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DISPENSA 1.
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IL DOLORE.
LA FACILITAZIONE MIDOLLARE.
Definizione di facilitazione.
Consiste nel mantenimento da parte di un gruppo di interneuroni
(premotorio, motoneurone, neurone ortosimpatico pregangliare) di uno
stato parziale o totale di eccitazione su uno o piu’ segmenti midollari.
Saranno, quindi, necessari meno stimoli afferenti per far partire una
scarica di influssi.
La facilitazione puo’ essere dovuta ad un aumento, mantenuto nel tempo,
delle afferenze lungo un circuito distorto o a variazioni che riguardano i
neuroni (o il loro aspetto chimico).
La facilitazione puo’ essere mantenuta da una normale attivita’ del SNC.
La disfunzione somatica (iperattivita’ gamma) rappresenta una di queste
cause.
RIPERCUSSIONI VASCOLARI.
PATOLOGIA SOMATO-VISCERALE.
RIFLESSO VISCERO-SOMATICO.
5-ambito viscerale:
disturbi digestivi (gastriti, ernia iatale, coliti…);
disturbi renali;
disturbi uro-genitali (incontinenza…)
6-ambito craniale:
disturbi dell’occlusione dentale (classe 1,2,3);
problemi dell’ATM;
vertigini;
cefalee / emicranie…
LE TECNICHE OSTEOPATICHE.
Obiettivi:
-aumentare la vascolarizzazione locale;
-sopprimere l’iperattivita’ gamma;
-lottare contro la fibrosi muscolare.
Tecnica:
Questo stiramento ritmico si puo’ effettuare in 2 direzioni:
1-nel senso delle fibre muscolari ossia longitudinalmente; si agisce sui
recettori di Golgi;
2-perpendicolarmente alla fibre muscolari; si agisce principalmente sui
fusi neuro-muscolari.
L’ideale e’ combinare le 2 tecniche.
Azione:
E’ necessario applicare una velocita’ elevata per realizzare la tecnica in
modo da sorprendere i sistemi di protezione del muscolo. Cosi’ facendo, il
muscolo verra’ stirato ed i recettori di Golgi stimolati con conseguente
inibizione del muscolo stesso.
La faccetta articolare si aprira’ a 90 gradi e si stirera’ la capsula articolare.
Si attiveranno i corpuscoli di Ruffini e cio’ inviera’ un messaggio al midollo
spinale con l’effetto di rilassare il muscolo.
Grazie al thrust si interrompe il circuito nocicettivo, i muscoli in spasmo si
rilassano e, di conseguenza, si ristabilisce il gioco articolare fisiologico.
Obiettivi:
Gli scopi di queste tecniche sono:
-liberare le aderenze;
-produrre uno slittamento delle faccette articolari l’una rispetto all’altra e
ristabilire la funzione articolare;
-normalizzare la vascolarizzazione producendo un riflesso neuro-vascolare
locale e a distanza;
-provocare un riflesso afferente.
Meccanismo neurofisiologico:
Lo stiramento della capsula articolare durante la separazione delle
faccette stimola i recettori di Pacini e l’informazione sensitiva si
diffondera’ mediante le fibre afferenti fino al corno posteriore del midollo
spinale; a questo livello produrra’ un’inibizione dei motoneuroni alfa e
gamma da cui un’inibizione dello spasmo muscolare che mantiene la
disfunzione articolare.
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Obiettivi:
Lo scopo di queste tecniche e’ di:
-liberare le aderenze,
-fare in modo che slittino le faccette articolari una rispetto all’altra
ristabilendo cosi’ la funzione articolare,
-normalizzare la vascolarizzazione producendo un riflesso neuro-vascolare
locale e a distanza,
-provocare un riflesso afferente.
Principi:
Un thrust va applicato parallelamente o perpendicolarmente al piano
articolare in una delle direzioni contro la barriera dell’articolazione
lesionata. In osteopatia apriamo la faccetta articolare a 90 gradi. Esistono
anche tecniche in slittamento delle faccette articolari.
Principi:
Un thrust e’ applicato parallelamente o perpendicolarmente al piano
articolare diretto contro la barriera dell’articolazione lesionata. In
osteopatia apriamo la faccetta articolare a 90°. Si effettuano, inoltre,
tecniche facendo slittare le faccette articolari.
Nel corpo non esiste una linea retta, in natura tutto e’ spirale. Pertanto,
quando si manipola, bisognera’ cercare il passaggio articolare, sentire in
quali direzioni si muovono le superfici articolari.
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MANIPOLAZIONE IN ROTAZIONE.
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Il thrust.
Per effettuare un thrust e’ necessario utilizzare una forza minima
rispettando certe condizioni. La posizione dell’operatore deve essere
corretta rispetto al piano articolare ed alla posizione del paziente.
Il thrust si realizza mediante una contrazione breve ed esplosiva di tricipiti
e pettorali dell’operatore o mediante un “body drop”.
POSIZIONAMENTO.
Il piano articolare.
E’ stabilito dall’anatomia, permette di definire in quale direzione deve
essere applicata la forza correttiva. In regola generale, andra’ applicata
secondo una direzione “a virgola” su un piano curvo.
Leve.
La riduzione dello slack sara’ permessa grazie alla combinazione dei
parametri minori di movimento che saranno lo slittamento laterale o
antero posteriore e la compressione.
Si utilizzano sistematicamente in tutte le tecniche osteopatiche per
diminuire la quantita’ dei parametri maggiori necessari; servono, inoltre,
per diminuire la forza necessaria alla riduzione della lesione.
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LE LEVE.
TECNICHE DIRETTE.
Si prende contatto con l’articolazione da manipolare mediante il pisiforme
o l’eminenza tenar dopo aver effettuato uno stiramento cutaneo (tissue
pull).
DROP
TECNICHE SEMI-DIRETTE.
Si tratta di una combinazione fra tecniche dirette ed indirette. Sono molto
piu’ selettive delle tecniche indirette, dato che permettono allo stesso
tempo di mantenere tutti i vantaggi ottenuti utilizzando i bracci di leva, ed
hanno l’efficacia di una tecnica diretta.
Durante la loro esecuzione, si prende un contatto diretto con una mano
sull’articolazione da manipolare. La messa in tensione sara’ doppia: una
per la leva inferiore, l’altra per il contatto diretto.
CONCLUSIONI.
---L’osteopatia non e’ ne’ mistica ne’ esoterica.
---Un trattamento corretto necessita l’utilizzo di varie tecniche
osteopatiche; ce ne sono di numerose, ciascuna delle quali ha una sua
precisa indicazione in relazione al tessuto responsabile del dolore.
---Per questo motivo e’ importante in osteopatia fare una buona diagnosi.
TECNICA DI GONSTEAD.
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Quando la spinosa è deviata dal lato più alto del disco (lato della
protrusione discale) si considera che è in lesione di superiorità. Per
correggerla si deve prendere contatto sulla trasversa ed effettuare un
thrust che riporti i piatti vertebrali allo stesso livello.
Quando la spinosa è deviata dal lato più basso del disco (opposto alla
protrusione discale) si considera che è in lesione d’inferiorità. Per
correggerla si deve prendere contatto sulla lamina del lato opposto per
far tornare paralleli i piatti vertebrali.
Conclusione:
-in caso di lesione di superiorità, si deve prendere contatto dallo stesso
lato della spinosa deviata;
-in caso di lesione d’inferiorità, si deve prendere contatto dal lato
opposto.
Le lesioni vengono chiamate con le sigle seguenti: PRI o PLI, PRS o PLS.
P: posteriorità,
R: destra,
L: sinistra,
I: inferiore,
S: superiore.
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Quando è presente uno sbadiglio discale, l’ago si sposta verso questo lato
e sul display appare un picco. Ciò indica la presenza di una lesione a
questo livello.
Un’altra modalità di valutazione è quella di cercare le dermalgie. Se, per
esempio, ad uno specifico livello, l’ago devia da un lato, effettuerò un
pinzè / roulè sulla zona corrispondente. Se è presente una lesione, tale
manovra provocherà dolore ed il tessuto sottocutaneo risulterà fibroso.
In chiropratica non si usa il termine di “lesione” bensì di sublussazione o
di fissazione. Giova ricordare che non tutte le ipomobilità del rachide
sono da correggere dato che alcune non sono altro che degli adattamenti
dell’alterazione primaria.
Saranno da correggere solo quelle in cui termografia e Kinesiologia
Applicata saranno positive. Si può utilizzare anche la percussione dato che
effettuarla sulla spinosa o sulla trasversa della vertebra sublussata,
produce un dolore bruciante.
NB: anche un tumore o una patologia viscerale possono essere causa di
dolore alla percussione.
In chiropratica non si manipolano le zone del rachide che, sebbene siano
fisse, non provocano sintomi.
Sublussazione: perdita di movimento in una biomeccanica normale che
necessita di una forza di correzione a livello articolare rappresentata da
una manipolazione.
-angiotomo,
-miotomo,
-viscerotomo.
Quando è presente una fissazione vertebrale, il segmento midollare
corrispondente al metamero interessato può presentare una facilitazione
che si ripercuoterà lungo tutto il suo decorso. Presenterà, quindi, dei
segni clinici su tutti i suoi elementi:
-dermalgia riflessa messa in evidenza da un pinzè-roulè,
-dolore alla palpazione locale o a distanza (a seconda del decorso del
nervo rachideo),
-angiospasmo,
-ipotonia o spasmo nel miotomo,
-viscerospasmo.
LESIONI ILIACHE.
LESIONI SACRALI.
DIAGNOSI OSTEOPATICA.
-----Interrogatorio,
-----Zona dolorosa,
-----Tessuto lesionato (palpazione, radiologia),
-----Scelta della tecnica di trattamento piu’ appropriata,
-----Trattamento se c’e’ assenza di controindicazioni (interrogatorio,
biologia, radiologia).
SEQUENZA DIAGNOSTICA:
1)Ispezione:
-zone piatte (anteriorita’),
-disequilibrio statico di fronte e di profilo,
-movimenti dolorosi (schema a stella).
2)Palpazione statica:
-quick scanning per evidenziare la zona di maggior fissazione,
-spinose dolorose e identificazione dell’apofisi trasversa posteriore,
-dermalgia riflessa corrispondente.
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ANTERIORITA’ TORACICA.
ANTERIORITA’ TORACICA.
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3)Palpazione dinamica:
-Test di Mitchell in 3 posizioni: identificazione del tipo di disfunzione.
-Test di mobilita’ analitici in flessione, estensione, lateroflessione e
rotazione: identificazione del parametro maggiore di lesione.
PATOLOGIA OSTEOPATICA.
RIPERCUSSIONI VASCOLARI.
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2-Semiologia:
-dorsalgie (dolore acuto dorsale): il dolore aumenta con la tosse,
l’inspirazione profonda e la rotazione del tronco.
-contrattura dei muscoli spinali. Rigidita’ segmentaria.
-dolore che aumenta in seguito ad una compressione assiale (aspetto che
traduce una sofferenza discale).
-frequentemente il paziente e’ costretto ad assumere una posizione
antalgica in flessione del tronco.
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LE SCOLIOSI.
La vera scoliosi e’ una deformazione strutturale intra-ossea del rachide: e’
per questo che risulta impossibile da correggere completamente.
Nonostante cio’, il dolore e’ anormale e bisognera’ restituire
imperativamente il benessere al paziente liberando le vertebre fissate
(tenendo conto della convessita’) ed investigando correttamente le zone
di inversione delle curve, zone di stress massimo, origine dei dolori +++.
LE DORSALGIE.
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“Punto cervicale del dorso (Maigne)”: riflette una sofferenza del rachide
cervicale inferiore sia discale o articolare posteriore sia benigno o
maligno. Corrisponde all’emergenza del ramo posteriore di T2.
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Ipermobilita’.
Ipomobilita’.
Ipermobilita’.
Le spinose sono vicine; una spinosa puo’ trovarsi piu’ anteriore (lesione di
anteriorità di una vertebra isolata all’interno del gruppo).
L’apofisi articolare superiore invade il forame intervertebrale superiore
arrivando ad irritare la radice nervosa.
L’estensione sara’ libera, la rigidita’ (zona piatta) apparira’ in flessione.
Questa lesione favorira’ un’ipermobilita’ reattiva di altri livelli (in
particolare a livello cervicale).
I movimenti limitati saranno: flessione ++ e lateroflessione
bilateralmente.
Obiettivo della manipolazione: thrust in flessione, stretching in flessione.
Correggere in maniera aspecifica la lesione d’anteriorita’.
PLI.
-Lo spazio interspinoso inferiore sara’ aperto; dal lato in lesione (sinistro),
la costa sara’ alta e anteriore mentre dal lato opposto sara’ bassa e
posteriore.
-Movimenti limitati: estensione e lateroflessione sinistra.
Obiettivo della manipolazione: chiudere la faccetta sinistra disembricata.
NOTA: per la diagnosi ed il trattamento, al di sopra di T5 si utilizzera’ una
leva cervicale.
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TECNICHE DI TRATTAMENTO.