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TEATRO GRECO

Tutte le notizie che si hanno sull'origine del teatro


greco vengono tratte dai resti archeologici, dalla pittura
vascolare e dalle fonti scritte dagli scrittori del tempo. Si crede
che il teatro greco abbia avuto origine dalle feste religiose in
onore del dio Dioniso. Dal VI secolo a.C. (epoca a cui si fa risalire
l'origine del teatro fino all'epoca ellenistica) il teatro è connesso
al culto di Dioniso. Durante queste feste, che si svolgevano in
primavera, gli abitanti di Atene facevano delle processioni che
terminavano con un sacrificio, che si svolgeva davanti all'altare
del santuario della divinità e durante le quali eseguivano canti
ditirambici. Si pensa che il ditirambo sia mutato poi in tragedia,
contenendo in sé tutti gli elementi essenziali di essa, come la
poesia il canto e la danza, e che questa trasformazione sia
avvenuta ad opera di Tespi. Durante le Dionisie cittadine o Grandi
Dionisie si faceva un concorso tra le varie tribù dell'Attica per
stabilire quale fosse il miglior cantico ditirambico. Si svolgeva
anche un concorso tra i poeti Greci con in palio tre premi da
assegnare al miglior corega, al miglior poeta e al miglior attore.
Oltre alla tragedia, più tardi verso il 501 a.C., si introduce nelle
gare il dramma satiresco e solo nel V secolo a.C. la commedia.
ESCHILO

Eschilo è stato un drammaturgo dell'antica Grecia, il primo dei tre


grandi tragediografi di cui ci siano pervenute opere per intero,
seguito da Sofocle ed Euripide. Nato intorno al 525 a.C., è autore
del primo testo di teatro della storia, I Persiani, datato 472 a.C.,
rappresentato per la prima volta ad Atene.
Durante le Grandi Dionisie, in cui le rappresentazioni teatrali
divenivano vere e proprie competizioni, gli autori portavano in
scena una tetralogia, cioè tre tragedie più un dramma satiresco.
Eschilo vinse nel 458 a.C. con l'Orestea, l'unica tetralogia giunta
intera sino a noi, fondamentale in quanto viene considerata
un'enciclopedia di tutti i meccanismi tragici. Essa si compone
delle tragedie Agamennone, Le Coefore e Le Eumenidi, seguite
dal dramma satiresco Proteo, andato però perduto.Dalle opere
superstiti di Eschilo e dalle antiche testimonianze emerge una
personalità forte, con una concezione del mondo di impronta
tardoarcaica in cui confluisce la profonda consapevolezza della
potenza divina.Eschilo appartenne alla generazione protagonista
della resistenza al nemico persiano, partecipando in prima
persona al conflitto, come si evince dalla sua tragedia I Persiani.

La vittoria di Atene contro l'esercito inviato da Dario a Maratona


nel 490 aveva rivelato le potenzialità della città, in primo luogo
agli Ateniesi stessi, ponendo le basi per lo splendore dell'età
classica e per la lunga egemonia politica ed economica durata
fino alla Guerra del Peloponneso. Eschilo divenne così il simbolo
della gloriosa ascesa di Atene.

A livello drammaturgico gli viene attribuita l'introduzione del


secondo attore o deuteragonista; sarà invece Sofocle ad
introdurre il terzo attore o tritagonista, in seguito utilizzato anche
da Eschilo.

Importante è infine l'abbandono della cosiddetta "trilogia


sciolta", i cui drammi non hanno un chiaro nesso tra loro a livello
di contenuto, a favore della "trilogia legata", che prevedeva
l'unità tematica e la continuità della trama.

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