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teatro, Brockett
Storia del Teatro e dello Spettacolo
Alma Mater Studiorum – Università di Bologna (UNIBO)
81 pag.
Le forme teatrali e drammatiche hanno diverse nature come quelle politiche, militari, sportive, religiose e
rituali. Il teatro viene spesso utilizzato come un’istituzione specializzata che ha un’origine e segue delle tappe
fino a raggiungere il suo sviluppo e il massimo del suo splendore. Le testimonianze sull’origine del teatro sono
poche e quelle che abbiamo si basano solo su teorie e supposizioni degli storici. L’ipotesi più diffusa è quella
della genesi del rito nata alla fine dell’800 da diverse teorie antropologiche che si dividono in tre fasi.
Abbiamo la prima fase di James Frazer che credeva che il teatro fosse nato dal rito e dai racconti mitici, che
erano la spiegazione delle messe in scena dei riti dove gli uomini, come gli attori, personificavano spesso le
forze soprannaturali. Questa teoria nacque a causa della teoria di Darwin riguardo al processo evolutivo della
specie e dell’uomo. La seconda fase di Bronislaw Malinowski diede vita ai funzionalisti, i quali credevano che il
teatro fosse nato insieme ad altre istituzioni culturali attraverso diversi processi delle società. Infine, c’è la
terza fase che vede protagonista lo strutturalismo, una scuola di pensiero, formata da Lévi-Strauss, il quale
credeva che il mito primitivo desse le basi per classificare e organizzare la realtà. Possiamo dire quindi che il
rito e il mito sono elementi essenziali per la nascita del teatro poiché esso nasce proprio dal rito primitivo. Il
rito è una forma di conoscenza sulla condizione umana e sui rapporti con il mondo, svolge una funzione
didattica ed è un mezzo per trasmettere le tradizioni e le conoscenze, influenza e domina gli effetti esterni
come nelle celebrazioni rituali per assicurarsi il ritorno della primavera, celebra vittorie, entità soprannaturali
ed infine diverte e procura piacere. La relazione tra rito e teatro sta negli elementi utilizzati: la danza, la
musica, le maschere e i costumi, gli attori specializzati in gruppi organizzati e un’area riservata all’azione che
spesso era uno spazio circolare circondato dal pubblico. La differenza tra rito e teatro invece sta nella nostra
percezione e nel riconoscere la funzione che essi possono assumere anche se la loro funzione comune è quella
sociale in quanto devono dare spazio ai bisogni dell’uomo.
Altre teorie affermano che il teatro è nato da racconti orali, dalla danza o dalle imitazioni degli animali in
quanto gli uomini sono creature imitative, come sosteneva il filosofo greco Aristotele. Il teatro inoltre appare
un mezzo per scappare dalla realtà grazie alla fantasia degli uomini che permette questa fuga. Una cosa che
notiamo subito è la differenza tra il pensiero occidentale e il pensiero orientale studiata da Joseph Campbell. Il
pensiero occidentale si basa sul rapporto degli uomini con le divinità in una sfera religiosa e sulla capacità
dell’uomo di controllare il proprio destino in una sfera umanistica che esalta il progresso. Il pensiero orientale
invece è l’opposto in quanto l’uomo non può cambiare l’esistenza ma può solo farne parte in quanto gli uomini
orientali non credevano nello sviluppo e inoltre non c’è rapporto tra uomo e divinità.
Le prime testimonianze dei graffiti parietali risalgono alle caverne della Francia, Spagna e Africa mentre i primi
riti di fertilità risalgono alla Mesopotamia e all’Egitto, i quali possedevano già un governo ben organizzato. I riti
egiziani prendevano spunto dai miti come i Testi delle Piramidi che sono la testimonianza del fatto che i riti
venivano celebrati dai sacerdoti per dare onore ai faraoni morti. Un altro rito rappresentato ogni anno era
quello chiamato Dramma Memfitico che veniva celebrato nel primo giorno di primavera ma quello più
importante era il Dramma Sacro di Osiride che trattava della morte e della resurrezione del dio Osiride e
dell’incoronazione del figlio Horus. Alcuni storici credono che i riti egiziani abbiano influenzato le cerimonie
greche grazie alla testimonianza di Erodoto che aveva visitato l’Egitto e credeva che Dioniso, dio del teatro e
dal quale era nato il dramma greco, fosse una versione di Osiride. Tuttavia, queste sono solo supposizioni
poiché i greci svilupparono il teatro come una vera e propria forma di spettacolarità che poi divenne l’origine
delle tradizioni teatrali e drammaturgiche di tutta l’Europa.
Le origini del teatro sono racchiuse nella Poetica di Aristotele in cui si afferma che la tragedia (canto del capro)
fosse nata dal ditirambo e la commedia (canto della gioia dionisiaca o del villaggio) dai canti fallici. Il ditirambo
era un inno per Dioniso trasformato poi in una composizione letteraria da Arione, un dorico. Tuttavia, esso si è
sviluppato e trasformato nella tragedia molto probabilmente grazie a Tespi, il quale aveva aggiunto un prologo
e delle battute ad un argomento quasi del tutto mitologico ma il coro, d’altra parte, rimase invariato mentre fu
aggiunto un attore, e di conseguenza con Eschilo avremo l’introduzione del secondo attore. La nascita della
tragedia è stata associata al culto di Dioniso dal Medio Oriente in Grecia nel tredicesimo secolo a.C. Dioniso
era figlio di Zeus e di Semele, fu allevato dai satiri ed è diventato dio della fertilità e del vino. In suo onore
venivano celebrate quattro feste: Le Piccole Dionisiache, le Lenee, le Antesterie e le Grandi Dionisiache, le
quali erano le più importanti perché vedevano protagoniste le gare tra i poeti tragici.
I drammaturghi più importanti del quinto secolo a.C. furono: Eschilo, Sofocle ed Euripide di cui le tragedie
hanno le medesime caratteristiche strutturali. Agatone introdusse delle storie inventate nelle tragedie, Eschilo
il secondo attore, dimensione eroica dei protagonisti utilizzando a volte due cori o elementi simbolici, Sofocle il
terzo attore, l’aumento del coro da tredici a quindici ma con meno importanza e dandone di più ai caratteri
fisici e psicologici dei personaggi e infine Euripide utilizzò miti minori e miti famosi. Nelle Grandi Dionisiache
furono introdotte anche dei drammi satireschi, dei quali sono sopravvissuti il Ciclope di Euripide e un
frammento dei Seguci di Sofocle. Il dramma satiresco prende il nome dal suo coro, composto dai satiri (metà
umani e metà caprini), ossia compagni di Dioniso e dal corifeo Sileno, il padre dei satiri. La struttura era simile
a quella tragica ma, diversamente, essa ridicolizzava le divinità e gli eroi.
La commedia invece secondo Aristotele nasce dai riti per la fecondità celebrati in processioni con uomini
vestiti da animali. La commedia probabilmente fu partorita da Epicarmo di Siracusa e tramandata poi a
Chionide e ad Aristofane ed ebbe maggiore rilievo nelle festività dionisiache insieme al mimo, sempre di
influenza dorica. Le caratteristiche della commedia sono: il riferimento ai problemi del momento, la presenza
di almeno 4 o 5 attori e il fatto che probabilmente non ci fosse un coro. La commedia ha un argomento
principale che poi viene sciolta da una ‘’trovata’’ per giungere alla fine alla riconciliazione di tutti i personaggi.
Nelle prime tragedie l’elemento principale era il coro, infatti poteva essere un protagonista o antagonista o
semplicemente un personaggio del dramma, ma dopo Eschilo la sua importanza venne meno. I membri del
coro erano 50 ma con Eschilo divennero 12 e 15 con Sofocle. Esso entrava in scena in piccoli gruppi in modo
maestoso mentre invocavano odi corali ballate e cantate. Nelle commedie il coro era composto da 24 membri,
che non erano professionisti, e suddiviso in due semicori e sia nella commedia che nella tragedia faceva la sua
entrata dopo il prologo. Inizialmente l’autore si occupava delle coreografie e del coro ma poi ciò fu affidato a
dei professionisti. La musica, diversa per commedie o tragedie, era essenziale in quanto era
l’accompagnamento dei drammi composto dal flauto (accompagnato da calzari in legno per battere il tempo),
dalla lira (suonata a volte dall’attore) e da strumenti a percussione e accompagnava le danze.
In Grecia si celebravano tante feste come le Grandi Dionisie in cui ogni drammaturgo con i suoi attori si
presentava ad una cerimonia. Questa celebrazione includeva delle processioni composte da un corteo, da
danze e da canti. Inoltre, questa festa, si concludeva con l'offerta di doni e con il sacrificio di un toro presso
l'altare di Dioniso. Inoltre, vennero riservati 5 giorni agli spettacoli: ossia le tragedie, commedie, drammi, satire
e ditirambici e dopo queste rappresentazioni venivano assegnati anche dei premi alle opere drammatiche e
poi anche agli attori. Poi c'erano le Lenee celebrate ad Atene verso la fine di gennaio ed erano feste locali. Esse
furono associate alla commedia poiché inizialmente durante questa festa gareggiavano solo autori e attori
comici anche se poi furono aggiunte altre competizioni. Poi c'erano le Piccole Dionisie celebrate a dicembre,
costituite da una processione per stimolare la fertilità. Durante essa venivano celebrate anche delle
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Originariamente l’attore e l'autore non erano la stessa persona ed infatti, Eschilo introdusse un secondo attore
mentre sarà Sofocle a portare in scena 3 attori. Intorno al 449 a.C. avvenne la separazione completa dei ruoli
dell'attore e del drammaturgo; infatti, nel quinto secolo gli attori divennero dei veri e propri semi-
professionisti. Gli attori, quindi, divennero tre, così potevano impersonare diversi personaggi poiché numerose
commedie richiedevano almeno 4 o 5 attori. Per i greci l'attore nella recitazione doveva dare importanza alla
voce e soprattutto alla bellezza dei toni vocali per rappresentare lo stato d'animo di un personaggio. Per
questo la voce veniva educata ed esercitata con impegno a differenza delle espressioni mimiche che non erano
importanti visto che gli attori indossavano delle maschere. Nella tragedia i movimenti erano semplici, mentre
nella commedia i gesti e le azioni dovevano essere esagerate e deformate in chiave comica. Come abbiamo già
detto, lo stesso attore poteva recitare più parti come, per esempio, anche i ruoli femminili, i quali erano
interpretati esclusivamente dagli uomini poiché le donne non erano incluse in scena. La tragedia mirava ad una
direzione dell'idealizzazione, mentre la commedia cercava di riprodurre una deformazione burlesca, il tutto
attraverso movimenti e espressioni
Nelle prime tragedie la parte dominante era il coro ed infatti l'attore era uno solo. Nelle Supplici, il coro
svolgeva il ruolo di protagonista, mentre nelle Eumenidi di antagonista. Tuttavia, dopo Eschilo l’importanza del
coro diminuì poiché egli introdusse il secondo attore. Originariamente i membri del coro erano 50 ma poi
furono ridotti a 12 da Eschilo e successivamente aumentati a 15 da Sofocle. Il coro faceva il suo ingresso con
passo solenne e, raramente in piccoli gruppi, in odi corali che venivano cantate e ballate insieme anche se a
volte il coro poteva essere diviso in due gruppi che recitavano alternativamente. A volte il coro interagiva con
gli attori, scambiandosi delle battute o potevano recitare dei versi isolati. Il coro della commedia antica era
composto da 24 membri e a volte era diviso in due semicori. Esso, inoltre, era attivo durante tutta la
rappresentazione, infatti, entrava in scena dopo il prologo, restando lì fino alla fine del dramma. Nel teatro
greco, il coro era un personaggio vero e proprio del dramma poiché definiva il contesto etico e sociale e
fungeva anche da spettatore ideale che reagiva gli avvenimenti e commentava. I membri del coro non erano
dei professionisti ma persone comuni che però veniva addestrato. La musica accompagnava i recitativi e
rappresentava una componente inseparabile delle odi corali e infatti con Euripide l'accompagnamento divenne
molto più complesso. L’accompagnamento musicale inizialmente fu affidato al flauto e poi alla lira, alle trombe
e a strumenti a percussione. Il suonatore di flauto precedeva il coro entrando nell'orchestra indossando dei
calzari di legno con cui batteva il tempo. A volte anche lo stesso attore poteva suonare la lira ma non si sa con
esattezza chi fosse il compositore della musica, anche se si presuppone che fosse l'autore drammatico o il
suonatore di flauto stesso a farlo. La musica era importante perché appunto sottolineava degli atteggiamenti
etici; infatti, c'erano delle musiche per la tragedia e altre per la commedia. La stessa importanza fu data alla
danza, la quale portava in scena delle qualità morali: distinguiamo le danze della commedia, che erano ridicole
e ispirate ad animali a cerimonie religiose, dalle danze tragiche solo accennate fino a giungere alle danze del
dramma satiresco che erano dei veri e propri salti, giochi e parodie di danze tragiche.
I costumi e le maschere.
Il costume dell’attore tragico, fornito dallo stato, era una tunica e non si sa se fosse la veste usata dai sacerdoti
di Dioniso o se fosse stata inventata da Eschilo e poi adattata ai sacerdoti di Eleusi. Questa testimonianza risale
alle figure dipinte nelle pitture vascolari che mostrano appunto gli attori in costumi differenti tra loro. Il nero,
per esempio, veniva usato per il lutto in quanto la Morte era rappresentata con abiti neri e spaventosi. Gli abiti
38-73 @Sara
Le macchine teatrali: In Grecia, gli spazi in cui avvenivano le rappresentazioni erano generalmente situati
vicino ai luoghi sacri dedicati agli dèi. I teatri di maggior interesse per gli studiosi sono stati il teatro di Dioniso
ad Atene, in quanto luogo dove hanno avuto luogo le prime tragedie. Da quanto emerge dagli scavi finora
rinvenuti, i primi teatri della Grecia avevano forma rettangolare o quadrata e per quanto riguarda il teatro di
Dioniso, l’elemento strutturale caratterizzante era senz’altro l’orchestra. Quest’ultima prevedeva al suo centro
la presenza di un altare. Il primo vero e proprio edificio scenico (skenè) è un elemento di costruzione più tarda,
di richiesta datata 458 a.C. probabilmente, per la messa in scena dell’Orestea di Eschilo. A partire da quel
momento gli storici ritengono sia stato fatto ampio uso di edifici scenici provvisori che successivamente
diverranno sfondo dell’azione. La skenè si prestava bene alle esigenze sceniche dei drammi che spesso erano
ambientati dinanzi a tempi, palazzi e simili edifici. Per rappresentare ambientazioni al di fuori di questi confini,
si adoperarono soluzioni diverse sino all’uso di scene dipinte creando così l’alternativa tra scenografia
convenzionale e illusionistica. La seconda prevedeva due soluzioni principali: i pinakes (fissati all’edificio
scenico e cambiati a piacimento) e periaktoi (montati su perni e girati in modo tale da mostrare la parte
voluta). Più avanti nel teatro shakespeariano saranno adoperate pratiche come l’uscita degli attori e il coro
dalla scena per poi ritornare, indicando un cambiamento dello spazio scenico. Nel V secolo a. C venivano
utilizzate alcune macchine per gli effetti speciali. Gli attrezzi più importanti erano l’ekkuklema (permetteva di
mostrare scene che si svolgevano all’interno e far apparire corpi di personaggi uccisi fuori scena) e la mechané
(serviva per far apparire personaggi in volo o sospesi a mezz’aria). L’uso frequente della mechané da parte di
Euripide, che risolveva spesso le sue tragedie con l’intervento divino, ha diffuso nel linguaggio corrente
l’espressione deus ex machina. Gli oggetti di scena non erano numerosi, né nelle commedie né nelle tragedie
venivano usati per conferire alla scena un effetto realistico bensì servivano esclusivamente per lo svolgimento
dell’azione.
Il pubblico: Nei teatri greci lo spazio riservato al pubblico e l’edificio scenico erano separati dall’orchestra e le
paradoi (servivano per l’ingresso del coro ma erano sfruttati anche per l’ingresso di attori e spettatori). Il primo
theatron (area riservata al pubblico) inizia a prender forma dopo il 500 a.C. quando fu corretta la pendenza
della collina dove era collocato il teatro Dioniso. Vennero creati terrazzamenti provvisti di sedute in legno, che
successivamente per la costruzione dell’Odeon furono sostituiti da sedili in pietra. Il primo theatron in pietra è
stato portato a termine tra il 338 e 326 a.C. Tuttavia, i posti erano solo capaci di ospitare 1/10 di popolazione e
ciò spiega l’istituzione intorno al V secolo di biglietti e prezzo di ingresso. A ogni gruppo sociale era assegnato
un settore e si ritiene che generalmente gli spettacoli durassero tutto il giorno, in più si tenevano dei momenti
di competizione, in cui il pubblico esprimeva il suo giudizio e venivano assegnati veri e propri premi.
La produzione drammatica dopo il V secolo a.C.: La popolarità della commedia crebbe sempre di più e la
commedia “nuova” diverge per molti aspetti dalla commedia antica. La commedia nuova ignorava i problemi
politici e sociali e si concentra su temi riguardanti le faccende private dei cittadini ateniesi appartenenti alla
classe media. L’intera azione si basava spesso su un fraintendimento che una volta chiarito annullava le basi
del conflitto. La struttura della nuova commedia era tratta dalla tragedia, il linguaggio rifletteva quello di uso
quotidiano ma il dialogo rimaneva ancorato al verso e i personaggi diventavano via via più convenzionali.
L’unica opera completa di questo tipo a noi rinvenuta è il Misantropo di Menandro, scoperta nel 1957. Dopo il
terzo secolo a.C. la popolarità della commedia iniziò a declinare. Durante il quarto secolo Atene continua a
costituire il centro teatrale più importante della Grecia e nello stesso periodo furono introdotte innovazioni
nelle competizioni drammatiche. La recitazione diventò sempre più importante per il successo di uno
spettacolo e cominciò ad offuscare l’importanza precedentementeattribuita al testo. In questo periodo
Aristotele scrisse la Poetica (c. 334 a.C.) che ha esercitato un’influenza determinante sullo sviluppo delle teorie
teatrali.
Il mimo greco: Altri diversi tipi di spettacoli teatrali di carattere popolare vengono designati con il termine
<<mimo>>, che può essere applicato tanto ai testi quanto agli attori che li recitavano. Consisteva in brevi
commediole, imitazioni, acrobazie e altro fine all’intrattenimento. Da quanto ci è rinvenuto è chiaro che
l’attività teatrale era ampiamente sviluppata nell’Italia meridionale ed è proprio qui che nel terzo secolo a.C. i
romani entreranno per la prima volta in contatto con la cultura greca. A Roma successivamente le forme del
teatro greco verranno adottate e modificate, per poi essere tramandate nei secoli.
Capitolo 3
L’influenza della cultura etrusca e le feste religiose: L’attività teatrale iniziò a Roma sotto l’influenza della
cultura etrusca, fu infatti dalle feste religiose di quest’ultima che i romani trassero gli elementi caratteristici
delle proprie celebrazioni. Nella progressiva espansione di Roma nel bacino del mediterraneo si verificherà
infine il contatto e l’assimilazione dei modelli artistici greci. Oltre le feste religiose si tenevano a Roma anche
celebrazioni diverse (vittorie militari, funerali importanti ecc..) per cui a volte venivano allestite
rappresentazioni teatrali. I Ludi Romani erano tra le più antiche feste ufficiali e venivano celebrate in onore di
Giove a settembre. Nel caso in cui si fosse verificata una qualunque irregolarità nell’esecuzione del rituale
l’intera festa andava ripetuta, questa ripetizione è detta instauratio. L’attività teatrale continuerà fino al sesto
secolo d.C., e oltre le feste ufficiali venivano allestite anche feste private con compagnie girovaghe per
pubblico pagante.
La commedia e la tragedia: Accanto alle commedie che, come quelle di Pluto e Terenzio, conservavano
l’ambientazione, i personaggi e i costumi dei modelli greci, fiorirono commedie che trattavano argomenti
tipicamente romani. Anche se la commedia romana sembra essersi discostata ben poco dalla commedia nuova
dei greci. La tragedia romana all’epoca era particolarmente apprezzata dai critici e dal pubblico del tempo,
tuttavia nessun testo di questo genere tragico è sopravvissuto. Maggior parte di esse erano adattamenti di
opere greche (fabula crepidata); come quelle scritte da Seneca, famoso per le sue opere di retorica e filosofia.
Esse esercitarono forte influenza sugli scrittori del rinascimento contribuendo alla formazione della tragedia
elisabettiana.Le caratteristiche principali e caratterizzanti della tragedia di Seneca: 1. Le tragedie sono divise in
5 episodi separati da intermezzi corali che si riferiscono solo vagamente all’azione.2. Sono dotate di un
linguaggio erudito e i discorsi hanno un tono costantemente declamatorio.
4. la costruzione psicologica delle motivazioni dei personaggi, spesso dominati da un’unica passione ossessiva
(ad esempio la vendetta) che li condurrà poi alla distruzione finale.
L’unico esempio di tragedia romana (fabula praetexta) rinvenuta è l’Octavia, attribuita erroneamente a
Seneca, narra della morte della moglie di Nerone.
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Corse dei carri, combattimenti dei gladiatori,venationes e naumachie: Il teatro dovette competere con
numerose forme di intrattenimento. La più antica e popolare era la corsa dei carri, a seguire i combattimenti
dei gladiatori e le venationes. Queste ultime due erano strettamente connesse poiché entrambe si tenevano
negli anfiteatri e vedevano protagonisti nel primo caso i gladiatori, per lo più schiavi, e nel secondo caso
gladiatori e bestie feroci. Tuttavia, forse l’intrattenimento più spettacolare era quello costituito dalle
naumachie o battaglie navali. La più ambiziosa fu allestita sul lago di Fucino a Roma nel 52 d.C. per celebrare il
completamento dell’acquedotto e contava 19000 partecipanti.
La produzione degli spettacoli e degli edifici teatrali: La responsabilità delle feste organizzate dallo stato era
affidata ai magistrati che disponevano di un fondo. Normalmente più compagnie erano chiamate a partecipare
ad uno spettacolo ed era il pubblico a decretare il successo delle rappresentazioni. Nei giorni dedicati ai ludi
scaenici gli spettacoli erano continui e l’ingresso se finanziato dallo stato, era libero e gli spettatori
appartenevano a diverse classi sociali. Il primo teatro permanente di Roma fu costruito nel 55 a.C. perciò come
accadde in Grecia, molto tempo dopo la fioritura della produzione drammatica. Gli edifici teatrali che sorsero
in questo periodo erano solitamente costruiti su superfice piana anziché su un declivio come i teatri greci.
L’area riservata agli spettatori (cavea) era divisa in settori da numerose corsie verticali, l’orchestra ridotta a
semicerchio, era usata per far sedere spettatori importanti. Il palcoscenico (pulpitum) era alto circa 1,5m da
terra e la sua grandezza dipendeva da quella del teatro. Era inoltre coperto da una tettoia probabilmente
finalizzata a migliorare l’acustica e a proteggere le decorazioni della parete di fondo (scaena frons). I romani
inoltre adoperavano diversi sistemi per aumentare il comfort del pubblico, ad esempio utilizzavano dei
teli(velum) per proteggerlo dal sole. Oltre ai teatri furono allestite diverse strutture per ospitare altri
intrattenimenti. Tra i più celebri il Circo Massimo eretto intorno al 600 a.C.. A seguire nell’80 d.C. venne
portato a termine l’anfiteatro Flavio, ora chiamato Colosseo. Lo spazio scavato al suo interno era provvisto di
montacarichi capaci di sollevare nell’arena elementi scenografici, bestie feroci e lottatori.
73-107 @Maca
La scenografia
Lo sfondo scenico dei teatri romani era la Scaenae frons. Nelle commedie questo sfondo fisso rappresentava
una serie di case affacciate sulla strada di una città e nelle tragedia rappresentava un palazzo o un tempio.
Non ci si sforzava nel modificare l’aspetto visivo del palcoscenico nei diversi drammi, dunque il pubblico ricava
dagli attori la definizione del luogo dell’azione.
-Esistono diversi problemi relativi allo sfondo scenico. Per esempio quando un personaggio, non visto in
scena, ascolta il dialogo degli altri: questa azione dunque richiedeva una scenografia complessa per far si che
l’attore fosse visibile al pubblico ma non agli altri attori in scena. O ancora ritroviamo il problema degli
ambienti interni: molti storici hanno pensato che per rendere in maniera efficace il senso di un interno, i
romani rappresentavano le scene dei banchetti per esempio, davanti a porte o sotto dei portici..
-Le porte della scaenae frons avevano una funzione scenografica: ognuna poteva rappresentare uno spazio
diverso ed i personaggi vi facevano frequentemente riferimento.
Histriones, era il termine che nell’antica Roma era utilizzato per designare gli attori, tutti i tipi di attori. La
maggior parte erano uomini e solo nei mimi apparivano donne in scena.
-La condizione sociale degli attori fu molto discussa, alcuni storici pensavano fossero degli schiavi di proprietà
del direttore della compagnia, altri pensavano che facessero parte del collegium poetarum, ossia
un’associazione di attori e scrittori. La loro condizione sociale variava da caso a caso, anche se generalmente la
categoria degli attori aveva un posto molto basso nella considerazione pubblica. Nel I secolo a.C il ruolo
dell’attore protagonista ebbe una grande importanza e si sostituì piano piano alla rappresentazione di un
dramma quella di una serie di scene disposte in modo da mettere in risalto il talento dell’attore-protagonista,
oppure nel pantomimo si metteva in risalto un solo danzatore, così come nel mimo si dava importanza ad un
solo attore.
-Lo stile della recitazione variava a seconda della forma drammatica; nella commedia e nella tragedia la
recitazione sembra seguisse le convenzioni greche: tutti attori erano uomini, indossavano una maschera ed
interpretavano più ruoli nella stessa rappresentazione.
-Nella tragedia la recitazione dei versi era lenta e declamatoria, invece nella commedia era rapida e
colloquiale. Gli elementi principali della recitazione erano la gestualità e l'espressione mimica. Nella tragedia il
movimento era lento e austero, nella commedia si faceva vivace e disordinato.
Si pensa che molti attori romani ricevessero una lunga preparazione tecnica in cui veniva curata la gestualità;
difatti i gesti e movimenti degli attori dovevano essere enfatizzati, dato che si esibivano davanti a migliaia di
persone. Dunque movimenti, gesti, intonazioni caratteristiche del comportamento umano, venivano ridotti
ai loro tratti essenziali ed enfatizzati per essere utilizzati nella scena.
-Gli attori dei mimi non portavano maschere, dunque la loro espressione del viso era importante: il mimo si
basò su l'improvvisazione, richiedeva quindi un talento nell'invenzione di battute, gesti e situazioni. Gli attori
del mimo venivano scelti per la loro bellezza o per deformità fisica che potevano essere uno spunto comico.
-Nel II secolo a.C. le compagnie erano piccole ed erano formate da tre o quattro elementi, ma sotto l'impero
divennero anche 60. Nella pantomima l'attenzione si concentrava sul danzatore solista che faceva affidamento
esclusivamente alla sua gestualità e ai suoi movimenti per rappresentare personaggi e situazioni differenti. s
Secondo la tradizione la maschera sarebbe stata introdotta nel teatro romano dal I secolo a.C, ma in realtà
essa veniva utilizzata già agli inizi del teatro romano. L’uso della maschera rendeva più facile l’affidamento di
più ruoli allo stesso attore. Le maschere erano fatte di tela ed insieme alla capigliatura posticcia formavano
una completa copertura della testa.
-Le maschere del pantomimo non avevano bisogno dell’apertura a forma di megafono per fare uscire la voce e
dunque avevano le bocche disegnate. Generalmente gli attori del mimo non utilizzavano le maschere , e
quando la popolarità del mimo cresceva, sotto l’impero, l’uso delle maschere nel teatro diventò sempre
meno comune.
-I costumi mutavano a seconda del genere teatrale. Per la commedia che si ispirava agli argomenti della vita
greca, veniva adottato il comune abito ateniese, mentre per le commedie ispirate alla vita romana si utilizzava
la tunica Romana con al di sopra la toga. Anche il costume delle rappresentazioni tragiche si basava sulla
pratica greca. Sembra molto probabile che i costumi tragici greci e romani fossero simili. Gli attori del mimo
indossavano come indumento di base la tunica ed avevano un accessorio chiamato ricinium, ossia un
fazzoletto da testa, che era usato per mascherare la propria identità. I danzatori del pantomimo indossavano
una lunga tunica e un mantello che permetteva all'una grande libertà di movimento.
-Della musica romana sappiamo poco, sembra che l'accompagnamento musicale fosse composto da suonatore
di flauto presente in ogni compagnia.la musica della presentazione teatrali era eseguita con un flauto a due
canne il suonatore di flauto restava sul palcoscenico per tutta la presentazione si spostava per accompagnare i
vari personaggi. L'accompagnamento musicale del pantomimo era più complesso rispetto a quello della
tragedia e della commedia, dato che richiedeva un’orchestra di flauti,pifferi, cembali e strumenti a
percussione.
Nel minimo la musica è un elemento importante e lo diventa sempre di più verso la fine dell’impero, quando
le rappresentazioni teatrali acquistano sempre più spettacolarità.
-L’impero romano si era risolto nelle regioni accidentali ma sopravvisse nei territori orientali fino a quando la
casa la capitale Costantinopoli fu conquistata dai turchi.l'impero romano d'oriente fu allungo la potenza
politica e militare del Mediterraneo centrale e orientale ed espresse una civiltà ricca e complessa dove veniva
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-In India ha in Turchia la presenza della cultura islamica permise la diffusione e lo sviluppo del teatro d'ombre
in cui gli spettatori si trovano davanti alle ombre proiettate su uno schermo bianco da sagome manovrate da
un operatore invisibile.
In Turchia dopo il XIV secolo il teatro d'ombre diventò la principale forma teatrale nei territori che prima
avevano spettacoli teatri classici e greco-romani.
-Nelle regioni dell'Europa occidentale dove l'attività del teatro ufficialmente organizzato riconosciuto successo,
sopravvissero alcuni elementi teatrali in forme e manifestazioni diverse : come di intrattenimento o di
esibizioni di cantori, in cerimonie della chiesa.
Dopo il crollo dell'impero d'Occidente cominciarono a viaggiare recitando ovunque trovassero un pubblico dei
piccoli gruppi di attori girovaghi, che potevano essere cantastorie, acrobati, ecc..
Questi attori girovaghi furono attivi intorno non lo secolo ed erano diffusi soprattutto nell'Europa meridionale,
ma furono fin dall'inizio osteggiati e condannati della chiesa che emanò tanti editti contro di loro.
-nell’ Europa settentrionale fiorì dal quinto all'VIII secolo la figura dello scopo, ossia un cantore narratore di
storie più voci delle imprese degli eroi nordici.egli era molto considerato le sue esibizioni erano essenziali
all'interno di celebrazioni e feste.ma anche lì come figura in seguito alla conversione al cristianesimo delle
tribù nordiche fu fu impresso dal marchio di infamia dalla chiesa.
-Nell’Europa accidentale invece si celebravano feste di origine dagli antichi riti pagani, nel quale partecipavano
teatranti e attori itineranti ossia girovaghi; la chiesa non riuscì mai a sopprimere queste celebrazioni si che
molti riti pagani benché trasformati sopravvissero e molti dei loro elementi furono assimilati nelle cerimonie
cristiane.
Il dramma liturgico
All'interno delle celebrazioni vengono introdotti elementi tipicamente teatrali: per esempio la domenica delle
palme era celebrata con la lunga processione che partiva dall'esterno della città per dirigersi verso la chiesa.in
cominciarono a essere associati dei simboli a diverse figure bibliche così da facilitare identificazione di questi
personaggi o i fedeli per comunicare quindi con un pubblico che in gran parte era analfabeta, si cominciò ad
utilizzare un sistema di segni visivi.
Nel testo dei servizi religiosi si introdusse una forma dialogata nelle antifone ossia i versetti intonati prima
dell'esecuzione dei salmi, queste venivano cantate da due cori alternati; l’ elaborazione di queste parti cantati
favorì l'inserimento di testi liturgici di interpolazione chiamati tropi che si svilupparono in composizioni
musicali poetiche.
Ed è proprio da un troppo della messa del mattino di Pasqua, Querum qaeritis, che ci sarebbe sviluppato il
dramma liturgico. Quest'ultimo era inizialmente solo un canto antifonale ma poi si trasformò in una
rappresentazione drammatica in cui partecipanti impersonavano l'angelo e le tre Marie, ossia i personaggi, e
ricorrevano a cambiamenti di voce e di espressione, anche con l'aiuto di costumi e arredi.
Tra il 965 e il 975 vennero alla luce composizioni drammatiche non direttamente connessi alle cerimonie
liturgiche, per esempio in Germania settentrionale, la monaca Rosvita scrisse sei drammi ispirati al modello di
Terenzio ma con un argomento religioso; lei fu attratta dalle opere di Terenzio per lo stile raffinato. I suoi
drammi furono pubblicati per la prima volta nel 1501 ed esercitarono influenza sui drammi religiosi del XVI
secolo.
All'inizio drammi liturgici venivano presentati in maniera esclusiva nei monasteri benedettini e fiorirono in
particolare in zone come Francia, Svizzera e Germania. Il pieno sviluppo del dramma liturgico avvenne con la
ripresa culturale che l'Europa conobbe dall'XI secolo e solo intorno al 1200 il dramma religioso comincia ad
essere recitato anche all’aperto, diffondendosi anche in oriente fino all’Italia. Il numero di drammi composti fu
elevato ma furono rappresentati soltanto una o due volte all'anno. La lunghezza e la complessità dei drammi
variavano notevolmente a seconda della zona. I più antichi e numerosi tra i drammi esistenti trattano della
visita delle tre Marie alla tomba di Cristo, di fatti su questo argomento sono stati trovati più di 400 drammi.
-Raramente si metteva in scena la crocifissione ed esistono solo pochi drammi superstiti su questo argomento.
Il più antico proviene da Montecassino, datato 1150.
Tra i temi ispiratori dei drammi c’era dunque la Pasqua, la nascita di gesù ed anche l’episodio dei re
Magi. Esistono anche numerosi drammi che si riferiscono ad una vasta gamma di materiali biblici, come la
resurrezione di Lazzaro per esempio, ma il più complesso fu l’ Anticristo,fondato sulla profezia per cui prima
del secondo avvento di Cristo sarebbe apparso l’anticristo ed avrebbe tentato di impedire la sua santa
missione.
-Un’altra forma di dramma era quello dei profeti, la cui fonte era un sermone erroneamente attribuito a
sant’Agostino in cui vengono introdotti personaggi ebrei e pagani chiamati a testimoniare la venuta di Cristo.
La maggior parte delle convenzioni sceniche utilizzate nelle rappresentazioni dei drammi liturgici nelle chiese,
furono conservate anche per le rappresentazioni all’aperto.
-L’elemento scenografico fondamentale erano delle piccole strutture chiamate MANSIONS o loco. Ognuna
indicava uno dei luoghi della storia e dunque gli attori recitavano nelle diverse mansions per indicare i luoghi
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L'attore che impersonava la figura di Cristo era sollevato in aria tramite un sistema di funi e carrucole e veniva
inghiottito da nuvole create in maniera artificiale e si riuniva poi con Dio e con gli angeli del paradiso che era
rappresentato da una piattaforma a 15 m in altezza.
ATTORI: I costumi di questi drammi erano gli abiti talari, con l'aggiunta di accessori realistici o simbolici. I
personaggi femminili indossavano una tunica molto ampia con cappuccio per coprire la testa, gli angeli erano
riconoscibili dalle ali, i re Magi e i profeti erano vestiti con abiti ecclesiastici e ognuno veniva caratterizzato da
uno specifico oggetto simbolico. Gli attori erano o i preti stessi oppure i ragazzi del coro. La conoscenza che
abbiamo sulla messa in scena dei drammi liturgici proviene da disposizioni contenute nei manuali liturgici di
quel periodo in cui si dava spazio le indicazioni di scena, riguardanti movimento, la gestualità, il tono e la
voce: la maggior parte delle battute, nel periodo in cui le rappresentazioni furono presentate in chiesa,
venivano cantate.
In alcuni drammi legati al Natale si introdussero degli elementi comici e grotteschi. Si era soliti in questo
periodo affidare la gestione e la celebrazione di determinate festività ad alcuni membri del clero minore. Il 26
dicembre per esempio era organizzata dai diaconi. Una tra queste feste, era chiamata la festa dei folli, che fu
importante per lo sviluppo della commedia. In questa festa vi era un sovvertimento dell’ordine stabilito, in cui i
chierici ridicolizzavano i loro superiori. Vi erano nella festa dei richiami a riti pagani, ed era permesso ai
celebranti di suonare le campane della chiesa, di cantare stonando, di usare abiti stravaganti e maschere,
utilizzando anche salsicce per esempio al posto del turibolo.
Era una festa che già verso la fine del dodicesimo secolo era già diffusa.
Nel tardo medioevo si diffuse la pratica di rappresentare i drammi religiosi fuori dalle chiese, dunque
all’aperto. Questa pratica si diffuse molto probabilmente di conseguenza ai cambiamenti politici ed economici
avvenuti tra XI e il XIV secolo, dunque successivamente alla crescita delle città e alla formazione di
corporazioni di arti e mestieri, che nacquero per difendere gli interessi degli artigiani contro il potere dei
feudatari locali; esse erano organizzate in maniera gerarchica e ognuna era governata dal consiglio dei maestri,
ossia i proprietari della bottega. Al suo interno operavano più lavoratori, che avevano imparato il mestiere
dopo un periodo di apprendistato. Dalle corporazioni venivano generalmente eletti gli organi di governo delle
città, dunque le città raggiunsero forme più o meno avanzate di autonomia.
—>Le rappresentazioni duravano molti giorni e allora preparazione aveva bisogno di tutte le risorse della
comunità cittadina
—>Prima del XIV secolo erano già apparsi e si erano già diffusi in tutta Europa lunghi drammi religiosi ciclici
recitati in lingua volgare. Il dramma in volgare si sarebbe formata attraverso un processo graduale in cui una
serie di drammi liturgici brevi, tolti dalla loro funzione religiosa e rappresentati all’aperto, sarebbero stati
accorpati per dare forma lunghi drammi, tradotti in seguito in lingua volgare, messi in scena da laici.
—>Ci sono d'altra parte alcuni studiosi che non credono alla correlazione diretta tra il dramma liturgico e
quello volgare, ma credono che i drammi volgare si siano sviluppati in maniera indipendente dal dramma
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Delle rappresentazioni religiose dopo l'XI secolo si introdusse la lingua volgare che favorì la sostituzione del
dialogo cantato con il dialogo parlato, facilitando l'inserimento dei laici nella recitazione dei drammi.già verso
la metà del XIV secolo esistevano cicli di drammi religiosi in volgare. Sono sopravvissuti numerosi testi
provenienti dall'Inghilterra ,dalla Francia e dalle regioni tedesche. In Italia si sviluppò un tipo di dramma
religioso in volgare che nacque dalle laudi, ossia composizioni poetiche di ispirazione religiosa e devota fiorite
all'interno delle confraternite laiche. Quando le laudi drammatiche diventarono più articolate e complesse per
l’ intreccio della vicenda, per numero di personaggi ecc.., si diffusero in Italia centrale fino al resto della
penisola, le sacre rappresentazioni.
—>I drammi religiosi medievali possedevano caratteristiche comuni, nonostante la loro varietà. Si trattava di
racconti episodici dove non c'era nessun tentativo di stabilire dei collegamenti, tra l'altro non c'era neanche
preoccupazione per la precisione cronologica degli avvenimenti, l'azione era schematica la caratterizzazione
dei personaggi era solo accennata, la scenografia era scarna, ma alcuni avvenimenti , tipo quelli relativi ai
miracoli, per esempio erano rappresentati con una notevole dovizia di particolari realistici.
—>Molti drammi contenevano scene comiche che vedevano come protagonisti diavoli e buffoni; molti episodi
burleschi erano costruiti sulla contrapposizione tra gli errori umani e i comandamenti divini, tra il temporale e
l'eterno per esempio. Nonostante il loro scopo didattico-religioso, i drammi potevano anche essere
un'occasione di divertimento.
—>Gli autori dei drammi religiosi sono anonimi come la maggior parte degli artisti medievali, infatti in questo
periodo, anonimato artistico.
L’organizzazione produttiva
Prima della fine del XIV secolo l'organizzazione e il finanziamento dei drammi religiosi erano sfuggiti al
controllo della chiesa ed erano in mani laiche, ma i testi comunque dovevano ricevere l'approvazione
dell'autorità ecclesiastica e venivano messi scena nel periodo delle feste religiose. Dunque la chiesa comunque
aveva un occhio vigile sul contenuto dei drammi e sulle loro rappresentazioni.
Nel tardo medioevo le rappresentazioni venivano affidate alle associazioni religiose o confraternite di cui
prendeva parte laici o appartenenti al clero. Le confraternite presentavano i drammi come atti di devozione. La
responsabilità della produzione poteva anche essere assunta dalla comunità cittadina, dal clero o da un privato
in collaborazione con la comunità dell'autorità ecclesiastica.
L'affidamento delle responsabilità dei mezzi di rifinanziamento delle produzioni dipendevano dal tipo di
organizzazione: nell'Inghilterra per esempio le responsabilità erano divise tra il consiglio comunale e le
corporazioni di arti e mestieri. Il ruolo maggiore in termini di lavoro sia che di spesa quindi era sulla
corporazione. I drammi religiosi venivano inoltre assegnati in base ad un criterio di affinità, per esempio quelli
in cui il soggetto nell'arca di Noè erano affidati ai maestri d’ascia.
—> Ogni corporazione aveva il dovere di fornire una mansion e quindi la scenografia, i costumi, gli oggetti di
scena e gli attori.
A volte tutti gli episodi erano presentati su un unico palcoscenico fisso ed erano prodotti da un'unica
organizzazione. Molto spesso veniva chiesto agli interpreti dei drammi di pagare un contributo e di
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Il numero dei lettori necessari e la variabile. Ogni corporazione aveva bisogno di pochi attori ma un intero ciclo
richiedeva numero considerevole di interpreti. Gli attori erano presi dalla popolazione locale rari casi si può
parlare di selezioni del cast. La maggior parte degli attori veniva reclutata tra il popolo ma talvolta
partecipavano anche rappresentanti del clero della nobiltà. Gli attori erano generalmente uomini e ragazzi ma
in Francia partecipavano gli spettacoli anche a te le donne o delle ragazze. Era molto comune la pratica di
assegnare più di un ruolo al medesimo attore.
107-142 @cice
Questa disciplina era molto severa, infatti ogni attore doveva fare un giuramento e seguire delle regole, che
prevedevano dure punizioni.
Durante le lunghe rappresentazioni c'era un palco fisso, dove vennero creati meccanismi per permettere agli
attori di cambiarsi e mangiare, per questo erano fondamentali le mansions.
La fine degli spettacoli era spesso seguita da una processione e successivamente da un banchetto finale.
La voce era un elemento molto importante e venne abbandonato il canto per l'utilizzo di dialoghi
quotidianamente utilizzati, in modo da rendere le rappresentazioni più verosimili.
Nel sedicesimo secolo, iniziarono ad essere assunti degli attori con il compito di istruirne altri, ma sarà solo
verso la fine del Medioevo che nascerà propriamente la figura di attore come professionista.
Gli abiti utilizzati erano vestiti comunemente medievali, che venivano adattati al ruolo necessario agli
interpreti, che dovevano procurarsi autonomamente, ricevendo a volte aiuto dai ricchi e dagli ecclesiastici.
Il palcoscenico
Il palcoscenico poteva essere fisso, o mobile, solitamente utilizzato durante le processioni religiose in
Inghilterra e Spagna, attraverso l'impiego dei pageants durante la processione che servivano poi come
mansions. Alcune testimonianze li descrivono come delle impalcature su due ruote con due locali, altre come
elemento scenico con un solo livello.
Nel resto dei Paesi europei si utilizzava il palcoscenico fisso che era spesso situato negli anfiteatri, vicino ai
cimiteri o nei cortili dei palazzi e perlopiù in luoghi aperti, tranne in alcuni rari casi.
Il rapporto tra spettatori e attori e le misure del palcoscenico erano variabili, dipendevano infatti dalla
rappresentazione e dal luogo in cui veniva messa in scena.
La scenografia e la musica
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Il pubblico
Le rappresentazioni dei drammi ciclici non avvenivano tutti gli anni e c'erano spesso lunghi intervalli tra uno
spettacolo e l'altro, inoltre i giorni in cui si svolgeva la recita erano festivi ed erano presentati da diversi
annunci ed inviti insieme alla presenza di un corteo, questo garantiva un numero di presenze altissime, dato
anche dal fatto che l'entrata era quasi sempre gratuita.
La durata della rappresentazione era variabile e poteva arrivare alle dodici ore, inoltre, in alcuni casi l'ingresso
era vietato ad anziani, bambini e donne incinta.
La farsa
Insieme alle rappresentazioni a tema religioso se ne svilupparono anche altre meno elaborate, che derivavano
dall'attività di mimi, giullari e spettacoli pagani.
La prima importante fu Jeu de la Feuillée scritta da Adam de la Halle nel tredicesimo secolo, insieme a molte
altre composizioni che si diffusero in quel periodo ma vennero ufficialmente scritte nel quattordicesimo
secolo.
Tra queste il genere più popolare era la farsa che trattava temi come i difetti e i peccati umani, sono
sopravvissuti molti testi provenienti soprattutto da Francia e Germania, che avevano come caratteristiche il
fatto di avere discorsi sboccati e osceni e un azione breve e rapida.
In Francia ebbe molto successo la Farce de native Pathelin, un piccolo capolavoro che racconta dell'inganno di
un avvocato ad un pastore, come anche due forme chiamate sottie e sermon joyeux che riprendevano la festa
dei folli, proibita dalla chiesa, ed erano delle satire politiche, religiose e sociali.
In Germania invece, le farse avevano luogo durante le feste popolari e si svolgevano durante le processioni, a
Norimberga per esempio gli apprendisti interpretavano delle piccole scenette nel corso del corteo, uno degli
autori più noti del periodo è Hans Sachs.
In Inghilterra dall'altra parte, i drammi religiosi furono una forma indipendente solo dal sedicesimo secolo,
prima di quel periodo venivano messe in scena delle farse che rappresentavano i drammi della natività detti
Wakefield.
In tutti i Paesi d'Europa però tutti gli seguivano delle convenzioni non diverse da quelle presenti nei drammi
religiosi.
La moralità era il genere più vicino al dramma profano, e si sviluppò principalmente in Francia e in Inghilterra
tra il quattordicesimo e il quindicesimo secolo come dramma ciclico religioso in volgare.
Alcune tra le più note moralità inglesi sono The Castle of Perseverance e Mankind, mentre tra quelle francesi si
ricordano bien avisé, mal avisé e l'homme juste et l'homme mondain, ma la più celebre tra tutte è Everyman, il
racconto di un uomo che vuole sfuggire alla morte.
Nel corso del sedicesimo secolo le moralità vengono utilizzate come armi politiche nelle controversie religiose,
ma con il passare degli anni c'è uno spostamento da temi e personaggi biblici verso argomenti più comuni e di
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L'interlude è una forma drammatica breve con pochi attori e una scenografia semplice che si sviluppa tra il
quattordicesimo e il quindicesimo secolo in Inghilterra dalla recita di brevi scene di teatro durante il corso di
banchetti e cerimonie. Essa può trattare temi religiosi, comici, storici o morali ed è stata un passaggio
fondamentale per rendere professionale l'attività degli attori.
Durante quel periodo infatti, per qualsiasi forma di intrattenimento venivano impiegati i giullari, che vennero
prima assunti da clero e nobili durante i banchetti, per poi stabilirsi nel quattordicesimo secolo al servizio di
mercanti e ricchi che volevano imitare i nobili, e far sì infine che nel quindicesimo secolo la recitazione
diventasse un attività a sé, distinta dalle altre e che nascessero le prime compagnie teatrali al servizio delle
corti nel sedicesimo secolo.
Molto spesso durante i tornei si svolgevano degli interludes, che sostituivano i combattimenti in cui i cavalieri
duellavano a morte, con la conquista delle mansion che rappresentavano delle immagini allegoriche.
Un altra particolare forma teatrale che si sviluppa nel quattordicesimo e quindicesimo secolo in Inghilterra è il
mummings, cioè una pratica in cui i partecipanti travestiti visitavano case o palazzi facendo brevi scenette
mute, cantando o recitando, solitamente nel periodo natalizio o durante la celebrazione del primo maggio, il
travestimento dei personaggi permetteva però l'aumento di diversi crimini, facendo si che questa pratica
venisse proibita ovunque tranne che a corte.
Grazie ai mummings però si crearono molte forme teatrali simili in tutta Europa, come le masques in
Inghilterra, gli intermezzi in Italia e i ballets de court in Francia.
Durante il sedicesimo secolo, i generi teatrali che si erano sviluppati nel medioevo scomparvero quasi del
tutto, per via dell'indebolimento dell'autorità della chiesa, dovuto a vari avvenimenti, come la cattività
avignonese, il distaccamento da parte di Enrico VIII dalla chiesa cattolica e successivamente il Concilio di
Trento. Questi eventi portarono la maggior parte dell'Europa a proibire le rappresentazioni dei drammi
religiosi, che sopravvissero solo in Spagna per via dell'Inquisizione.
Questo divieto insieme alla censura operata dalla chiesa, portarono a una mancanza di aiuto da parte di clero,
corporazioni e comuni nei confronti delle attività teatrali, che non avendo più un riconoscimento civile e
religioso, dovettero cercarne uno artistico e commerciale.
All'inizio l'attività venne finanziata e protetta da nobiltà e governanti, che permisero una crescita e un
rafforzamento del teatro professionale in quasi tutti i Paesi d'Europa.
Il dramma rinascimentale
Nel corso del rinascimento nacquero in Italia delle nuove forme drammatiche che sostituirono i modelli
medievali, esse derivavano dalla cultura umanistica che si sviluppò in Italia a partire dal quattordicesimo
secolo.
In campo teatrale si creò una nuova coscienza, derivante dallo studio delle tragedie e delle commedie classiche
e dall'imitazione dei testi latini.
La prima tragedia che venne composta sulla base degli ideali classici fu Ecerinis di Alberto Mussato, ma il primo
vero e proprio esempio di recupero integrale del modello antico è Achilles di Antonio Caschi, nonostante
l'iniziatore della commedia rinascimentale sia stato Francesco Petrarca con Philologia.
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Nella seconda metà del sedicesimo secolo ci fu una nuova fase culturale, dovuta alla perdita della posizione
centrale commerciale da parte dell'Italia, e dal controllo culturale della chiesa cattolica. Questi elementi resero
possibile la nascita di un nuovo movimento, il barocco.
L'autorità del periodo portò a un intenso studio dei classici e delle nuove opere umanistiche per permettere di
elaborare una normativa estetica precisa e universale a cui tutte le forme d'intrattenimento dovevano
sottostare.
Il testo che venne utilizzato come punto di riferimento per ogni opera teatrale fu la Poetica di Aristotele.
L'esigenza principale era la verosimiglianza di soggetti ed eventi, quindi non si descriveva del tutto la realtà ma
bisognava renderla a caratteri universali inoltre, tutte gli eventi difficili da rappresentare, come la morte, la
violenza o i combattimenti avvenivano fuori scena.
La seconda esigenza era che ogni opera avesse un insegnamento morale, la bontà doveva essere quindi
premiata, mentre la malvagità veniva punita.
Le forme fondamentali di generi teatrali vennero ridotte a due, la commedia, in cui i personaggi erano di classe
bassa o media, utilizzavano un linguaggio quotidiano, la trama trattava perlopiù vicende domestiche e c'era
sempre un lieto fine, e la tragedia, in cui si parlava delle classi elevate, la trama prendeva spunto dalla storia o
dalla mitologia, lo stile era poetico ed elevato e il finale era infelice. Tutte le opere avevano però un punto in
comune, ovvero insegnare dilettando, si doveva cioè mostrare un comportamento da evitare, presentando i
risultati, gli errori e i misfatti che esso produceva.
Inoltre venne introdotto il principio delle tre unità (azione, tempo e luogo) che costituiva per Aristotele delle
regole fondamentali che rendevano la messa in scena più verosimile per gli spettatori. Questo principio
prevedeva un azione unica in cui tutto era coerente e compiuto in se stesso, che non doveva durare più di
ventiquattr'ore e che doveva essere ambientato in un unico luogo. Ogni commedia e ogni tragedia dovevano
poi seguire una divisione in cinque atti.
Queste regole vennero comunemente accettate dal 1570 fino al 1750 e le opere che non le rispettavano erano
considerate inferiori.
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Le compagnie teatrali
In Inghilterra prima del 1570 esistevano numerose compagnie teatrali e coloro che stavano sotto al servizio dei
nobili ricevevano un compenso annuo fisso e avevano il permesso di dare rappresentazioni pubbliche per
incrementare i loro guadagni. Tra le varie compagnie ricordiamo quella dei The Earl of Leicester’s Men e quella
dei Queen’s Men considerata per un decennio la migliore in inghilterra.
Con l’avvenire della peste molti gruppi teatrali furono obbligati a sciogliersi e superata la crisi emersero altri
due gruppi: Lord Admiral’s Men e i Lord Chamberlain’s Men (conosciuti come King’s Men dopo l’avvento del
sovrano Giacomo I ).
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I teatri pubblici
I teatri a Londra si suddividevano in due categorie: Da una parte quelli che avevano una struttura all’aperto,
destinati ad un pubblico più amplio, dall’ altra quelli con una struttura al coperto, destinati ad un pubblico
aristocratico. Nell’allestimento scenico all’aperto venivano rappresentati i misteri ciclici religiosi, gli street
pageants, i tornei e le moralità. Mentre al chiuso venivano praticate le Masques, gli interludes e altre
particolari forme di intrattenimento. I teatri pubblici all’aperto si trovavano nei cortili delle locande e nelle
arene. Quelli allestiti nelle locande avevano un palcoscenico simile ad un capannone e la maggior parte degli
spettatori restava in piedi nel cortile. Perciò si ritiene che le strutture dei teatri permanenti siano state create
in base alla formalizzazione di questo tipo di disposizione. Anche le arene da combattimento per animali (cani
,tori) si riteneva che fossero dei prototipi delle strutture teatrali all’aperto, quindi si teorizza che le arene da
combattimento dotate di gallerie esistessero già ancor prima della costruzione dei teatri stabili.
Secondo gli studi di Janet Loengard la prima struttura fissa fu il Red Lion costruito da John Brayne, subito
seguito dal The Theatre di James Burbage. Entrambi si trovavano dislocati poco al di fuori dei confini a nord-est
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I Teatri Privati
Risulta probabile che, tra il 1558 e il 1642, la maggior parte degli spettacoli fossero realizzati nei teatri privati.
Essi erano coperti ed illuminati da candele, potevano accogliere meno della metà delle persone ammesse in un
normale teatro pubblico, l’ingresso era molto più caro ed erano previsti posti a sedere per tutti gli spettatori.
All’inizio tutti i teatri privati erano situati in aree particolari (le liberties) di Londra, aree inizialmente adibite ad
ordini monastici. La corona mantenne fino al 1608 la sua giurisdizione sulle liberties in modo da sottrarle al
controllo municipale. I primi teatri di queste aree furono allestiti in residenze private, in modo da non
incorrere in sanzioni penali, e furono impiegati come attori dei ragazzi giovani, in modo da sfuggire alla
condanna degli attori professionisti. Il primo teatro privato fu il Blackfriars, eretto lo stesso anno in cui fu
costruito il The Globe. A quel tempo le compagnie di ragazzi erano le preferite del pubblico aristocratico.
Prima del 1576 le compagnie dei ragazzi davano solo una o due rappresentazioni di ogni dramma, e il teatro fu
costruito appunto per prolungare il numero delle repliche. Il Blackfriars nasce come luogo per preparare i
fanciulli ad apparire di fronte alla regina ed inizialmente non venne fatto nessun riferimento alle
rappresentazioni pubbliche. Il teatro fu chiuso definitivamente nell’84 quando si scoprirono le reali intenzioni
del costruttore e della funzione rappresentativa del teatro Poco più di dieci anni dopo James Burbage allestì il
secondo Blackfriars in previsione della scadenza del contratto per il suolo del Theatre.
Dopo la morte di Burbage il teatro lo lasciò ai suoi figli che lo affittarono ad Henry Evans, il quale lo inaugurò
assieme ad una compagnia di ragazzi.
Dopo l’ascesa al trono di Giacomo I la compagnia dei ragazzi del Blackfriars venne chiamata Children of The
Revels of the queen. Fu così che divennero una delle formazioni più popolari di Londra al punto da costituire
una seria concorrenza per le compagnie degli attori professionisti.
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Il Pubblico
Nel 1574 un decreto approvò le rappresentazioni durante ogni giorno della settimana fino al 1642, benchè
Giacomo I vietò le rappresentazioni domenicali. Spesso però i tempi delle rappresentazioni erano ridotti dai
periodi di chiusura dei teatri. La propaganda di quest’ultimi era diversificata, prima con l’affissione di manifesti
poi con l’uso di volantini. Nel giorno in cui si teneva lo spettacolo sul tetto del teatro sventolava una bandiera e
gli annunci delle rappresentazioni future venivano fatti sul palco durante la recita. I teatri pubblici avevano
un’ampia capienza e, per mantenere alta la frequenza degli spettatori, le compagnie usavano cambiare i
programmi aggiungendo drammi sempre nuovi. Una volta aggiunto un nuovo dramma si inseriva nel
repertorio generale finchè la sua popolarità non svaniva. Nel 1641 l’importante compagnia dei King’s Men
aveva 170 drammi a cui attingere. Solitamente l’orario d’inizio degli spettacoli si aggirava intorno alle due di
pomeriggio e nei teatri pubblici non erano previste delle interruzioni. Le donne raccoglievano il denaro
all’ingresso del teatro e non esistevano posti riservati e biglietti. Le classi meno abbienti usufruivano della
platea che disponeva solo di posti in piedi, le classi medie stavano in gallerie provviste di panche e i palchi
privati erano riservati all’aristocrazia. Dopo il 1610 l’esigenza di soddisfare un pubblico aristocratico crebbe
notevolmente, perciò le sale pubbliche iniziarono a rivolgersi a spettatori meno raffinati e si assiste a un
declino del testo teatrale.
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278-314 @Ale
Il dramma inglese nel Settecento. Il pantomime, la ballad opera ì, il burlesque e la comic opera
Con la rivoluzione pacifica del 1689, in Inghilterra si formò un nuovo clima politico e culturale che portò al
trono Guglielmo III d’Orange, stabilendo i principi della monarchia costituzionale. La rivoluzione contribuì ad
aumentare il potere e l’influenza della borghesia mercantile, di carattere prevalentemente. Acquistarono così
nuovo vigore le opposizioni e le critiche alle rappresentazioni teatrali.
L’emergere di un nuovo atteggiamento è evidente nelle opere di Colley Cibber (dove i personaggi proseguono i
loro comportamenti libertini fino al quito atto, quando vanno incontro a repentine conversioni) e in quelle di
George Farquhar, che conservò molto dello spirito di Congreve, sviluppandolo in modo da non incorrere in
nessun ostacolo morale. È un periodo interessante anche per il fiorire di un gruppo di autrici teatrali (più
importanti: Mary Pix, Catherine Trotter e Susanna Centlivre): tra il 1695 e il 1715, 37 nuove opere teatrali
scritte da donne furono rappresentate sui palcoscenici londinesi.
La tendenza del genere comico, che si colorisce di un maggiore sentimentalismo e inserisce personaggi tratti
dalla classe media, raggiunge per la prima volta la sua piena espressione nel 1722, con l’opera The conscious
Lovers di Sir Richard Steele: la poverissima eroina Indiana, dopo aver sopportato numerose prove e
disavventure, scopre di essere la figlia di un ricco mercante, consentendo alla storia di concludersi con un lieto
fine. Nelle opere teatrali di Steele l’intento tipico della commedia subisce un’importante trasformazione: il
testo tende a stimolare nobili sentimenti tramite la descrizione delle avventure sopportate dai personaggi, che
alla fine vengono salvati dalle loro sofferenze e ricompensati. All’inizio del 18° secolo, Nicholas Rowe scrisse
una serie di tragedie in cui rappresentava patetiche eroine che rimasero sulle scene per tutto l’Ottocento. Altri
importanti autori tragici furono Ambrose Philips e Joseph Addison: le loro tragedie erano basate su argomenti
storici o mitologici e i loro personaggi appartenevano a classi dominanti. Nuova strada nel 1731: George Lillo
scrisse The London merchant, in cui il protagonista George Barnwell, apprendista mercante, viene traviato da
una prostituta, uccide suo zio, e finisce sul patibolo nonostante il pentimento finale. L’opera ebbe un enorme
successo e il soggetto fu scelto ispirandosi a fatti di cronaca.
Nel ‘700 fiorirono anche altre forme drammatiche minori come il pantomime, la ballad opera e il burlesque.
Pantomime → combina elementi tipici della commedia dell’arte e della farsa con la satira su attualità e storie
tratte da mitologia classica. John Rich definì il modello del nuovo genere: scene tragiche ispirate alla mitologia
classica si alternavano a scene comiche, solo mimate, mentre lo sviluppo dell’intreccio tragico era affidato al
dialogo e al canto; gran parte dell’azione accompagnata da musica. 1723: pantomime come forma più in voga
di intrattenimento teatrale.
Ballad opera → nata da John Rich, forma di spettacolo per lo più comico in cui il dialogo in prosa si alterna con
quello cantato in versi. Primo esempio messo in scena da Rich: The beggar’s opera (l’opera dei mendicanti,
1728, di John Gay), che rappresentava la vita dei bassifondi di Londra satireggiando la situazione politica
dell’epoca. La ballad opera nacque in parte sull’onda della moda della lirica italiana, sviluppata nel 1710.
Burlesque → genere di carattere satirico e parodistico, arriva nel decennio successivo al 1730. Differenza dalla
ballad opera: assenza di parti cantate. Autore principale: Henry Fielding.
La ballad opera e il burlesque declinarono dopo la promulgazione del Licensing Act (1737), che per frenare la
satira politica ristabiliva la proibizione di rappresentare “a scopo di lucro” qualsiasi testo privo
dell’autorizzazione del lord cancelliere, riconoscendo inoltre come legittimi solo due teatri di Londra: il Drury
Lane e il Covent garden. Il decreto fu aggirato con diversi espedienti: alcune compagnie (tra cui quella di Henry
Giffard e Samuel Foote) offrivano spettacoli gratuitamente e il pubblico, ufficialmente, pagava per assistere a
un concerto compreso nel programma. Anche altre compagnie usarono questi espedienti, fino a quando
furono proibiti. Nel 1776 Foote ottenne il permesso di operare all’Haymarket Theatre dal 15 marzo al 15
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347-380 @Marta
Lo sviluppo delle pratiche sceniche
È solo nell’ultima parte del secolo che si arriva al coordinamento di tutte le componenti dello spettacolo,
soprattutto grazie al contributo di Schröder, il cui livello qualitativo delle produzioni portò altre compagnie ad
adottarne metodi. Lo stile recitativo si muove verso una dimensione più realistica, Schröder in particolare
cercò di rendere i suoi personaggi naturali e convincenti. Se prima del 1725 si pensava che fossero sufficienti
solo tre scene, dopo il 1750 le tipiche scene di repertorio diventarono più numerose; prima dell’avvento dei
teatri permanenti i cambi di scena erano difficili da realizzare, ma negli anni settanta furono fatte importanti
innovazioni negli allestimenti teatrali. I primi tentativi di creazione di scenografie e costumi il più autentici
possibile nacquero dal successo di Minna von Barnhelm (1767) e dalla diffusione della guerra come sfondo dei
drammi, tuttavia è solo nel diciannovesimo secolo che maggior realismo e accuratezza di effetti e particolari
trovarono una completa espressione. I costumi prima del 1725 erano estremamente semplici; con l’aumentare
dell’influenza del dramma francese diventarono più caratterizzanti, e così i depositi delle compagnie vennero
man mano arricchiti. Con Gootsched iniziarono i primi tentativi discontinui di un certo grado di accuratezza
storica e dal 1770 si diffuse l’uso di costumi d’epoca: nel 1774, per Götz von Berlichingen di Goethe, Schröder
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Fu Schiller ad accendere l’interesse teatrale di Goethe: grazie alla loro collaborazione e stretta amicizia
Weimar diventò la sede di uno dei teatri più famosi della Germania, dove i due svilupparono uno stile
particolare nelle rappresentazioni teatrali. Entrambi ritenevano che le convenzioni formali della tragedia greca
distanziassero lo spettatore dagli eventi del dramma, facendogli cogliere gli aspetti ideali sotto la superficie
della realtà quotidiana: il dramma doveva trasfigurare le forme dell’esperienza ordinaria e non creare
l’illusione della vita reale. Così, adottando il verso con uno schema ritmico di dizione e privilegiando costumi e
scenografie semplici per trasportare lo spettatore oltre le sue normali percezioni nella proiezione di una verità
ideale, nacque il “classicismo di Weimar”, che divenne famoso in tutta la Germania.
Le complesse opere mature di Schiller si concentrarono principalmente su conflitti filosofici, storici ed
individuali che conferirono una molteplicità di significati. Ne è un esempio la trilogia sulla guerra dei trent’anni
formata da Wallensteins Lager, Die Piccolomini e Wallensteins Tod. In generale Schiller si concentrò per lo più
su argomenti legati a vicende storiche.
Ghoete si impegnò a trasformare la compagnia di Weimar in un gruppo teatrale organico: sviluppò infatti un
sistema di norme volte correggere la pronuncia, controllare tempi e toni ed ottenere sulla scena grazia, dignità
e naturalezza. A differenza di altri direttori, Ghoete lavorava singolarmente con ogni attore per poi passare alle
prove di gruppo, concentrandosi particolarmente sulla giusta resa del verso e dello schema ritmico; il fine era
quello di ottenere una recitazione naturale e disinvolta.
Settimanalmente si tenevano tre rappresentazioni che andassero incontro ai gusti del pubblico: il repertorio
prevedeva commedie musicali/opere liriche, drammi popolari e le opere preferite di Ghoete. Sperimentando
nuovi metodi di rappresentazione anche di opere teatrali particolari, Ghoete sperava di arricchire l’esperienza
dei suoi attori così come del suo pubblico, anche se dopo la morte di Schiller (1805) il suo interesse teatrale si
affievolì notevolmente (cedette la direzione nel 1817). Nonostante ciò nel 1807 la compagnia di Weimar fu
acclamata dalla critica, ed il suo stile iniziò a diffondersi nella prima metà dell’ottocento; si delinearono due
tendenze opposte, quella “idealistica” (modello = classicismo di Weimar) e quella “realistica” (promossa dalla
scuola d’Amburgo).
L’opera più famosa di Ghoete è il Faust che è diventata uno dei classici del repertorio teatrale internazionale
nonostante non fosse stata inizialmente concepita per la scena.
Il teatro nei Paesi Bassi era legato alla rappresentazione dei drammi religiosi medievali e delle camere di
retorica; il primo teatro, lo Schouwburg, venne inaugurato ad Amsterdam nel 1638. L’attività teatrale in
Olanda si limitò a riflettere movimenti e correnti presenti negli altri paesi europei, ma fu comunque prospera;
diverso fu per quella di Danimarca e Norvegia, poiché dipendeva dalla presenza di compagnie francesi, inglesi
e tedesche. Nel 1730 ogni forma di attività teatrale venne proibita sotto le pressioni delle correnti puritane
anche se il dramma danese nacque proprio in questi anni grazie a Ludwig Holberg; fu solo nel 1772 che,
annullato il divieto sulle rappresentazioni teatrali, fu creato il Teatro Reale Danese.
In Svezia ci fu un notevole impulso per il teatro sotto il regno di Gustavo III, anche se la produzione artistica era
principalmente un’imitazione dei modelli stranieri.
Nel settecento il teatro si sviluppò anche in Russia: era legato a celebrazioni rituali antiche, e la prima
testimonianza risale al 1672 presso Mosca. Tra il 1725 e 1750 le attività teatrali erano limitate all’ambito della
corte, dove si alternavano compagnie francesi e italiane: non esisteva infatti né un teatro pubblico né un
repertorio originale russo. Il fondatore del teatro professionale russo fu Fëdor Volkov e il primo teatro statale
fu istituito dall’imperatrice nel 1756 sotto la direzione di Aleksander Sumarokov, scrittore di talento che
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A inizio ottocento sorse il romanticismo, movimento spirituale e ideologico in netta opposizione al classicismo
e che investì anche il teatro, operandone una profonda trasformazione. Le convenzioni del palcoscenico
risultarono troppo restrittive agli scrittori romantici che preferivano affidarsi all’estro creativo e liberatore: il
teatro romantico rifiutò quindi di sottomettersi alle regole classicistiche (come ad esempio le unità
aristoteliche, la divisione di generi e la costruzione razionale basata sulla correlazione causa-effetto).
L’elemento spettacolare e il fattore visivo, ridotti a sfondo neutro o decorativo nella tragedia classica,
diventarono componenti essenziali della messa in scena. Le opere di Shakespeare incarnavano, per i romantici,
ricchezza espressiva e libertà formale, avvicinandosi così al loro ideale artistico: sul decoro della tragedia
classicista prevalsero inventività ed imprevedibilità. Schlegel e Ludwig Tieck contribuirono alla divulgazione e
traduzione dei testi shakespeariani, considerati la base del repertorio teatrale tedesco dell’ottocento. A
conquistare il pubblico tedesco tra il 1810 ed il 1820 fu il genere della “tragedia di accadimenti fatali”,
inaugurato dall’opera Der Vierundzwanzigste Februar (Il ventiquattro febbraio) di Zacharias Werner: un
racconto di eventi tragici che hanno in comune solo il fatto di essere stati originati da una maledizione e di
accadere tutti il 24 febbraio. Questa tragedia, ispirata a Die Braut von Messina di Schiller, riscosse un grande
successo provando un cambiamento di atteggiamento nei confronti di Schiller, spesso attaccato dagli ambienti
romantici. Il migliore autore drammatico dell’ottocento fu Heinrich von Kleist, le cui opere sono tuttora parte
del repertorio tedesco: il suo capolavoro è Prinz Friedrich von Homburg.
Tra il 1805 e 1806, a seguito dell’occupazione di Austria e Prussia da parte di Napoleone, si verificò un
profondo cambiamento nella coscienza tedesca: si riaccese un forte interesse per il passato, ma pochissimi
drammi trattarono tale tematica a causa della vigile censura presente durante e dopo il periodo
napoleonico. Tra il 1815 e il 1830 spiccarono Grabbe, considerato precursore di diverse tendenze del
novecento (come l’espressionismo e il teatro epico) e Grillparzer, primo importante autore tragico austriaco; il
teatro in Austria trovò la sua espressione più tipica nei drammi popolari e pastorali dove scene realistiche di
vita quotidiana si intrecciavano ad ambienti fiabeschi, Johann Nestroy nel 1835 diventò l’autore drammatico
viennese più popolare. Dal 1830 il nuovo movimento democratico e libertario della Giovane Germania
produsse opere controverse, i cui scrittori proclamavano l’esigenza di osservare il mondo reale e i suoi
problemi, affrontandoli in modo diretto. Uno dei maggiori autori teatrali dell’ottocento fu Georg Büchner,
considerato anticipatore del naturalismo (per le tematiche trattate) e dell’espressionismo (per costruzione
drammatiche e stile del dialogo); dopo il 1840, un altro autore molto importante fu Friedrich Hebbel, che
compose la trilogia Die Nibelungen e Maria Magdalena, il suo dramma più famoso. Nelle sue opere principali i
personaggi rappresentano l’antico e il nuovo; dopo la sua morte il dramma tedesco ebbe un netto declino.
Tra il 1805 e il 1815 l’attività teatrale tedesca subì gli effetti dell’occupazione francese e della caduta di
Napoleone; nonostante ciò il teatro nel suo complesso prosperò ed intorno al 1850 poteva contare sul
finanziamento dello stato e delle amministrazioni cittadine. Ad imporsi su tutti gli altri teatri furono quelli di
Berlino e Vienna.
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Nel 1791 l’Assemblea Nazionale decretò l’abolizione dei monopoli e così a Parigi nacquero numerose nuove
compagnie, e le varie rappresentazioni offrivano intrattenimento legato al sentimento patriottico. Nel periodo
del terrore vennero stabilite misure repressive e punizioni per ogni forma di opposizione alla rivoluzione, e
dopo il 1790 i teatri persero molto del loro prestigio; nel 1799, con Napoleone al potere, il teatro abbandonò
gli argomenti politici sotto la pressione della censura. Le facilitazioni e la stabilità delle compagnie maggiori
portano alla restrizione dell’attività dei teatri minori; Napoleone tra il 1806 e i 1807 inserì misure sempre più
severe e l’attività fu autorizzata solo a quattro teatri, finanziati dallo stato: la Comédie Française, il Théâtre de
l’Impératrice (poi Odéon), l’Opéra e l’Opéra-Comique, che continuarono ad operare fino al ventesimo secolo. I
provvedimenti repressivi di Napoleone caddero solo dopo la rivoluzione del 1830.
La politica di Napoleone privilegiava il dramma classico, anche se le opere più popolari erano i mélodrames del
teatro dei boulevard: furono le opere di de Pixérécour e Kotzebue a fare del mélodrame il genere drammatico
dominante del diciannovesimo secolo. Le sue storie semplici ed efficaci, l’accento morale e gli elementi tratti
dalle feste popolari contribuirono ad ottenere un vastissimo pubblico popolare. La nuova poetica romantica
teatrale si diffuse anche in Francia soprattutto grazie a Victor Hugo, che ne ripropose le idee già presenti in
Germania e Inghilterra; le opere di Shakespeare venivano lette e rappresentate sempre più frequentemente.
L’Hermani di Hugo accese una battaglia tra romantici e tradizionalisti a causa della voluta violazione delle
regole classiciste: la nascita del romanticismo francese viene fatta coincidere con il trionfo dell’Hermani. La
produzione dei drammi romantici fu favorita dalla sospensione della censura e delle varie restrizioni in seguito
alla rivoluzione del 1830. Altri autori teatrali della scuola romantica degni di nota furono Dumas padre e De
Musset; il dramma romantico si mescolò al melodramma e trovò accoglienza nei teatri dei boulevard, anche se
dopo il 1840 l’entusiasmo generale per questo genere andò scemando. La fine dell’era romantica francese
viene fatta coincidere con l’insuccesso di Des Burgraves di Hugo.
380-416 @Iris28✨
L’attività teatrale e la recitazione nel teatro francese del primo ottocento
Il numero dei teatri di Parigi crebbe costantemente durante la prima metà del XIX secolo. Benché il governo
mantenesse un gran controllo sul rilascio delle licenze, le 8 compagnie autorizzate da Napoleone
aumentarono. Dopo il 1831, quando vennero abolite le norme che assegnavano rigidamente i diversi generi
drammatici alle differenti sale, l’Odéon o l’Opéra - Comique rivaleggiarono con la Comédie Française e l’Opéra
per la qualità dei lavori rappresentati e per l’allestimento delle messe in scena. Per tutto il secolo furono i
teatri dei boulevard a lanciare nuovi scrittori e a proporre nuove tecniche di produzione, molto tempo prima
che queste fossero accolte dalle compagnie di stato. Quasi tutte le compagnie parigine erano gestite da
direttori che assumevano gli attori con un contratto temporaneo. La Comédie Française continuò invece ad
essere una compagnia a partecipazione azionaria. Il regolamento stabilito da Napoleone nel 1812 garantiva
ad ogni società una somma annuale minima a cui si aggiungeva un compenso minimo per ogni recita. Il
governo forniva inoltre un sussidio alla compagnia e apparentemente gli attori partecipavano all’intera
gestione dell’impresa che tuttavia restava sotto il sovrintendente nominato dal governo. L’Opéra continuò ad
essere la compagnia parigina che godeva di maggiori privilegi. Non soltanto riceveva un finanziamento quattro
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Il teatro in Italia
La conquista napoleonica aprì l’Italia al nuovo clima politico e culturale instaurato dalla rivoluzione francese e
una particolare attenzione venne rivolta all’impiego del teatro come strumento di propaganda e di
educazione popolare. Mentre il complesso dell’attività teatrale restava tradizionalmente affidato ai gruppi
nomadi, nel 1806 il vicerè Eugenio di Beauharnais istituì a Milano, capitale del Regno napoleonico, la prima
formazione stabile sovvenzionata dallo stato la compagnia vicereale diretta da Salvatore Fabbrichesi. Sciolta la
formazione nel 1814, alla caduta del Regno napoleonico, Fabbrichesi passò a Napoli al servizio di Ferdinando di
Borbone costituendo una nuova compagnia stabile al Teatro dei Fiorentini. Ma la formazione stabile più
importante fu la Compagnia Reale Sarda, creata nel 1821 a Torino da Vittorio Emanuele I, che la dotò di una
consistente sovvenzione. La compagnia in cui recitarono i più importanti autori italiani del tempo come
Carlotta Marchionni e Adelaide Ristori mise in scena tantissimi lavori. Si sciolse in seguito quando il
Parlamento su proposta di Cavour abolì la sovvenzione per ragioni economiche. Un importante contributo alla
definizione dello stile recitativo furono le lezioni tenute all’accademia di Belle Arti di Firenze dal celebre attore
Antonio Marchesi che nel 1833 pubblicò le sue Lezioni di declamazione ed arte teatrale. Il dramma italiano
nella prima metà dell’Ottocento restò sotto l’influenza di Goldoni nella commedia e di Alfieri nella tragedia
aprendosi però alle nuove proposte del romanticismo che provenivano dalla Germania e soprattutto dalla
Francia. Fedele ai modelli di Alfieri fu la prima tragedia di Ugo Foscolo, il Tieste, rappresentata con grande
successo a Venezia. La seconda l’Aiace fu proibita dalla censura. Due anni dopo Foscolo presentò la sua ultima
tragedia, la Ricciarda, consona al nuovo gusto per la poesia sentimentale e le ambientazioni medievali.
Particolarmente importante per il teatro italiano fu la figura di Gustavo Modena, attore e capocomico che
partecipò attivamente alle lotte di risorgimentali e propugnò sulla scena uno stile di recitazione immediato e
naturale.
Il teatro in Spagna
Per tutto il settecento, che dopo la guerra di successione vide declino della Spagna tra le potenze europee, il
teatro spagnolo conobbe un lungo periodo di inerzia. Il classicismo tardò ad affermarsi e solo nella seconda
metà del secolo comparvero tragedie e commedie che si distaccavano programmaticamente dallo stile
seicentesco riflettendo il nuovo gusto. L’autore teatrale più importante tra il settecento e l’ottocento fu
Leandro Fernandez de Moratìn, il cui capolavoro è El sì de las Niñas, che racconta la rivalità tra uno zio ed un
nipote che si contendono la mano di una giovinetta. Moratìn si concentra più sull’approfondimento psicologico
dei personaggi che sull’ intreccio: tutte le complicazioni della vicenda hanno infatti origine dall’incapacità dei
giovani ad essere sinceri con le persone più anziane. Più popolare di Moratìn è però Ramon de la Cruz, autore
di più di 300 opere sceniche, celebre per i suoi sainetes (brevi atti unici rappresentati come intermezzi). A
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Il teatro russo
Nonostante il freno della censura, diventata particolarmente rigorosa dopo la repressione della rivolta
decabrista contro lo zar Nicola I (1825), in Russia la prima metà dell’Ottocento fu un periodo particolarmente
importante per lo sviluppo della del dramma. Griboedov scrisse Che disgrazia l’ingegno!, capolavoro destinato
a diventare il classico del teatro russo. Aperta all’influenza del movimento romantico fu l’opera di Puškin, che
nella sua tragedia Boris Godunov, descrivendo il rapporto del sovrano con i suoi sudditi, creò il primo dramma
russo di argomento politico. La censura ovviamente negò la sua pubblicazione fino al 1831 e anche la sua
rappresentazione. Come in altri paesi il repertorio russo fu comunque dominato dai melodrammi perlopiù
introdotti e importati dalla Francia. Popolare fu anche il vaudeville che in Russia raggiunse la sua massima
espressione nelle opere di Pisarev. Il realismo cominciò ad affiorare nel dramma russo negli anni trenta con
l’opera di Nikolai Gogol. Come drammaturgo egli oggi è ricordato soprattutto per L’ispettore generale che,
narrando la storia di un giovane sfaccendato scambiato per un severo funzionario di Pietroburgo, attacca in
forma satirica la corruzione e la rozzezza dei funzionari governativi. I toni realistici della commedia risiedono
nell’efficace caratterizzazione dei personaggi e nella descrizione della meschinità, dell’ipocrisia e della
presunzione dell’ambiente provinciale. Nel diciannovesimo secolo il teatro russo continuò a svilupparsi sempre
sotto la sorveglianza governativa. Nel 1805 fu aperto a Mosca un teatro statale in cui però una compagnia di
attori, servi della gleba, acquistata dalla corona. Nel 1809 fu aggiunta una scuola di formazione degli attori.
Gradualmente l’importanza delle compagnie di Mosca aumentò, benché quelle della capitale Pietroburgo,
continuassero a ricevere trattamenti di favore e sussidi più consistenti. In questo periodo le sale imperiali
ebbero il totale monopolio sulla produzione teatrale di Pietroburgo e Mosca. Pietroburgo aveva tre teatri: il
Bolšoj, usato prevalentemente per il balletto e l’opera lirica, il Malyj, utilizzato principalmente per le
rappresentazioni drammatiche e Michajlovskij, dedicato soprattutto allestimento di opere straniere. Mosca
aveva due teatri uno per la l’opera lirica e il balletto e l’altro per le opere drammatiche. Tra il 1800 il 1850 gli
attori delle compagnie statali venivano ancora impiegati secondo il sistema dei ruoli, ricalcando il modello
francese. Alcune norme approvate dallo stato regolavano le prove, l’attività e il comportamento degli attori. Il
primo grande attore russo fu Michail Ščepkin. Nato servo della gleba all’inizio della carriera lavorò in una
compagnia di servi, poi cominciò a viaggiare con una formazione di professionisti e si riscattò dalla servitù. Due
anni dopo entrò nella compagnia di Malyj di Mosca con cui rimase per il resto della sua vita. Egli inaugurò la
consuetudine di leggere l’intera opera alla compagnia prima di assegnare i ruoli e si preoccupava di guidare gli
attori nella messa a punto delle loro interpretazioni. Il teatro russo fu in genere molto conservatore nelle sue
pratiche sceniche e per la maggior parte dei casi continua ad affidarsi ad un limitato numero di scenografie di
repertorio composte da quinte e fondali. L’opera lirica che costituiva soprattutto un divertimento aristocratico
comincia a guadagnare un seguito più vasto negli anni trenta con Glinka. Nonostante ciò l’influsso straniero
rimase dominante per tutto il secolo. Celebrità straniere come Maria Taglioni, la ballerina più illustre del
tempo, cominciarono infatti a compiere frequenti tournées in Russia.
Il teatro negli Stati Uniti
L’attività teatrale nelle colonie nordamericane dell’Inghilterra fino alla metà del settecento fu irregolare. Il
primo documento di una rappresentazione teatrale è del 1665, quando tre persone furono processate in
Virginia per aver recitato in pubblico una breve commediola. Si ha poi notizia di alcune recite studentesche
avvenute verso la fine del secolo e dell’attività di qualche attore proveniente dall’Inghilterra nei primi anni del
secolo. L’inizio di un vero e proprio teatro professionale risale al 1752 quando la compagnia londinese di Lewis
Hallam, costituita da dodici adulti e tre bambini, lasciata l’Inghilterra, si trasferì nelle nuove terre in Virginia e
cominciò ad operare a Williamsburg. Morto Hallam i resti del suo gruppo si fusero con la compagnia di
Douglass, presente in Giamaica, e la nuova formazione operò negli anni successivi in diverse località coloniali.
Lo stesso Douglass costruì dei teatri permanenti: il primo a Filadelfia nel 1766 e poi a New York e in altre città.
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416-447 @𝑭𝒓𝒆𝒚𝒂✌︎
13. Il teatro del secondo ottocento
Le condizioni del teatro francese: Montigny, Delsarte, Conquelin e Sarah Bernhardt
Fino al 1880 le compagnie si specializzavano su un genere in voga: mélodrame, commedia, vaudeville, drammi
spettacolari e operetta. Poi questa pratica declinò a causa dell’incremento delle repliche: le formazioni
costituite per un’unica produzione sostituiscono le compagnie stabili specializzate in un genere.
I teatri di provincia non riescono più a produrre le proprie produzioni, a causa delle repliche dei grandi successi
della capitale: Parigi diventa unico centro teatrale francese. In più si preferivano i testi di autori già affermati,
perché commercialmente più sicuri. Periodo di prosperità economica del teatro: rappresentazioni serali e
matinées (per aumentare repliche).
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Divismo
Spettacoli costruiti e subordinati all’interprete di maggior richiamo:
Coquelin, Mounet-Sully, Réjan e Sarah Bernhardt, la più famosa diva francese.
Architettura
Napoleone III fece scomparire il Boulevard du Temple e al suo posto nuovi teatri introdussero innovazioni:
• Platea con poltrone, ma con settore in fondo con panche
• Fila di palchi, sovrastati da 2 o 3 file di gallerie
• In alcuni teatri vi erano palchi lussuosi come salotti
• Capacità dalle 1200 alle 2000 persone
• Alt arco di proscenio per migliore visione dalle gallerie
• Soffitta e sottopalco ampliati per manovrare elemento scenografici
Il dramma inglese
Il dramma inglese si trovava in decadenza, ma alcuni scrittori di commedie, melodramas e burlesques ebbero
fama (Tom Taylor, Henry James Byron, Dion Boucicault)
Thomas William Robertson fu il primo autore inglese della corrente realista: portò in scena problemi sociali
contemporanei, scritti con meticolose didascalie.
Generi popolari:
• Pantomime: breve intrattenimento autonomo
• Spettacoli musicali
• Burlesque-extravaganza: di varietà, comico-parodistico, grandiosi allestimenti, no regole, temi vari,
fantastico, pieno di anacronismi, canzoni ed effetti scenografici
Il posto di quest’ultimo fu preso dalla comic opera, a cui ci lavorò William Sxchwenck Gilbert con le musiche di
Arthur Sullivan: trama abbozzata era pretesto per canzoni e cori di ragazze. Prosperò fino alla prima guerra
mondiale.
Posizione economica dell’autore:
Inizialmente si pagavano con gli incassi di particolari serate, poi sostituito da somme forfettarie. Questo causò
un malcontento --> Società degli Autori Drammatici
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449-481 @Michi
I TEATRI DELL’ORIENTE
Fino alla fine dell'ottocento la cultura teatrale orientale era stata ignorata e conosciuta solo per brevi forme
episodiche e approssimative dalla cultura occidentale e viceversa.
In Giappone dopo la caduta dello shogunato (1868) si iniziò ad avere una vivace e rapida modernizzazione
della campagna teatrale anche nei confronti dell’intero mondo occidentale rimasto sconosciuto ai molti,
producendo i primi drammi in stile occidentale.
Così come in Giappone, anche in Cina (dopo la nascita della repubblica 1912) si manifestò un celebre interesse
verso le altre culture.
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L’Opera di Pechino
Forma teatrale dominante in CIna dalla metà dell’ottocento ad oggi. Costituisce la raccolta di tutte le forme
regionali di teatro. Nel 1790 per celebrare il compleanno dell’imperatore Qianlong furono riuniti a Pechino i
migliori attori delle varie regioni, molti di loro rimasero uniti formando l’Opera di Pechino. Dalla metà del
diciannovesimo secolo questa nuova forma drammatica era l’unica predominante sulla scena.
A differenza delle precedenti, L’Opera di Pechino era esclusivamente teatrale e non letteraria, non si fondava
sul testo, ma su recitazione, canto e danza. Il programma di uno spettacolo tipologico comprendeva una serie
di atti o scene tratti da drammi diversi senza intervallo e di solito gli attori migliori comparivano verso la fine
della scena o dell’atto.
I drammi di norma si dividono in: -drammi civili (temi sociali e familiari) -drammi militari (avventure dei
guerrieri) spesso però questi temi vengono mischiati.
Prendono testi tratti da antiche opere letterarie, racconti, storie, folklore, miti e leggende.
Rigoroso il lieto fine. Essendo attori di un certo calibro, il testo è solo approssimativo e lo si usa come linea
guida, spesso ricorrono a variazioni o improvvisazione.
Anche in questo caso la scenografia è pressoché vuota, il palcoscenico è rialzato e coperto da un tetto sorretto
da colonne, due porte all'estremità del palco una per entrare e l'altra per uscire; la scenografica massima era
un tavolo con delle sedie e stava nella bravura dell’attore a far capire al pubblico il luogo circostante.
I suonatori rimanevano in piena vista per tutta la rappresentazione e la musica viene utilizzata come parte
integrante di tutta l’opera, crea atmosfera e accompagna i cantanti nel tempo della vicenda. Elemento
importante della musica è il tamburo che scandisce il ritmo ed il tempo.
Il cuore dell’Opera di Pechino è comunque l’attore, il ruolo dell’attore si divide in quattro tipi: uomini,donne,
attori dalla faccia dipinta, comici.
Ogni ruolo ha il proprio timbro vocale, la propria caratteristica fisica e scenica.
Un sistema teatrale così complesso è anche grazie all’altissima formazione degli attori, inseriti già in tenera età
nel mondo dello spettacolo.
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Con l’instaurazione della repubblica cinese, il teatro cinese si modernizzò accogliendo le culture del teatro
occidentale. Questo nuovo tipo di dramma venne chiamato dramma nuovo, ma dopo qualche secolo,
essendosi integrato molto facilmente, venne rinominato in dramma parlato (per differenziarlo dagli altri che
erano cantati).
Originariamente molti drammi parlati erano traduzioni o adattamenti a opere straniere (Shakespeare, Cechov,
Shaw e Ibsen), ma successivamente si iniziò a formare una cultura propria cinese del dramma parlato; il primo
celebre successo fu quello di Cao Yu (ex Tempesta o L’alba), le sue opere trattano di problemi sociali
contemporanei e il conflitto fra nuovo e vecchio stile di vita.
Con l’arrivo del comunismo il teatro si modernizzò ulteriormente e il comportamento del pubblico mutò: si
prestava più attenzione e scrupolo allo spettacolo e non erano più un “sottofondo” alle serate.
Anche l’Opera di Pechino ebbe dei cambiamenti con l'avvento del comunismo: fu istituito un comitato per
riesaminare i drammi e renderli conformi alla dottrina comunista o addirittura tolti proprio da cartellone, ci fu
per questo una rivoluzione culturale (1966) da parte del governo contro i drammi tradizionali, ma grazie al
pubblico e agli stessi attori la rivoluzione non andò in porto e nel 1976 vennero nuovamente rappresentati i
drammi parlati.
La Cina si è dotata anche di ampie e modernissime sale teatrali, i due complessi più famosi furono instaurati a
Shanghai (Grande Teatro 1998) e a Pechino (Centro Nazionale per le arti dello spettacolo 2007).
Dramma Cinese più famoso nel dopoguerra fu La Ragazza dai capelli bianchi di He Jingzhi e Ding Yi
Narra la storia di una ragazza che maltrattata e violentata dal suo padrone scappa sulle montagne dove viene
scambiata per una dea grazie ai suoi capelli bianchi, unendosi infine ad un gruppo di comunisti per lottare per
un posto nella società.
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481-517 @Bì
517-551 @Vera
Il teatro in Francia dal simbolismo a Copeau
Alle correnti naturalistiche si contrappose negli ultimi vent’anni del 1800 il movimento simbolista
→Ispirato dalle opere di: Edgar Allan Poe, Baudelaire (poesia e critica), Dostoevskij (romanzi), Wagner
(musica)
Pensiero simbolista la percezione interiore e soggettiva delle forze misteriose consentiva l’accesso ad una
forma di verità più elevata di quella che si poteva raggiungere con la semplice osservazione delle apparenze
esterne. Quindi, il significato profondo e interiore della realtà non è rappresentabile in modo diretto e
oggettivo ma doveva essere evocato attraverso simboli, leggende, miti e atmosfere.
Maggior esponente Stèphane Mallarmè (1842-1889) idea di dramma: doveva essere un’evocazione del
mistero dell’esistenza attraverso il linguaggio poetico e allusivo, rappresentabile solo con mezzi teatrali più
essenziali e immediatamente suggestivi, allo scopo di creare un’esperienza quasi religiosa
→ Questa concezione ispirò tutte le opere antirealistiche (simboliste) della fine dell’ottocento
Il simbolismo non si impose nel teatro fino a quando non apparve un gruppo indipendente slegato dai vincoli
istituzionali del teatro di stato e da quelli economici del teatro commerciale.
Aurelien-Marie-Lugnè-Poe (1869-1940), direttore del Thèatre de l’Oeuvre, si convertì alle idee del simbolismo
→ Guidato dal motto “la parola crea la scena” ridusse la scenografia a semplice composizione di linee e colori
dipinti su fondali di tela
→ Cercò di creare un’unità di stile e di atmosfere, evitando accuratamente la riproduzione di ambienti reali
La prima importante fase del movimento antirealistico si concluse nel 1987, quando Lugnè-Poe ruppe con i
simbolisti ritenendo che la gran parte dei loro testi fosse immatura e che l’adozione di un unico stile di
allestimento scenico fosse troppo limitante.
Nel primo decennio del 1900 però nuovi stimoli nacquero dalla conoscenza degli esperimenti che venivano
condotti in quegli anni nel resto d’Europa.
Nel 1910 apparve L’arte teatrale moderna un saggio di Jacques Rouchè (1862-1957), che dopo aver descritto il
rinnovamento teatrale operato in Germania da Fuchs e Reinhardt, in Russia da Stanislavskij e Mejerchol’d, ed
aver esposto le teorie di Appia e Craig, proseguiva auspicando l’avvento di simili sperimentazioni anche in
Francia
→ Rouchè tendeva a realizzare un insieme scenico in cui le linee e il colore avessero il compito di caratterizzare
l’ambiente e l’atmosfera senza però concentrare su di sé l’attenzione del pubblico
L’esempio di Rouchè stimolo Jacques Copeau ad aprire un suo teatro.
Jacques Copeau (1879-1949) Critico teatrale ebbe la sua prima esperienza pratica nel 1911 con il suo
adattamento dei Fratelli Karamazov
→ Era convinto che le riforme proposte da Rouchè ponessero eccessivamente l’accento sugli elementi visivi,
trascurando l’importanza del testo dell’opera da rappresentare
→ Lui quindi sosteneva che il compito principale del regista era la traduzione fedele del testo dell’autore.
L’attore, invece, in quanto “presenza vivente” dell’autore, era l’unico elemento essenziale della
rappresentazione teatrale e che un rinnovamento del teatro dipendeva essenzialmente dal ritorno alla nuda
piattaforma del palcoscenico.
→Con queste intenzioni trasformò una piccola sala parigina nel Thèatre du Vieux Colombier, che disponeva
solamente di scenografie essenziali, quindi privo di attrezzature sofisticate.
→ Purtroppo la sua attività si interruppe nel 1914 con l’avvento della prima guerra mondiale e ripresero dopo.
→Grande fu l’importanza del Thèatre du Vieux Colombier perché con la sua nascita il ruolo di guida della scena
francese passò da Antoine a Copeau, le cui sperimentazioni avrebbero dominato il teatro del dopoguerra
Appia e Craig
Nello stesso periodo in cui in Francia si sviluppano le sperimentazioni simboliste, due personalità stavano
iniziando a porre i fondamenti teorici delle pratiche sceniche antillusionistiche del teatro contemporaneo.
Tutti e due svilupparono la tendenza che mirava alle scenografie semplificate, tridimensionali, alla plasticità e
alle luci direzionate.
Le loro teorie, assai controverse, si imposero dopo la prima guerra mondiale.
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Hugo von Hofmannsthal (1874-1929) è considerato un esponente del neoromanticismo, corrente analoga in
Germania al simbolismo francese.
Le sue prime opere Der Tor und der Tod (1893) e Der Abenteuerer und die Sängerin (1899), scritte in versi,
indussero molti critici a considerarlo il maggior poeta tedesco dopo Goethe.
Tutte le idee e le innovazioni introdotte tra il 1875 e il 1900 si fusero nell’opera di Max Reinhardt Max
Reinhardt (1873-1943)
Attore fino dall’età di diciannove anni e mentre recitava con la compagnia di Otto Brahm cominciò a
sperimentare le tecniche dell’allestimento teatrale in un cabaret.
La fase più importante della sua attività iniziò nel 1905 quando successe Brahm come direttore del Deutsches
Theater.
Teorie:
→ Riteneva che ogni dramma richiedesse uno stile particolare e che ogni rappresentazione costituisse un caso
da risolvere non attraverso l’impiego di formule già sperimentate, ma tramite la scoperta della chiave
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Irlanda:
Dal tempo di Enrico VIII l’Inghilterra aveva governato l’Irlanda senza riuscire a sopprimere la religione cattolica
e a conquistare la piena fedeltà degli abitanti. Anche in Irlanda, come nel resto d’Europa, nell’ottocento si
stava sviluppando un forte sentimento nazionalistico che portò dunque a far crescere l’interesse per l’eredità
gaelica e celtica in cui affondava le proprie radici la cultura nazionale irlandese. Questo particolare interesse si
espresse anche nella produzione teatrale.
Nel 1898 viene istituita a Dublino l’Irish Literary Society che produsse fino al 1902 sette opere drammatiche,
dimostrando la possibilità di creare un teatro nazionale irlandese.
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Nel primo decennio del secolo altri importanti esperimenti, con lo scopo di una messa in scena che rifiutasse le
soluzioni realistiche, furono condotti nella compagnia di Vera Komissarzevskaja (1864-1910). Interessata ai
nuovi esperimenti, accolse Mejerchol’d quando questi lasciò Stanislavskij.
→ Per esempio per la messa in scena Hedda Gabler di Ibsen Mejerchol’d assegnò ad ogni personaggio un
costume di colore diverso, assolutamente privo di dettagli realistici, in modo da risolvere la scena in una
sapiente composizione cromatica. Ogni personaggio aveva un particolare impostazione plastica: utilizzava un
numero limitato di gesti statuari e ritornavano una posa prestabilita.
→Nel 1910 mise in scena il Don Giovanni di Molière sopprimendo il sipario e le luci della ribalta e promulgando
il palcoscenico fino alla platea. La luce rimaneva accesa in sala per tutta la rappresentazione, e alcuni
inservienti neri in livree l rosse da ricami dorati cambiavano vista gli oggetti e le scene, mentre gli attori si
muovevano a ritmo di danza accompagnati dalla musica.
Successivamente Mejerchol’d iniziò una serie di esperimenti in cui utilizzava le tecniche del circo, della
commedia dell’arte e riteneva che la produzione teatrale dovesse fondamentalmente risolversi nella creazione
del regista che poteva utilizzare il testo come materiale da ricostruire e rimodellare secondo le proprie
intenzioni.
Nikolaj Evreinov (1879-1953), fu un altro esponente del teatro anti-realista russo. Egli tentò di dare più spazio
all’attore sviluppando negli spettacoli la teatralità e il decorativismo.
Espose le sue posizioni teoriche nell’Introduzione al monodramma (1909) e nel Teatro come tale (1912).
Teorie:
→ La teatralità, nella sua concezione, è un principio originario della vita, che porta l’uomo ad interpretare un
ruolo e a trasformare sé stesso e la realtà.
→Come realizzazione di un principio originario il teatro può rendere migliore la vita e svolgere una funzione
risanatrice.
→Nel monodramma tutti i personaggi devono apparire come proiezioni degli stati d’animo del protagonista.
→La luce, il suono e la scenografia devono rispecchiare i mutevoli atteggiamenti psicologici e le emozioni di
questi stati d’animo.
Fëdor Komissarzevskij (1874-1954)
Lavorò con sua sorella Vera e con Evreinov.
Secondo lui ogni personaggio e ogni azione hanno delle qualità intrinseche che il regista deve sintetizzare in
alcune metafore visive significative, capaci di suggerire le giuste associazioni al pubblico contemporaneo.
Il teatro italiano
In Italia la prima significativa rottura con il passato nel campo della drammaturgia fu costituita dall’emergere di
una tendenza realistica assimilata dalle forme del dramma borghese.
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Totalmente opposte ai drammi borghesi e ai testi veristi, furono le opere teatrali di Gabriele D’Annunzio
(1863-1939), affini per stile e argomenti alle opere del teatro simbolista francese e dell’estetismo inglese.
Nei primi 15 anni del XX secolo emerse in diverse compagnie teatrali la figura del “direttore artistico” che
sovente era un attore, ma poteva essere anche un autore o un critico.
La figura artistica che eclissò tutte le altre fu quella di Eleonora Duse (1859-1924), considerata da molti la più
grande attrice del suo tempo. Nel 1897 conobbe D’Annunzio con il quale iniziò una lunga relazione.
D’Annunzio scrisse per lei le sue prime opere teatrali e fu per merito della Duse che il teatro dannunziano
cominciò ad affermarsi in Europa.
La Duse affrontò tutte le sue interpretazioni con un’enorme capacità di penetrazione psicologica ed apparendo
sempre diversa in ogni ruolo. Si affidava interamente agli stimoli interiori per produrre la manifestazione
esteriore appropriata, e senza ricorrere a nessun pezzo di bravura e a nessuna forma di recitazione
declamatoria e d’effetto, come usavano i divi del tempo, raggiungeva risultati d’estrema efficacia.
Come molti divi contemporanei, anche la Duse dirigeva spesso le sue produzioni.
Il teatro spagnolo
L’organizzazione del teatro spagnolo venne radicalmente riformata verso la metà dell’ottocento. La pratica di
utilizzare il teatro come fonte di finanziamento per le istituzioni di carità fu abbandonata. Tutti i teatri furono
classificati in tre categorie, e ad ognuna vennero assegnati particolari generi dello spettacolo. Questa
disposizione non fu mai applicata rigidamente, ma favorì comunque lo sviluppo di generi minori.
Nel diciannovesimo secolo il teatro spagnolo fu particolarmente prospero e dalle poche compagnie esistenti
dell’ottocento si passò a più di 50 gruppi teatrali verso la fine del secolo.
Il dramma realistico trovò il suo primo esponente di rilievo in Josè Echegaray (1848-1927).
All’inizio del XX secolo il più famoso dei nuovi autori spagnoli fu Jacinto Benavente (1866-1954), tra i suoi
drammi realistici il migliore è La malaquerida (La malamata, 1913).
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Le innovazioni tecniche
Tra il 1875 e il 1915 furono introdotte nel teatro numerose importanti innovazioni tecniche, soprattutto in
Germania. Molte nacquero dall’esigenza di manovrare le pesanti scenografie tridimensionali che stavano
sostituendo le quinte e i fondali spostati con il vecchio sistema dei carrelli mossi ad argano.
Invenzioni:
→ Una delle prime invenzioni fu il palcoscenico girevole.
Il primo venne installato al Residenz Theater di Monaco da Karl Lautenschläger (1843-1906).
→Un’altra soluzione, la piattaforma scorrevole, fu introdotta da Fritz Brandt (1846-1927). Con questo sistema
le scenografie potevano essere montate fuori scena su una grande piattaforma e poi trasportarle sul
palcoscenico
→Fu ampiamente adottato anche il sistema di montacarichi. Il primo fu installato al Teatro dell’Opera di
Budapest nel 1884. L’intero palcoscenico era diviso in sezioni, ognuna delle quali poteva essere abbassata,
sollevata o inclinata, consentendo così di sollevare e abbassare elementi scenici e di creare una serie di piani a
più livelli per la recitazione.
→Un meccanismo anche più complesso fu installato a Dresda da Adolf Lindenbach (1876-1963) e costituiva
una sorta di compromesso tra le piattaforme scorrevoli ed il sistema di montacarichi.
Dopo il 1907 i miglioramenti apportati ai filamenti delle lampade elettriche resero possibile il potenziamento
del voltaggio, e nacque così il tipo di riflettore ancora oggi usato sulle scene.
Anche le sale subirono considerevoli trasformazioni, soprattutto in seguito alla costruzione del teatro di
Wagner a Bayreuth. I palchi tendevano a scomparire, i posti di balconata a diminuire e i corridoi centrali
furono soppressi. Quando si diffuse la tendenza a ridurre o ad abolire la separazione spaziale tra gli attori e il
pubblico, ritornò di moda l’apron e in alcuni casi fu eliminato anche l’arco di proscenio.
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In questo periodo la figura più importante rimase sempre Max Reinhardt che continuava a dirigere il
Deutsches Theater e il Kammerspiele. Anche in Austria il regista curò alcune messe in scena e nel 1922 divenne
direttore del Theater in dem Redoutensaal di Vienna.
Max Reinhardt proseguì con le sue attività in Germania e in Austria fino a quando la salita al potere di Hitler
nel 1933 non lo costrinse a trasferirsi. Si rifugiò negli USA e nel 1935 girò la versione cinematografica di uno dei
suoi più celebri spettacoli: Sogno d'una notte di mezza estate di Shakespeare.
Durante ciò, altri registi svilupparono il nuovo stile espressionista che per alcuni anni caratterizzò la
sperimentazione sulle scene tedesche. Il termine espressionista era nato in Francia all’inizio del secolo per
indicare nel campo della pittura uno stile che, in opposizione all’impressionismo, sottolineava la necessità di
esprimere, nel raffigurare la realtà, l’atteggiamento interiore dell’artista. La realtà doveva essere percepita
“dall’occhio interno del pittore”, che la rendeva come la vedeva dentro di sé, ossia la ricreava nel proprio
animo.
Pertanto, tra le sue premesse fondamentali vi era la volontà di proiettare le emozioni umane e gli stati d’animo
sugli oggetti inanimati, e di cercare la verità ultima nelle qualità spirituali dell’uomo e non nelle apparenze
esteriori. Al contrario dei realisti e dei naturalisti, per la poetica espressionista la realtà era mutabile e doveva
essere trasformata fino a quando non si fosse armonizzata con la natura spirituale dell’umanità, unica fonte
significativa di valori.
Molti espressionisti si limitarono alla sperimentazione in campo artistico, ma altri assunsero un atteggiamento
più militante e si impegnarono a trasformare le condizioni politiche e sociali.
→Linee distorte, geometrie abnormi, colori strani, movimenti meccanici e discorsi telegrafici furono gli
espedienti comunemente impiegati per trasportare il pubblico al di là delle apparenze superficiali.
Il primo autentico dramma espressionista fu Der Bettler di Reinhard Johannes Sorge (1892-1916) fu pubblicato
nel 1912.
→Rappresentava la lotta tra le norme convenzionali e i nuovi valori, tra le vecchie e le nuove generazioni.
Con lo scoppio della prima guerra mondiale, l’espressionismo subì una prima trasformazione spostando
almeno in parte i propri interessi dalla ricerca interiore all’impegno volto a impedire una catastrofe universale
e a promuovere la riforma dell’uomo della società.
Prima del 1918 solo poche opere espressioniste erano state prodotte in Germania a causa della rigida censura.
I due maggiori autori espressionisti furono Kaiser e Toller.
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586-620 @ Miriam
Il teatro e il dramma negli Stati Uniti
Verso il 1912 furono aperti numerosi piccoli teatri o teatri d'arte indipendenti. Questo contribuì a nuove
soluzioni scenografiche che vennero chiamate New Stagecraft. Il rinnovamento teatrale fu promosso
dall'attività dei Provincetown Players e del Theatre Guild, che nel 1919 si ricostituì come compagnia
professionale con lo scopo di presentare opere non soggette ad interessi commerciali. Si aprì anche il teatro
commerciale per l'attività di Arthur Hopkins che rappresento’ opere di Tolstoj, Ibsen, Gorkij, Shakespeare ecc.
L'influenza della sperimentazione europea continuò a diffondersi negli Stati Uniti negli anni venti in seguito a
eventi importanti come le tournees del Teatro d’Arte di Mosca e l’arrivo del regista Reinhardt.
Due attori di Stanislavskij (Boleslavskij e Uspenskaja) fondarono la scuola American Laboratory Theatre in cui
insegnarono il sistema di Stanislavskij.
La formazione piu’ importante negli anni trenta fu il Group Theatre creato da Clurman, Strasberg e Crawford
sul modello del Teatro d’Arte di Mosca. Divento’ celebre per le sue produzioni dei drammi di Clifford Odets.
Nel 1941 il gruppo si sciolse.
Nel 1935 si creo’ il Federal Theatre Project diretta da Flanagan Davis, il cui obbiettivo era l’impiego dei
teatranti disoccupati (a causa del crollo di Wall Street). E’ ricordato soprattutto per aver creato i Living
Newspapers (giornali viventi) che drammatizzavano gli argomenti di attualita’: Triple- A Plowed Under parla
dell’agricoltura, Power della elettrificazione delle campagne e One Third of a Nation dei quartieri degradati. La
maggior parte avevano come personaggio centrale l’uomo della strada che discuteva di questi problemi. Per i
toni politici, il congresso rifiuto’ di accordare fondi per la sovravvivenza dell’organizzazione. Da esso nacque
nel 1937 il Mercury Theatre di Orson Welles. Il suo maggior successo fu la produzione del Giulio Cesare che
conteneva riferimenti al fascismo.
La crisi economica favorì lo sviluppo del teatro operaio che fu un'efficace strumento per la propaganda della
sinistra e dei sindacati. Fu fondata un’organizzazione nazionale chiamata New Theatre League che costitui’ a
New York la Theatre Union, che divento’ la guida dell’intero movimento. Alla fine falli’.
Il teatro commerciale era orientato alle produzioni di spettacoli e sfruttava attraverso un alto numero di
repliche i capitali investiti negli allestimenti. il numero delle repliche raggiunse il culmine con Tobacco Road di
Kirkland, versione teatrale del romanzo di Caldwell, che fu rappresentata interrottamente per 7 anni.
Eugene O’Neill, scrittore americano piu’ celebre, comincio’ a scrivere verso il 1912, e le sue prime opere
vennero messe in scena dai Provincetown Players. Il suo primo dramma regolare Beyond the Horizon gli aprì le
porte del teatro di Broadway nel 1920. Sperimento’ nuove tecniche teatrali e drammaturgiche come l’uso delle
maschere e lunghi monologhi interiori per esprimere i pensieri intimi dei personaggi. Sperimento’ stili molto
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Il teatro e il dramma in Inghilterra. Osborne, Wesker e Pinter.
Con l'inizio della guerra, nel 1939, il teatro inglese Interruppe quasi completamente la propria attività.
Nel 1942 Prince Littler acquistò la Stall Theatre Corporation e nel 1947 il suo gruppo controllava il 75% dei
teatri inglesi e possedeva la maggior parte delle quote della H.M. Tennant Ltd., la più grande casa di
produzione londinese.
Lo scrittore più importante degli anni del dopoguerra fu Terence Rattigan.
Nei anni 50 il teatro commerciale cominciò ad interessarsi anche al dramma in versi.
La compagnia più importante dopo la guerra fu l'Old Vic, che era ritornato a Londra nel 1944. All'inizio la
formazione fu costretta a recitare al New Theatre, perché la sua sede era stata parzialmente distrutta dai
bombardamenti. La direzione passò da Tyrone Guthrie a Laurence Olivier, Ralph Richardson e John Burrell,
che misero in scena una serie di prestigiose produzioni che resero l’Old Vic una delle più apprezzate compagnie
del mondo. Nel 1976 l'Old Vic fondò anche una scuola di recitazione, che si ispirava soprattutto ai principi di
Copeau. Strettamente collegata a questa scuola era la compagnia del Young Vic, che produceva spettacoli per
ragazzi.
Nel 1950, il ritorno all'antica sala creò numerosi conflitti tra la formazione maggiore, la scuola di recitazione e il
gruppo del Young Vic, e nel 1952 queste ultime due organizzazioni si sciolsero. L'ultimo grande successo del
gruppo risale al 1960, Romeo e Giulietta, con la regia di Zeffirelli. Nel 1963 l’Old Vic fu sciolto ed il suo quartier
generale diventò la sede del National Theatre.
Mentre l’Old Vic viveva una fase di decadenza, la Stratford Festival Company acquistava prestigio; nel 1951 il
numero delle produzioni annuali fu volutamente ridotto per permettere una preparazione più attenta e
meticolosa.
Intorno al 1956 il teatro inglese sembrava vivere soltanto sugli allori del passato.
La English Stage Company fondata nel 1956 e diretta da George Devine, dedicava la propria attività alla
produzione di nuovi testi inglesi e di opere straniere non ancora rappresentata in Inghilterra. Alla ricerca di
nuovi autori Devine, mise un annuncio sul The Stage a cui rispose John Osborne, che gli inviò Look Back In
Anger; la messa in scena dell'opera di Osbourne nel 1956 segnò una svolta nel teatro inglese del dopoguerra.
La rottura rispetto al passato risiedeva nei contenuti che attaccavano violentemente le differenze di classe e
l'autocompiacimento e l’indifferenza che pervadevano la società.
Benché il tono del dramma fosse essenzialmente negativo, il testo coglieva così efficacemente lo spirito di
ribellione che affiorava nell'ambiente giovanile che Jimmy Porter, il protagonista, diventò il simbolo di tutti i
giovani arrabbiati.
Nell'opera successiva di Osbourne, The Entertainer, il progressivo declino dei valori tradizionali inglesi è
simbolizzato nelle tre generazioni di attori della famiglia Rice.
La qualità dell'opera di Osbourne, dopo il 1960 fu discontinua.
Dopo di lui lo scrittore più significativo fu probabilmente John Arden.
Il Theatre Workshop fu fondato nel 1945 da un gruppo di giovani insoddisfatti della qualità artistica e del ruolo
sociale del teatro commerciale. Non avendo risorse economiche la compagnia girò l’Inghilterra e l'Europa,
prima di stabilirsi nel 1953 nella periferia di Londra, a Stratford, un quartiere operaio. Nel 1955 ottenne un
importante riconoscimento internazionale con la sua partecipazione al Festival mondiale a Parigi.
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Arnold Wesker esplora le condizioni della classe operaia; Peter Shaffer ha dimostrato un controllo magistrale
del mezzo espressivo.
Ma lo scrittore che raggiunse la fama mondiale fu Harold Pinter; caratteristiche fondamentali del suo teatro
furono: situazioni quotidiane che si avvolgono gradualmente in un inconscio alone di mistero e di minaccia,
motivazioni non rivelate, non spiegate e ambigue, informazioni nascoste ed un dialogo autentico,
apparentemente naturale, ma in realtà minuziosamente costruito. Per lui il silenzio è parte integrante del
linguaggio e Il discorso verbale costituisce una stratagemma, attraverso cui i personaggi cercano di nascondere
la loro realtà psicologica. Per questo il sottotesto è il non detto sono spesso altrettanto importanti nel dialogo.
La Royal Shakespeare Company, nata nel 1961, estese la sua attività da Stratford a Londra, affittando l’Aldwych
Theatre, e continuò ad operare nelle due sedi. Nel 1962 Peter Brook e Michael Saint-Denis furono associati
alla direzione e nella stagione successiva Peter Brook, in collaborazione con Charles Marowitz, produsse una
serie di spettacoli sperimentali presentati sotto il titolo di teatro della crudeltà.
A partire dagli anni 70 la Royal Shakespeare Company trova un potente rivale nel National Theatre.
L'Inghilterra fu uno degli ultimi paesi europei a istituire un teatro nazionale: l'approvazione parlamentare per
la costituzione di un teatro di stato risaliva alla fine degli anni 40, ma fu resa esecutiva solo nel 1963 quando la
compagnia dell’Old Vic si sciolse e la sua sede fu assegnata al nuovo gruppo teatrale. Il National Theatre si
procura rapidamente un'eccellente reputazione per la scelta dei testi e la qualità delle sue produzioni, che
vennero affidate a numerosi registi inglesi e stranieri.
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Quartucci sperimentava metodi di lavorazione basati sulla creazione collettiva e l’improvvisazione, e ricorreva
a un assemblaggio di materiali diversi, visivi, verbali, musicali per coinvolgere il pubblico annullando la
separazione di attori e spettatori.
Mentre Quantucci conduceva i suoi esperimenti, l’attenzione della critica veniva attirata dalle imprese di
Carmelo Bene, protagonista assoluto dello spettacolo, responsabile degli interventi sul testo, sulla recitazione,
su ogni elemento della scena.
Bene si presentò nel 1959 al pubblico interpretando Caligola di Camus al Teatro Delle Arti Di Roma. La sua
recitazione apparve una spericolata tessitura di forzature grottesche su di toni, un gesticolare e saltellare da
balletto. Scandalo e provocazione, uniti ad un ostentato disprezzo per il pubblico. furono caratteri costanti
delle sue esibizioni, soprattutto all’interno del suo teatro laboratorio che inaugurò nel 1962. Lì, in poco più di
sei mesi, presentò una serie di lavori che lo resero celebre presso le élite culturale romana. Impressionò per il
massacro a cui sottopose i testi e per le provocazioni lanciate al pubblico che sfociarono in disordini in sala e,
almeno in un caso, nell’arrivo della polizia. Benché buona parte della critica si mostrasse decisamente
contraria alle prodezze di Bene, era tuttavia ampio il riconoscimento della genialità delle sue invenzioni
drammaturgiche, della potenza della sua presenza scenica, delle sue grandi capacità d'attore nell'uso della
tonalità e dei timbri di voce, e della gestualità.
Di tutt'altro genere fu la raffinata sperimentazione scenica di Mario Ricci. Inizialmente escluse dalla scena,
tanto l'essere umano quanto la marionetta, e i suoi spettacoli si risolvevano in una serie di immagini, collegate
nella loro semplice successione dinamica.
Particolarmente sofisticato era l'impiego delle immagini filmiche proiettate sullo schermo, ma anche sulla
scena e sugli oggetti. Le immagini venivano concepite come componenti specificatamente teatrali,
strettamente connesse al ritmo e agli elementi materiali dell'azione e dirette a svolgere nuovi movimenti su
quelli attivati dai corpi degli attori o dai materiali di scena.
Nella seconda metà degli anni 70 crescevano a Roma i locali in cui trovavano rifugio quanti cercavano uno
spazio per presentare i loro lavori dedicati alla sperimentazione, o comunque un teatro che difficilmente
poteva trovare accoglienza nelle sale ufficiali. Si trattava di produzioni di diversa qualità artistica, ma che
disponevano di un pubblico quantomeno partecipe e interessato. Nasceva così il fenomeno del “teatro delle
cantine”. Il locale più celebre fu il Beat 72, frequentato da numerosi esponenti dell'élite culturale; un luogo di
promozione dei gruppi emergenti in campo, non solo teatrale, ma anche musicale e figurativo.
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655-687 @Mariagrazia
687-720 @Chiara
Il dramma inglese. Da Pinter a Sarah Kane
• I lavori di Pinter negli anni ‘80 (dopo il successo di Tradimenti) sono caratterizzati da una crescente
attenzione a temi politicamente attuali tanto che in numerose occasioni l’autore stesso ha preso
apertamente posizione; ne sono esempio Precisely (1983), One for the Road (1984), Mountain Language
(1988) e The New World Order (1991). Nel 2005 dichiara che avrebbe smesso di scrivere per dedicarsi alla
politica.
• Edward Bond, nel 1965, raggiunge la notorietà nottetempo con Saved (un bambino è lapidato in una
carrozzina in un parco a Londra) e Early Morning (parodia sulla vita vittoriana in cui la regina Vittoria ha
una relazione lesbica). Tuttavia la prima opera ad essere rappresentata in pubblico fu Narrow Road to a
Deep North (1968); tema ricorrente delle sue opere è la disumanizzazione causata dalla mancanza di
amore e compassione e una tetra visione del mondo futuro.
• David Storey ha iniziato a scrivere per il teatro nel 1967: la sua prima opera è stata The Restoration of
Arnold Middleton, seguita da The Contractor nel 1970. In entrambi i lavori, anche se con differenti
declinazioni, è trattato il tema dell’alienazione.
• Tom Stoppard inizia la sua carriera nel 1967 con Rosencrantz and Guildenstern are Dead, ma il suo lavoro
più famoso è The Real Thing del 1982 in cui tratta delle diverse manifestazioni dell’amore e le relative
contraddizioni e ambiguità. Uno dei suoi ultimi lavori teatrali (Rock and Roll la cui prima è stata nel 2006)
ripercorre la storia della Primavera di Praga. Successivamente diventa uno sceneggiatore cinematografico
di successo.
• Il primo lavoro teatrale di successo di Peter Nichols è A Day in the Death of Joe Egg del 1967,
caratterizzato da una mescolanza di ironia, compassione e attenta osservazione che si ritrova anche in The
National Health del 1969. Con i suoi lavori Nichols vuole mostrare le insidie e gli inganni che colpiscono le
nostre vite.
• Nelle sue prime commedie David Hare tratta della miseria e vacuità delle vite dei lavoratori e dei loro
sfruttatori; in quelle successive, come Plenty (1979), è messa in scena l’incapacità di intervento degli
intellettuali. Nel 1990 scrive una trilogia di drammi centrata a criticare le istituzioni sociali: chiesa, potere
giudiziario e governo.
• Caryl Churchill nel 1979 con Cloud Nine vince il suo primo riconoscimento: in quest’opera ironizza sulle
forze sociali conformiste che determinano i ruoli sessuali delle persone. Nel 1982 con Top Girls tratta del
maschilismo nella società analizzando due gruppi di donne.
• Tuttavia la figura più importante della scena inglese post 1968 è Sarah Kane. I suoi lavori sono
caratterizzati da un linguaggio immediato ed essenziale e da un’azione spesso violenta ed improvvisa. Il
suo primo dramma Blasted del 1995 è un susseguirsi di scene sempre più violente e alla sua prima
rappresentazione riscosse molte critiche. Un cambio di stile significativo avviene in Crave (1998) in cui i
temi, che spaziano dalla dipendenza da droghe, all’incesto, alla pedofilia, sono trattati con una scrittura
ispirata alla Bibbia e alla Terra desolata di Eliot. L’ultimo lavoro prima del suicidio è 4.48 Psychosis: 24
sezioni senza indicazioni di personaggi.
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Il teatro in Italia
• nel 1985 viene istituito il Fondo Unico dello Spettacolo il cui maggior beneficiario è il teatro d’opera
• Dopo il 1968 sono stati inaugurati tanti nuovi teatri in Italia:
1. nuovo complesso del Teatro Regio (Torino) nel 1973
2. Piccolo Teatro di Milano nel 1988
3. nuovi laboratori alla Scala nel 2001
4. struttura polifunzionale del Teatro dell’Opera di firenze
720-749 @caolili
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