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RACCONTINI ROMANI
DI
MATTEO S IMONETTI
ORSE IL PIANISTA pi celebre di tutti i tempi, sicuramente il pi celebrato. Glenn Gould merita appieno la fama ottenuta. Non solo per il suono a cui diede vita, ma soprattutto per lardimento con il quale mostr una nuova via nellinterpretazione musicale e per la lungimiranza nella sperimentazione dei supporti tecnologici. Canadese, classe 1932, scomparso prematuramente a cinquantanni, Gould fu musicista ma anche pensatore di musica. Dopo la sua morte stato oggetto di innumerevoli saggi, romanzi, lm e studi, che si sono aggiunti alla notevole mole di interviste, programmi radiofonici e televisivi, documenti di varia natura prodotti in vita. Ricordiamo solamente la celebre pellicola di Francois Girard 32 piccoli lm su Glenn Gould del 93 un mito per i cineasti la raccolta delle interviste di Bruno Monsaingeon Glenn Gould. No, non sono un eccentrico (Edt) no al recente libro di Kevin Bazzana Mirabilmente singolare (Edizioni e/o).
G
Iscritto dufcio alla contestazione, fu s un ribelle ma soltanto per ridicolizzare i manierismi musicali del suo tempo
un articolo di Roberto Caro sulla rivista Hortus Musicus, la quale, a scorrere i nomi dei collaboratori, appare politicamente pi che schierata. ovvio, e qui occorre fare mea culpa, che la disattenzione della cultura di destra per la musica la prima causa di questo monopolio, non solo gouldiano, che il solo Paolo Isotta, pur nelle sue importanti pubblicazioni, non stato sufciente a controbilanciare. Purtroppo il fantasma di Adorno con la sua critica musicologica impegnata a vedere ovunque una rappresentazione dei rapporti sociologici del potere oggi a sinistra ancora vivo, imperante. Proviamo a riettere senza preconcetti sulla natura politica del pianismo gouldiano, dando per scontato che siffatta operazione sia plausibile. La domanda : Gould fu davvero un sovversivo, una guiA UN CERTO PUNTO della sua carriera Gould prefer dedicarsi alla registrazione in studio piuttosto che alle esecuzioni dal vivo. Questa scelta fu vista come un facile rifugio nellasettico e riservato mondo del mediato, dellartificiale. Molti gli rimproverarono di sottrarsi alla realt, di voler mettersi al riparo dallerrore, dai pericoli dellemotivit e dalla responsabilit del contatto diretto con la platea. Mentre i pi maligni immaginavano meticolosi ritocchi in fase di editing del suono, Gould investiva di un elevato valore estetico la sua scelta, illustrandola in un articolo intitolato The prospects of recordings. Al di l delle possibili riflessioni connesse alle idee di Benjamin in Larte nellepoca della riproducibilit tecnica, nel quale il francofortese contrappone al valore culturale dellarte quello espositivo, sembra che le ragioni
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F ERNANDO ACITELLI
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da per la giovent rivoluzionaria? Le sue scelte interpretative sono seriamente da leggersi cos almeno scrive Roberto Caro come le istanze ribelliste di una generazione il cui lascito innerv molte decisive conquiste nellambito dei diritti civili?. Gould a braccetto con Mao, con il Che, con psichedelici e gli dei ori, nelle piazze a farsi di spinelli e coretti. thoven, e non Joan Baez, con tutto ci che questo comporta in termini di rapporto con il passato e la tradizione. Le sue esecuzioni erano s innovative, ma non dissacratorie. Ricreavano, non distruggevano. Avrebbe potuto dedicarsi a musiche ben pi davanguardia e non soffermarsi su quelle storiche, gettare biglie e fermagli dentro il piano ed esprimere la sua supposta eversione politica con gesti pi eclatanti. Forse aveva gi capito che la ventata di supposta novit rivoluzionaria si stava gi trasformando in nuovo establishment e che la mediocrit abitava dallinizio quellideologia. Non va dimenticato che il riuto del concertismo fu un atto di denuncia contro le brutture di quel mondo, ma anche un segno di resa dalla volont di cambiarlo. Forse una forma di egoismo, di onanismo narcisista. Si faceva le sonate e poi distribuiva i lmini ai fans feticisti. troppo ingenuo interpretare questa sua scelta solo come un atto damore e di ducia per le nuove possibilit della tecnologia.
Tra autori e stile diversi Di Gould va sottolineata innanzitutto la cura nella scelta del repertorio, se vogliamo molto ristretto rispetto alla sterminata esigenza del pianismo odierno: da considerare gi un segno di forte personalit. Come catalogare un musicista che suona venti autori diversi, di ogni periodo, dallestetica contrastante con la stessa naturalezza con la quale si cambia una camicia al mattino? Interpretare un autore signica farlo proprio interamente, condividerne il senso e il linguaggio: impossibile aggirarsi nella storia della musica e indossare larte come fosse una serie di maschere per una festa da ballo. Gould si concentr su Bach, su una parte della produzione e degli aspetti di Mozart e di Beethoven, su Schnberg, su Gibbons e poco altro ancora. Il pianista canadese fu decisamente antiromantico, o meglio contro i rimasugli manieristici novecenteschi del romanticismo. Nulla concesse infatti al bel suono e al bel gesto, scardinando le convenzioni interpretative del suo tempo. Nelle sue esecuzioni c tutto un mondo di cura estetica per il meccanismo, di adorazione per lintellettuale in musica, un panorama di complessa introspezione. Tutto ci insieme con il rapporto positivo con le possibilit tecnologiche, con la sperimentazione in fatto di incisione ed editaggio e con la stessa scelta del repertorio ne ha fatto un paladino dellavanguardia, con tutti gli esercizi retorici di apologia ed elogio da parte degli esponenti teorici del progressismo politico e musicale. Sullesaltazione di aspetti di Gould, quali il riuto della musealit dellapparato del concerto, tutto il suo corollario di nzioni e mode decrepite del peggior stile borghese siano o no di sinistra non si pu che essere daccordo. Ma il punto un altro: indubbio che esista in Gould un aspetto musicalmente ed esteticamente eversivo, ma la trasposizione di questo in chiave politica unoperazione arbitraria e miope. Basta farsi un giro per la rete e rendersi conto di quanto il nome del pianista venga continuamente accostato a quello di Gramsci e di come a sinistra si sia puntato sulla sua militanza. Emblematico al riguardo
Mozart, non Joan Baez In realt per portare avanti questa tesi occorre bendarsi gli occhi e tirare avanti per la propria strada ideologica, senza curarsi dei fatti. Ma sappiamo che per una certa parte della cultura non mai stato un problema. Innanzitutto si deve riettere sul fatto che Gould fu eccentrico, aristocratico, snob, misantropo e ricco. E questi non sono dettagli. E poi suonava Mozart e Bee-
Provocatore per autonomia Non sessantottino ma individualista, non sovversivo ma creativo, non sobillatore ma nietzschianamente coraggioso costruttore di nuovi valori, quelli propri. Questo fu Glenn Gould. Praticamente un simbolo vivente di quellidea di soggetto contro cui combatte il neocomunismo postmoderno. Se si va oltre le letture sinistrorse di Nietzsche, infatti, e si pensa allattivit etica ed estetica del Superuomo, ecco che si chiariscono lanticonvenzionalit e insieme laristocraticit di Gould, il suo gusto per lautonomia e la singolarit della provocazione. Forse non vale neppure la pena di giudicare se una personalit del genere sia di destra o di sinistra. Magari chi se lo chiede, pu farlo ascoltando il suo Quartetto darchi op.1, dalla apollinea pulizia, o il giocoso e massimamente antipolitico So, you want to write a fugue, o il Preludio e Fuga n.2 in Do minore di Bach. Difcile non sentire la sintonia tra Gould e Bach, lafnit dei loro spiriti. Forse anche in Bach, mentre suonava lorgano in una delle cattedrali tedesche o quando componeva la Passione di S. Matteo, viveva a sua insaputa un protoMarx.
Pubblicit: A. Manzoni & C. Spa Via Nervesa 21 20139 Milano Testata: Cronache de LIndipendente Registrazione Tribunale di Salerno N. 919 del 9/05/95 Anno XI nr. 132
Direttore: Gennaro Malgieri Vicedirettore responsabile: Giancristiano Desiderio Caporedattore: Nico Forletta
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Redazione: Mario Accongiagioco Errico Novi Francesco Pacifico Riccardo Paradisi Susanna Turco Segreteria: Clara Pezzullo Illustrazioni: Dariush Radpour
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RA SO BENE perch via Napoleone III mi solleva nella mente limmagine del mio nonno paterno Alfonso. Non lho conosciuto. A Roma edic la nostra casa e vi mor nel 1924: due foto appena posseggo di lui. Quando passeggio per quella strada e il sole sul punto di salutare il giorno ma le sue intensit ancora confortano quegli edici, mio nonno mi chiama e pare voglia dirmi: Fai qualcosa per me. Gli edici di via Napoleone III hanno facciate da Vicer ed i portoni, spesso con atri solenni e con guardiole che sono una stanza in pi per il custode, smuovono immagini remote: cortili della Guardia, tabacchiere smaltate che pur vide Guglielmo Pepe e quelle istantanee che sono i cammei efgiati con i proli dei glioletti del Murat. Mio nonno Alfonso nacque ad Assergi nel 1883 e mor a Roma nel 1924. Chi come me ha familiarit con le date di nascita e di morte e le manda a memoria per custodire esistenze, non pu non ricevere un sussulto unendo quellinizio, 1883, a quella ne, 1924. Franz Kakfa si distinse su questa traiettoria: 41 anni. Ecco, almeno adagiandolo sullintensit duna simile vita, dono un po di sollievo a mio nonno Alfonso e in parte esaudisco quella sua lieve richiesta di far qualcosa per lui. Con poco si ricompongono esistenze: pi i dati biograci sono esili e pi si ha desiderio di riempire con il bene quel vuoto immenso. Mio nonno apprende larte muratoria e, attorno al 1910, gi un mastro. Ad Assergi ha innalzato case ma i suoi tocchi dartista sono i mosaici da porre sopra il portone. Mosaici entro i quali pure sincide lanno di costruzione delledicio. Nel 1911 in Prussia: a lavorare e a studiare tecniche nuove. Con quali treni arriver a destino e chi, nelle stazioni e negli scompartimenti, incrocer il suo sguardo? Torner in Italia con il tesoro di quanto visto e appreso e con strumentazioni prussiane, manuali tecnici e vocabolari di lingua tedesca. Sposer Teresa Lalli nel 15 e mio padre nascer nel dicembre del 16. Combatter gli elmi chiodati degli Imperi Centrali, ma chi avvister nelle trincee? Mi sono sempre immaginato mio nonno accanto a Sbarbaro e Ungaretti. Qualche cartolina in franchigia e almeno una lettera a Giovanni Papini possono essere state vegliate da mio nonno Alfonso. Magari quella che recita: Natale labbiamo fatto in seconda linea, ma festeggiati dalliprite. Su una roccia in trincea c ancora una chiazza gialla. O quella di Ungaretti: Caro Papini, i miei compagni scrivono, accoccolati, nelle tane, in mezzo ad un fracasso ch ormai, per noi, una monotonia. Forse con costoro avr pure scambiato parola (chi pu affermare il contrario?) e questi pensieri mi sorgono sempre perch tanto vorrei porlo in salvo ed attenuare la sua tremenda ne. Terminata la guerra a Philadelphia, dove rimane diversi anni. Nel 19 nasce il fratello di mio padre, Fernando. tutto pronto per latto di richiamo: mia nonna s recata dal fotografo per la foto sul passaporto collettivo e la partenza da Napoli imminente. Dimprovviso mio nonno telegrafa: Ripensato. Non partite. Deve essere nel 23 che torna in Italia: la sua famiglia sempre ad Assergi. Egli inizia a lavorare a Roma: acquista un terreno con il progetto di costruire un edicio e rivenderlo. il giugno del 24: Giacomo Matteotti viene rapito il 10 e diversi giorni dopo, a cena in una trattoria, mio nonno commenta quel fatto con i suoi operai: non per nulla lirico nei confronti dei fascisti. E come lo si pu essere? A quel tavolo seduto anche un operaio, un fascista della peggior specie, un certo Caldarella, che tutto annota di quanto sbotta mio nonno. Il giorno 24 giugno mio nonno sar scaraventato gi da una impalcatura: un volo da unaltezza notevole con appresso un carrello che lo centrer nella testa. Gli operai lui agonizzante gli ruberanno no allultimo centesimo. Una disgrazia, si dir. Le indagini? Oh, certo, le indagini!... Fu mia nonna Teresa con il suo coraggio (impauriti i bimbi!) a portare a termine la costruzione. Ledicio ha pi di ottanta anni ed ancora nellalbum della nostra famiglia. Il cortile il nostro sacrario e le narrazioni lievi di mio padre mai hanno rimarginato la mia ferita. Eccolo il nostro palazzo del Vicer! Deve essere per questo che quando slo per via Napoleone III, mio nonno Alfonso mi d sempre una voce.
BIOGRAFIA
STORIA
TEATRO
NARRATIVA
POESIA
LIBRI
LA CANTATA DEI GIORNI DISPARI raccoglie le commedie messe in scena da Eduardo De Filippo tra il 1944 e il 1955: il secondo dei tre volumi di opera omnia curati dallautore stesso. Nel tomo che la Einaudi ripropone sono contenute le opere del periodo pi fecondo: quello dellimmediato dopoguerra. De Filippo, che era stato antifascista convinto negli anni precedenti alla caduta del regime, non si associa ai facili entusiasmi per la Liberazione, ma getta uno sguardo sconsolato su Napoli citt simbolo della realt italiana. In Napoli milionaria (1945), Questi fantasmi (1946), Filumena Maturano (1947) e soprattutto nelle Voci di Dentro, la disfatta interiore di una nazione caduta nel baratro della storia si colora di tinte paradossali (solo apparentemente macchiettistiche) e si esprime nelle figure maschili, deboli e saccenti. Eduardo descrive in maniera impietosa (forse non priva di reminiscenze autobiografiche) la crisi della figura cardine della societ tradizionale: il padre di famiglia; nel contempo manifesta la sua convinzione nella maggior capacit di resistenza del mondo femminile: le donne, pazienti, forti, mediterranee sono sempre lelemento di luce nei cupi chiaroscuri napoletani di De Filippo.
A LFONSO P ISCITELLI La Cantata dei Giorni Dispari di Eduardo De Filippo. Mondadori 1750 pagine, 49.00 euro
DRAMMATICO
DRAMMATICO
DRAMMATICO
DRAMMATICO
DRAMMATICO
Unaltra La consapevolezza Gruppo di famiglia Nube di incertezza La sottile linea storia damore della vita reale dellambiguit in un esterno sullavvenire
CINEMA
INSULSO, BRUTTO, TRISTE, scritto male e girato peggio. Praticamente un Banfi-movie al contrario in cui si ravana gratuitamente nel dolore anzich nelle pruderie sessuali di dottoresse, collegiali e onorevoli. Solita storia damore che non va, soliti rimpianti, solite nostalgie, solite solitudini, solite speranze continuamente disattese. Azzeccato (involontariamente) il simbolismo spicciolo di una partita a Scarabeo continuamente interrotta: il film non azzecca nessun incrocio. Lunica cosa a non essere scontata in questo sottocalopresti (al peggio non c mai fine!) il montaggio che finisce per confondere le acque con strafalcioni macroscopici che qualche ingenuo cinefilo dellultimora potrebbe scambiare per tocco dautore. Con Barbara Bobulova ormai onnipresente in tutti i film che vogliono sembrare intelligenti, a farne le spese la splendida citt di Trieste il cui sindaco dovrebbe citare la produzione per danno allimmagine. Insomma, il cinema italiano in crisi? Guardate il film e capirete perA NTON IO VALENZI ch.
Tartarughe sul dorso Regia di Stefano Pasetto. Con B. Bobulova Italia, 2004
IL DODICENNE SANDRO, protagonista di Quando sei nato non puoi pi nasconderti, figlio unico di una coppia di piccoli imprenditori bresciani, conduce una vita piena di affetto e di agi. Durante una crociera in Grecia con il padre, il ragazzino cade di notte dalla barca. Giunto allo stremo delle forze, viene salvato da Radu, un ragazzo rumeno, e ricondotto in Italia a bordo di un pericolante barcone di immigrati clandestini. Raggiunto dai genitori, che lo credevano morto, al centro di accoglienza, Sandro manifesta una consapevolezza del tutto nuova delle ingiustizie e della fatica di vivere. Accantonati gli anni Settanta dei Cento passi e della Meglio giovent, Marco Tullio Giordana traccia un veritiero affresco del Nord industriale di oggi, tra razzismo, sensi di colpa e sofferte aperture. Ma il fulcro poetico del film, unico italiano in concorso a Cannes, il traumatico passaggio di Sandro allet adulta, reso con sensibilit degna di Truffaut e riassunto negli sguardi della bellissima se[P. D .R.] quenza finale.
Quando sei nato non puoi pi nasconderti Regia di Marco Tullio Giordana. Con M. Gadola, A. Boni, M. Cescon, V. Alexandru Toma. Italia 2005
STORIE DI FAMIGLIA attraverso quattro generazioni di uomini, dal bisnonno (un Michael Caine che sa invecchiare con rara intelligenza) al nipote, attraverso le generazioni intermedie con Cristopher Walken personaggio centrale dellintreccio e figura obbligatoriamente sinistra come si conviene ai suoi registri interpretativi, ma allo stesso tempo necessaria allazione del film. Un po road movie tipico americano, diviso tra atmosfere spersonalizzanti, momenti lirici e poi ironici, il film dellesordiente Jordan Roberts un esempio di molta tendenza del cinema a stelle e strisce degli ultimi anni che, forse sulla breccia aperta da Woody Allen, tenta lapertura ai canoni stilistici europei (il primo esempio che viene alla mente La Famiglia di Ettore Scola). Tuttavia il giovane regista non sempre riesce ad essere convincente in una prova dove la figura dellattore centrale e che, visto il cast a disposizione, avrebbe avuto bisogno di una direzione con maggiore esperienza.
[A N .VA .] Dietro langolo Regia di Jordan Roberts. Con M. Caine, C. Walken Usa 2004
SCHABBACH, 1997. Ernst Simon, fratello del protagonista Hermann, combatte con lamministrazione comunale per far approvare il progetto di un museo che raccoglierebbe la sua preziosa collezione darte. Affezionatosi a Maxchen, un quattordicenne bosniaco senza madre, Ernst lo tratta come un figlio e medita di coinvolgerlo nelle proprie attivit. Ma la crescente ostilit dei cittadini lo esaspera spingendolo al suicidio. Nel frattempo Lulu, figlia di Hermann, fatica a crescere il suo bambino senza un padre e Hartmut, figlio del patriarca Anton Simon, fa fallire lazienda di famiglia. Si intitola Gli eredi questo quinto episodio della saga germanica di Heimat 3, pervaso da uneredit amara che ha il volto della disperazione di Maxchen, della fatica di Lulu, del fallimento di Hartmut. Unica nota positiva la guarigione di Clarissa dal tumore e il suo ritorno a casa con lamato Hermann. La fine del millennio incombe, cos come lultimo atto della saga, ma sullavvenire si addensa una nube di PAOLA DE R OSA incertezza.
Heimat 3 Episodio 5 (Gli eredi) Regia di Edgar Reitz. Con M. Kausch, C. Leonard, H. Arnold, S. Kammer. Germania 2004
PARLARE DELLOGGI usando storie e ambientazioni di ieri non una novit. Richard Eyre, ex direttore del Royal National Theatre mette in scena dunque tormenti, passioni e sdoppiamenti del teatro londinese travolto dal puritanesimo di Cromwell quando i ruoli femminili erano interpretati dagli uomini. Il resto viene da se. I riflessi sulla personalit degli attori, il crearsi di situazioni ambigue, il concretizzarsi del paradosso che rende normale un personaggio femminile interpretato da un uomo. Ma via via le ambiguit crescono, teatro e realt si fondono in un gioco di specchi dove il confine tra realt e finzione viene annullato, il personaggio cede il passo alla persona o pi spesso viceversa. Alla fine lunica certezza che non esistono certezze. Film pretenzioso, accattivante nella messa in scena e godibile nei suoi alti e bassi di humor britannico, ma lallestimento complessivo lo rende molto teatrale e poco cinematografico, a riprova che non basta intendersi di qualcosa per fare il salto die[A.V.] tro la macchina da presa.
Stage Beauty Regia di Richard Eyre. Con R. Everett, B. Crudup Usa, Gb, Germania 2004
CLASSICA
JAZZ
POP
ETNICA
SWING
MUSICA
PRENDETE UN BAMBINO, affliggetelo con un doloroso eczema che ne deturpi il volto: probabilmente otterrete un adulto frustrato, in preda a turbe psichiche, isolato e malaticcio. Dategli per anche sensibilit eccezionale, musicalit innata e due genitori capaci. Fate poi che sia nato in Transilvania e che abbia compiuto 18 anni a Budapest nel 1900: ecco che allora otterrete Bela Bartok, con Stravinskij il pi creativo compositore del secolo. Immaginatelo, questo studioso delle tradizioni musicali del suo paese, vagare per i monti della Transilvania o le pianure della Puszta, alla ricerca di ritmi e melodie popolari presso quei pastori analfabeti di cui ci parla Emil Cioran. Al suo celebre percussivismo pianistico fa spesso da contraltare una sonorit orchestrale molto pi varia, sfumata, ricercata. E proprio alle composizioni orchestrali Danze Rumene, Divertimento, Suite op.13, Concerto per orchestra, ecc. dedicata questa nuova ottima collezione in cd con la pregevole direzione di Adam M ATTEO S I MON ETTI Fischer.
Bartok - Orchestral works Hungarian State Symphony Orchestra - A. Fischer
IL MIGLIORE SASSOFONISTA di jazz classico con una delle pi belle chitarre contemporanee. Nasce Recado, progetto di Irio De Paula e di Gianni Basso. Otto standard della musica jazz, tra i quali si evidenzia con molta morbidezza ed eleganza una versione di Wave, di O Barquinio e una fluida interpretazione di Night and Day. Considerando la difficolt soprattutto per il fiato di sostenere la mancanza del contrabbasso e della batteria, il cd una raccolta di calde emozioni e di dolce atmosfera. De Paula dimostra sempre il suo stile rapido, la sua mano sulla chitarra che vola attraverso una strabiliante tecnica. Il sassofonista si avvolge a tutto questo adagiando il suo suono pastoso e la sua capacit di raccontare un brano attraverso il suo linguaggio di un tempo, quello pi vicino ad un jazz, maturo ma semplice, magistralmente articolato ma diretto. Anche se i loro pentagrammi sono egregiamente complessi, il cd un buon compagno per momenti rilassanti da percorrere in solitudine o con qualcuno al proV IVIANA P RESTA prio fianco.
Recado di Irio De Paula, Gianni Basso. Philology Records