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Giovanni Verga e il verismo

NATURALISMO VERISMO: il naturalismo italiano

● narratore nascosto ★ narratore nascosto


● importanza del romanzo ★ nessun interesse per il romanzo
sperimentale sperimentale
● molta fiducia nel progresso ★ nessuna fiducia nel progresso
derivata dal Positivismo visto come un qualcosa di
● la poesia deve trattare temi distruttivo
legati alla vita reale che si ★ denuncia delle condizioni delle
possono sperimentare in prima classi sociali, soprattutto di
persona quelle più basse come quella dei
contadini
★ gli autori sono soprattutto
siciliani
★ posizioni conservative da parte
degli autori
★ Verga è il principale esponente
del verismo
★ Luigi Capuana è stato il
teorizzatore del verismo
★ Federico De Roberto, nato a
Napoli nel 1861 e trasferitosi a
Catania ancora molto giovane,
scrisse “I Vicerè”, pubblicato nel
1894

Giovanni Verga 1840-1922


-> Verga si concentra sullo spezzare la tecnica narrativa classica
-> ne “I Malavoglia”, infatti, vuole sperimentare una focalizzazione particolare

La focalizzazione corale
-> oltre ai tre tipi di focalizzazione classica:
➢ interna
➢ esterna
➢ zero
Verga inventa un nuovo tipo di focalizzazione: la FOCALIZZAZIONE CORALE
-> il punto di vista da cui viene raccontata la storia è quello di un gruppo di
persone => è come se la storia fosse raccontata in prima persona plurale
-> nel caso de “I Malavoglia”, le persone di un paesino vicino a Catania, chiamato
Aci Trezza, raccontano la storia dei Malavoglia, una famiglia del paesino
-> Verga era dell’idea che il narratore dovesse essere nascosto poiché una famiglia
povera come i Malavoglia doveva essere raccontata da persone altrettanto povere
=> era necessario un lavoro di MIMESI senza precedenti

La mimesi di Verga
-> Verga doveva raccontare i Malavoglia come se lui fosse povero => doveva
cercare di imitare nel modo più genuino possibile i discorsi dei poveri poiché sono
loro che raccontano la storia => TECNICA della REGRESSIONE = l’intellettuale
regredisce per tornare ad una mentalità più semplice per descrivere una classe
sociale più basse
-> Verga si nasconde e lascia che siano i poveri a parlare come veramente fanno
-> questa innovazione tecnica del romanzo lo rende ineguagliabile: questa
atmosfera non verrà mai più riprodotta come anche il lessico e la sintassi
=> “I Malavoglia” è unicum nel suo genere -> Verga utilizza lo stesso genere solo
nelle novelle -> la tecnica della regressione, infatti, è utilizzata solo ne “I Malavoglia”
poiché solo in questo romanzo permette di raggiungere il livello di realismo a cui
Verga auspicava
-> per i romanzi successivi crea altre tecniche che gli permettono di descrivere
altre classi sociali -> ad un certo punto, però, non riuscirà più a trovare la tecnica
giusta, infatti, dei 5 romanzi che dovevano comporre il suo CICLO ROMANZESCO,
intitolato “CICLO dei VINTI”, ne scriverà solo due completi, “I Malavoglia” e
“Mastro Don Gesualdo”, scriverà alcuni pezzi del terzo, “Duchessa di Leyra”, ma gli
altri due non verranno neanche iniziati
-> il ciclo romanzesco era stato ideato per mostrare come le diverse classi sociali
avrebbero reagito al progresso -> ogni romanzo è collegato a quello precedente; per
esempio Mastro Don Gesualdo, arricchitosi, voleva spendere i suoi soldi solo per la
figlia che amava incondizionatamente la quale, sposando un duca, diventerà la
duchessa di Leyra del romanzo successivo

Testi
-> sono 4 i testi importanti per il verismo verghiano:
★ “Vita nei campi” 1880 -> raccolta di novelle in cui Verga inizia a sperimentare
la sua tecnica della regressione
★ “I Malavoglia” 1881
★ “Novelle rusticane” 1883
★ “Mastro don Gesualdo” 1889
★ “La duchessa di Leyra” -> la duchessa si chiama Isabella
★ “L’onorevole Scipioni”
★ “L’uomo di lusso” -> analizza la psicologia di un esteta
-> in ogni libro del ciclo è presente il tema politico legato soprattutto ai problemi
derivati dall’unificazione d’Italia
La famiglia de “I Malavoglia”
-> la famiglia è composta da:
● padron ‘Ntoni, il nonno
● Bastianazzo, il figlio
● Maruzza, detta “la Longa”, la nuora
● ‘Ntoni, Luca, Alessi, Mena e Lia, i nipoti

La vicenda de “I Malavoglia”
Malavoglia è il soprannome dei Toscano, una famiglia di pescatori di Aci Trezza,
pur essendo tutt’altro che una famiglia di mala-voglia. Capofamiglia è il vecchio
padron 'Ntoni. Con lui nella casa del "nespolo" vivono il figlio Bastianazzo con la
moglie Maruzza detta la "Longa" e i loro cinque figli 'Ntoni, Luca, Mena, Alessi e Lia.
Il giovane 'Ntoni parte per il servizio militare e la famiglia perde uno dei maggiori
sostegni. Per questo il vecchio 'Ntoni decide di prendere a credito una partita di
lupini che conta di rivendere al mercato di Riposto. Durante il viaggio per mare la
"Provvidenza", la barca dei Malavoglia, naufraga: il carico si perde, Bastianazzo
muore. Padron 'Ntoni pressato dai debiti è costretto a vendere la casa del
"nespolo".
Una serie di sventure si abbatte sui Malavoglia troncando ogni speranza di riscatto.
Luca, arruolatosi, muore nella battaglia di Lissa, seguito poco dopo da Maruzza
vittima di un'epidemia di colera. L'inquieto 'Ntoni si dà al contrabbando e viene
arrestato per 5 anni. Lia, compromessa per una presunta relazione col brigadiere
don Michele, lascia il paese e diventa una prostituta a Catania. Mena per le
difficoltà familiari non può sposare compare Alfio e triste e sfiorita invecchia
precocemente.
Alla morte del vecchio 'Ntoni, che si spegne solo e disperato in un letto d'ospedale,
il suo posto viene preso da Alessi, che dopo aver sposato la Nunziata, riscatta la
casa del "nespolo" e riprende l'attività del nonno.
Una notte, scontata la pena, torna 'Ntoni, ma solo per dare l'addio definitivo a una
vita che non gli appartiene più. ‘Ntoni ha infatti infranto i valori morali della
famiglia per cui non può più restare

Novella
La roba
-> il protagonista del racconto è Mazzarò, un contadino siciliano che a poco a poco
è divenuto il maggiore proprietario terriero della regione facendo della roba
l’unico interesse della sua vita => tipico esempio di ARRAMPICATORE SOCIALE
-> il racconto può essere suddiviso in tre parti:
❖ la prima è una sorta di antefatto, in cui vengono mostrati tutti i
possedimenti di Mazzarò dal punto di vista di un viandante, che guarda
stupito le proprietà di Mazzarò, e le risposte di un lettighiere, che informa il
viandante delle ricchezze di questo personaggio
❖ la seconda racconta la storia di Mazzarò che, da contadino alle dipendenze
di un barone, si trasforma in grande proprietario terriero soppiantando il
nobile
❖ la terza contiene la conclusione del racconto giocata sul tema della vanità
della roba di fronte alla morte
-> nella prima parte Mazzarò sembra identificarsi con la terra stessa che possiede:
“Pareva che Mazzarò fosse disteso tutto grande per quanto era grande la terra, e
che gli si camminasse sulla pancia” -> uomo e natura si scambiano le parti in una
sorta di PANISMO ANTROPOCENTRICO
-> a Mazzarò non interessavano i soldi, per lui quelli non erano roba
-> <<la roba non è di chi ce l’ha, ma di chi la sa fare>>
-> <<la roba era fatta per lui perché la roba vuole stare con chi sa tenerla e non la
sciupa>>
-> Mazzarò, pur arricchendosi e possedendo tantissime cose, rimase molto
povero: vestiti sgualciti, scarpe rotte, mangia poco -> al contrario di Trimalcione che
una volta arricchitosi voleva mostrare a tutti le sue enormi ricchezze, a Mazzarò
importava solo della sua roba, a cui teneva immensamente più che a chiunque altro
-> Mazzarò era tanto affezionato alla sua roba che, resosi conto che quando morirà
dovrà lasciarla tutta, inizia ad uccidere le anatre e tutti i suoi animali poiché non
voleva abbandonare tutto ciò che si era procurato con tanta fatica => “Roba mia,
vientene con me”

Mastro don Gesualdo

La vicenda
Il romanzo si apre con un incendio che colpisce il palazzo dei Trao.
L’incendio blocca nella camera da letto di Bianca, lei ed il suo amante Ninì Rubiera,
nonché suo cugino. I due vengono scoperti da don Diego, fratello di Bianca: ciò è
motivo di grande vergogna per la famiglia.
Fra i personaggi che accorrono a spegnere l’incendio, spicca Gesualdo Motta; è nel
suo interesse poiché il palazzo confina con la sua abitazione, piena della “roba” che
ha accumulato negli anni.
La scena si sposta a Palazzo Rubiera, dove don Diego si rivolge alla baronessa,
madre di Nini, per ottenere un matrimonio riparatore in modo da evitare lo
scandalo. La proposta viene rifiutata perché don Ninì non può sposare una ragazza
ormai povera.
Per evitare lo scandalo, i nobili del paese (tutti imparentati fra loro) decidono di far
sposare Bianca con Gesualdo, uomo di umili origini ma arricchitosi a tal punto da
essere uno dei più ricchi del paese. Il suo desiderio di entrare a fare parte delle
famiglie più potenti del paese lo rende disposto ad accettare in sposa una donna
decaduta e senza dote.
Gesualdo però aveva avuto 2 figli da Diodata, una povera contadina che scoppia in
lacrime dopo aver saputo del futuro matrimonio di Gesualdo.
Il processo che porta al matrimonio dei 2 viene accelerato quando un ponte
costruito da Gesualdo crolla; Il muratore, per paura che la sua nomea venga
rovinata, accelera quindi le trattative di matrimonio con Bianca, che accetta.
Si celebra così il matrimonio, al quale non partecipano le famiglie degli sposi: i
nobili si sentono superiori per alterigia di casta (grande estimazione di sé), i
familiari di Gesualdo non sono d’accordo che sposi una donna in via decadente.
Le differenze fra i 2 sono evidenti sin da subito, soprattutto nei modi di fare: lei
nobile di nascita e nelle maniere, lui di umile origine e dai modi contadini.
Gesualdo vince poi l’asta delle terre comunali, arricchendosi ancora di più.
Questo momento di trionfo è rovinato poco dopo dalla nascita di Isabella, figlia di
Bianca e Ninì, che Gesualdo cresce comunque come sua figlia. L’amore non
corrisposto della figlia porta Gesualdo a spendere molti soldi per lei.
Gesualdo prende parte, come uno dei protagonisti, alla Rivoluzione Carbonara del
1820-21 (Moti rivoluzionari che miravano a scalzare i nobili e la tirannia austriaca
per rendere il paese una democrazia, inseguendo così valori liberali e patriottici).
Comprende 4 capitoli che parlano di Isabella e dei rapporti con il “padre”.
La giovane si vergogna delle umili origini del padre e fra i 2 vi è un vuoto
incolmabile.
Il loro rapporto si aggrava quando, in occasione del colera del 1837, Isabella torna a
casa dal collegio per stare con la famiglia.
Qui conoscerà Corradino, cugino con il quale intraprende una relazione segreta.
Quando però vengono scoperti, Gesualdo deve risolvere lo scandalo, non potendo
neanche far sposare i 2, in quanto Corrado non possiede nulla.
Dopo altri tentativi di relazione fra i 2, Gesualdo è costretto a trovare velocemente
un marito per Isabella→ stessa condizione della madre.
Questi è il Duca di Leyra, di famiglia molto importante ma in decadenza economica.
Gesualdo dà in dote molte delle sue terre; quando però il Duca scopre che Isabella è
incinta, è costretto a dargli altre terre per tacitarlo.
Qui ha inizio la decadenza economica.
È il 1848 e durante i moti rivoluzionari Bianca è molto malata e muore. Durante gli
scontri, il capo rivoluzione viene ucciso e la colpa ricade su Gesualdo in quanto
ex-amante di Diodata, moglie dell’ucciso. Gesualdo è costretto a fuggire, mentre il
popolo invade i suoi magazzini.
Alla decadenza economica si aggiunge quella fisica: viene colpito da un cancro allo
stomaco.
Isabella invita il padre a stare nel palazzo del Duca, a Palermo, per essere curato dai
migliori medici. Questo invito è però dettato dal timore del Duca che Gesualdo
possa fare un testamento dove tutti i beni vadano a Isabella.
Infine Gesualdo muore a Palermo nel palazzo del Duca, dopo aver tentato invano di
imporre le sue ultime volontà alla figlia, con la quale continua a non aver intesa.
Gesualdo muore solo, fra l’indifferenza dei servitori.

La morte di Gesualdo
-> Gesualdo va a morire nel palazzo del genero, il duca di Leyra, fra l’indifferenza
dei parenti e dei servitori
-> la morte di Gesualdo è raccontata, all’inizio, dal punto di vista di don Leopoldo,
un servitore malevolo e pigro, alla fine degli altri servitori malevoli (focalizzazione
corale)
-> Gesualdo intrattiene un ultimo discorso con la figlia Isabella in cui, tra un pianto
e l’altro, le chiede di proteggere tutta la roba che lui si era guadagnato nella sua vita,
poiché ne era molto affezionato -> Gesualdo chiede alla figlia di lasciare una parte di
eredità agli altri suoi figli che a differenza di Isabella sono legittimi
-> ad un certo punto il padre prende fra le mani le tempie della figlia e i due iniziano
a fissarsi intensamente -> momento di massima tensione => SPANNUNG -> il padre
intuisce il grande segreto di Isabella: come lui ha avuto dei figli illegittimi da
Diodata, così Isabella ha avuto un figlio illegittimo da Corrado
-> passarono altri 3 giorni in cui sembrava che Gesualdo si stesse riprendendo, ma
una notte iniziò a dimenarsi e a borbottare
-> subito il domestico fece finta di niente, girandosi dall’altra parte continuando a
dormire
-> ma ad un certo punto, non potendo sopportare più quel rumore incessante,
decide di andare a controllare e vede il vecchio esalare il suo ultimo respiro
-> ben presto la stanza si riempie di tutti i domestici della casa che vengono a
vedere il vecchio ormai morto
-> iniziarono tutti a parlare delle noie e delle fatiche che gli aveva procurato quel
cristiano
-> ma poi uno andò a chiudere il portone, in segno di lutto e uno a informare la
cameriera che poi avrebbe informato la duchessa di Leyra
-> si percepisce immediatamente l’estraneità del palazzo al dramma di Gesualdo
-> la sintassi, in confronto ai Malavoglia, è corretta => la tecnica utilizzata per
scrivere è ben diversa, ma non nei discorsi di Mastro don Gesualdo poiché è di
bassa condizione come i Malavoglia -> pur arricchitosi non può cambiare
culturalmente
-> il messaggio conclusivo del testo riguarda il fatto che nella roba non c’è la
salvezza => è inutile e insensata la corsa per il denaro e per la roba, è inutile
volersi arricchire, tanto questo non ci salverà da niente -> infatti pur ottenendo
enormi ricchezze, Gesualdo non cambiò mai, nacque povero e morì povero

Vita dei campi

Fantasticheria
->Questo racconto serve come introduzione ai Malavoglia
-> all'ottica della grande dama, che visita da turista la Marina catanese, si
contrappone quella dei poveri abitanti di Trezza
-> per la dama sarebbe impensabile vivere tutta una vita in quello sperduto
paesino siciliano
->Non riesce a capire, Dunque, come gli abitanti di quel paesino si ostinino con
tanta tenacia a restarvi attaccati
-> Eppure si tratta di un modo di vivere di tutto rispetto
-> e Non ci si può permettere di giudicarlo così come pretende la dama,
osservandolo dalla distanza di un cannocchiale
-> bisogna piuttosto cambiare strumento di osservazione, prendere un
microscopio e cercare di studiare le cause profonde di un tale ostinato
attaccamento alla terra e alla famiglia
-> I Malavoglia saranno proprio lo studio al microscopio delle vicende e dei
protagonisti
-> l'autore dichiara che solo assumendo il punto di vista di questi ultimi sarà
possibile capirne la vita => focalizzazione corale
->Contrasto tra la dama e gli abitanti di Trezza:
● la dama rappresenta il progresso e gli arrampicatori sociali
● Gli abitanti, invece, rappresentano coloro che sono stati travolti dalla
fiumana del progresso

I Malavoglia

La prefazione ai Malavoglia
-> la prefazione può essere suddivisa in tre paragrafi:
★ nel primo viene annunciato il tema centrale dei Malavoglia: il racconto “I
Malavoglia” è lo studio sincero e spassionato del come sono nate e si sono
sviluppate le prime irrequietudini per il benessere e degli effetti di queste
irrequietudini su una famiglia che fino a questo momento aveva vissuto
relativamente felice, ma che ora si accorge di non stare bene o di poter
stare meglio
★ nel secondo sono descritti gli altri romanzi del ciclo, ispirati dalla “fiumana
del progresso”: la ricerca del meglio, del benessere, è una ricerca che
riguarda tutte le classi sociali: partendo dalla più bassa, i Malavoglia
desiderano ancora i beni materiali, ma una volta ottenuti quelli la ricerca
diventerà avidità di ricchezza, arrivando a “Mastro Don Gesualdo”. Ottenuta
la ricchezza la ricerca si concentrerà sulla vanità aristocratica nella
“Duchessa de Leyra”, e ambizione nell’”Onorevole Scipioni”, per arrivare
all’”Uomo di Lusso”, il quale riunisce tutte queste bramosie
★ nel terzo sono evidenziati i rischi e i pericoli del progresso, spinto avanti
dall’avidità e dall’egoismo individuale: il cammino fatale per raggiungere il
progresso è grandioso nel suo risultato, visto nell’insieme, da lontano. Ma
visto da vicino, il progresso è spinto dall’avidità, dall’egoismo, da tutte le
passioni, da tutti i vizi, da tutte le debolezze, da tutte le contraddizioni: “Il
risultato umanitario copre quanto c’è di meschino negli interessi particolari
che lo producono, li giustifica quasi come mezzi necessari a stimolare
l’attività dell’individuo cooperante inconscio a beneficio di tutti”.
L’importante è raggiungere il progresso, non il come lo si raggiunge. Il
progresso distrugge non solo i poveri, ma anche i ricchi e nobili. Nonostante
questo, Verga, afferma di volersi occupare dei vinti => di coloro che non
hanno saputo adattarsi al progresso => che ne sono stati travolti
-> il progresso è fondato sulla lotta per la vita caratteristica del “darwinismo
sociale”, e quindi della selezione naturale che tiene in vita solo i più adatti a quella
condizione sociale
-> Verga vuole mettersi fin dal principio in mezzo ai suoi personaggi e con lui
anche il lettore, come se questi li avesse conosciuti da sempre e da sempre fosse
vissuto nel loro stesso ambiente -> infatti da per scontate molte cose che noi non
siamo in grado di capire
-> il lettore non ha il diritto di giudicare, può solo stare a guardare

L’inizio dei Malavoglia


-> è evidente il lavoro di mimesi di Verga: uso di numerosi nomignoli popolari, uso
di similitudini popolari
-> Malavoglia è un nomignolo che gli abitanti di Aci Trezza avevano dato alla
famiglia di padron ‘Ntoni
-> dare nomignoli è una cosa molto popolare e già da questo si capisce il punto di
vista degli abitanti del paese nei confronti della famiglia
-> la maggior parte delle volte il nomignolo dato esprime esattamente il contrario
di ciò che realmente la famiglia rappresenta; in questo senso i Malavoglia erano
tutt’altro che di mala-voglia
-> la mentalità di padron ‘Ntoni era una mentalità ancora molto conservatrice,
infatti credeva ancora molto nella gerarchia familiare:
➔ prima veniva lui, padron ‘Ntoni, il dito più grosso
➔ poi suo figlio Bastiano, detto Bastianazzo
➔ poi la Longa, una piccina che badava a tessere
➔ poi i nipoti in ordine di anzianità: ‘Ntoni, di vent’anni, Luca, Filomena
soprannominata Sant’Agata, Alessi (Alessio) e Lia (Rosalia)
Mena e le stelle che ammiccavano più forte
-> la “Provvidenza” è partita con il suo carico di lupini e già si prepara la burrasca
che la farà naufragare
-> in questo brano viene descritto il dialogo tra Mena e Alfio e alla fine la riflessione
della ragazza
-> nel mondo popolare di Aci Trezza era proibito rivelare apertamente i propri
sentimenti all’altro => se compaiono temi come la felicità, la famiglia, il
matrimonio, la richiesta affettiva, non si parla mai di amore
-> Alfio dalla finestra e Mena dal ballatoio, iniziano a conversare, ma quando la
conversazione si fa troppo compromettente virando verso l’amore tra i due, Mena
la tronca
-> il brano si conclude con un MONOLOGO INTERIORE di Mena: in questo
momento, Verga, entra nella mente di uno dei personaggi, Mena

VERGA MANZONI

non influisce in nessun modo nel nel riportare il monologo interiore di


monologo interiore di Mena Lucia influisce sulla forma
=> utilizza un linguaggio troppo
utilizza un linguaggio che avrebbe sofisticato per essere il linguaggio
utilizzato anche lei utilizzato da una donna di paese con
una scarsa conoscenza culturale

La rivoluzione per la tassa sulla pece


-> il brano riporta la scena della rivoluzione che facevano le donne contro la nuova
tassa sulla pece: catrame indispensabile per la costruzione delle navi poiché
impermeabile
-> le donne scendono in piazza e protestano, capitanate dalla Zuppidda, moglie del
calafato, cioè colui che ripara le barche e quindi diretto interessato
-> tutte le tasse imposte dopo l’unificazione d’Italia servivano per appianare i
debiti dei paesi che si erano uniti all’Italia
-> questo episodio è un esempio di racconto POLIFONICO => a più voci
-> la molteplicità dei punti di vista, però, è relativizzata dalla posizione del
narratore, che dà al racconto un tono comico-grottesco con espressioni popolari
e buffe -> il narratore, infatti, inserisce in questo brano molte caricature
=> indirettamente esprime un giudizio -> in un certo senso ridicolizza gli abitanti
di Aci Trezza con le loro stesse parole

Alfio e Mena: un amore mai confessato


-> l’amore tra Alfio e Mena è come un filo conduttore che accompagna tutto il
romanzo
-> l’amore di Alfio e Mena non può manifestarsi poiché le regole di Aci Trezza
impongono che una ragazza debba obbedire solo alla volontà della famiglia
-> neanche padron ‘Ntoni si è preoccupato un minimo dei sentimenti di Mena, il
suo unico pensiero è quello di assicurare alla ragazza la sicurezza economica
-> l’amore dei due viene riflesso nel paesaggio malinconico poiché il loro è un amore
che non può realizzarsi
=> PAESAGGIO STATO-D’ANIMO -> inverno, foglie che cadono dagli alberi
-> paesaggio triste come la storia tra Alfio e Mena
-> i due amanti non hanno parole per esprimere il loro amore, infatti ci pensa il
paesaggio intorno a loro

L’addio di ‘Ntoni
-> fine de “I Malavoglia”
-> ‘Ntoni era appena tornato a casa dopo 5 anni di carcere per la notte, ma sarebbe
poi ripartito all’alba
-> ora che ha violato le leggi morali della famiglia non può più restare
-> privo della solidarietà della famiglia, ora è davvero solo ed escluso dalla società
-> persino un cane gli abbaia per sottolineare questa sua esclusione
-> tutti gli abitanti di Aci Trezza hanno la possibilità di “cominciare la loro
giornata” un’altra volta, come ogni giorno, ma ‘Ntoni no poiché ormai non fa più
parte degli abitanti di quel paesino
-> testo con alta intensità di simboli:
★ cane -> simbolo di esclusione
★ mare -> non ha casa, come ‘Ntoni => è amico di tutti quelli che lo ascoltano,
esclusi e non
★ paese nero -> simbolo di tristezza e solitudine
★ paese che si rischiara alle luci dell’alba -> simbolo di rinascita impossibile
per ‘Ntoni => si trasforma in un simbolo di solitudine

I Vicerè
-> se togliamo “I Malavoglia” di Giovanni Verga, questo è il capolavoro della
letteratura verista:
● i temi sono veristi
● la tecnica di scrittura è classica
-> il romanzo racconta di una famiglia nobile del sud che rischia di essere
intaccata nei suoi interessi dall’unificazione d’Italia
=> FENOMENO del TRASFORMISMO = darwinismo sociale => bisogna sapersi
adattare al progresso se no si viene travolti da esso -> questa famiglia passa da una
condizione realista ( => una condizione nobile, da re) a una democratica -> gli Uzeda
cercano di mantenere gli stessi privilegi che avevano quando l’Italia era sotto il re
-> messaggio importante del romanzo: anche se, superficialmente, cambia il
governo, in fondo non cambia mai
“No, la nostra razza non è degenerata: è sempre la stessa”
-> ultimo capitolo del romanzo “I Vicerè”
-> descrizione del dialogo tra Consalvo Uzeda e la zia Ferdinanda
-> la zia Ferdinanda definisce la famiglia degli Uzeda come una “razza degenere”,
che ha perso la sua importanza e i suoi privilegi a causa dell’avvento della
democrazia
-> Consalvo, però, ribatte dicendo che:
➔ la sua famiglia occuperà sempre i vertici della società, infatti quando
c’erano i Viceré gli Uzeda erano Viceré, mentre ora che c’è la Democrazia
siedono in Parlamento (lo zio, infatti, era stato eletto deputato per la prima
volta nel 1861) -> “Il prestigio della nobiltà non è e non può essere spento”
➔ il potere degli Uzeda prima veniva dal re ora, invece, viene dal popolo -> alla
fine non è molto diverso
➔ “il mutamento è più apparente che reale” => anche se ora l’Italia è uno
stato democratico, in fondo il potere sarà sempre nelle mani dei più ricchi
e nobili, come accadeva anche prima sotto il re -> alla fine anche i Vicerè
dovevano propiziare la folla quindi se ora il loro potere gli veniva dato dal
popolo non è molto diverso da prima
-> la storia non è altro che una monotona ripetizione -> gli uomini sono stati, sono e
saranno sempre gli stessi -> frase alla Macchiavelli e alla Schopenhauer
=> l’evoluzione storica è solo apparente, ma non è reale
-> Consalvo afferma che solo chi è in grado di rinnovarsi adeguando la propria
apparenza al mutare delle circostanze e fingendo di credere a nuovi ideali, può
mantenere intatto il proprio status sociale qualunque sia lo stato politico
-> il dovere dei nobili, anche se la monarchia è caduta, è quello di non lasciarsi
spezzare dalla forza superiore del progresso, ma di servirsi delle leggi e sfruttare
la situazione economico-politica a discapito di ogni ideale
-> nella conclusione del brano, De Roberto, fa un discorso sul sangue: come riteneva
anche Zola, nel sangue c'è la possibilità di trasmettere alcune caratteristiche ma
anche alcuni difetti
-> "No, la nostra razza non è degenerata: è sempre la stessa." -> con questa
affermazione si conclude il brano -> anche se tutto cambia, la topologia umana
non cambia mai => la classe dirigente è sempre la stessa, qualunque sia lo stato
politico del momento
-> E’ CHIARO COME DE ROBERTO NON CREDA NEL PROGRESSO STORICO E
SOCIALE, VISTO COME UN QUALCOSA DI NEGATIVO

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