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MANUALE MSD
Versione per i pazienti
La maggior parte delle lesioni a carico dei muscoli e dei tessuti che li collegano è conseguenza di un trauma o
dell’usura.
La parte lesionata è dolorante (soprattutto durante il movimento), solitamente è gonfia e può essere contusa.
Inoltre, possono essere presenti o svilupparsi altre lesioni, come fratture, lussazioni, danni ai vasi sanguigni e
ai nervi, sindrome compartimentale, infezioni e problemi articolari persistenti.
I medici possono talvolta diagnosticare questi problemi in base ai sintomi, alle circostanze che hanno causato
la lesione e ai risultati dell’esame obiettivo; tuttavia, a volte è necessario eseguire una radiografia o altri esami
di diagnostica per immagini.
La maggior parte delle lesioni si risolve e causa pochi problemi, ma il tempo necessario per la guarigione varia
a seconda di molti fattori, come l’età del soggetto, il tipo e la gravità della lesione e la presenza di altri disturbi.
Il trattamento, che dipende dal tipo e dalla gravità della lesione, può includere: antidolorifici, terapia PRICE
(protezione, riposo, ghiaccio, compressione ed elevazione, dall’inglese Protection, Rest, Ice, Compression and
Elevation), immobilizzazione della parte lesionata (ad esempio con un gesso o un tutore) e talvolta intervento
chirurgico.
Il sistema muscoloscheletrico è composto dalle ossa, dai muscoli e dai tessuti che li collegano (legamenti, tendini e
altro tessuto connettivo, chiamati tessuti molli). Queste strutture danno forma al corpo, lo rendono stabile e ne
consentono il movimento.
Rotture dei tendini: i tendini (che collegano i muscoli alle ossa) possono lacerarsi.
Fratture: le ossa possono incrinarsi o rompersi. Di solito, la lesione coinvolge anche i tessuti circostanti.
Lussazioni: le ossa che compongono un’articolazione possono separarsi completamente (lussazione) o solo
parzialmente (sublussazione).
Le distorsioni, gli strappi e le altre lesioni muscoloscheletriche variano notevolmente per gravità e trattamento
richiesto.
Lievi (1° grado): le fibre dei muscoli o dei legamenti sono allungate ma non lacerate, o sono lacerate solo
alcune fibre.
Anche le lacerazioni dei tendini possono essere complete o parziali. In caso di lacerazione totale di un tendine, il
movimento volontario della parte del corpo interessata è solitamente impossibile. Se la lacerazione interessa solo
una parte del tendine, il movimento non viene pregiudicato, ma la lesione può progredire fino alla lacerazione
totale, soprattutto se la parte interessata è sottoposta a una notevole pressione.
Molte lacerazioni parziali dei muscoli, dei tendini o dei legamenti guariscono spontaneamente.
In caso di frattura o lussazione di un osso, i muscoli e altri tessuti molli possono essere danneggiati gravemente.
Possono esservi danni anche a carico della pelle, dei nervi, dei vasi sanguigni e degli organi interni. Queste lesioni
possono causare problemi temporanei o permanenti.
Più spesso, le lesioni dei tessuti molli interessano gli arti, tuttavia, possono verificarsi in qualsiasi parte del corpo,
come il collo o la schiena.
Cause
Distorsioni e stiramenti
I traumi sono la causa più frequente di lesioni dei tessuti molli e di altre
lesioni muscoloscheletriche. 3D MODEL:
Distorsioni e strappi sono traumi sportivi comuni. Ad esempio, possono verificarsi durante la corsa, soprattutto
quando si cambia improvvisamente direzione, o durante l’allenamento isotonico (di forza), come quando i sollevatori
di pesi lasciano cadere o sollevano il carico rapidamente, piuttosto che con un movimento lento e regolare.
Sintomi
Il sintomo più evidente delle lesioni dei tessuti molli è il
Dolore
La parte lesionata è dolorante, soprattutto quando il soggetto cerca di caricarla o di muoverla. La zona intorno alla
lesione è dolente alla palpazione. Altri sintomi includono
Gonfiore
Ecchimosi o depigmentazione
Aspetto distorto, piegato o fuori posto di una parte (che suggerisce la contemporanea presenza di una frattura
o una lussazione)
Spesso non è possibile muovere normalmente la parte lesionata (ad esempio un braccio, una gamba, una mano, un
dito della mano o del piede) perché il movimento provoca dolore e/o una struttura (muscolo, tendine o legamento) è
danneggiata.
Lo sviluppo del gonfiore può richiedere diverse ore, ma se non si manifesta in questo lasso di tempo è improbabile
che la distorsione sia grave.
Quando si verifica un sanguinamento sotto la cute, compaiono delle ecchimosi. Il sangue proviene dai vasi sanguigni
dei tessuti lesi. Inizialmente, l’ecchimosi si presenta di colore nero-violaceo, quindi passa lentamente al verde e al
giallo man mano che il sangue viene metabolizzato e riassorbito dall’organismo. Il sangue può allontanarsi
notevolmente dalla lesione, causando ecchimosi di grandi dimensioni o localizzate a una certa distanza. Ad esempio,
un’ecchimosi sulla fronte può provocare la comparsa successiva di un’ecchimosi sotto gli occhi. Il riassorbimento del
sangue può richiedere alcune settimane. La presenza di sangue può causare dolore temporaneo e rigidità nelle
strutture circostanti.
Dato che il movimento della parte lesionata è molto doloroso, alcune persone sono incapaci o si rifiutano di
muoverla Se i soggetti non sono in grado di parlare (ad esempio i bambini piccoli o le persone anziane) il rifiuto di
muoverla. Se i soggetti non sono in grado di parlare (ad esempio, i bambini piccoli o le persone anziane), il rifiuto di
muovere una parte del corpo può essere l’unico segno della presenza di una lesione. Tuttavia, alcuni tipi di lesioni
non impediscono il movimento della parte lesionata. Essere in grado di muovere la parte non significa che non è
presente una lesione.
Complicanze
Le lesioni dei tessuti molli possono essere accompagnate o dar luogo ad altri problemi (complicanze). Ad esempio,
l’arto lesionato può cessare di funzionare normalmente. Le complicanze gravi sono comunque rare. Il rischio di
complicanze gravi è maggiore se la cute è lacerata o è presente un danno a carico dei vasi sanguigni o dei nervi.
Alcune complicanze (come i danni a carico dei vasi sanguigni e dei nervi) si verificano nelle prime ore o nei primi
giorni dopo la lesione. Altre (come i problemi di guarigione e articolari), si sviluppano nel tempo.
Sanguinamento
Lesioni notevoli dei tessuti molli causano un sanguinamento sotto la pelle (ecchimosi).
Se un soggetto sta assumendo un farmaco per prevenire la formazione di coaguli di sangue (un anticoagulante),
lesioni relativamente lievi possono causare emorragie significative.
Danno di un nervo
A volte, i nervi vengono stirati, contusi, compressi o lacerati. Un colpo diretto può causare la contusione o la
compressione di un nervo. La compressione provoca danni maggiori rispetto alla contusione. La lesione dei nervi
causa parestesie e, talvolta, formicolio nell’area a valle del punto in cui il nervo è danneggiato. Queste lesioni in
genere si risolvono spontaneamente in un arco di tempo variabile da settimane a mesi o anni, a seconda della
gravità della lesione. I nervi lacerati non guariscono spontaneamente e potrebbe essere necessaria una riparazione
chirurgica. Alcune lesioni dei nervi non guariscono mai completamente.
Problemi articolari
Se il movimento deve essere impedito (immobilizzazione) per lungo tempo, ad esempio mediante una stecca o un
gesso, le articolazioni possono irrigidirsi. Il ginocchio, il gomito e la spalla sono particolarmente soggetti allo sviluppo
di rigidità in seguito a una lesione, soprattutto nelle persone anziane.
Per prevenire la rigidità articolare e agevolare il recupero di una capacità di movimento quanto più normale
possibile, è generalmente necessaria la fisioterapia.
Distorsioni gravi possono rendere instabile un’articolazione. La presenza di articolazioni instabili può essere
invalidante e aumenta il rischio di osteoartrite. Un trattamento appropriato può contribuire a evitare problemi
permanenti.
Sindrome compartimentale
In rari casi, la tumefazione (solitamente sotto un ingessatura) è sufficientemente grave da contribuire alla sindrome
compartimentale. Poiché il gonfiore esercita una pressione sui vasi sanguigni circostanti, il flusso ematico verso
l’arto lesionato può ridursi o interrompersi del tutto. Di conseguenza, i tessuti dell’arto possono subire danni oppure
morire e potrebbe essere necessario amputare l’arto.
Diagnosi
Valutazione medica
Per diagnosticare le distorsioni, gli strappi e le lesioni dei tendini, i medici si informano in modo dettagliato
sull’evento traumatico ed eseguono un esame fisico completo. Spesso sono in grado di diagnosticare una lesione dei
tessuti molli sulla base delle informazioni ottenute e dei riscontri dell’esame.
Il trasporto al pronto soccorso, spesso in ambulanza, è necessario in presenza di una qualsiasi delle seguenti
condizioni:
Il problema è chiaramente grave (ad esempio, è la conseguenza di un incidente stradale o il soggetto non
riesce più a muovere la parte del corpo interessata).
Si sospetta una frattura (una possibile eccezione è una lesione a un dito del piede o all’estremità di un dito
della mano).
Si sospetta una grave lussazione o lesione dei tessuti molli (come la lacerazione di un tendine oppure una
distorsione o uno strappo gravi).
Sono presenti i sintomi di una complicanza: ad esempio, perdita di sensibilità nella parte del corpo interessata,
impossibilità di muovere normalmente la parte interessata, cute fredda o cianotica, debolezza della parte
interessata.
Non è possibile caricare alcun peso sulla parte del corpo interessata.
La lesione provoca dolore o gonfiore, ma non si ritiene che la parte interessata sia fratturata o lesionata
gravemente.
Se non è presente nessuna delle condizioni sopraelencate e la lesione appare di lieve entità, si può chiamare il
medico o aspettare per capire se il problema si risolve spontaneamente.
Se le lesioni sono la conseguenza di un incidente grave, la prima priorità del medico consiste nel
Verificare la presenza di lesioni e complicanze gravi, come una ferita aperta, un danno nervoso, una perdita di
sangue significativa, un’interruzione del flusso ematico e la sindrome compartimentale, che può svilupparsi
quando l’apporto di sangue ad un arto lesionato è ridotto o assente
Ad esempio, il medico ricerca l’eventuale presenza di intorpidimento, misura la pressione arteriosa (che è bassa
nelle persone che hanno perso una notevole quantità di sangue), controlla le pulsazioni (che sono assenti o deboli
quando il flusso ematico è interrotto) e cerca altri segni di interruzione del flusso ematico, come la cute pallida e
fredda. Nel caso sia presente una qualsiasi di queste lesioni e complicanze, il medico effettua il trattamento
necessario, quindi prosegue con la valutazione.
Deve essere accertata l’eventuale presenza di fratture e lussazioni, nonché di lesioni legamentose, tendinee e
muscolari. In certi casi, i medici devono innanzitutto assicurarsi che non siano presenti fratture prima di valutare
altre strutture corporee.
Il medico chiede anche quando è iniziato il dolore. Se questo è iniziato immediatamente dopo la lesione, la causa
potrebbe essere una distorsione grave. Se il dolore è iniziato nelle ore o nei giorni successivi, la lesione è
solitamente di lieve entità. Nel caso il dolore sia più grave di quello previsto per il tipo di lesione o peggiori
costantemente durante le prime ore successive alla lesione, potrebbe essersi sviluppata la sindrome
compartimentale oppure potrebbe esserci un’interruzione del flusso ematico.
Il medico inoltre si informa su eventuali traumi precedenti e sull’uso di farmaci che possono aumentare il rischio di
rottura del tendine (tra cui i corticosteroidi e gli antibiotici fluorochinolonici, come la ciprofloxacina).
Esame obiettivo
L’esame obiettivo include quanto segue (in ordine di priorità):
valutazione di eventuali danni a carico dei vasi sanguigni in prossimità della parte lesionata
Per verificare la presenza di segni di danni ai vasi sanguigni e di interruzione del flusso sanguigno, vengono
controllati il polso e il colore e la temperatura della pelle. Quando il flusso sanguigno è interrotto (come può
accadere nella sindrome compartimentale), il polso può essere assente o debole e la pelle pallida e fredda. Alla
misurazione della pressione sanguigna, questa solitamente risulta bassa nel caso in cui si sia verificata la perdita di
molto sangue.
Per accertare eventuali danni ai nervi, il medico valuta la sensibilità cutanea e si informa riguardo alla presenza di
sensazioni anomale, come una sensazione di punture di spillo o formicolio o intorpidimento. Le sensazioni anomale
suggeriscono la presenza di un danno ai nervi.
Il medico palpa delicatamente la parte lesionata per determinare se l’area è dolorabile al tatto e se si percepiscono
anomalie dei tendini o dei muscoli. Qualora sia presente una frattura o una lussazione, al tatto è possibile percepire
che le ossa sono fratturate o fuori posto. Inoltre, il medico verifica la presenza di gonfiori ed ecchimosi. Al soggetto
viene chiesto se è in grado di usare, caricare e muovere la parte lesionata.
Muovere l’articolazione interessata può anche aiutare il medico a determinare la gravità della lesione. Ad esempio, è
possibile stabilire la gravità di una distorsione (lacerazione di un legamento) in base alla mobilità dell’articolazione e
all’entità del dolore durante il movimento. Quando un legamento è parzialmente lacerato, il movimento
dell’articolazione è molto doloroso. In caso di rottura di un legamento, il movimento dell’articolazione è meno
doloroso perché non produce l’allungamento del legamento lacerato. Generalmente, un’articolazione può essere
mobilizzata con più facilità in caso di lacerazione di un legamento piuttosto che in sua assenza e può essere
mobilizzata con più facilità quando la lacerazione del legamento è totale rispetto a quando è parziale.
Poiché i tendini collegano i muscoli alle ossa, spesso il medico può determinare la gravità di una lesione al tendine
muovendo il muscolo al quale il tendine è collegato. Quando si ha una lacerazione completa di un tendine, al
movimento del muscolo collegato al tendine potrebbe non seguire il movimento dell’osso. Ad esempio, in caso di
rottura del tendine di Achille (che collega i muscoli del polpaccio al calcagno), il piede potrebbe non muoversi. Le
lacerazioni parziali possono essere difficili da individuare, perché il movimento dell’articolazione può apparire
normale.
Se l’esame obiettivo non rileva un problema nell’articolazione identificata come dolente, la lesione può essere
altrove. Questo tipo di dolore è chiamato dolore riferito. Ad esempio, se è presente una lesione dell’articolazione tra
la clavicola e lo sterno, si può avvertire dolore nella spalla. Pertanto, i medici esaminano sempre le articolazioni
prossime a quella dolente per verificare la presenza di lesioni.
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Se il dolore o gli spasmi muscolari interferiscono con l’esame, per agevolarlo si può somministrare un antidolorifico
e/o un miorilassante per bocca o per iniezione, oppure si può iniettare un anestetico locale nella zona lesionata.
Altrimenti, la parte interessata può essere immobilizzata fino alla cessazione degli spasmi, di solito per qualche
giorno, ed esaminata in seguito.
Esami
Per verificare la presenza di fratture e lussazioni e identificare le lesioni dei tessuti molli, si eseguono esami di
diagnostica per immagini, fra cui
Quando necessarie, le radiografie vengono solitamente acquisite in almeno due proiezioni. Se è presente una
frattura, le due proiezioni possono mostrare come sono allineati i frammenti dell’osso.
La RMI può evidenziare i tessuti molli, solitamente non visibili alla radiografia, di conseguenza agevola
l’identificazione di lesioni ai tendini, ai legamenti, alla cartilagine e ai muscoli.
Può essere eseguita una TC o una RMI per verificare la presenza di fratture sottili, che possono accompagnare una
lesione dei tessuti molli.
Per verificare la presenza di lesioni che possono accompagnare una lesione del tessuti molli si possono effettuare
altri esami:
Angiografia (radiografia o TC acquisita dopo l’iniezione di un mezzo di contrasto nelle arterie), per verificare
l’eventuale presenza di danni ai vasi sanguigni
studi della conduzione nervosa, per controllare l’eventuale presenza di danni ai nervi
Se si ritiene di avere subito una lesione grave, è necessario recarsi al pronto soccorso. Se non si è in grado di
camminare o sono presenti diverse lesioni, è necessario chiamare un’ambulanza. Nell’attesa di ricevere assistenza
medica, è necessario:
Evitare qualsiasi movimento dell’arto fratturato (immobilizzazione) e sostenerlo con una stecca improvvisata,
un bendaggio o un cuscino
Sollevare l’arto, se possibile in una posizione al di sopra del livello del cuore, per limitare il gonfiore
Applicare del ghiaccio (avvolto in un asciugamano o un panno) per controllare il dolore e il gonfiore
Per assicurarsi che la parte lesionata riceva un adeguato apporto di sangue, il medico ripara chirurgicamente le
arterie danneggiate, tranne nel caso in cui le arterie siano piccole e il flusso ematico non sia compromesso.
Anche i nervi lacerati vengono riparati chirurgicamente, ma questo intervento può essere posposto fino a diversi
giorni dopo la lesione, se necessario. Se i nervi sono contusi o danneggiati, possono guarire spontaneamente.
Se la pelle è lacerata, la lesione viene coperta con una medicazione sterile e si somministrano un vaccino per
prevenire il tetano e antibiotici per prevenire infezioni. Inoltre, la lesione viene pulita, solitamente dopo l’uso di un
anestetico locale per rendere la zona insensibile.
Una volta trattate le lesioni gravi, i medici si concentrano sull’alleviamento dei sintomi e l’immobilizzazione delle
lesioni dei tessuti molli, secondo necessità.
terapia PRICE
Con PRICE si intende la combinazione di protezione, riposo, ghiaccio, compressione ed elevazione. Questo
trattamento viene usato per i muscoli, i legamenti e i tendini lesionati.
La protezione contribuisce a prevenire ulteriori lesioni che potrebbero peggiorare quella iniziale. Di norma viene
applicato un tutore o un altro dispositivo di protezione.
Il riposo previene ulteriori lesioni e può accelerare la guarigione. Il soggetto deve limitare la propria attività ed
evitare di caricare e/o usare la parte del corpo lesionata. Ad esempio, non deve praticare sport di contatto e, se
necessario, deve usare le stampelle.
Il ghiaccio e la compressione riducono il gonfiore e il dolore. Il ghiaccio viene racchiuso in una borsa di plastica, un
asciugamano o un panno e applicato per 15-20 minuti alla volta, il più spesso possibile durante le prime 24-48 ore.
Di solito, la compressione sulla lesione viene applicata con un bendaggio elastico.
Il sollevamento dell’arto lesionato agevola il drenaggio dei liquidi dalla lesione e, pertanto, riduce il gonfiore. L’arto
lesionato viene sollevato al di sopra del livello del cuore nei primi 2 giorni.
Dopo 48 ore, si può applicare calore (ad esempio, con un termoforo) a intervalli regolari, per 15-20 minuti alla volta.
Il calore può alleviare il dolore e accelerare la guarigione. Tuttavia, non è chiaro se sia meglio applicare calore o
ghiaccio; ciò che è maggiormente efficace può variare da un soggetto all’altro.
Se l’immobilizzazione dura troppo a lungo (ad esempio, per più di qualche settimana nei giovani adulti),
l’articolazione può diventare rigida, talvolta definitivamente, e i muscoli possono accorciarsi (causando contratture) o
ridursi di volume (atrofia). Possono formarsi dei coaguli di sangue. Problemi di questo tipo possono svilupparsi
rapidamente e le contratture possono diventare permanenti, di solito nelle persone anziane. Di conseguenza, il
medico incoraggia il movimento non appena la lesione guarisce. Inoltre, è preferibile utilizzare trattamenti che
consentono alle persone anziane di camminare appena possibile, rispetto a quelli che richiedono l’immobilizzazione
per lungo tempo (come il riposo a letto o un gesso).
Se si sospetta la parziale lacerazione di un tendine, o se la diagnosi è incerta, il medico può applicare un tutore per
immobilizzare la parte lesionata, in modo che il tendine possa guarire. Alcune lacerazioni gravi dei tendini vengono
immobilizzate per giorni o settimane, talvolta con un gesso.
Le distorsioni di lieve entità non vengono immobilizzate, se non per breve tempo. Di solito, il miglior trattamento
consiste nel cominciare a muovere la parte lesionata il prima possibile. Le distorsioni di entità moderata vengono
spesso immobilizzate con un bendaggio o un tutore per qualche giorno. Alcune forme gravi di distorsione e
lacerazione dei tendini vengono immobilizzate per giorni o settimane, talvolta con un gesso. Tuttavia, molte
distorsioni gravi devono essere riparate chirurgicamente e non sempre vengono immobilizzate.
Per le lesioni che richiedono un’immobilizzazione prolungata di settimane, si utilizzano solitamente le ingessature.
Per applicare un gesso, il medico avvolge la parte lesionata in un panno, quindi appone uno strato di materiale
morbido cotonoso per proteggere la pelle dalla pressione e dallo sfregamento. Sopra questa imbottitura, si
avvolgono delle bende di cotone inumidite e impregnate di gesso oppure strisce di vetroresina inumidite, che
induriscono una volta asciutte. Per immobilizzare un osso fratturato le cui estremità sono state separate viene
spesso utilizzato il gesso, perché è facile modellarlo ed è meno probabile che sfreghi contro il corpo. Le ingessature
in vetroresina sono più resistenti, più leggere e più durature. Dopo circa una settimana, il gonfiore si riduce. A
questo punto, l’ingessatura in gesso può essere sostituita talvolta con un’ingessatura in vetroresina, che si adatta
meglio all’arto.
Alle persone che necessitano di un’ingessatura vengono fornite istruzioni speciali per la sua cura. Se a
un’ingessatura non viene prestata la cura adeguata, possono insorgere dei problemi. Ad esempio, se un gesso si
bagna, l’imbottitura protettiva sottostante può inumidirsi e potrebbe essere impossibile asciugarla completamente.
Di conseguenza, la cute può macerare e lesionarsi, e si possono formare delle ulcere. Inoltre, un’ingessatura in gesso
che si bagna può sgretolarsi e, pertanto, cessare di proteggere e immobilizzare la zona lesionata. I soggetti vengono
istruiti a mantenere, per quanto possibile, l’ingessatura in posizione elevata, a livello del cuore o sopra di esso,
soprattutto nelle prime 24-48 ore. Inoltre, a intervalli regolari è necessario flettere ed estendere le dita delle mani o
muovere le dita dei piedi. Queste strategie agevolano il deflusso del sangue dall’arto lesionato e, quindi, prevengono
il gonfiore.
In rari casi, le ingessature causano dolore, pressione o intorpidimento che rimane costante o peggiora nel tempo.
Tali sintomi devono essere immediatamente segnalati a un medico, Questi sintomi possono essere dovuti allo
sviluppo di una piaga da decubito o della sindrome compartimentale. In tali casi, può essere necessario che il
medico rimuova l’ingessatura e ne applichi un’altra.
Quando si fa il bagno, coprire il gesso con una busta di plastica e sigillare accuratamente l’estremità con
elastici o con nastro adesivo, oppure utilizzare una delle protezioni impermeabili appositamente
realizzate per coprire un’ingessatura. Tali protezioni, disponibili in commercio, sono pratiche da usare e
più affidabili. Se un gesso si bagna, l’imbottitura sottostante può trattenere l’umidità, che può essere
eliminata, almeno in parte, con un asciugacapelli. In caso contrario, il gesso deve essere sostituito per
evitare lesioni della cute.
Non inserire mai un oggetto all’interno del gesso (ad esempio, per grattarsi in caso di prurito).
Controllare ogni giorno la cute intorno al gesso e avvisare il medico in presenza di zone arrossate o
dolenti.
Controllare i bordi dell’ingessatura ogni giorno e, se si ha l’impressione che siano ruvidi, coprirli con
nastro adesivo morbido, fazzoletti di carta, un panno o altro materiale morbido in modo da imbottirli
ed evitare che provochino lesioni della cute.
Durante il riposo, posizionare attentamente il gesso, magari utilizzando un piccolo cuscino, per evitare
che i bordi pizzichino o comprimano la cute.
Sollevare il gesso a intervalli regolari, come consigliato dal medico, per controllare il gonfiore.
Contattare il medico se il gesso emana cattivo odore o in caso di febbre. Questi sintomi possono
indicare un’infezione.
Talvolta, viene utilizzata la chirurgia artroscopica. In questa procedura, attraverso una piccola incisione viene
inserita nell’articolazione una sonda a fibre ottiche delle dimensioni di una matita. La procedura viene eseguita più
frequentemente per riparare i legamenti del ginocchio (distorsioni del ginocchio) o i cuscinetti di cartilagine
(menischi) del ginocchio.
Riabilitazione e prognosi
La maggior parte delle lesioni dei tessuti molli guarisce bene e causa pochi problemi. Tuttavia, alcune non si
risolvono completamente anche se diagnosticate e trattate in modo corretto.
Il tempo necessario per la guarigione di una lesione varia da settimane a mesi, in base a
Tipo di lesione
Ad esempio, i bambini guariscono molto più rapidamente rispetto agli adulti e alcune patologie (tra cui quelle che
causano problemi circolatori, come il diabete e la vasculopatia periferica) rallentano la guarigione. Le lacerazioni
parziali dei legamenti, dei tendini e dei muscoli tendono a guarire spontaneamente, ma le lacerazioni totali
richiedono spesso un intervento chirurgico.
L’immobilizzazione rende le articolazioni rigide e il mancato uso indebolisce i muscoli e ne riduce le dimensioni. Se
un arto è immobilizzato in un gesso, l’articolazione interessata diventa ogni settimana più rigida e, alla fine, diventa
impossibile estendere e flettere completamente l’arto. Problemi di questo tipo possono svilupparsi rapidamente e
diventare permanenti, di solito nelle persone anziane. Dopo aver portato un’ingessatura a gamba intera (dalla parte
superiore della coscia fino alle dita del piede) per qualche settimana, di solito le dimensioni dei muscoli si riducono
talmente che il soggetto può inserire la mano nello spazio, in precedenza stretto, tra il gesso e la coscia. Quando il
gesso viene rimosso, i muscoli sono molto deboli e appaiono notevolmente più piccoli.
Per prevenire o ridurre la rigidità e contribuire a mantenere la forza muscolare, i medici o i fisioterapisti consigliano
l’esercizio fisico quotidiano, tra cui esercizi di mobilità articolare e di potenziamento muscolare. Mentre la lesione
guarisce, si possono praticare esercizi per il resto del corpo, come indicato dal medico o fisioterapista.
Dopo che la lesione è sufficientemente risanata e l’articolazione non è più immobilizzata, si può iniziare con
l’allenamento dell’arto lesionato. Durante questo allenamento, si deve fare attenzione alle sensazioni che
provengono dall’arto lesionato ed evitare un esercizio fisico troppo energico. Se i muscoli sono troppo deboli da
consentire l’esercizio fisico, la mobilizzazione dell’arto viene eseguita da un fisioterapista (ginnastica passiva).
Comunque, in ultima analisi, è il paziente che deve muovere i propri muscoli (esercizio attivo) per recuperare in
pieno la forza di un arto lesionato.
Gli esercizi per migliorare la mobilità articolare e la forza muscolare, nonché quelli per rafforzare e stabilizzare
l’articolazione lesionata, possono aiutare a prevenire la recidiva delle lesioni e il danno a lungo termine.
La maggior parte delle persone provano un certo fastidio durante le attività, persino dopo che la lesione è guarita
abbastanza da consentire di caricare completamente la parte lesionata.
Le persone di età superiore ai 65 anni hanno maggiori probabilità di lesionare i legamenti e i tendini, anche
perché sono più propense alle cadute per i seguenti motivi:
Presenza di alcune normali variazioni correlate all’età nell’equilibrio, nella visione, nella sensibilità
(soprattutto dei piedi) e nella forza muscolare, che rendono gli anziani più a rischio di cadute e lesioni.
In alcuni casi, manifestazione di capogiri o stordimento al momento di sedersi o alzarsi in piedi, dovuti a
un’eccessiva riduzione della pressione sanguigna.
Vi sono maggiori probabilità di manifestare effetti collaterali di farmaci (come sonnolenza, perdita di
equilibrio e vertigini), che aumentano il rischio di cadute.
Negli anziani, il recupero è spesso più complicato e più lento rispetto alle persone più giovani perché
Le persone anziane solitamente guariscono più lentamente rispetto agli adulti più giovani.
In genere, rispetto alle persone più giovani, gli anziani possiedono una forza fisica complessiva inferiore
e presentano minore flessibilità e minor equilibrio. Pertanto, compensare le limitazioni causate da una
lesione presenta maggiori difficoltà e il ritorno alle attività quotidiane è più difficoltoso.
Quando le persone anziane sono inattive o immobilizzate (da gessi o tutori), perdono il tessuto
muscolare più rapidamente rispetto agli adulti più giovani; pertanto, l’immobilizzazione può portare a
debolezza muscolare. Talvolta, i muscoli si accorciano in modo permanente e intorno all’articolazione,
come i legamenti e i tendini, si forma del tessuto cicatriziale. Questa condizione (contrattura articolare)
limita il movimento dell’articolazione.
Le persone anziane hanno maggiori probabilità di essere affette da altri disturbi (come artrite o
problemi circolatori), che possono interferire con il recupero o rallentare la guarigione.
Persino lesioni di lieve entità possono influire significativamente sulla capacità delle persone anziane di
svolgere le normali attività quotidiane, come mangiare, vestirsi, lavarsi e persino camminare, soprattutto se
utilizzavano già un deambulatore prima della lesione.
Coaguli di sangue, solitamente nelle gambe (come accade nella trombosi venosa profonda)
Piaghe da decubito
Perdita di tessuto muscolare
Poiché nelle persone anziane vi sono maggiori probabilità che si presentino problemi dovuti
all’immobilizzazione, il trattamento delle lesioni muscoloscheletriche si concentra sull’agevolare il ritorno degli
anziani alle attività quotidiane il più rapidamente possibile.
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