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Capitolo 3

TENSOSTRUTTURA CERVICALE TCL

All’interno della cavità cervicale ci sono tre guaine Altre volte il paziente riferisce vere e proprie
che avvolgono le unità organo-fasciali: disfunzioni delle unità comprese nella tensostruttu-
– guaina viscerale, contenente faringe e laringe, ra cervicale: disfagie, disfonie, faringiti, edemi,
che forma l’unità o-f viscerale collo (vi-cl); pulsazioni a livello carotideo, nervosismo legato a
– guaina vascolare, contenente l’arteria carotide, disfunzioni tiroidee, cisti e noduli tiroidei, stan-
la vena giugulare e i vasi linfatici, che forma l’u- chezza legata all’ipotiroidismo, ecc. (Fig. 3.2).
nità o-f vascolare collo (va-cl); Anche queste disfunzioni vanno registrate nella
– guaina tiroidea, contenente la tiroide e le para- cartella con il solito procedimento.
tiroidi, che forma l’unità o-f ghiandolare collo
(gl-cl).
Disfagie
Unità o-f Disfonie
DATI: DISFUNZIONI DELLA TCL vi-cl Faringite
Il paziente lamenta sensazioni anomale che spesso Laringite
precedono le disfunzioni delle unità organo-fasciali Edemi facciali
localizzate nel segmento cervicale: senso di chiusu- Disfunzioni Sclerosi carotide
Unità o-f
unità o-f
ra in gola, senso di costrizione al collo, bisogno di cervicali va-cl Deficit circolatori
schiarirsi come se ci fosse sempre del catarro fermo Sbalzi di pressione
in gola, senso di nodo in gola, ecc. (Fig. 3.1). Noduli tiroidei
Unità o-f Ipertiroidismo
gl-cl Ipotiroidismo
crampi paratiroidei
Senso di chiusura
Senso costrizione
Tensostrut. Fig. 3.2. Disfunzioni più frequenti della TCL.
Senso di nodo
Anomalie Senso ....
tensostrut.
cervicale
Dolore alla nuca Ipotesi
Dolore vertebrale
Ancoraggi
Dolore al collo
Il fasciaterapeuta ipotizza che le sensazioni di
Dolore ... “nodo in gola, catarro fermo” o altre disfunzioni
siano la conseguenza della diminuita elasticità delle
Fig. 3.1. Sensazioni collegate alla tensostruttura fasce muscolari del contenitore cervicale.
cervicale. Le fasce rigide possono interferire con la nor-
male motilità delle ciglia della trachea e quindi
impedire la normale e spontanea eliminazione del
Il fasciaterapeuta registra nella cartella i dati catarro. In ogni caso l’operatore deve ripristinare la
come riferiti dal paziente; ad esempio, il sintomo di fluidità delle fasce, togliendo al paziente il fastidio
“catarro fermo in gola” lo riporta nella casella Mo- che lo tormenta.
Do; definisce meglio la disfunzione riportando i La tensostruttura cervicale è formata da musco-
seguenti dati: parte del collo dove si localizza li anteriori, laterali e obliqui, che in sinergia creano
(LOC), davanti (an) o di lato (la); da quanto tempo la cavità che contiene l’unità organo-fasciale visce-
essa è presente e la sua intensità. rale, vascolare e ghiandolare. La peristalsi di queste
Come dolore concomitante il paziente può rife- unità of è determinata dai plessi vegetativi enterici:
rire anche del dolore alla nuca, che può sembrare un faringeo (vi-cl), carotideo (va-cl) e tiroideo (gl-cl),
dolore muscolare, e che invece è una tensione che possono essere disturbati dalle tensioni musco-
dell’ancoraggio posteriore. lari.

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38 TRATTAMENTO DELL’UNITÀ ORGANO-FASCIALE

Tessuto adiposo dell'ipoderma Fascia superficiale con il platisma

Fig. 3.3. Dissezione della cute della parete laterale Fig. 3.4. Asportazione del tessuto adiposo
del collo di sinistra, che evidenzia il tessuto adiposo dell’ipoderma per evidenziare la fascia superficiale
sottocutaneo. con il platisma.

I retinacola cutis, che collegano la pelle alla fascia superficiale e questa alla fascia profonda, a volte tra-
smettono all’esterno le sofferenze profonde. Questo permette di interagire sulle unità o-f ivi contenute in
modo diretto, tramite le tensioni reciproche delle fasce, e per via neurovegetativa, tramite i nervi che dalla
fascia superficiale vanno ai gangli paravertebrali e prevertebrali.
Per il Chiarugi42 il muscolo platisma prende origine dal muscolo quadrato del labbro inferiore e termina
sulla fascia pettorale e su quella del muscolo deltoide; mentre per il Benninghoff esso termina sulla cute43.
Dal momento che esso non partecipa ai movimenti di flessione, estensione e di rotazione, si deduce che
esso sia solo in rapporto con la cute e non con la fascia muscolare.

42
Il platisma prende origine nella parte superiore del torace sulla fascia pettorale e su quella del deltoide e termina sulla base
del muscolo triangolare e del m. quadrato del labbro inferiore senza limiti netti con quest’ultimo. (Chiarugi G. 1975)
43
Il platisma inizia sulla regione del volto e termina sulla cute della parte superiore del torace. Esso rappresenta il residuo d’un
muscolo cutaneo che in alcuni mammiferi è ampiamente esteso sul tronco e che, quale pannicolo carnoso, ha funzione difensi-
va per scacciare insetti molesti. (Bennighoff 1986)

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TENSOSTRUTTURA CERVICALE TCL 39

Muscoli ioidei ribaltati in fuori Tiroide Guaina vascolare

Fig. 3.5. Dissezione dei muscoli anteriori del collo, Fig. 3.6. Spostamento della guaina tiroidea, per
per evidenziare la guaina tiroidea. evidenziare la continuità di questa fascia con la
guaina vascolare.

Queste quattro dissezioni del collo mostrano come la fascia superficiale con il muscolo platisma e la fascia
profonda con i muscoli compresi nella lamina superficiale e media formino un contenitore elastico per gli
organi interni. Nelle foto anatomiche non si notano i tensori di copertura, quindi è indispensabile ricorrere
alla loro descrizione:
– tensore antero-posteriore (AP) formato dal quadrato del labbro inferiore, digastrico anteriore, miloioi-
deo, linea alba cervicale mediale;
– tensore latero-laterale (LL) formato dal massetere unito allo sternocleidomastoideo tramite il legamen-
to angolare, fascia dello sternocleidomastoideo;
– tensore obliquo (OB) formato dal muscolo stiloioideo e omoioideo44, chiamati anche tensori della
lamina media della fascia muscolare profonda.

44
Il muscolo stiloioideo tira l’osso ioide in alto e in dietro, mentre il muscolo omoioideo tira l’osso ioide in basso. Il muscolo
omoioideo tende la fascia cervicale media. Poiché questa è disposta a formare guaine attorno alle grosse vene della base del
collo, la sua tensione impedirebbe a tali vene di afflosciarsi durante l’inspirazione. (Chiarugi G. 1975)

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40 TRATTAMENTO DELL’UNITÀ ORGANO-FASCIALE

VERIFICA PALPATORIA E TRATTAMENTO ivi contenuti, occorre effettuare la verifica palpato-


DELLA TENSOSTRUTTURA CERVICALE ria dei punti principali (Fig. 3.8).
TCL Un tensore corrisponde ad una linea, perciò
Per comprendere l’architettura della tensostruttura quando esso si densifica va ad alterare altri punti
cervicale occorre osservare come sono disposti disposti lungo la sua traiettoria di forza.
alcuni muscoli del collo (Fig. 3.7). Di conseguenza il trattamento di un tensore non
In senso antero-posteriore abbiamo due organiz- deve concentrarsi su un punto specifico, come
zazioni muscolari: quando si tratta un centro vettoriale (CC), ma deve
spaziare in senso prossimale e distale lungo la linea
– muscoli motori del collo, posti in sede preverte- tensionale.
brale e paravertebrale; Questo non significa che il trattamento deve
– muscoli sovraioidei e sottoioidei, che formano essere fatto lungo tutta la linea, ma lungo questa
una tensostruttura per la cavità cervicale grazie linea l’operatore deve ricercare le parti più densifi-
all’interposizione dell’osso ioide. cate. Vale sempre il principio che più è ridotta la
superficie da riscaldare, prima si arriva alla sua
fluidificazione. Il trattamento esteso su più punti
dimostra che per l’internistica non si vuole fluidifi-
care l’epimisio del singolo muscolo, ma lo scorri-
mento delle tre lamine della fascia profonda del
tronco.
Un volta che la verifica palpatoria ha stabilito il
tensore densificato, allora si passa al trattamento,
durante il quale si attua una seconda verifica palpa-
toria per trovare eventuali altri punti compresi in
Muscoli
questo tensore (Fig. 3.9).
paravertebrali La differenza con l’apparato locomotore sta nel
vertebre e mm. Mm. sovraioidei fatto che la densificazione di un cc determina il
prevertebrali osso ioide conflitto articolare, mentre la densificazione di un
mm. sottoioidei
tensore determina l’interferenza della parete del
tronco sulla peristalsi interna. Durante il trattamen-
to di un tensore, quindi, occorre agire in alternanza
Cavità sul punto principale, sul punto prossimale omolate-
cervicale
rale o controlaterale e successivamente sugli anco-
Fig. 3.7. La tensostruttura cervicale collega la
raggi posteriori.
mandibola alle funzioni delle unità o-f comprese nel Nel caso specifico del tensore antero-posteriore
collo. è utile lavorare in alternanza an-me-cl e an-me-cp
3, in modo che ci sia la loro simultanea detensione.
Una volta ottenuta la fluidificazione dei tensori
anteriori, si invita il paziente a sentire se avverte un
certo beneficio dal trattamento.
I muscoli ioidei fanno leva sulla mandibola e Anche se il paziente dice di sentirsi meglio, è
quindi la mandibola è parte integrante della tenso- utile effettuare la verifica palpatoria del tensore di
struttura cervicale. Questi muscoli inoltre sono in ancoraggio posteriore. Spesso le tensioni posteriori
collegamento con la lamina media della fascia cer- si sono instaurate lentamente e quindi il paziente ci
vicale, la quale contiene il muscolo omoioideo che convive senza rendersene conto. L’operatore attua
è un tensore fasciale. la verifica palpatoria del solo tensore corrisponden-
La mandibola con tutti i muscoli in essa inseriti te a quello trattato nella parete anteriore. Quindi, se
concorre alla masticazione, alla deglutizione e alla davanti il collo è stato trattato il tensore di ante-
fonazione; tutte funzioni collegate alla tensostrut- medio, dietro verranno ispezionati i cf di re-me-cl
tura cervicale. e re-me-cp 3.
Per definire quale tensore di copertura è all’ori- Se questi punti risultano sensibili e rugosi, allo-
gine dell’interferenza fra il contenitore e i gangli nv ra si attua il loro trattamento.

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TENSOSTRUTTURA CERVICALE TCL 41

Verifica palpatoria e trattamento della TCL

TCL
tensori
AP

punti
prossimali ancoraggi
an-me-cp 3 re-me-cp 3
an-la-cp 3 re-cp 3
ir-cp 3 an-me-cp3 re-cl
an-cp 3 re-me-cl
punti me-cp 2 me-cl r
principali an-cl
an-me-cl an-me-cl
an-la-cl me-cl
ir-cl

Fig. 3.8. Verifica palpatoria dei punti principali e Fig. 3.9. Trattamento con verifica palpatoria dei
prossimali per definire il tensore (da G. Chiarugi e punti collegati al tensore antero-posteriore (AP) (da
L. Bucciante, Istituzioni di anatomia dell’uomo, vol. G. Chiarugi e L. Bucciante, l.c., modificata).
2, Piccin Nuova Libraria, 1983, modificata).

TCL TCL
tensori tensori
LL OB

ancoraggi ancoraggi
re-la-cp 3 er-cp 3
re-la-cl er-cl
an-la-cp 3
la-cp 3 la-sc ir-cp 3
an-la-cl
la-cl
ir-cl

Fig. 3.10. Trattamento con verifica palpatoria dei Fig. 3.11. Trattamento con verifica palpatoria dei
punti collegati al tensore latero-laterale (LL) (da G. punti collegati al tensore obliquo (OB) (da G. Chi-
Chiarugi e L. Bucciante, l.c., modificata). arugi e L. Bucciante, l.c., modificata).

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42 TRATTAMENTO DELL’UNITÀ ORGANO-FASCIALE

Modalità di trattamento del tensore antero-posteriore

Fig. 3.12. Trattamento del cf an-me-cl. Fig. 3.13. Trattamento del cf an-me-cp 3.

Paziente supino con le braccia lungo i fianchi Paziente supino


L’operatore utilizza la nocca per manipolare la parte L’operatore pone la sua nocca sul mento del pazien-
anteriore del capo distale dello sternocleidomastoi- te direttamente sotto l’angolo della bocca.
deo (scm). La manipolazione si sofferma sul punto Il cf an-me-cp 3 è un punto che troveremo, con fun-
rugoso fino alla sua fluidificazione. zioni diverse, anche per il trattamento dell’apparato
chemorecettore.

Se risultano densificati, si trattano anche i corrispondenti punti di ancoraggio posteriori

Fig. 3.14. Trattamento del cf re-me-cl. Fig. 3.15. Trattamento del cf re-me-cp 3.

Paziente seduto con la fronte appoggiata Paziente seduto con la fronte appoggiata
al lettino al lettino
Il cf è in contatto con il legamento nucale circa a L’operatore reperisce questo punto di lato alla pro-
metà della sua lunghezza; più in basso e più late- tuberanza occipitale, mentre i cc re-cp 3 e me-cp 3
ralmente si trova il cc sinergico re-cl. sono sotto questa protuberanza sull’inserzione dei
Su questi punti la manipolazione va protratta fino a muscoli erector spinae.
che si avverte la modifica dello sliding system, cioè Il trattamento di questi punti del collo e del capo
fino a che la fascia scorre libera fra i vari piani può essere fatto con il polpastrello o con la nocca
muscolari. del dito indice, in base alla costituzione del pazien-
te e alla sua sopportazione.

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TENSOSTRUTTURA CERVICALE TCL 43

Modalità di trattamento del tensore latero-laterale

Fig. 3.16. Trattamento del cf an-la-cl. Fig. 3.17. Trattamento del cf an-la-cp 3.

Paziente supino con il capo ruotato di lato Paziente supino


Il punto è sul legamento angolare della mandibola, L’operatore può trovare sensibile il cf sul bordo
che collega la fascia masseterica a quella dello anteriore del muscolo massetere oppure il cc la-cp
sternocleidomastoideo. Sul ventre muscolare dello 3, posto al centro del ventre di questo stesso
sternocleidomastoideo si trova il cc la-cl; questo muscolo. Qualora fossero sensibili e duri entrambi,
punto agisce non solo per il movimento laterale del allora il trattamento si alterna fra questi due e con
collo, ma anche per mantenere aperta la tenso- quelli trovati nel collo.
struttura in senso latero-laterale.

Se risultano densificati, si trattano anche i corrispondenti punti di ancoraggio posteriori

Fig. 3.18. Trattamento del cf re-la-cl. Fig. 3.19. Trattamento del cf re-la-cp 3.

Paziente seduto con la fronte appoggiata Paziente seduto con la fronte appoggiata
al lettino al lettino
Il cf si localizza sotto la mastoide, nel solco fra lo Il cf re-la-cp 3 è sulla sommità della mastoide. Con
sternocleidomastoideo e il trapezio. il polpastrello occorre individuare la zona di mag-
La manipolazione si alterna fra questo cf e il cc la- giore sensibilità, poi si utilizza la nocca dell’indice
sc, posto sul bordo laterale del trapezio. Questo per mobilizzare i tessuti sottostanti in senso circo-
muscolo ha la forma di una grande tenda ancorata lare o in senso trasversale. La pressione è perpen-
all’occipite, alla scapola e alle vertebre cervicali e dicolare all’osso, in modo che la nocca non scivoli
dorsali. sulla pelle.

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44 TRATTAMENTO DELL’UNITÀ ORGANO-FASCIALE

Modalità di trattamento del tensore obliquo

Fig. 3.20. Trattamento del cc ir-cl. Fig. 3.21. Trattamento del cc ir-cp 3.

Paziente supino Paziente supino con la testa ruotata di lato


Il trattamento di ir-cl va attuato con i polpastrelli o Il punto ir-cp 3 è davanti e sotto il lobo auricolare, in
con le nocche dell’indice e del medio; spazia da direzione del solco che va verso il processo stiloi-
questo punto al ventre inferiore dell’omoioideo, sof- deo.
fermandosi sull’area fasciale maggiormente densi- Durante il trattamento il polpastrello o la nocca si
ficata. Con il paziente supino è più facile trattare insinua per trovare la parte più rugosa e sensibile,
anche il cc er-cl, sempre che la verifica palpatoria in modo da lavorarla e renderla più fluida e meno
lo abbia trovato densificato. dolente.

Se risultano densificati, si trattano anche i corrispondenti punti di ancoraggio posteriori

Fig. 3.22. Trattamento del cc er-sc. Fig. 3.23. Trattamento del cc er-cp 3.

Paziente seduto con la fronte appoggiata Paziente seduto con la fronte appoggiata
alle mani al lettino
In genere il cc er-cl viene trattato con il paziente Il punto er-cp 3 si trova nella depressione sottoma-
supino; tuttavia se lo si vuole alternare con il cc stoidea, fra i tendini dei muscoli trapezio e sterno-
prossimale (er-cp 3), allora lo si può trattare con il cleidomastoideo.
paziente seduto. Spesso si sostituisce questo pun- La manipolazione va attuata sulla fascia dello sple-
to con il cc er-sc, che è sull’origine del muscolo nio della testa, che unisce questo muscolo al leva-
levator scapulae. tor scapulae.

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TENSOSTRUTTURA CERVICALE TCL 45

Schema trattamento della tensostruttura cervicale TCL

Senso di catarro DATI


fermo in gola Sensazione di qualcosa fermo in
TCL gola da alcuni mesi

TCL TCL TCL IPOTESI


tensore tensore tensore Quale tensore di copertura è
AP? LL? OB? densificato?

tensore tensore tensore 1a VERIFICA PALPATORIA


AP LL OB La prima palpazione evidenzia
an-me-cl ** an-la-cl ** ir-cl due tensori controlaterali

prossimale prossimale 2a VERIFICA PALPATORIA


an-me-cp 3 an-la-cp 3 La seconda palpazione dei punti
an-cp 3** la-cp 3 prossimali evidenzia il tensore
AP

an-me-cl TRATTAMENTO
sinistra Si trattano i punti emersi dalla
an-cp3 bi griglia, cioè quelli antero-poste-
riori

senso di RISULTATO POST TRATT.


fluidità Il senso di benessere conferma
del catarro la validità della scelta

ancoraggi TRATTAMENTO RETRO


re-cp 3** Nella seduta successiva si tratta
re-me-cl la parete posteriore e gli anco-
raggi speculari

Fig. 3.24. Diagramma per il trattamento della tensostruttura cervi-


cale.

Case report
Ivano ha 44 anni e da 7 mesi ha la sensazione di avere del “catarro attaccato alla gola”, che non riesce ad
espellere (Fig. 3.24). L’otorinolaringoiatra non ha trovato nulla e così pure le radiografie. Il paziente non
fuma e non presenta dolori al collo durante l’esame motorio. Si decide di attuare la verifica palpatoria del-
la tensostruttura cervicale; risultano sensibili i cf di due tensori opposti: an-me-cl sn** e an-la-cl dx**. Si
passa all’ispezione dei punti prossimali; qui non risultano sensibili i cf, ma i cc associati: an-cp 3 bi**.
Si trattano i punti disposti lungo i tensori antero-posteriori che sono quelli più numerosi nella griglia:
an-me-cl sn, an-cp 3 bi. Al termine della seduta il paziente sente come se il catarro si fosse sciolto, ma
nella seduta successiva riferisce che il sintomo non era ancora scomparso completamente. Quindi, con il
paziente seduto, si ispezionano gli ancoraggi posteriori, dove risultano sensibili i punti: re-cp 3 bi, re-me-
cl dx. Questi ultimi vengono trattati, dando un positivo risultato.

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