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● comminuta → è quella del trauma balistico con frammentazione del tessuto osseo, si
ha disintegrazione dell’osso in più frammenti.
Frattura composta → frattura completa dell’osso senza dislocazione dei monconi; all’rx
vediamo una linea radiotrasparente
Frattura scomposta → frattura completa dell’osso con dislocazione dei due monconi, ha
delle conseguenze gravi, stiamo trattando infatti le ossa con i denti e i denti funzionano solo
se l’occlusione è corretta, la frattura scomposta va a compromettere l’occlusione e questo
porta a complicanze odontoiatriche, il tavolato occlusale è alterato e va riposizionato in
modo corretto.
Il problema è legato alla delicatezza dell’occlusione dentale. L’occlusione è un sistema è un
sistema preciso e sofisticato che si è evoluto con noi e con la nostra crescita, è unica nel
suo genere e un cambiamento anche minimo può cambiare i rapporti occlusali e può dare
disagio al paziente il quale andrà incontro a vari interventi odontoiatrici anche a distanza di
anni con eventuali cefalea e dolori articolari, etc.
Fratture scomposte
Lo spostamento dei frammenti dipende da:
- azione muscolare → soprattutto a livello della mandibola perchè è l’unico osso
mobile, la mandibola dà inserzione ai muscoli masticatori che sono potentissimi e
quindi se la frattura coinvolge le inserzioni di questi muscoli poi questi muscoli potenti
vanno a scomporre la frattura (massetere, pterigoidei, temporale)
- direzione rima di frattura → se noi abbiamo una frattura che inevitabilmente colpisce
la mandibola creando un frammento maggiore e uno minore a meno che non sia
perfettamente simmetrica, se il frammento minore ha una rima di frattura che
impedisce il movimento andrà a fare una sorta di sottosquadro e scompone la
frattura.
- violenza e direzione del trauma
Nelle fratture delle ossa mascellari gli spostamenti dei frammenti sono condizionati
- dalle linee di forza e minor resistenza
- dalla trazioni muscolari
- dalla tipologia traumatica (forza, direzione, punto di applicazione)
La densità dell’osso non è omogenea in tutte le sue parti, quindi ci sono parti più resistenti e
parti meno resistenti, se applichiamo una forza eccessiva, questa si scarica sulla zona a
minor resistenza e quindi qui avrò la frattura, quindi si può prevedere dove avverranno le
fratture.
Parliamo di complesso mascellare che include varie ossa.
Frattura dei mascellari
Lesioni dentali
Contusione dentale
Eziologia
- forza estrinseca—> blunt tooth injuries—> legamento o polpa
Caratteristiche:
- estrusione dentale,
- mobilità,
- dolore alla percussione
- masticazione
Management:
- ricostruzione,
- togliere dall’occlusione,
- legatura
Quando applichiamo una forza nel cavo orale abbiamo tessuti molli e duri. Dente e osso in
quanto tessuti duri conducono le forze in maniera diversa e possono avere delle
conseguenze.
La frattura dentale, è il primo danno che compare con una forza eccessiva nel cavo orale, lo
smalto è molto duro ma essendo molto rigido è fragile, la dentina sottostante assorbe le
forze ma anche lei può fratturarsi insieme allo smalto.
Poi ci sono le lesioni dentali in cui il trauma fa sì che il dente vada ad alterarsi di posizione,
la forza applicata è tale da alterarne la posizione. Il trauma ha ecceduto le capacità di
ammortizzamento del legamento parodontale.
Possiamo avere un’intrusione quando il dente si approfonda sfondando il piano osseo,
possiamo avere un’estrusione, il dente tende ad essere portato via dall’alveolo in parte o
totalmente, a seconda dell’intensità del danno.
La forma minore è la contusione, il dente rimane salvo, non è detto che sia condannato e
morto, sicuramente il dente fa male, avrà una posizione alterata e può associarsi a una
frattura e in questo caso va ricostruito, va rimesso in posizione e poi si lima un po’ per non
farlo battere in occlusione e per evitare il dolore e poi si attende che il legamento guarisca.
Lussazione dentale
Classificazione:
- parziale (dislocazione, semi-lussazione, movimento
intrusivo)
- Completa
Caratteristiche
- elemento dislocato o esfoliato
Management
- protezione dentale
- Riduzione
- Fissazione
- Reimpianto
La lussazione porta a un danno da lacerazione del parodonto che può essere parziale o
totale. Il dente può essere completamente lussato e cadere fuori dal cavo orale, il dente in
questo caso è praticamente condannato, anche nel caso in cui la lussazione non è totale
spesso il fascio vasculo-nervoso è implicato e il dente va in devitalizzazione.
A volte si può fare l’autotrapianto, argomento di pedodonzia.
In alcuni casi si può re-impiantare un dente che miracolosamente non muore perché la polpa
è fragile ma ha anche un certo grado di sopravvivenza e lavorando in modo rapido e avendo
fortuna il dente può salvarsi.
Per esempio fu salvato un dente di un bambino che aveva fratturato il dente proprio nelle
scale dello studio odontoiatrico.
Caratteristiche
- tumefazione gengivale o labiale, lacerazione
- Mobilità dei denti adiacenti o processo alveolare
- Dislocazione dei frammenti, malocclusione
- Concomitante lussazione o frattura dentale
Eziologia
- forza estrinseca al processo alveolare, specialmente mascellare superiore
Management
- riduzione
- Applicazione di ferule
Se si aumenta ancora di più la forza si arriva
a superare le forze di resistenza anche
dell’alveolo e possiamo avere la frattura del
processo alveolare, il dente stesso funge da
cuneo per scaricare le forze sull’osso e
danneggiare l’osso stesso.
La frattura dell’osso alveolare può portare
alla dislocazione di più elementi dentali
contemporaneamente, si dice mobilità Legature, filo in acciaio, barre ad arco.
solidale di più denti.
La frattura del processo alveolare può essere in sede o scomposta con inevitabile
alterazione dell’occlusione.
È inevitabile che in questi casi si fa un intervento urgente volto a ristabilire l’occlusione e
salvare gli elementi dentali danneggiati.
Possiamo avere un coinvolgimento anche dei tessuti molli, è inevitabile pensare che sia
interessata anche la gengiva con lacerazione, tumefazione e sanguinamento.
In questi casi una volta intervenuti si possono applicare dei dispositivi per mantenere il
pezzo di osso alveolare in sede.
I maxillo-facciali fanno l’equivalente del gesso (che non si può usare in bocca), si usano le
ferule, sono strutture metalliche (legature, filo in acciaio, barre ad arco) che vengono
posizionate a livello dell’arcata dentaria e bloccate ai denti da fili metallici e vanno a fissare i
denti mobili sui denti fissi, e poi l’osso spontaneamente in qualche settimana guarisce e il
soggetto torna alla normalità.
Clinica
● dolore spontaneo
● Impotenza funzionale
● Tumefazione locale e ecchimosi regionale
● Spostamento frammenti
● Deformità
● Mobilità anormale
● Crepitazione
Un soggetto che ha una frattura mandibolare è un soggetto che viene da un contesto che ci
fa sospettare una frattura, può essere anche un’estrazione dentale, un incidente in cui si
hanno tutta una serie di sintomi di cui i soccorsi devono tenere conto e c’è il rischio che
tralascino la mandibola. Il paziente potrebbe avere impossibilità a muovere la mandibola e
masticare, ci possono essere stravasi ematici, l’evento eclatante è lo spostamento dei
frammenti che porta a un tavolato occlusale completamente sbilanciato.
Ci sono 2 possibili fattori confondenti: il soggetto potrebbe avere una malocclusione e inoltre
il soggetto completamente edentulo come un anziano con una protesi mobile, in cui non
vediamo la malocclusione, sicuramente più è importante la frattura più sarà deformato il
profilo trasversale e frontale e anche l’occlusione.
Con una TAC lo vediamo perché vediamo bollicine nere all'interno del contesto dei tessuti
molli.
Sintomatologia
- dolore spontaneo localizzato
- no masticazione, trisma
Obiettività
- incongruenza arcate dentarie
- Mobilità e dolore nelle escursioni delle strutture
Complicanze
- Si solito fratture esposte
Nel momento in cui abbiamo una frattura completa a livello mandibolare abbiamo dolore,
impossibilità di masticare, a volte anche di parlare, impossibilità di chiudere la bocca. Il
dolore può essere oltre che spontaneo anche evocabile con manovre di spostamento della
mandibola. A questo si può associare un’eventuale esposizione dei segmenti ossei e un
generale stato di irritazione della muscolatura masticatoria che può portare a un serramento
detto risma, una contrazione costante della muscolatura che richiede una terapia
farmacologica per rilasciare la frattura.
Sintomatologia
-dolore spontaneo localizzato
- no masticazione, trisma (contrattura prolungata dei muscoli masticatori)
Obiettività
-incongruenza arcate dentarie
- mobilità e dolore nelle escursioni
Complicanze
- di solito fratture esposte
L’angolo della mandibola è particolare perchè può avere un elemento incluso che può
essere particolarmente profondo, è il dente del giudizio che crea una zona fragile, un locus
minoris resistentiae e questo si può fratturare.
Oppure se c’è elemento incluso profondo, lo stiamo operando e noi insistiamo abbiamo il
rischio che noi stessi causiamo una frattura mandibolare iatrogena forzando l'estrazione del
dente o delle sue radici rimaste.
Meccanismo patogenetico
● indiretto → più frequente → bisello a spese del tavolato interno
● diretto → vettore laterale, perpendicolare, obliquo → bisello a
spese del tavolato esterno
Nella vecchia radiografia vediamo la rima di frattura che interessa la zona del dente del
giudizio, in questo caso tutti gli elementi che pescano nella rima di frattura devono essere
estratti immediatamente, quel dente
ha una prognosi infausta e inoltre da
problemi per il riposizionamento dei
monconi ossei, se invece l’elemento
anche se è coinvolto la frattura è
composta e i monconi non sono
mosssi posso aspettare la
guarigione della frattura e poi si
estrae il dente.
Ma per gli altri denti se la frattura
riguarda un canino per esempio si
tende sempre a lasciarli per motivi
estetici e funzionali, quindi
l’estrazione vale solo per gli ottavi.
La frattura del condilo non è rara, costituiscono circa il 25-36% delle frattura mandibolari.
Vista la posizione, la maggior parte è dovuta a un trauma indiretto, ci possono essere
fratture orizzontali, verticali, alte o basse rispetto al collo del condilo (più vicine
all’articolazione o più lontane da essa rispetto al collo del condilo).
È una frattura articolare dell’articolazione temporo-mandibolare, non una semplice frattura
ossea, questo rende più difficile la terapia e la riabilitazione.
1) Lato:
a. Monocondilare
b. Bicondilare
2) Sede:
a- testa
b- collo (alte, basse)
c- subcondilari ( quando la linea di frattura coinvolge l’incisura sigmoidea)
3) Caratterostiche
a) monoframmentata
b) composta
d) scomposta senza dislocazione
e) scomposta con dislocazione del condilo fuori dall’alloggiamento glenoideo
Le fratture del condilo sono in realtà fratture articolari, se la frattura è extrarticolare vuol dire
che la frattura è fuori dalla capsula quindi abbiamo un margine per riattacare i capi, ma se la
frattura è intracapsulare, il danno per questa articolazione così complessa c’è il rischio di
anchilosi che poi richiede un intervento per non avere la mandibola bloccata o con enormi
problemi articolari.
- intracapsulare: fratture del capitello e fratture alte del collo. Viene coinvolta più
direttamente la regione articolare, è maggiore il rischio di un ‘anchilosi articolare.
La frattura sinfisaria del condilo porta a una frattura al centro e il collo si apre lateralmente,
una forza dal basso verso l’alto porta a una flessione verso l’indietro del collo che porta il
collo in indietro e la testa in avanti (purtoppo fa vedere immagini in cui si vede bene ma a a
parole è difficle)
- Flessione del collo verso l’indietro, la forza agisce sul mento dal davanti e dal basso.
- Flessione del collo verso l’esterno, la forza agisce sul mento dal davanti direzione
orizzontale (frequente frattura bilaterale).
- flessione del collo verso l’esterno, la forza agisce in direzione laterale sul lato
opposto.
- flessione del collo verso l’interno, la forza agisce in senso laterale dallo stesso lato e
l’emiarcata controlaterale risulti bloccata.
Se c’è un trauma indiretto con la mandibola bloccata da un lato, la forza arriva dallo stesso
lato, se non c’è un blocco avviene dal lato opposto, la cosa sicura è che il punto più delicato
del condilo è il collo perchè è la zona più sottile e delicata.
Semeiologia
● Monolaterale
- deviazione del mento omolaterale alla frattura
- precontatto posteriore monolaterale + morso aperto
controlaterale
- cross-bite → nell’occlusione gli elementi più interni sono
quelli mascellari mentre quelli più esterni sono quelli
mandibolari
Clinicamente se la frattura è monolaterale come la maggior parte dei casi noi abbiamo
un’articolazione che funziona e l’altra articolazione che non funziona.
Nell’articolazione che non funziona avremo che i muscoli (massetere, pterigoideo interno e
temporale) che muovono il moncone maggiore verso l’alto e posteriormente senza
possibilità di bilancio dall’articolazione, infatti il condilo tiene ferma la mandibola, quindi i
muscoli masticatori sollevano la mandibola, quindi i denti di questo lato tendendo a risalire
avremo un pre-contatto mono-laterale posteriore dei denti e un morso aperto controlaterale,
si ha anche cross-bite omolaterale ed una laterodeviazione della linea interincisiva inferiore
dal lato della lesione.
Il condilo viene spostato medialmente per azione dello pterigoideo esterno.
Perdiamo anche la simmetria frontale perché la mandibola si sposta nel lato fratturato
(deviazione del mento verso il lato fratturato), c’è un unico fulcro, quello sano, però i muscoli
ci sono da tutti e due i lati e quindi tendono ad avvicinare la mandibola dal loro lato
(deviazione omolaterale della mandibola per contrazione dello pterigoideo esterno dal lato
sano).
● Bilaterale
- precontatto posteriore bilaterale → il massetere e gli
pterigoidei contratti portano la parte posteriore della
mandibola ad avvicinarsi alle basi ossee
- open-bite anteriore → morso aperto
Nel caso di una frattura bilaterale abbiamo che il meccanismo che abbiamo visto prima fa si
che il massetere e gli pterigoidei contratti portano la parte posteriore della mandibola ad
avvicinarsi alle basi ossee, abbiamo un pre-contatto posteriore bilaterale e rotazione
all’indietro della mandibola su un asse trasverso.
Davanti abbiamo il morso aperto anteriore (open-bite anteriore) da risalita dei rami.
abbiamo bocca semi-aperta e scialorrea.
Se il soggetto ha un’occlusione normale ovviamente, potrebbe avere un morso aperto per
motivi ortodontici e non per traumi.
Il condilo viene spostato medialmente, il frammento maggiore viene spostato in alto e
posteriormente dagli altri muscoli.
La mandibola ruota sull'asse trasverso perchè non ha più i condili che la tengono ferma.
Clinica
● dolori pre-auricolari spontanei o durante escursioni mandibolari
● lesioni condotto uditivo esterno ed otorragia
● ferita lacero contusa nella regione della sinfisi
Valutazione funzionale
Valutare limitazioni delle escursioni mandibolari → il deficit funzionale di una ATM porterà ad
osservare una deviazione delle linee interincisive in massima apertura verso il lato leso; il
movimento di lateralità controlaterale
alla frattura sarà assente o limitato
mentre sarà conservato quello
omolaterale.
Frattura parziali -> frattura di un pezzo di tessuto rispetto al resto. Le fratture parziali in un
certo senso sono un corrispettivo delle fratture a livello mandibolare.
A livello del mascellare superiore non abbiamo tutti i muscoli che si vanno ad inserire e
quindi non abbiamo grandi spostamenti dati da trazioni e rime di frattura. Non c’è nulla di
complesso nell’intervento. Gli unici muscoli che si inseriscono sono i muscoli mimici che non
sono molto forti quindi non portano a trazione di grossi blocchi ossei.
Verticali:
- disgiunzione intermascellare
Orizzontali:
- le fort 1
- le fort 2
- le fort 3
Miste:
- frattura di walter
Le più note solo le fratture di le fort che sono chiamate orizzontali perché si muovono lungo
linea orizzontale.
Di frattura verticale ce n’è una sola ed è molto rara e si chiama disgiunzione intermascellare.
Disgiunzione intermascellare
Segue quelle zone di minor resistenza che abbiamo descritto prima quando
abbiamo fatto i pilastri ossei del mascellare superiore.
Le rime di frattura coinvolgono rapidamente tutta la faccia.
Le fort I ( di guerin)
● base dell’apertura piriforme
● fossa canina, sotto l’osso zigomatico
● fossa pterigo-palatina
● apofisi pterigoidee
Coinvolge il palato e il processo alveolare. Va dalle aperture piriformi alla fossa cranica,
scende al di sotto del processo zigomatico dell’osso mascellare fino ad arrivare ai processi
pterigoidei. Quindi ritroviamo tutta la parte del mascellare in cui si trovano i denti mobile e
staccata dal resto del cranio. Tutto il blocco scende. È una frattura completa e quindi per
gravità si muoverà e scenderà. Questo porta da una parte a delle arcate incongrue perché
c’è arcata superiore che sarà scesa e poi ci sarà perdita di ancoraggio dei muscoli del
palato. Tutto questo blocco si sposta all'indietro perché tutti i muscoli del palato molle
tendono a portare indietro il blocco osseo. di conseguenza perdo tutta l’occlusione e la
funzione masticatoria. di conseguenza dovrò intervenire con intervento chirurgico che riporta
ad un tavolato occlusale fisiologico.
Le fort 2
● ossa nasali e sutura naso-frontale
● osso lacrimale e lamina papiracea
● fessura orbitale inferiore
● radice processo zigomatico, fossa pterigo-palatina, apofisi
pterigoidee
Coinvolge a pieno la cavità nasale. Mentre la
le fort I coinvolge la cavità orale, la II la cavità
nasale. Coinvolge le ossa nasale e può
coinvolgere in alcuni casi la parte più inferiore
della cavità orbitaria cioè quella che si trova a
livello di fessura orbitaria inferiore. Scende
seguendo l’osso mascellare, arriva al foro
infraorbitario e scende di nuovo per portarsi
posteriormente fino ai processi pterigoidei. Qui
c’è frattura completa e quindi discesa del blocco. Più è frave la frattura di le frot meno tende
a spostarsi perché la frattura dell’osso si trova così legato ai tessuti molli che difficilmente lo
faranno scendere. quando aumenta la diomensione dell’osso fratturato wuesto rimane in
sede perché i tessuti della faccia lo permettono (se è piccolo ha solo gengiva e mucosa
alveolare che lo tengono in sede).
il trauma deve essere maggiore cioè avremo forza che va dall’alto in basso e dall’indietro in
avanti che va disgiungere il terzo medio della faccia dal resto del cranio.
La mobilità è minore rispetto a le fort I.
Si può evocare tramite manovre semeiologiche (sotto anestesia ovviamente).
Il fatto che coinvolga il naso riduce la mobilità del moncone osseo.
Disgiunzione cranio facciale alta. Coinvolge a pieno le cavità orbitarie, coinvolge anche le
arcate zigomatiche e questo ovviamente è un tipo di frattura che si viene a creare quando le
forze in gioco sono molto alte.
Ancor di più qui lo spostamento può essere minimo o assente perché è così grosso il blocco
osseo che tutti i tessuti molli dello splancnocranio lo fanno rimanere in sede.
le manovre semeiologiche dell'operatore possono evocare movimenti preternaturali cioè
oltre il normale.
Clinica:
● dolore spontaneo esacerbato dalla palpazione dei focolai di frattura e durante i
movimenti di deglutizione e chiusura delle arcate dentarie
● emorragia nasale costante conseguente a lacerazioni della mucosa del naso o del
seno mascellare
● morso aperto traumatico: perdita della normale occlusione dentaria fino ad una
completa inversione dei rapporti occlusali
• Soprattutto nella le fort I si rende difficile e dolorosa anche la deglutizione e il
serramento quindi si ha un grosso handicap da parte del soggetto che ha anche
difficoltà a parlare.
• Inoltre nelle le fort II e III abbiamo dei veri e propri sovvertimenti della normale
fisionomia, allargamento ed appiattimento della faccia, depressione della piramide
nasale e delle regioni zigomatiche con deformazione della regione orbitaria. Questi
soggetti hanno il cambiamento repentino del profilo con anche coinvolgimento dei
danni a livello di altri distretti.
• Possiamo avere in caso di frattura il trauma della mucosa nasale ed olfattiva perché
la mucosa olfattiva si trova sul tetto della cavità nasale e dalla mucosa olfattiva
partono tanti filuzzi nervosi che attraversano lamina cribrosa di etmoide e vanno in
encefalo → ci permettono di odorare. Il trauma trancia i filetti nervosi e quindi
abbiamo anosmia.
• Possiamo avere diplopia (le fort III, per interessamento del pavimento orbitario)
perché tutto il blocco osseo traumatizzato va a premere sui nervi che regolano il
movimento e il coordinamento degli occhi, già si vede al pronto soccorso.
• Edemi, ecchimosi sottocutanee, palpebrali
Poi abbiamo ematomi, lacerazioni mucose,
sanguinamenti, ecchimosi.
• Enfisema sottocutaneo della guancia per
fratture interessanti il seno mascellare
È più difficile la terapia negli infanti o giovani in fase di crescita perché nell’adulto la
situazione è statica quindi devo ricreare le condizioni che c’erano prima del trauma, nel
bambino non è così semplice perché non basta solo ritornare alle condizioni precedenti ma
bisogna assicurarsi che la crescita non venga intaccata.
riduzione
- manuale immediata
- progressiva con trazione continua
contenzione
- ferule o docce fissate ai singoli denti
- osteosintesi con fili o placche
In caso di cospicua perdita di sostanza possono utilizzarsi direttamente delle protesi
metalliche defiinitive.
riduzione
- precoce (anestesia)
- tardiva (trazione elastica su ferule metalliche)
contenzione
- incruenta (ferule con blocco rigido o elastico)
- cruenta: osteosintesi (viti, fili o placche)
In ortopedia o si mette il gesso o si opera. In questo caso invece del gesso noi avremo la
riduzione e la contenzione mediante una serie di strumenti.
La riduzione può essere:
- immediata: si riposiziona il frammento osseo nella sua sede fisiologica
immediatamente cioè nel contesto successivo al trauma, poi la natura fa il suo corso
e determina guarigione.
- tardiva: non sarà immediata e rapida ma sarà lenta e graduale
mediante dei sistemi che piano piano spostano il moncone osseo e lo
fanno riavvicinare piano piano alla sua posizione originale.
La contenzione viene classificata come incruenta (noi usiamo i denti come ancoraggio per
tenere fermi il blocco osseo) o cruenta (quando incido, apro, espongo osso e metto degli
strumenti tipi viti che tengono fermo l’osso).
Nella riduzione tardiva si mette un filo metallico che segue l’arcata dentaria, avrà ovviamente
poi dei fili metallici che usano come ancoraggio gli elementi del moncone maggiore. Si
sfrutteranno come ancoraggio i denti del moncone minore per mettere dei fili elastici che si
stringono, la forza elastica di giorno in giorno agisce riavvicinando gradualmente i due
monconi.
Per mangiare deve sfruttare lo spazio che c’è dietro i molari con una dieta
liquida ipocalorica per 1/2/3 settimane. Quando si parla di ricostruzione
dell’occlusione in soggetti con dei traumi così importanti l’unica chance che
abbiamo per riavere l’occlusione è rimettere i denti tutti vicini tra di loro e
tenerli fermi nel frattempo che tutte le basi ossee guariscono.
Poi eventuali accortezze si faranno in un secondo momento.
Le ferule vengono posizionate tra due archi metallici per tenere tutto
fermo. Ovviamente meno denti ha il soggetto perché magari è
parzialmente edentulo, più è difficile perché ho meno punti di repere.
Trattamento chirurgico
in ogni caso in cui il solo trattamento ortopedico risulta insufficiente (o controindicato).
Osteosintesi
Nel momento in cui si vanno a posizionare chirurgicamente i monconi ossei bisogna poi fare
la contenzione. Per fare la contenzione esistono diverse tecniche.
Fissazione chirurgica dei monconi di frattura ossea allo scopo di ottenere la ricostruzione
anatomica e la riabilitazione funzionale del segmento osseo trattato
- con filo metallico
- con placca metallica
- con chiodi “infibulazione”
- cerchiaggio
- contenzione trans-cutanea (extraorali)
Esistono diverse strategie che si associano alla chirurgia ortognatica tipo attivatori occlusali
o strategie che favoriscono il corretto rimodellamento del condilo:
- terapia funzionale con trazioni elastiche propulsive
- attivatori occlusali
la terapia funzionale prevede il ripristino delle fisiologiche condizioni neuromuscolari
antecedenti la patologia traumatica.
La terapia funzionale prevede, dopo alcuni (5-7) giorni di blocco volti al ripristino
dell’occlusione, l’utilizzo per un periodo variabile, di elastici propulsivi ancorati a ferule
modificate, allo scopo di favorire la protrusione mandibolare.
Basandosi sull’utilizzo di ferule metalliche consente un controllo sull’occlusione oltre che
sulla funziione.
Il soggetto nel momento in cui viene riposizionata l’occlusione normale non deve avere
disagi, se il soggetti si trova in condizione neuromuscolare analoga a quella prima del
trauma allora si è raggiunto l’obiettivo terapeutico.
Indicazioni relative:
- fratture con angolo > 45 gradi dei monconi
- fratture bicondilari in presenza di morso aperto
- fratture monocondilari o bicondilari quando la terapia funzionale non è indicata per
ragioni mediche
- fratture mono o bicondilari associate ad altre fratture maxillo-facciali pluriframmentate
Più è dislocato il condilo più indicato è l’intervento chirurgico, più è bassa la frattura più è
indicato intervento chirurgico.
Il ripristino del combaciamento dentale rappresenta un criterio per una corretta riduzione.