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La necropoli di Realmese

Il primo riferimento specifico relativo alla presenza di grotticelle artificiali in quest'area, si trova nel Dizionario illustrato dei comuni siciliani(1906) del Nicotra, il quale, pubblicando una foto della necropoli, la indicava come Sepolcri Saraceni, notizia che induce tuttora la popolazione locale ad identificare erroneamente quella zona come rutti de' Saracini. Proprio attraverso notizie orali raccolte tra gli abitanti, larcheologo ligure Luigi Bernab Brea venne a conoscenza della necropoli e delle altre (Malpasso, Vallone Calcarella,Valle Coniglio) in cui tra il 1949 e il 1951 condusse delle importanti campagne di scavo. Gli scavi che interessarono questa specifica area diedero esiti sorprendenti essendo state messe in luce duecentottantotto tombe a grotticella. La necropoli, che si sviluppa lungo le scoscese pendici calcaree di Cozzo S. Giuseppe, situata a circa 2 km dal centro abitato di Calascibetta. Larea era in passato percorsa da piccoli torrenti le cui acque, un tempo abbondanti, hanno lasciato traccia nella lussureggiante vegetazione che attualmente interessa la zona. Sul versante meridionale del rilievo si addensa un gruppo consistente di tombe a grotticella artificiale che costituiscono il nucleo centrale della necropoli, la quale si estende anche sugli altri versanti del colle, bench con un numero pi esiguo di sepolture. Allo stato attuale delle ricerche, non si conosce lesatta posizione dellabitato pertinente alla necropoli, che sembrava andasse ricercato sulla sommit del vicino Cozzo S. Giuseppe, in una posizione dominante. Tuttavia, le esigue tracce di frequentazione

individuate in questarea, lasciano ancora aperta la questione della probabile ubicazione di un villaggio che, a giudicare dallampiezza della necropoli di cui si serviva, doveva certamente essere molto esteso. Lutilizzo della necropoli di Realmese copre un periodo alquanto esteso distinto in due fasi principali: la prima, di et protostorica (dalla met del IX sec. alla prima met del VII sec. a.C.), seguita da una seconda di et arcaica (met del VII sec. secondo quarto VI sec. a.C.). Tracce della frequentazione del sito in epoca bizantina e romana sono state individuate, rispettivamente, allinterno di una tomba a camera del Bronzo Finale riutilizzata come abitazione, e in due silos per derrate alimentari scavati nel banco roccioso e individuati nel vicino Cozzo S. Giuseppe. Queste evidenze rimarcano la straordinaria continuit insediativa di questarea, le cui prime tracce di frequentazione umana potrebbero risalire alleneolitico, se non addirittura al neolitico, dato il giacimento preistorico scoperto sul fondo della valle, che ha restituito numerosi frammenti ceramici dellorizzonte culturale di Serraferlicchio, e altri pi antichi che sembrano appartenere alla facies stentinelliana. I materiali rinvenuti nelle sepolture sono costituiti principalmente da ceramiche e reperti bronzei, una cospicua parte dei quali esposti presso il Museo Archelogico Regionale P. Orsi di Siracusa, mentre un numero meno consistente di reperti visibile presso il Museo Archeologico Regionale di Palazzo Varisano di Enna.

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