Sei sulla pagina 1di 9

15-12-2021

Contrapposizione tra letteratura e arti visive.


Ci muoviamo in un orizzonte di ibridazione, potete capire che tendiamo a contare su un tipo di
rapporto dialogico, una possibilità di dialogo tra lett e altre arti ma abbiamo fatto l’esempio della
fonte di lessing? Quello è un esempio interessante di volontaria separazione per uno scopo
preciso da parte dell’autore perché lì lo scopo era in qualche modo sottolineare non
necessariamente la superiorità della poesia ma quello che la poesia può fare o avrebbe potuto fare
secondo secondo la Lessing quello che la pittura non può. Possiamo intuire che sia Questa una
posizione rivendicativa, cioè un punto di vista in cui si cerca di “promuovere” l’arte considerata
meno stabilita, meno consolidata da un punto di vista storico. La fonte di Lessing è del 1766.
Questa è un epoca fine 700 primo 800 in Europa di grande riflessione sulle arti generale, grande
riflessione anche estetica, pensiamo ai filosofi dell’epoca, Kant e Hegel, che lavorano anche
sull’estetica e si chiedono cos’è che fonda il giudizio sul bello. A fine 700 poi il fondatore del
pensiero filosofico moderno, Kant, scrive anche “la critica del giudizio” e ha lasciato un impronta
fortissima sul pensiero estetico successivo, poi lavora sulla filosofia idealista e lavora anche
sull’estetica ovvero una disciplina che si occupa del bello cercando di trovare fondamenti alla
percezione del bello e all’espressione del giudizio sul bello.
Estetica si occupa del bello cercando di trovare fondamenti all’espressione del giudizio sul bello.

Siamo in un’epoca 700 800, che riflette sulle arti e sul bello, che poi con la fortuna del
romanticismo sia letterario sia su riflessioni poetiche e romantiche in realtà è un po 'il contrario di
quello che fa Lessing. Lessing cerca in qualche modo di dire che la poesia come arte Arte fa
questo la pittura fa questo e lo fa anche meglio, invece il romanticismo mira spesso a discutere
dell’arte in generale, aldilà delle differenze tra le arti, aldilà divisioni di generi; forse un discorso
come quello del laocoonte va inserito in questa ottica, cioè periodo di grande riflessione sul potere
delle arti e per chi ha una visione meno olistica e più settoriale anche una riflessione sui poteri o
privilegi di ogni arte; un discorso su quello che un’arte, se può, può fare meglio di altre.

Si può dire che un’arte fa meglio delle cose rispetto ad altre o che alcuni strumenti sono il privilegio
di un’arte? Quali sono gli strumenti che la letteratura o un genere letterario come la poesia ha
propri e con i quali può esprimere cose che la pittura non può fare.
Giacomo: un'esperienza che si fa su una purezza della persona, l’arte si inserisce sempre nel tuo
contesto. Ascoltando l’inno nazionale del Giappone, il testo e in particolare la melodia evocano
l’immagine del Giappone, sembra che la melodia ti faccia vedere quel sole nascente. Secondo me
quando si entra in un discorso artistico si può dire che è la musica a toccare le emozioni in modi
particolari e ci riesce con strumenti non accessibili a un altre arte ma è anche vero che in realtà
quando si inserisce il contesto di una persona che usufruisce dell’arte, non è solo più quello che
sulla carta dovrebbe essere ma è già qualcos’altro che è fuori dal suo settore, la musica ad
esempio evoca anche delle immagini. Secondo me è difficile dire che solo un’arte può fare quella
cosa lì

Una cosa è parlare delle possibilità e una è parlare degli strumenti, si può dire che magari tutte le
arti hanno le stesse possibilità però gli strumenti sono diversi.

Non lo puoi sapere finché non si esauriscono tutte le possibilità che l’arte dovrebbe avere, non
puoi sapere quali sono i confini alla fine. Probabilmente questa ricerca la faremo fino alla fine della
nostra civiltà.

Una cosa interessante potrebbe essere prendere degli esempi. L’opinione della prof va più nel
misto che nel separatista ma ora riflettiamo su un caso specifico perché anche le posizioni
separatiste sono interessanti perché a volte sono meno separatiste di come sembra. Non solo ci
sono poetiche meno separatiste ma è anche poi di fatto “contraddetta nei fatti” (-manuale).
L’esempio più semplice è Ricordare come tanti temi e motivi, anche argomenti, si riprendono in
diverse arti e ne facciamo alcuni esempi: due esempi molto semplici tra cui la storia di Danae
La storia di Danae, che si trova anche nelle metamorfosi di Ovidio, è l’oggetto di un sacco di dipinti

e al museo di Capodimonte ne troviamo uno di Tiziano. Lei è una figura mitologica ma la versione
più nota e più letteraria si ritrova nelle metamorfosi. È un esempio un sogg mitologico letterario che
ritroviamo in una marea di quadri, che all’epoca di Tiziano (pittura rinascimentale) era molto in
voga. Poi esempio di ripresa pittorica di un personaggio letterario è la Nana di Manet personaggio
dell’omonimo romanzo di Emile Zola, romanziere del secondo 800 francese, aultre di una ventina
di romanzi del ciclo dei rougon macar, tre generazioni di una famiglia. Il romanzo Nana di Zola,
Nana e un personaggio femminile figlia di una famiglia proletaria protagonista di un altro romanzo
precedente che poi fa “cadere nel bel mondo” ma è un personaggio a metà tra prostituta d'alto
borgo e personaggio da spettacolo, e Manet, uno dei pittori impressionisti più famosi, ne fa un
quadro. Ce ne sarebbero tanti altri di esempi possibili e questi sono esempi di ibridazione, nel
senso che un personaggio non è mai confinato a un’arte sola.
Ci sono tanti esempi di prodotti inter artes, oggetti. Fino stiamo parlando del rapporto tra letteratura
e arti figurative perché il libro lo cita per primo ed è quello più studiato. Ci sono altri prodotti, non
solo personaggi e motivi che viaggiano da una parte all’altra ma prodotti che sono proprio ibridi.
L'esempio più autoevidente potrebbe essere un codice, un medium, possiamo anche chiamarla
arte, che ibrida per statuto è il fumetto, quello è fatto di parole e immagini ma ci sono anche a,fi
prodotti misti, lo stesso cinema è un’arte ibrida di suo come il teatro, pensiamo a un’arte tuttora
minoritaria nella sua fruizione ma totale come l’opera, in cui abbiamo il livello letterario
(concretizzata nei libretti spesso scritti da personaggi celebri), abbiamo la musica.. ma anche nei
prodotti più piccoli ci sono li ri che mettono insieme sulla pagina parole e altro, uno di questi per
esempio sta nella nostra lista di libri, anzi ce ne sono due, sono romanzi forse, però hanno un
sacco di fotografie dentro. Istanbul di Pan..? E austerlitz di seba? Quando leggiamo un testo
letterario non ci aspettiamo di trovare delle immagini dentro ma ci sono dei testi a maggioranza
letterarie che includono immagini.
Fanno parte di questa categoria quello che negli ultimi decenni è entrato in voga, il foto testo,
questi sono prodotti ibridi, un amalgama di fotografia e testo.
Pensiamo a un libro illustrato, o pensiamo al lavoro di William Blake, che abbinava le acqueforti
alla poesia. Questi sono esempi di prodotto finito che combina due arti. Poi ci sono, se vogliamo
rimanere più nel letterario, testi letterari che sono influenzati da? percepiscono lo stimolo di? (Sono
vere domande) altre arti.
Esempio di un piccolo brano di Henry James in cui abbiamo la presenza del disegno, dell’arte
figurativa, nel testo, non solo perché è un tema. Questa è l’ipotesi, ci può essere un testo che
scrive come se stesse dipingendo? In base a quello che stiamo dicendo forse sì The Princess
Casamassima di James.

Passo di uno dei primi capitoli del libro, romanzo del 1886. È decontestualizzato ma leggiamolo lo
lo stesso:

(She non è la principessa)


Lei aveva una furiosa immaginazione, e l’atto della riflessione, nella sua mente, era sempre un
panorama di figure e scene. Lei aveva avuto il suo quadro del futuro dipinto in sfumature piuttosto
rosate, appeso prima di lei ormai per molti anni; ma le sembrava che la mano pesante di Mrs
Bowerbank avesse all’improvviso bucato con un pugno la tela.
Sicuramente l’arte e la pittura sono una presenza in questo libro ma in questo passo c’è una
presenza di arti figurative, disegno e pittura anche a livello di stile, Perché c’è un uso figurato nel
linguaggio utilizzando metafore e similitudini di natura pittorica. La sua immaginazione è un quadro
già pronto in cui poi viene fuori una componente materiale in senso stesso, la tela stessa che poi
viene rotta da un pugno e ciò suggerisce che il personaggio aveva una sua aspettativa del futuro
che poi è stata distrutta. Però l’uso figurato del linguaggio sottolinea la presenza di questa arte,
dell’arte pittorica, non solo a livello tematico ma di stile.
L’ultima parte è costruita come una similitudine, quella al centro è una parte mediana e la prima
sono costruite come metafore.
Genericamente non solo in the princess ma in diverse opere di James c’è una presenza delle arti
figurative e anche della pittura come arte figurativa. Un titolo di un suo famoso romanzo è “the
portrait of a lady”. Ci sono diversi studi che hanno studiato la qualità Pittorica della prosa di James.
Caso interessante non è solo il suo rapporto con la pittura ma anche il suo rapporto con la
fotografia.

James nasce nel 1843 e muore nel 1916. Lui Scrive dagli anni 60 dell’Ottocento fino a che non
muore e nel periodo tra il 1907-1909 è uno scrittore abbastanza affermato nei circoli e intraprende
in collaborazione con un editore una riedizione delle opere che aveva pubblicato fino a quel
momento, revisiona senza cambiare più di tanto i suoi racconti e romanzi e questo editore li
Ripubblica in una sorta di edizione di lusso e in diverse uscite tra il 1907 e il 1909 e questa
edizione di lusso è nota come “New York Edition” e la menzioniamo perché è famosa non solo
perché lui ripubblica i suoi romanzi precedenti ma anche perché nel caso dei romanzi scrive delle
prefazioni che sono state molto apprezzate dalla critica, perché le scrive anche a distanza di
decenni che aveva in mente quando aveva scritto tale romanzo e ne spiega i meccanismi e poi la
cosa che ci interessa di più è che si fa convincere a pubblicare queste nuove edizioni
accompagnate da delle fotografie, che è una cosa interessante perché la critica ha portato avanti
nell’ultimo ventennio l’idea che il rapporto che James aveva con la fotografia fosse un rapporto
difficile.
Le fotografie erano state realizzate da un giovane fotografo che si chiamava Alvin Langdon Coburn

e vengono usate nella NY Edition sul frontespizio di ognuno dei volumi ripubblicati.
“The curiosity shop” 1907.
Questa è una delle versioni di queste foto che sono esposte in un museo. Questa è una delle foto
scelte da James per uno dei frontespizi della riedizione dei suoi romanzi, in particolare quella che
si trova nel primo volume (perché lo ripubblica in due volumi) de “La coppa d’oro”, pubblicato per la
prima volta nel 1904 e poi ripubblicato 4 anni dopo nella NY Edition. C’è una foto per ogni
frontespizio.
Leggiamo la parte della prefazione di The Golden Bowl in cui James parla di queste foto.
James, soprattutto in età avanzata, scriveva in maniera abbastanza contorta, però il senso è
abbastanza chiaro.
Innanzitutto lui dice che sono state ridotte le illustrazioni per stamparle, ma comunque sono cose
belle.
Il fatto di averle accettate gli impone il problema dell’accettabilità (o meno) di illustrazioni in un
testo.
Tutti siamo un po’ cresciuti con l’idea che i libri illustrati non sono per persone adulte.
Noi abbiamo una visione del libro fondata sulla parola scritta che sta sulla pagina anche quando
magari vale la pena esplorare altri annessi e connessi.
Siamo in un’epoca (con James) in cui la narrativa (anche quella per adulti) può essere
accompagnata da illustrazioni.
Ad esempio possiamo pensare ad un’edizione illustrata dei romanzi vittoriani.
James sembra deplorare questa direzione, secondo lui non bisogna cadere nella trappola di fare
cose da libro illustrato, però dice questo perché un eccesso di illustrazione pone il problema
all’autore di qualsiasi testo che voglia essere illustrativo. L’essenza di qualsiasi opera
rappresentativa che sono esattamente quelle che ha scritto lui, è un brulicare di immagini e quindi
James dice che è preoccupato se qualcuno vuole fare un quadro del suo quadro.
Ad esempio, nella frase ‘avrei visto di malocchio la proposta di innestare o far crescere in qualsiasi
punto un quadro fatto da altri del mio stesso quadro’
Più avanti dice ‘non mi piace l’idea che qualcuno possa fare illustrazioni di quello che lui ha già
preso in forma scritta’ infatti lui loda il valore di Coburn, dicendo che le sue foto sono belle e
accompagnano senza voler imitare quello che fa James.

James all’inizio dice che gli fa piacere che il seme della sua scrittura abbia fatto germogliare
queste cose, però quelle cose sono in un altro giardino, non nel suo del romanzo.
Non ha un problema all’idea che magari si possa fare una bella foto a partire dal suo romanzo, ma
non deve essere una foto con la pretesa di riprodurre un pezzo del romanzo, deve avere una sua
indipendenza.
Le immagini di Coburn sono molto allusive. Prendiamo in considerazione l’immagine che per loro
doveva suggerire un negozio, perché in The Golden Bowl c’è il negozio che ha una funzione
importante nel romanzo, sarebbe quindi il curiosity shop.
Ci sono due dei quattro personaggi principali che alla fine del primo libro (è diviso in cinque libri)
devono fare un regalo per un'occasione e vagano per delle strade un po' secondarie di Londra e si
ritrovano davanti a questa vetrina di questo negozio.
In questo negozio trovano e considerano di comprare una coppa d'oro, che però gli viene detto
che ha un difetto, ma questo difetto non si vede. Questa coppa d’oro ha una funzione chiave non
solo a livello di trama ma anche di significato generale dell’opera e dà titolo al romanzo.
La foto di questo curiosity shop non deve essere preso come il curiosity shop di The Golden Bowl,
è un analogo, un'allusione, un’impressione in un altro linguaggio.
Un’altra cosa cruciale però è che James dice che non c’è bisogno di un'illustrazione violenta che
voglia prendersi le prerogative di quello che lui ha già fatto perchè la sua scrittura è già fatta di
immagini.
Non vuole un quadro fatto da altri del suo stesso quadro.
James privilegia il paradigma dell'immagine come quello che regola la sua scrittura. Noi nel
linguaggio parlato anche diciamo ‘il romanzo ti fa vedere..’ però questo è un problema conoscitivo,
o artistico, questa è una scrittura che secondo l’autore è fatta di immagini vive ed è per questo che
è come se stesse dicendo che bisogna lasciarle fare il suo lavoro.
Questa è una rivendicazione fatta attraverso il linguaggio stesso delle immagini.
Il fatto invece di fare diversamente, per esempio di mettere troppe illustrazioni in un libro, lui dice
sarebbe stato come servire carne e pesce allo stesso tempo.
James ribadisce ulteriormente un indirizzo di stile di scrittura. La scrittura letteraria è già una cosa
ibrida, perché è qualcosa che funziona come viene immaginata e anche attraverso le immagini.
Può essere più pittorica addirittura della pittura stessa.

James, in queste frasi, si riferisce all’ immagine mentale di chi visualizza, però intende anche dire
che una cosa che non usa degli strumenti visivi in senso stretto ha senso invece in un ambito
visuale.
Siamo in un’epoca in cui la pittura ha uno statuto artistico più consolidato sia della narrativa che
della fotografia.
James non vuole una fotografia in ogni pagina del suo romanzo, ne vuole una ma non troppo
inclusiva. Mettendo dei paletti sottolinea la qualità ibrida della sua stessa arte.
In un caso come questo, se una persona dovesse prendere ‘The Golden Bowl’, la New York
Edition con la foto di Coburn sul frontespizio verrebbe abbastanza naturale dire che non si può dire
che la scrittura e la foto sono alla pari.
Nel fototesto questo accade, perché sono proprio dei libri che mettono alla pari parole e immagini
C’è stata una crescita dei fototesti a partire dagli anni ‘50 del 900.
Questa è un’ immagine di una pagina di un fototesto degli anni ‘60, recuperata da un saggio che
riproduce questa pagina stessa.
Questa è una pubblicazione accademica online in cui in questo saggio viene riprodotta questa
pagina che è di un photobook nato dalla collaborazione tra l’autore del testo e la famosissima
fotografa Dorothea Lange. Il saggio si chiama ‘Photobooks’ quindi libri con le foto. La parte
testuale in realtà non è formata da didascalie, in italiano le chiamiamo fototesti. Nel fototesto
parole e immagini si completano, e le parole non hanno una funzione didascalica né le immagini
una funzione illustrativa. Questo è un fototesto che si intitola ‘Morte di una vallata’ ed è
sull’abbandono di una zona in California per ragioni ambientali. Siamo negli anni ‘60 ed è presente
la foto del paesaggio e poi questa parte testuale, che è una didascalia del saggio.
Il linguaggio viene definito letterario. Le famiglie non solo spariscono ma si sciolgono. C’è una
compresenza di definizioni di diversi sensi: “suoni di legno, odore di catrame” non è una didascalia,
c’è la foto e questo brevissimo testo, estremamente denso dal punto di vista stilistico. Quali dei
due prevale, immagine o testo? Non prevale nessuno dei due.

Potrebbero piacerti anche