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Lingua e nazione[modifica |
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Proprio perché patriota e cultore
delle caratteristiche nazionali di
ogni lingua, Herder è ostile al
regime prussiano di Federico II,
denunciando nei suoi Fragmente
über die neuere deutsche
Literatur la politica culturale
prussiana, allora improntata
all'imitazione dei modelli
francesi, ostacolo allo sviluppo
della cultura e della lingua
tedesca «lingua nazionale
originale e peculiare, creazione
di genere proprio, con affinità
con le altre lingue ma che ha in
sé il proprio archetipo».
La poesia popolare[modifica |
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L'origine del
linguaggio[modifica | modifica
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Già nei Frammenti sulla
moderna letteratura
tedesca Herder aveva abbozzato
una storia del linguaggio,
indicando come «nella sua
infanzia una lingua manda fuori,
come un bambino, suoni
monosillabici, rozzi e alti. Una
nazione, nel suo primo stato
selvaggio, come un bambino
fissa ogni oggetto: il terrore, la
paura e poi la meraviglia sono le
uniche sensazioni di cui, il
bambino come la nazione, è
capace, e la lingua che esprime
queste sensazioni è fatta di suoni
e di gesti»; proseguendo nel suo
sviluppo, il bambino, come la
nazione, razionalizza le
sensazioni elaborandole con
l'intelletto.
L'estetica[modifica | modifica
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«Estetica! La più feconda, la più
bella e sotto molti aspetti la più
nuova di tutte le scienze astratte,
in quale caverna delle Muse
dorme il giovinetto della mia
filosofica nazione che ti dovrà
perfezionare?»: così lo Herder
esprime nelle Selve critiche il
suo interesse per quella che
considera la Scienza del
Bello, pulchris philosophice
cogitans. Nella considerazione
dell'Estetica egli si rifà
al Baumgarten, che considera
«l'Aristotele dei suoi tempi»,
accogliendone la definizione
della poesia come «oratio
sensitiva perfecta», una
definizione che gli sembra unire
«la poesia con le sue sorelle, le
arti belle».
Egualmente fa sua la
considerazione
dello Hamann per il quale «la
poesia è la lingua materna del
genere umano: al modo stesso
che il giardino è più antico del
campo arato,
la pittura della scrittura, il canto
della declamazione, il baratto del
commercio. Un sonno più
profondo era il riposo dei nostri
antichissimi progenitori; e il loro
movimento una danza
tumultuosa. Passarono sette
giorni nel silenzio della
riflessione o dello stupore; e
aprirono la bocca a pronunziare
motti alati. Parlavano sensi e
passioni, e non intendevano se
non immagini. E d'immagini è
composto tutto il tesoro della
conoscenza e della felicità
umana».