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6 Danze in Ritmo Bulgaro CDB
6 Danze in Ritmo Bulgaro CDB
Dedicate alla pianista Harriet Cohen e collocate nella parte finale del 6° libro, le
"Sei Danze in ritmo bulgaro" è l'ultima serie di brani del Mikrokosmos.
Come il nome della raccolta rivela, le danze si basano su una serie di ritmi, per
lo più asimmetrici, che sono comuni nella musica popolare bulgara; tuttavia le
melodie, per quanto chiaramente assimilabili ad un carattere folklorico, sono
completamente originali.
Più in particolare, il cosiddetto "ritmo Bulgaro " (anche detto aksak, parola
turca che significa "zoppicante"), indicato comunemente in partitura da una
frazione dove il numeratore è multiplo, è un sistema ritmico in cui la musica,
eseguita in un tempo molto veloce, si basa sulla reiterazione ininterrotta di una
matrice ritmica composta da elementi binari e ternari.
A mo' di esempio, si riportano di seguito i tempi di ognuna delle 6 Danze:
Il Tema iniziale della Danza n.2 (n.149) è in Do Pentatonico minore, con la mano
destra che fa da eco agli interventi della sinistra; secondo l'Autore, questo è un
omaggio alla figura di Beethoven "che ha rivelato a noi tutti il significato della
forma progressiva".
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La Danza n.3 (150) è un 2+3/8 (=5/8) nel quale vengono utilizzate tutte le
combinazioni ritmiche possibili di semiminime e crome; l'elemento binario è
composto sia da 2 crome che da 1 semiminima; l'elemento ternario da
semiminima puntata, croma e semiminima, tre crome e semiminima e croma.
La tonalità, pur il brano finendo con una semplice triade di La maggiore
(disposta in quarta e sesta), inizia con un Mi Lidia di Dominante (Mi maggiore
con il Sol # e il Re naturale). Gli aspetti più notevoli del brano, oltre quello
ritmico, riguardano la presenza di scale sia semidiminuite che cromatiche ed il
moto contrario del secondo Tema (apparso per la prima volta a batt.5) a
batt.31-42; la ripresa del Tema iniziale, a batt.89, è proposta questa volta in La
(batt.79) ed in pianissimo.
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Bartòk parla della Danza n.4 (n.151) come di un affettuoso omaggio musicale a
George Gershwin, che il compositore magiaro incontrò a New York nel 1928:
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Nella Danza n.6 (n.153), la più lunga dei sei brani (97 battute), il tema è vivace
e luminoso, e il ritmo pieno di energia. Il Tema, in particolare, è composto da
movimenti accordali scollegati da una chiara funzione armonica che li leghi; le
triadi e le diadi accentate ruotano attorno ad una sequenza ritmica di una nota
in ottava, che si basa su quel ritmo ostinato 3+3+2 comune alla musica Araba.
Qui si esprime nella sua più totale chiarezza il concetto di pianismo percussivo,
già visto nell'Allegro barbaro e nel primo tempo della Sonata.
Il motivo accordale si muove su una tonalità riferibile a Mi Lidia/Frigia ed ha una
struttura ternaria A, B, A. Il brano contiene, combinandoli fra di loro, tutti gli
elementi caratteristici della creazione bartokiana: le note ripetute, la modalità,
il cromatismo, il folklore, stilemi contrappuntistici e serrate omoritmìe. Uno dei
punti nodali della composizione è quel bridge verso la ripresa del Tema (prima
in Do, e poi in un luminoso Mi maggiore) che vede un inerziale ribattuto di Do
per 7 battute (56 note uguali!). Altro elemento non meno importante è il finale:
le ultime 3 battute si compongono di un radiante accordo di Mi maggiore,
seguito da un arabesco tra le note di si e re naturale; non solo un indizio della
relativa scala di Mi Misolidio, ma anche testimonianza dell'intervallo archetipico
in Bartòk, quella terza minore che segna tutti i momenti importanti nelle
composizioni del musicista magiaro:
l'intera seconda parte del secondo tempo della Sonata per 2 Pianoforti e
Percussione (e il suo finale):
e anche
Il Concerto per Orchestra (finale)
E tac.