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S. Fabbri, M. Masini, E.

Baccaglini
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24
A INC
IC

DIDATT

LU
Sintesi

SIVA
PER TI

modulo 10 • La struttura della materia


UNITÀ TUT

Il corpo nero e la catastrofe ultravioletta


• Dato un corpo a temperatura T, il suo potere emissivo e(f, T ), per una particolare frequenza f,
è la quantità di energia che viene emessa nell’unità di tempo dall’unità di superficie del corpo,
mentre il potere assorbente a(f, T) è il rapporto tra l’energia assorbita e quella incidente
sul corpo.
Il potere emissivo si misura in joule (J), mentre il potere assorbnete è un numero puro.
Fissate una frequenza f e una temperatura T, il rapporto tra potere emissivo e potere assorbente
è lo stesso per tutti i corpi:
e(f, T)
= costante

|
a(f, T)

unità 24 • Dalla crisi della fisica classica alla quantizzazione


• Un corpo nero è un sistema fisico in grado di assorbire tutte le radiazioni elettromagnetiche
che lo investono, indipendentemente dalla loro frequenza.
Per definizione: a (f, T) = 1.
La radiazione emessa da un corpo nero dipende solo dalla temperatura T.
Un corpo nero ideale non esiste, ma un buon modello che lo approssima con efficacia
è costituito da una cavità di materiale opaco con un piccolissimo foro che assorbe tutta
la radiazione incidente.

• La legge di Stefan-Boltzmann afferma che l’energia E irradiata per unità di superficie


e di tempo da un corpo nero è data da:
E = sT 4
W
dove s = 5,67 ⋅ 10-8 è detta costante di Stefan-Boltzmann.
m2 ⋅ K4

• La legge di spostamento di Wien fornisce la lunghezza d’onda in corrispondenza del valore


massimo dell’emissione IT (l):
lp ⋅ T = costante
dove la costante è 2,898 ⋅ 10-3 m K.

• La legge di Rayleigh-Jeans esprime l’andamento dell’intensità di irraggiamento I in funzione


della lunghezza d’onda:
T
IT (l) = 2pckB
l4
Quando la lunghezza d’onda diminuisce, raggiungendo la zona dell’ultravioletto, l’intensità
della radiazione prevista dalla legge tende all’infinito: è la cosiddetta catastrofe
dell’ultravioletto.

• Quantizzazione dell’energia
Per risolvere il problema della catastrofe ultravioletta, Max Planck (1858-1947) sostenne
che ogni scambio di energia fra le cariche del corpo nero e il campo elettromagnetico avviene
per multipli interi di quantità minime di energia, detti quanti, secondo la relazione:
E = hf
dove h = 6,63 ⋅ 10-34 J ⋅ s = 4,14 ⋅ 10-15 eV ⋅ s è detta costante di Planck.

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modulo 10 • La struttura della materia


• L’effetto fotoelettrico è il fenomeno di emissione di elettroni da parte di un metallo colpito
dalla luce.
 ’emissione di elettroni si verifica solo per f ≥ f0, dove f è la frequenza della radiazione
1. L
elettromagnetica incidente ed f0 è il valore di soglia, che dipende solo dal tipo di metallo.
Per f < f0 non si ha mai emissione di elettroni.
2. Raggiunta f0, l’emissione di elettroni dal metallo è praticamente istantanea.

• Ogni metallo è caratterizzato da un lavoro di estrazione Le che rappresenta l’energia necessaria


per estrarre un elettrone ed è dato da Le = e ⋅ V, dove e è la carica dell’elettrone
e V il potenziale di estrazione.
La minima frequenza di estrazione di un elettrone da un metallo, detta frequenza di soglia, è:
L
f0 = e
h

• Nel 1905 Einstein spiegò l’effetto fotoelettrico introducendo la quantizzazione della luce,

|
composta da fotoni, a cui è associata l’energia E = hf = hc/l e la quantità di moto q = h/l

unità 24 • Dalla crisi della fisica classica alla quantizzazione


(avendo massa m = 0).

• La legge dell’effetto fotoelettrico afferma che l’energia cinetica massima Ec,max di un elettrone
una volta estratto dal metallo è data da:
1
Ec,max = hf - Le oppure mv2 = hf - hf0
2

• L’effetto Compton è stato considerato storicamente la prima verifica sperimentale dell’esistenza


dei fotoni.
Quando raggi X di frequenza f incidono sulla grafite, i raggi X diffusi dal bersaglio sono deviati
di un angolo q, detto angolo di scattering, con f ′< f.

• Per giustificare il risultato, Sir Arthur Holly Compton (1892-1962), ricorrendo all’ipotesi
quantistica, interpretò il fenomeno come un urto elastico tra fotoni ed elettroni. Si ha:
h
λ′ - λ = (1 - cos θ)
m0c
dove λ′ e λ sono rispettivamente la lunghezza d’onda del fotone diffuso e quella del fotone
h
incidente e θ è l’angolo di scattering. Il termine si chiama lunghezza d’onda Compton.
m0c

La spettroscopia
• La luce emessa da una sostanza allo stato aeriforme opportunamente stimolata, quando incide
su un prisma, si scompone in righe di alcuni colori che costituiscono lo spettro di emissione
caratteristico della sostanza, perché dipende dalla sua struttura atomica.
In modo analogo, inviando un fascio di luce bianca sulla stessa sostanza non più stimolata
e raccogliendo la radiazione luminosa su uno schermo, si ottiene una successione continua
di colori, dal rosso al violetto, interrotta da alcune righe nere che corrispondono esattamente
ai colori presenti nello spettro di emissione.
Si tratta dello spettro di assorbimento della sostanza.

• La formula generale che fornisce il numero d’onda f delle righe dello spettro dell’idrogeno
è la legge di Rydberg-Ritz:
_  1
1 1
f = =R  2 - 2
λ m n 
con m ed n numeri interi positivi tali che m < n.
R = 10,97 ⋅ 106 m-1 è detta costante di Rydberg.

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modulo 10 • La struttura della materia


I primi modelli dell’atomo
• Modello di Thomson
Joseph John Thomson (1856-1940) elaborò il primo modello atomico, detto modello
a panettone (plum pudding), secondo cui l’atomo è una sfera di raggio 10-10 m, costituita
da una massa dotata di carica positiva uniforme, al cui interno sono disseminati elettroni
di carica negativa.

• Modello di Rutherford
Ernest Rutherford (1871-1937) elaborò il modello detto modello planetario: la carica elettrica
positiva è concentrata in un nucleo centrale, in cui è presente quasi tutta la massa dell’atomo
e che ha un raggio dell’ordine di 10-15 m.
Gli elettroni, di massa molto piccola e carica negativa, ruotano at­torno al nucleo a determinate
distanze da esso.

|
• L’energia totale E dell’elettrone è data da:

unità 24 • Dalla crisi della fisica classica alla quantizzazione


1 e2 1 e2 1 e2
E = Ec + U = ⋅ - ⋅ =- ⋅
8pe0 r 4pe0 r 8pe0 r
e rappresenta l’energia di legame, cioè il lavoro necessario (in valore assoluto) per separare
l’elettrone dall’atomo.

Il modello di Bohr
• Nel 1913 Niels Bohr (1885-1962) propose un modello atomico basato su tre postulati.
• Postulati di Bohr
 n elettrone può descrivere senza irraggiare energia solo determinate orbite E1, E2, ..., En,
1. U
dette orbite stazionarie o stati stazionari. A ciascuna di esse compete un valore ben definito
di energia, detto livello energetico.
2. L
 e orbite "
stazionarie permesse sono quelle orbite circolari in cui il modulo del momento
angolare L dell’elettrone (o momento angolare orbitale) soddisfa la relazione:
h
L = mevr = n
2p
dove n = 1, 2, 3... si chiama numero quantico e h è la costante di Planck.
3. U
 n elettrone può saltare spontaneamente da un’orbita stazionaria a un’altra a cui
corrisponde un livello di energia minore, emettendo un fotone di energia:
∆E = Einiziale - Efinale = hf

• Le velocità degli elettroni nelle orbite date da:


1 e2 1
vn = oppure vn = v1  n = 1, 2, 3...
n 2h e0 n
dove n è il numero quantico principale.

• I raggi delle orbite sono dati da:


h2e0
rn = n2 n = 1, 2, 3...
pmee2

Per n = 1 si ha il raggio di Bohr:

h2e0
r1 = = 5,29 ⋅ 10-11 m
pmee2

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modulo 10 • La struttura della materia


• I livelli energetici dell’atomo sono dati da:
1 mee4 1
En = - oppure En = E1 con n = 1, 2, 3...
n2 8e02h2 n2

• L’energia di legame di un elettrone LnÆ • è il minimo lavoro necessario per portare l’elettrone
dal livello n-simo in cui si trova all’infinito.

L’esperienza di Franck e Hertz


• L’esperienza di Franck-Hertz ci permette di concludere che l’assorbimento dell’energia avviene
da parte degli atomi in modo quantizzato, per cui gli stati energetici interni dell’atomo sono
discreti, in accordo con le previsioni del modello di Bohr.

|
I (A) 14,7 V

unità 24 • Dalla crisi della fisica classica alla quantizzazione


9,8 V

4,9 V

0 5 10 15 d.d.p. F-G (V)

Perfezionamenti del modello dell’atomo


• Un perfezionamento del modello atomico è quello chiamato modello di Bohr-Sommerfeld
e prevede che in un atomo ogni elettrone sia individuato da quattro numeri quantici:
1. il numero quantico principale n = 1, 2, 3..., che individua l’energia dei possibili stati
stazionari;
2. il numero quantico orbitale l = 0, 1, 2, ..., n - 1, per ogni stato stazionario n, che definisce
i possibili" orientamenti e la forma degli orbitali atomici ed è legato al momento angolare
orbitale L ;
3. il numero quantico magnetico ml = - l, - l + 1, ..., -1, 0, 1, ..., l - 1, l, che tiene conto
dei sottolivelli che si possono formare a causa di un campo magnetico esterno;

1
4. il numero quantico di spin ms = ± , che corrisponde ai due unici valori possibili correlati
2
"
a una caratteristica intrinseca dell’elettrone, il momento angolare intrinseco o spin s .

• Il principio di esclusione di Pauli afferma che due elettroni in un atomo non possono avere
gli stessi numeri quantici.

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