che sta per "terapie cognitivo-comportamentali") hanno dimostrato la loro efficacia. Erano proposte indicazioni precise per ciascun disturbo, il che permetteva alle diverse correnti di dividersi il terreno in funzione dei loro poli di eccellenza. Il rapporto consentiva cos ai pazienti di compiere una scelta informata. Le terapie psicoanalitiche brevi venivano

Psicoanalisi considerate una buona indicazione in almeno il 30% delle domande di psicoterapia che provenivano da pazienti affetti da un disturbo di personalit isolato o associato alla depressione, o da un disturbo ansioso."[46] . Altri autori non condividono assolutamente queste posizioni, ritenute ideologiche ed in netto contrasto con i dati empirici delle ricerche cliniche svolte; vi anzi, sottolineano questi ultimi, una solida e ricca produzione scientifico-clinica sugli esiti positivi degli interventi psicoterapeutici psicodinamicamente orientati, produzione che nel corso degli anni si progressivamente irrobustita ed ulteriormente articolata: si veda ad esempio l'ampia meta-analisi sull'efficacia della psicoterapia psicodinamica breve in numerosi disturbi psicologici di F.Leichsenring, S.Rabung, E.Leibing, nei prestigiosi Archives of General Psychiatry, 61, 2004, reperibile di seguito assieme ad altri studi clinici controllati sull'argomento Archivi [49]. In ogni caso, come fanno notare nello stesso studio Leichsenring et al., diversamente da quanto avviene per la psicoterapia psicodinamica a breve termine, "per la psicoterapia psicoanalitica a lungo termine e la psicoanalisi, c' un urgente bisogno di ricerca convincente sui risultati."[50] Tuttavia,nel 2004 Svartberg e collaboratori, nello studiare gli effetti della psicoterapia psicodinamica a lungo termine, hanno testato l'efficacia di tale trattamento su 50 pazienti con disturbo di personalit del gruppo C, i quali furono sottoposti a 40 sedute di psicoterapia psicodinamica o cognitivo comportamentale. Alla fine dello studio, miglioramenti erano emersi nei pazienti assegnati a ciascuna delle due terapie, tuttavia i soggetti inviati ad un trattamento cognitivo non riferivano miglioramenti nel disagio legato ai sintomi dopo il trattamento, a differenza di quelli trattati con la terapia psicodinamica. Allo stesso modo, un esperimento di Bateman e Fonagy (2001) ha rilevato che i pazienti borderline seguiti con terapia psicodinamica hanno mostrato significativi miglioramenti rispetto a quelli trattati con farmaci, continuando a migliorare anche alla fine della terapia, come rilevato in un follow up dopo 2 anni.[51] A proposito dell'efficacia della psicoanalisi poi interessante il parere aneddotico di Eric Kandel, uno dei pi famosi neuroscienziati riduzionisti del mondo, che ha recentemente ricordato come anni fa si sottopose ad un'analisi personale, che gli produsse notevoli effetti benefici. Tuttavia, lo storico della psicologia Allen Esterson, criticando Mark Solms, ha fatto notare come Kandel non ritenga che lo stato attuale delle conoscenze neuroscientifiche confermi la teoria psicoanalitica: secondo quanto Eric Kandel ha scritto nel 1999, "la base neurale di un insieme di processi mentali inconsci" delineata dalle scoperte attuali in neuroscienza "non mostra alcuna somiglianza con l'inconscio di Freud. [...] [Questo inconscio] non collegato a pulsioni istintive o a conflitti sessuali, e l'informazione non entra mai nella coscienza. Questi insiemi di scoperte rappresentano la prima sfida a una scienza neurale orientata psicoanaliticamente."[52]

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Note
[1] "Psicoanalisi" considerata la dicitura corretta, volendo alcuni riservare il termine "Psicanalisi" (senza la "o") solo alla psicoanalisi di orientamento lacaniano [2] Zamperini, A., Testoni, I. Storia del pensiero psicologico. In U. Galimberti, Enciclopedia di psicologia. Torino, Garzanti, 2001. p. 1114 [3] Frank Cioffi, Freud and the Question of Pseudoscience, Open Court Publishing Company, 1998. ISBN 978-0-8126-9385-0. [4] Grnbaum, A. (1984) The Foundations of Psyhoanalysis. A Philosophical Critique. Berkeley, CA: University of California Press [5] La Psicoanalisi e la ricerca empirica - Rivista di Psicologia Clinica (http:/ / www. rivistadipsicologiaclinica. it/ italiano/ numero1_07/ ortu. htm) [6] Shapiro, T., & Emde, R.N. (Eds.) (1995). Research in Psychoanalysis: Process, Development, Outcome. Madison: Int. Universities Press. [7] M. Conte, N. Dazzi (1988). La verifica empirica in psicoanalisi. Itinerari teorici e paradigmi di ricerca. Il Mulino, Bologna. [8] Migone, P. (2010). Terapia Psicoanalitica. FrancoAngeli, Milano [9] Bucci, W. (1997). Psychoanalysis and Cognitive Science: A Multiple Code Theory. New York: Guilford [10] Westen, D., (1999) The scientific status of unconscious processes, Journal of the American Psychoanalytic Association, 47, 10611106 Online (http:/ / www. psychomedia. it/ rapaport-klein/ westen99. htm) [11] Panksepp, J. (1998). Affective neuroscience: The foundations of human and animal emotions. New York and Oxford: Oxford University Press [12] Solms, M., & Turnbull, O. (2002). The brain and the inner world: An introduction to the neuroscience of subjective experience. New York: Other Press. [13] Solms, M., Kaplan-Solms, K. (2002). Neuropsicoanalisi. Un'introduzione clinica alla neuropsicologia del profondo. Raffaello Cortina, Milano.

Psicoanalisi
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Psicoanalisi

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Bibliografia
Opere di Freud
Sigmund Freud (1915-1932). Introduzione alla Psicoanalisi (Trad. It. M. Tonin Dogana ed E. Sagittario) Torino, Bollati Boringhieri, 1978. ISBN 88-339-0026-6. Sigmund Freud (1920). Al di l del principio di piacere, Torino, Bollati Boringhieri, 1975. Sigmund Freud* (1896). Nuove osservazioni sulle neuropsicosi da difesa. In Opere vol. II. Sigmund Freud* (1899). L'interpretazione dei sogni. In Opere vol. III. Sigmund Freud* (1901). Psicopatologia della vita quotidiana. In Opere vol. IV. Sigmund Freud* (1915). Metapsicologia. In Opere vol. VIII. Sigmund Freud* (1922). Due voci di enciclopedia: "Psicoanalisi" e "Teoria della libido". In Opere vol. IX. Sigmund Freud* (1923). L'Io e l'Es. In Opere vol. IX. (*)
Salvo diversa indicazione, per la traduzione italiana degli scritti di Sigmund Freud si fa riferimento alle "Opere", edite da Boringhieri, Torino 1976-1980, in 12 volumi.

Testi sulla psicoanalisi


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Testi su temi specifici


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Psicoanalisi

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Testi di argomento generale che trattano di psicoanalisi


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Critica
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Voci correlate
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Psicoanalisi

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Collegamenti esterni
Societ psicoanalitica italiana (http://www.spiweb.it/) Scienza e Psicoanalisi, rivista multimediale (http://www.psicoanalisi.it/) (EN) Anna Freud Center - Londra (http://www.annafreudcentre.org) (EN) Freud museum London (http://www.freud.org.uk) (EN) International Sndor Ferenczi Foundation (http://www.ferenczi.it/foundation.ferenczi.it) (EN) La voce sulla psicoanalisi dello [[Skeptic's Dictionary (http://skepdic.com/psychoan.html)]]
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Erik Erikson
Erik Erikson (Francoforte, 15 giugno 1902 Harwich, 12 maggio 1994) stato uno psicologo e psicoanalista tedesco naturalizzato statunitense. La sua figura ha assunto particolare rilievo per aver inserito i problemi della psicoanalisi infantile in un contesto di ricerche antropologiche e sociologiche. Si form a Vienna sotto la guida di Anna Freud ed August Aichhorn. Emigrato negli Stati Uniti nel 1933, ha svolto la sua attivit di insegnamento e di ricerca in alcune delle pi illustri universit americane, come Harvard, Yale, Berkley ed il Massachusetts Institute of Technology.

Il pensiero
Molto nota la sua rielaborazione dei processi di sviluppo individuale che, partendo da una matrice psicoanalitica classica, evolvono in direzione dell'analisi delle 8 fasi (ciascuna legata ad un tipo di conflitto bipolare) che caratterizzano l'intero ciclo di vita (Life-Span Developmental Psychology). Il passaggio allo stadio successivo avviene ogni volta che l'individuo, nell'interazione con la realt esterna, riesce a superare una "crisi evolutiva" e attraverso questi stadi di sviluppo realizza l'integrit dell' Io. Le sue teorie hanno rappresentato un'importante tappa nell'espansione della teorizzazione psicoanalitica, nell'ottica del riconoscimento del dinamismo intrinseco anche ai periodi di vita adulta e senile (e che quindi non si ferma come processualit dinamica - al raggiungimento dell'et adulta, come invece era teorizzato nei primi contributi psicoanalitici). Il suo modello ebbe molta fortuna sia negli Stati Uniti che nel resto del mondo. Rifacendosi al linguaggio dell'embriologia, Erikson considera che ogni elemento della persona sia gi presente prima che compaia il suo critico e decisivo tempo di emersione. A partire dalle fasi di sviluppo psico-sessuale di Sigmund Freud, Erikson individua otto fasi di sviluppo psico-sociale, ciascuna caratterizzata da un preciso compito: Infanzia (fase orale), fiducia/sfiducia; Infanzia (fase anale), autonomia/incertezza; Infanzia (fase fallica), iniziativa/colpa; Fanciullezza, operosit/inferiorit;
Erik Erikson

Erik Erikson Adolescenza, identit/confusione; Giovinezza, intimit/isolamento; Maturit, generativit/stagnazione; Senilit, integrit/disperazione.

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Pur essendo un cammino "a tappe", il ciclo di vita viene inteso da Erikson come un continuum. Nello sviluppo, infatti, importante il concetto di crisi intesa in maniera positiva; questa, infatti, la scelta effettuata per risolvere la problematica evolutiva. La persona quindi riemerge con un accresciuto senso di unit interiore: gli elementi negativi non vengono cancellati ma vengono ampiamente superati.

Opere
Infanzia e societ (Childhood and Society) (1950) Introspezione e responsabilit (Insight and Responsibility) Saggi sulle introspezioni etiche dell'introspezione psicoanalitica Il giovane Lutero (Young Man Luther. A Study in Psychoanalysis and History) (1958) I giocattoli del bambino e le ragioni dell'adulto (Toys and Reasons) Giovent e crisi di identit (Identity: Youth and Crisis) (1968)

La verit di Gandhi: sulle origini della nonviolenza militante (Gandhi's Truth: On the Origin of Militant Nonviolence) (1969) L'adulto. Una prospettiva interculturale (Adulthood) (1978) Coinvolgimenti vitali nella terza et (Vital Involvement in Old Age) (1986) I cicli della vita (The Life Cycle Completed) (1987)

Voci correlate
Storia della psicoanalisi
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Life span Developmental Psychology

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Life span Developmental Psychology


Erikson, con la sua teoria Life span developmental psychology, inserita nel filone psicosociale, si differenziato dalla teoria freudiana, pi strettamente legata ad una visione psicosessuale dello sviluppo. Erikson sviluppa la sua prospettiva mutuando un concetto dallembriologia: parla infatti di epigenesi per spiegare come, in un qualunque organismo, ci siano delle potenzialit che attraverso le "esperienze di vita" regolano le interazioni. Nella trattazione di Erikson, questo concetto non risulta essere un processo esclusivamente biologico, in quanto lindividuo umano dipende sempre da tre processi fondamentali: sicuramente il primo quello biologico che organizza i sistemi organici che fanno parte del corpo (soma); il secondo un processo psichico che organizza le esperienze dellindividuo attraverso una sintesi dellIo (psiche); lultimo un processo di natura comunitaria che dipende dalla cultura di appartenenza entro la quale avvengono le interazioni tra gli individui. In questa cornice Erikson inserisce gli stadi dello sviluppo psicosociale. Gli stadi si possono leggere secondo due direzioni: esaminando le linee verticali appare come ciascun livello abbia il suo fondamento in quelli che lo precedono, mentre le linee orizzontali mostrano come la maturazione evolutiva fa in modo che ciascuna qualit emergente dia nuove connotazioni sia agli stadi che si sono gi sviluppati, sia a quelli in via di sviluppo. La natura epigenetica riscontrabile nel fatto che nellorganismo sono presenti potenzialit che con il passare del tempo e le esperienze vissute forniscono un carattere dinamico, continuo e ciclico allo sviluppo. Quindi, partendo dal primo stadio evolutivo, i successivi nascono dal superamento delle antitesi evolutive precedenti grazie allesperienza e diventano sempre pi maturi. Per evidenziare questo, lo stesso Erikson illustra gli stadi dello sviluppo psicosociale partendo dallottavo, mostrando cos come gli stadi pi alti hanno integrato in s le acquisizione dei livelli inferiori. Tutti gli stadi possono essere spiegati seguendo uno schema ben preciso fornito dallo stesso Erikson, riassunto nel quadro dello sviluppo psicosociale, il quale risulta non facilmente intuibile. Ciascuno stadio psicosociale, che deriva da processi psicosessuali e dallestendersi delle relazioni sociali, caratterizzato da un nucleo critico in cui si contrappongono un potenziale sintonico (dalla fiducia di fondo allintegrit) e uno distonico e antitetico (dalla sfiducia di fondo alla disperazione). Solo superando questo momento critico attraverso lo sviluppo del potenziale sintonico, compare la forza di base o qualit dellIo (dalla speranza alla saggezza), che ha essa stessa un corrispettivo antitetico (dal ritiro al disprezzo). Senza questi passaggi luomo non riesce ad adattarsi alla realt esterna. Let senile caratterizzata dallantitesi tra integrit e disperazione. Lintegrit porta con s lesigenza di saggezza, intesa come un consapevole interesse per la vita anche di fronte alla morte. Il corrispettivo antitetico della saggezza, il disprezzo, se non appare in misura eccessiva, rappresenta una normale reazione di fronte alle condizioni di progressivo declino che appare senza speranza, per portare alla crescita della fede. Let adulta caratterizzata dallantitesi tra generativit e stagnazione e preoccupazione esclusiva di s. La stagnazione caratterizza il nucleo patologico che pu portare ad una regressione agli stadi precedenti. La forza di base risulta essere la cura, come forma di impegno nei confronti di ci che si generato. Il suo antitetico la negazione vista come il rifiuto di includere certe persone, certi prodotti o certe idee allinterno del proprio interesse generativo. La giovinezza caratterizzata dallantitesi tra intimit e isolamento. Con intimit si intende il condividere le proprie identit, trovate nello stadio adolescenziale, con colleghi, amici e partners che siano disposti ad esserne il completamento. Di contro lisolamento la reazione alla paura di rimanere divisi e non riconosciuti, che pu impedire il passaggio allo stadio successivo o far regredire lindividuo agli stadi precedenti. La forza di base che ne scaturisce lamore, che risolve lantagonismo tra gli individui di una coppia. Il suo antitetico lesclusivit, che pu generare meccanismi di distruttivit e autodistruttivit. Ladolescenza caratterizzata dallantitesi tra identit e confusione didentit, che pu sfociare in un nucleo patologico aggravato dalla possibile regressione in stadi precedenti. Lidentit nella fanciullezza caratterizzata da mutevoli immagini di s che riescono a convivere tra loro. Queste immagini servono alladolescente perch le sperimenti e faccia le sue scelte per formare unidentit unitaria. Ma nello stesso tempo, la stabilit del s deve avere

Life span Developmental Psychology una base dappoggio sullesperienza continuativa dellIo, formando unidentit sociale univoca, che esuli quella multiforme, strettamente legata ai ruoli sociali. In questo caso la crisi identitaria sar legata a problematiche strettamente esistenziali. La forza che caratterizza lo stadio adolescenziale la fedelt, che si allarga rivolgendosi oltre alle figure parentali, anche ai capi e a individui significativi che hanno la funzione di consiglieri. Lopposto della fedelt il rifiuto di ruolo, che pu presentarsi sottoforma di diffidenza nei confronti delle possibili identit o attraverso atteggiamenti di sfida, ossia la scelta di identit negative riconosciute come tali per andare contro il sistema sociale. Se ladolescente non riesce a trovare delle alternative funzionali, vi pu essere una rapida regressione patologica con lemergere di vere e proprie situazioni conflittuali. La formazione dellidentit impossibile senza il rifiuto di alcuni ruoli, soprattutto quando la loro molteplicit mette a rischio la capacit di formare una sua sintesi. Ma, in questo caso, il rifiuto lazione necessaria per delimitare i confini della propria identit. In questo modo ladolescente persegue la formazione identitaria organizzando ed integrando i bisogni, le capacit, le identificazioni significative, le difese evolute e stabili, le sublimazioni riuscite e i ruoli pi funzionali. Nello stesso tempo lidentit appena formata come messa alla prova negli anni seguenti, e la formazione stabile rinviata alla fine del periodo degli studi, nel quale ladolescente confronta la propria identit con le esperienze e i vissuti in previsione di un rinnovamento della stessa in funzione di un buon adattamento alla realt sociale. Ladolescente diventa, quindi, un individuo con una sua propria personalit, distinta da quella dei coetanei e degli adulti, con un proprio senso critico, norme sociali e valori morali, organizzando le strutture mentali che lo accompagneranno lungo tutta la sua vita. Let scolare (fanciullezza) caratterizzata dallantitesi tra industriosit e senso di inferiorit. Lindustriosit la capacit di agire secondo le regole sociali ai fini di una produzione, mentre il senso di inferiorit quel sentimento che aiuta a progredire, ma, se si manifesta in misura eccessiva, pu bloccare gli individui pi deboli formando un nucleo patologico caratterizzato da un lato dalla competitivit, dallaltro dalla regressione ad uno stadio conflittuale edipico. Dalla risoluzione dellantitesi si sviluppa la competenza, la forza caratterizzata dalla capacit di integrare i vari metodi per padroneggiare la realt. La prima fanciullezza caratterizzata dallantitesi tra lautonomia da una parte e il dubbio e la vergogna dallaltra, dal cui superamento appare la prima forma di volont. In contrasto ad essa ci sono la coercizione e limpulsivit che unite insieme possono bloccare la formazione della volont e quindi di un proprio auto-controllo. Per ultimo, linfanzia caratterizzata dallantitesi tra fiducia e sfiducia di fondo, dalla cui risoluzione emerge la speranza, ossia la possibilit del futuro, che svanisce nel momento in cui la sfiducia a prevalere, sia sul versante cognitivo, sia su quello emotivo.

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Psicologia cognitiva

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Psicologia cognitiva
La psicologia cognitiva una branca della psicologia che ha come obiettivo lo studio dei processi mediante i quali le informazioni vengono acquisite dal sistema cognitivo, trasformate, elaborate, archiviate e recuperate. La percezione, l'apprendimento, la risoluzione dei problemi, la memoria, l'attenzione, il linguaggio e le emozioni sono processi mentali studiati dalla psicologia cognitiva. Essa studia il funzionamento della mente come elemento intermedio tra il comportamento e l'attivit cerebrale prettamente neurofisiologica. Il funzionamento della mente assimilato (metaforicamente) a quello di un software che elabora informazioni (input) provenienti dall'esterno, restituendo a sua volta informazioni (output) sotto forma di rappresentazione della conoscenza, organizzata in reti semantiche e cognitive. Il costruttivismo stato spesso considerato come una corrente del cognitivismo, pur mantenendo una sua autonomia; alcuni dei suoi assunti epistemologici di base sembrano per significativamente differenti da quelli tradizionali del cognitivismo (George Kelly, fondatore della psicologia dei costrutti personali, amava ripetere: "sfatiamo il mito che il costruttivismo sia collegato al cognitivismo").

Cenni storici
La psicologia cognitiva nasce verso la fine degli anni cinquanta in parziale contrapposizione al comportamentismo. Quest'ultimo aveva gettato le basi per una psicologia fondata empiricamente. Il cognitivismo accetta il rigore metodologico del comportamentismo. Entrambe le discipline, infatti, si basano su una scientificit di tipo naturalistico, nel comune intento di assimilare lo studio della mente umana alle scienze fisiche. La seconda met degli anni cinquanta vide non solo il fiorire di nuove impostazioni teoriche e procedure sperimentali, ma anche la diffusione di una prospettiva differente da quella comportamentista dominante negli Stati Uniti: la prospettiva della psicologia cognitiva o del cognitivismo. Vi confluirono i contributi di discipline diverse: oltre alla psicologia sperimentale di impronta neocomportamentista, la linguistica, la teoria dell'informazione e la cibernetica, le neuroscienze e la filosofia della mente. Si considera abitualmente come "data di nascita" del movimento cognitivista il Convegno di Boulder (Colorado) del 1955, anche se alcuni fanno retrocedere questa data al lavoro di Claude Shannon sulla teoria dell'informazione del 1948. Oltre all'impostazione interdisciplinare, la psicologia cognitiva aveva altri suoi aspetti caratteristici. In primo luogo, si interessava dei processi cognitivi (la percezione, l'attenzione, la memoria, il linguaggio, il pensiero, la creativit), che erano stati trascurati dai comportamentisti o considerati come dei prodotti dell'apprendimento. A questi processi veniva riconosciuta sia un'autonomia strutturale sia una interrelazione e interdipendenza reciproche. Un'altra importante caratteristica della psicologia cognitiva che la mente concepita come un elaboratore di informazione, avente un'organizzazione prefissata di tipo sequenziale e una capacit limitata di elaborazione lungo i propri canali di trasmissione. L'analogia tra mente e calcolatore era basata sulle nozioni di informazione, canale, sequenza di trasmissione ed elaborazione dell'informazione, strutture di entrata (input) e uscita (output) dell'informazione dell'elaboratore, strutture di memoria. Per spiegare tale organizzazione strutturale e funzionale si diffuse l'uso di diagrammi di flusso, formati da unit (scatole) e aventi ciascuna compiti definiti (percezione, attenzione, ecc.) e da vie di comunicazione.

Psicologia cognitiva

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Modelli cognitivi
Nei primi modelli cognitivistici, l'elaborazione dell'informazione era concepita come un processo che avviene per stadi consecutivi, terminate le operazioni proprie di uno stadio si passa al successivo, e cos via. Negli anni '70 furono presentati nuovi modelli che mettevano in evidenza sia la possibilit di retroazione di uno stadio di elaborazione su quelli precedenti, sia la possibilit che si attivassero le operazioni di uno stadio successivo senza che quelli precedenti avessero gi elaborato l'informazione per quanto li riguardava. Un altro aspetto importante fu l'accentuazione del carattere finalizzato dei processi mentali. Il Modello TOTE: Test-Operate-Test-Exit (verificare, eseguire, verificare, comportamento veniva ora concepito come una terminare), esposto nel testo Piani e struttura del comportamento di Miller, Pribram, Galanter. serie di atti guidati dai processi cognitivi ai fini della soluzione di un problema, con continui aggiustamenti per garantire la migliore soluzione. La nozione di retroazione, feedback, sviluppata dalla cibernetica divenne centrale in questa concezione del comportamento orientato verso una meta. Lo psicologo sperimentale del linguaggio George Armitage Miller, con le sue opere determin un'autentica svolta nella rappresentazione del comportamento: il comportamento era visto come il prodotto di una elaborazione dell'informazione, quale compiuta da un calcolatore, per lo svolgimento di un piano utile alla soluzione del problema. Il comportamento non era quindi l'epifenomeno di un arco riflesso (input sensoriale, elaborazione, output motorio), ma il risultato di un processo di continua verifica retroattiva del piano di comportamento secondo l'unit TOTE ( test, operate, test, exit): l'atto finale (exit) non consegue direttamente ad un input sensoriale o a un comando motorio, ma il risultato di precedenti operazioni di verifica (test) delle condizioni ambientali, di esecuzione (operate) intermedie e di nuove verifiche (test). Nel 1967 usc il libro dello psicologo statunitense Ulric Neisser, psicologia cognitiva, nel quale venivano sintetizzate le ricerche condotte nei dieci anni precedenti secondo la prospettiva che fu definitivamente chiamata cognitivistica. La letteratura sperimentale sui processi cognitivi crebbe a dismisura sostituendo le prospettive passate con la nuova prospettiva che si diffuse anche in campo della psicologia sociale e della psicopatologia. comprensibile quindi che nei primi anni '70 si parlasse ormai di rivoluzione cognitivistica nella ricerca psicologica.

La revisione degli anni '70


A partire dalla seconda met degli anni '70 ebbe inizio un'opera di revisione teorica e metodologica all'interno del cognitivismo, che arriv fino ad una parziale autocritica su quanto era stato acquisito nel decennio precedente. Fu ancora Neisser a riassumere in un testo del 1976 gli aspetti problematici essenziali emersi nella letteratura psicologica cognitivistica. Neisser affermava che il cognitivismo aveva apportato nuovi e importanti contributi alla comprensione dei processi cognitivi, ma allo stesso tempo era degenerato in una miriade di esperimenti e di mode, spesso privi di effettivo valore euristico. Si trattava di modelli generalmente relativi a situazioni di laboratorio e non estrapolabili a situazioni di concreto funzionamento della mente nella vita quotidiana ("wild cognition"); inoltre, avevano un interesse pi teorico che realmente applicativo. Neisser faceva un continuo riferimento all'impostazione teorica di James Jerome Gibson (approccio ecologico), che aveva una concezione cognitivistica di una costruzione della realt esterna da parte della mente, secondo

Psicologia cognitiva un'organizzazione sequenziale dell'elaborazione dell'informazione, stadio per stadio, ora invece criticata in base all'assunto che l'organismo nel corso dell'evoluzione si dotato di sistemi sempre pi economici e adeguati che consentono un'analisi diretta e immediata della realt. Il richiamo alla validit ecologica degli esperimenti cognitivistici; la critica alla modellistica dei microprocessi e micromodelli all'infinito (le unit di elaborazione contenevano delle sotto-unit di elaborazione, e queste a loro volta delle altre, e cos via: si trattava dei temi classicamente analizzati negli studi di HIP - Human Information Processing); l'esigenza di introdurre nel flusso dell'elaborazione dell'informazione processi relativamente trascurati, come la coscienza e la produzione di immagini; le innovazioni nel campo dell'informatica e della simulazione su calcolatore dei processi mentali; le nuove acquisizioni nel campo delle neuroscienze; tutti questi furono elementi fondamentali che attenuarono l'interesse per il cognitivismo "classico", o primo cognitivismo, gi a partire da met degli anni '80.

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Il nuovo orientamento
Non vedendo realizzata effettivamente una vera e propria rivoluzione paradigmatica, nei primi anni '80 molti psicologi finirono con lo sminuire la rilevanza teorica e metodologica del cognitivismo, arrivando fino a ritenerlo una continuazione, anche se in forma pi sofisticata, del comportamentismo. Si diceva che aveva solo aggiunto dei processi intermedi tra lo stimolo e la risposta, ma il paradigma rimaneva sempre quello comportamentista. In questo contesto di riflessioni autocritiche da una parte, e di nuove acquisizioni in discipline di confine dall'altra, si svilupp il nuovo orientamento della Scienza Cognitiva.

Il cognitivismo oggi
La psicologia cognitiva oggi una scienza fortemente multidisciplinare, che si avvale dei metodi, degli apparati teorici e dei dati empirici di numerose altre discipline, tra le quali: la psicologia, la linguistica, le neuroscienze, le scienze sociali e della comunicazione, la biologia, l'intelligenza artificiale e l'informatica, la matematica, la filosofia e la fisica. Dal punto di vista filosofico, la psicologia cognitiva assume la posizione ontologica del realismo critico, secondo la quale viene accettata l'esistenza di una realt esterna strutturata, ma allo stesso tempo viene rifiutata la possibilit di conoscerla completamente. Questa premessa teorica lo distingue nettamente dal movimento comportamentista: l'oggetto di studio non pi (soltanto) il comportamento umano, bens gli stati o processi mentali, precedentemente considerati interni ad una black box (o scatola nera) insondabile e non conoscibile scientificamente. Tale presa di posizione nei confronti dello studio dell'attivit mentale si traduce concretamente nell'affermarsi della concezione di comportamento umano come risultato di un processo cognitivo di elaborazione delle informazioni articolato e variamente strutturato (information processing). Gli esiti pi recenti dell'analisi dei processi cognitivi, incentrano queste dinamiche nei contesti sociali in cui si sviluppa il pensiero. Questo approccio basato sul cognitivismo, definito come teoria sociale cognitiva, studia infatti l'interazione tra cognizione e contesto sociale. La teoria sociale cognitiva riveste un ruolo molto importante sul versante di studio della personalit. Una elevata importanza in questo nucleo teorico attribuita alle riflessioni di Albert Bandura. Dai concetti elaborati da Bandura, hanno preso il via numerosi altri ricercatori, costituendo una corrente di pensiero che prende le mosse dal cognitivismo, costruendo un'analisi dei processi cognitivo-emotivi, incentrata sui contesti sociali che vedono tali processi esprimersi attraverso le condotte. Un altro punto di riferimento nel panorama del cognitivismo contemporaneo , nel campo della psicologia e della psicoterapia, il cognitivismo post-razionalista di Vittorio Guidano. Egli, rielaborando i contributi teorici e sperimentali offerti da numerose altre discipline, apporta importanti contributi allo studio dellevoluzione della mente umana, con risvolti innovativi nei campi dellepistemologia, della psicologia sperimentale e della psicopatologia.

Psicologia cognitiva

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Voci correlate
Mente Filosofia della mente Scienze cognitive Cognitivismo post-razionalista Cognitivismo psicoanalitico Correnti e protagonisti del pensiero psicologico Economia cognitiva Epistemologia evoluzionistica Ergonomia Usabilit Interfaccia utente Intelligenza artificiale Storia della psicologia Teoria sociale cognitiva Terapia cognitiva Trappola cognitiva

Reti Neurali

Bibliografia
Ulric Neisser (1967) Cognitive Psychology, Appleton-Century-Crofts, New York.

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Fonti e autori delle voci

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Fonti e autori delle voci


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