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Bertolt Brecht (1898-1956) redige svariati adattamenti della sua celebre opera teatrale La vita di

Galileo. La prima edizione, in ogni caso, è del 1939. Nonostante il titolo sia fuorviante, il testo non
segue l’intera vita di Galileo Galilei, ma si concentra sul periodo dedicato dallo scienziato agli studi
intorno alla teoria copernicana - che verranno esposti nel Dialogo sopra i due massimi sistemi del
mondo - e sulla condanna del Sant’Uffizio.

L’analisi dell’opera è indubbiamente complessa, in particolare a causa dell’esistenza di più versioni.


Le principali redazioni sono tre: quella danese del 1939, quella statunitense del 1945 e
quella berlinese del 1956. Il testo presenta quindi svariate aggiunte e modifiche, ma per quanto
riguarda l’intreccio possiamo in ogni caso notare che il fulcro della trama rimane invariato.

Riassunto

La vicenda si apre nel 1609 a Padova, dove i protagonista, Galileo Galilei, sta sottoponendo a
verifica sperimentale il nuovo sistema copernicano, cercando di spiegarlo ad Andrea Sarti, il
figlio di dieci anni della governante. Nei sogni di Galileo, infatti, in futuro tutti studieranno le nuove
scoperte astronomiche poiché, dice, da quando l’uomo ha cominciato a solcare il mare e incontrare
nuovi continenti, ha fame di nuove scoperte. Nonostante i discorsi e le spiegazioni dell’illustre
scienziato, Andrea fatica a capire come sia possibile che, sebbene lui veda il sole spostarsi, questo
sia in realtà fermo e sia invece la terra a muoversi: Brecht fa insomma così pronunciare ad Andrea
tutte le teorie rivendicate dagli oppositori di Copernico sulla supposta struttura geocentrica del
cosmo. Arriva quindi la governante, risentita per le assurdità che Galileo racconta al figlio, e
annuncia l’arrivo di Ludovico Marsili, un giovane nobile che vuole studiare con Galileo. Ludovico
in realtà si occupa di cavalli ed è molto ignorante in fatto di scienze, ma essendo appena arrivato
dall’Olanda racconta ingenuamente a Galileo della nuova invenzione di cui tutti lassù
parlano: il cannocchiale.

Poco dopo Galileo ha un incontro con Priuli, procuratore allo studio di Padova. Questi gli rifiuta
l’aumento di stipendio che Galileo aveva richiesto per potersi dedicare unicamente alla ricerca; lo
scienziato mostra un notevole risentimento nei confronti della Repubblica di Venezia, che, in
cambio della protezione dall’Inquisizione, assegna ai suoi studiosi stipendi da fame. Galileo, che
nel frattempo ha riflettuto sul racconto di Ludovico, rivela quindi a Priuli di avere una nuova
invenzione in ballo che gli assicurerà i soldi che merita.

L’azione si sposta quindi a Venezia, dove Galileo consegna alla Repubblica la sua nuova
invenzione - il cannocchiale di cui ha sentito parlare da Priuli - affinché possa venir messo in
commercio. Lo scienziato tuttavia ha un secondo fine, perché sa che lo strumento gli consentirà di
effettuare nuove ricerche astronomiche e di far progredire la scienza.

Il progetto di Galileo si avvera: infatti avvalendosi del cannocchiale, riesce a dimostrare ciò che fino
a poco prima era solo un’ipotesi. Galileo, con l’amico Sagredo, osserva il cielo e scopre sia la
conformazione della Luna, fatta di montagne e di valli e priva di luce propria, sia i satelliti di
Giove, la cui esistenza prova che il pianeta non è incastonato in un sostegno. Sagredo mette in
guardia Galileo: la pubblicazione delle nuove tesi potrebbe essere pericolosa per lo scienziato, in
particolar modo a seguito della condanna di Giordano Bruno. Galileo, però, è convinto che il
problema di Bruno fosse l’assenza di prove a sostegno delle sue teorie. I due vengono quindi
raggiunti da Priuli, sdegnato dall’esser giunto a conoscenza che l’Olanda ha cominciato a
commerciare proprio lo stesso oggetto inventato da Galileo che, quindi, non vale più nulla. Galileo,
ancora strabiliato dalle nuove scoperte, non dà peso alla questione.
Il protagonista decide piuttosto di trasferirsi a Firenze come matematico di corte: nella città toscana
è libero dal giogo delle lezioni private ma è anche pericolosamente vicino a Roma.

L’azione si sposta quindi alla corte di Cosimo de Medici, che, ancora ragazzino, si reca da Galileo
per avere delucidazioni sulle nuove scoperte. Lo scienziato al momento dell’arrivo del Granduca è
in Università, così questi viene accolto da Andrea che sostiene a gran voce le tesi di Galileo. I due
ragazzi arrivano alle mani quando il Granduca non vuole ridare un modellino del sistema tolemaico
ad Andrea. Giunge quindi Galilei, con altri dottori universitari, e inizia la propria spiegazione, ma
quando arriva il momento della dimostrazione nessuno degli studiosi accetta di guardare nel
cannocchiale galileiano. I professori confutano le tesi del filosofo appellandosi all’autorità
di Aristotele, aggiungendo che in realtà lo strumento usato dallo scienziato è alterato. Cosimo de
Medici si congeda promettendo di esporre le nuove teorie a Padre Cristoforo Clavio, astronomo
della Santa Sede. A Firenze intanto arriva la peste e Cosimo de Medici ordina di portare Galileo
fuori città, ma il protagonista rifiuta di partire poiché dovrebbe abbandonare troppe cose che gli
sono indispensabili per i suoi studi. Quando anche la governante decide di restare per non lasciarlo
solo, partono solamente la figlia di Galileo, Virginia, e il piccolo Andrea. Dopo poco tempo, però,
la governante contrae il morbo e viene portata al Lazzaretto. Il quartiere dove abita Galileo viene
isolato dalle autorità, ma nonostante questo lo scienziato è raggiunto da Andrea, che è riuscito a
saltare giù da un carro che lo portava a Bologna e a tornare in città.

L’azione si sposta poi a Roma, dove le tesi Galileo sono in esame presso Padre Cristoforo Clavio al
Gran Collegio. Al termine delle sue valutazioni l’astronomo afferma che Galileo è dalla parte
della ragione, mentre gli ecclesiastici presenti sono scandalizzati dall’esito dell’incontro.

Da qui in poi, la piega degli eventi comincia a non essere quella che Galileo auspicava:nel 1616 egli
viene convocato con la figlia Virginia e Ludovico Marsili, che nel frattempo è diventato il promesso
sposo della giovane, a colloquio con i cardinali Bellarmino e Barberini. Questi, in presenza
del Cardinale Inquisitore, annunciano che la teoria copernicana è stata dichiarata eretica dal
Sant’Uffizio e cercano di persuadere Virginia della falsità delle idee del padre.

Si assiste quindi al colloquio tra Galileo e un ecclesiastico suo discepolo, Frate Fulgenzio, che
ritiene che la decisione del Sant’Uffizio sia stata determinata dal non voler creare sconforto in tutta
quella gente, povera e ignorante ,che per secoli ha creduto in un determinato ordine cosmico
superiore. Fulgenzio, che ha deciso di abbandonare l’astronomia, consiglia a Galileo la via del
silenzio per non dover essere costretto ritrattare, ma lo scienziato si mostra confuso e carico di
dubbi.

Passano otto lunghi anni, in cui Galileo non fa parola delle nuove scoperte e si dedica ad altri studi.
Anche di fronte alle scuse di un vecchio discepolo che aveva criticato la teoria copernicana, Galileo
si rifiuta di parlare, mostrando di volersi mantenere fedele alla scelta del silenzio. Galileo si trova
quindi in compagnia dei suoi allievi e di Virginia che, aiutata dalla fedele governante, è intenta ad
organizzare il suo matrimonio con Ludovico, quando i discepoli dello scienziato cercano di
convincerlo ad effettuare degli esperimenti sulle macchie solari. Proprio in quel momento Ludovico
porta la notizia della morte del papa, Gregorio XV, al cui posto verrà eletto come pontefice il
Cardinale Barberini con il nome di Urbano VIII. Barberini è un matematico e Galileo è sicuro
che prenderà le sue difese concedendogli di continuare i suoi studi astronomici; lo scienziato
decide quindi di riprendere l’attività di ricerca. La scena termina con lo svenimento di Virginia alla
notizia che Ludovico non vuole più sposarla se suo padre persiste a portare avanti le sue tesi
eretiche.
Trascorrono altri dieci anni, durante i quali la teoria copernicana e gli studi astronomici di Galileo
conoscono una rapida diffusione. Galileo decide quindi di pubblicare un testo in volgare in cui
venga dimostrata l’erroneità del sistema tolemaico-aristotelico rispetto a quello copernicano: si
tratta del Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo. Si reca quindi con Virginia al palazzo dei
Medici per presentare il suo testo, ma qui viene fatto salire su una carrozza preparata apposta per
condurlo a Roma, davanti al tribunale dell’Inquisizione.

Nel frattempo, nella capitale Urbano VIII e il Cardinale Inquisitore stanno discutendo
animatamente. Il Cardinale Inquisitore vuole infatti che il Papa riconosca la colpevolezza di eresia,
pur consentendo che vengano usate le nuove carte astronomiche, redatte in base alle teorie
galileiane, che sono migliori ai fini della navigazione. Il problema, riconosce il Papa, è che queste
due posizioni sono in netto contrasto tra loro. Nonostante tutto Galileo viene incarcerato e in
seguito processato. Giungono a Roma per sostenere lo scienziato i suoi discepoli, Andrea e
Virginia, che aspettano con angoscia di scoprire l’esito dell’interrogatorio. Con sorpresa scoprono
che Galileo ha deciso di abiurare le sue dottrine, scongiurando così la condanna a morte.
Sebbene la decisione di Galileo implichi che il loro maestro resti in vita, i discepoli sono
amareggiati per come questa decisione getti discredito su tutte le ricerche fatte e, all’arrivo di
Galileo, lo criticano e lo abbandonano.

Passano altri anni, e la scena si sposta nuovamente in Toscana, nella campagna fiorentina, dove
Galileo è costretto a vivere sotto l’occhio vigile dell’Inquisizione, ma con la concessione di
continuare con i suoi studi. Con lui è rimasta Virginia, che lo accudisce e cucina per lui. Arriva
Andrea, che Galileo non incontra dal giorno del processo: il figlio della governante, che è ormai un
uomo, sta partendo per l’Olanda per dedicarsi agli studi scientifici, Galileo gli rivela di aver redatto
un nuovo testo, i Discorsi sulle nuove scienze, di cui custodisce una copia all’interno di un
mappamondo. Andrea capisce quindi che l’abiura di Galileo non è stata un tradimento, ma il modo
per continuare a svolgere i suoi esperimenti. In realtà lo scienziato gli confessa che ha preso quella
decisione perché ha avuto paura della tortura 1.

L’attenzione resta su Andrea che, giunto alla frontiera, sta leggendo il libro che il suo maestro gli
ha regalato aspettando il controllo dei suoi averi. Accanto a lui dei ragazzi sostengono che una
vecchia donna del luogo sia una strega. Le guardie dovrebbero controllare i libri di Andrea, ma
sono troppi e svogliatamente decidono di lasciar perdere. Gli chiedono solamente cosa sia il
manoscritto che sta leggendo e Andrea risponde che si tratta di Aristotele: le guardie non hanno idea
di chi si tratti. Uno dei ragazzi, sempre a proposito della strega, chiede ad Andrea se sia possibile
per un uomo volare. Andrea gli risponde che non si può volare su un bastone e che ci vorrebbe una
macchina per poterlo fare, ma che l’uomo non ha abbastanza conoscenze per tutto questo.

Commento

Bertolt Brecht, nella sua Vita di Galileo, sceglie di ritrarre lo scienziato da una prospettiva nuova
e diversa rispetto a quella che si può trovare nei libri di storia. Si tratta infatti di un Galileo dalla
psicologia complessa, che è al tempo stesso ironico e sprezzante, elettrizzato dalle sue scoperte, ma
confuso e sconfortato quando deve affrontare le conseguenze della diffusione di quelle stesse tesi
che ha disperatamente inseguito. Un uomo che sa essere lucido e ambizioso, ma che si ripiega anche
nella solitudine e nei rimorsi quando conosce la sconfitta e il fallimento. Tuttavia, i fatti narrati da
Brecht sono rigorosamente storici: la scoperta del cannocchiale, le osservazioni del cielo,
l’amicizia con Sagredo, l’epidemia di peste e la condanna per eresia, i lunghi anni di solitudine sotto
il controllo dell’Inquisizione.
Brecht, prolifico e finissimo drammaturgo che ha fatto della critica sociale il suo tratto distintivo,
scrive la sua opera durante l’ascesa del Nazismo: quando in Germania ogni aspetto della vita
quotidiana e socio-culturale è controllato dal regime. L’azione dell’Inquisizione può essere letta
allora come paradigma della forza cieca dell’ideologia sulla ragione. Per questo Brecht mette a
fuoco della “vita” di Galileo solo la parte che va dalle rivoluzionarie scoperte astronomiche alla
condanna dell’Inquisizione. A Brecht non interessa scavare oltre nella storia di
Galileo, preferende accendere i riflettori, metaforicamente e letteralmente, sulla condanna allo
scienziato, che viene messa in parallelo con quella di poco precedente di Giordano Bruno (arso sul
rogo nel febbraio del 1600 sulla piazza romana di Campo de’ Fiori) e con il contesto storico a lui
contemporaneo della dittatura nazista. Tuttavia, la lettura che Brecht dà del personaggio di Galileo
non è piatta e monotematica: Brecht, attraverso la figura dello scienziato pisano, avverte che la
scienza stessa, se messa nelle mani sbagliate, può essere pericolosa. Galileo è servitore fedele della
scienza ed è disposto a mettere a repentaglio la sua stessa vita per lei, ma sa anche che questa non
deve essere asservita al potere. La scienza deve aiutare l’uomo, non gli oppressori dell’uomo.
Anche per questo motivo Galileo, che ha sfidato la peste pur di non abbandonare le sue ricerche,
una volta di fronte agli strumenti di tortura capitola, abiura e si ritira a proseguire da solo le proprie
ricerche, abbandonato da tutti.

Altro tema centrale della pièce teatrale è la riflessione dell’autore sui rapporti tra scienza
moderna e cattolicesimo, come sottolineato con forza dalle varie figure che si muovono attorno al
Sant’Uffizio e che si adoperano per aiutare o condannare lo scienziato pisano. Il Galileo di Brecht,
nonostante la dottrina cattolica si basi su dogmi di fede e la scienza su procedimenti induttivi e
dimostrazioni rigorose, non avverte una scissione tra le sue ricerche e la sua fede: esse
rappresentano anzi due diverse vie per giungere alla comprensione della medesima cosa, Dio. Ma
anche qui (con una trasparente allegoria al mondo contemporaneo dello scrittore tedesco) lo
scienziato è solo nella sua ricerca della conoscenza del mondo. Emblematica la scena in cui, di
fronte alle razionali argomentazioni galileiane, i dotti colleghi dell’università, timorosi di accogliere
simili rivolgimenti quasi apocalittici, si rifiutano di guardare con i propri occhi dentro il
cannocchiale dello scienziato. Il sapere che deriva dalla scoperta del mondo, anziché liberare
l’uomo e avvicinarlo ai suoi simili, sembra condannarlo ad una solitudine acerba e
dolorosissima.

Il Galileo di Brecht si fa quindi portatore di una forte critica alla società contemporanea e di quei
meccanismi di oppressione e omologazione - tanto utilizzati dalle dittature e dai totalitarismi
novecenteschi - che utilizzano l’ignoranza come mezzo di controllo delle masse. Particolarmente
rilevante da questo punto di vista è la scena in cui il discepolo di Galileo, Fulgenzio, ripensa ai suoi
genitori, povera gente di origine contadina: questi ultimi hanno come unica sicurezza in una vita di
sofferenze il ciclo della semina e la certezza del Paradiso come ricompensa per le rinunce
e i dolori terreni. La certezza, per dirla in altri termini, di trovarsi al centro di un cosmo
organizzato da un ordine superiore, buono e giusto, che provvede alla felicità ultraterrena. Tutte
queste persone, sostiene Fulgenzio, private dell’ordine in cui hanno sempre creduto, non avrebbero
più una bussola etica ad indicare loro il cammino. L’opera si conclude allora con l’amaro
riconoscimento dei limiti di una realtà (tanto storica quanto contemporanea) in cui il ruolo dello
scienziato deve essere ancora quello di alleviare le fatiche dell’uomo e in cui la cultura è
irrimediabilmente controllata dal potere. Tuttavia nel buio della condizione umana si può
ugualmente scorgere un messaggio di speranza: come spiega Andrea nell’ultima scena, forse un
giorno l’uomo riuscirà a volare.
Scena I (a Padova)
Galileo vuole dimostrare la validità del sistema copernicano(la terra si muove e il sole sta fermo) ad
Andrea, il figlio della governante. I due sono da tempo allievo e maestro. Viene esposto il nuovo
metodo scientifico: dubbio, ricerca, approccio sperimentale(“quello di cui non si era mai dubitato oggi è
posto in dubbio”).
Mette in dubbio anche la fede. Galileo è entusiasta della sua scoperta, tanto che arriva a dire che
presto si parlerà ovunque di astronomia.
Esperimento: Galileo mette Andrea su una sedia(la Terra) e spinge un portacatino di ferro(il sole) al
centro della stanza. Prende la sedia e le fa compiere un mezzo giro, dimostrando così che Andrea e il
portacatino sono rimasti immobili e l’unico oggetto che si è mosso è la sedia. La signora Sarti non
crede che queste scoperte possano fruttare ma spera almeno che con ciò possa pagare il lattaio.
Entra in scena Ludovico Marsili, un giovane di ricca famiglia. Egli giunge dall’Olanda dove ha sentito
parlare molto di Galileo. Si reca da lui per delle lezioni private perchè ha “ben poca testa per le
scienze”. Parla di un tubo che vendono ad Amsterdam. Galileo riconosce che la sua invenzione, il
telescopio, è già in circolazione da pochi giorni prima della partenza di Ludovico. Ludovico studia la
fisica solo perchè “nelle conversazioni mondane non si parla che di scienza”.

Entra in scena il procuratore che è venuto per parlare della richiesta di aumento di Galileo a mille scudi.
Gli viene rifiutata perchè “la matematica è un’arte che non dà pane” e gli viene consigliato di dare
ripetizioni. Galileo risponde seccato poiché le troppe ore di ripetizione gli tolgono tempo alla ricerca. Il
procuratore sottolinea il fatto che a Padova c’è molta libertà d’indagine e vengono addirittura ammessi
dei protestanti(la Repubblica di Venezia non sottostava al potere dell’Inquisizione). Giordano Bruno, a
detta del procuratore, era finito sul rogo perchè non veneziano e perchè non aveva un impiego presso
di loro. Galileo si chiede “e a che serve la libertà d’indagine senza tempo per indagare?”. Il procuratore
però consiglia a Galilei di inventare qualche altro oggetto che potrebbe fruttare motli soldi come il
compasso proporzionale. Nel finale Andrea porta a Galileo le lenti con il quale termina il suo
cannocchiale. Inoltre dice ad Andrea di non parlare delle sue scoperte perchè sono solo un’ipotesi, che
rispetto alle teorie antiche però”ha poche leggi che spiegano molto”. Galileo è convinto che il
cannocchiale gli frutterà 500 scudi.

Scena II
Galileo consegna alla Repubblica Veneta il suo telescopio.
Il procuratore spiega l’utilizzo che ne faranno: in guerra, per riconoscere le navi nemiche(scienza
dannosa), mentre Galileo lo utilizzava per guardare le stelle(scienza utile).
Galileo spiega al suo amico Sagredo di averlo puntato sulla luna e di avere capito che essa non brilla di
luce propria e dice che sa di cosa è fatta la Via Lattea.
A Ludovico dice che egli l’ha perfezionato.

Scena III(stanza di lavoro di Galileo a Padova)


Grazie al telescopio Galileo scopre fenomeni celesti che confermano il sistema copernicano.
Sagredo e lo scienziato stanno osservando la luna. Sagredo nota che in prossimità della fascia
luminosa emergono dall’oscurità dei punti luminosi che Galileo ritiene siano montagne. “La luna può
essere una terra con monti e valli, e la terra può essere un astro” e dice che fra Terra e luna non c’è
alcuna differenza. 10 gennaio 1610: abolito il cielo.
Entra il procuratore dicendo che la scoperta di Galileo non vale nulla poiché si può acquistare
dovunque a basso prezzo visto che è fabbricato in Olanda.
Galileo e Sagredo non sottolineano l’importanza economica bensì quella che ha per la scienza “le rotte
marine sono ancora lunghe, malsicure e dispendiose, perchè nel cielo manca qualcosa come un
orologio di cui fidarsi”.
Galileo dice che la sua invenzione è due volte migliore di quella degli olandesi e si lamenta che lo
paghino troppo poco.
Mostra a Sagredo come la Via Lattea sia composta da innumerevoli stelle. Inoltre ha notato che attorno
a Giove vi fossero quattro stelle in costante movimento(abolizione delle calotte di cristallo, non ci sono
sostegni nel cielo e non c’è nulla di fermo nell’universo). Sagredo è impaurito e dice a Galileo di
ragionare sulle conseguenze che una scoperta del genere potrebbe portare. Alla domanda di Sagredo
“dov’è Dio” egli risponde “in noi o in nessun luogo”. Lui a differenza di Giordano Bruno non ha solo
affermato bensì ha anche fornito le prove. “io credo nell’uomo, e questo vuol dire che credo alla sua
ragione”. Sagredo invece non crede nella ragione perchè gli uomini sono stupidi. Galileo vuole
chiamare Andrea ma la signora Sarti gli dà del pazzo perchè è notte fonda.
Al mattino Virginia si appresta ad andare a messa con la signora Sarti ma prima Galileo si rifiuta di farle
guardare nel telescopio. Inoltre comunica alla figlia che forse si trasferiranno a cui vuole dedicare le
“stelle medicee”. Vuole diventare matematico di corte. Sagredo gli consiglia di non andare perchè “li
comandano i frati” ma Galileo risponde dicendo che porterà le prove alle sue teorie. Sagredo non
chiede nella ragione e non spera che il Papa affermi che Galileo abbia ragione.

Scena IV
Galileo lascia la Repubblica di Venezia per la corte medicea.
La signora Sarti esprime la falsa idea dello scienziato che legge e basta.
A casa di Galileo arriva il granduca Cosmo de Medici, ma lo scienziato è ancora all’università.
Andrea dice a Cosmo che il sistema tolemaico è sbagliato e chiede di ridargli il modello che aveva sulle
gambe. Alla maleducazione di Andrea Cosmo si arrabbia e iniziano a picchiarsi, rompendo anche il
modello.
Arrivano Galileo, Federzoni e alcuni dottori universitari. Galileo afferma che il sistema è molto antico,
basato più sulla filosofia che sui fatti. Il filosofo non vuole guardare nel telescopio, bensì cominciare una
disputa. Il matematico comincia a parlare in latino ma Galileo lo interrompe perchè vuole anche che
Federzoni (affilatore di lenti) capisca. Il filosofo si basa sull’armonia e bellezza dell’universo aristotelico
piuttosto che sui fatti. Loro cercano RAGIONI per cui l’universo sia diverso, non FATTI. Lo accusano di
frode, come se avesse dipinto le stelle medicee sulla lente, non credono alle prove.
Andrea li accusa di essere stupidi. Il matematico afferma che le lune di Giove dovrebbero perforare le
calotte di cristallo, e Federzoni spiega come le calotte di cristallo non esistano. Il filosofo ribatte che ci
sono perchè è scritto nei libri di scuola. Loro si fondano sull’autorità di Aristotele non sui fatti. Il filosofo
ritiene superfluo continuare la discussione perchè si sta trascinando nel fango Aristotele.
Galileo risponde che “la verità è figlia del tempo e non dell’autorità”. Galileo li invita ad aprire gli occhi.
Egli ha imparato molte cose dagli illetterati(intravede nella classe borghese un possibile interlocutore).
La disputa si conclude perchè Cosmo ha un ballo di corte e verrà richiesta l’opinione di Padre
Cristoforo Clavio, massimo fra gli astronomi viventi.

Scena V
a) C’è la peste. La signora Sarti è impaurita e fa le valigie. Galileo dice invece di prendere Virginia e
Andrea mentre lui raccoglie i suoi appunti. Un valletto ducale dice che Cosmo ha messo a loro
disposizione un calesse per fuggire. Galileo deve imballare i suoi libri e il cocchiere si rifiuta di
aspettare. Galileo non vuole partire a causa dei suoi appunti e dice agli altri di andarsene. La signora
Sarti allora rimane con Galileo, anche se non lo ritiene una persona sensata.

b) Galileo scende in strada e chiede a due suore dove trovare un po’ di latte. Si fanno il segno della
croce perchè Galileo esce da una strada dove ci sono stati molti casi di peste. Una donna dice a
Galileo che la sua governante è morta. Dei soldati gli intimano di entrare in casa.
Galileo è pieno di rimorsi perchè non ha mandato via in tempo la sua governante.
Tutt’a un tratto Andrea spunta, durante il viaggio è riuscito a saltare giù e Virginia ha proseguito.
Nel frattempo Galileo dice che aveva proseguito le sue ricerche e le vuole mostrare ad Andrea. Ha
visto che Venere è uguale alla luna. Galileo è risoluto a recarsi a Roma ora che ha le prove. A due
uomini venuti a portare il pane chiede di portargli un libriccino, ma loro stizziti dicono che deve essere
contento se ha del pane. Allora Andrea dice che cercherà a scuola la carta con le rivoluzioni di
Mercurio

Scena VI
Il Collegio Romano conferma le scoperte di Galileo.
Gli uomini di chiesa e gli scienziati prendono in giro Galileo.
Si parla di Thyco Brahe che aveva messo in dubbio l’immutabilità del cielo (aveva studiato le stelle
comete e la nascita e la morte di una nova).
Un monaco dice che tra l’alto e il basso, tra l’effimero e l’eterno non c’è più differenza.
Un vecchio cardinale dice che Galilei è nemico del genere umano perchè toglie l’uomo dal centro
dell’universo e definisce la terra una piccola stella. Inoltre lo paragona a Giordano Bruno. Si arrabbia
dicendo che Galileo sta sputando nel piatto in cui si nutre, si rifiuta di credere l’uomo, l’essere centrale
creato da Dio non sia al centro dell’universo.
Clavio entra in scena dicendo che Galileo ha ragione e che i teologi dovranno provvedere a risistemare
il cielo. Galileo risponde che non è stato lui ad avere vinto ma è la ragione.
Entra il cardinale inquisitore.

Scena VII(Roma)
Nel 1616 l’Inquisizione mette all’indice la teoria di Copernico.
Siamo nel palazzo del cardinale Bellarmino a Roma e si sta tenendo un ballo.
Virginia vuole ballare solo col fidanzato Ludovico. Il nome di Galileo è sulle bocche di tutti a Roma.
Entrano i cardinali Bellarmino e Barberini. Barberini chiede a Galileo se gli astronomi non vogliano
solamente rendere più comoda l’astronomia visto che si parla di movimenti comprensibili al cervello
umano e se fossero movimenti più difficili? Galileo risponde che se fosse così allora Dio avrebbe creato
dei cervelli in in grado di comprenderli visto che ha fede nella ragione. Bellarmino non crede nella
ragione poiché ad esempio i contadini che vengono frustati rispondono baciando i piedi dei loro
padroni; tutto questo si spiega solamente credendo nell’attuazione di un immenso disegno. Adesso
viene Galileo a rinfacciare a Dio di non avere idee chiare riguardo il movimento degli astri.
Barberini ammonisce Galileo dicendo che allora per lui Dio non ha studiato bene l’astronomia prima di
scrivere la Bibbia. Galileo risponde a queste accuse dicendo che come l’uomo non sa leggere giusto
nel cielo così è probabile che non sappia nemmeno interpretare la Bibbia.
Bellarmino informa Galileo che il Santo Ufficio ha decretato che la teoria di Copernico è folle, assurda
ed eretica e invita Galileo ad abbandonare le sue convinzioni. “La scienza è figlia legittima e dilettissima
della Chiesa”.
Nel finale l’Inquisitore parla con Virginia. Le dice che Galileo ha condotto dei calcoli troppo in grande e
non ci sarebbe da stupirsi se Dio finisse col perdere di vista il Papa.

Scena VIII
Galileo sta parlando con un monacello.
Il monacello non dice che Galileo non ha ragione bensì si sofferma sugli effetti che possa avere
un’indagine libera. Per Galileo gli astronomi sono condotti ad abbandonare le loro ricerche dagli
strumenti di tortura di cui dispone la chiesa.
Il monacello è sempre vissuto tra persone povere, che si sono sempre sentite ripetere che l’occhio di
Dio è su di noi e che governa il grande “teatro del mondo”. Si chiede come la prenderebbero se
andasse a dirgli che vivono su un frammento di roccia e che la Terra non è che un insignificante astro,
e se scoprissero che la Sacra Scrittura è piena di errori. Direbbero che su di loro non c’è nessun occhio
e che la fatica non è un merito. Galileo è seccato e dice che non si tratta dei pianeti ma dei contadini
dell’Agro Romano. Come contentino le autorità ecclesiastiche gli offrono il vino vendemmiato con il
sudore dei poveri. Se tacesse sarebbe solo per vivere facilmente, senza persecuzioni. I suoi studi non
possono variare a seconda degli interessi della Curia. “La vittoria della ragione non può che essere la
vittoria di coloro che ragionano”, tutti devono imparare a pensare. Infine si chiede quanto potrà resistere
a parlare solo con i muri.

Scena IX
Passano 8 anni.
Virginia parla dell’Inquisitore che le aveva detto che le distanze sono troppo grandi. Galileo sta
conducendo delle ricerche sull’idrostatica.”Chi non conosce la verità è soltanto uno sciocco; ma chi,
conoscendola, la chiama bugia è un criminale”. Gaffone, il rettore dell’università, porta a Galileo un libro
riguardante le macchie del sole. “Se Roma mi ha permesso di diventare famoso è perchè sono stato
zitto”. Studia idrostatica perchè non può nuocere alla chiesa, mentre lo studio delle macchie solari
potrebbe. Anche la signora Sarti riconosce la pericolosità di guardare “in quel tubo”.
Virginia è sorpresa di veder arrivare Ludovico, e Galileo inizialmente non lo riconosce(guardando il sole
con il telescopio si consumano gli occhi). Ludovico dice che padre Clavio teme che i discorsi sulle
macchie solari porteranno a riaprire le dispute sul movimento della Terra e riferisce che a Roma il Papa
sta per morire e il probabile successore sarà Barberini(“uno scienziato sulla cattedra di Pietro”). Galileo
è rincuorato perchè c’è bisogno di uomini come lui che sappiano di matematica. Galileo ama le
consolazioni della carne(vino,cibo). Galileo mette da parte l’idrostatica e vuole occuparsi delle macchie
solari perchè quando era stato condannato c’era un papa conservatore. La signora Sarti l’aveva già
visto ricominciare gli esperimenti in soffitta da due mesi e lo accusa di non volere il bene di sua figlia
poiché se Galileo ricomincerà a sfidare la Chiesa, Ludovico non potrà sposare Virginia perchè non può
rischiare uno scandalo. Ludovico dice che se i loro contadini venissero a sapere che ormai si possono
attaccare impunemente le Sacre dottrine della Chiesa potrebbero essere turbati. Galileo lo accusa di
fargli perdere tempo e che potrebbe istigare i suoi contadini a pensare in un modo nuovo e sarebbe
disposto a scrivere in volgare perchè ” quella che ci serve è la gente che lavora con le
mani”(potrebbero essere gli unici in grado di capire in quanto gli altri ringraziano Dio ma non il fornaio).
Ludovico se ne va sconsolato.
A detta del monacello il nuovo Papa sarà illuminato. Galileo è pronto a rimettere tutto in discussione.
Aveva capito che Galileo si era rimesso a studiare poiché non aveva riconosciuto Ludovico.

Scena X
Scena carnevalesca.
Un cantastorie racconta una storia dal titolo: le tremende teorie ed opinioni del signor Galileo Galilei. Si
parla dell’antico ordinamento in cui gli umili dovevano servire i potenti. Però arriva Galileo che dice al
sole “fermati” e inverte il sistema poiché ora tocca alla padrona “girare intorno al suo servetto”.
Previsioni per il futuro: la pescivendola mangia il pesce che vende, il muratore costruisce la casa al suo
signore e poi ci passa lui la vita. Il cantastorie ripete continuamente che con la Bibbia non c’è da
scherzare. Alla fine Galilei appare un fantoccio di Galilei di fronte a una gigantesca Bibbia aperta dalle
pagine cancellate. Lui è “l’ammazza-Bibbia”.

Scena XI
L’Inquisizione convoca a Roma Galileo.
Il rettore Gaffone fa un minimo cenno di saluto a Galileo. Virginia è spaventata poiché potrebbero
accusare il suo libro di eresia ma Galileo le dice di smetterla di andare in chiesa continuamente. Mastro
Vanni a nome degli artieri è con Galileo poiché la scienza potrebbe fare scoperte utili all’uomo
(coltivatore meccanico, libri sull’agricoltura).
In Italia non c’è nemmeno la libertà di guadagnare e tutte le industrie sono con Galileo. Vanni
suggerisce a Galileo di fuggire a Venezia, ma Galileo non è fatto per la vita da fuggiasco, poiché gli
piacciono le sue comodità. Però pensa di andare a Padova da Sagredo poiché la sua salute lascia a
desiderare.
Giunge il Cardinale Inquisitore seguito da Cosmo de Medici. Non è interessato al suo libro ma si vuole
sincerare delle condizioni di salute di Galileo, poiché i suoi occhi sono rovinati dal troppo utilizzo del
telescopio. Mentre Galileo vuole fuggire con il carro del vetraio, viene tradito dalla Corte fiorentina. Una
carrozza della Santa Inquisizione lo sta aspettando fuori perchè deve essere interrogato a Roma.

Scena XII
Colloquio tra papa Urbano VIII (ex cardinale Barberini) e l’Inquisitore.
l’Inquisitore dice che è l’inquietudine dei cervelli degli scienziati che li porta a dire che la terra si muove
e che le loro cifre provengono solo dal dubbio. Ma ci si può fondare solo sul dubbio e non sulla fede?
L’amore di Barberini per le arti ha portato scontento tra la popolazione, e le persone non capiscono la
sua politica soprattutto per quanto riguarda il dissidio con l’imperatore cattolico (Ferdinando II) ed è
proprio in questo momento che le persone tirano fuori i cannocchiali. Che cosa succede nel momento
in cui tutti credono alla ragione? Nessuno avrebbe più il bisogno di pregare Dio, i servi si ribellerebbero
ai padroni. Scrive in volgare per corrompere il popolo. L’Inquisitore accetta però che le carte
astronomiche di Galileo vengano commercializzate (interessi economici). Il papa risponde che quelle
carte si appoggiano su informazioni eretiche “non si può condannare la teoria e accettare le carte”. La
corte di Vienna, a Versailles, potrebbero dire che la Chiesa è diventata “un ricettacolo di marci
pregiudizi”. Il Papa sottolinea la sottomissione di Galileo ai piaceri carnali (vino) e Galileo ha mantenuto
il patto con il Papa scrivendo che nel suo libro l’ultima parola spetta alla fede. Alla fine l’Inquisitore dice
che nel suo libro le teorie di Aristotele sono dette da uno sciocco mentre quelle di Galileo sostenute da
uno intelligente. Infine il Papa dice di portare Galileo di fronte agli strumenti di tortura.
Scena XIII
I discepoli di Galileo sono in attesa di notizie. Andrea è convinto che non abiurerà mai e che lo
uccideranno mentre Federzoni è ottimista perchè Barberini un tempo gli aveva detto “tu ci sei
necessario!”. Il monacello dice che non avrebbe mai dovuto abbandonare la Repubblica Veneta.
Federzoni preferirebbe morire piuttosto che vedere Galileo abiurare. Mentre al Collegio Romano
esaminavano il telescopio, Galileo li pregava di ragionare. Un individuo dice che Galileo dovrebbe
abiurare verso le 5. Alle 5 e tre minuti non succede ancora nulla e allora i discepoli si illudono che
Galileo abbia vinto, al grido gioso di “la stupidità è sconfitta”. Però all’improvviso si sentono i rintocchi
della campana di San Marco, segno che Galileo non è stato dannato. Un banditore legge l’abiura di
Galileo. Andrea è furioso “sventurata la terra che non ha eroi!”. Lo stesso Galileo dice che la Terra ha
bisogno di eroi.
Infine brano tratto dai Discorsi sulla capacità di sopportare il dolore.

Scena XIV
1633-1642: ultimi anni di vita di Galileo in una villa nei dintorni di Firenze.
Galileo è quasi cieco e Virginia è sulla quarantina. Non riesce a vedere delle oche che gli sono state
portate. Ha dettato un libro a Virginia. Virginia dice che il suo pentimento è sincero. Entra Andrea, sta
andando in Olanda per continuare a occuparsi di scienza. Galileo vive con una “certa comodità” poichè
da quando ha abiurato gli è stato concesso di dedicarsi ai suoi studi. L’abiura ha avuto ripercussioni
non solo in Italia ma anche all’estero (Cartesio abbandona i suoi studi sulla natura della luce).
Federzoni si è rimesso a limare lenti a Milano. Fulgenzio, il monacello, ha abbandonato la ricerca ed è
ritornato alla Chiesa. Galileo ha fatto una copia dei Discorsi che porge ad Andrea. I Discorsi trattano del
moto e di alcune sue proprietà che devono essere conosciute. Andrea li definisce “i fondamenti della
nuova fisica”. Lui ha abiurato ma ha continuato a lavorare per creare una nuova scienza. Si era
semplicemente ritirato da “una rissa politica senza speranza” per continuare il suo lavoro da scienziato
studiando le proprietà del moto. Galileo ha abiurato solo perchè il dolore fisico gli faceva paura. “La
scienza tratta il sapere, che è un prodotto del dubbio” perciò tende a destare il dubbio in tutti. Il popolo
però continua a brancolare nell’ignoranza, fatta di credenze e superstizioni e finchè sarà così non avrà
le energie per svelare la verità. La scienza deve “alleviare la fatica dell’esistenza umana”. Bisogna
usare la scienza a vantaggio dell’umanità. Galileo si sente in colpa per aver messo la sua scienza a
disposizione dei potenti e non merita nemmeno che Andrea gli stringa la mano.

Scena XV
Andrea aspetta al confine per vedere esaminati i suoi documenti. Andrea abbandona l’Italia perchè è
uno scienziato. In una cassetta (in cui un ragazzino crede ci abbia messo lo zampino il diavolo) ci sono
34 libri che non vengono esaminati per pigrizia.
Termina dicendo “siamo ancora al principio”.

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