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AGOSTINO: la nostra anima è specchio della trinità.

→ antropologia della libertà in nome


della quale agostino è ottimista. La condizione dell’uomo è il fatto che possa scegliere.

Chi sono i pelagiani? è un gruppo molto diffuso nell'Africa del V secolo.


L’uomo è naturalmente buono proprio perché è stato creato ad immagine e somiglianza di
Dio. L'uomo, con le sue forze, può raggiungere la beatitudine.(alla salvezza)
Agostino contesta questa opinione, per una ragione teologica → se nel progetto salvifico di
dio è stato necessario che gesù morisse e risorgesse è perchè ha bisogno dell’aiuto di dio.
Quindi l’uomo non è in grado di salvarsi da solo. Vescovo agostino contro l’ortodossia.

L’umanità è una massa dannata. Senza la fede in cristo l’umanità è perduta.


Ciò avviene in una polemica durata più di 20 anni.

Per Martin Lutero, monaco agostiniano, preferisce la parte pessimistico-antropologica di


agostino.

PROBLEMA DEL TEMPO: è affrontato da Agostino nell’ultima parte delle confessioni. Dio
che è somma verità, quindi solo conoscendo Dio possiamo capire l’uomo.
La dottrina del tempo → in principio Dio disse “sia la luce”. Cosa faceva Dio prima della
creazione? Agostino dice che la domanda è mal riposta. Agostino si chiede cosa sia il
tempo. “Tutti quanti sappiamo cosa sia il tempo ma non sappiamo definirlo”.

Esso si basa su una definizione di tempo da una tradizione aristotelica → il tempo è la


misura del movimento secondo il prima e il poi.
Alla fine il tempo è un sottoprodotto del mutamento, è il misurare il mutamento dei corpi
fisici. Agostino ritiene che questo background vada corretto; le dimensioni del tempo non
sono soltanto il passato ed il futuro, ma si deve aggiungere anche il presente:

● PASSATO: cos’è? Essenzialmente il passato è ciò che non è più. Il passato,


ontologicamente parlando, non esiste.
● PRESENTE: cos’è? E’ un istante, ma come tale, io non l’ho mai davanti. Nel
momento in cui lo fisso, esso è già passato.
● FUTURO: cos’è? Il futuro è costituito da ciò che non è ancora.

Per capire cosa sia il tempo, bisogna interiorizzare il problema. Dobbiamo cercare quella
verità che non sta fuori di noi ma dentro.
Che cos’è il passato dentro di noi? Il ricordo.
Che cos’è il futuro dentro di noi? E’ l’attesa, il timore, il protendersi verso ciò che non è
ancora.
Queste due realtà del tempo sono reali dentro l’anima. Questi due concetti esistono nel
presente. “Il tempo è il distendersi della vita dell’anima.” Il presente è un confine sempre in
movimento.
BOEZIO: era di famiglia romana nobile, ed alto funzionario alla corte dei goti.
Muore giustiziato perché accusato di aver congiurato contro l’imperatore.

BOEZIO E LA SAPIENTIA: è definito come il padre del medioevo.


Ambito della logica → Organon (strumento), la logica è strumento necessario per poter
trattare tutte le altre discipline.
Quest’opera è fatta da 6 opere, dal semplice al complesso.
1° Opera → Categorie: riguardano la logica dei termini, la significazione dei singoli termini.
2° Opera → De interpretazione: logica delle interpretazioni, categorie x e y.
3° Opera → Gli analitici: ANALITICI PRIMI (Teoria del sillogismo) forma fondamentale del
ragionamento deduttivo (Premesse generali - conclusione particolare), scienze matematiche
ragionamento induttivo (Premesse particolari - conclusione generali), scienze naturali

ANALITICI SECONDI (sillogismo dimostrativo): tipo particolare di sillogismo, ha delle


premesse con caratteristiche specifiche che portano ad una certezza vera. → scienza
(sapere certo).

5° Opera → Topici: riguardano il ragionamenti che partono da premesse chiamate endoxa


da aristotele.
6° Opera → Confutazioni sofistiche: riguardano le fallace, ragionamenti apparentemente
validi e concludenti ma in verità invalidi.

Boezio vive quando erano attive ancora delle scuole neoplatoniche.


Il curriculum di studio era composto da un corpus di 12 dialoghi platonici, premesso alla
trattazione di 12 opere di aristotele.
Plotino fa l’operazione contraria → non si classifica come neoplatonico. Si definisce come un
platonico, ridicendo la filosofia di platone esplicitando tutto ciò che in Platone è rimasto
implicito. Plotino imbriglia Platone con Aristotele.

Perchè Boezio studia la Logica? Perché vuole riportare le traduzioni in latino tutti i dialoghi e
tutte le opere di aristotele per metterle a disposizione nel mondo latino.
Boezio ha realizzato solo la prima parte → è riuscito a tradurre le Isagoge di Porfirio e le
prime due opere di Aristotele. (l’interpretazione e le categorie) e ci scrive anche dei
commenti.
Scrive anche 3 trattati:
● I sillogismi categorici: suoi sillogismi
● I sillogismi ipotetici: novità rispetto ad Aristotele
● Le differenze Topiche
L’insieme di queste opere rappresenta il nucleo della Logica Vetus (antica)
Boezio è definito il maestro della filosofia medievale per aver dato gli strumenti per formarsi.

Traduce anche in latino 2 manuali di un autore neopitagorico: un manuale aritmetico e uno


musicale. C’è un’esigenza di dare ad ogni disciplina la sua dimensione.
Opuscoli di Boezio:
3° Opuscolo → De ebdomaticus: all’inizio di questo trattato parla delle ebdomadi (significato
del 7).
E’ importante per 3 ragioni storiche:
- Assiomatizzazione → asserzioni fondamentali della verità della geometria euclidea,
non hanno bisogno di dimostrazione. Una forma di sapere con alla base delle idee
assolutamente vere, dimostrativa e deduttiva autoevidenti.
Imposta la trattazione in modo assiomatico. Le sostanze buone sono buone di per sé?
Perché si tratta di stabilire gli ambiti del creatore e della creatura. Dio è buono per sé e ha
fatto buone tutte le cose. Ma la bontà di Dio e la bontà delle cose sono uguali?

- Uno dei 10 assiomi che boezio premette → “Diversum est esse et id quod est”.
“Diverso è l’essere è ciò che è.” L’essere determinato nello spazio e nel tempo.
La sostanza non è l’essere. Esiste un’altra dimensione dell’essere, quella dell’essere
come tale generale. L’essere di base non ha in sé la determinazione ma la trae da un
essere che è diverso.

- La Risposta che Boezio dà al problema iniziale: Risponde che la metafisica della


partecipazione non è una risposta sufficiente. Se le creature partecipano dell’essere
di Dio, abbiamo la discesa dell’essere di Dio. Le creature sono buone per un atto
creativo e libero di Dio.

2° Opuscolo: De Trinitate → è un pezzo di teologia filosofica (è il tentativo di esprimere in


concetti razionali la natura e l’essenza di Dio).
1° Punto: tripartizione delle nostre facoltà conoscitive. SENSO (fonte di conoscenza
imperfetta), RATIO (Facoltà discorsiva, capacità di ragionare e svolgere argomentazioni) e
INTELLECTUS (facoltà intuitiva, capacità di cogliere in modo immediato e globale la verità).
La Ratio è fondamentale nelle discipline umane ma l’Intellectus serve per il concetto di Dio.

28/09/2022
Nel 3° libro vi è il tema della libertà dell’uomo e il suo rapporto con la realtà divina. Dio è
onnisciente in quanto infinito e perfetto. In quanto il nostro svolgere avviene anche nel
tempo, Dio dovrebbe preconoscere tutto. → Allora noi non siamo liberi. (E’ tutto già deciso)

Fa un’argomentazione:
1° distinzione → tra necessità assoluta e necessità conseguente.
Necessità Assoluta: è quella di ciò che non può essere diverso da com’è. Propria solo di
Dio. Tutto ciò che è creato è contingente.

Necessità Conseguente: Reazione causa effetto. Possibile nel mondo creato.


Implica una dimensione temporale (un prima e un poi).
Eternità e Perpetuità:
Perpetuità → la possibilità che qualche cosa duri per un tempo infinito.
Eternità → E’ qualitativamente diversa, è l’essere fuori dal tempo. E’ propria solo a Dio.
E’ come il possesso simultaneo di una vita senza fine.
Boezio utilizza un’immagine per la prescienza di Dio e la libertà umana:
es. “Lo sguardo di Dio sull’agire degli uomini e come se fosse uno sguardo da una
montagna da un’altezza infinita” → capace di abbracciare tutto ciò che avviene in ogni
tempo. (tutto insieme) ma non per forza capace di necessitare ciò che vede.
Dio, in quanto ci conosce perfettamente, sa le nostre necessità conseguenti.
In quanto fuori dal tempo, lo contempla stando fuori dall’intervenire tenendo intatta la nostra
libertà.
La mossa di Boezio è quella di allontanare la trascendenza divina per dare spazio alla libertà
umana.

DE TRINITATE: Boezio fa un discorso sul come vada intesa la predicazione delle categorie
rispetto a Dio. Viene inserita in Dio la categoria di relazione (trinità).
Il nostro linguaggio, quando viene riferito a Dio, cambia le sue modalità di funzionamento.
Solo quando parliamo di Dio, in realtà le categorie tutte sono sostanziali. Quando si parla di
Dio, si parla sempre della sua sostanza. → non ha reali qualità.

5° Opuscolo teologico: Contro Eutiche e Nestorio → Eutiche e Nestorio sono due eretici del
V secolo. Boezio dice che per evitare le eresie in ambito trinitario, la prima cosa da fare è
definire 2 termini:
● Natura → è quella differenza che consente di distinguere una realtà dall’altra, dotata
di una diversa forma specifica. E’ ciò che determina la differenza di qualcosa.
● Persona → è una sostanza individuale dotata di una propria intelligenza e volontà.

PROBLEMA DEGLI UNIVERSALI: nasce dalla prima dell’Isagoge di Porfirio.


1° Se gli universali esistano realmente o solo nel nostro intelletto?
2° Se qualora esistano, siano separati dagli individui?
3° Se, qualora siano separati dagli individui, siano conoscibili a prescindere da essi?

Cosa sono gli universali? Sono quei concetti generali che possono fungere da predicato di
un numero grande di proposizioni singolari. (Concetto generale)
- Per Platone diceva che gli universali sono le idee.
- Per Aristotele diceva invece che erano forme. → strutturazione del concetto.
L’universale esiste in unione dei corpi.

Boezio risponde alle domande con la “Teoria dell’astrazione”.


esempio della linea → è un’idea matematica di Platone.
Che cos’è la linea? è realmente il confine tra due corpi. (esistono solo in unione con i corpi)
La nostra ratio però considera separato ciò che nella realtà è unito. La ratio non dice che
linea esiste separatamente dal corpo, ma può considerarla a parte del corpo.
Effettivamente nella realtà ma astrattivamente nella mia mente.
GIOVANNI FILOPONO: opera nel VI secolo. Muore nel 587.
Opera alla scuola neoplatonica ad Alessandria d’Egitto.
FILOPONO → in greco significa amante della fatica.
Egli scrive tanti commenti ad Aristotele.

Cerca di correggere Aristotele sulla base della superiore verità del Cristianesimo, quindi
incomincia quella tradizione medievale sul fatto della contraddizione di Aristotele.

ETERNITA’ DEL MONDO: per Aristotele il mondo è limitato, spazialmente finito. Egli ha una
dottrina dei luoghi naturali.
Gli elementi tendono a mettersi in ordine circolare (sfera) di peso:
Terra → Acqua → Aria → Fuoco.
Per Aristotele questa è un’evidenza empirica. Però se c’è un centro del mondo, quest’ultimo
non è infinito.

Per Aristotele il mondo è eterno, perché lui conosce il concetto di generazione → da un


substrato preesistente.
Per Filopono questa eternità è incongruente per la finitezza spaziale. Perché Aristotele dice
che il mondo riempie ogni spazio esistente in quanto finito. → anche tutto il tempo possibile
anche se quest’ultimo non è infinito.(può essere finito)

Per Aristotele non esistono corpi semoventi, un corpo dev’essere per forza mosso da
qualcosa per muoversi → applicato anche agli astri.
Ciò aveva un conto concetto → moto dei proiettili.

Aristotele prova a rispondere al problema: nel caso dei proiettili, quando lasciano il motore
che li muove, avviene uno scambio di motori. Filopono però spiega che non è molto
congruente in quanto allora potremmo muovere l’aria per far muovere un proiettile.

Il proiettile ottiene una capacità di muoversi anche quando ha lasciato il suo motore (Virtus
Motiva) → da Dio
Dal punto di vista di Filopono, la Virtus Motiva è una proprietà qualitativa.

Francesco della Marca riprende poi il concetto di Virtus Motiva e sviluppa la Teoria
dell’Impetus → il motore avvia uno slancio (Impetus).

GIOVANNI SCOTO ERIUGENA: Scoto ed Eriugena sono sinonimi che significano


“dall’Irlanda”.
Opera alla corte di Carlo il Calvo. → discendente di Carlo Magno che, per formare il Sacro
Romano Impero, bisognava avere una struttura religiosa e burocratica (rinascenza
carolingia) tra cui gli esattori delle tasse e avere preti che sapessero dire la messa in latino.
Carlo Magno si circonda di funzionari anche intellettuali.

Giovanni conosce il greco, è in grado di tradurre tutte le opere dello pseudo-Dionigi in latino.
La traduce un’altra volta perchè aveva affilato la sua conoscenza del greco.
Traduce in latino anche alcune opere di Massimo il Confessore, che nel VII secolo aveva
commentato il Pseudo-Dionigi.
Traduce anche il “De Opificio Hominis" di Gregorio di Nissa.
Giovanni era un pensatore totalmente eccentrico.
1° Opera (851): Liber de Predestinazione, viene scritto da Giovanni su commissione da
vescovi. (concetto della doppia predestinazione (paradiso ed inferno))
Lui scrive che l’inferno non esiste.

Opera principale: “De divisione Naturae". All’inizio Giovanni si chiede se esista un termine
capace di includere in sé tutto l’essere e il non essere. → il termine è Natura.
Questo concetto però non si può definire. Dev’essere un termine più ampio del definito.
Non si può avere un genere più ampio di “Natura”. Si può dividere il concetto → albero di
Porfirio.
Concetto di Reazione → divisione in 4:
1° Natura → quella non creata e che crea → Dio
2° Natura → E’ quella creata e che crea → Idee, intelligenze angeliche.
3° Natura → Creata e che non crea → Creazione materiale (anche uomini)
4° Natura → Non è creata e non crea → Dio è il nulla

03/10/2022 [CAP. 7]
Divisione in 5 articolazioni di ciò che è e ciò che non è. Quadruplice divisione di natura che
richiede un’assunzione preliminare.
Il territorio esplorabile dalla ragione sia isomorfo al territorio rivelato dalla rivelazione. Sintesi
tra concetti e riferimenti delle scuole neoplatoniche e dati ricavati dalla rivelazione.

Anselmo D’Aosta ripropone la vera filosofia che coincide con il dato rivelato. Idea della
coestensività tra ragione e rivelazione non problematico.

[Giovanni] 1 Libro per una delle 4 nature. I-la natura che crea e che non è creata da Dio
creatore. Possibilità di parlare di dio - Teologia affermativa, negativa, superlativa.
- Categorie di Aristotele: tutte le volte che viene predicato qualcosa di dio, si sta
dicendo di lui una determinazione sostanziale. Le categorie si svuotano della loro
carica significativa, che sono modi di darsi dell’essere, corrispondenti a modi di dire
l’essere, Dio non ha queste articolazioni, è un essere sostanziale.
Utilizziamo le categorie aristoteliche in modo metaforico. Metafora, trasporto di significato.
- Categorie di spazio e tempo à Dio è dappertutto e sempre.

Si dice in senso allusivo, emerge di per sé l'importanza del linguaggio. Pretendere di


collocare temporalmente dio significa collocarlo, limitarlo in una “griglia”, così come forzare
dio in uno spazio, in cui egli si trova.
Le formulazioni “dio è ovunque”, non risulta logicamente insostenibile? Le proposizioni
spazio temporali rispetto a dio sono significative anche solo metaforicamente perché non
sono modi di conoscere il soggetto, sono caratteristiche intrinseche dentro di noi.
(Più che oggettivo, condizioni a priori della conoscibilità. Spazio e Tempo diventano strutture
gnoseologiche della realtà, conoscere = modellare manualmente il dato sensibile.)
Giovanni intende che il tempo non è fuori di me, ma è in me. Lo spazio non è che il luogo
della creazione, luogo in cui dio ha Fatto Le cose. Non posso evitare che parlare di spazio e
tempo parlando di dio perché non si ha altri modi di farlo.
La 2° Natura creata e che crea Intelligenze angeliche, create da dio, contribuiscono alla
creazione. Riflessione più generale sulle creature. Categoria di sostanza. Sia le entità
angeliche che le identità create sono di sé stesse creature.

[Locke] critica al concetto di sostanza = la sostanza non la possiamo conoscere, perché


realmente conosciamo determinazioni, caratteristiche specifiche di ciò che chiamiamo
sostanza. La sostanza non si dà alla mia esperienza sensibile, si danno soltanto i sui modi di
essere di manifestarsi, la sostanza è un modo di dire, agglomerati di proprietà che
coesistono.
Per Giovanni le sostanze sono creature di Dio, reali, non nega il concetto di sostanza come
“vero”, relativizza la categoria di sostanza in un modo non recepibile dal Medioevo. Noi
conosciamo la rete di relazioni che determina ciò che noi chiamiamo sostanza. La sostanza
non è conoscibile, ma è vera perché la sostanza è ciò che dio ha creato, ma di ogni
sostanza conosco ciò che è la fantàsia, Immagine. Della sostanza conosco delle immagini
mentali, e mettendole in relazione percepisco la sostanza ma non la comprenderò mai,
sfugge, giungiamo alle fantasie, alle immagini, che fanno da velo. Tutto ciò che esiste è
misterioso, Teofania, manifestazione, apparizione di Dio. Seno segreto della natura, che
porta alla Triade sostanziale, alla luce dell’ottica in cui ogni sostanza è misteriosa.

Atto e Potenza [aristotelica], La pianta è atto della potenzialità che c’è nel seme. La pianta è
inversamente l’atto della potenzialità che in essa il seme. Tra il seme e la pianta c’è il
germoglio, porta in atto la potenzialità del seme ma è a sua volta in potenza della
potenzialità del seme. Giovanni dice che in ogni sostanza c’è in realtà dinamismo, in ogni
realtà creata c’è una triade di determinazioni, Ousia (sostanza) Dynamis (potenza) energeia
(atto). Essere à sostanza ma potenza di qualcosa che c’è stato prima e atto di ciò che ci
sarà dopo. Ogni sostanza è dinamicamente sempre in evoluzione/movimento.

3° Natura che è creata e che non crea Sostanze costituite di materia. Esamerone, (”6
giorni”) Opere che cercano una spiegazione razionale del racconto della genesi. Cosa ha
determinato la luce di “in principio c’è la luce”?

L’Uomo ha enunciato una teoria della centralità dell’uomo, in lui coincidono il microcosmo e il
macrocosmo. Conoscere è assimilare. Il microcosmo, ciò che viene dopo l’uomo è presente
in esso, Teofania delle Teofanie. Tutto è uno specchio dentro al quale dio si riflette e dunque
è Dio entro i limiti dello specchio. L’uomo è l’unione di micro-macro cosmo, l’uomo è lo
specchio di specchi che riflette Dio. Un giorno lo specchio si rompe nel giorno della caduta
dal paradiso terrestre. Immagine frammentata nello specchio. Quando perde l’aderenza al
progetto originario, tutto si riflette in modo scomposto e deformato. Il progetto divino non si
interrompe, teoria Neoplatonica del ritorno a Dio, creazione separata a dio dunque non
essendo più divina dovrà tornarci.

4° natura, natura non creata e non crea, Dio. è Dio è il nulla. L’uno non è nulla perché al di là
dell’essere. Tutto deriva da dio ma torna sopra, oltre l’essere. Nella 4° natura dell’essere
perché è il superamento dell’essere. Ritorno a Dio secondo delle tappe: 1 resurrezione di
cristo. Quando risorge, ha una corporeità, improvvise, simultanee in luoghi diversi. Segno di
cristo trasfigurato dalla resurrezione, non materiale in senso comprensibile dall’uomo.
Corporeità spirituale. Anche le anime ritornano a dio trasfigurate, “saranno in dio come l’aria
nella luce”, distinti ma irriconoscibili. La sorte di coloro che hanno scelto di allontanarsi da
dio sarà una sorte infelice, ritornano a dio ma eternamente separate da lui, per l’eternità IN
Dio senza essere CON Dio. Dannazione, stare in dio senza voler stare con lui.

XI Secolo: Disputa tra Dialettici e Anti-dialettici: Berengario di Tour, disputa con Lanfranco di
Pavia. Pier Damiani e Roscellino di Compiègne. Autori dialettici, uso molto esteso della
filosofia in teologia. Anselmo D’Aosta ultimo autore medioevale in cui rivelazione e filosofia
sono interamente sovrapponibili.

4/10/2022 [CAP. 8]
BERENGARIO DI TOURS
Transustanziazione: Cambiamento di sostanza (nel permanere degli accidenti), se cambia la
sostanza cambiano anche i suoi accidenti. Nella consumazione del pane e del vino a messa
si ha un cambiamento di sostanza in corpo e sangue di cristo, ma non comporta un
cambiamento degli accidenti. Il vero corpo e il vero sangue di cristo non possono stare nel
pane e vino sull’altare perché se fosse così dovrebbero essere immutabili, come il sangue e
il corpo di cristo che dopo la resurrezione, risale al cielo e ora, attualmente, il vero corpo e
sangue di cristo sono in dio. Sono reali nel mondo intelligibile, mondo delle essenze.

Il realismo delle essenze, corrisponde ad uno spiritualismo eucaristico. Il pane e vino


simboleggiano il corpo e il sangue di Cristo che non sono realmente lì. Rende il sacrificio di
cristo passato e non più presente (pag. 188-89). Berengario fa un utilizzo della propria
razionalità filosofica senza temere che la filosofia possa mettere in discussione la tradizione
teologica. La filosofia insegna alla teologia, senza rimanere nel perimetro segnato dalla
teologia. Viene avvertito come un ragionamento pericoloso da Lanfranco di Pavia, maestro
di Anselmo D’Aosta. Egli accusa B. di star esagerando, la filosofia può aiutarci a capire, ma
non deve pretendere di spiegare come. La filosofia può spiegare che il mutamento non è né
un’alterazione né una traslazione dello spazio né un accrescimento, non rientra in nessun
cambiamento codificato dalla fisica aristotelica.

Quel cambiamento è naturalmente inspiegabile. La teologia indica alla filosofia che è un


evento miracoloso, dunque non permane negli accidenti. [Pier Damiani] Studio delle arti
liberali è già pericoloso per un monaco. Disprezzo del corpo (comune allo stereotipo
medioevale) De Divina Omnipotentia: Dio potrebbe restaurare la verginità di una giovane
che l’abbia persa? Pier: se Dio facesse un miracolo, dovrebbe evitare un problema del
passato, annullare il gesto che ha provocato la perdita. Altrimenti avremmo nella realtà due
cose contraddittorie.

È legittimo pensare che dio possa annullare il passato? Far sì che Roma non sia mai
esistita? Problema della consistenza ontologica del creato. Che cosa può tenere la tenuta
logica del mondo creato. Ammettere un miracolo implica una conseguenza razionalmente
difficile.
Passato contraddittorio, o coerente? Problema della consistenza rispetto alla onnipotenza
di Dio. La risposta: 1 Il principio di non contraddizione è valido nel suo ambito, riguarda le
realtà create, ma dio è al di sopra di esse. Domandarci se dio può annullare il passato
significa porre male la domanda perché significa che dio dovrebbe seguire il principio di non
contraddizione, e dio non deve sottostare a nessun principio. Dio agisce solo a seconda del
principio del bene, tutto ciò che fa è buono, dio non può non contraddirsi, ma non può fare
del male, può contraddirsi, ma può fare solo cosa buona, se per fare una contraddizione
facesse del bene, quella contraddizione sarebbe buona.
Se volesse potrebbe non aver fatto permanere Roma perché decide di far permeare il bene,
dunque Roma è bene. Questi ragionamenti porteranno il tardo medioevo ad una distinzione
tra Potenza Assoluta e Potenza Ordinata di Dio.
POTENZA ASSOLUTA alla onnipotenza divina prima della creazione, può fare qualsiasi
cosa voglia.
POTENZA ORDINATA è ordinata nel momento in cui crea, e creando il bene, liberamente
creato, non ha intenzione di sovvertire l’ordine del bene. Il miracolo è sempre possibile, ma
rimane l’eccezione ad una regola. Sovverte temporaneamente l’ordine che dio ha imposto,
ma quest’ordine permane. Corrispondenza tra ordo rerum e ordo idearum, vacilla.

[Roscellino di Compiègne] Risponde alle accuse di Anselmo D’Aosta e Pietro Abelardo.


Unici documenti alla quale siamo a conoscenza sono delle critiche poste dai sopra citati e
alcune sue risposte, ma non gli scritti da lui prodotti. Anselmo rimprovera Roscellino di
essere un teologo moderno (modernus à Adesso), che segue le tendenze del momento.
Anselmo scrive contro R, in una sua opera teologica, Opera sull’incarnazione del verbo. I
termini universali non significano niente.
Sono dei Flatus Vocis (emissioni di suono) Dire Animale è come dire una composizione di
suoni casuale, in sé la parola non ha significato, Anselmo dice che ha un’accusa pericolosa,
sé i termini del linguaggio ordinario non ha significato, dunque che senso ha dire padre
spirito santo?
Anselmo dice che la teoria di R. non potrebbe se non portarlo ad una forma di Triteismo.
Tutto nella realtà è individuale.

Se qualsiasi termine generale non ha significato, significa che niente esiste all’infuori
dell’individuo. Roscellino risponde che la sua teoria è l’unica a salvare dalle eresie, perché
se padre figlio spirito santo sono dio e dio è un’essenza comune realmente, significherebbe
che Dio padre sarebbe stato crocifisso. Tendenza a svincolare il verbo dalla realtà. Anselmo
trova in Roscellino un’icona di allontanamento dall’idea alla realtà.

ANSELMO D’AOSTA
1033-1109 a Canterbury come arcivescovo.
1076 - Lanfranco di Pavia si vede recapitare un’opera di Anselmo (a 43 anni) dal titolo
“Modello di Meditazione sulle Ragioni della Fede”. Le ragioni della fede: ragionamenti su di
essa, deduzione sulla fede, trattato di filosofia, scritta per ragionare sulla fede. Esagerazione
in senso razionalistico (Lanfranco), invita Anselmo a rivederla per evitare dottrine pericolose.
Anselmo replica, in caso di eresia lo brucio, se è coerente alla fede cristiana, rimarrà
invariato. Scrive una seconda opera “La Fede in Cerca di Intelligenza” ribadendo la propria
impostazione razionalistica, credo per capire e capisco per credere. Non ha l'obiettivo di
mutare la dottrina rivelata, ma applica una razionalità per comprendere. Titoli rinominati
Monologion e Proslogion.
Primo paragrafo del MONOLOGION: parte dal De Veritatae, la verità è una proprietà di
alcune proposizioni, ma la verità non riguarda solo le proposizioni, ma anche le cose.
Rectitudo, quella cosa o proposizione corrisponde in modo corretto nella corrispondenza con
l’idea che c’è in dio. Trattato filosofico che vuole dimostrare la rectitudo della verità di fede,
che sono totalmente razionali. La nostra ragione è limitata, tuttavia se si sforza di
corrispondere all’ordine del reale che è voluto da dio può arrivare a conoscere le verità di
dio. Dimostrazioni dell’esistenza di Dio, prove a posteriori, muovono da ciò che viene dopo,
dalle creature e risalgono al creatore, il contrario è a priori.

Argomenti a posteriori, nel proslogion abbiamo un argomento a priori. Anche nel Monologion
le argomentazioni sono a priori, argomenti che ritrovano nella realtà creata alcuni aspetti che
rimandano necessariamente a dio e della sua esistenza. Caratteri fondamentali, che
evidenziano la sua realtà. Es: concetto di Bene è quando desideriamo qualcosa, non
desideriamo la cosa in sé ma la desideriamo il buono che troviamo in quella cosa. Il buono
lo si trova grazie all’idea di un bene assoluto, se non ne avessimo l’idea non potremmo
comprendere che qualcosa è buona non cattiva. Tutti i beni del mondo ha senso che siano
beni in quanto esiste il bene sommo, e in quanto bene sommo è Dio.

Secondo argomento basato sulla Grandezza, in ogni cosa c’è un essere grande, ma ha
senso solo se commisurato ad una grandezza suprema. È più o meno grande perché ho in
me l’idea di una grandezza somma, secondo la quale tutte le cose sono più o meno grande,
dalla quale ricavo le grandezze che conosco.

La somma grandezza non può che essere una grandezza infinita e quindi Dio. Terza
argomentazione, Concetto di Relazione è ogni cosa che conosciamo è qualcosa, ha un
essere. Ha un essere significa che è in relazione ad altro, Se possiede un certo essere, o
cel’ha da sé o deriva da qualcos’altro. Ogni possesso di essere nasce da una relazione in
cui l’essere viene passato, a meno che non ci sia qualcosa che ha l’essere da sé, che è
l’essere, e tutto il resto trae l’essere da sé, ciò non può essere altro che Dio Quarta
argomentazione, I Gradi di perfezione è nella natura constatiamo che tutte le cose hanno
qualche grado di perfezione, con gradi diversi di perfezione, rudimentali e sofisticati.
Gerarchia possibile grazie ad una perfezione somma, ed essa è Dio. Condensa questi 4
argomenti in uno solo scrivendo il Proslogion.
Alternativa alla teologia negativa, il linguaggio è vero perché è il linguaggio che dio ha voluto
nella creazione. Funziona solo per i parametri di Anselmo. Non possiamo predicare di Dio se
non delle perfezioni, perché dio non ha imperfezioni, ma le perfezioni non sono tutte dello
stesso grado, non possiamo predicare di dio qualsiasi perfezione ma solo le perfezioni più
alte, che sono quelle più lontane dalla finitezza delle creature. Il pensiero non contempla un
qualche limite (p. 212) Linguaggio portatore di verità e verità è Dio.

5/10/2022
Proslogion → trovare un unum argumentum (unico argomento) per evitare una pluralità delle
argomentazioni. Anselmo lo chiama prova ontologica, non argomento.
Dal Salmo 51: “insipiente dice in cor suo, Dio non esiste.” Lui non si rende conto di cosa stia
dicendo. Insipiente, per dire che Dio non esiste, deve avere una rappresentazione mentale
di Dio.
Cos’è il concetto di Dio che lui ha in mente? Anselmo dice "Ciò di cui non si può pensare
nulla di maggiore e ciò del quale dobbiamo pensare tutte le perfezioni.” L’esistenza è
una perfezione, perchè esiste è più perfetto di ciò che non esiste.

TRAD: Ciò di cui non si può pensare nulla di maggiore (Dio), manca di una perfezione.
Allora non sarebbe qualcosa di cui non si può pensare nulla di maggiore. (manca
l’esistenza, quindi la perfezione) E quindi dire che Dio non esiste, è autocontraddittorio.
Questa risposta non funziona ma non si capisce dove. La parte che non funziona di sicuro è
la parte di Kant. (Battuta dei 100 talleri) → Non basta pensare una cosa per far si che esista.

Gaunilone: Libro a difesa dell’insipiente → Siccome Anselmo gli ha risposto, il libro e la


risposta sono stati uniti:
● 1° Critica di Gaunilone: Se io provassi ad immaginare un ente che ha tutte le
perfezioni (In questo caso delle isole beate), questo non significa che esista.

● 2° Critica di Gaunilone: Ha una natura logica, per rendere logicamente valida una
definizione serve un termine più generale del definito (Dio) e ciò non è possibile. La
definizione che Anselmo ha dato di Dio è invalida proprio per questo motivo. Non
esiste un genere più esteso di Dio.

● Risposte: Anselmo esordisce dicendo: sei un monaco e dubiti dell’esistenza di Dio?


Se vuoi discutere del resto va bene ma non puoi parlare dell’esistenza o meno di
Dio.
Anselmo risposte alle critiche dicendo che lui ha letto male i suoi scritti. Dio è ciò di
cui non si può pensare nulla di maggiore, non si muove sul piano reale ma solo a
quello del pensiero. Pensare l’esistenza di Dio è la più alta forma di pensiero
razionale umano, pensare il contrario sarebbe contraddittorio: “Intelligo ut credam".
Meglio ragiono e meglio arrivo a Dio.

Cur Deus Homo → Perché Dio si è dovuto incarnare? Non poteva utilizzare un altro
metodo? Dio crea l’uomo perfetto, quest’ultimo lo tradisce e si ribella. Questo tradimento
priva l’uomo del suo status divino tramite il peccato originale.
Come riparare a questo danno? L’uomo avrebbe dovuto partecipare alla sua riparazione ma
nessuna volontà umana avrebbe potuto riparare un’errore di portata divina. La buona
volontà umana è necessaria ma non sufficiente. La redenzione umana è un fatto necessario.
Anselmo, in Dio non c’è libero arbitrio ma c’è libertà. Se ci fosse il libero arbitrio Dio potrebbe
scegliere di male ma Dio DEVE essere conforme alla sua natura: il bene supremo.

Dio non può non redimere l’uomo sennò sarebbe un dimeno, verrebbe meno alla sua natura.
L’unica opzione valida è che Dio si intrometta in questa redenzione tramite un corpo umano.

Abbiamo altre opere di Anselmo: De Grammatico, De Libero Arbitrio, De Casu Diaboli.

De Grammatico → Problema del linguaggio. E’ un tentativo per incominciare a spiegare le


regole della grammatica latina applicandole nel mondo delle idee. Anselmo incomincia a
notare un’appannaggio nella logica del secolo seguente. (Alcuni termini hanno una
significazione plurivoca) (es. Grande, significo sia la singola cosa sia la grandezza). Nel
significato si danno diversi livelli di significazione. Poi nel XII secolo si avranno 2
significazioni.

De Libero Arbitrio → Cos’è la vera libertà? é il poter mantenere la rettitudine del volere
motivati soltanto dalla volontà della rettitudine.

De Casu Diaboli → “La caduta del Diavolo”. La caduta di Lucifero non è biblica ma è nella
tradizione intertestamentaria di ambito ebraico. Fa parte dei libri scritti tra il 150 a.C. e il 100
d.C. Fa parte dei libri di Enoch. Parla del tema del male.
La domanda è: Perché il Diavolo si è ribellato a Dio? Ma se il mondo riflette questa
benevolenza e perfezione di Dio, perché il male?
Anselmo risponde: in Dio non c’è il male, in Dio tutto ciò che è il bene. Il male è la mancanza
di un modello divino corrispondente. Il male è ciò che non può essere assolutamente
pensato come un bene.(esistente) Ovvero, qualcosa di cui si può sempre pensare qualcosa
di migliore.

Quando si dice male, non si sta dicendo una realtà ma si sta dicendo qualcosa che non ha il
suo modello in Dio. La ribellione a Dio è una ribellione all’ordine divino.

Nel XII secolo → Le scuole escono dai monasteri, vengono istituite delle scuole alle
cattedrali. (L’istruzione di sposta in città)
Esistono scuole dai monaci e sono aperte anche ai non religiosi.

Nascono le scuole cittadine, di natura tecnica.

PIETRO ABELARDO → Fa una biografia “Storia delle mie disgrazie”. Nasce nel 1079
vicino a Nant. Figlio primogenito della carriera militare del padre. Ciò gli trasmise il gusto del
combattimento. Lui rinuncia alla sua primogenitura per studiare la filosofia e la retorica.
Viene poi spinto dall’ambizione e parte per Parigi. Incontra Guglielmo di Champeaux, con il
quale inizia a polemizzare. (Durerà 20 anni)
Pietro diventa poi insegnante di Logica e inizia a costruire la sua scuola.
Dopo aver raggiunto un alto livello di Fama incontra Fulberto, gestore di Notre Dame.
Fulberto ha una figlia (Eloisa) di 16 anni e chiede poi a Pietro di essere un insegnante
privato a lei, alla fine poi ci ha un figlio → matrimonio riparatore ma lei dice di no.

Fulberto assolda due sicari che costringono Pietro ad andare via.


Pietro viene poi processato al concilio di Soixante. → Diventa poi un monaco a 40 anni per
rimediare i suoi errori.

Nel 1125 viene spedito in Bretagna in un’abbazia.


Nel 1128 fugge via e inizia a studiare teologia ad Anselmo di Laon. Ritorna poi a Parigi e
insegna teologia.

Tramite un concilio, Chiaravalle fa condannare Pietro, che si appella al Papa. Si avvia poi
verso Roma ma si ammala e trova riparo presso un’abbazia e viene preso in protezione da
Pietro il Venerabile. Quest’ultimo fa riconciliare i due litiganti in maniera personale. Alla fine
Pietro Abelardo muore poi nel 1142.

Il Problema degli Universali → Guglielmo di Champeaux sostiene una versione


rigorosamente realistica del problema, il problema è una res (cosa).
Pietro confuta dicendo che è logicamente contraddittorio. (Sbagliato)
Se Guglielmo avesse ragione allora il cavallo e l’uomo avrebbero la stessa res ma nel
cavallo sarebbe non razionale e dell'uomo sì. Non è valida.

Guglielmo arretra e afferma una nuova teoria → la Teoria dell'indifferenza. (L’universale


non è una res ma è il fatto che due cose non siano diverse per alcuni aspetti, cavallo e uomo
sono entrambi animali ma non lo determina fino a renderlo una cosa. Pietro dice che è una
teoria troppo generico e debole.

10/10/2022
Risposta di Abelardo → L'universale è un termine, non una cosa. (NO al realismo di
champeaux ma SI ad una posizione nominalista perchè l'universale sta dalla parte delle
parole).
Distingue i termini tra voces (singolare vox) e sermones (singolare sermo), perchè secondo
lui l’universale è un sermo e non una vox. → Vox indica il termine senza il suo effettivo
significato.

Qual è il significato di quel sermo (universale)? “Un'immagine confusa di molte cose.”


Il termine universale significa una rappresentazione mentale, in questo caso di molte cose.
Perché “confusa”? Perché nella percezione sensibile ed immediata, l’immagine è chiara e
distinta (a detta di cartesio).

Più diventa generale e più perde nel dettaglio. Di fatti è un’immagine confusa in quanto
appresa da tanti punti di sensibilità. Ma allora cosa mi dice che l’immagine è veridica?

LA DOTTRINA DELLO STATUS → Cos’è lo status? E’ un insieme di caratteristiche reali


dell’individuo che in qualche modo resistono al progressivo confondersi della mia immagine
mentale. E’ una serie di determinazioni che la mia facoltà conoscitiva coglie della mia facoltà
visiva.
Obiezione: Ma l’universo allora è stato fondato su uno status reale.
Lo status è si fatto di determinazioni reali ma non è una res. Quindi Abelardo gioca sulla
dottrina dello status sul lato teologico.

IL DIALOGO TRA UN FILOSOFO, UN GIUDEO ED UN CRISTIANO → Abelardo assume


una posizione molto liberale ed aperta nei confronti dei filosofi del passato. Perché la verità
che Platone ha enucleato razionalmente su Dio è vera in assoluto. La filosofia è frutto di un
dono del creatore e quindi va usata. Anche Abelardo è d’accordo con Anselmo d’Aosta che
la filosofia è davvero in grado di spiegare la fede. Secondo Abelardo, i filosofi pagani sono
arrivati ad enunciare 3 caratteri della divinità: potenza, sapienza, bontà.
Secondo abelardo, questa idea induce il dogma della trinità.
- Potenza, Dio Padre è creatore
- Sapienza, Dio è Figlio in cui ci sono le idee divine
- Bontà, Dio è amore divino dello spirito santo

Questa dottrina della trinità è un modalismo, la quale dice che il padre, il figlio e lo spirito
santo sono 3 modi di darsi dell’unica sostanza divina. Il problema è che sacrifica la trinità
delle persone nell’unicità della sostanza.
Abelardo risponde che la potenza, la bontà e la sapienza sono 3 diversi status dell’unica
sostanza divina. Dio ha 3 diversi status. Dio è divino proprio perché ha 3 diversi status nella
propria unica sostanza.

1° Opera → Sic Et Non (Si e no), è un’opera sull’antologia dei testi dei padri della chiesa
contrapposti gli uni agli altri per opposizione. In realtà la prima cosa che la filosofia aiuta a
fare è lo spiegare le contraddizioni e appianarle.
2° Opera → Le Sentenze di Pietro Lombardo. Pietro utilizza il principio di Abelardo per
creare un compendio dei testi patristici, tutto il sapere raccontato attraverso i testi dei padri
con un’opera concordistica, spiegando le differenze soffermandosi sulle contraddizioni.
Suddivide in 4 libri: Creazione, Antropologia, Sacramenti e Novità Ultime.

Scrive un trattato sull’etica, libro sul vizio, sulla virtù e un terzo non completato.

Etica sive cito telixum →


1°- Distinzione Vizi del corpo e vizi dell’animo ma i vizi del corpo non hanno rilievo morale.
Non sono moralmente buoni o cattivi, sono così e basta.
Cosa sono i vizi dell’animo? Sono delle inclinazioni naturali a operare ciò che è male.
L’inclinazione però è un dato di natura. Perchè qualcuno è incline a peccare tra i peccati
capitali? Perché è inclinato naturalmente da comportamenti non positivi, portando ad una
complessione propria di ogni corpo. Tutti gli organismi sono uguali ma assemblati in modo
diverso, e questa differenza inclina a comportamenti diversi.

Ma se i vizi sono inclinazioni naturali, cioè dati dal nostro corpo, allora i vizi non sono peccati
perché dettati dalla nostra stessa natura (NON è una nostra scelta)
Il piacere in sé non è cattivo allora, perché è il piacere che ci inclina della nostra
inclinazione. Se l’inclinazione non è un peccato allora neanche il piacere lo è.

2° - Che cos’è il peccato? E’ il consenso dell’animo nei confronti di ciò che è proibito da
Dio. Il concetto è la nostra scelta di inclinare. E’ il consenso libero e volontario
all’inclinazione che è peccato.

L’etica di Abelardo non è un’etica dell’intenzione. Ci vuole una valutazione dell’intenzione


che sta alla base del mio consenso, ma non è tutto, c’è anche un comando dato alla quale
mi devo confrontare, la rivelazione.
L’azione esterna, inse, non ha valore morale. Perchè non per forza dev’essere un’azione
cattiva. Le azioni non hanno rilievo giuridico, e quindi l’azione va regolamentata.
Dal punto di vista morale, se una donna decide di abbandonare il suo bambino, il consenso
non va contro il volere divino ma l’azione deve essere valutata da un punto di vista del
diritto, quindi bisogna porre dei confini che siano gli stessi per tutti. Il bene e il male non
interessano al diritto, la morale identifica le buone per il soggetto.
Perchè solo il consenso morale ha valore morale? “Dio non può essere offeso dalle nostre
azioni ma è offeso semmai dal nostro disprezzo”.

SCUOLA DI SAN VITTORE → A Parigi, è fondata nel 1108 da Guglielmo di Champeaux.


Ha una grande novità istituzionale: è una scuola canonica aperta anche ai non religiosi.
La scuola ha diversi maestri: Ugo di San Vittore, Riccardo di San Vittore.

UGO DI SAN VITTORE → 3 livelli di lettura (Littera, Sensus, Sententia). (Lectio medievale)
DIDASCALICON (manuale) → pone una serie di aspetti molto importanti del sapere
medievale. Ugo pone come motto dell’opera: “Impara tutto, dopo scoprirai che nulla sarà
stato inutile.”
Con la caduta del peccato originale, l’uomo è diventato bisognoso di tutto. Allora Dio gli ha
donato la filosofia per provvedere a ciò. (la filosofia serve a qualcosa, ha un valore
materialistico):
● La filosofia pratica (morale)
● La filosofia Teoretica (Ugo l’ha inventata)
● Filosofia meccanica → Pratico e razionale, il sapere di fare.

DE SACRAMENTIS → Prima opera importante contenente i 7 sacramenti. Al centro c’è


l’idea che il primo e principale “sacramentum” è l’uomo. Solo l’uomo è fatto a immagine e
“somiglianza” di Dio e quindi e guardare l’uomo è guardare Dio.

Ugo da importanza all’immaginazione → creazione di immagini. Lui è il primo a dividere la


immaginazione dall’intelletto. Nell’immaginazione l’uomo si può conoscere.
Nell’immaginazione io mi rappresento, mi posso conoscere.

Tramite Riccardo di San Vittore, vi sono stati sviluppi a posteriori dell’esistenza di Dio. Dal
mondo creato da Dio come sua causa necessaria. (Agostino) → 5 dimostrazioni a posteriori
di cui 2 tratte da Riccardo.

GIOVANNI DI SALISBURY → Crescita dell’istruzione fuori dal continente europeo


(Inghilterra)
METALOGICON → Racconto delle scuole parigine del XII secolo.

E’ uno degli esponenti principali dello scetticismo. Simile ad un probabilismo ciceroniano,


che identifica il fatto che le filosofie si contraddicono tutte. Quando un problema filosofico
riceve troppe idee contrastanti, è meglio non pretendere di determinare. → pacificazione
universale.

Fa una polemica contro i cornificiani, gruppo di parigini che chiedevano di ridurre gli esami.
Bisogna assolutizzare il sapere umano.
11/10/2022
GILBERTO POITIERS → Studia a Parigi ed è per 20 anni insegnante alla scuola di Charte.
Incontra una condanna dottrinale nel 1148, ma non gli impedisce di insegnare le sue dottrine
trinitarie.
Fa un COMMENTO a 4 dei 5 opuscoli teologici di Boezio.
La teologia, secondo Gilberto, è la forma più alta del sapere in quanto ci permette di
connetterci a Dio tramite l’indagazione dei caratteri divini.
Manifesta una grande stima per Boezio. Boezio viene definito Auctor (Autore → Auctoritas,
autorità). Gilberto presenta la propria opera di commento non come un recitator ma come un
interpress. (vuol dire partire dal testo commentato ma con un’autonomia) → Lector.

Per Gilberto, fare lezione, significa essere un lectores, interpretando Boezio.


Inventa il nuovo metodo di lezione medievale dicendo che ogni problema, abbiamo una
quaestio (questione). → E’ un problema su cui ci sono opinioni divergenti.
Per risolvere la questione dovremmo enumerare le ragioni di una delle due opinioni e
arrivare ad una soluzione tramite una "distinctio".
E’ compito dell’interprete cercare e scegliere i sensi diversi e chiarire quale sia il migliore.

PRINCIPIO DELLA TRANSUMPTIO → La teologia ha come oggetto unico e


incommensurabile: Dio. Anche il linguaggio, con la teologia, ha dei problemi.
Secondo Gilberto, bisogna trovare un nuovo linguaggio nella teologia. Ma nella maggior
parte dei casi il metodo dev’essere quello della trasmutazione semantica.
Es. termine persona

Secondo Gilberto, una grande quantità dei problemi teologici nascono dal fatto che il termine
persona non può essere uguale a quello inteso nella filosofia naturale, ma una sostanza
razionale di Aristotele.
Se Dio è 1 e 3 allora il termine persona crea una discrepanza naturale tra l’unità della
sostanza e la trinità delle persone. Nel linguaggio teologico il termine persona non deve
essere inteso come significato analogo all’altro significato filosofico.

L’idea della trasmutazione si lega a una distinzione chiara ma nuova, epistemologica tra 3
discipline che bisogna distinguere in funzione dell’indagine teologica:
● La Filosofia Naturale (Si occupa dei corpi)
● Matematica (Si occupa delle forme immutabili presenti nei corpi)
● Teologia (Si occupa dell’unica forma immutabile separata)
Perché hanno oggetti e metodi differenti.

Queste discipline però dovrebbero avere metodologie differenti:


● La filosofia Naturale dovrebbe usare la Rationabiliter.
● La Matematica dovrebbe usare la Disciplina Liter.
● La teologia dovrebbe usare la Intellectualiter.

C'è una distinzione in facoltà universitarie.


Dottrina fondamentale della metafisica di Gilberto: costruisce una metafisica centrata non
sulla generalità ma sulla singolarità.

1° “Tutto ciò che esiste è singolare” Nuova visione ontologica della realtà. E gli universali?
Gilberto risponde: Tutto ciò che è individuale è singolare ma non tutto ciò che è singolare è
individuale. E’ singolare ciò che è distinto da altro, quindi anche gli universali sono realtà
singolari in quanto distinguibili. Dio è uno e singolo e, in quanto tutto è ad immagine di Dio,
allora tutto è singolare.

Gli universali sono reali ma sono dei “dividua” → Cos’è un dividum? E’ un divisibile. Perciò
l’individum è un’entità indivisibile.
Un essere è un individum quando non è conforme a nient’altro. Mentre il dividum è un
singolare ma è conforme a qualcos’altro.
ID QUOD EST → indivisibile perchè non è conforme a nient’altro.
ESSE → è il dividum di Boezio. Esse è il principio determinante di quell’essere.
L’individuo è un gigantesca sovrapposizione di dividua (realtà partecipabili) di cui è costituito.

SCUOLA DI CHARTRES → Segna una nuova prospettiva: Filosofia naturale. Gli


Chartresiani dicono che la natura è come un libro scritto da Dio perciò è importante quanto
la Bibbia. Per la prima volta, dopo Aristotele, è tramite la natura che possiamo conoscere la
realtà. La natura è integumentum (rivestimento) oltre che involucrum. La natura è l’involucro
da indagare per arrivare alla verità.
Un grandissimo merito della scuola è quello di avere allargato gli ambiti delle fonti
filosofiche, utilizzando il Timeo di Platone (Da calcidio) fermandosi al commento al sogno di
scipione fatto da Macrobio. Tratto dal 6° capitolo de “La Repubblica”.
Egli dà una visione pagana di questo scritto. Viene data importanza alla letteratura poetica e
didascalica latina.

BERNARDO DI CHARTRES → Tutto ciò che sappiamo di lui è dato da Giovanni Di


SALISBURY.
Egli non è il fondatore della scuola di Chartres ma Ivo di Chartres.

1° Aspetto - Distinzione tra exemplum ed exemplar. E’ una distinzione fra due tipi di idee
platoniche. L’exemplar è la forma platonica totalmente e generalmente universale.
Bernardo però riteneva difficile che una forma così generale potesse entrare direttamente a
contatto con la materia.
L’exemplum è un’idea di generalità intermedia, non del tutto co-eterna con Dio e, essendo
venuta dopo Dio e partecipante della creazione, è in grado di legarsi alla materia. → forme
native (natus)

2° Aspetto - Cerca di spiegare la relazione tra sostanza e qualità nei termini paronimi.
Paronimi si indicano quei termini che derivano da un’unica radice ma assumono poi forme
grammaticali diverse.
Es. Albedo (purezza), il verbo Albet (imbianca) e albus (aggettivo bianco)
C’è un riferimento ad una sostanza e una qualità, c’è sempre qualcosa che imbianca e
bianca. Qual è allora la relazione tra sostanza e qualità in queste tre forme grammaticali.
In Albedo, la sostanza rimane il fondo e sul proscenio rimane la qualità.
In Albus, il significato primario è la qualità e secondariamente c’è il riferimento ad una
sostanza.
In Albet, indica l’inizio dell’inerenza della qualità della bianchezza nella sostanza.
Es. La neve imbianca, incomincia ad inerire alla sostanza. L’aggettivo bianco indica la piena
unione della qualità con la qualità.

GUGLIELMO DI CONCHES → Autore di un’opera di morale.


FILOSOFIA MUNDI → Elaborazione filosofica che ha come centro il mondo naturale.

Guglielmo teorizza l’utilizzo della filosofia naturale. → le cause seconde. (Dio causa prima,
ma da Dio derivano altri agenti causali capaci di intervenire direttamente sulla natura)
Queste cause seconde sono strutture matematiche.
Insieme ordinato della natura, realizza matematicamente la bellezza che Dio ha voluto porre
nella creazione. Guglielmo parla a volte di un’anima mundi. → sembra identificare l’anima
del Timeo con la terza persona della trinità (spirito santo) ma è molto attento a tenersi
lontano dal panteismo. Dio è immanente nel mondo non più trascendente, creando una
problema teologico. Per evitare questo problema Guglielmo riprende la distinzione di Boezio
tra eternità e perpetuità.

Dio è eterno come lo spirito santo ma l'anima del mondo è perpetua perché costituita da
agenti causali materiali.
Quindi Dio è prima di tutto causa efficiente, creatrice. Ma Dio è anche causa formale del
mondo perché è l’ideatore del mondo naturale, colui che alla natura la sua forma. Ma anche
causa finale, perché è ciò a cui tutta la natura tende.
Quindi in realtà, se guardiamo bene la natura vedremmo tutti i tipi di causali di Dio.
Ma tutto ciò non potrebbe esserci senza la causa materiale, la stoffa di cui è fatto il mondo.

TEODORICO DI CHARTRES → E’ chi più di tutti colui che allarga lo spettro delle fonti
conoscendo tantissimo Plinio Il Vecchio o Varrone. Conosce anche i testi della tradizione
ermetica come Trismegisto. Un suo allievo traduce il Planisfero di Tolomeo.

Teodorico inizia a dire la physica è la base della filosofia. Ma che disciplina è?


Però Teodorico ha una concezione ad albero delle discipline del sapere generale.
Si tratta di cercare l’unica verità di Dio come si manifesta diversamente nelle cose. Secondo
lui c’è una distinzione tra physica e matematica e teologia. Dio è suprema unità ed è per
questo che ogni cosa è una. Questa unità si riflette nelle cose, producendo tutti i numeri. Ed
è nel modo dell’antichità che Dio è presente in tutte le cose, fondamentale che in ogni cosa
può essere moltiplicata diversamente.
D’altronde la serie dei numeri è infinita e da qui si può trovare un’infinità varietà nel cosmo,
essendo Dio unità è capace di dare infinita varietà nel cosmo. Un’unità moltiplicata per sé
stessa rimane unità.
- Padre (1=1) unità identica a sé stessa.
- Figlio è la conoscenza che da tutti i numeri possono derivare.
- Spirito Santo è unità moltiplicata operante che dà origine a tutto ciò che è.

EPTATEUCON → Il mondo deriva da un punto originario di luce grazie ad un'impostazione


di tipo meccanicistico.
12/10/2022
BERNARDO DI CLAIRVAUX → Dell’ordine dei cistercensi. (Ordine monastico più rigido del
medioevo)
Amava definirsi Papa senza tiara. Era però un vescovo anche se con un’enorme influenza.
E’ un grande esponente di quella teologia monastica. Lui è un tentativo di rimanere alla
parte più conservatrice della teologia.

E’ noto anche per aver fatto scritti dedicati alla Maria vergine.

MISTICA SPECULATIVA → è una contraddizione in termini. Mistica (forma di conoscenza


incomunicabile del divino) e quindi difficile da speculare e ragionarci sopra.

Bernardo non riflette tanto sulle questioni gnoseologiche di Dio.


Lui invece formula una teoria in cui ci sono 12 gradi per ascendere verso Dio.In questi 12
gradi sono presenti anche negazioni di sé ma è una risalita che deve portare dalla regione
della dissomiglianza, dal peccato originale, fino al ripristino la vera immagine dell’uomo a
immagine di Dio. L’uomo deve essere un sacramentum di Dio.

L’etica fiorisce e diventa una disciplina filosofica, v’è anche uno sviluppo della logica nel
mondo tecnico.
(Gilberto) C’è anche una rivalutazione della consistenza ontologica del singolare.
San Vittore → studi aperti anche ai laici, impostati didatticamente in modo standard.
Chartres → Ampliamento delle prospettive culturali, v’è un’attenzione analitica per il mondo
della natura.
Salisbury → Problemi non risolvibili di eterna discussione.

CONOSCENZA DI ARISTOTELE → Ricezione di Aristotele (pensiero arabo)


529 d.C. → Giustiniano chiude per l’ultima volta la scuola neoplatonica di Atene perchè
l’impero era ormai cristianizzato e quindi, a suo modo di pensare, non era più opportuno che
ci fosse ancora una scuola pagana. I maestri neoplatonici di Atene non smettono di
insegnare e si spostano nella città mesopotamica di Harran fondando una scuola
neoplatonica lì. S’incominciano a tradurre le opere (Platone e Aristotele) della filosofia greca
in siriaco.
622 d.C. → Nasce la religione musulmana e inizia la conquista del vicino oriente. Quindi vi è
poi un contatto tra l’islam e gli aspetti della filosofia greca prima della tradizione occidentale.
Gli arabi conoscono inizialmente la filosofia greca. I rapporti tra i cristiani e musulmani sono
conflittuali nei secoli successivi.

VIII secolo → i califfi hanno un’intuizione: per governare dei territori con una cultura più
antica della loro, devono conoscere la cultura che dovrebbero occupare. Quindi fondano a
Baghdad un centro di traduzione della scienza e filosofia greca. In generale sono traduzioni
greco-arabe anche se esistono traduzioni siriaco-arabe.
1000 → Gli arabi hanno tantissimi testi di Platone e di Aristotele anche se li leggono con filtri
diversi dai nostri. Anche loro sono figli del tardo neoplatonismo, con l’accordo tra Platone e
Aristotele. V’è un ottica su cui Platone e Aristotele convivono.
Un’altra differenza tra i due mondi è la considerazione della riflessione razionale in
rivelazione religiosa.
Il Corano è un testo che si presenta sostanzialmente come privo o fuori dalla storia, come
dettato in maniera continuativa da Allah a Maometto. Il Corano non ha bisogno di
interpretazione razionale perché non è troppo problematico.

Il fondamentalismo islamico non muore perchè si può prendere in blocco il corano, perché
storico e quindi non problematico.
Fin dall’inizio i teologi islamici hanno iniziato a pensare che il xalam, nucleo fondamentale
della tradizione coranica, non avesse bisogno se non di una difesa apologetica.

IX secolo → Movimento della teologia mutazilita, la quale dà un minimo di spazio alla


falsafa. (filosofia).
Si ritiene che si possa incominciare a enunciare in maniera sistematica e autonoma, dal
Corano, un nucleo di conoscenze su Dio. → Dio è unitario e trascendente. Di lui si può
parlare negativamente e bisogna evitare di riferire a Dio delle determinazioni materialistiche
o naturalistiche. Dio viene quindi manifestato nel Corano, fondamento centrale della
giustizia, compiendo il bene e punendo in eterno gli uomini.

AL GHAZALI → tendenza di diffidenza della filosofia.


Opere: INCOERENZA DEI FILOSOFI, LE INTENZIONI DEI FILOSOFI.
L’intento era di dimostrare che filosofia era pericolosa perché generatrice di contraddizioni.
Di Al Ghazali si tradurrà solamente la prima parte de “Le Intenzioni dei filosofi”.

Secondo Al Ghazali la fede è sufficiente e non si ha bisogno della falsafa, al massimo si


potrebbe avere una elaborazione razionale. La quale può servire ai credenti che hanno
dubbi intellettuali sul Corano.
La filosofia può corroborare delle argomentazioni a posteriori che possono mostrare che Dio
effettivamente esiste, a parte ciò la filosofia tende a produrre errori.

AL KINDI IX secolo→ Teologia (Teologia Aristotelis): pensando fosse una parafrasi delle
tesi aristoteliche.
LIBRO DELLE CAUSE (sottotitolato: discorso di Aristotele sul bene puro). E’ una serie di
proposizioni su Dio, le cause prime e seconde, commentate facendo una compilazione di
testi prevalentemente di Proclo. (Liber de Causis), errore di attribuzione → ad Aristotele.
Queste due opere saranno molto importanti del medioevo latino.

Filosofia di Al Kindi: abbiamo grumi filosofici diversi. Dio è causa prima di un mondo che non
è eterno che ha cominciato ad essere nel tempo. Inizia nel tempo da un passaggio dalla
potenza dell’atto dal non essere all’essere. → molteplicità. Dio è la causa prima unitaria,
invece le cose materiali sono mutevoli perché non sono perfettamente come Dio.

Nel 1122 → Gli arabi conquistano Toledo, soppiantando lì e imparando lo spagnolo.


Facendo sì che si crei una scintilla per l’inizio della traduzione di Aristotele grazie al fatto che
sia latini che arabi parlavano spagnolo.
Nel 1150 → Si comincia a tradurre Aristotele in latino (dall’arabo).
Nel 1250 → Alberto Magno scrive il suo primo commento aristotelico alla fisica e nel prologo
scrive di voler rendere Aristotele intelligibile in latino.
Nel 1280 → Ultima opera tradotta di Aristotele: La Poetica.

All’inizio del XIII secolo con le università le tradizioni aristoteliche vengono rifatte e partire
dal greco. Con l’avanzare degli anni si inizia a tradurre Aristotele in latino dal direttamente
dal greco.

AL FARABI 950 d.C.→ Scrive un’opera sull’accordo delle opinioni dei due sapienti
sottotitolato “il divino Platone e Aristotele”. E’ il primo autore che sa che Aristotele ha avuto
l’idea del mondo eterno. Secondo lui, per Aristotele il tempo e il mondo sono stati generati
insieme: quindi non c’è stato un tempo in cui il mondo non ci fosse → il mondo è eterno.
Al Farabi, sul modello della repubblica platonica, scrive un trattato sulle opinioni degli
abitanti della città perfetta.
Tramite lui, vi è un’applicazione al creazionismo coranico il modello gerarchico della
tradizione neoplatonica. Infatti da Dio deriva l’intelligenza in primis per poi generare le
emanazioni successive. → Discesa dei gradi della realtà man mano più lontani da Dio e
sempre più verso la materia.

AVICENNA → Autore persiano e fa il medico.


LIBRO DELLA GUARIGIONE → In qualche modo la filosofia ci aiuta a guarire nell’anima. E’
un’enciclopedia in 4 libri dedicati alla logica, fisica, matematica e alla filosofia prima. E’
un'enciclopedia di sapere anche se non molto corretta. E’ una grande parafrasi di scritti
aristotelici. Avicenna ha 3 dottrine:
● Rapporto tra il necessario e il possibile → Dio è l’essere necessario. Egli è
necessariamente in atto. Proprio per questo la creatura è distinta da Dio, perché
quest’ultima non è necessariamente in atto. Proprio per questo la creatura è
possibile, ma tutto ciò che è possibile dev’essere portata all’atto da Dio.
Dio, nel far passare all’atto la creatura possibile, le comunica la propria necessità.
Tramite ciò l’esistenza in atto della creatura nel momento che avviene la rende
necessaria. L’esistenza delle creature è necessaria anche se la loro natura è
possibile. (Nel mondo latino è il contrario)
● Il tema della provvidenza di Dio → Dio ha un intelletto, il quale però, secondo
Avicenna, è perfettamente semplice. Ciò fa sì che l’intelletto di Dio non possa
pensare i singoli esseri creati. Se fosse così, il suo intelletto dovrebbe moltiplicarsi
siccome è di Dio. Dio conosce la sua creazione solo in universale, nei generi e nelle
specie.
● Unità dell’intelletto agente → (De Anima di Aristotele sui livelli dell’animo),
Aristotele nel terzo libro parla dell’anima razionale (umana): pensare è un’attività e, in
quanto tale, implica un mutamento. E tutti i mutamenti implicano un passaggio dalla
potenza all’atto. Quindi anche nell’abilità intellettiva avremmo una potenza e un atto.
Aristotele dice che l’intelletto agente è separato. Ciò fa sì che ci siano sempre stati
problemi gnoseologici al riguardo.
Avicenna dice che dall’intelletto divino derivano delle intelligenze più lontane dal
divino. Ne emanano 10 e l’ultima è abbastanza vicina alla materia per potersi unire
agli uomini → intelletto agente.
AVERROE’ → Torna ad Aristotele dei testi aristotelici. Ha in fondo l’idea che Aristotele sia il
culmine della razionalità umana. Egli si dedica al commento delle opere di Aristotele.
Esistono 3 serie di commenti:
1° Commenti Piccoli: Parafrasi poco ampliate di tutti i testi aristotelici.
2° Commenti Medi: Commenti letterali che però hanno lo spazio per discussioni di problemi
rilevanti dal testo.
3° Commenti Grandi: discussioni sulle elaborazioni soverchiate rispetto all’opera, costituita
dalle discussioni successive al testo.

Per colpa di errori storici, viene considerato come un filosofo anticristiano.


Nel 1270 esplode una bomba a Parigi e la colpa viene data ad Averroè.
Egli sostiene l’accordo tra dato rivelato e la filosofia di Aristotele; dobbiamo ricercare
l’accordo tra i due nonostante l’apparente distanza tra Aristotele e il dato rivelato.
Secondo Averroè, i filosofi sarebbero degli scienziati della fede in quanto aventi le ragioni
ragionevolmente valide.

Aristotele ha 2 problemi e Averroè risponde:


● L’eternità del mondo → Se un movimento iniziasse, non sarebbe puro. Dio dovrebbe
mutare e quindi dovrebbe avere in sé delle potenzialità (passaggio dalla potenza
all’atto). Dio è atto puro, non passaggio da potenza ad atto.
● Negazione dell’immortalità individuale → L’anima è forma del corpo e dà vita al
corpo. Quando il corpo non ha più vita è perché quella forma non c’è più. Perde la
forma dell’animazione dell’anima e diventa inanimato. (Vivo = animato, non vivo =
inanimato)
Abbiamo un intelletto agente e separato che, unendosi all’intelletto passivo, diventa
intelletto speculativo. → quest’ultimo si dissolve al corpo e pensa con i fantasmi
sensitivi e dell’altra parte si unisce all’intelletto divino perché pensa ciò che è
superiore al corpo. La parte legata alla contemplazione di Dio non con il corpo.

18/10/2022
BACONE → Modalità fondamentale della scienza: Scientia experimentalis.
Vi è un progetto di riforma del sapere con al centro la teologia. Vi è un concetto della scienza
basata sull’esperienza. L’attitudine alla sperimentazione richiede comunque un originario
atto di fiducia. (Mi fido di quello che ho imparato).
La ragione di per sé non è principio di validità, ma la validità della tradizione si può
conservare attraverso un atteggiamento di fiducia. La fede non è in contrasto con una
scienza basata sulle esperienze.

Per gli esseri umani la conoscenza di Dio è opaca, non possiamo conoscere compiutamente
Dio. Non possiamo avere esperienza di Dio ma la fede è un valido sostituto dell’esperienza
che Dio ci ha lasciato. La conoscenza intuitiva ed immediata del divino, con forma diversa
rispetto alla conoscenza sensitiva ma che mette in contatto con l’ambito del divino. La fede è
fondamento della teologia e la rende una scienza sperimentale. V’è una conoscenza
immediata dell’oggetto. Il fondamento della teologia deve tornare ad essere la bibbia.
La sapienza: Secondo Bacone la teologia è la manifestazione ultima più alta di una sapienza
comune all’umanità, tramandata nei secoli, in tre tappe. Nella seconda tappa → tradizione
ermetica e alchimia.

In quanto sapienza più alta, essa si è manifestata anche in forme lontane dalla trasmissione
del sapere. La teologia non può essere definita una scienza in senso pieno e tanto meno
dev’essere speculativa ma dev’essere una sapienza (non è una disciplina che si codifica ma
è una forma di conoscenza di Dio mossa dall’amore e che cambia il nostro comportamento)
Ed è per questo che, rovesciando la tradizione aristotelica, l’etica viene definita come un
culmine tra le discipline più filosofiche/letterarie.

ALBERTO MAGNO → Al secolo Alberto di Colonia. Diventa provinciale della Teutonia e


quindi lascia Parigi e i suoi insegnamenti di Teologia. Studia tantissimo ma si sbaglia spesso
nelle citazioni. Viene citato come Doctor Universalis.

1250: Fa una commento al prologo di Aristotele, e lo rende intelligibile ai latini.

E’ il primo commentatore del Liber de Causis.

3 Dottrine filosofiche di Alberto Magno:


● 1°: La sua introduzione e il suo notevole ampliamento del discorso della filosofia.
“Loquens Ut Naturalis”. → Parlando nelle vesti di filosofo naturale. Lui distingue la
filosofia naturale (umana) dal piano della teologia. Secondo lui la teologia è
sovraordinata alla filosofia ma nel suo ambito la filosofia è padrona di casa. Vi sono
regole proprie della filosofia e in quell'ambito esse sono vere.

● 2°: In quanto aristotelismo di Alberto è un aristotelismo ibrido, vi è una valorizzazione


delle cause seconde dell’azione di Dio che muove come causa finale è una metafora,
in realtà è immobile. Per Alberto Dio è atto puro, non agisce direttamente sul mondo
ma agisce mediatamente nel mondo. → Da Dio si generano delle intelligenze, le
quali influenzano il mondo creato fino ad arrivare alla forma. (gerarchia discensiva)
Cosmo gerarchico e creazionistico.

● 3°: Dottrina della “Inchoatio Formae” → Inizio della forma.


In Aristotele, non avrebbe senso porre una domanda del genere? Perché una
determinata forma si unisce ad una determinata materia? La forma è il risultato di
una constatazione a posteriori, ecco perchè.
Perché ad un certo oggetto si attribuisce una determinata forma? Alberto risponde
dicendo che la materia non è così completamente inerte dal non essere predisposta
ad una certa forma. La materia in sé ha uno spunto di una determinazione che fa sì
che essa sia fatta in una determinata forma al posto di un’altra. La materia può
essere più o meno perfetta e dunque potersi unire a forme più o meno perfette.
Utilizzare una terminologia aristotelica per rivestire concetti neoplatonici. Superata
poi da Tommaso D’Aquino.

Vi sono delle conseguenze antropologiche → La dottrina dell’inchoatio formae, alberto la


utilizza per risolvere il problema dell’anima e della sua immortalità. Come possiamo
comprendere questa discrepanza tra il dato rivelato e il dato filosofico raggiunto.
Alberto parlando in termini di filosofia naturale, dice che ha ragione Aristotele ma,
teologicamente parlando ha ragione Platone, con l’entità spirituale incarnata in un corpo.
Vi sono 3 funzioni del corpo umano con meccanismi indipendenti e relatività diverse di
relazione. L’anima è l’atto globale ma si articola in funzioni diverse radicate nell’uomo.

Il principio femminile della generazione è passivo e quello maschile è l’attivo. Per Alberto il
seme maschile porta con sé la virtus vegetativa. Quando si forma poi l’embrione si forma
naturalmente, formando le proprie funzioni vitali fondamentali. → Crescendo poi sviluppa le
funzioni sensitive. Dio dall’alto poi infonde in esso l’anima intellettiva.

Alberto è un critico dell'intellettualismo arabo. Rifiuta il concetto di un unico intelletto per il


genere umano. Tutti gli esseri umani hanno un intelletto agente indipendente. (criticando
Averroè).

Dottrina della Copulatio (unione) dell’intelletto (anima) con Dio → Alberto è iniziatore di un
movimento di pensiero chiamato mistica renana. (dice che il nostro intelletto deve seguire
una strada ascensiva il cui ultimo passo è l’unione con Dio)

CHE DISCIPLINA E’ LA TEOLOGIA? Secondo Alberto Magno il perno fondamentale di una


disciplina sia il suo subiectum. (centro costitutivo di una disciplina e fondamento della sua
unità). QUAL E’ IL CENTRO DELLA TEOLOGIA? Alberto risponde che il primo
fondamentale subiectum è Dio. (soggetto particolare) Vi è anche un soggetto derivato da
quello speciale: credibilia. (insieme di quelle caratteristiche di Dio e anche dai precetti che
da esse derivano)

Alberto dice anche che Dio si manifesta sensibilmente nei segni, ciò che è nella creazione, e
segni che sono rimandati a Dio. Subiectum generaliter, centro generale della teologia.
Se il subiectum è inconoscibile, allora la teologia non può essere una scienza speculativa in
quanto non può ignorare il proprio subiectum. Però essa può essere una scienza pratica in
quanto quest’ultima può avere un subiectum non completo. → In quanto pratica è una
scienza affettiva, orientando i comportamenti alla luce della relazione con Dio.

BONAVENTURA DE BAGNOREGIO → E’ un contemporaneo perfetto di Tommaso


D’Aquino. Muore nel 1274. Diventano Maestri di Teologia nella stessa sessione
dell’Università di Parigi. Ma diventano maestri di fatto solo 2 anni dopo. Ciò è dovuto ad uno
scontro tra i maestri secolari di teologia (diocesani, sotto i vescovi) e quelli degli ordini
mendicanti.

All’inizio del XII secolo nascono gli ordini dei Francescani e Domenicani, con una grande
rapida espansione. Il clero secolare inizia ad appoggiarsi agli ordini mendicanti, sostituendo
la chiesa lì dove essa non arriva. Col tempo la chiesa inizia ad utilizzare i francescani e li
integra nel suo sistema. → Alessandro di Hase, egli lascia il suo abito secolare e diventa
francescano.
Da lì la chiesa inizia a pretendere il fatto di essere francescano per insegnare teologia.
A Parigi arriva una cattedra francescana di Teologia, ma per un ambito di fatto e non di
diritto. → Nel 1256 il vescovo accetta che la cattedra diventi di diritto per francescani e
domenicani.

Bonaventura insegnerà solo per 1 semestre per poi diventare Generale dei francescani e
andare in Lazio.
Nel 1271-3 viene invitato a Parigi come docente ospite e vi furono 3 discorsi, “collazioni” sui
10 comandamenti, poi i 7 doni dello spirito santo e sull’Esamerone.
Alla fine, il suo pensiero filosofico finisce un po’ con lui; la sua dottrina è la rigida
subordinazione della filosofia alla teologia. (assorbita da essa)

RICONDUZIONE DELLE ARTI ALLA TEOLOGIA → Bonaventura dice che la filosofia è da


sempre il regno delle discussioni che non portano alla verità, bisogna far sì che la filosofia
venga unificata sotto l’unica verità, la quale è quella di Cristo. Bonaventura è un trinitario
riguardante la teologia (subiectum). Il subiectum è un Dio in astratto ma Dio padre secondo
la sostanza, Cristo secondo la virtù e la redenzione operata dallo spirito, che salva il creato e
che poi ritorna da lui. L’opera è piena di elencazioni, eventi suddivisi per poi essere ricondotti
a un’unità.

19/10/2022
1° Paragrafo di Bonaventura: Opere giovanili → Commento alla sacra scrittura + un
commento alle sentenze.
Per diventare maestri di teologia bisognava essere baccellieri (assistenti) del maestro. (2
anni di baccelliere biblico e 2 anni di baccelliere sentenziario facendo commenti alle
sentenze)
Nei commenti biblici giovanili di Bonaventura, si tratta di una lettura fedele alla lettera del
testo biblico dalla quale incominciano a enucleare delle discussioni.
Commento alle sentenze: Da una teologia dà una “determinatio distraens” dei contenuti
della rivelazione. La teologia prende i credibilia e ci dice le verità a cui dobbiamo credere. →
li porta poi sul piano degli intelligibilia (piano razionale). Quindi gli oggetti della fede
diventano oggetto di elaborazione razionale, diventando oggetto della volontà. Il credibile
diventa quindi oggetto della volontà.

2° Paragrafo: Le questioni disputate sulla scienza di Cristo → Ma cristo ha conosciuto la sua


missione in quanto Dio o in quanto uomo o in che misura? L’uomo originariamente deiformis
(a immagine di Dio) ma dopo la caduta è divenuto deformis. E quindi la nostra conoscenza
dev’essere parziale ed imperfetta. Ma questa imperfezione ci spinge ad indagare la
conoscenza di Dio con tutte le nostre forze.
Il libro della natura non ci è più accessibile ma lo è il libro della scrittura, quindi attraverso
esso dobbiamo cercare di conoscere Dio.
Nel lavoro di esplorazione razionale del divino, dobbiamo utilizzare tutte le nostre
conoscenze di filosofia, scienza e fisica. Non si può ragionare su Dio senza il meglio che la
ragione filosofica ha prodotto. Ma sorgono dei problemi riguardante ciò, non si capiscono
bene i limiti tra la ragione inferiore e quella superiore.

● La ragione inferiore: è quella con la quale noi costruiamo la filosofia ma porta con sé
il rischio di assolutizzare la ragione filosofica.
● La ragione superiore: illuminazione divina. → mezzo con il quale Dio da certezza ad
alcune verità di non abbiamo certezza dentro di noi. (Agostino)

L’illuminazione, per Bonaventura, è un contatto diretto tra la mente umana e quella di Dio
che ci da le strutture fondamentali del nostro pensiero. Dio ha creato la nostra mente, e data
l’illuminazione divina, possiamo conoscere la nostra mente e in parte Dio.
Centralità dell’esemplarismo divino: Idea che Dio abbia nella sua mente gli esemplari (idee)
della creazione che sono i modelli di ciò che esiste ma sono anche ciò a partire da cui Dio ci
illumina. Ciò con cui veniamo in contatto nell’illuminazione sono le idee presenti nella mente
divina.
La filosofia per essere vera deve accettare il fatto di essere illuminata da Dio. → è
fondamentale ma non deve pretendere di sapere la propria finalità.

COLLAZIONI: cosa sono? Sono dei grandi discorsi fatti da un docente ospite dell’università
e soprattutto rivolti a tutto il corpo universitario.

COLLAZIONI SULL’ESAMERONE → Bonaventura muove delle critiche ad Aristotele ma in


realtà rivolte verso gli aristotelici radicali. (gruppo di autori)
Secondo Bonaventura gli aristotelici radicali sbagliano al riguardo dell’esemplarità di Dio.
Se negassimo l’esemplarismo neghiamo anche il fatto che Dio conosca il mondo, e quindi il
suo provvedere. Negando anche la verità che la filosofia deve prendere dalla teologia.

QUESTIONI DISPUTATE SUL MISTERO DELLA TRINITA’ → In quest’opera egli sostiene


la complementarietà del dato rivelato e la elaborazione filosofica.
Bonaventura è tra uno degli autori che accetta il proslogion di Anselmo. Bonaventura è
convinto che ci sia un contatto innegabile tra la mente di Dio e la mente umana. L’esistenza
di Dio è evidente alla mente umana. “Se Dio è Dio, Dio esiste”. (riconoscimento lo status di
Dio perché la nostra ragione tende all’esistenza di Dio)
La trinità e l’atto creativo di Dio derivano da ciò che noi sappiamo di Lui perché lui è il
Sommo Essere. → Di per sé generativo, nulla di ciò che è è un monolite confinato dal resto.
Quindi se Dio è dev’essere generativo. Proprio per questo Dio è trinitario, proprio perché il
suo essere sommo implica una comunicazione con tutto ciò che è.
Quindi in fondo la trinità è derivazione di Dio. Il fatto che l’essere di Dio sia sommamente
producente, implica anche che sia sommamente amante. (Dio vuole/sceglie di produrre e
quindi ama ciò che crea)

3° Paragrafo: La riconduzione delle arti alla teologia → Pluralità del sapere umano riportato
alla teologia.
3° Paragrafo: Itinerario della mente a Dio → Opera chiaramente di stampo francescano.
Bonaventura racconta di essere andato in pellegrinaggio e che sia stato illuminato.
Ci sono 3 livelli nella salita al Divino (3 modalità di manifestazione della luce, divisi in 2: uno
interno all’uomo e uno esterno ad esso)(molto agostiniano):
● Luce Esteriore
● Luce Interiore
● Luce Superiore

cit. “La scienza filosofica è la via a ogni altra scienza, ma chi vuole trattenersi in essa, cade
nelle tenebre. Per questo, la discesa (dispersione) alla filosofica c’è il massimo pericolo.”
TOMMASO D’AQUINO → Allievo di Alberto Magno a Colonia. Centralità assoluta della
filosofia medievale.

COMMENTARI BIBLICI (Una delle prime opere) rielaborati poi in maturità.


Tra questi spicca “COMMENTO AL LIBRO DI GIOBBE”, passaggio obbligatorio perché si
interroga dell’ingiusta sofferenza dell’uomo giusto. E’ importante perché Tommaso teorizza
che la necessità che il commento biblico sia radicalmente fondato dalla lettura del testo.
Il senso fondamentale è il senso storico e letterale. → collocare il testo commentato nel suo
contesto e capire che cosa voglia esattamente dire. Intende la filosofia come lavoro
professionale.

Tommaso trasforma la classica teoria dei 4 sensi della scrittura facendola diventare una
dottrina delle 4 cause della scrittura. → Applica poi la dottrina alla Bibbia per interpretare i
Salmi.

COMMENTO ALLE SENTENZE → Tommaso fa un uso massiccio di Aristotele e altri filosofi


pagani come autorità. Tommaso dice che Aristotele è il più grande filosofo pagano e che non
è possibile non confrontarsi con lui in quanto teologo. (Non si può far teologia al di sotto
dello standard di Aristotele)

Nel 1259 fa un concilio per un nuovo progetto di studi per i frati domenicani nella quale
inseriscono Aristotele.

Vi è una struttura di interpretazione su Pietro Lombardo (4 libri):


Dio → Creazione → Uomo → Caduta → Redenzione → Resurrezione.

Deve rifondare la metafisica cristiana sulla base di quella aristotelica (Aveva 27 anni)

LENTE ET ESSENTIA → Sono neologismi filosofici del suo tempo e che i nativi li ritrovano
nella Metafisica di Avicenna. Tommaso dice che l’ESSENTIA è la verità di ciò di cui si
predica l’essere, ovvero la vera risposta alla domanda: che cos’è x? L’essenza si esprime
linguisticamente in una definizione.
L’ENTE è il definito, quella cosa di cui la definizione dice l’essenza.
Quali sono i diversi tipi di Enti per capire quali sono i diversi modi di darsi dell’essenza.
Tommaso spiega che negli enti ci sono sostanze e accidenti ma ci sono 2 tipi di sostanze:
composte e semplici. Composte di forma e materia. Le sostanze semplici non hanno
composizione con la materia e quindi hanno pura forma.

Sostanze Composte: Siccome essere sono costituite di forma e materia, anche la loro
essenza sarà costituita da una parte formale e una materiale.
Che cos’è che nelle sostanze composte individua la forma? Le forme sono essenze
sganciate dalla realtà le quali si particolarizzano per diventare realtà (Aristotele)
Aristotele [dice che la materia è ciò che individua la forma, perciò i singoli individui sono tali
perché si uniscono alla forma. Le cose mutano perché hanno materia ma la materia è di per
sé immutabile. Ma se la materia fosse diversa negli individui allora sarebbe già individuata
perché non più materia.]
Tommaso dice che la materia non è di per sé ma lo è soltanto quando è determinata nella
quantità. La materia è già in parte attualizzata per avere delle attualizzazioni quantitative.

Sostanze semplici: quali sono le sostanze prive di materia? Una è Dio e le altre sono le
intelligenze separate, le quali sono gli angeli. Però non sono perfettamente uguali perché in
Dio essenza ed essere coincidono, perfettamente atto e perfettamente necessario. Significa
che Dio è per essenza, Dio non può non essere. Gli angeli invece non sono ciò che sono per
essenza perché sono ciò che sono per creazione. Nelle intelligenze, l’essenza non coincide
con l’essere perché l’essere è dato da Dio. Dio è l’essere, le intelligenze hanno l’essere.

Se sono senza materia, come si distinguono le intelligenze? Tommaso dice che il fatto che
non siano individui non significa che non si possano distinguere; perché anche le specie si
differiscono tra loro. Le intelligenze si distinguono fra loro come si distinguono tra specie.

ESSERE DELL’ACCIDENTE: non si da se non in unione alla sostanza, come la bianchezza.


(non è nulla se non c’è una superficie). L’essenza dell’accidente non è autonoma, come non
è l’autonomo accidente. Deve comprendere in sé il riferimento alla sostanza composta di
materia di cui fa per l’accidente, essenza incompleta e relativa.

ENCICLICA AETERNI PATRIS (Papa Leone XIII)→ Nascita del neotomismo. V’è un attacco
alla religione rivelata. Viene pubblicata dal Papa in sintesi di Tommaso, e vengono spiegati il
dato rivelato e la riflessione filosofica.

Tommaso fu canonizzato subito dopo la sua morte. (circa 60 anni dopo)

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