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Vita di Galileo libro: http://www.luigisaito.it/appunti/bertolt_brecht_-_vita_di_galileo.pdf, vers.

berlinese
1. Bertolt Brecht fu uno scrittore, drammaturgo e saggista, nacque in una
famiglia agiata della borghesia tedesca di Augusta (10 febbraio 1898).
Dopo aver abbandonato gli studi di medicina, trasferitosi a Monaco e poi
a Berlino, si dedicò per l’intera vita all’attività letteraria, lavorando per il
teatro insieme al regista Erwin Piscator e al musicista Kurt Weil e allo
studio teorico e politico del marxismo. Dopo l’esilio del 1933, visse in
diversi stati, tra cui Svizzera, Danimarca, Finlandia e Stati Uniti. Nel 1948
fece rientro a Berlino Est, dove fondò il teatro Berliner Ensemble, al quale
si dedicò fino alla morte (14 agosto 1956).
2. Furono pubblicate 3 redazioni, la prima in Danimarca nel 1939, la
seconda negli Stati Uniti nel 1945, e l’ultima a Berlino nel 1956.
La prima presenta paragrafi di critica alla chiesa “e il periodo della peste,
con il quale si pensa abbia voluto fornire una lettura quasi eroica del
personaggio di Galileo”
Nella seconda redazione, conclusa dopo le tragedie dell’olocausto e di
Hiroshima, Brecht scartò il periodo della peste e le critiche alla Chiesa, e
con un monologo di Galileo nel capitolo 14 critica l’abiura, considerandolo
un tradimento dei valori scientifici
La terza edizione ri-introduce le critiche alla Chiesa e il periodo della
peste, inoltre in campo filosofico coinvolge tutti gli intellettuali (non solo i
marxisti).
3. Il dramma inizia con Galileo che perfeziona un’invenzione proveniente
dall’Olanda, iniziando con esso ad osservare i corpi celesti, iniziano la
ricerca sui moti di essi. La abbandona temporaneamente e poi la riprende,
finendo sotto accusa dell’Inquisizione di eresia. Galilei abiura e vive fino
alla morte appartato nella sua villa ad Arcetri, dove conclude le ricerche e
le consegna al discepolo A. Sarti, che le pubblicherà all’estero.
4. Andrea Sarti, figlio della governante di Galileo, e allievo di
quest’ultimo, segue con curiosità i studi scientifici del maestro.
Successivamente diventa fisico e decide di partire per l’Olanda per
proseguire i suoi studi. Alla visita d’addio presso il suo maestro, viene a
sapere dei tratti scientifici di quest’ultimo non pubblicabili a causa
dell’abiura, e si offre disponibile a divulgarle tramite se stesso, per offrire
ultimo riscatto a Galileo.
5. Il personaggio di Sagredo, ispirato dall’amico reale di Galileo e dal
personaggio presente nel “Dialogo tra i 2 sistemi”, compare nell’opera in
funzione di avvertimento verso Galileo nei confronti della società
“attuale”; infatti egli lo avverte dei pericoli che il suo amico andrebbe
incontro nel caso le sue nuove ricerche astronomiche fossero divulgate.
Inoltre sconsiglia Galileo di trasferirsi a Firenze, poiché in tal caso non
solo egli perderebbe la protezione della Repubblica Veneta dalla chiesa,
ma si avvicinerebbe geograficamente alla minacciosa Chiesa.
6_1. Il dramma della coscienza di Frate Fulgenzio consiste nell’incapacità
di conciliare le verità della scienza che lui stesso studia (l’astronomia) con
le verità dogmatiche della religione.
6_2. Secondo Fulgenzio per virtù s’intende la sopportazione dei dolori
terreni (della società) e la speranza di riscatto in un mondo eterno
(divino), Galileo invece si oppone ad essa, invocando a contrastare la
sofferenza e trovare un modo per eliminarla, ultimamente migliorando la
condizione di vità (es. sistema d’irrigazione / forza umana)
6_3. Galileo auspica in un futuro non specificato che un giorno la scienza
verrà accolta dalla società e usata da essa per migliorarla
6_4. Parole di Galileo appartenenti a Brecht: No, no, no! La verità riesce ad imporsi solo
nella misura in cui noi la imponiamo; la vittoria della ragione non può essere che la vittoria di coloro che ragionano //
Per tutti i diavoli, vedo bene che sono ricchi di divina pazienza; ma la loro divina furia, dov'è?

7. In Vita di Galileo XIII, Galileo afferma “Sventurata la Terra che ha


bisogno di eroi!”. Essa è una risposta alla lamentela del discepolo A. Sarti
che disse “Sventurata la Terra che non ha eroi!” con cui critica l’abiura del
suo maestro. Quest’ultimo controbatte, spiegando che senza l’abiura lui
sarebbe morto, e quindi non sarebbe riuscito a completare la sua ultima
ricerca, e che in tal caso la Chiesa avrebbe vinto. Nella seconda e ultima
stesura Brecht modifica la scena con un tono più drammatico, in cui
Galileo si sente in colpa di aver disposto la scienza come strumento ai
potenti e ultimamente crede di aver fallito contro la chiesa (la sentenza
pronunciata perde il “!”).
8. Nella copia personale del libro Galileo esprime “Io credo che la scienza
possa proporsi altro scopo che quello di alleviare la fatica dell'esistenza
umana.” Domanda n.8 non eseguibile
9. La citazione presente nella domanda non è individuabile nel capitolo
citato del libro, Domanda n.9 non eseguibile
p.s. Individuato nel cap IX, non VIII, parole cantate da Andrea, mentre
sgombra il tavolo degli esperimenti con Frate Fulgenzio e Federzoni
(affilatore di lenti, amico di Galileo) per ricominciare le ricerche
sull’eliocentrismo, poiché fu riferito loro che il papa stava per morire, e
che il successore sarebbe stato Barberini, uno scienziato. Galileo si
immagina il nuovo papa di essere molto più aperto nei confronti della
scienza, quindi ricomincia le ricerche abbandonate anni prima.
10. L’argomento principale che portano il monaco e il cardinale contro le
tesi di Galileo è l’eliocentrismo, poiché le sacre scritture indicano la Terra
come centro dell’universo, e che quindi il Sole orbita attorno la Terra
(“Fermati, o Sole!” - Giosuè, Bibbia)
11. Brecht giudica che Galileo, con le sue ricerche, ebbe successo dal
punto di vista scientifica, ma fallì dal punto di vista sociale. Le ricerche
che egli fece arricchirono di conoscenze la fisica e l’astronomia, allo stesso
tempo svuotarono esse del loro significato sociale, poiché non vennero
messe ad uso per il bene della società, ma da un gruppo ristretto di
specialisti. Qui il paragone tra le ricerche galileiane e lo sviluppo della
bomba atomica, apice della ricerca scientifica e allo stesso tempo la più
evidente prova del fallimento della scienza nell’influenzare positivamente
la società

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