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Geografia della popolazione

Geografia della popolazione non è staccato dalla Geografia urbana.

- In Geografia non si possono mai avere compartimenti stagni, tutti gli aspetti si alimentano a
vicenda, sono collegati gli uni con gli altri. 

(sistema complesso)

Si tratta di una branca della Geografia umana che studia:


- la distribuzione della popolazione sulla Terra e le dinamiche demografiche;


- le relazioni che intercorrono tra le dinamiche demografiche, le strutture di una popolazione


e il territorio che essa occupa;


- i processi di natura endogena ed esogena che ne modificano il profilo della popolazione


ridisegnandone l'identità e i confini in una costante dialettica tra continuità e cambiamento. 


La popolazione è il risultato di tutti questi aspetti e noi definiamo la popolazione con una serie di
tratti demografici strutturali 

(età, sesso, stato civile, composizione familiare, comunanza linguistica, fede religiosa, forme di
organizzazione e attività economica, livello di scolarizzazione, luogo di residenza, abitudini e stili
di vita).
In Italia nel 2019 i residenti erano 59 milioni di cui l’8,9% stranieri, non immigrati.

1. Tasso di natalità
In Italia Abbiamo un tasso di natalità tra i più bassi al mondo.

DEFINIZIONE
È il rapporto tra il numero delle nascite in una comunità o in un popolo durante un periodo di
tempo e la quantità della popolazione media dello stesso periodo.

1. Il tasso di natalità è diverso da territorio a territorio, perché su di esso incidono fattori come
lo sviluppo economico, il grado di modernizzazione del territorio, fattori politici, strutturali,
sociali e culturali. 


2. Nei paesi in via di sviluppo, ad es., il tasso di natalità tenderà ad essere più elevato di
quello di paesi industrializzati, per una struttura dell’età mediamente più giovane della
popolazione residente in quei paesi (ma questa, evidentemente non è la sola ragione). 


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3. una popolazione strutturalmente giovane tenderà a presentare tassi di natalità più elevati
rispetto a quelli di una anziana; analogamente, se una popolazione è caratterizzata da un
elevato numero di donne in età fertile il tasso di natalità dovrebbe essere più elevato.

2. Tasso di mortalità
Il tasso di mortalità è il rapporto tra il numero delle morti in una comunità o in un popolo durante
un periodo di tempo e la quantità della popolazione media dello stesso periodo.

In paesi economicamente sviluppati, ci sono livelli di mortalità molto alti, dovuti ad una
popolazione prevalentemente anziana, 


- mentre paesi economicamente più deboli, in cui il tenore di vita e l’età media risultano più
basse, registrano una mortalità più bassa tra gli anziani ma molto alta tra i bambini
(soprattutto tra i neonati). 


- La mortalità infantile e quella materna sono indicatori precisi dello stato di salute di una
nazione (nutrizione, benessere e sanità della popolazione).

3. In italia
In Italia il tasso di natalità è sempre più basso, nascono sempre meno bambini e si
accompagna al tema dell’invecchiamento della popolazione. 


- Gli italiani sono una popolazione composta da persone anziane e questo avrà conseguenze
importanti nel lungo periodo. 


- In Italia quasi 14 milioni di anziani: abbiamo la popolazione più vecchia d'Europa. Quasi 14
milioni di anziani over 65, e di questa la metà (7 milioni, quindi) sono over 75. L'Italia ha la
popolazione più vecchia d'Europa con il 22,8% del totale che ha più di 65 anni a fronte del
20,3% della media dell' Ue

Dal 1 gennaio 2019 siamo circa 60 milioni, 90mila in meno rispetto all’anno precedente, gli over
65 sono il 22,8% della popolazione totale, i giovani fino ai 14 anni sono il 13,2% e gli stranieri
rappresentano l’8,7% della popolazione. 


- Stranieri e migranti sono due cose diverse, gli stranieri sono tutti coloro che non hanno la
cittadinanza italiana (americani, olandesi, inglesi etc). Extracomunitari sono tutti quelli che non

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fanno parte della comunità europea, come gli svizzeri. 


- Cala la natalità ma si vive più a lungo. Le regioni del Paese con le più favorevoli condizioni di
sopravvivenza continuano ad essere quelle del Nord-est e del Centro, tessuto economico più
forte e resistente.


- Le regioni del Paese con le più favorevoli condizioni di sopravvivenza continuano a essere
quelle del Nord-est e del Centro

Un altro problema è il tema dello spopolamento in Sardegna.

1. La Sardegna sta diventando spopolata vuota soprattutto nelle zone interne, nelle regioni
centrali dell’isola e la popolazione si sta spostando man mano lungo le coste, inversione di
una tendenza storica.

2. Abbiamo una densità di popolazione tra le più basse, meno di noi abbiamo la valle d’Aosta
una delle regioni più piccole.


3. Per ogni 100 ab. sotto i 15 anni di età in Sardegna ci sono 181 ultra 65enni il che significa
che, in proporzione, in Sardegna per ogni bambino ci sono quasi 6 anziani

BOH -Piramide dell’età

La piramide della popolazione è una rappresentazione grafica usata nella statistica


demografica per descrivere la distribuzione per età di una popolazione.

- Dalla forma di una piramide delle età si può dedurre la storia demografica di quasi un secolo
(circa 80-90 anni) di una popolazione e l'andamento demografico a cui sta tendendo: 


- popolazione in crescita piramide tendente a un rettangolo 



(decremento) crescita nulla la piramide tendente a un trapezio


La piramide dell’età si tratta di una rappresentazione grafica che descrive
la distribuzione per età della popolazione. È uno strumento molto utile, si
vede la differenza tra1861 e 1961, la popolazione è raddoppiata. Vedete
che nel 2010 c’è un cambiamento fino agli anni 60 la piramide era
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piramidale, invece qui abbiamo un cambiamento, una trasformazione. È
importante per vedere i momenti storici nel 1961 mancano le persone che
20 anni prima erano andati in guerra. Aspetti positivi: le fasce di età si
sono allungate, prima si arrivava ad 80 anni e invece vedete che abbiamo
una distinzione più precisa e vedete che la base era di 2,7% nel 1987 e
invece nel 2019 abbiamo il 2%. Con il passare del tempo avremo una
piramide rovesciata, sarà un grosso problema sociale.

La storia demografica d’Italia è anche la storia dei suoi assetti territoriali. Ci sono delle
caratteristiche come 


1. la mortalità più elevata nelle regioni meridionali, 


2. natalità più elevata al sud che al nord, 


3. movimenti migratori interni su scala intra-regionale: Friuli, Venezia Giulia e il Bellunese,


movimenti migratori verso l’estero. 


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4. Immigrazione
• Si definisce emigrato colui che ha lasciato il proprio paese per vivere altrove. Per un
italiano, sono emigrati gli italiani che si sono trasferiti in un altro paese. Emigrato è il contrario di
immigrato. 


• Si definisce immigrato colui che provenendo da un paese straniero o da altra regione dello
stesso paese, si sia temporaneamente o definitivamente stabilito in un luogo. Questa nozione è
utilizzata soprattutto per determinare lo stock di popolazione straniera o di origine straniera,
residente sul territorio di uno Stato. 


• Si definisce migrante chi si sposta verso nuove sedi, un migratore. 



Il fenomeno della migrazione è più generico e non scandisce il punto di partenza
(emigrazione) o di arrivo (immigrazione). Oggi migrante tende a sostituire progressivamente
negli usi immigrato, anche se, nell'uso comune, viene identificato soltanto con la persona più
disperata, quella che affronta il viaggio di trasferimento sui barconi, mentre, in realtà, la maggior
parte dell'immigrazione avviene attraverso i confini terrestri e soltanto occasionalmente con esiti
tragici.

Fino a pochi decenni fa la figura dell’italiano nel mondo era la figura del migrante, dell’italiano
con la valigia. 


- Emigrazione ed immigrazione fotografano lo stesso fenomeno ma visto da punti di vista


diversi, se io vado via dal mio paese sono un emigrato, ma nel paese d’arrivo sono un
immigrato

- Gli italiani fin dai primi del 900 si spostano e la prima grande immigrazione italiana è quella
transoceanica, che riguarda l’America. 


• All’epoca due traghetti partivano per le Americhe, uno da Genova e uno da Napoli.
Quello di Genova raccoglieva tutto il bacino di migranti delle regioni del nord, mentre
quello che partiva da Napoli raccoglieva la Campania, Sicilia, Puglia, Basilicata etc. Il
traghetto che partiva da Napoli era diretto negli stati uniti, mentre quello che partiva da
Genova era diretto verso l’America del Sud. Uno dei motivi per cui la mafia siciliana ha
attecchito negli USA è anche questo. 


- C’è questa costruzione dello straniero come qualcuno di pericoloso e di diverso, che non è
possibile integrare e che è restio a farsi civilizzare.

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QUADRO NEL 1861
All’indomani dall’Unità d’Italia (1861) è evidente la differenziazione nei comportamenti demografici
tra le diverse parti del paese:

- mortalità più elevata nelle regioni meridionali 



(Basilicata: 41 per 1000; Liguria: 27 per 1000)


- natalità più elevata al sud che al nord 



(Puglia: 43 per 1000; Veneto: 31 per 1000)

CIÒ PROVOCA:

- movimenti migratori interni su scala intraregionale: Friuli, Venezia Giulia e il Bellunese


- movimenti migratori verso l’estero: emigrazione transoceanica tra il 1900-1914

4.1 Fasi immigrazione

1° FASE DELL’IMMIGRAZIONE

La 1° fase dell’immigrazione degli italiani all’estero è quella transoceanica dei primi del 900.
- Però nella II metà del secolo, dopo la II guerra mondiale, il fascismo ha bloccato l’emigrazione
italiana.

2° FASE DELL’IMMIGRAZIONE


1. Dopo la II guerra mondiale cambiano le mete, continua quella in America, ma riguarda i paesi
dell’Europa centro nord: Germania, Francia, Belgio, Olanda e Gran Bretagna. Tra il 46 e il
50 oltre 1 milione di italiani. Tra il 51 e il 55, 1 milione e 3. 

Ma anche verso Milano, Torino e Genova, ai vertici del cosiddetto “triangolo industriale” 


2. Negli anni 70 per tutta una serie di ragioni, come la crisi energetica, crisi dell’industria
pesante, robotizzazione dell’industria, le mete diventano i paesi del centro nord.

Attenzione: l’immigrazione italiana è però di due tipi:

1. esterna, verso l’estero, sono gli italiani che vanno a lavorare nelle miniere di Marcinelle, che
vanno in Germania e Svizzera.

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2. interna, movimento migratorio che va dal sud verso il nord, dalle coste verso l’interno e dalla
montagna verso la pianura.

Perciò …

Negli anni 60 le mete degli italiani smettono di essere l’America Latina e il Belgio e lo diventano la
Francia, la Germania, la Svizzera che raccolgono l’86% dell’intera emigrazione italiana verso
l’Europa settentrionale negli anni 60. 


- Nel secondo dopoguerra, dal 1945 al 1955 e durante tutto il “boom economico” (dagli anni
Cinquanta alla fine degli anni Sessanta) gli Italiani sono un popolo che emigra

Negli anni 70, in particolare nel 73 abbiamo una crisi dell’emigrazione e un’inversione di
tendenza.

- La crisi energetica fa da spartiacque tra 2 epoche

- Le aree urbano-industriali delle regioni dell’Italia settentrionale e dell’Europa centro-


occidentale perdono il loro potere di attrazione. 


- Immediato arresto dell’immigrazione italiana all’estero e dell’emigrazione interna dall’Italia


meridionale alle regioni del triangolo industriale

3° FASE DELL’IMMIGRAZIONE

Stiamo parlando della fuga di cervelli

L’espressione fuga di cervelli indica l’emigrazione verso paesi stranieri di persone di talento o di
alta specializzazione professionale formatesi in madrepatria

- solo nel 2018 i cosiddetti cervelli in fuga sono stati 62mila, senza contare i quasi 600mila
giovani che hanno abbandonato il sistema scolastico precocemente rischiando di finire ai
margini tra disoccupazione, rischio povertà ed esclusione sociale


- Impoverimento culturale, economico e impiegazioneale gravissimo e senza prospettive

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5. Da paese di emigrazione a paese di immigrazione
Oggi in tempi molto recenti e con notevole ritardo rispetto alla Francia e alla Germania, l’Italia è
diventata meta di flussi migratori.

Nel 1975 il 44,5% della presenza straniera in Italia era costituito da cittadini di uno dei paesi
dell’Europa dei 15;

oggi, l’85% degli stranieri sono soggiornanti non UE. 


1. al 1° gennaio 2020 sono 5.255.503 gli stranieri residenti in Italia, l’ 8,7% della popolazione
residente.

2. L’Italia non è tra i paesi dell’Unione Europea con i flussi migratori più elevati, paesi che hanno i
maggiori flussi sono Islanda, Lussemburgo e Svizzera.
3. Le comunità straniere, in Italia, più consistenti sono Romania (1.206.938, pari al 22,97% degli
immigrati totali) e Albania (441.027, l’8,39% degli immigrati totali), Marocco al terzo posto
(422.980, pari all’8,05% degli immigrati totali).

RICORDA

Da dove salpano le imbarcazioni che arrivano in Italia, il grosso dell’emigrazione in Italia non è
quella che arriva con i barconi, i cinesi non arrivano con i barconi etc. 


Il 90% delle imbarcazioni provengono dalla Libia, un grosso problema politico che l’Europa
non riesce a risolvere.

DISTRIBUZIONE TERRITORIALE

Per quanto riguarda la distribuzione territoriale degli immigrati in Italia, la presenza straniera è
maggiormente concentrata nelle Regioni del Centro-Nord (83,1%), e in particolare nel Nord-
Ovest (33,8%). 


La Lombardia è la Regione che conta le maggiori presenze in valore assoluto (1 milione e 206mila
stranieri residenti, il 22,8% del totale), seguita dal Lazio (683mila, 12,9%), dall’Emilia-Romagna
(560mila, 10,5%), dal Veneto (506mila, 9,5%) e dal Piemonte (429mila, 8,1%). L’Emilia-
Romagna è anche la Regione in cui si riscontra l’incidenza più elevata di cittadini stranieri sulla
popolazione (oltre 12 ogni 100 abitanti). 


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al 1° gennaio 2020 gli stranieri residenti in Sardegna (17esimo posto) sono 52.329 e
rappresentano il 3,2% della popolazione residente.

Nell’isola la comunità straniera più numerosa è quella proveniente dalla Romania con il 25,3% di
tutti gli stranieri presenti sul territorio sardo, seguita dal Senegal (8,5%) e dal Marocco (8,1%).

BOH

Le politiche di impedimento e respingimento degli sbarchi, congiunte all’assenza, dal 2011,


di una programmazione degli ingressi stabili di lavoratori stranieri dall’estero e
all’abolizione, dal 2018, dei permessi di protezione umanitaria, hanno determinato, nel 2019,
non solo un crollo del numero di migranti forzati sbarcati nel paese (11.471, di cui 1.680 minori
stranieri non accompagnati: -50,9% rispetto ai totali 23.370 del 2018 e -90,4% rispetto ai 119.369
del 2017), confermando così la fine della cosiddetta “emergenza sbarchi”; ma anche uno
svuotamento dei centri di accoglienza (i cui ospiti sono scesi da 183.800 nel 2017 a 84.400 a
fine giugno 2020, per una fuoriuscita netta di quasi 100.000 persone in appena 2 anni e mezzo) e
un drastico calo della percentuale di riconoscimento delle domande di protezione presentate in
Italia (dal 32,2% del 2018 ad appena il 19,7% del 2019, la metà della media europea).

Due circostanze, queste ultime, che concorrono strutturalmente a ingrossare le fila già assai
nutrite degli immigrati irregolari nel paese.

6. Modalità insediative degli immigrati in Italia

Modalità insediative degli immigrati in Italia: 


1. iniziali insediamenti nei rioni gravitanti intorno agli snodi di transito come le stazioni
ferroviarie (come a Milano, Torino, Roma, Bologna, Napoli ecc.) o marittime (Genova, Bari,
Palermo, Catania, Cagliari ecc.) 


2. i “luoghi degli immigrati” emergono progressivamente nel corpo urbano mostrandosi nelle
prime e seconde periferie, nelle prossimità interstiziali dei quartieri residenziali, nei
centri storici che diventano “etnici” (almeno in parte) conoscendo fasi di degrado quanto
nuovi valori patrimoniali; 


• le periferie assumono inedite funzioni di spazio pubblico e di aggregazione per


comunità di differenti provenienze;

• nelle scuole si formano classi di alunni sempre più miste (in alcune città del Nord si
annoverano fino a 100 nazionalità e 50 lingue differenti 


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3. «spazi di incistamento» ossia situazioni urbane o città dove si sono formati quartieri a base
etnica,


4. quartieri etnici: l’Esquilino a Roma, Veronetta a Verona, il Vasto a Napoli, via Sarpi a Milano,
S. Agabio a Novara, Macrolotto Zero a Prato (dove risiede la seconda comunità cinese
d’Europa) 


5. Territorializzazione degli spazi urbani: gli immigrati scelgono quartieri che hanno una
tradizione insediativa migratoria (ad es. zone in cui si concentrava l’immigrazione
meridionale a cui subentrano)

La presenza dei migranti si fa più visibile che altrove e i paesaggi urbani mutano e si rinnovano
maggiormente: produzione di un ethnoscape

Ma abbiamo, oltre agli spazi di incistamento, anche spazi di innesto:


- Negli spazi di innesto la presenza degli immigrati non è concentrata in quartieri, ma è diffusa,
sparpagliata per il territorio.

- Questo accade per gli immigrati di nazionalità dell’est Europa, le badanti etc, persone che non
sono concentrate in un punto. L’innesto delle comunità di immigrati nel tessuto sociale e
territoriale italiano è molto importante.

CONTESTI DI CONTATTO

I nuovi contesti di contatto (fisici e dell’immaterialità) in cui si verifica l'innesto delle comunità
di immigrati nel tessuto sociale e territoriale italiano:

a) gli spazi domestici
b) i mezzi di trasporto
c) gli spazi virtuali delle rappresentazioni e della produzione multimediale e televisiva

Gli spazi domestici:


1. qui si genera una nuova familiarità multi-culturale di contatto tra i nuclei locali e gli stranieri
(donne e uomini) impiegati del lavoro domestico (badanti, collaboratori familiari, guardiani,
giardinieri, babysitter ecc.). 


2. In questi luoghi «protetti» si forma la prima interconnessione della conoscenza reciproca e


del disvelamento di una convivenza di usanze, di linguaggi, di culti, di solidarietà ma anche di

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dominanza e intolleranza. 


3. La casa, inoltre, è anche lo spazio di incontro e condivisione di comunità di immigrati di


provenienze diverse che socializzano proprio attraverso l’esperienza migratoria.

QUESTIONI LAVORATIVE

- nel settore agricolo si concentra il 60,9% delle assunzioni che hanno interessato lavoratori
indiani, il 50,1% delle assunzioni dei cittadini tunisini e il 45,1% delle assunzioni dei ghanesi. 


- Il 40,0% dei rapporti di lavoro attivati con contraente cinese si concentra nell’Industria in
senso stretto.


- Su 100 assunzioni di cittadini egiziani più di 30 sono state effettuate nelle Costruzioni e circa 50
in Altre attività nei Servizi. 


- Il 16,2% delle assunzioni che hanno interessato lavoratori cinesi e il 10,3% di quelle che hanno
interessato lavoratori bangladesi è assorbito da Commercio e riparazioni. 


- Altre attività nei Servizi è il settore economico nel quale si concentra la quasi totalità dei
contratti di filippini (92,6%), peruviani (91,5%), srilankesi (91,1), ecuadoriani (86,4%) e ucraini
(81,6%). 


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7. In sintesi
Dal 2015 l’Italia è in una fase di declino demografico, cioè il tasso di natalità decresce di anno
in anno.

- Il 2020 ha confermato le tendenze degli ultimi anni, fortemente caratterizzate dal calo
delle nascite, dall’invecchiamento della popolazione e, a partire dal 2015, da una perdita di
residenti. 


- Le proiezioni dell’Istat per il futuro accreditano la prospettiva di un’ulteriore riduzione di


popolazione residente nei prossimi decenni. Si tratta di dinamiche che, quand’anche
condivise con altri partner europei, da noi sono generalmente più veloci e più accentuate
che altrove. 


Si accentua l’invecchiamento della popolazione con un aumento domanda di cura

- la presenza di generazioni di giovani sempre meno folte,

- conseguenza del continuo calo delle nascite

La presenza di quasi 50 nazionalità differenti con più di 10 mila residenti conferma il quadro
multietnico del nostro Paese. 


- La crescita della popolazione italiana degli ultimi vent’anni è avvenuta unicamente grazie
all’aumento della componente di origine straniera. 


- Una componente che al 1° gennaio 2019 conta 5 milioni e 255 mila residenti, pari all’8,7 per
cento della popolazione, una numerosità di tutto rilievo e superiore al numero degli abitanti
di nove dei ventisette paesi dell’Ue.

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