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S. Fabbri, M. Masini, E.

Baccaglini
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Sintesi

SIVA
PER TI

modulo 10 • La struttura della materia


UNITÀ TUT

La nascita della meccanica quantistica


• A lungo il modello atomico di Bohr-Sommerfeld risultò il più efficace per dare ragione dei dati
sperimentali noti.
Ma c’erano alcuni punti deboli:
– non era in grado di spiegare l’intensità delle righe spettrali;
– utilizzava le leggi della fisica classica, ma nel contempo postulava la quantizzazione
solo per giustificare i risultati degli esperimenti che non rientravano in nessuna teoria.

• Tra il 1925 e il 1927 nacque la meccanica quantistica, una costruzione teorica consistente
e in grado di spiegare i più importanti fenomeni quantistici.

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unità 25 • La teoria quantistica
De Broglie e il comportamento ondulatorio della materia
• Nel 1924 Louis Victor Pierre de Broglie (1892-1987) ipotizzò che le particelle dotate
di massa potessero avere, oltre alla natura corpuscolare, anche quella ondulatoria e individuò
la lunghezza d’onda l associata a una particella di massa m che si muove con velocità v,
chiamata lunghezza d’onda di de Broglie:
h h
λ= =
q mv

dove h è la costante di Planck e q la quantità di moto della particella.


Utilizzando l’idea di de Broglie, l’elettrone va pensato come un’onda distribuita sull’orbita,
la quale deve corrispondere a un numero finito intero n di lunghezze d’onda:
2πr = nλ     con n = 1, 2, 3…
dove n rappresenta il numero quantico principale.

• Da questa relazione si riesce a ritrovare il secondo postulato di Bohr, relativo


alla quantizzazione del momento angolare delle orbite:
h
mvr = n
2p

• La natura ondulatoria delle particelle fu confermata nel 1927 tramite gli esperimenti di Davisson
e Germer da una parte e Thomson dall’altra, i quali dimostrarono che gli elettroni, dopo essere
stati inviati contro un cristallo, sono soggetti a diffrazione, esattamente come qualunque altro
fenomeno ondulatorio.
In definitiva, sia la radiazione elettromagnetica sia le particelle evidenziano in alcuni fenomeni
la loro natura ondulatoria, in altri la loro natura corpuscolare.

La meccanica ondulatoria
• Erwin Schrödinger (1887-1961), collegando l’idea dell’onda di de Broglie associata alle
particelle materiali e il modello delle onde stazionarie, ipotizzò che gli elettroni generassero
delle onde di tipo stazionario e formulò quella che è nota come equazione di Schrödinger,
le cui soluzioni stazionarie sono denominate funzioni d’onda Y (t, x, y, z).

• L’equazione di Schrödinger applicata all’atomo di idrogeno ammette come soluzioni tutte


le espressioni dei livelli energetici del modello di Bohr. Trattandosi di onde tridimensionali,
permettono di individuare i primi tre numeri quantici.

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• Max Born (1882-1970) fornì un’interpretazione probabilistica della funzione d’onda Ψ (t, x, y, z),
da intendere quindi come un’ampiezza di probabilità. Il suo quadrato, |Y|2, denominato densità
di probabilità, è una quantità proporzionale alla probabilità di trovare l’elettrone
in un determinato istante t e in una certa posizione (x, y, z).
• Nel modello quantistico, la particella può trovarsi in un punto qualunque di un dato volume
e la sua funzione d’onda Ψ individua la probabilità di trovarla in una posizione piuttosto che in
un’altra. Questo significa che la particella è delocalizzata all’interno di una zona di oscillazioni,
detta pacchetto d’onda.
• Nell’esperimento della doppia fenditura, gli elettroni vengono inviati contro uno schermo
che presenta due fenditure, analogamente alle onde luminose nell’esperimento di Young.
Se le particelle non vengono disturbate dagli strumenti di misura, sullo schermo si formano
le classiche figure di interferenza prodotte
dalle onde, che invece scompaiono non appena si cerca di stabilire da quale fenditura
gli elettroni provengono.

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• Tale risultato spinse Bohr a enunciare il principio di complementarietà: l’aspetto corpuscolare

unità 25 • La teoria quantistica


e quello ondulatorio sono incompatibili, nel senso che ogni esperimento che evidenzia uno dei
due aspetti esclude l’osservazione dell’altro, ma risultano comunque complementari, in quanto
entrambi sono necessari per una descrizione completa del fenomeno.
Le caratteristiche degli apparati sperimentali condizionano il comportamento del sistema
quantistico osservato.

La sovrapposizione di stati e il dualismo onda-particella


• La figura di interferenza degli elettroni nell’esperimento della doppia fenditura viene spiegata
perfettamente in base al significato della funzione d’onda Y (t, x, y, z). L’elettrone, quando
attraversa le fenditure, è delocalizzato nell’onda che lo rappresenta ed è simultaneamente
presente, cioè, in tutti i possibili stati individuati dalla funzione d’onda. Nel linguaggio
della fisica quantistica, si dice che l’elettrone si trova in sovrapposizione di stati.
Ogni volta che un sistema può presentare un certo numero di comportamenti differenti, che si
escludono a vicenda e ciascuno con una data probabilità, allora il suo stato deve esser pensato
come una sovrapposizione di stati.

• Il concetto di dualismo onda-particella sottende la validità di entrambi i modelli, ondulatorio


e corpuscolare, anche se li possiamo usare solo separatamente.

Il principio di indeterminazione di Heisenberg e altri aspetti


della meccanica quantistica
• Il principio di indeterminazione di Heisenberg afferma che in una misurazione simultanea
le indeterminazioni sulla posizione Dx e sulla quantità di moto Dq di una particella soddisfano
la relazione:
h
Dx ⋅ Dq ≥
4p
In altri termini, se aumenta la precisione nella misurazione della posizione della particella,
risulta più incerta la misura della velocità e viceversa. Dx e Dq prendono il nome di variabili
coniugate.

• Il principio di indeterminazione appare spesso scritto come:


h
Dx ⋅ Dq ≥
2
h
dove h, che si legge «h tagliato» ed è detta costante di Dirac, è h = = 1,055 ⋅ 10-34 J ⋅ s.
2p

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• Esiste una seconda formulazione del principio di indeterminazione che prende in esame un’altra
coppia di variabili coniugate, l’incertezza sulla misura del tempo Dt e dell’energia DE:
h
Dt ⋅ DE ≥
4p

• Il principio di corrispondenza afferma che il comportamento di un sistema quantistico


è riconducibile a quello di un sistema classico a mano a mano che si passa dal mondo
microscopico a quello macroscopico.
In base a questo principio, non esiste un confine netto tra il mondo rappresentato dalla fisica
quantistica e quello descritto dalla fisica classica, ma all’aumentare delle dimensioni in gioco
si può passare senza conseguenze nei risultati dalla prima interpretazione alla seconda.

• Il paradosso del gatto di Schrödinger è un esperimento mentale che analizza la seguente


situazione. In un contenitore isolato e chiuso, in modo che dall’esterno non si possa vedere
che cosa c’è dentro, si trova un gatto. All’interno c’è anche un atomo radioattivo che in un

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momento non prevedibile, decadendo, provoca la fuoriuscita di un veleno da una boccetta.

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Prima di aprire il contenitore, cioè prima di osservare il sistema, bisogna ammettere
che il gatto sia in una sovrapposizione di stati, perché non è possibile stabilire se sia vivo
o morto. Solamente con l’apertura del contenitore, l’”oggetto” osservato collasserà in uno
dei due stati: vivo o morto.

• L’interpretazione di Copenaghen è costituita da un insieme di principi formulati per cercare


di superare le questioni più spinose poste dalla fisica quantistica:
1. u
 n fenomeno non può essere descritto in modo oggettivo, indipendentemente dalla misura;
2. g
 li oggetti quantistici attingono a ordini di grandezza tali per cui i modelli della fisica
classica, gli unici che ci consentono analogie dirette con la nostra esperienza, sono del tutto
imprecisi e inadeguati;
3. la funzione d’onda deve essere interpretata in senso probabilistico.
Da questo punto di vista, sino a quando l’atomo radioattivo e il gatto di Schrödinger sono chusi
nel contenitore in sovrapposizione di stati e non sono osservabili, essi non appartengono
alla realtà, in quanto soltanto la misurazione consente il collasso in uno stato ben definito.

• Il paradosso EPR (Einstein-Podolski-Rosen) è un altro esperimento mentale molto conosciuto,


elaborato nel 1935 da Einstein, con la collaborazione di Boris Podolski e Nathan Rosen, allo scopo
di mettere in crisi i fondamenti stessi della fisica quantistica. Una sorgente è in grado
di emettere due particelle in direzioni diametralmente opposte, le quali si allontanano
tra loro senza interagire con l’ambiente: si può dimostrare con un opportuno ragionamento
che dovrebbe essere possibile misurare con la massima precisione sia la posizione sia la quantità
di moto di una delle due particelle, contraddicendo in tal modo il principio di indeterminazione
di Heisenberg.
L’esperimento del francese Alain Aspect, condotto nel 1982, anziché vanificare il principio
di indeterminazione, ha inaspettatamente confermato che due particelle possono effettivamente
in qualche modo scambiarsi informazioni a distanza, per cui la perdita di precisione sulla misura
di una grandezza riguardante una delle due implica istantaneamente la medesima perdita
di precisione sull’altra.

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