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Introduzione alle relazioni internazionali

CAPITOLO 1

1.1 Le Relazioni internazionali come parte integrante della vita di tutti i giorni
Con relazioni internazionali si intendono quelle relazioni politiche, economiche, sociali e
culturali tra due o più paesi; possiamo anche includere le relazioni che i paesi stringono con
multinazionali e organizzazioni internazionali. Questo studio non si limita ad analizzare
conflitti e movimenti di beni e valute, ma riguarda anche la libertà degli individui di
attraversare i confini nazionali.
UNIONE EUROPEA: gruppo di 28 paesi europei che condividono leggi e pratiche comuni, i
cittadini degli stati membri possono attraversare i propri confini senza visto, lavorare
liberamente negli altri paesi.
EURO: valuta adottata comune da 19 paesi membri dell’UE
ORGANIZZAZIONE DEL TRATTATO DELL’ATLANTICO DEL NORD(NATO): patto difensivo
formatosi nel 1949 tra Stati Uniti, Gran Bretagna...che prevede che tutti i membri siano tenuti
a intervenire collettivamente in difesa di uno stato dell’alleanza atlantica

Tra la fine degli anni 40 e la fine degli anni 80 l’Europa era divisa in due dalla CORTINA DI
FERRO (termine coniato da Churchill per descrivere lo spirito di profonda divisione politica e
umana in Europa), i governi comunisti dell’Est Europa si mobilitarono attivamente per
evitare trasferimenti nella parte occidentale, un elemento simbolo di quel periodo è il MURO
DI BERLINO. E’ chiaro comprendere come le relazioni internazionali abbiano da sempre
influenzato la nostra vita. Ad oggi vi sono 196 paesi che interagiscono l’uno con l’altro in una
fitta rete di relazioni internazionali. Come detto, gli stati intrattengono relazioni anche con
ORGANIZZAZIONI GOVERNATIVE INTERNAZIONALI (JGO, organizzazioni alle quali gli
Stati vogliono prendere parte per favorire i propri interessi economici e politici, es.
Organizzazione delle Nazioni Unite, Fondo Monetario Internazionale, Organizzazione
Mondiale della Sanità, Organizzazione Mondiale del Commercio) e con attori privati il cui
operato è di natura transnazionale.

1.2 Elementi fondamentali dello studio delle Relazioni Internazionali

CONCETTI CHIAVE DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI


Vi sono 3 grandi classi di attori nelle Relazioni Internazionali:
1. LEADER NAZIONALI: in quanto individui detengono il potere esecutivo e che quindi
sono autorizzati a prendere decisioni in ambito militare e di politica estera a nome del
loro paese ( es. presidente degli Stati Uniti, ministro della difesa russo)
2. STATI: uno Stato è un’entità politica che possiede due caratteristiche fondamentali->
un TERRITORIO con dei confini ben definiti e un’entità politica per esercitarne la
SOVRANITA’, ovvero la capacità effettiva e riconosciuta di governare sui cittadini che
risiedono anche all’interno del territorio e la capacità di stabilire relazioni con i
governi che amministrano altri Stati.
Gli Stati sono un’entità politica mentre le NAZIONI sono costituite da gruppi di
persone che condividono una cultura, storia o lingua comune e trascendono i confini
dei singoli Stati. Il termine STATO-NAZIONE si riferisce a una particolare unità
politica abitata da persone che condividono una cultura, storia o lingua comune.

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3. ATTORI NON STATALI: diversi dallo Stato e operano all’interno, all’esterno o tra
diversi confini nazionali, caratteristica che comporta conseguenza importanti per le
relazioni internazionali (es. multinazionali come Coca-Cola, orgnaizzazioni criminali e
terroristiche).
Quando si afferma che uno Stato ha un particolare INTERESSE: si intende che quello Stato
desidera mantenere o raggiungere una particolare condizione a livello globale così
importante da volerne sostenere costi anche ingenti.

In che modo gli Stati promuovono o difendono un particolare interesse?


Perseguono questo obiettivo tramite lo sviluppo e l’implementazione di una particolare
STRATEGIA: insieme di tutti i possibili mezzi per raggiungere un determinato fine in mano a
uno Stato, può servire al raggiungimento di un obiettivo politico, sottolineando anche quali
STRUMENTI DI POLICY (= strumento usato da un governo per raggiungere particolari
interessi, sono di varia natura e possono essere divisi in forme persuasive e coercitive)
debbano essere utilizzati per ottenerlo (es. se la Cina volesse imporre la propria sovranità
sul Mar Cinese Meridionale dovrebbe indurre paesi come il Vietnam e le Filippine a
rinunciare alle proprie rivendicazioni)

I LIVELLI DI ANALISI NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI


Le TEORIE ci aiutano a capire perché un determinato avvenimento è accaduto e quale sia
la probabilità che questo evento possa ripetersi. Per poter avere una classificazione dei vari
concetti ci serviamo di uno strumento analitico ovvero la struttura dei LIVELLI DI ANALISI
(=modi diversi per cercare risposte alle domande fondamentali raggruppate in tre insiemi;
individuale, statale e internazionale). Questo strumento nasce dall’opera di due studiosi,
Walts e Singer, secondo i quali un autore che si pone come obiettivo quello di porre una
teoria o una particolare spiegazione nell’ambito delle relazioni internazionali deve scegliere
quali attori e quali processi causali enfatizzare.
Vi sono tre diverse categorie che compongono i livelli di analisi:
1. LIVELLO DI ANALISI INDIVIDUALE: concentrarsi sull’impatto che i decisori
individuali, es i capi di Stato, hanno sulle relazioni internazionali e sulla politica
estera.
2. LIVELLO DI ANALISI STATALE: include quelle idee, ragionamenti e dibattiti che si
concentrano su una particolare caratteristica, sia essa politica o economica, di
determinati paesi o Stati. (es la TEORIA DELLA PACE DEMOCRATICA, teoria
secondo la quale le democrazie tendono a essere più pacifiche le une con le altre. I
sistemi democratici o repubbliche hanno un governo eletto dal popolo, libertà di
stampa, proprietà privata e l’applicazione del diritto).
3. LIVELLO DI ANALISI INTERNAZIONALE: si concentra sul sistema internazionale, gli
Stati non sono unità politiche isolate ma collegati da una stretta rete di relazioni
allargata a includere anche gli attori non statali, forma il cosiddetto SISTEMA
INTERNAZIONALE. Questo sistema possiede caratteristiche proprie che influenzano
fortemente il comportamento dei singoli Stati (es molti scienziati politici enfatizzano il
concetto di ANARCHIA= mancanza di un'autorità centrale al di sopra degli Stati che
funzioni da arbitro durante situazioni conflittuali e che protegga gli Stati più deboli da
quelli più forti).
I vari livelli di analisi non sono però isolati l’uno dall’altro.
Alcuni analisti considerano anche un livello di analisi regionale, il quel si frappone tra quello
statale e quello internazionale, le sue caratteristiche fondamentali sono: la presenza o

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l’assenza di istituzioni regionali ben funzionanti quali l’UE, possono aiutare a comprendere i
motivi per i quali alcune parti del mondo sono più inclini di altre a situazioni di conflittualità.
Le DOMANDE FONDAMENTALI sono quesiti che gettano luce sui temi più importanti del
campo delle relazioni internazionali (es cosa causa la guerra? un’analisi concentrata sul
livello individuale direbbe che la guerra è causa dei leader nazionali troppo aggressivi e
ambiziosi. Un’analisi concentrata sul livello di analisi considera che le guerre sono causate
da determinati Stati o gruppi di pressione interni molto influenti. Un’analisi concentrata sul
livello di analisi internazionale enfatizzerebbe sul contesto internazionale all’interno del quale
operano gli Stati).

1.3 RICONOSCERE LE DOMANDE FONDAMENTALI


Il sistema internazionale moderno nasce con la pace di Westfalia, avvenuta nel 1648, e la
creazione dello Stato-nazione. In realtà il primo tentativo sistematico di analizzare la politica
internazionale all’interno delle opere del filosofo greco Tucilide, egli produsse un’estensiva
quanto accurata analisi della grande guerra, non limitandosi a riportare unicamente come
venne combattuta la guerra e come finì, ma cercando di capire il perché la guerra iniziò e
quali furono le sue conseguenze. Il suo obiettivo è capire il problema della guerra per
comprendere perché gli uomini si organizzano in schieramenti per poi scontrarsi in un
conflitto armato, ragionando sul problema etico della “legge del più forte”.
Le caratteristiche comuni delle domande fondamentali sono quelle di essere ricorrenti nella
storia, irrisolte e dotate di significato profondo.
“quali sono le cause della guerra?”
- ricorrente, perché era tanto valida al tempo delle città stato greche quanto durante le
guerre coloniali in Africa nel XIX
- irrisolta, dato che per alcuni le guerre nascono perché l’uomo è intrinsecamente
malvagio, per altri sono da imputare a una scarsità di risorse
- significatività, perché influenza da sempre la vita dei singoli individui, degli Stati e
dell’intero sistema internazionale.
Concentrarsi sulle domande fondamentali è importante perché:
- ci permette di separare ciò che è veramente importante nello studio della politica
globale da avvenimenti effimeri
- queste domande aiutano a capire lo sviluppo attuale dello studio delle relazioni
internazionali

ESEMPI DI DOMANDE FONDAMENTALI


Oltre alla pluri menzionata domanda sulle cause della guerra altre domande possono
essere:
“Come si mantiene un ordine stabile tra gli Stati?” (es non è sempre vero che una sfida tra
grandi potenze sfoci necessariamente in un conflitto, tra il 1880 e il 1950 gli Stati Uniti
incrementarono la propria potenza fino a ricoprire la posizione egemone spodestando la
Gran Bretagna), capire perché emergano nuove potenze e perché quelle esistenti
acconsentano a questo cambiamento oppure decidano di limitare la crescita è di
fondamentale importanza per capire le prospettive di pace e stabilità sia nel sistema
internazionale odierno che in quello futuro.
“Quanto è cambiato il sistema internazionale dopo l’avvento delle armi nucleari?”, prima del
nucleare, ovvero prima del 1945, gli Stati più potenti risolvevano le profonde divergenze tra
di loro tramite lunghi e costosi conflitti, il potenziale distruttivo delle armi nucleari è così alto
che se due potenze decidessero di combattere utilizzando questi dispositivi, le conseguenze

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sarebbero così disastrose che nessuno dei due contendenti potrebbero effettivamente
dichiarare vittoria. Anche se vi sono paesi con governi stabili e che non fanno utilizzo di armi
nucleari, potrebbe esserci comunque il pericolo che attori non statali, quali i gruppi
terroristici, siano più pronti a utilizzare qualora riuscissero a entrarne in possesso.
Per circ 200 anni i governi delle potenze europee hanno cercato di proteggere le proprie
economie dagli effetti disastrosi che potevano scaturire dal commercio internazionale. Alla
fine del XIX secolo, questi stessi governi cooperavano a livello economico all’interno di un
sistema caratterizzato da intensi scambi commerciali e investendo in modo ingente
all’interno delle varie economie europee, cercando di instaurare rapporti economici con
paesi di tutto il mondo. Ciò si tradusse in un aumento della ricchezza mondiale, ma si
trattava di un sistema all’interno del quale alcuni paesi traevano benefici molto più grandi
rispetto ad altri. A questa prima età della GLOBALIZZAZIONE (= processo di integrazione
economica e tecnologica reso possibile dall’evoluzione nei trasporti e nelle comunicazione)
pose fine lo scoppio della prima guerra mondiale. Oggi l’economia mondiale si trova nel
mezzo della seconda età della globalizzazione, in quanto beni, capitali, tecnologie e idee
sono liberi di muoversi a livello internazionale. Ciò ha dato vita a nuovi livelli di benessere
economico ma ha anche portato alla luce numerosi problemi di ineguaglianza nei paesi in
via di sviluppo ma anche all’interno di paesi come gli Stati Uniti e il Regno Unito.

1.4 TRACCIARE COLLEGAMENTI


Per poter avere un pensiero critico in questo campo è necessario considerare tre tipi diversi
di connessioni concettuali, essendo fondamentali per l’analisi dei problemi internazionali,
ovvero tracciare collegamenti tra teoria e pratica, tra passato e presente, e tra aspettativa e
realtà. E’ altresì importante riuscire a ottenere la capacità di identificare e comprendere
come i vari leader nazionali, i governi e addirittura intere nazioni possano avere prospettive
differenti sulla medesima questione.

COLLEGARE LA TEORIA ALLA PRATICA


Le teorie ci aiutano a descrivere il mondo e nella spiegazione del suo funzionamento,
possono essere considerate più o meno utili e alcune possono essere valide solo all’interno
di un particolare momento storico. Le teorie che cercano di spiegare il funzionamento della
politica mondiale solitamente fanno riferimento a 4 grande scuole di pensiero:
- REALISTI: tendono ad enfatizzare la figura dello Stato come unità isolata e l’utilizzo
del potere da parte di quest’ultimo come strumento per perseguire i propri interessi
all’interno di un contesto completamente anarchico, caratterizzato dell’assenza di un
governo mondiale atto alla risoluzione di dispute e alla ridistribuzione di risorse dagli
Stati ricchi a quelli più poveri. E’ divenuto un paradigma dominante dopo la seconda
guerra mondiale.
- LIBERALI: considera alcuni tipi di Stati come più pronti al conflitto ed enfatizza il fatto
che l’indipendenza economica internazionale porti ad un’armonizzazione
internazionale caratterizzata da pace e cooperazione.
- MARXISTI: vedono il sistema economico statale come l’unica forza trainante per la
politica considerando, ad esempio, il comportamento di uno Stato capitalista mosso
unicamente dai bisogni economici degli attori presenti al suo interno.
- COSTRUTTIVISTI: sottolineano come il funzionamento del sistema internazionale
influenzi la “costruzione” della politica internazionale tanto quanto la capitale e gli
eserciti.

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Un ottimo esempio di teoria delle relazioni internazionali è la teoria di Lenin sull’imperialismo
e la guerra. Lenin era interessato a capire l’IMPERIALISMO (=una strategia statale secondo
la quale un paese conquista territori esteri per trasformarli in colonie) e sosteneva che
nell’Europa e negli Stati Uniti di fine del novecento le grandi banche e corporazioni
avrebbero avuto bisogno di espandersi in nuovi mercati per mantenere stabili i propri profitti
economici. Poi i profitti entro i confini nazionali iniziarono a calare, così decisero di entrare il
proprio mercato in aree come l’Africa, imponendo così una sovranità esclusiva sugli individui
e sulle risorse. Lenin spiega così la SPARTIZIONE DELL’AFRICA (= divisione arbitrari del
continente da parte delle potenze coloniali a partire dal 1870, come funzione del bisogno
simultaneo di questi paesi capitalisti di espansione). Quando tutto il territorio a disposizione
venne occupato gli Stati dovettero farsi la guerra per ridistribuire il territorio, è così che Lenin
spiegò lo scoppio della prima guerra mondiale. Inoltre Lenin afferma che i paesi capitalisti si
sarebbero fatti la guerra fino all’esaurimento delle proprie risorse e a quel punto sarebbe
stato compito delle economie meno guidate dal profitto, ovvero quelle socialiste, prendere il
potere. L’evidenza empirica non confermò tale teoria, anche in relazione al fatto che, nel
periodo considerato, molti degli investimenti provenienti dalle potenze capitaliste andavano
verso altre potenze capitaliste e non verso aree prive di capitali come l’Africa. Nuovi studi
storici hanno permesso di mettere in luce nuove ragioni di natura non economica per
spiegare l’imperialismo novecentesco (es. prestigio per il possedimento di colonie,
competizione tra potenze, obbligo morale di controllare e modernizzare le parti del mondo
arretrate).

COLLEGARE IL PRESENTE E IL PASSATO


Una piena comprensione del passato influisce fortemente su come i policy makers pensino e
agiscano all’interno della politica internazionale.
Ad esempio, nel 1930, negli Stati Uniti passò una legge sul commercio internazionale
(Smoot-Hawley-Tariff Act), la quale aumentava tariffe doganali e tasse su circa 20000 beni
importanti negli Stati Uniti da Stati esteri. Questa legge indignò i governi esportatori, i quali
aumentarono a loro volta tariffe e tasse. Molti economisti identificarono quella legge come
uno degli elementi principali che contribuirono ad aggravare la depressione degli anni trenta
e le sue conseguenze catastrofiche sull’economia globale. Viste le conseguenze disastrose,
i governi resistettero alla tendenza protezionista, poichè si resero conto che all’interno di
un’economia globale ogni tentativo da parte di uno Stato di proteggere il proprio mercato
stimola gli altri governi ad attuare la stessa misura, creando un effetto a cascata che porta
gli Stati in una situazione ben peggiore di quella di partenza.
E’ pur vero che popoli diversi traggono lezioni diverse dagli eventi storici più importanti, il
nostro compito è capire che diverse letture di esperienze storiche ci aiutano a comprendere
il perché del comportamento degli Stati oggi. L'esperienza storica però non influisce
unicamente sul comportamento dello Stato, ma anche sulla natura e sull’evoluzione
dell’intero sistema internazionale.
Ad esempio, i tragici eventi di Srebrenica ebbero luogo nel 1995, durante la guerra in
Bosnia che seguì lo scioglimento dell’ex Iugoslavia. Nessuno Stato intervenne a favore del
popolo bosniaco, che venne diviso e trucidato in modo simile a quello usato dagli Ateniesi
nei confronti dei Melii più di 2000 anni prima. A differenza dei soldati da Atene però, le forze
serbe subirono un processo e vennero condannate per diversi crimini di guerra, tra cui
spicca l’accusa di genocidio, dal tribunale criminale internazionale dell’ex Iugoslavia; ciò che
veniva considerata come prassi normale nel sistema della Grecia antica, oggi è vista come
crimine di guerra.

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COLLEGARE ASPETTATIVE E REALTA’
E’ difficile analizzare la politica internazionale identificando un set di valori universali che
possano andare bene per tutti, indipendentemente dal momento storico, dal luogo o dalla
cultura di riferimento.
Le relazioni internazionali devono studiare il mondo non come dovrebbe essere ma come
effettivamente si presenta. L’obiettivo principale è descrivere come e perché gli Stati si
comportano in un determinato modo, capire le ragioni di uno specifico comportamento da
parte di un governo è il primo passo per studiare un modo per cambiarlo o evitare che si
presenti in futuro. Ad esempio, se consideriamo le varie spiegazioni date al problema posto
dalla guerra. Se lo studio delle relazioni internazionali dimostra che gli Stati democratici sono
meno inclini ad andare in guerra rispetto a Stati non democratici, allora la trasformazione di
questi ultimi in democrazia è una valida strategia atta a perseguire la pace mondiale. Ma se
in realtà le guerre nascono a causa di altri fattori, come il nazionalismo, la scarsità di risorse,
il sovrappopolamento o rivendicazioni territoriali, allora saranno stipulati altri tipi di
prescrizioni.

1.5 VEDERE IL MONDO DA DIVERSE PROSPETTIVE


E’ fondamentale considerare la politica mondiale da diverse prospettive. Lo studio delle
relazioni internazionali cerca di capire il comportamento di Stati e individui a livello
internazionale e come questo comportamento sia influenzato dal modo in cui gli individui
percepiscono l’arena internazionale e la loro posizione all’interno di essa. La posizione di un
individuo nei confronti di un particolare problema a livello internazionale è influenzata dalla
sua posizione all’interno del sistema e varia a seconda che l’individuo sia americano,
egiziano…, in situazione di povertà o ricchezza, di sesso maschile o femminile o parte della
minoranza o maggioranza etnica all’interno di un paese.
La stessa cosa vale per gli Stati, la prospettiva nazionale di un paese è influenzata da
diversi fattori, tra cui spicca la propria esperienza storica ma è anche influenzata dalle
proprie caratteristiche razziali, etniche e religiose. Anche la dimensione e il potere relativo
influenzano le prospettive nazionali: più uno Stato-nazione è esterno e più potere ha, quindi
è più incline a cercare di stabilire o modificare la propria posizione a livello internazionale,
invece di essere un attore passivo. La posizione geografica è un altro fattore importante. La
percezione del sistema internazionale come pacifico o aggressivo dipende anche dal fatto
che uno Stato sia situato in mezzo a Stati più grandi e/o più potenti, o sia al sicuro all’interno
di barriere naturali quali oceani o catene montuose.

RICONOSCERE LA CENTRALITA’ DELLE GRANDI POTENZE


Storicamente, le cosiddette grandi potenze sono sempre state al centro dello studio delle
relazioni internazionali a causa dell’enorme influenza esercitata a livello mondiale.
Le relazioni internazionali sono influenzate dalle profonde variazioni che avvengono a livello
di storia, geografia, identità, cultura e aspirazioni, le quali caratterizzano lo scenario globale.
Uno degli sbagli che si rischia di commettere è quello di partire dall’assunto che i valori, gli
ideali e le istituzioni di un determinato paese siano universali e considerare quindi che il
resto del mondo sia semplicemente una replica imperfetta.
RICONOSCERE LE DIFFERENZE ALL’INTERNO DEL SISTEMA INTERNAZIONALE
E’ importante riconoscere le differenze all’interno di qualsiasi sistema internazionale. Le
divisioni intercorrono tra situazioni di ricchezza e povertà tra:

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- PAESI SVILUPPATI: Stati che godono di alti livelli di ricchezza e che possiedono
un’economia avanzata. Gli standard di vita sono più alti, i cittadini temono che il
crescente tasso di disoccupazione sia da imputare al commercio internazionale, a
causa dei costi di manodopera più bassi nei paesi in via di sviluppo. Questi Stati
credono che mano a mano che i paesi dell’area Sud si sviluppino , questi ultimi
dovrebbero fare la loro parte per mandare avanti la cooperazione economica
internazionale attraverso l'apertura dei loro mercati ai prodotti provenienti dai paesi
sviluppati
- PAESI IN VIA DI SVILUPPO: Stati più poveri, con economie minori, i cui cittadini non
hanno, in media, gli standard di vita dei cittadini dei paesi più ricchi. Per questi Stati è
difficile svilupparsi in un mondo in cui gli Stati più ricchi dominano stabilmente
l’economia mondiale. Alcune economie in via di sviluppo vorrebbero delle esenzioni
speciali per partecipare al commercio internazionale e vorrebbero avere accesso ai
mercati del Nord.
Le divisioni nord-sud si trovano anche sui temi ambientali. Gli Stati uniti rifiutano di ratificare
il protocollo di Kyoto sulle emissioni di anidride carbonica perché vedevano le emissioni non
equamente divise tra i paesi. I paesi in via di sviluppo sostengono che quelli che oggi sono
paesi ricchi si siano sviluppati senza preoccuparsi delle ripercussioni sull’ambiente, mentre
oggi l’inquinamento globale pone un limite al loro sviluppo.
Un altro problema costante all’interno delle relazioni internazionali è quello degli STATI
INSODDISFATTI (= Stati che credono di meritare maggiore influenza, status e benefici
all’interno del sistema internazionale).
Il fallimento nel contenere un paese aggressivo può portare alla creazione di situazioni di
instabilità, soprattutto se quest’ultimo si crede libero di dominare sugli altri. Allo stesso
modo, una risposta aggressiva nei confronti di un paese insicuro può provocare il
rafforzamento del già presente senso di paura e insicurezza, portando a un conflitto che
nessuna delle due parti aveva intenzione di intraprendere; questo problema è definito
“dilemma della sicurezza”.
Ad esempio nel sistema internazionale odierno, il dibattito tra gli analisti riguarda
l’eventualità che la Cina sia o diventi un paese insoddisfatto intenzionato a cambiare l’ordine
mondiale, uno Stato difensivo che stia cercando di risolvere i propri problemi interni e
richieda semplicemente più rispetto a livello internazionale oppure uno Stato soddisfatto
intenzionato a rispettare le regole del sistema internazionale interno.

CAPITOLO 2
La nascita di un sistema globale di Stati, dal 1500 a oggi

2.1 L’inizio: il mondo nel 1500


Nel 1945 il numero di Stati indipendenti che si unirono per formare le Nazioni Unite
ammontava a 51, nel 2014 i membri erano 193.
Nel 1500 la maggior parte dell’emisfero orientale non era composto da Stati ma da IMPERI
(=entità politica che include uno spazio geografico esteso, molte popolazioni diverse e
l’accentramento del potere nelle mani di una sola persona)ù
Ad esempio:
- CINA: nel 1500 aveva una popolazione di circa 300 milioni di persone e la più grande
e avanzata economia del mondo. impero coeso nel quale governavano dinastie
imperiali.

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- EUROPA: ammontava a circa 82 milioni di persone distribuite in Europa occidentale,
orientale e Russia occidentale. I primi Stati europei venivano chiamati STATI
DINASTICI (= governati da dinastie imperiali o famiglie dinastiche, ovvero il potere
era nelle mani dei membri di un’unica famiglia allargata e si manteneva al suo interno
col passare delle generazioni), questi non si svilupparono tutti in quel periodo e
nemmeno in tutta l’Europa occidentale.
- AMERICHE: la popolazioni si concentrava in Messico , Perù , Brasile, Stati Uniti,
Canada e nelle isole dei Caraibi. Vi erano due imperi principali: Azteco in Messico,
Inca nelle Ande.
Il mondo nel 1500 era frammentato in diverse regioni governate da imperi o da un intreccio
complesso di Stati dinastici, città Stato e piccoli ducati.
LIVELLO DI ANALISI:
INDIVIDUALE STATALE INTERNAZIONALE
Nel 1500 maggior parte Nel 1500 regioni estesa Il 1500 vide nascere in
degli individui non nell’emisfero occidentale e Europa un sistema di Stati
ricoprivano alcun ruolo nella orientali erano costituite da indipendenti governato da
governance delle entità Imperi. Stati dinastici, famiglie dinastiche.
all'interno delle quali città-Stato o piccoli ducati
vivevano. govenavano nell’Europa del
1500. La Cina era uno Stato
già ben consolidato nel
1500.

2.2 La formazione del sistema politico internazionale, 1500-1900


Come nacque un sistema di Stati in Europa tra il 1500 e il 1815 avendo il controllo di una
vastissima porzione del mondo e della sua popolazione.

Un sistema di Stati nasce in Europa occidentale


Dal XV al XVII secolo un SISTEMA DI STATI (=un gruppo di Stati in competizione) fala sua
comparsa in Europa. I suoi elementi fondamentali sono: FEUDALESIMO europeo (= sistema
nel quale gli individui più influenti erano chiamati vassalli e ricevevano terreni in cambio di
fedeltà ad un individuo di gerarchia superiore fino ad arrivare all’apice del sistema, nel quale
si trovava il re), SACRO ROMANO IMPERO, unione grande e simbolica controllata dagli
Asburgo.
La formazione di questo sistema di Stati fu la conseguenza involontaria di una serie di
fallimenti dei leader europeo, nell’utilizzo della guerra per ottenere il controllo totale sul
continente. Queste ambizioni imperiali catalizzarono il processo storico attraverso il quale
nacquero gli Stati indipendenti. Questi tentativi di costruire un impero ebbero origine con
l’imperatore asburgico Carlo V tra il 1519 e il 1556 per finire con la Germania sotto Adolf
Hitler tra il 1933 e il 1945.
I leader degli altri Stati europei strinsero delle alleanze le quali riuscirono a respingere con
successo ogni tentativo di dominio imperiale in Europa. Ad esempio la Francia tra il 1520 e il
1550, per impedire agli Asburgo di ottenere l’egemonia militare e politica in Europa, si alleò
con dei principi tedeschi e con i turchi ottomani. Un’alleanza eterogenea che mette in
discussione l'importanza dell’identità religiosa in politica estera, che però permise di operare
contro il nemico comune. La Guerra dei trent’anni fu circostanza in cui si mise in campo
questa alleanza, si concluse nel 1648 con la PACE DI WESTFALIA (=una serie di trattati che

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divise l’Europa in Stati sovrani indipendenti soprattutto sulle questioni religiose da autorità
superiori, facendo nascere il Sistema di Stati che caratterizza l’ordine internazionale
odierno). Questo sistema serve per descrivere il SISTEMA WESTFALIANO DI STATI
(=all’interno del quale ogni Stato è sovrano e non riconosce un’autorità superiore all’interno
del proprio territorio alla quale rendere conto, ed è libero di gestire la propria politica estera
con altri Stati).
Napoleone fu sconfitto nel 1814 e nel 1815 da un’alleanza formata da un’alleanza formata
da Inghilterra, Prussia, Russia e Austria. Questi stati insieme alla Francia diedero vita al
Concerto europeo, un congresso per discutere dei problemi politici che avrebbero potuto
minacciare la pace in Europa. L’obiettivo era quello di creare un ORDINE
INTERNAZIONALE (=un periodo di pace e cooperazione continua tra le grandi potenze).

La ricerca europea di imperi all’estero


Mercantilismo e imperialismo europeo
La cosiddetta “corsa alle colonie” da parte di molti leader europei trova le sue radici nel
MERCANTILISMO (=dottrina scomposta in tre paradigmi collegati tra loro: il potere militare è
l’obiettivo primario degli Stati, questo potere a sua volta dipende dal benessere economico, il
quale è presente in una quantità fissa nel mondo. Quindi il modo migliore per uno Stato di
diventare più ricco, e quindi più potente, è quello di trasformarsi in uno Stato imperialista).
IMPERIALISMO (=strategia statale secondo la quale un paese conquista territori esteri per
trasformarli in colonie). COLONIE (=aree sulle quali esercitare un controllo di tipo politico ed
economico, in modo da poterne sfruttare le risorse e la popolazione, attraverso il commercio
o l’insediamento diretto nei territori conquistati).

Il gioco europeo nelle Americhe, nell’Africa sub-sahariana e in India


Durante il XIV e il XV, navi cinesi commerciavano spezie beni industriali con l’India, poi le
navi musulmane portavano la merce nei porti del Medio Oriente e da qui raggiungevano
l’Europa grazie ai mercanti veneziani. Successivamente diversi Stati cercarono di
colonizzare le Americhe. Gli inglesi però fondarono il più vasto impero oltreoceano e nel
1700 avevano stabilito colonie lungo tutta la costa atlantica e in molte isole caraibiche,
riuscendo a battere la Francia e prendendo il predominio in quasi tutta l’India.
Tra il 1775 e il 1783, la guerra di indipendenza americana contro l’Inghilterra ridusse di molto
la posizione e il controllo inglese nelle Americhe.
Lungo tutto il XIX secolo e durante l’inizio del XX, le principali potenze imperiali europee,
assieme agli Stati Uniti, Germania, Giappone, Belgio e Italia, rafforzarono i propri
possedimenti coloniali e allargarono i propri imperi in nuove regioni. Le conseguenze
dell’imperialismo europeo furono devastanti per le popolazioni colonizzate.
Nel XVII e il XVIII secolo, i commerci inglesi trasportavano beni industriali prodotti in
Inghilterra, come vestiti, verso i porti dell’Africa occidentale, e vedendevano questi beni in
cambio di schiavi procurati da schiavisti di professione. I commercianti poi trasportavano
queste persone via nave, in condizioni barbare, nelle piantagioni caraibiche. Qui venivano
scambiate per zucchero o rum, che a loro volta erano rivenduti dai commercianti in
Inghilterra. Questo COMMERCIO TRIANGOLARE univa i produttori di rum del New
England, gli schiavisti dell’Africa occidentale e i proprietari di piantagioni di zucchero nei
Caraibi.

La sottomissione di Cina e Impero Ottomano e la resistenza giapponese

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L’impero cinese rimase lo Stato egemone in Asia dal XVI fino alla prima metà del XIX
secolo, successivamente vi fu un susseguirsi di ribellioni e il governo imperiale si indebolì.
In quello stesso periodo l’Inghilterra iniziò e vinse le GUERRE DELL’OPPIO. Entro il 1900,
gruppi commerciali europei ed americani operavano stabilmente in diversi porti cinesi, inoltre
alcuni Stati europei e il Giappone riuscirono ad acquisire il controllo di diverse porzioni della
Cina nord-orientale. Il Giappone si isolò dai contatti con l’Europa dopo che un tipo con il
nome strano prese il potere, nonostante ciò la marina statunitense arrivò il Giappone e
costrinsero il governo giapponese ad aprirsi al commercio con termini fortemente favorevoli
agli Stati Uniti. Anche Russia, Inghilterra e Francia fecero lo stesso. Quando il tipo con il
nome strano falli nel rispondere e resistere alle pressioni delle potenze occidentali, prese il
potere Meiji che permise l’avvio della RESTAURAZIONE DI MEIJI (= periodo storico durante
il quale una classe particolarmente illuminata della nobiltà giapponese spinse per un
adattamento selettivo alla scienza, istruzione e tecnologia industriale occidentale con lo
scopo di rafforzare il Giappone a livello economico e militare).

Quali furono gli elementi del successo dell’imperialismo europeo?


Possiamo individuare 4 fattori:
- gli Stati europei e gli Stati Uniti avevano una superiorità militare, soprattutto a livello
tecnologico (es. i portoghesi facevano uso di grandi navi con diversi alberi, che
garantivano l’impiego di un gran numero di cannoni).
- l’Occidente aveva basi economiche superiori (es. nel 1913 il PIL pro capite in Europa
Occidentale era circa 2700$ quando in Cina era 420$).
- gli Stati europei per decenni hanno operato all’interno di un sistema competitivo e
tendente al conflitto, motivo per cui sono stati continuamente indotti a mobilitare
risorse e a dare nuovi impulsi alla propria crescita economica e all’avanzamento
tecnologico, caratteristiche che li hanno resi dei nemici formidabili per tutti gli Stati
non occidentali.
- gli abitanti dell’Europa occidentale beneficiarono di un clima, una geografia e di un
sistema immunitario che rese la loro ascesa come potenze più facile. Un clima
temperato aiutò lo sviluppo dell’agricoltura e non ostacolò il trasporto lungo tutto il
territorio europeo e ancora più a est, permettendo di commerciare e condividere le
scoperte tecnologiche.
Nel 1900, gli Stati europei controllavano la maggior parte dei territori e delle popolazioni
mondiali. A metà degli anni quaranta del XX secolo, a causa delle loro stesse azioni, molti
di questi erano in rovina; gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica erano diventati i protagonisti
principali della storia mondiale. Il collasso europeo spianò la strada per il vero grande evento
dei nostri giorni, ovvero l’ascesa della Cina.

INDIVIDUALE STATALE INTERNAZIONALE

Dal 1500 fino all’inizio del Gli Stati europei Il sistema europeo di Stati
1800 i leader dei principali conquistarono la sovranità e sovrani fu formalizzato dalla
Stati europei cercarono di proiettarono il proprio potere Pace di Westfalia nel 1648.
ottenere il controllo sul oltreoceano dal 1500 al Nessuno Stato riuscì a
continente, fallendo 1800 coprire una posizione
egemone a causa
dell’equilibrio causato dalla
minaccia degli altri Stati. Lo

10
squilibrio di potenza tra gli
Stati europei e gli imperi
nelle Americhe e nell’Asia
portò alla conquista di questi
ultimi da parte dei primi

2.3 Le guerre mondiali, 1900 - 1945

La prima guerra mondiale: origini, svolgimento, conseguenze


La prima guerra mondiale ha diverse cause, ma tre fattori sono meritevoli di attenzione:
- i leader europei avevano stretto alleanze che instillavano mutui sentimenti di paura e
sospetto tra nazioni;
- nutrivano false speranze sulla facilità di vincere un conflitto;
- avevano perso il controllo di una crisi regionale.
Nel 1870-71 il primo ministro prussiano guidò la Prussia verso una vittoria decisiva contro la
Francia prendendo il controllo dell’Alsazia e della Lorena, per ciò gli fece pressione sugli
Stati indipendenti in Germania per formare un impero tedesco, sotto l’egemonia prussiana.
Bismarck cercò di isolare la Francia tramite la formazione di alleanze e di stabilizzare
l’ordine europeo in modo da rafforzare quella che era una situazione favorevole per questa
nuova Germania allargata. Nel 1878, durante la CONFERENZA DI BERLINO, i principali
leader europei per risolvere le dispute sulla suddivisione dell’Africa in nuove colonie. Per
isolare la Francia, Bismarck firmò un’alleanza militare con l’Austria-Ungheria e l’Italia,
facendo così nascere la TRIPLICE ALLEANZA. Bismarck firmò un trattato segreto con la
Russia, il TRATTATO DI CONTROASSICURAZIONE (= che prevedeva che le due potenze
non si sarebbero lasciate trascinare in un conflitto l’una contro l’altra dai rispettivi alleati,
Austria e Francia). Il nuovo imperatore tedesco decise di non rinnovare il trattato di
controassicurazione, così Francia e Russia crearono una formale alleanza militare che
insieme all’Inghilterra formarono la cosiddetta TRIPLICE INTESA.
E’ altrettanto vero che si insinuò tra i leader la vera e propria illusione che le guerre
sarebbero state veloci e remunerative. In particolare i leader militari tedeschi erano convinti
di avere tra le mani il piano perfetto per una vittoria lampo, ovvero il PIANO SCHLIEFFEN,
che prevedeva che le forze tedesche rimanessero sulla difensiva contro quelle russe, per poi
muoversi rapidamente attraverso Belgio e Francia.
La Germania sconfisse sul fronte occidentale la Russia, dove i bolscevichi avevano preso il
potere. A ovest, le forze tedesche riuscirono a penetrare rapidamente in Belgio arrivando in
Francia. Alla fine dell’anno Inghilterra e Francia riuscirono a respingere i tedeschi. Nacque
così il fronte occidentale: forze francesi, inglesi e americane si scontrarono con quelle
tedesche lungo una terribile trincea che partiva dal Canale della Manica per arrivare fino al
confine svizzero. Gli Stati Uniti respinsero le ultime offensive tedesche così da fare abdicare
Guglielmo II.

Il trattato di Versaille e la Società delle Nazioni


Francia, Inghilterra e Stati Uniti dettarono i termini di pace agli imperi centrali, imponendo
delle condizioni molto dure per la Germania, la quale firmò la pace di Versaille. I tedeschi
avrebbero dovuto restituire Alsazia e Lorena alla Francia, cedere alcuni territori alla Polonia
e tutti i possedimenti coloniali d’oltreoceano . Inoltre alla Germania fu proibito di possedere

11
una flotta aerea e un grande esercito, fu anche obbligata a pagare i costi di riparazione ai
vincitori europei ed infine gli fu richiesto di farsi carico della responsabilità dello scoppio della
guerra. Gli alleati si accordarono e fecero nascere la SOCIETA’ DELLE NAZIONI, con
l'obiettivo principale di dare agli Stati un quadro legale e istituzionale a livello internazionale
per risolvere le dispute ed evitare i conflitti. Inoltre avrebbe dovuto essere garante della
SICUREZZA COLLETTIVA: nella misura in cui uno Stato membro fosse stato minacciato o
fosse stato vittima della FORZA MILITARE (=forma di diplomazia coercitiva per la quale uno
Stato impiega attivamente il proprio esercito per influenzare la politica estera di un altro
paese) di uno Stato terzo, gli altri membri avrebbero dovuto formare un’alleanza difensiva
per sconfiggere l’aggressione

Il fallimento della ricostruzione globale e la strada verso la seconda guerra mondiale, 1920 -
1939
Gli accordi presi a Versaille e la Società delle Nazioni si dimostrarono inefficaci al
mantenimento della stabilità e della pace globale. Fino al 1923 le grandi potenze iniziarono a
lavorare assieme efficacemente. Nonostante ciò tra il 1929 e il 1933 l’economia collassò per
la Grande Depressione, il nazismo emerse come forza politica in Germania e il crescente
imperialismo giapponese si dimostrò una nuova minaccia per la democrazia occidentale.
Nel luglio del 1919 in Germania fu redatta una costituzione democratica istituendo la
REPUBBLICA DI WEIMAR. La Francia continuava ad avere riserve nei confronti delle
Germania e insistette per un’applicazione del trattato di versaille, i quali misero in difficoltà
l’economia tedesca. Nel 1923 i francesi diedero inizio alla CRISI DELLA RUHR, occupando
la regione più industrializzata del territorio tedesco per ovviare al mancato pagamento dei
costi di riparazione. La popolazione tedesca organizzò scioperi e il governo fu costretto a
stampare altra carta moneta, ritrovandosi in una situazione di iperinflazione. Nel 1924 gli
Stati Uniti mediarono un accordo internazionale, il PIANO DAWES, grazie al quale la Francia
abbandonò la Ruhr, gli obblighi di riparazione tedeschi vennero ridotti e diverse banche
internazionali prestarono fondi alla Germania affinché potesse adempiere ai pagamenti. Nel
1925, con gli ACCORDI DI LOCARNO, la Germania accettò la disposizione dei confini con
Francia e Belgio, Italia e Inghilterra si promossero garanti della conformità tedesca con i
termini dell’accordo e la Germania accettò di risolvere la disputa riguardante i confini con
Polonia e Cecoslovacchia attraverso degli arbitri. Nel 1926 la Germania entrò a far parte
della Società delle Nazioni. Nel 1928 fu stipulato il PATTO KELLOG-BRIAND grazie al quale
si dichiarava fuorilegge la guerra.

Nel 1929 l’economia statunitense subì un crollo vertiginoso, al quale seguì il collasso delle
banche e dell’economia: era l’inizio della GRANDE DEPRESSIONE. Molte nazioni
adottarono POLITICHE DEL RUBAMAZZO, che avevano l’obiettivo di riversare gli effetti
negativi della crisi economica su uno Stato vicino, ad esempio con l’aumento delle tariffe
doganali, tutto ciò aggravò ancora di più la situazione di crisi.
Nel 1933 Adolf Hitler divenne il leader incontrastato del paese. Nel 1922 Benito Mussolini
prese il potere in Italia, in Giappone i militari presero controllo del paese alla fine degli anni
venti. Fu chiaro che la società delle Nazioni non era in grado di provvedere alla sicurezza
collettiva dei propri membri. Nel 1935 Francia, Gran Bretagna e Italia si accordarono tra loro
per opporsi all’espansionismo tedesco e successivamente la Francia firmò un accordo di
sicurezza con l’Unione Sovietica. Nel 1936 l’Italia iniziò a collaborare con la Germania che
occupò la Renania, con la conseguente CRISI IN RENANIA, essendo stati violati i termini
dell’accordo di Versailles. Anche in questo caso Francia e Inghilterra non intervennero

12
poichè cercavano di placare la Germania con la strategia di APPEASEMENT (=impegno da
parte di uno Stato di ridurre la possibilità di conflitto con un altro paese accettando le
richieste di quest’ultimo). Nel 1939 la Germania nazista e l’Unione Sovietica firmarono il
PATTO MOLOTOV-RIBBENTROP, si trattava di un patto di non aggressione che prevedeva
anche l’attacco e la successiva spartizione della Polonia. L’Inghilterra si trovò ad essere
l’unico baluardo contro la forza nazista. Nel 1941 il Giappone lanciò un attacco a sorpresa
contro Pearl Harbor, così l’America dichiarò guerra al Giappone. Il punto di svolta del
conflitto fu la BATTAGLIA DI STALINGRADO, durante la quale l’Unione Sovietica riuscì ad
annientare il possente esercito tedesco. La guerra nel Pacifico continuò per altri quattro
mesi, in seguito le forze statunitensi si fecero strada nelle acque del Pacifico verso il
Giappone.
E’ evidente come gli Stati in competizione tra di loro che non riescono a trovare delle
soluzioni pacifiche solitamente entrano in guerra. L’Europa, il Giappone e l’Unione Sovietica
erano in rovina, l’Inghilterra era in bancarotta, l’ordine internazionale era morto.

INDIVIDUALE STATALE INTERNAZIONALE

Il passaggio di leadership da Il nazismo tedesco, il La sicurezza collettiva


Bismarck al Kaiser fascismo italiano e stabilita dalla Società delle
Guglielmo portò a una l’imperialismo giapponese Nazioni fallì nel prevenire le
politica estera tedesca emersero negli anni trenta e aggressioni degli anni
radicalmente più ambiziosa. spinsero questi paesi ad trenta.
Prima del 1914, sia civili che adottare una linea
èlite militari in molti Stati aggressiva.
europei abbracciavano
l’ideale fallace dell’utilità
della guerra e del vantaggio
dell’offesa. La personalità di
Hitler fu un elemento
centrale alla base delle
aggressioni tedesche negli
anni trenta e durante la
seconda guerra mondiale.

2.4 La sfida globale della Guerra Fredda, 1945 - 1989


La collaborazione tra Stati Uniti e Unione Sovietica inizò a venir meno alla fine del secondo
conflitto mondiale, e i due Stati divennero acerrimi nemici ma evitando il confronto militare
diretto. La GUERRA FREDDA durò da metà degli anni quaranta fino alla fine degli anni
ottanta.

Il mondo nel 1945


Nel 1945 il mondo vedeva convivere due realtà, una fatta di stanchezza e paura, l’altra di
rilassamento e ottimismo. Nel 1944 Inghilterra, Stati Uniti e Unione Sovietica crearono
l’ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE, la speranza era che un’associazione di
grandi potenze istituzionalizzata attraverso l’ONU avrebbe potuto stabilire e mantenere la
pace durante il dopoguerra. La Germania aveva perso la propria sovranità e venne divisa
dai vincitori in quattro zone di occupazione, una per l’Unione Sovietica, una per gli Stati
Uniti, una per l’Inghilterra e una per la Francia. Le potenze europee avevano perso sia la
capacità di governare sulle loro colonie, che la legittimità di farlo. Molti dei popoli colonizzati

13
iniziarono a volere l’indipendenza e diventare così Stati sovrani, appellandosi al principio di
AUTODETERMINAZIONE (=l’idea che tutti i popoli dovrebbero essere in grado di
determinare e gestire i propri sistemi politici, fu un concetto molto diffuso tra i popoli che
stavano lottando per la propria indipendenza e per la decolonizzazione). Nuove tecnologie
militari, nello specifico quelle nucleari, minacciavano l’esistenza stessa della civiltà umana.

Le origini della Guerra Fredda


Le responsabilità dell’Unione Sovietica
Un primo punto di vista sostiene che la Guerra Fredda iniziò a causa della politica
aggressiva dell’Unione Sovietica sotto la leadership di Stalin, e della conseguente risposta
degli Stati Uniti. Stalin, alla conferenza di Yalta, disse chiaramente che avrebbe accettato
unicamente un governo comunista, non un governo eletto tramite elezioni democratiche per
la Polonia del dopoguerra. Nel 1946 il diplomatico statunitense George Kennan inviò il
famoso LUNGO TELEGRAMMA, dove affermava che l’Unione Sovietica non poteva essere
considerata un partner affidabile. Gli Stati Uniti iniziarono subito ad applicare la strategia del
CONTAINMENT (= ovvero l’utilizzo di strumenti diplomatici e di assistenza economica e
militari per contenere quegli sforzi percepiti come espansionistici, sia dal punto di vista
territoriale che in un’ottica di influenza). Si iniziò a diffondere la cosiddetta DOTTRINA
TRUMAN (= secondo la quale gli Stati Uniti avrebbero dato assistenza ai popoli liberi del
mondo, che stessero fronteggiando un’aggressione dall’esterno o una sovversione
dall’interno, in risposta a degli ipotetici piani di espansione sovietici in Grecia e in Tunisia).
Gli Stati Uniti risposero col PIANO MARSHALL al controllo dell'Unione Sovietica sui paesi
dell’Est Europa. Nel 1949 Stati Uniti, Gran Bretagna e altri Stati europei costituirono un patto
difensivo, l’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord, la NATO.
Contemporaneamente il partito comunista guidato ma Mao Zedong prese il potere in Cina e
si alleò con l’Unione Sovietica.
La guerra fredda, secondo questa analisi, fu soprattutto una reazione euro-americana
all’aggressività sovietica.

Le responsabilità degli Stati Uniti


I sostenitori di questa argomentazione affermano che gli Stati Uniti, insieme ad altri Stati
capitalisti, sarebbero stati ostili all’Unione Sovietica sin dai suoi albori e quest’ostilità
includeva gli interventi armati da parte di Stati Uniti, Inghilterra e Giappone, tra il 1918 e il
1920. Nonostante l’Unione Sovietica avesse svolto il ruolo principale nella sconfitta della
Germania nazista, si ritrovò, a fine conflitto, in una posizione nettamente sfavorevole rispetto
a quella degli Stati Uniti. A causa di questa situazione di vulnerabilità gli obiettivi principali
della politica estera sovietica nel dopoguerra puntavano a mantenere un nemico storico in
uno stato di debolezza e frammentazione, e a creare una “zona cuscinetto” di Stati amici,
ovvero Stati che condividevano il sistema politico ed economico sovietico, in Europa
occidentale. L’Unione Sovietica voleva semplicemente una SFERA DI INFLUENZA (=spazio
geopolitico costituito da due o più Stati la cui politica estera, e interna, è fortemente
influenzata da un potere esterno). Gli Stati Uniti rifiutarono la richiesta dell’Unione Sovietica
di questa sfera di influenza in Europa. Usando il diritto di autodeterminazione come
motivazione principale, nonostante gli Stati Uniti stessi si riservassero il diritto di instaurare
governi democratici alleati in Giappone, Italia e Germania Ovest, senza parlare del
mantenimento della sfera di influenza in America Latina. Preoccupati per la propria
sicurezza, la risposta naturale dell’Unione Sovietica fi di aumentare il controllo interno,

14
consolidarlo in Europa centrale e orientale e ricercare nuovi alleati, insieme al mantenimento
e al potenziamento delle propria forza militare.

Un tragico errore o uno scontro inevitabile?


Una terza prospettiva sostiene invece che la Guerra Fredda fu un evento tanto tragico
quanto inevitabile. Entrambe le parti prevedevano gli scenari peggiori, e interpretavano le
azioni della controparte come aggressive e minacciose invece che prudenti e difensive. In
altre parole tutto ciò fu dovuto al problema della sicurezza: ogni tentativo, da ambo le parti,
di aumentare la propria sicurezza finì con il diminuirla drasticamente, a causa della reazione
che provocava nell’altra. Nel 1946 l’Unione Sovietica doveva comunque affrontare diversi
nemici, e sarebbe dovuta rimanere vigile. I leader occidentali interpretarono questo discorso
come un segnale di aggressività sovietica nei confronti di Stati terzi, senza pensare che
Stalin avrebbero potuto dipingere una realtà peggiore di quella effettiva per giustificare un
continuo controllo centrale a livello interno. Allo stesso modo, la dottrina Truman e il piano
Marshall erano sintomi di un’insicurezza statunitense causata dal timore che i movimenti
comunisti avrebbero potuto sfruttare l’instabilità del dopoguerra per prendere il potere.
Una quarta visione considera la guerra Fredda come uno scontro inevitabile tra due potenze
continentali. La logica del BIPOLARISMO, ovvero un sistema internazionale basato
sull’esistenza e la competizione tra due SUPERPOTENZE, Stati particolarmente potenti i
quali possiedono un’influenza sproporzionata sul sistema internazionale. Tale competizione
incentivò ciascun paese a provare ad aumentare il numero dei propri alleati, in modo da
isolare la controparte nella speranza che la sua influenza globale e quindi la capacità di
minaccia potessero essere contenute. Da questa prospettiva, indipendentemente da chi
sarebbe salito al vertice della piramide internazionale, una guerra fredda, o un conflitto
simile, sarebbe emersa unicamente a causa della presenza di due superpotenze che ne
definivano la struttura.
Sostenere che i sistemi comunisti o capitalisti siano più pronte a politiche estere aggressive
o espansionistiche porta a concentrarsi sul livello di analisi statale, e sulla relazione tra
politica interna e politica esterna. Il dibattito che si focalizza sulle cause strutturali e sulla tesi
del dilemma della sicurezza, si inquadra invece all’interno del livello di analisi internazionale.
Considerano anche una particolare percezione di un potenziale avversario può portare alla
creazione di una spirale di conflitti sottolinea l’importanza del livello di analisi individuale.

La guerra fredda come ordine internazionale


La guerra fredda fu un periodo caratterizzato da un altro livello di tensione e dal persistente
rischio di conflitto tra le due superpotenze. Nonostante ciò, era anche un periodo in cui
vigeva un ordine che possedeva 3 caratteristiche principali:
- l’esistenza di solide alleanze. Ogni superpotenza intratteneva un certo numero di
relazioni di lungo periodo con importanti potenze di medio livello. Le due alleanze
contrapposte, la NATO e il PATTO DI VARSAVIA (= alleanza tra l’Unione Sovietica e
diverse potenze di medio livello in Europa, il patto creò la sfera di influenza sovietica
in antitesi a quella americana formata dalla NATO). Sia gli Stati Uniti sia l’Unione
Sovietica temevano che se anche uno degli Stati nella loro sfera di influienza avesse
cambiato fazione avrebbe portato a una reazione a catena per la quale gli altri Stati
sarebbero stati invogliati a passare dall’altra parte e questa sarebbe stata vista come
la parte vincitrice tra le due. Per questo motivo gli Stati Uniti si impegnarono a
mantenere una continua solidarietà nei confronti del Primo mondo, ovvero i paesi
dell’Europa centrale e orientale, insieme a Cina e Corea del Nord. Questa situazione

15
portò la competizione a spostarsi nel Terzo Mondo, costituito dai paesi non alleati e
molte volte freschi d’indipendenza, distribuiti tra Asia, Africa e America Latina.
Negli Stati uniti la metafora delle “tessere del domino" era molto sentita e servì come
giustificazione per l’intervento statunitense in Vietnam.
- un equilibrio del terrore che riuscì a frenare lo scoppio di un conflitto diretto tra le due
superpotenze. Negli anni settanta gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica possedevano più
di 30000 testate nucleari ciascuno e diversi vettori terrestri, marittimi e aerei. Questi
due Stati si trovavano in una situazione di mutua distruzione assicurata, o MAD
(=situazione in cui due avversari sono in possesso di capacità di distruzione
assicurata, ovvero di infliggere un danno inaccettabile al nemico in caso di conflitto
nucleare). Questa situazione portò le due superpotenze ad essere molto caute, non
solo a non iniziare un conflitto nucleare l’una contro l’altra. La Guerra fredda non fu
un periodo di pace, USA e URSS (=conflitti in cui le due parti non combattono
direttamente ma sostengono fazioni opposte in conflitti minori, per poter così
aumentare la propria influenza nel mondo, es. durante la guerra di Corea gli
americani combattevano con le truppe cinesi ma non contro i sovietici, l’Unione
Sovietica appoggiava il Vietnam del Nord nella sua guerra contro gli Stati Uniti),
entrambe le superpotenze fornivano armi e assistenza economica ai loro rispettivi
Stati satellite in Medio Oriente durante il conflitto arabo-israeliano.
Nonostante le superpotenze si muovessero cautamente per non scatenare un
conflitto tra di loro adottarono POLITICHE DEL RISCHIO CONTROLLATO (=tattica
politica in cui un paese si spingeva al limite del conflitto per convincere un avversario
della volontà di entrare in guerra, sebbene in realtà preferisca non combattere). es
nel 48 e nel 58-61 quando l’unione Sovietica minacciò di bloccare l’accesso a Berlino
fin quando le potenze non l’avessero demilitarizzata.Stati Uniti e NATO rifiutarono
l’ultimatum ma acconsentirono alla costruzione del muro di Berlino.
- paralisi che questo conflitto causò nelle Nazioni Unite. Ognuno dei cinque membri
permanenti del Consiglio di Sicurezza aveva il potere di veto sulle risoluzioni e,
durante la guerra fredda, i membri di uno dei due blocchi solitamente ponevano il
veto sulle proposte delle controparti.

INDIVIDUALE STATALE INTERNAZIONALE

Il carattere aggressivo di Sia gli Stati Uniti che Le due guerre mondiali
Stalin può aver contribuito l’Unione Sovietica distrussero il sistema
ad alimentare le paure credevano che gli Stati nella dell’equilibrio di potenza
occidentali al termine della propria sfera di influenza europeo che fu la base di un
seconda guerra mondiale. dovessero avere le loro ordine internazionale che
stesse caratteristiche durò per 300 anni. Con la
interne: democrazie guerra fredda, la truttura
capitaliste a occidente, bipolare del conflitto
regimi autoritari e socialisti a influenzò pesantemente la
oriente. natura degli affari
internazionali.

2.5 Il punto di vista del sud: la decolonizzazione, il movimento dei non alleati e la sfida per
un nuovo ordine economico internazionale

16
Durante la guerra fredda molti Stati non facevano parte né del primo che del secondo
mondo, ma costituivano il terzo mondo, ovvero i paesi che non erano alleati con i due
blocchi e si trovavano principalmente in America Latina, Asia e Medio Oriente.

La decolonizzazione
Dopo il 1945 si crearono nuovi Stati attraverso il processo di DECOLONIZZAZIONE, ovvero
la conquista dell’indipendenza da parte di Stati che prima erano sotto il gioco di potenze
coloniali, causando così un’impennata del numero di Stati indipendenti nel mondo. Il
processo di decolonizzazione fu tendenzialmente pacifico, ma talvolta furono degli episodi
violenti che scatenarono guerre civili e interstatali. Le cause che portarono alla
decolonizzazione furono molteplici. Il NAZIONALISMO (=senso molto intenso di identità
politica condivisa da più persone, ma anche la percezione di destino comune da parte di una
comunità politica) persone che sono all’interno di uno spazio geografico delimitato misero in
dubbio la legittimità di un ordine internazionale dove alcuni Stati erano effettivamente sotto il
dominio di altri Stati. L’idea di autodeterminazione mette in discussione gli effetti benefici
economici derivanti dai loro coinvolgimenti politici. Le potenze europee dovevano
fronteggiare il crescere dei costi di gestione delle colonie, sia amministrativi che militari. La
decolonizzazione trasformò il sistema internazionale.

Il movimento dei non allineati e le pressioni del terzo mondo per un nuovo ordine economico
internazionale
Gli Stati del sud avrebbero dovuto essere non allineati, ovvero non avrebbero dovuto avere
legami né col blocco orientale né con quello occidentale. Nel 1955 34 paesi crearono il
MOVIMENTO DEI PAESI NON ALLINEATI, l'obiettivo era di offrire una terza via che avrebbe
garantito ai paesi partecipanti il distacco dal confronto tra le superpotenze. I non alleati oggi
includono più di cento paesi e rappresentano più di metà della popolazione mondiale. Nel
1964 la CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE SUL COMMERCIO E SULLO SVILUPPO,
UNCTAD, è un organismo che sottolinea i problemi peculiari dei paesi in via di sviluppo
all’interno dell’economia mondiale, diede vita anche al GRUPPO DEI 77, ovvero un’ampia
coalizione arrivata a includere ben 130 paesi in via di sviluppo, che vuole promuovere i
propri interessi economici attraverso un’azione diplomatica collettiva all’interno delle Nazioni
Unite. Queste due ebbero scarsa rilevanza politica fino a quando l’ORGANIZZAZIONE DEI
PAESI ESPORTATORI DI PETROLIO, un cartello formato dai paesi produttori di petrolio,
decise di appoggiare le richieste dei paesi in via di sviluppo per un Nuovo ordine economico
internazionale, ovvero una serie di cambiamenti nelle regole del commercio, degli
investimenti, e negli aiuti internazionali di cui avrebbero beneficiato i paesi in via di sviluppo
in modo tale da rendere più equa la loro partecipazione all’economia mondiale.
Gli Stati del sud dopo la guerra fredda sono caratterizzati da un’eterogeneità politica ed
economica, piuttosto che da unità. Alcuni paesi come Cina, India, Brasile e Corea del Sud,
rappresentano nuove e potenti economie emergenti sul settore primario della produzione
industriale. Altri paesi con Somalia e Chad presentano una soluzione interna, sia politica che
economica, così catastrofica che sono stati denominati STATI FALLITI (=Stati privi delle
istituzioni basilari e delle capacità di autogoverno- tassazione, sicurezza interna, capacità di
esercitare il diritto, protezione della proprietà privata, gestione della rete stradale pubblica e
dei servizi, mantenimento del controllo sul territorio).
I paesi industrializzati avanzati guardano con attenzione sia alle potenti economie crescenti,
in quanto risorse di mercato e importazioni. L’idea di un terzo mondo come un terreno di

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contesa tra le democrazie capitaliste e autoritarismi comunisti fu una creazione della guerra
fredda.

INDIVIDUALE STATALE INTERNAZIONALE

I leader di alcuni importanti Il raggiungimento Il sistema internazionale è


paesi in via di sviluppo dell'indipendenza da parte cambiato dopo il 1945 con
giocarono un ruolo di Stati precedentemente la volontà del terzo modno
fondamentale controllati da potenze di autodeterminarsi, il che
nell’organizzazione del coloniali è noto come portò all’aumento
movimento dei non allineati. decolonizzazione. significativo del numero di
Stati nel sistema.

2.6 La fine della Guerra fredda e la disoccupazione dell’Unione Sovietica

Due grandi scuole di pensiero durante la guerra fredda, la prima affermava che il sistema
bipolare costituito da Stati Uniti e Unione Sovietica sarebbe durata in modo definitivo, la
seconda sosteneva che se la guerra fredda fosse finita, ci sarebbe stato sicuramente un
conflitto. Diversi Stati si liberarono dal controllo sovietico, Berlino divenne capitale della
Germania riunificata e l’Unione Sovietica cessò di esistere e si dissolse in quindici
stati-nazione. I leader degli Stati Uniti e della Russia riuscirono a concludere degli accordi
sul controllo degli armamenti i quali prevedevano una drastica riduzione degli arsenali
nucleari e delle forze convenzionali in Europa.

Le riforme economiche sovietiche e le loro conseguenze politiche


All’inizio degli anni ottanta, la crescita dell’economia sovietica si era praticamente arrestata,
così come i processi di innovazione. Gli alti prezzi dei rifornimenti energetici durante gli anni
settanta avevano nascosto la debolezza economica dell’URSS. Nel 1985 Gorbacev salì al
potere che mise al centro del suo programma di riforma due concetti ben precisi: il primo,
PERESTROJKA, ovvero la ricostruzione che stava a indicare una ristrutturazione
economica, la seconda, GLASNOST, la trasparenza verso un’apertura politica.
Una volta avviate, la riforma economica e l’apertura politica si diffusero molto più
rapidamente e profondamente. Una volta che fu chiaro che la repressione sovietica non era
più cosa certa, i leader comunisti in Europa centrale e orientale cominciarono a cadere uno
dopo l’altro, chi venne rovesciato, chi venne giustiziato e chi fu costretto a fuggire. Vi era
sicuramente un forte scontento nazionalista all’interno dell’Unione Sovietica, soprattuto per
quanto conerne i risentimenti nei confronti dell’elite russa che li opprimeva.
Gorbacev cercò di bloccare questi movimenti indipendentisti minacciando l’uso della forza.
La sua posizione politica però si inseriva all’interno di due fazioni: quella che voleva un
ritorno al vecchio ordine e quella che voleva una riforma ancora più audace.
La fine dell’Unione Sovietica e della Guerra fredda si rivelarono le conseguenze impreviste
del coraggioso esperimento portato avanti da Gorbacev, il quale però avvenne in un
panorama politico troppo fragile.

E’ merito di Regan
La seconda interpretazione enfatizza il ruolo degli Stati Uniti come facilitatori del collasso
sovietico. L’amministrazione Reagan investì in un programma di difesa che includeva un
sistema di difesa antimissilistica, ovvero l’Iniziativa di Difesa Strategica. Riuscendo a fare

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pressioni sull’Unione Sovietica abbandonando qualsiasi tentativo di imporre un controllo
sugli armamenti e mandando aiuti alle forze ribelli in quei paesi dove l’influenza sovietica
stava vacillando ma non in modo decisivo.Queste mosse così aggressive obbligarono i
leader sovietici a fare i conti con la debolezza del loro sistema e della loro posizione
geopolitica. Gli Stati Uniti misero in luce la bancarotta in cui si trovava l’URSS, facendo
aumentare i costi della difesa e di gestione dell’impero, spingendo così l’elite dell’Unione
Sovietica a portare avanti gli elementi più rischiosi della riforma.
Altri esperti sostengono che gli Stati Uniti abbiano giocato un ruolo fondamentale ma
ritengono che Gorbacev avrebbe dovuto poter contare su di un sistema internazionale
stabile e favorevole per poter portare avanti le riforme. Davanti alla pressione ideologica e
militare degli Stati Uniti, la classe dirigente militare sovietica avrebbe rifiutato la
prosecuzione rischiosa della riforma. L’amministrazione Reagan si comportò effettivamente
così poi iniziò a essere sempre più accomodante. I due leader si accordarono per ridurre al
minimo il rischio di una guerra nucleare, rimuovendo gli armamenti nucleari. Gorbacev riuscì
a convincere la parte più restia del suo governo che il sistema internazionale era
sufficientemente favorevole per intraprendere i passi più rischiosi della riforma, ovvero
glasnost e perestojka.

Il potere al popolo, non ai leader


Secondo un’ultima prospettiva l’elemento principale del cambiamento radicale a livello
internazionale non sarebbe da ricercarsi nei leader quanto nella società di Stati Uniti, Europa
e Unione Sovietica. Secondo questa visione, Gorbacev e Reagan sarebbero solo dei veicoli
attraverso i quali il cambiamento sociale avrebbe potuto prendere forma. Durante questo
periodo di DISTENSIONE (=di rilassamento delle tensioni bipolari), molte aziende e
agricoltori occidentali iniziarono a fare profitti attraverso la vendita di apparecchiature
industriali, beni di consumo e grano all’Unione Sovietica e all’Europa dell’est.
I popoli del modno comunista entrarono in contatto con i benefici del consumo occidentale,
mettendo in dubbio la nozione popolare secondo la quale l’Occidente stesse cercando di
conquistare e occupare le loro terre.
Si sviluppò un massiccio movimento pacifista, con l’obiettivo di lottare per il disarmo
nucleare, chiedendo agli Stati di cessare la produzione di armi nucleari. Questi movimenti
mobilitarono scienziati che misero in guardia sui rischi di un possibile conflitto, vennero
enfatizzate anche le implicazioni religiose e morali.
La fine pacifica della Guerra fredda fu un evento di importanza internazionale, che diede
inizio ad un ordine internazionale con caratteristiche del tutto nuove.

INDIVIDUALE STATALE INTERNAZIONALE

Leader come Gorbacev e Quando le autorità Il collasso dell’Unione


Reagan giocarono un ruolo sovietiche allentarono la Sovietica fece finire la
chiave nella fine pacifica presa sui popoli alleati in struttura bipolare del
della guerra fredda. Anche i Europa orientale, nacquero sistema internazionale.
singoli individui e i gruppi numerosi movimenti di
sociali svolsero una parte opposizione che spinsero
determinante. per riforme radicali e per
l’indipendenza dell’unione
sovietica.

19
2.7 L’ordine internazionale contemporaneo
Alcuni analisti sostengono che lo scioglimento dell’Unione Sovietica creò un sistema
UNIPOLARE (=ovvero una distribuzione di potere che prevede l’esistenza di un’unica
straordinaria potenza e che tutti gli altri paesi siano classificati come detentori di capacità
minori e minore influenza politica). Secondo questa visione nei due decenni dopo il 91, gli
Stati Uniti cercarono di mantenere la propria posizione al vertice della gerarchia
internazionale, cercando di rafforzare la propria influenza in Europa mantenendo e
allargando la NATO. Tentarono di diffondere globalmente i valori americani e le istituzioni sia
economiche che politiche, a loro affini, come la privatizzazione, il libero commercio, la
liberalizzazione economica, la democrazia e i diritti civili. Questa diffusione di valori è stata
messa in atto anche con metodi più drammatici, come l'invasione dell’Iraq, che risultò un
tentativo ambizioso quanto fallimentare di imporre la democrazia in Medio Oriente.
E’ stata adottata molta cautela nei confronti dei movimenti della PRIMAVERA ARABA, le
rivoluzioni simultanee in nord Africa e Medio Oriente dal 2010 al 2014, non si è mai
trasformata in una sorta di onnipotenza globale statunitense.
Il Giappone dopo la guerra fredda attraversò inizialmente un periodo di crescita economica
lenta e debole, ma riuscì successivamente a sviluppare il settore industriale e tecnologico.
Molti paesi come la Cina dopo la guerra fredda sembravano sulla strada per diventare
grandi potenze economiche e militari. La Russia è diventata meno democratica ma più ricca,
esercitando la propria influenza sui deboli Stati confinanti, dimostrando di essere pronta a
usare la forza militare per difendere ciò che considera i propri interessi nazionali all’interno
del vicinato. E’ chiaro capire come l’unipolarismo non sia efficace per spiegare l’ordine
internazionale.
Ad oggi l’Asia orientale è una zona problematica, Cina e Giappone sono rivali a livello
regionale. L’Africa e l’America Latina sono state lasciate ai loro problemi: carestie cicliche,
conflitti etnici e genocidi in Africa; la lotta al narcotraffico e la promozione di principi
democratici e di crescita economica in America Latina. Un’altra caratteristica distintiva
dell’era contemporanea è la GLOBALIZZAZIONE (=un perdurante processo di integrazione
economica e tecnologica, con rivoluzionari passi nel settore dei trasporti e delle
telecomunicazioni). In questo processo sono gli individui più istruiti che tendono a sfruttare al
meglio gli effetti di questo processo, traendo vantaggio dall’accesso alle informazioni e alla
conoscenza e migliorando il loro status materiale e sociale. Gli individui sono meno istruiti
sono meno capaci di trarre questi benefici e coloro che sono legati a stili di vita e mezzi
capaci di produzione tradizionale vedendo la globalizzazione come una minaccia distruttiva
oppure offensiva a livello culturale.

INDIVIDUALE STATALE INTERNAZIONALE

Alcuni individui traggono L’Unione Europea è più di Un paradosso apparente: la


vantaggi dalla un insieme di Stati sovrani fine della guerra fredda ha
globalizzazione attraverso ma meno di uno Stato portato a una preminenza
scambi economici e unitario in sé. temporanea degli Stati Uniti
culturali. La globalizzazione in termini materiali
può essere una minaccia (unipolarismo) ma non ad
per altri individui che la una crescita nell’influenza
vedono come una sfida ai globale di questi ultimi. Il
valori culturali tradizionali, e sistema interstatale sembra
come uno strumento che essere immune al controllo

20
crea più competizione di una singola potenza.
economica.

CAPITOLO 3
Teorie delle Relazioni internazionali

Una teoria è un’immagine semplificata degli schemi di azione e intenzioni che hanno luogo
all’interno di un determinato ambito d’interesse e una spiegazione del perché rileviamo tali
schemi. Ciascuna delle tradizioni teoriche attribuisce un peso diverso a ciò che conta
maggiormente nelle comprensione delle relazioni internazionali. Ciascuna parte da una serie
di assunti per poi dirigere l’attenzione verso uno specifico insieme di forze al fine di trovare
un senso nella complessità della politica mondiale.

3.1 La tradizione realista


Il realismo vede le Relazioni Internazionali come una lotta per la potenza e la sicurezza tra
Stati-nazione in competizione reciproca in un mondo caratterizzato dalla perenne presenza
del pericolo. Secondo questa prospettiva, in un mondo anarchico, nel quale gli Stati-nazione
devono provvedere da sé alla propria sicurezza, la rivalità e il conflitto sono inevitabili. La
risoluzione dei conflitti fra Stati dipenderà dalla distribuzione della potenza.

Assunti del relativismo


Il realismo è la visione semplice della realtà internazionale, che considera la concorrenza
per la potenza tra gruppi o Stati il tratto centrale e duraturo delle Relazioni Internazionali. Si
basa su 5 assunti:
- i realisti osservano che i gruppi (Stati) esistono in un mondo in cui nessuna autorità
superiore può imporre regole e ordine. Gli Stati conducono la propria esistenza in un
mondo caratterizzato da anarchia, che non vuol dire caos, e ottengono sicurezza o
soddisfano i propri interessi in misura proporzionale alla potenza di cui dispongono.
Per il realismo, l’identitcità della politica internazionale attraverso le epoche storiche
non è dovuta al carattere dei popoli o dei governi, ma è il risultato dell’anarchia
internazionale. In assenza di un’autorità di governo superiore che li protegga, gli Stati
tendono ad avere timore dei loro omologhi, e cercano di aumentare la loro potenza
per proteggersi e ottenere ciò che vogliono del sistema internazionale.
- il secondo assunto è che gli Stati sono gli attori principali. Poichè l’anarchia crea
insicurezza, gli uomini si sono sempre divisi in gruppi predisposti al conflitto. I governi
offrono ai membri del proprio gruppo protezione dalle ripercussioni di un sistema
internazionale insicuro. Altri attori quali le organizzazioni internazionali, le chiese e le
imprese private possono fiorire all’interno del sistema ma sono secondari rispetto ai
modi e ai mezzi della politica mondiale.
- terzo, gli Stati sono attori ragionevolmente razionali, in grado di riconoscere le
condizioni circostanti, i rischi e le opportunità della sfera internazionale. Adeguano il
loro comportamento quando i costi di tali azioni superano i benefici. Anche se a volte
gli Stati persistono per lunghi periodi di tempo nell’avere comportamenti per cui i
costi superano di gran lunga i guadagni.
- la sicurezza è il problema centrale della politica internazionale. Tutto ciò è causato
dall’anarchia. La politica estera è innanzitutto un esercizio della sicurezza mondiale.
Gli Stati possono anche aspirare a propagare nel mondo valori elevati e creare

21
sistemi commerciali aperti, ma in ultima analisi essi devono comunque preoccuparsi
della possibilità di essere sfruttati o attaccati da altri Stati.
- i realisti sostengono che la ricerca di sicurezza sia un’impresa concorrenziale, motivo
per cui rivalità e conflitto sono ritenuti aspetti intrinseci alla politica mondiale. Il
potere ha una quantità relazionale: se uno Stato si rafforza, gli altri necessariamente
si indeboliscono. Alcuni Stati sono più ricchi di altri e, poiché potenza e benessere
vanno di pari passo, essere più ricchi significa essere più sicuri e più prosperosi.
Il conflitto è un carattere intrinseco delle relazioni fra Stati, la pace e la cooperazione
possono essere raggiunte, per lo meno temporaneamente e in determinati modi, ma questa
non è una condizione permanente.

Le asserzioni reliste

Le affermazioni principali riguardano il bilanciamento delle potenze, le alleanze, i dilemmi


della sicurezza, i guadagni relativi, le transizioni di potere e il nazionalismo.
Per i realisti, un’asserzione primaria è quella secondo la quale l’EQUILIBRIO DI POTENZA è
una dinamica basilare che gli Stati hanno perseguito per secoli, è una strategia impiegata
dagli Stati per proteggersi in un contesto mondiale analitico e pericoloso. Di fronte all’ascesa
di nuove potenze e alle minacce di altri Stati, uno Stato si può difendere generando potenza
di contro-bilanciamento. Se uno Stato minacciato genera sufficienti capacità militari, ci sono
meno probabilità che lo Stato dal quale proviene la minaccia attacchi. La potenza è utilizzata
per neutralizzare o bilanciare altra potenza.
Una delle tendenze più antiche delle relazioni internazionali è quella per cui l’ascesa di uno
Stato potente innesca la formazione di una coalizione di Stati che cercano di proteggersi
come gruppo attraverso il contro-bilanciamento dello Stato in ascesa. (es Guerra fredda e
coalizioni di Stati per bilanciarsi a vicenda).
Il fatto che gli Stati esistano all’interno di un sistema anarchico significa che essi non
possono mai essere sicuri delle reciproche intenzioni. Tale condizione conduce al dilemma
della sicurezza, si ha quando uno Stato cerca di assicurare la propria sopravvivenza nel
sistema internazionale acquisendo potenza militare ma, con ciò, genera insicurezza in un
altro Stato portandolo a cercare di proteggersi procurandosi a sua volta potenza militare.
Tale situazione può portare ad una dinamica di insicurezza reciproca e a una corsa agli
armamenti. L’accumulo di potenza a fini difensivi innesca una controreazione. Ma ciò che è
protezione per uno Stato può sembrare un mezzo di aggressione o attacco per un altro.
Asserzione complementare a quella sull’equilibrio di potenza è che gli Stati reagiranno a
situazioni di minaccia formando ALLEANZE, coalizioni di Stati create al fine di garantire
protezione reciproca. La più famosa è la NAT, che combina le capacità militari americane ed
europee da impiegare in conflitti all’interno e all’esterno dei conflitti europei.
La principale difficoltà in un mondo anarchico è che gli Stati danno molta importanza ai
GUADAGNI RELATIVI (=si concentrano sui benefici ottenuti da uno Stato in confronto a
quelli conseguiti dal rivale, sono un importante elemento del nazionalismo economico e
consistono nell’idea che alcuni guadagnino più degli altri nelle interazioni economiche e che
coloro che guadagnano di meno sono dei perdenti, anche se hanno ottenuto guadagni
assoluti positivi), gli Stati si trovano quindi in un perenne gioco competitivo volto a
mantenere la propria potenza. Secondo il pensiero relativista, se il libero commercio genera
guadagni assoluti consistenti, ma avvantaggia in misura maggiore altri Stati potenzialmente
minacciosi, uno Stato sarà restio ad avviare rapporti di libero scambio (es. aumentare gli

22
scambi con la Cina , per gli Stati Uniti vuol dire aiutare quest’ultima a incrementare la propria
potenza relativa).
Importante anche l’attenzione sul problema della TRANSIZIONE DI POTERE (=situazione in
cui la potenza relativa di due o più Stati muta, spesso in conseguenza di innovazioni
tecnologiche e di una crescita economica diseguale).Oggi la Cina sperimenta un’ascesa che
la mette in competizione con con le grandi potenze occidentali. Il mutamento internazionale
avviene quando innovazioni tecnologiche e una crescita economica squilibrata comportano
un’alterazione delle posizioni in termini di potenza relativa degli Stati.
Sorge però un altro problema, ovvero del MUTAMENTO PACIFICO (= il problema di come il
sistema internazionale resiste e reagisce alla transizione in un ordine basato sulla
supremazia di uno Stato sugli altri). In questi casi è possibile che ci sia conflitto, perché lo
Stato in Ascesa troverà insoddisfacente l’ordine internazionale vigente e vorrà che il sistema
internazionale si adatti ai suoi interessi e gli riconosca lo Status e i diritti propri di una
potenza in ascesa. A sua volta lo Stato in recedente posizione dominante e ora in declino si
sentirà minacciato e cercherà di preservare la propria supremazia in via di diminuzione. E’
però giusto dire che non tutte le transizioni di potere si risolvono in una guerra, se in periodi
di guerre la competizione per la sicurezza distruggono l’ordine globale o meno dipende da
come gli Stati in ascesa e quelli in declino definiscono i rispettivi interessi e dal modo in cui
essi decidono di difendere, sovvertire o adattarsi all’ordine internazionale esistente.
Infine per i razionalisti il NAZIONALISMO (=un'identità politica intensa condivisa da un
popolo, o un senso di destino collettivo in quanto comunità politica) appare come una forza
dinamica che motiva gli Stati sulla scena internazionale. E’ una sensazione condivisa da un
gruppo di essere legati l’uno all’altro in quanto parte di un’entità politica nazionale. Il senso di
identità comune, di comunità di destino, è ciò a cui fa affidamento uno Stato quando richiede
dei sacrifici al suo popolo (es tasse o servizio militare). Il nazionalismo appare però anche
una potente forma di conflitto che incoraggia i gruppi ad accentuare le differenze tra sé e gli
altri.
All’interno della tradizione realista esistono però diversi dibattiti, ad esempio tutti condividono
l’idea che l’anarchia sia importante, ma alcuni di loro pensano che questo tenda a rendere
gli Stati audaci e aggressivi, altri ritengono che l’anarchia sia invece portata a incoraggiare
comportamenti cauti e votati alla difesa. Ciò che emerge è un mondo di anarchia nel quale
competizione e conflitto sono perennemente presenti e non cederanno a scomparire.

La scuola inglese delle Relazioni Internazionali


La scuola inglese è emersa nel dopoguerra con l’idea realista per cui gli Stati operino
all’interno di un contesto anarchico, tuttavia gli esponenti di questa scuola enfatizzano anche
come gli Stati si siano organizzati in una “società internazionale”. Vedono gli Stati più sociali,
elaborano regole, norme e istituzioni per gestire il sistema internazionale e la sua natura
anarchica. Hedley Bull parte dalla concezione realista per cui gli Stati sono attori
indipendenti e in competizione reciproca all’interno di un mondo dominato dalla politica di
potenza, ma li vede egoisti con un interesse comune. Gli Stati condividono un interesse a
stabilire le regole del gioco in tre ambiti (la limitazione dell’uso della forza, l’inviolabilità degli
accordi internazionali e la sicurezza dei diritti di proprietà). Enfatizza così la necessità di
avere degli incentivi a creare relazioni gli uni con gli altri. Il concetto di società internazionale
si riferisce a una vasta gamma di norme, regole e istituzioni che riflettono e guidano le
relazioni interstatali. Emerge l’importanza della diplomazia e del dialogo.

23
INDIVIDUALE STATALE INTERNAZIONALE

Nella teoria realista i leader Gli Stati rivaleggiano per la Il nazionalismo è una forza
statali sono i decisori politici sopravvivenza e la dinamica che rinsalda la
più importanti; essi conquista di vantaggi. centralità dello
perseguono l’interesse Stato-nazione.
nazionale e si destreggiano
in un mondo di Stati in
competizione reciproca.

3.2 La tradizione liberale


La tradizione liberale offre una varietà di idee su come e perché tale cooperazione abbia
luogo lungo il sistema globale. Ritenendo che la natura interna degli Stati, in particolare gli
interessi e le motivazioni degli Stati democratici e orientati al mercato, siano gli aspetti più
importanti delle relazioni internazionali. Vi sono 3 direzioni:
- la prima si concentra sul commercio e il suo impatto sulle relazioni internazionali. I
liberali pensano che la diffusione del capitalismo e le relazioni di mercato creino
interdipendenza economica, guadagni congiunti, interessi condivisi e incentivi alla
cooperazione internazionale.
- la seconda si focalizza sugli Stati democratici e le loro interazioni, l’idea è che gli
Stati democratici tendano a cercare affiliazioni con altre democrazia e a intessere
rapporti pacifici.
- il terzo si concentra sugli effetti di pacificazione del diritto e delle istituzioni
I liberali guardano al diritto internazionale e alle istituzioni come al prodotto dell’intento delle
società liberali di stabilire relazioni basate su regole, prevedono la diffusione e lo sviluppo
della democrazia e dei rapporti di mercato, i quali trasformano la lotta per il potere così
determinante per la tradizione realista.

Assunti liberali
La teoria liberale si basa su cinque assunti:
- l’idea che il mondo sia in un continuo processo di modernizzazione, trainato dalla
forza della scienza e della tecnologia, utilizzate costantemente per migliorare le
capacità umane. I realisti tendono a concepire la storia in termini di ciclicità, i liberali
sono più inclini a rilevare il progresso, che si manifesta in condizioni politiche,
economiche e sociali che migliorano nel tempo. i realisti pongono l’accento sulla
retorica della guerra, i liberali sono alla ricerca di modi di trascenderla.
- I principali attori sono individui, gruppi sociali, imprese, associazioni e altri tipi di
raggruppamenti umani che operano all'interno e trasversalmente agli Stati-nazione,
non gli Stati. A seconda degli interessi e delle inclinazioni, possono formare comunità
e ordinamenti politici (es Unione Europea). L’ascesa delle moderne democrazie
liberali basate sulla sovranità popolare e sullo stato di diritto rappresenta una svolta
storica cruciale per la teoria liberale. L’avanzamento e la diffusione della democrazia
liberale hanno permesso a individui e gruppi di superare le vecchie forme di
nazionalismo e imperialismo per rafforzare lo Stato di diritto e la cooperazione fra gli
Stati-nazione.
- Gli individui hanno, incorporati nelle strutture profonde della società in cui vivono,
incentivi e impulsi al commercio, alla contrattazione, alla negoziazione e alla ricerca

24
della cooperazione in vista di un guadagno congiunto. Superando lo schema dei
guadagni relativi.
- La modernizzazione e il progresso hanno la tendenza a condurre la società lungo un
percorso comune indirizzato verso la democrazia e la società di mercato. Questo
processo attraversa società e culture diverse ma produce tipi di sfide e risposte simili
ovunque. Le società capitaliste avanzate rappresentano l’avanguardia del movimento
lineare della storia.
- I liberali postulano che il progresso sia qualcosa che esiste davvero. Gli individui
reagiscono a incentivi che li inducono a rendere il loro mondo migliore e sono
sensibili ai diritti umani e alla correttezza morale dello Stato di diritto. I liberali
fondono la loro teoria della politica nell’individuo e gli individui possiedono diritti e
sono degni di rispetto, rivelano che il progresso ha avuto effettivamente luogo: la
schiavitù è stata abolita, il genocidio è ora un crimine contro l’umanità...

Le asserzioni liberali
Riguardano: liberalismo commerciale, pace democratica, istituzionalismo liberale,
transnazionalismo e cosmopolitismo.
- Secondo il concetto di LIBERALISMO COMMERCIALI, i liberali sostengono che la
società di mercato e l’interdipendenza economica tendano ad avere un effetto
pacificante sulle relazioni interstatali. Con l’aumento delle relazioni economiche fra
due Stati, cresce anche l’interesse di questi ultimi a intrattenere relazioni reciproche
e costanti. Di conseguenza i liberali sostengono che con l’intensificarsi dei rapporti
economici tra Stati-nazione, affioreranno degli interessi acquisiti che spingono a
mantenere relazioni stabili aperte e cooperative.
- Le democrazie tendono a non combattersi fra di loro (es pace democratica),col
diffondersi della democrazia nel mondo, sarebbero aumentate anche la pace e la
stabilità mondiali. Le democrazie si identificano reciprocamente come stati legittimi e
meritevoli di riconoscimenti, i cui interessi e la cui sicurezza devono essere rispettati
e tenuti nella giusta considerazione; in più sono i cittadini a sostenere i costi della
guerra (per sangue e denaro) e a scegliere i propri leader. I capi politici sono tenuti a
rendere conto delle loro azioni.
- Gli Stati instaurano relazioni fondate sul diritto e sulle istituzioni internazionali, che
possono avere un ruolo importante nel determinare il funzionamento delle relazioni
fra gli Stati. In alcuni casi, gli Stati hanno interessi diversi, perciò le istituzioni non
saranno di alcun aiuto nel promuovere cooperazione internazionale, in altre
circostanze gli Stati non collaborano perché non hanno fiducia gli uni negli altri, in
altre circostanze ancora, ammesso che gli interessi di due Stati non siano
intrinsecamente in contrasto, le istituzioni internazionali possono svolgere
l’importante funzione di riconciliare tali interessi incrementando il flusso di
informazioni, la trasparenza e la fiducia reciproca. si tratta dell’idea FUNZIONALISTA
(=l’idea liberale che le istituzioni siano strumenti che permettono agli Stati di
sviluppare forme di cooperazione più efficienti e durature). Quando gli Stati accettano
di attenersi a un sistema di regole e istituzioni, essi stanno acconsentendo a limitare
la loro libertà d’azione. Secondo i liberali, gli Stati accettano di vincolarsi nei casi in
cui crei incentivi e obblighi che inducono altri Stati a fare lo stesso.
- Le relazioni transnazionali forniscono importanti connessioni tra gli Stati. Il concetto
di TRANSNAZIONALISMO (=la tendenza di gruppi presenti all’interno degli Stati di
creare associazioni di cooperazioni con gruppi di altri paesi). Mentre i realisti

25
sostengono che le interazioni interstatali siano le più rilevanti, i liberali sottolineano
come le interazioni fra società possano anch’esse determinare schemi di
cooperazione e conflitto all’interno del sistema globale. (gruppi ad esempio
ambientalisti, organizzazioni per i diritti umani, sette religiose, organizzazioni
terroristiche e associazioni scientifiche), questi gruppi transnazionali possono influire
nelle relazioni internazionali.
- I liberali pongono l’accento sull’importanza del COSMOPOLITISMO (=tendenza di
individui provenienti da paesi diversi di accettare gli uni gli altri come concittadini
globali), può essere contrapposto al nazionalismo. I liberali sostengono come gli
uomini non siano intrappolati nelle loro identità nazionali , essi possono invece
liberarsene, entrando in contatto con persone di altri luoghi del mondo e formando
con loro una comunità.
Questa teoria sottolinea la possibilità di cooperazione fra le democrazie di mercato moderne
e avanzate. La tesi generale è che queste società abbiano gli incentivi e le capacità
necessarie a creare rapporti politici complessi, stabili e mutualmente accettabili. I problemi
dell’anarchia sono ridotti a tal punto che la distribuzione della potenza non porta di per sé
all’equilibrio o al dominio coercitivo. Tutti beneficiarono in egual misura della crescita del
commercio e della cooperazione.

INDIVIDUALE STATALE INTERNAZIONALE

Individui e gruppi sono Gli Stati liberali democratici La diffusione della


importanti attori non-statali hanno aumentato il loro democrazia liberale,
nella teoria liberale, coinvolti potere e la loro influenza l’aumento dell’indipendenza
a livello domestico nella attraverso processi di e l’intensificazione della
formazione della politica modernizzazione economica cooperazione istituzionale
estera e attivi e politica di lungo termine. creano un sistema
trasversalmente rispetto ai Le democrazie tendono a internazionale più stabile,
confini nazionali per non combattersi, e a prospero e pacifico.
intraprendere scambi e altre collaborare fra di loro più
forme di cooperazione. strettamente di quanto
facciano con altri tipo di
Stato

3.3 La tradizione marxista


La rivoluzione industriale generò grandi ricchezze, ma i lavoratori e i poveri ne beneficiarono
in breve misura. Karl Marx cercò di comprendere i meccanismi della rivoluzione industriale,
identificando i vincitori e i perdenti. La tradizione marxista si focalizza sul conflitto e sulla
rivoluzione, che si ritengono collegate al mutamento dell’economia e all’emergere di classi
ricche e povere all’interno e attraverso i confini nazionali. E’ una teoria sul capitalismo che
ha come presupposto la nozione di materialismo storico, ovvero l’idea che la storia sia
plasmata e motivata dalle basi materiali ed economiche. Col mutare dei fondamenti materiali
della società, così cambia la storia. Questo sistema capitalista profondamente radicato e in
costante mutamento fornisce il contesto strutturale nel quale i popoli, le classi e gli stati
operano.

Assunti marxisti
Vi sono cinque assunti:

26
- gli interessi e i rapporti politici sono determinati dalla posizione di ciascuno all’interno
del sistema economico in trasformazione. L’economia modella la politica, la base
economica plasma la sovrastruttura politica. Il MODO DI PRODUZIONE
(=l’organizzazione di base dell’economia, il modo in cui le persone si rapportano le
une alle altre e al mondo materiale) determina le RELAZIONI DI PRODUZIONE (=le
relazioni sociali e politiche che emergono nella società, sono modellate del modo di
produzione. In corrispondenza di un modo di produzione). All’inizio dell’era moderna
il capitalismo si impose come modo di produzione, portando con sé la moderna
società industriale, con esso comparve una classe industriale e commerciale, la
politica invece si presenta come ciò che accade a livello superficiale della società ed
è plasmata dalle forze profonde del capitalismo dello sviluppo industriale.
- gli attori rilevanti della società non sono gli individui, bensì le CLASSI
SOCIO-ECONOMICHE(=raggruppamenti umani definiti dalle loro relazioni con
l’economia). Le sue classi principali diventarono i lavoratori e i capitalisti. Mentre i
realisti mettono in evidenza gli Stati come attori chiave del sistema globale e i liberali
si concentrano su individui e gruppi, la teoria marxista vede le classi come gli attori
che, direttamente o indirettamente, danno forma alla competizione politica e alle
relazioni internazionali.
- Lo Stato moderno è organizzato essenzialmente per servire gli interessi della classe
capitalista. Hanno come obiettivo finale la difesa e la promozione della classe
capitalista. La classe capitalista esercita il suo dominio più efficacemente quando il
suo controllo sulla società è meno visibile.
- Il CONFLITTO DI CLASSE definirà sempre di più le relazioni fra lavoratori e
capitalisti. Con lo sviluppo dell'industrializzazione capitalistica ci si aspetta una
sempre più netta divisione fra le due classi, che porterà ad un conflitto provocato dai
loro interessi di classe in competizione. I lavoratori sono vulnerabili alle oscillazioni
fra i momenti di espansione e quelli di contrazione dell’economia. Queste relazioni di
classe sono transnazionali. I lavoratori condividono i propri interessi al di là dei
confini industriali, unendosi in sindacati basandosi sul presupposto che i lavoratori
hanno maggior potere contrattuale se agiscono collettivamente piuttosto che
individualmente.
- La RIVOLUZIONE è la grande sorgente di cambiamento politico. Con l’intensificarsi
del conflitto di classe all’interno del processo di sviluppo capitalistico si raggiunge un
punto di rottura, così i più prendono il sopravvento sui meno numerosi. La società
sarà dunque trasformata in un sistema privo di classi, il capitalismo sarà trasformato
in comunismo, un sistema sociale in cui non c’è proprietà privata né Stato capitalista
e i lavoratori governano collettivamente e in armonia l’economia e la società.
(L’Unione Sovietica si discosta dall’ideale marxista poiché fu solo un piccolo gruppo
di funzionari che si appropriò del potere politico e dell’autorità).
Marx sosteneva che il capitalismo fosse un sistema di produzione straordinariamente
dinamico ed efficiente, le cui possenti forze statali stavano trasformando il mondo. Gli Stati
capitalisti commerciavano, investivano e si espandevano, portando le aree arretrate del
mondo fra le braccia del sistema capitalistico, questa logica espansionistica avrebbe dovuto
persistere fino a quando le società capitaliste non fossero maturate e pronte alla rivoluzione.
Alcuni impiegarono il concetto di EGEMONIA (= per gli studiosi marxisti, è un sistema di
potere in cui i principali Stati capitalisti esercitarono forme di predominio e controllo su
società e popoli più deboli, spesso in maniera indiretta, influendo sulle loro ideologie e

27
istituzioni) per spiegare il modo in cui i principali Stati capitalisti esercitano la loro
supremazia sulle risorse e le istituzioni della politica mondiale.

Asserzioni marxiste
- Gli Stati agiranno in modo da proteggere e promuovere gli interessi del capitalismo e
della classe capitalista, difendendo i diritti di proprietà e le istituzioni che sostengono
il capitalismo moderno. Anche i realisti prevedono che gli Stati agiscano in modo da
favorire gli interessi economici dei loro paesi, ma al fine di perseguire i propri
interessi nazionali; per i marxisti gli Stati agiscono per conto del capitalismo.
La teoria marxista si distingue proprio per il modo in cui le imprese controllano lo stato. Le
influenze strutturali del capitalismo sulla politica estera si riferiscono a come gli Stati
implementano politiche che automaticamente favoriscono e proteggono gli interessi del
capitalismo, sostenendo regole e istituzioni che siano favorevoli al commercio e agli
investimenti. I marxisti individuano anche delle influenze strumentali del capitalismo sulle
politiche estere, in questo caso è l’attività di lobbying delle imprese a influenzare le azioni
degli Stati. Nella sfera politica il denaro è una fonte formidabile d’ influenza e i gruppi d’affari
usano tale vantaggio per condizionare i governi.
- Le IMPRESE TRANSNAZIONALI (=aziende che operano attraverso i confini
nazionali. Secondo il marxismo, con l’espansione del capitalismo, le imprese si
indirizzano in misura crescente verso il sistema internazionale alla ricerca di mercati.
Tale tendenza arricchisce i capitalisti e impoverisce i lavoratori) sono un aspetto
fondamentale della politica mondiale. La classe capitalista internazionale dispone di
diverse opzioni, può insediare attività in vari paesi e nel caso in cui sorgano
condizioni avverse ai propri interessi economici, può cessare le attività e spostarsi
altrove. I governi nazionali hanno incentivi a trattare con riguardo le imprese
internazionali, fornendo agevolazioni fiscali e accordi favorevoli. I lavoratori non
possono spostarsi così facilmente e la loro posizione non è negoziabile
La teoria marxista guarda il mondo in termini di classe e interessi economici. Mentre per i
realisti gli Stati lottano per la potenza, per i marxisti la politica e le relazioni internazionali
sono parte di un più profondo processo storico di sviluppo capitalistico. Mentre i liberali
asseriscono che l’indipendenza economica è in ultima analisi vantaggiosa per tutti e offre
incentivi alla cooperazione fra gli Stati, i marxisti credono che le relazioni economiche
all’interno e fra i paesi siano intrinsecamente inique e basate sullo sfruttamento. L’economia
non genera pace ma conflitto, che per i marxisti sarà superato tramite la rivoluzione
comunista.
Il marxismo offre un’utile alternativa alla prospettiva liberale. I liberali tendono a vedere la
globalizzazione come una forza esplosiva, che aumenta la coesione mondiale e genera
guadagni economici per tutti. Il marxismo si concentra maggiormente sulla differenza fra
vincitori e perdenti all’interno del sistema capitalista mondiale.

INDIVIDUALE STATALE INTERNAZIONALE

Gli individui sono divisi in Gli Stati capitalisti sono Il sistema internazionale è
classe e i loro interessi e la società classiste, governate forgiato dagli imperativi della
loro capacità politica sono da potenti élite economiche. crescita capitalistica dei
plasmati dalla loro Gli Stati capitalisti sfruttano potenti Stati capitalisti che lo
situazione economica. e al contempo esercitano dominano.
supremazia sulle società più

28
deboli, conducono guerre e
missioni all’estero alla
ricerca di guadagni
economici.

3.4 La tradizione costruttivista


Seppur in modi diversi, realisti, liberali e marxisti discutono tutti dell’impatto del potere e
degli interessi sulle relazioni internazionali. La prospettiva costruttivista si concentra però sul
ruolo delle idee e sui modi in cui ciò che la gente crede plasma le azioni di individui, gruppi e
Stati, idee e credenze sono rilevanti nel modo in cui gli attori definiscono e perseguono i
propri interessi.

Assunti costruttivisti
Vi sono quattro assunti per i costruttivisti:
- gli interessi di individui, gruppi e Stati non sono dati, ma sono modellati dalle
IDENTITA’ degli attori. Il modo in cui gli uomini percepiscono se stessi darà forma al
modo in cui essi pensano ai propri interessi e a ciò che vogliono ottenere in politica.
Le altre tradizioni credono che gli interessi degli individui derivino da specifiche
strutture e politiche (es anarchia, democrazia, società di mercato e condizioni di
classe), i costruttivisti vedono più varietà nelle posizioni degli individui.
- le identità sono forgiate da una quantità di fattori ideazionali. I costruttivisti non
eliminano del tutto il ruolo delle condizioni materiali degli individui nella formazione
delle loro identità. Nondimeno i costruttivisti sostengono che le identità emergano
dall’interazione di queste configurazioni del mondo materiali e delle idee e
convinzioni così come esse si evolvono nella mente delle persone.
- i componenti delle elite all’interno della società e dello Stato sono gli attori più
importanti. Le idee e le identità possedute da tali elite tendono a modellare il modo in
cui i gruppi e gli Stati agiscano da guida nel sistema internazionale.
- la comunicazione gioca un ruolo significativo nella formazione e nel mutamento delle
identità. L’interazione delle elite e delle reti all’interno delle quali operano è
importante nella creazione e nel rafforzamento delle idee e delle credenze.
L’attenzione dei costruttivisti si concentra su momenti storici cruciali in cui le elite
comunicano o creano consenso sull’identità di gruppi e Stati e sul modo in cui
pensare ai problemi da affrontare.

Asserzioni costruttiviste
Vi sono quattro asserzioni:
- i costruttivisti sostengono che il mondo è ciò che tu pensi esso sia. Se gli uomini
possono essere convinti, ed effettivamente arrivano a pensare, che il mondo sia
guidato da criteri morali universali, essi agiranno di conseguenza. Il mondo è
anarchico, ma ciò non implica che le relazioni inter-statali funzionino come previsto
dalla teoria realista. L’anarchia è modellata dal modo in cui le persone pensano ad
essa;infatti può manifestarsi in modi diversi (es. 1. il mondo ostile descritto dai
realisti, in cui gli Stati si considerano reciprocamente come dei nemici che non
meritano rispetto e qui vige la legge della giungla; 2 quella in cui gli Stati vedono gli
altri come rivali ma non come nemici, non sono interessati a conquistare gli altri
perché non sono nelle condizioni di farlo, preservando lo status quo e usando la

29
forza solo per fini difensivi; 3 gli Stati si percepiscono come amici, cooperano per
guadagni collettivi, l’uso della forza è illegittimo, la sicurezza collettiva sostituisce
quella nazionale). Attraverso l’apprendimento e la socializzazione che scaturiscono
dall’interazione fra le élite, il mondo può passare a forme di anarchia maggiormente
orientate alla cooperazione e alla sicurezza collettiva.
- gli Stati operano all’interno di una SOCIETA’ CIVILE GLOBALE (=l’ambito delle
attività esterne al sistema politico, in cui si sviluppano gruppi religiosi etnici e civici). Il
costruttivismo è in questo senso compatibile con il concetto di cosmopolitismo. Per i
costruttivisti, la società civile globale è ciò che agevola i processi di apprendimento e
socializzazione delle elite, fornendo reti di comunicazione attraverso le quali le elite
sviluppano idee e identità che plasmano le politiche statali e danno forma alla
particolare variante di anarchia vigente.
- il MUTAMENTO NORMATIVO (=una modalità fondamentale attraverso la quale la
politica mondiale si è evoluta attraverso le epoche storiche, le idee su cosa è
accettabile o normale e cosa non lo è mutano nel tempo, quando questo processo ha
luogo può influenzare le relazioni internazionali).
- le elite statali esistono all’interno e sono influenzate da CULTURA STRATEGICHE
(=il concetto di cultura strategica si riferisce agli assunti sulla natura del sistema
globale e alle strategie d’azione condivise dalle elite di governo). I costruttivisti
sostengono che gli Stati hanno identità che contribuiscono a configurare il modo in
cui i loro decisori politici intendono l’interesse della nazione, affermano così che i
responsabili della politica nazionale operano all’interno di una cultura strategica che
modella la scelta di politica estera. Il concetto di cultura strategica si riferisce agli
assunti della natura del sistema globale.

INDIVIDUALE STATALE INTERNAZIONALE

Gli individui sono gli attori Le istituzioni politiche Il sistema internazionale è


più importanti nella politica nazionali e le idee e norme composto da Stati e da una
mondiale. Sono infatti le predominanti che esse società civile globale.
idee nella loro testa a dare incarnano modellano il L’anarchia non genera
forma all’azione di gruppi e modo in cui gli Stati necessariamente conflitto,
società all’interno del definiscono i loro interessi e dipende da cosa gli Stati
sistema globale. agiscono all’interno del fanno di essa.
contesto mondiale.

3.5 La tradizione femminista


Il punto focale della teoria femminista è il ruolo del genere e delle donne, nella società e
negli affari internazionali. Essa cerca di gettare luce su pregiudizi e modi di guardare alle
relazioni internazionali solitamente trascurati.

Assunti femministi
- gli Stati e le relazioni internazionali hanno imposto un genere a strutture di dominio e
interazioni. Il femminismo è simile al marxismo nell’importanza attribuita alle
ineguaglianze strutturali che pervadono i sistemi politici, economici e sociali. Il
capitalismo e il sistema degli Stati sono un sistema di dominio nel quale le donne
tendono a occupare i livelli inferiori e di minore portata

30
L’obiettivo della tradizione femminista nelle relazioni internazionali è di rilevare il pregiudizio
di genere che pervade le teorie tradizionali dello stato e della politica di potenza e di offrire
visioni alternative delle questioni globali partendo dal punto di vista dei deboli e di coloro che
sono privi di potere.
Vi sono due linee argomentative :
- una è una crisi degli assunti sulla politica mondiale formatasi in una prospettiva
esclusivamente maschile, che sfida in particolare l’orientamento realista di buona
parte della teoria;
- il preconcetto di genere ha sminuito i ruoli e le capacità delle donne nella condotta
reale delle relazioni internazionali.

Asserzioni femministe
Assunti e preconcetti di genere si ritrovano a tutti i livelli della tradizione teorica. La lingua
utilizzata ha un orientamento prettamente maschile, e trasmette il velato messaggio che la
politica internazionale è affare da uomini. L’assunto nascosto è che la sfera pubblica,
turbolenta e imprevedibile, è un luogo maschile, mentre la sfera privata della famiglia e della
vita domestica è un luogo femminile. La ricerca scientifica femminista aspira a scardinare e
scomporre le tradizionali concezioni viziate da preconcetti di genere sulle relazioni
internazinali., questo approccio potrebbe porre l’accento su cooperazione, guadagni
reciproco, interdipendenza e comprensione degli aspetti sociali. Con l’obiettivo di includere
la condizione subordinata delle donne nell’analisi.
Una prima implicazione di questo obiettivo è che se alle donne sono offerte maggiori
opportunità di detenere il potere esse lo fanno con specifiche priorità e sensibilità. Diversi
studi forniscono delle prove che i maschi e le femmine hanno predisposizioni diverse alla
violenza e all’ostilità dovute a differenza nei loro caratteri genetici e biologici, come la
presenza nei maschi dell’ormone testosterone. Alcun esperimenti vedono invece la cultura
come un fattore più importante nella formazione delle differenza di genere relative ai
comportamenti sociali.
Una seconda implicazione è quella che sostiene che le donne sono state sistematicamente
sottorappresentate sia nello studio che nella pratica delle relazioni internazionali, sebbene i
rapporti fra i sessi differiscano da paese a paese, essi siano nondimeno quasi sempre
ineguali. La tesi non è che le donne siano diverse, ovvero che incarnino valori e sensibilità
distintivi, bensì che esse siano semplicemente sottorappresentate nel mondo della ricerca
accademica sulle relazioni internazionali nei luoghi del potere politico.
Le donne tendono a studiare e insegnare materie diverse rispetto agli uomini. Le donne
hanno maggiori probabilità di studiare attori transnazionali e organizzazioni internazionali,
specializzandosi in regioni in via di sviluppo e focalizzarsi sul ruolo delle idee e delle identità.
Gli uomini sono invece più propensi a studiare la politica estera americana e questioni
relative alla guerra e alla pace, specializzarsi nella politica delle grandi potenze e usare
teorie realiste della politica internazionale.
Anche nel mondo della politica estera e della diplomazia la sotto-rappresentazione delle
donne è impressionante. Le femministe che si occupano del problema dell’ineguaglianza e
della sotto-rappresentazione non sostengono che le donne sarebbero delle migliori leader o
che il mondo sarebbe un luogo più specifico se fosse guidato da donne. Queste pensatrici
femministe semplicemente sostengono che si tratta di una questione di giustizia. Alcuni
studiosi sostengono che in effetti le donne sarebbero effettivamente migliori diplomatici
essendo anche più sensibili a tematiche a una serie più ampia di valori sociali e sarebbero
più inclini a cercare soluzioni pacifiche ai problemi del mondo.

31
Il fine della teoria temminista non è sostenere l’avanzamento delle donne nelle posizioni di
potere perché promuovono valori e aspirazioni più nobili, bensì perché la loro
sotto-rappresentazione scaturisce dell’ingiustizia e dalle iniquità sociali che minano i sistemi
economici e politici odierni.

INDIVIDUALE STATALE INTERNAZIONALE

Gli individui sono definiti dal Gli Stati tendono a essere L’orientamento al conflitto di
loro genere. Questa identità guidati da uomini, i quali molti uomini può rafforzare il
di genere può esercitare trasportano impulsi e carattere bellogeno
un'influenza potente su sensibilità maschili dell’anarchia internazionale.
come uomini e donne nell'esercizio del potere
pensano alla politica nello Stato e nel sistema
mondiale. internazionale.

3.6 COMPARARE LE TRADIZIONI


Attori che Comportamento La politica La direzione
dominano la degli attori mondiale e i della storia
politica processi di
mondiale mutamento

REALISTI I leader degli Gli Stati La politica Concezione


Stati esprimono agiscono mondiale è ciclica della
essenzialmente soprattutto per modellata e storia. Essendo
gli interessi favorire la modificata dalla coinvolti in cicli
nazionali. propria potenza guerra. continui di
e i propri Creando nuove guerra e
interessi , che li dinamiche tra le cambiamento,
mette in potenze. ascesa e
conflitto tra loro. declino

LIBERALI La politica Gli Stati sono I processi di Immagine


estera riflette la più inclini alla apprendimento lineare , nella
diversità di cooperazione. sono una forza quale i popoli e
persone e Individui e più potente per le società
gruppi gruppi sono alla il cambiamento possono
all’interno della ricerca dei della politica collaborare e
società. propri interessi mondiale. migliorare le
lavorando loro esistenze.
insieme.

MARXISTI Riducono gli Individuano La rivoluzione è Il conflitto


schemi generali nella il meccanismo diclasse porterà
della politica disuguaglianza del mutamento. a una
mondiale alle economica e Le classi sociali rivoluzione che
classi nel conflitto di sono condurrà a
economiche. classe le antagoniste e il rapporti più equi
dinamiche conflitto e giusti.
fondamentali rovescerà il
all’interno e fra vecchio ordine
gli Stati. politico
stabilendo nuovi

32
rapporti sociali.

COSTRUTTIVI Guarda le elite I modi in cui le La diffusione Logica


STI di governo e elite delle idee è il progressista del
sociali che sono comunicano più importante mutamento ma
le portatrici di all’interno e meccanismo di incerta. Il
idee che attraverso gli cambiamento, dialogo e il
influenzano Stati, portato avanti confronto tra le
l’azione degli condividendo da attivisti elite può dar
Stati. conoscenze e politici, gruppi luogo a conflitti
ordine. sociali e oppure si
organizzazioni possono trovare
internazionali punti comuni su
non-governative cui rifondare la
politica
mondiale.

FEMMINISTE Si concentra Portano alla L’identità di La storia è


sull'identità di luce i genere può plasmata
genere dei preconcetti e le influenzare sia il dall’identità di
leader e dei parzialità negli modo in cui i genere e le
cittadini e sui studi che leader agiscono prospettive di
preconcetti enfatizzano i nelle questioni pace, guerra,
maschili valori maschili a internazionali conflitto e
presenti nel scapito di quelli sia la cooperazione
mondo. femminili. comprensione e saranno
l’interpretazione influenzate dalle
di quell’azione. relazioni fra i
sessi.

Livelli di analisi
INDIVIDUALE STATALE INTERNAZIONALE

Diverse prospettive teoriche Realismo, costruttivismo e Il realismo accentua la


attribuiscono diverso peso femminismo minimizzano il rilevanza del sistema
all’importanza degli ruolo delle istituzioni internazionale, il
individui; il costruttivismo e il internazionali. Il liberalismo femminismo e il
femminismo pongono gli e il marxismo le pongono costruttivismo sostengono
individui al centro della loro invece al centro delle loro che gli effetti del sistema
analisi, il realismo relega analisi, anche se il primo internazionale dipendono da
l’individuo ai margini della pone l’accento sulle come gli attori percepiscono
sua analisi istituzioni politiche, mentre tale sistema, il liberalismo e
l’altro si focalizza sulle il marxismo ritengono che gli
istituzioni economiche. effetti del sistema
internazionale dipendano
dalle istituzioni interne degli
Stati
CAPITOLO 4
L’analisi della politica estera

Durante gli anni cinquanta, la Cina era alleata dell’Unione Sovietica e considerava gli Stati
Uniti il suo principale avversario geopolitico. Nelle guerre in Corea e in Vietnam, la Cina si

33
schierò al fianco dell’Unione Sovietica e combattè apertamente contro gli Stati Uniti. La Cina
non ebbe alcuna relazione diplomatica con gli Stati Uniti fino agli anni settanta.
Successivamente la politica estera cinese cambiò e i leader cinesi cominciarono a
considerare l’Unione Sovietica come avversario, invece iniziò a intrattenere relazioni
diplomatiche con gli Stati Uniti sia politicamente che economicamente.
Gli analisti di politica estera prediligono o un approccio endogeno, spiegano che fonti
domestiche di politica estera quali i gruppi di interesse, opinione pubblica o specifiche
strutture governative sono centrali per la comprensione del comportamento degli Stati,
oppure un approccio esogeno, che vede gli strumenti essenziali alla determinazione delle
politiche estere di uno Stato nelle fonti internazionali o esterne (=rapporti di forza e di
influenza tra gli Stati e la misura in cui uno Stato si trova in rapporti pacifici e amichevoli
confinanti o li percepisca come minacciosi).

4.1 L’analisi della politica estera: nozioni fondamentali e connessioni concettuali con le
Relazioni Internazionali
Gli analisti di politica estera mirano a identificare i motivi per cui il governo di uno specifico
Stato decide di agire in un determinato modo nei confronti di altri governi o attori
non-governativi, i motivi per cui lo stesso governo sceglie di considerare importanti certi
interessi e perché metta a punto una particolare strategia per promuoverli o difenderli,
potrebbero quindi voler investigare il motivo per cui Cina e India, essendo entrambi paesi
industrializzati che producono un certo quantitativo di gas serra, fossero interessati a firmare
e ratificare un accordo che prevedeva di vincolare il loro futuro comportamento economico.

Interessi delle politica estera


Un governo sceglie una determinata politica estera perché questa persegue degli specifici
interessi. I leader nazionali devono spesso accettare che esista un divario fra la speranza di
promuovere determinati interessi e la loro effettiva concretizzazione. Gli interessi esigono
spesso compromessi: la realizzazione di uno richiede la rinuncia ad un altro. (es. i leader
nordamericani credono che l’estensione della democrazia e dei diritti umani in Cina sia
anche un interesse degli Stati Uniti. Questa promozione di trasformazioni interne si scontra
con gli sforzi volti al perseguimento di una cooperazione economica).

Strategie di politica estera


Per poter avanzare o difendere un interesse, i leader di un governo sviluppano una
strategia di politica estera, che consiste nella specificazione da parte dei leader, di obiettivi e
strumenti politici. Si possono distinguere 2 strumenti volti al raggiungimento di obiettivi
politici: la persuasione e coercizione.
Strumenti di persuasione:
Uno strumento fondamentale è la diplomazia, è un processo per cui i rappresentanti di due o
più governi si incontrano per discutere problemi di interesse comune in forum di tipo bi o
multipolare. I rappresentanti cercano di persuadersi a vicenda riguardo ai meriti delle
rispettive posizioni, con uno sguardo rivolto a soluzioni condivisibili a determinati problemi o
nel tentativo di sviluppare meccanismi attraverso i quali ottenere vantaggi individuali
attraverso forme di azioni congiunte. (es. ONU cercò di persuadere l’Iran ad accettare delle
limitazioni alle sue attività nucleari e i rappresentanti iraniani hanno cercato di convincere i
consiglieri dell’ONU che quelle attività erano indirizzate per la ricerca medica. Nel 2013 l’Iran
accettò di sospendere temporaneamente la maggior parte del suo programma nucleare e
l’ONU avrebbe concesso all’Iran un parziale sgravio dalle SANZIONI ECONOMICHE

34
internazionali). Le SANZIONI ECONOMICHE sono strumenti di coercizione, ma la
diplomazia in politica estera è uno strumento di persuasione. Un altro strumento è
l’applicazione di INCENTIVI ECONOMICI.

Strumenti di coercizione
Quegli strumenti ideati per costringere un determinato paese ad agire o meno in una data
maniera, uno tra questi strumenti sfrutta l’applicazione di sanzioni economiche (es. tra il
2011 e il 2012 gli Stati Uniti e i paesi membri dell’Unione Europea cominciarono a boicottare
l’acquisto di petrolio e a proibire le transizioni finanziarie dell’Iran, tali azioni furono prese
seriamente dal governo iraniano, il quale avanzò la possibilità di chiudere lo Stretti di
Hormuz. Così gli Stati Uniti e l’Unione Europea minacciarono di entrare in guerra contro
l’Iran ). Un’altra tipologia di strumenti riguarda operazioni e propaganda a carattere segreto.
La propaganda consiste in un utilizzo selettivo dell’informazione o della disinformazione
volta ad avanzare interessi politici, è uno strumento utilizzato di frequente nei conflitti per
mobilitare la propria popolazione o scoraggiarne altre. Le operazioni segrete sono attività
che un governo dirige contro gli interessi di un altro governo o un attore non statale tenendo
all'oscuro sia i paesi interessati che i paesi terzi. Gli Stati possono ricorrere a strumenti di
politica coercitiva che implicano l’uso in vario titolo di forze militari. Uno Stato può ricorrere
alla diplomazia coercitiva: questa avviene con azioni di breve durata che non coinvolgano
immediatamente l’uso in larga scala di forze militari. L’uso diretto di forze armate è uno
strumento di politica estera coercitiva. La guerra non è altro che la continuazione della
politica attraverso l’utilizzo di mezzi diversi. (es. tra il 2001 e il 2002, gli Stati Uniti ricorsero a
una combinazione di operazioni segrete, inclusioni aeree e di terra per aiutare le fazioni
afghane a rovesciare le autorità talebane, costringendo Al Qaeda a ritirarsi nella zona
occidentale del Pakistan).
INDIVIDUALE INTERNAZIONALE

I leader nazionali scelgono quali interessi La maggior parte dei paesi ha spesso
promuovere in politica estera, selezionano bisogno di una cooperazione attiva da parte
quindi delle strategie per avanzare i loro di altri Stati per proseguire i propri interessi.
interessi. Gli individui sono spesso gli A tal fine essi fanno spesso uso di
obiettivi di una politica estera: questi compromessi
possono essere leader di governi stranieri;
personale chiave dal punto di vista
diplomatico, militare o scientifico o attori
non statali come ad esempio capi terroristici

4.2 Le fonti della politica estera


Allison e Zelikow usano tre modelli per comprendere le origini, la condotta e la fine della crisi
missilistica cubana, si concentrano rispettivamente su: uno Stato-nazione come attore
unitario e coeso; le procedure che operano in particolari dipartimenti governativi; gli accordi
politici fra i principali responsabili delle decisioni. Il modello dello Stato-nazione si colloca a
un livello di analisi internazionale, quello relativo ai dipartimenti governativi a livello
nazionale e quello sugli accordi politici si basa sull’analisi delle interazioni dei singoli
individui.

Fonti della politica estera al livello di analisi individuale

35
I leader nazionali svolgono un ruolo di enorme importanza nel definire la politica estera di un
paese, è possibile considerare che abbiano già delle personalità consolidate prima di
assumere i loro incarichi. Tali personalità derivano da una varietà di fonti che comprendono il
corredo genetico, le esperienze di socializzazione di gioventù e all’inizio della carriera
politica. I leader politici inoltre possono sviluppare determinati principi in risposta a eventi
vissuti o osservati che hanno cambiato la mentalità collettiva; si comportano come degli
“avari cognitivi” che, invece di fare delle analisi dettagliate rispetto ai costi e ai benefici, si
affidano a semplici scorciatoie mentali quando prendono delle decisioni, per risparmiare
tempo e risorse quando devono affrontare un gran numero di informazioni o quando hanno a
che fare con una serie di problematiche in condizioni di incertezza. Per rompere il ciclo di
conflitti sono necessari nuovi leader con esperienze diverse o leader preesistenti che evitino
le scorciatoie e adoperino differenti supposizioni cognitive, inclusa la volontà di osservare
nuove situazioni dal punto di vista dei loro avversari.

Fonti della politica estera al livello di analisi nazionale


La politica estera di un paese può essere influenzata dalle sue istituzioni e dinamiche
politiche, sociali ed economiche nazionali. Vi sono due categorie generali: una situata in
larga parte all’interno del governo nazionale dello Stato in questione e dall’altra quelle insite
alla società dello Stato stesso.

Istituzioni e politica all’interno di governi nazionali


E’ importante distinguere fra diversi tipi di governi nazionali, ossia democratici e non
democratici. I processi di formazione delle politica estera in giovani democratici sono meno
centralizzati e più accessibili alla società di quelli che hanno luogo in governi non
democratici. I leader nazionali, sia nelle democrazie che nei regimi autocratici, non prendono
decisioni politiche da soli, ma si affidano ai funzionari dell’esecutivo del governo che
costituiscono i loro diretti consulenti. Questa POLITICA BUROCRATICA (=possibile
influenza sulla strategia di un paese in cui i leader nazionali e i loro subordinati
intraprendono dibattiti di politica estera e costituiscono coalizioni, e in generale tentano di
influenzarsi a vicenda) a sua volta può influenzare gli interessi e le scelte strategiche di un
paese. Il presidente è un attore fondamentale del processo politico, ma le burocrazie
esecutive svolgono un ruolo altrettanto fondamentale ma potrebbe ritrovarsi a cedere la sua
leadership ad altri attori. (es. in Cina, il potere decisionale sulle politiche estere è più
concentrato. I decisori chiave siedono nel Comitato Permanente dell’Ufficio Politico del
Partito Comunista Cinese, il massimo organo esecutivo del paese. La Cina ha un sistema
politico monopartitico, negli ultimi decenni i “riformisti”, i massimi leader che appoggiano una
linea di integrazione con i paesi occidentali e con l’economia mondiale, sono in competizione
con i “conservatori”, i quali enfatizzano l’importanza dell’economia statale cinese e
preferirebbero azioni più decise nell’Asia orientale. Nel 2012 è avvenuta un’importante
transizione politica in Cina. Hu Jintao, ha lasciato il posto a Xi Jinping che fa parte di una
famiglia di padri fondatori comunisti, questo nuovo equilibrio lascia presagire la possibilità di
migliorare i rapporti con gli Stati Uniti e l’Occidente e un’accelerazione della liberalizzazione
economica, mentre a livello nazionale si eviterà di concedere al popolo maggiori libertà
politiche e civili).

Dinamiche tra esecutivo e legislativo


Nelle democrazie, i leader dell’esecutivo devono di solito ottenere cooperazione,
approvazione o almeno consenso dall’apparato legislativo per implementare le politiche

36
estere, ciò accade sia nei sistemi parlamentari che presidenziali. La necessità dei leader
dell’esecutivo di coinvolgere politicamente e ottenere l'appoggio dell’apparato legislativo è
sostanziale in tutte le democrazie , anche se con diverse sfumature. Leader autocratici,
come il siriano Basharal-Assad, accusato di usare armi chimiche contro i ribelli siriani,
tipicamente non devono affrontare tali limitazioni dettate dalla politica nazionale.

Politica nazionale e attori sociali


Altamente importanti sono le dinamiche politiche di ogni paese ad un livello più generale. Vi
sono tre classi di dinamiche politiche nazionali e attori sociali all’interno dei paesi che
influenzano significativamente la politica estera: l’opinione pubblica e le elezioni,i media e i
gruppi d’interesse.

Opinione pubblica ed elezioni


L’opinione pubblica e le elezioni possono giocare un ruolo importante nella formazione della
politica estera. Gli studiosi hanno dimostrato che i cittadini americani non votano solo sulla
base delle questioni nazionali, ma anche sulla base della politica estera. Per questo motivo, i
candidati alla presidenza dedicano a essa una significativa porzione dei dibattiti nelle loro
campagne elettorali. I presidenti americani tentano di plasmare le questioni estere a
seconda dell'opinione pubblica. Le condizioni per le quali è molti probabile che il pubblico
smetta di sostenere un intervento militare una volta che le ostilità sono cominciate. Una tesi
consolidata sostiene che questo effetto sul pubblico democratico sia direttamente
proporzionale al numero di perdite di vite umane. Una visione alternativa ritiene invece cheil
sentimento pubblico dipenda di più dall’esito stesso della guerra. Secondo questa visione se
si sta vincendo il pubblico sosterrebbe il proseguo delle attività militari nonostante l’ovvio
incremento delle perdite sul campo di battaglia. La relazione tra i leader nazionali e
l’opinione pubblica in contesti di guerre è complessa e multidimensionale. La guerra
incrementa la popolarità di un leader, questo fenomeno è denominato RALLY ‘ROUND THE
FLAG (=una spinta comunemente osservata nella popolarità di un leader dovuta a conflitti
esterni o guerre). Può capitare che i leader fabbrichino o ingicantiscano minacce esterne
proprio per approfittare dell’effetto rally ecc, o per deviare l’attenzione da altri problemi
politici.

I mezzi d’informazione e la politica estera


I mezzi d’informazione specializzati in politica estera sono quegli individui e organizzazioni
che documentano o commentano gli sviluppi esteri sui giornali,in televisione e attraverso
internet. Tuttavia, i mezzi d’informazione non forniscono informazioni neutrali, gli operatori
dei media possono indirettamente influenzare i leader nazionali alle prese con l’analisi dei
problemi di politica estera. Il meccanismo, denominato FRAMING, è il processo di selezione
e presentazione degli elementi delle notizie volto a influenzare le opinioni dei riceventi.
Questo processo può aiutare a plasmare l’opinione pubblica su specifiche questioni di
politica estera. I mezzi d’informazione giocano un ruolo più determinante nei paesi
democratici che in quelli autocratici, dove tali mezzi subiscono tipicamente restrizioni
imposte dai governi e dove ci si aspetta che la cronaca sia presentata in modo da mettere i
leader nazionali in una luce favorevole. (es. in Cina l’opinione pubblica “online” sta
diventando una forza che comincia a influenzare la politica estera, si sta iniziando a
realizzare quante e quali informazioni un cittadino cinese ordinario può ottenere riguardo
questioni internazionali su internet. Il monopolio del governo dell'informazione sta
gradualmente dissolvendosi).

37
Gruppi di interesse
Un gruppo d’interesse consiste in individui ed organizzazioni che condividono
preoccupazioni di tipo politico. Essi possono formulare delle associazioni, più o meno
istituzionalizzate, che lavorano insieme per persuadere i leader e il pubblico ad avanzare,
appoggiare o accettare politiche favorevoli alle associazioni stesse, tendono ad essere più
prominenti nei paesi democratici, dove la libertà di espressione e di associazione sono
garantiti per legge. Gruppi d’affari, gruppi etnici e religiosi, associazioni umanitarie o
ambientaliste sono da tempo molto attive nel tentativo di influenzare la politica estera. In
molti casi, è la posizione geografica a determinare le preferenze dei gruppi d’interesse. E’ il
caso della Cina, in cui le corporazioni che lavorano nelle aree costiere dove sono collocate
le fabbriche di assemblaggio dei produttori per export sostengono l’interazione della Cina
nell’economia mondiale, mentre le imprese a capitale pubblico con sede nell’entroterra che
producono prodotti per il mercato locale sono nettamente più scettiche rispetto al processo
di integrazione globale. I gruppi d’interesse usano una varietà di mezzi per cercare di
influenzare i leader nazionali e il pubblico. Membri di gruppi d’interesse possono diventare
candidati politici, diventare membri dei partiti oppure organizzarne il finanziamento. Oppure
possono organizzare proteste nelle grandi città e altrove, con l’obiettivo di catalizzare
l’attenzione dei mezzi d’informazione sulle loro questioni.

Fonti della politica estera al livello di analisi internazionale


Vi sono almeno tre fattori che contribuiscono a determinare come i leader decidono gli
interessi e le strategie di un paese: la geografia del paese, il suo relativo sviluppo economico
e le sue potenzialità in termini di potere relativo.

Geografia
Le caratteristiche geografiche di un paese, in combinazione con la demografia, influenzano il
modo di pensare dei propri leader rispetto a interessi e strategia. I paesi confinanti
contribuiscono inevitabilmente alla formazione della politica estera. La politica estera
israeliana, allo stesso tempo difensiva e aggressiva, è influenzata dal fatto che il paese si
trova in prossimità di quelli che gli israeliani percepiscono da molto tempo come nemici.
L’India confina con i suoi avversari tradizionali: la Cina e il Pakistan, la maggior parte della
politica estera indiana si preoccupa di gestire queste relazioni.

Livello relativo di sviluppo economico


La ricchezza relativa di ciascun paese e le fonti di tale ricchezza possono influenzare come
esso definisce interessi e strategie. Storicamente, i paesi con le economie più grandi e
dinamiche hanno avuto la possibilità di tradurre la loro ricchezza in potere militare ed
esercitare un’influenza considerevole negli affari globali. Il livello di ricchezza relativa di un
paese e la sua prosperità influenzano anche i modi di concepire specifiche questioni
politiche. Per esempio, molti paesi europei in possesso di economie sviluppate e mature
ergono a proprietà la protezione ambientale. Ciò, al contrario, non avviene nei paesi la cui
industria ha appena raggiunto livelli di competitività globale, come l’India, il Brasile e
specialmente la Cina: i leader di questi paesi non credono che siano ancora nella posizione
di potersi permettere alti standard di protezione ambientale e di condizioni lavorative, perciò
hanno stabilito che l’imposizione di tali standard è contrario ai propri interessi.

La potenza nazionale relativa

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Il potere relativo determina la capacità d’influenza internazionale, l’abilità di imporre ad altri
paesi le proprie preferenze e la possibilità di resistere ai tentativi degli altri di indurre azioni
governative diverse da quelle che si perseguirebbero altrimenti. La potenza relativa di un
paese è funzione di molti fattori: la proprietà demografica, l’espansione territoriale e le
risorse naturali, il livello d’educazione e la sofisticazione scientifica e tecnologica, infine
l’efficienza delle istituzioni governative e dei leader di convertire le risorse economiche in
potere militare e influenza politica. I leader dei paesi più potenti spesso credono che, in
assenza di un effettivo governo internazionale, essi abbiano una speciale responsabilità di
gestire e contribuire all’ordine internazionale esistente.

INDIVIDUALE STATALE INTERNAZIONALE

A giocare un ruolo All’interno del governo, le Molti fattori a livello


importante nel determinare politiche istituzionali e internazionale possono
l’approccio di un leader burocratiche, le relazioni tra influenzare la politica estera
nazionale alla politica estera le strutture governative e le strategie per
sono le credenze del leader come,nei sistemi perseguirla. Questi
stesso. Queste sono il democratici, il braccio includono la conformazione
prodotto della sua legislativo e quello geografica, lo sviluppo
personalità, della sua esecutivo, influenzano le economico relativo e il
formazione, delle politiche estere. All’interno potere relativo sullo
esperienze politiche, dei di un paese, le dinamiche di scenario internazionale.
suoi pregiudizi e formazione della politica
motivazioni. Una volta che estera sono determinate
un leader ha preso una dalla società e includono le
decisione in politica estera, elezioni, l'opinione pubblica,
le dinamiche cognitive i mezzi d’informazione e i
possono determinare dei gruppi d’interesse.
limiti alla sua abilità di
cambiare corso d’azione alla
luce di nuove informazioni.

4.3 Come e perché gli Stati cambiano la loro politica estera

Condizioni del cambiamento della politica estera al livello di analisi individuali


Vi sono almeno due meccanismi per operare su questo livello; il primo è l’acquisizione di
conoscenze da parte dei leader nazionali che generano cambiamenti, il secondo è l’impatto
che il cambiamento dei leader stessi, talvolta drammatico, può avere sulle politiche.

Cambiamento in politica estera e il learning dei leader


I leader nazionali a volte possono cambiare la loro percezione della politica mondiale e delle
circostanze del proprio paese nel sistema internazionale come risultato delle proprie
esperienze in politica estera o di quelle dei loro predecessori. Queste variazioni possono
riflettersi nel modo in cui i leader definiscono i propri interessi e le relative strategie per
perseguirli. (es. la Grande Depressione marcò un cambiamento: i leader degli Stati Uniti, del
Canada e dei paesi europei continuarono a credere nel fatto che i governi dovessero
permettere le libere operazioni di mercato, ma impararono che esisteva anche la necessità
di intervenire attraverso politiche fiscali e monetarie a livello nazionale e attraverso interventi
coordinati a livello internazionale). Allo stesso modo il processo di apprendimento che segue

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politiche fallimentari sia un elemento determinante per capire perché gli Stati Uniti alla fine
della Seconda Guerra mondiale abbia modificato la loro posizione da neutralità ad
ISOLAZIONISMO(= strategia per cui uno Stato evita o minimizza i rapporti con altri Stati
attraverso qualsiasi istituzione internazionale o accordo per concentrarsi esclusivamente su
se stesso e la propria politica interna). Gli Stati Uniti avrebbero dovuto cambiare la loro
strategia da neutralità a favore di una di INTERNAZIONALISMO (=strategia in cui uno Stato
è fortemente connesso ad altri Stati attraverso disposizioni istituzionalizzate intese al
mantenimento della sicurezza mondiale e alla promozione della prosperità economica
globale). I leader possono poi cambiare idea riguardo gli interessi e le strategie dei propri
paesi (es. Gorbacev, il quale sembrò cambiare interamente le sue idee sulla politica estera
sovietica nel periodo che intercorse tra quando prese il potere nel 1985. All’inizio sembrava
accettare le idee marxiste, ma nel 1988 egli mutò la sua prospettiva sulla politica estera
verso quello che venne chiamato il NUOVO PENSIERO. Il conflitto di classe, la
contrapposizione permanente agli Stati Uniti e la necessità dei regimi sovietici nell’Europa
dell’Est sparirono sia dalla retorica che dalle azioni di Gorbacev. Egli le sostituì con un’enfasi
sugli interessi comuni con l’Occidente e l’accettazione di una maggiore libertà di scelta
politica per l’Est Europa).
L’esperienza e le interazioni che i leader hanno con i leader e i funzionari degli altri paesi
possono cambiare le loro idee circa la situazione del proprio paese e delle opzioni
strategiche. I funzionari cinesi sembrano aver abbandonato il loro scetticismo riguardo
all’idea del dialogo regionale come effettivo meccanismo per convincere i paesi vicini della
proprie intenzioni pacifiche e questo è un risultato della loro partecipazione a incontri
multilaterali a cadenza regolare con paesi dell’Asia orientale e sud-orientale,nonché con gli
Stati Uniti. In conclusione, se da un lato è vero che i leader possono imparare
dall’esperienza e spesso questo apprendimento può influenzare materialmente cambiamenti
degli interessi e delle strategie per perseguirli, dall’altro queste lezioni non costituiscono
necessariamente una garanzia di successo per le politiche estere risultanti, ma rimane
comunque un importante obiettivo.

Il turnover dei leader


I cambiamenti di leadership possono essere alla base di cambiamenti di politica estera. (es.
Cina dal 1950 la Cina era controllata da Mao Zedong, il quale si era impegnato a renderla
comunista, potente e indipendente attraverso una strategia politica che combinava il
controllo statale sull’economia nazionele e una quasi totale separazione dal commercio
globale. La salita al potere di Deng Xiaoping alla fine degli anni settanta trasformò le
politiche estere ed economiche cinesi, trasferendo l’enfasi politica dalla purezza
dell’ideologia comunista a un approccio più pragmatico volto alla crescita economica- una
strategia che includeva il coinvolgimento economico con paesi capitalisti).

Fonti di cambiamento in politica estera al livello di analisi dello Stato nazione

Cambiamenti interni di un regime e mutamenti nelle politica estera


Il mutamento del regime politico, può apportare grossi cambiamenti agli interessi e alle
strategie della politica estera del suddetto paese. (es. dopo la seconda guerra mondiale e la
distribuzione del regime nazista, una nuova repubblica federale nella Germania occidentale
optà per la politia di moderazione e integrazione. La Germania Ovest si alleò con gli Stati
Uniti e il Regno Unito, divenne un leale e importante membro di istituzioni occidentali come

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la NATO e la Comunità Europea. Quello che uno Stato fa all’estero sarà con molta
probabilità influenzato dalla sua organizzazione in patria).

Organizzazioni non governative e cambiamenti nella politica estera


Per i costruttivisti le ONG hanno un successo significante nell’influenzare la politica estera e
le politiche di istituzioni internazionali, lavorando sia lavorando individualmente che in reti di
network. E’ dimostrato che le ONG attive a livello internazionale siano state a volte in grado
di far cambiare idee ai responsabili delle politiche e abbiano influenzato, in vario modo, la
definizione degli interessi o delle strategie di politica estera. Inoltre, gruppi di sostegno
formati da diverse ONG hanno influenzato gli strumenti politici che i governi nazionali
utilizzano per proteggere i loro interessi persino nel settore della sicurezza nazionale.

Fonti di cambiamento in politica estera al livello di analisi internazionale


Fattori collegabili al livello di analisi internazionale, in particolare traumi e cambiamenti
indotti a livello internazionale al potere relativo di un paese, possono generare cambiamenti
alla politica estera di quest’ultimo.

Traumi esterni
Le comunità nazionali possono essere scosse nelle loro idee riguardo la politica estera da
gravi traumi esterni. (es. l’attacco giapponese a Pearl Harbor screditò completamente la
posizione isolazionista della politica statunitense).

Cambiamenti nel potere relativo


I leader statunitensi e gran parte delle elite politica americana durante e dopo la seconda
guerra mondiale si convinsero che gli Stati Uniti dovessero fare di più per sostenere l’ordine
globale, la posizione del potere relativo degli Stati Uniti cambiò, così fecero le relative
concezioni di interesse e strategie. (es. la posizione della Cina oggi: il suo potere relativo sta
aumentando ma il paese non ha ancora modificato la sua politica estera rispetto all’ordine
internazionale).
INDIVIDUALE STATALE INTERNAZIONALE

La politica estera può Un cambiamento del regime Sia traumi esterni che
prendere una strada molto politico di un paese, o un cambiamenti nel potere
differente sia a causa intenso lobbismo da parte di relativo di un paese
dell’avvento al potere di attori non statali all’interno possono contribuire
nuovi leader che a causa di del paese stesso, possono significativamente a
un cambiamento di opinioni apportare grandi modificarne la politica
relative agli interessi e alle cambiamenti alla sua estera.
strategie del paese dello politica estera.
stesso leader.

CAPITOLO 5
La guerra: cos’è e quali ne sono le cause

5.1 La guerra tra Stati

Tipi di conflitto militare tra Stati

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Partiamo dalla GUERRA INTER-STATALE (=quella che ha luogo quando due o più governi
nazionali utilizzano la forza l’uno contro l’altro in scontri organizzati, ripetuti e altamente
letali). Ci sono diversi tipi di guerra inter-statale: GUERRE GENERALIZZATE(=o grandi
guerre, che coinvolsero molte, se non tutte, le grandi potenze delle rispettive epoche
storiche) tipo la guerra dei trent’anni, GUERRE EGEMONICHE (= poiché determinarono con
il loro esito quali Stati avrebbero avuto un’influenza predominante nel sistema internazionale
per gli anni e perfino decenni a venire) tipo le guerre napoleoniche, GUERRA TOTALE (= i
governi che ne presero parte cercarono di mobilitare quante più risorse umane ed
economiche possibili e alcune o tutte le principali parti in battaglia inclusero nelle loro
strategie di guerra l’obiettivo di indebolire o uccidere sistematicamente la popolazione civile
dei loro nemici) tipo la prima guerra mondiale. Un’importante ragione per l’assenza di guerre
totali è data dall’esistenza di armi nucleari. GUERRE LIMITATE (= tra una o più grandi
potenze contro paesi minori).
Nel campo delle relazioni internazionali non c’è una soglia di violenza universalmente
accettata oltre la quale la violenza tra governi diversi viene classificata come guerra
inter-statale. Correlates of War (COW) un programma pionieristico di raccolta dati su diversi
tipi di violenza armata all’interno degli e tra gli Stati. Il COW postula che siano guerre
inter-statali quegli scontri organizzati tra le forze militari di paesi diversi che comportino
almeno 1000 caduti in combattimento nell’arco di 12 mesi.
- Le guerre inter-statali costituiscono la prima delle tre categorie di conflitto militare
internazionale identificate dal COW
- Il secondo tipo è costituito dalle DISPUTE INTER-STATALI MILITARIZZATE (DIM), è
un conflitto internazionale in cui gli Stati cercano di avere la meglio in una
controversia attraverso la coercizione con mezzi militari, dalla minaccia di utilizzo
della forza militare, alla dimostrazione delle potenze militari, fino all’utilizzo reale della
forza contro un avversario.
- La terza categoria di conflitti militari internazionali è rappresentata dalle GUERRE
EXTRA-STATALI, si tratta di uno scontro violento, più di 1000 morti, tra il governo
nazionale di uno Stato riconosciuti dalla Comunità Internazionale e un ente all’interno
di un territorio straniero che non costituisce uno Stato riconosciuto
internazionalmente, oppure è un attore non statale con sede in un altro Stato (es. le
conquiste degli Stati europei a scapito delle comunità tribali africane nell’Ottocento)
I conflitti internazionali contemporanei hanno spesso sia una dimensione inter-statale si una
extra-statale, per esempio, dopo l’attacco di al Qaeda contro gli Stati Uniti dell’11 settembre
2001, le forze armate americane hanno distrutto i campi che l’organizzazione terroristica
aveva installato in Afghanistan. Hanno inoltre aiutato i gruppi autoctoni afgani a rovesciare il
governo afgano, che al momento era sotto il controllo dei Talebani, ebbero quindi due guerre
contemporaneamente: una contro al Qaeda fu una guerra extra- statale; l’altra contro
l’Afghanistan dei Talebani fu una guerra inter-statale.

Frequenza dei conflitti militari internazionali


Tra il 1816 e il 2007 sono state combattute 95 guerre inter-statali. Dopo una costante e
inarrestabile tendenza crescente nella frequenza delle guerre dall’inizio del XIX secolo alla
fine del XX, con la fine della guerra fredda abbiamo assistito a un’inversione di questo trend,
questa considerazione mette in dubbio l’affermazione per cui la guerra è necessariamente
una caratteristica costante delle relazioni internazionali. I DIM, in cui gli Stati cercano di
avere la meglio in una controversia attraverso la coercizione con mezzi militari, vi sono stati
2586 casi di DIM tra il 1816 e il 2010, sebbene non si registri una diminuzione della

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frequenza dopo la fine della guerra fredda, il livello medio di violenza dei DIM si è forse
attenuato un poco nell’ultimo periodo. E si sono confermati come una caratteristica costante
delle relazioni internazionali. E’ possibile che la loro gravità sia andata diminuendo
nell’epoca post Guerra fredda. Le guerre extra-statali, che comportano uno scontro violento
tra il governo di uno Stato riconosciuto dalla comunità internazionale e un ente in un
territorio straniero che non sia uno Stato internazionalmente riconosciuto, ovvero sia un
attore non statale situato in uno Stato terzo, tra il 1816 e il 2007 sono state combattute 162
guerre di questo tipo. L’esplosione dell’imperialismo ottocentesco per poi calare nel secolo
successivo man mano che le colonie lottarono ed ottennero l’indipendenza.

L'entità delle guerre internazionali


Il COW non ha riportato il dato sui caduti in battaglia per ciascun DIM, ma esistono delle
stime ragionevoli per le vittime delle guerre inter ed extra statali. Le 95 guerre inter.statali
combattute tra il 1816 e il 2007 causarono almeno 32 milioni di morti in combattimento. L e
extra.statali portarono a circa 2,1 milioni di vittime. L’effetto combinato di diversi fattori
contribuì in questo arco di tempo a far sì che le forze armate fossero realmente in grado di
infliggersi reciprocamente delle perdite massicce: armi più potenti, carri armati, mitragliatrici,
produzione su larga scala e industrializzazione. In seguito, attraverso le armi nucleari e la
diffusione della democrazie, la letalità delle guerre andò mediamente riducendosi.

5.2 Cause immediate della guerra


I conflitti di interesse possono incentrarsi su: risorse economiche, contrasti in termini di
policy, regimi politici, identità etnica o religiosa e territorio.
- conflitti di interesse che implicano scarsità di risorse economiche hanno giocato un
ruolo importante nel fomentare la violenza militarizzata tra gli Stati. Per esempio, la
contesa tra Israele e i suoi vicini arabi sulle risorse idriche ha probabilmente
contribuito a porre le basi per una delle principali guerre arabo -israeliane.
- le dispute economiche basate sull’energia hanno portato a conflitti militarizzati. La
Cina è invischiata in una controversia con i propri vicini per il controllo delle risorse
petrolifere e di gas naturale situate sui fondali del Mar Cinese Meridionale e questo
conflitto di interessi ha prodotto un DIM a bassa intensità di violenza.
- Anche i contrasti in termini di policy possono produrre conflitti di interesse tra Stati
potenzialmente in grado di combattersi militarmente. Agli inizi di settembre del 2007
gli aerei dell’aviazione israeliana distrussero quello che si credeva fosse un reattore
nucleare siriano in fase di costruzione. I leader politici israeliani erano giunti alla
conclusione che il governo siriano intendesse utilizzare il reattore per costruire armi
nucleari, il fatto che Israele non fosse disposto ad accettare la possibile politica
siriana di acquisizione di armi nucleari produsse un disputa inter-statale militarizzata.
Non diventò una guerra inter-statale perché la Siria decise di non innescare
un’escalation attaccando a sua volta Israele.
- Situazioni di grave conflitto di interessi possono essere conseguenze di un contrasto
in merito ai rispettivi regimi politici.
- Anche la questione di identità politica possono essere causa di profondi conflitti di
interesse, ci riferiamo alle credenze, alle prassi linguistiche, culturali e religiose, a
legami ancestrali condivisi a ad altre esperienze storiche che le persone sono
convinte di avere in comune e in virtù delle quali sono convinte di costruire una
comunità. (es. nel 1999 la NATO attaccò la serbia che sembrava intenzionata a

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combattere l’etnia albanese attraverso una guerra di PULIZIA ETNICA, violenza
organizzata e protratta contro un preciso gruppo etnico con lo scopo di sterminarlo)
- Nel caso in cui i paesi in conflitto siano confinanti e contengano popolazioni con
caratteristiche simili, una delle due parti potrebbero essere tentate di andare in
guerra . Le dispute territoriali comportano un alto rischio di guerra per diverse ragioni,
i territori oggetto di contesa potrebbero essere ricchi di risorse economiche oppure
una regione di confine potrebbe avere un’elevata importanza militare.
- Nel caso in cui i paesi in conflitto siano confinanti e contengano popolazioni con
caratteristiche etniche simili, una delle due parti potrebbe essere tentata di andare in
guerra per unire la nazione in un unico Stato sovrano
La maggior parte degli Stati risolve i conflitti di interesse con altri Stati attraverso la
diplomazia. Quindi la presenza di un conflitto di interessi non è sufficiente da sola per
spiegare perché scoppi una guerra, devono esserci delle cause profonde.

INDIVIDUALE INTERNAZIONALE

Gli individui sono le principali vittime di Le guerre inter-statali vedono coinvolti due
guerra, sia come combattenti, sia come o più Stati in conflitti militari di notevole
civili. violenza; nelle guerre extra-statali sono
coinvolti Stati e attori non statali.

5.3 Cause profonde della guerra: il livello di analisi individuale


Gli individui devono essere al centro dello studio delle cause della guerra, poiché i leader
politici e i loro decisori politici sono gli attori che in ultima istanza decidono se andare in
guerra, possiamo quindi considerarli come causa della guerra. Per capire le origini della
guerra è necessario comprendere come sia possibile che i leader politici trovino difficile
agire in base al principio di razionalità perfetta così come assunto dalla teoria realista.

Percezioni errate, escalation delle crisi e guerra: il ruolo dello stress e dei bias motivati
Un capo di Stato potrebbe dichiarare guerra in seguito a errori di percezione, potrebbe
cogliere degli aspetti del mondo che nei fatti non sono corretti.
- una possibilità è lo stress, probabilmente i capi di Stato e i loro sottoposti siano
soggetti a un forte stress fisico ed emotivo aumentano quando questi si trovano in
una situazione di crisi diplomatica e si convincono che il rischio di guerra sia reale e
crescente; questa situazione li porta a compiere errori di valutazione in merito alla
proprie opzioni di policy.
- la tendenza di alcune persone ad avere bias motivati, ovvero quelle convinzioni o
predisposizioni che nascono dal fatto che gli individui promuovono o proteggono
alcuni interessi, desideri o preferenze; questi possono limitare la capacità di un
decisore politico di modificare le proprie convinzioni in seguito all’aggiunta di nuove
informazioni.

La psicologia sociale dei piccoli gruppi: il pensiero di gruppo


La capacità dei leader e dei funzionari di processare informazioni e prendere decisioni
sensate nel pieno di una crisi può essere minata non solo dallo stress e dai bisogni che essi
portano sul tavolo. Il PENSIERO DI GRUPPO, suggerisce che una necessità psicologica
degli individui di essere accettati e apprezzati dai colleghi possa indurre i leader nazionali e i

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loro consiglieri a commettere gravi errori di analisi e giudizio durante una crisi di politica
estera.

La personalità dei leader: l’eccesso di ottimismo


I leader nazionali hanno spesso ritenuto che nel caso in cui fosse scoppiata una guerra la
loro parte avrebbe vinto facilmente e in poco tempo, quindi l’ottimismo potrebbe essere visto
come una causa delle guerra. Vi sono tre ragioni per cui i decisori potrebbero essere
eccessivamente ottimisti nello stimare il potenziale della propria forza militare:
- gli individui, possono essere generalmente propensi alle ILLUSIONI POSITIVE,
quello che riteniamo di poter conseguire è spesso superiore rispetto a quello che
potremmo aspettarci di ottenere se avessimo un quadro accurato delle nostre reali
capacità, rendendo gli individui inclini a sovrastimare in una crisi estera le proprie
capacità, incluse quelle militari;
- è possibile che un incremento repentino nella potenza militare di un paese possa
rendere i leader e i policy maker di uno Stato più propensi alla guerra, l’acquisizione
di armi nucleari potrebbe rendere gli Stati più fiduciosi.
La teoria femminista suggerisce che uomini e donne siano sistematicamente diversi nel
modo in cui si approccino alle relazioni internazionali, ed è stato dimostrato come i maschi
abbiano una maggiore propensione all’eccesso di autostima e questo può averli portati a
ricorrere alla guerra per vincere il gioco.
Contrariamente alla prospettiva realista secondo cui nell’analisi della guerra le caratteristiche
individuali possono essere trascurate, la ricerca ha mostrato come un’ampia gamma di
fattori di primo livello possa contribuire a incrementare il rischio di guerra tra Stati.

INDIVIDUALE

Le errate percezioni possono portare i leader nazionali a compiere errori che in ultima
istanza conducono alla guerra. Queste errate percezioni possono essere dovute allo
stress o a bias motivati.
Il pensiero di gruppo può portare i consiglieri a trattenersi dal sollevare obiezioni alla bontà
della scelta di usare la forza, incrementando così la possibilità che questa venga usata.
I leader nazionali possono essere particolarmente soggetti a sovrastimare
ottimisticamente la possibilità di successo attraverso l’uso della forza militare,
incrementando le probabilità che venga usata questa opzione.
Il genere può giocare un ruolo nel generare illusioni positive e pensiero di gruppo

5.4 Cause profonde della guerra: Il livello di analisi statale


La teoria realista ritiene che sia possibile comprendere pienamente gli affare internazionali
assumendo che gli Stati agiscano come attori unitari, agendo così in relazione alle
circostanze esterne più che in base a input delle istituzioni o circostanze interne.
Il sistema economico interno e la guerra
Sulla base della tradizione marxista la struttura economica del paese, con un'economia
socialista o capitalista, può determinare la propensione di tali stati sull'uso della della forza
militare per risolvere conflitti. In un sistema capitalista i consumatori, le imprese e i lavoratori
interagiscono all’interno di mercati relativamente non regolati; in un sistema socialista, il
governo gioca un ruolo centrale nell’organizzazione e nel coordinamento sia dell’offerta dei
fattori di produzione sia della qualità di beni e servizi prodotti da tale industria . I capitalisti
sono però particolarmente propensi a rimanere in pace tra loro, evitano il conflitto perché

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preferiscono un sistema commerciale relativamente aperto e un sistema monetario
internazionale stabile; le questioni territoriali tra loro non contano più, perché possono
perseguire la prosperità economica molto più facilmente attraverso il commercio e
l’integrazione finanziaria che non conquistandosi l’un l’altro.

Le istituzioni politiche interne e i processi governativi


La tradizione liberale propone la tesi della pace democratica che propone due ordini di
cause della suddetta teoria: il primo concerne i vincoli istituzionali e il secondo quelli
normativi.
I VINCOLI ISTITUZIONALI (=freni posti dalle costituzioni o dal diritto all’interno di un paese
che impediscono, rallentano o limitano la capacità di un leader di prendere unilateralmente
un dato corso d’azione). I cittadini degli Stati democratici, sapendo che saranno i loro figli a
pagare il prezzo maggiore per i costi della guerra, usano la loro influenza politica per
impedire ai leader nazionali di andare in guerra se non nelle circostanze più estreme. I
leader autoritari possono invece esercitare la coercizione, entrando in guerra alla ricerca di
potere e gloria personale e per distogliere l’attenzione dei cittadini dai problemi interni. I
leader autoritari possono disporre di maggiori motivazioni e capacità di dare inizio alle
guerre rispetto ai leader democratici.
I VINCOLI NORMATIVI (=sono credenze, valori e atteggiamenti che danno forma e
plasmano il comportamento dei governo). Questi vincoli, per i leader democratici, possono
dare alle democrazie tempo e spazio politico per risolvere le proprie dispute, dando mado
maggiore pese al compenso rispetto alla vittoria schiacciante. I leader degli Stati autoritari
spesso raggiungono e mantengono il potere attraverso l’esercizio della violenza. Le
istituzioni e le norme democratiche servono da freni per evitare il rischio che il conflitto
militare esterno possa minare le istituzioni democratiche stesse.
STATO CASERMA (=uno Stato altamente militarizzato in cui il governo controlla la vita
economica, sociale e politica al fine di massimizzare il potere militare).
La tesi della pace democratica è convincente, ma ci sono 3 motivi di cautela: 1 se è vero che
le democrazie non si fanno guerra tra loro è altrettanto vero che si lasciano coinvolgere in
conflitti militarizzati con Stati non democratici; 2 non c’è ancora consenso sulle ragioni per
cui si realizza; 3 nelle democrazie i funzionari politici alla dipendenza dei leader nazionali
potranno fraintendere le direttive che vengono dall’alto e cominciare a perseguire qualcosa
di simile a una politica estera propria.
I sistemi economici e politici dei singoli paesi giocano un ruolo importante nel farli
propendere verso la guerra o la pace nel caso di gravi conflitti d’interesse.

STATALE

Gli Stati democratici sono probabilmente meno propensi a combattere tra di loro rispetto
alle altre combinazioni possibili perché dispongono di una gamma più ampia e potente di
freni istituzionali e normativi all’uso della forza.
In tutti gli Stati, la dinamica politica intra-governativa può incrementare il rischio di guerra.

5.5 Cause profonde della guerra: il livello di analisi internazionale


L’anarchia internazionale può permettere a fattori situati al altri livelli d’analisi di indurre gli
Stati a propendere per la guerra.

L’anarchia come condizione permissiva della guerra

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Se l’anarchia internazionale, ovvero l’assenza di un governo internazionale a cui gli Stati
possono appellarsi per risolvere le loro controversie o avere protezione, avesse sempre
spinto gli Stati a combattere quando si sono trovati in situazioni di crisi diplomatiche,
avremmo però dovuto osservare guerre ogni volta che questa condizione si è posta. Essa
può inceve liberare fattori che spingono gli Stati verso la guerra a livello individuale e statale.
Le Nazioni Unite non possono garantire protezione in caso di attacco o punizione .

L’anarchia come detonatore del conflitto internazionale


L’anarchia non si limita a consentire ad altri fattori di spingere gli Stati verso il conflitto, ma
può essa stessa indurli effettivamente da sola a iniziare crisi militari e persino guerre: in
primo luogo, l’anarchia può generare il PROBLEMA DELLE INFORMAZIONI PRIVATE (=in
assenza di un’autorità internazionale che possa costringere gli Stati a rivelare le loro vere
preferenze, intenzioni e capacità, questi ingigantiscono la propria determinazione e le
proprie capacità durante una crisi diplomatica o militare); in secondo luogo l’anarchia può
produrre il PROBLEMA DELL'IMPEGNO (=gli Stati devono stare in guardia dalle possibilità
che anche raggiungendo un accordo diplomatico questo potrebbe essere violato in futuro) e
una o entrambe le parti possono trovare preferibile combattere oggi anziché essere traditi o
attaccati in un momento di futura debolezza. Gli studiosi usano uno strumento analitico tratto
dalla teoria dei giochi per analizzare questo tipo di situazione: IL DILEMMA DEL
PRIGIONIERO (per gli esempi guarda pagina 199).

INTERNAZIONALE

L’anarchia può fungere da condizione permissiva della guerra: l’assenza di un governo


internazionale può incrementare il rischio di guerra. Gli Stati possono essere
effettivamente indotti in guerra dall’anarchia internazionale poiché questa li spinge durante
una crisi a mantenere informazioni private e impegnarsi a mentire strategicamente.
L’anarchia internazionale crea ostacoli sul modello del dilemma del prigioniero alla
soluzione dei conflitti di interesse tramite accordi diplomatici.

5.6 La guerra interna: cos’è e quali ne sono le cause


Una GUERRA INTERNA è un caso in cui gruppi politici organizzati all’interno di un paese
sono coinvolti in operazioni militari prolungate l’uno contro l’altro.

Guerre interne, pace e insicurezza internazionale


Le guerre interne possono avere ripercussioni importanti sulla pace e la sicurezza
internazionali, può diffondersi ad altri paesi, può rendere lo Stato in cui avviene più
aggressivo verso gli altri Stati o rende gli altri Stati ostili nei suoi confronti. Vi sono tre modi
in cui una guerra interna può istigare violenza a livello internazionale:
- una guerra interna a un paese può causare contagio, i ribelli trovano spesso rifugio in
un paese confinante;
- uno Stato che abbia vissuto l’esperienza di una guerra interna e del cambiamento
politico che da questa è dipeso, può diventare più aggressivo nei confronti di altri
Stati, o per paura che altri paesi siano ostili o per voler distrarre l’attenzione interna
dai problemi di legittimazione, ordine interno e stabilità del nuovo governo;
- uno Stato dilaniato dalla violenza interna può attrarre invasioni dall’esterno, o da uno
Stato straniero che vede il paese afflitto dalla guerra come vulnerabile oppure perché
suscita l’indignazione di altri Stati in merito al modo in cui si applica la violenza.

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Le guerre interne: tipi e tendenze
Ci sono diversi tipi di guerra interna, la forma prevalente è la GUERRA CIVILE (=uno
scontro prolungato tra forze controllate dal governo nazionale e forze controllate da
un’opposizione organizzata all’interno del paese, 92% delle 334 guerre interne tra il 1816 e il
2007 per i COW), i gruppi di opposizione hanno come obiettivi: cercare di rovesciare il
regime attualmente al potere e prendere il controllo del governo centrale ma a volte vogliono
portare alla secessione di una parte del paese per formare un nuovo Stato. Un esempio di
GUERRA CIVILE DI SECESSIONE (porta al distacco di parte del territorio di un paese per
formare uno Stato indipendente) è quello del Sudan. Ci sono poi altri due tipi di guerre
interne che non contemplano la presenza del governo centrale come parte del conflitto
contro un gruppo di opposizione. Il primo è quello delle GUERRE INTRA-COMUNITARIE
(=ha luogo quando gli appartenenti a comunità religiose diverse all’interno di un paese si
danno alla violenza organizzata su larga scala, il 5% delle guerre interne per il COW). Il
secondo è quello dei conflitti che prendono la forma di violenza tra le forze militari di un ente
governativo al di sotto del livello nazionale ed entità non governative(3% delle guerre interne
per il COW), ad esempio nel 1967 scoppiarono delle sommosse in Cina tra le Guardie
Rosse più radicali e le forze militari regionali, perché con la rivoluzione culturale il leader
comunista Mao Tse Tung cercò di eliminare i comportamenti del partito comunista che
riteneva sempre più conservatori. La letalità delle guerre interne sembra essere diminuita,
sia in termini assoluti, sia in termini di morti relativi per conflitto. La causa principale della
morte tra i civili nelle guerre interne è spesso l’uccisione internazionale (es. sterminio della
popolazione civile) durante le ostilità per mano di una o più fazioni di guerra.
L’INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE GUERRE CIVILI (=quando durante una guerra
interna uno o più Stati terzi intervengono e forniscono appoggio a una o più fazioni
interessate al conflitto, incluso a volte l’invio di forze da combattimento, ma senza rendersi
responsabile del grosso degli scontri), vi sono tre osservazioni a proposito:
- l’internvento internazionale non avviene in relazione a tutte le guerre civili;
- questi interventi non sono un fenomeno nuovo;
- la frequenza con cui gli Stati stranieri sono intervenuti in guerre interne è stata circa il
doppio durante la seconda metà del ‘900
Spiegazione: il confronti tra le superpotenze avvenne attraverso una serie di guerre per
procura che vedevano l’intervento di una o entrambe le superpotenze in guerre civili e altri
conflitti militari interni al terzo mondo.

Le cause delle guerre interne

L’individuo e le guerre interne


Oltre al potere dei leader vi sono altri due meccanismi a livello individuale: AVIDITA’ (=brama
di possedere) e il RISENTIMENTO (=convinzione di essere vittima o escluso da istituzioni
importanti), entrambi i meccanismo aumentano la probabilità di guerre interne e L’avidità, in
particolare, ha un ruolo importante in paesi che dispongono di risorse naturali facilmente
acquistabili, trasportabili e monetizzabili. Queste risorse vengono definite: BENI
SACCHEGGIABILI. Il risentimento su base etnica ha giocato un ruolo centrale nel motivare
gli individui a darsi alla guerra civile. La competizione per le risorse naturali può intrecciarsi
con le differenze etniche e contribuire al risentimento individuale fino a portare una guerra
interna.

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Lo Stato e le guerre interne
Sono due le caratteristiche interne di uno Stato che possono rivelarsi fattori importanti nella
genesi delle guerre interne: il grado si inclusione dei diversi elementi della società all’interno
delle istituzioni del paese e la capacità statale. I governi che nelle società etnicamente
frammentate favoriscono un gruppo e discriminano sistematicamente altri saranno di gran
lunga più prosperosi a indurre questi ultimi ad abbracciare qualche forma di resistenza. Il
grado di inclusione o esclusione governativa in base all’etnia contribuisce significativamente
alla pace o alla guerra civile. La presenza di istituzioni politiche democratiche non sembra
ridurre il rischio di una guerra civile.
La capacità del governo di resistere a un’insorgenza armata influisce significativamente sulla
probabilità che un paese faccia esperienza di qualche forma di guerra interna. Se la società
è ricca però il governo godrà di un migliore gettito fiscale e una forza lavoro più qualificata e
istruita , sarà in grado di ridurre il rischio che il paese vada incontro a una guerra civile, avrà
maggiore capacità di arruolare combattenti per sconfiggere insorgenti. Le caratteristiche
delle guerre giocano un ruolo importante nell’incidenza delle guerre interne.

Il sistema internazionale e le guerre interne.


Sono almeno tre le condizioni sistemiche che influenzano le guerre interne: le guerre
interstatali, il colonialismo e le sue conseguenze e la Guerra fredda.
- La Guerra fra Stati può rendere più probabile l’eventualità di una guerra civile in una
delle parti del conflitto, es la sconfitta della Cina a opera del Giappone nel 1895 portò
la dinastia Qing a intraprendere una serie di riforme politiche e amministrative che
alla fine indebolirono l’autorità governativa centrale e aprirono la strada a un periodo
di rivoluzioni che si susseguirono in Cina tra il 1911 e il 1949.
- Il colonialismo può costituire un fattore di rischio per le guerre interne per almeno tre
motivi: le grandi potenze europee tracciarono i confini non sulla base dei gruppi etnici
nelle colonie ma secondo il proprio potere relativo e il grado di competizione, gli Stati
sorti erano economicamente deboli e di conseguenza meno capaci di cooptare o
sconfiggere i gruppi d’opposizione anti sistema, le potenze coloniali mantennero
l’ordine attraverso il dispiegamento delle proprie forze militari.
- La guerra fredda. L’eredità destabilizzante della decolonizzazione in alcuni paesi fece
ritrovare l’indipendenza, la guerra fredda fece sì che sia ribelli sia i governi nazionali
avessero le risorse materiali e l’addestramento necessario per combattersi.
I fattori internazionali hanno contribuito tutti a causare e dare forma alle guerre interne
nell’età contemporanea.

INDIVIDUALE STATALE INTERNAZIONALE

Gli individui possono Probabilmente la capacità di La partecipazione a costose


prendere parte a una guerra uno Stato di risultare guerre internazionali può
interna per via dell’avidità inclusivo nelle principali rendere uno Stato più
specialmente in presenza di istituzioni politiche e sociali suscettibile alle guerre
beni saccheggiabili. verso individui dal diverso interne.
Il risentimento, come nel background ne influenzerà Il colonialismo e la sua
caso di esclusione dalle la probabilità di incorrere in eredità- inclusa la creazione
istituzioni di un paese, può guerre interne. di Stati con al loro interno
motivare gli individui a La ricchezza di un paese molteplici gruppi etnici a
partecipare a una guerra influenzerà la probabilità volte in competizione tra

49
interna. che scoppi una guerra loro e deboli istituzioni di
interna e la capacità del governo- hanno contribuito
governo di combattere allo scopo di guerre interne.
guerre interne originate dal
risentimento.

SECONDA PARTE RIASSUNTA DI “INTRODUZIONE ALLE RELAZIONI


INTERNAZIONALI”
CAPITOLI 6-10

Capitolo 6: Come Raggiungere la Pace fra Stati

Domanda: Quali fattori accrescono la probabilità che gli Stati risolvano i loro conflitti e evitino
la guerra?
Guerra e ricerca della pace —>a lungo caratteristiche costanti della politica mondiale.
Guerre si sono manifestate da sempre in forme/dimensioni diverse e lo stesso vale per le
visioni/strategie di costruzione della pace.

Fattori che promuovono la pace dipendono dai rispettivi assunti riguardo cause della guerra.
Soluzione problema come la guerra deve andare di pari passo con l’ analisi o il
ragionamento relativi alle cause della guerra.
Questo capitolo ricostruisce i vari modi in cui popoli e governi hanno cercato di dar vita a un
sistema internazionale stabile e pacifico.
● Inizia con analisi dell “equilibrio di potenza” e dell’ “egemonia”= condizioni che
consentono costruzione di una pace stabile.
● Analizza strumenti/strategie di costruzione della pace (es. diplomazia +
alleanze/accordi di sicurezza collettiva come deterrente verso Stati potenzialmente
aggressivi + Stati per promuovere pace hanno sviluppato norme/istituzioni
internazionali)
● Focalizza anche su tre forze transnazionali che promuovono la pace:
interdipendenza economica, possibile creazione comunità di Stati democratici e
sforzi attori non governativi che collettivamente possono essere pensanti come
elementi di una società civile transnazionale.

6.1: LA DISTRIBUZIONE INTERNAZIONALE DEL POTERE COME CONDIZIONE PER LA


PACE
Distribuzione potere tra Stati può influenzare le prospettive per la pace.
Gli studiosi analizzano due possibilità:
● Pace probabile in periodi in cui vi è una più o meno equa distribuzione delle capacità
tra un certo numero di stati
● Pace più probabile quando nel sistema internazionale c’è un solo Stato
eccezionalmente potente

6.1.1 L’equilibrio di potenza


Equilibrio di potenza= situazione per cui in un certo momento vi sia una sostanziale
uguaglianza nella distribuzione del potere tra i principali Stati del sistema internazionale.
Ritenuto da molti studiosi un’importante condizione per la pace.
-Diverse grandi potenze —> condizione di parità in termini di capacità materiale —>
equilibrio potenza assume forma di un sistema multipolare.
In tali circostanze pace e stabilità raggiunte grazie a coalizioni di Stati che formano
alleanze/partnership per assicurare che nessuno Stato ottenga un dominio in termini di
potenza.
-Quando due stati eclissano gli altri (USA e Unione Sovietica nella Guerra Fredda)
l’equilibrio di potenza si afferma tramite un bilanciamento/sistema bipolare.

50
Ciascuna delle due superpotenze stringe a sé alleati e cerca di mettere assieme capacità
collettive sufficienti a controbilanciare la controparte.

In entrambi i contesti multipolari/bipolari —> pace mantenuta quando vi è un sostanziale


equilibrio in termini di potenza. Dopo le guerre europee del XVIII e XIX secolo l’equilibrio di
potenza era la condizione dominante per ristabilire la pace.
Guerra Fredda equilibrio potenza è stato meccanismo cruciale: sia USA che Unione
Sovietica erano convinti dal potere dell’altro che la guerra non valesse i rischi.
Armi nucleari+minaccia rappresaglia dopo primo attacco —> giocavano ruolo primario.

6.1.2 L’Egemonia
Egemonia= dominio di uno Stato sugli altri Stati. Molti studiosi ritengono che un sistema
internazionale egemonico sia più propenso alla pace.
Seconda condizione che può portare a una pace stabile. In questa situazione è la capacità
di uno Stato potente di organizzare/imporre l’ordine a creare la pace tra Stati.
Nel corso dei secoli—> diverse occasioni in cui uno Stato potente è stato in grado di
organizzare e comandare ampie parti del mondo.
Esempio:
● Pax Sinica —>Cina, dinastia Han nel 200 a.C fino al 200 d.C ha dominato l’Asia
orientale e ha creato una pace stabile che è durata secoli—> pace che comportava
relazioni gerarchiche di status, il “sistema tributario”, tra la Cina e i suoi vicini
Giappone, Corea e Vietnam.
● Pax Americana—> dominio e leadership americani nella seconda metà del XX
secolo—> periodo di pace internazionale. Pace instaurata attraverso presenza
egemonica della grande potenza.
Pace egemonica —> derivava dalla leadership e non dal controllo imperiale diretto.
Stati facevano parte dell’ordine egemonico americano divennero partner volenterosi
in quanto gli Stati guida usavano le loro capacità economiche, politiche e militari per
creare e mantenere pace.
Es. dopo 2 guerra mondiale —> paesi Europa occidentale+ Giappone si unirono a
Stati Uniti per gestire insieme economia mondiale di stampo capitalista.

6.2 STRATEGIE DEGLI STATI PER RAGGIUNGERE LA PACE


A livello statuale i policy makers per promuovere la pace si affidano alla diplomazia come
strumento cruciale di politica estera + al bilanciamento di potenza come strategia.

6.2.1 la diplomazia
Diplomazia —> uno dei più antichi e radicati strumenti della costruzione della pace.
Essa Consiste nelle azioni intraprese dai governi quando i loro rappresentanti negoziano
con rappresentanti di altri governi per risolvere dispute+ sancire accordi di collaborazione
bilaterale/multilaterale per raggiungere guadagni individuali.
H.Nicholson —>diplomazia= processo/meccanismo attraverso il quale viene condotta la
negoziazione.
J.Black —> diplomazia= attività che Stati intraprendono per gestire le relazioni esterne, in
particolare nelle attività di rappresentanza, di acquisizione delle info e nella negoziazione.
Diplomazia può essere utilizzata dagli Stati per molti scopi, ma il suo utilizzo più importante
è nella ricerca della pace.
Tradizione diplomazia nasce con il sistema degli Stati dell’Europa moderna e con lo sviluppo
di rappresentanti permanenti tra le città Stato dell’Italia del Nord (XVI).
Piccoli Stati italiani inviavano diplomatici nelle città-Stato vicine per raccogliere info/condurre
negoziazioni relative alla guerra e alla pace. Questa pratica si diffonde ancora di più quando
Stati diventano man mano entità politiche sovrane e iniziano a condurre politiche estere.
XIX sec —> questo sistema formale diffuso in tutto il mondo —> governi inviarono
ambasciatori verso altri Stati.

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Vennero create ambasciate con personale diplomatico + regole/protocolli/ tradizioni
diplomatiche che fornirono agli Stati meccanismi per comunicare intenzioni/informazioni.
Alla base di questo sistema diplomatico moderno —> norme relative alla sovranità statale=
Stati si riconoscevano e si rispettavano reciprocamente come entità politiche indipendenti e
autonomamente governate.
Stati esistevano in un mondo di Stati e diplomazia costituiva la rete istituzionale di uffici e
funzionari che fornivano i mezzi per la gestione di queste relazioni inter-statali.
Trattato Westfalia 1648 —> accordo di pace che sancì sanguinosa Guerra dei
30’ anni —> protestanti e cattolici avevano lottato per imporre gli uni agli altri il proprio credo.
Gli Stati usciti vittoriosi, specialmente Francia e Svezia ripudiavano l’ universalismo religioso
e il controllo gerarchico del Sacro Romano Impero e cercarono di indebolirlo.

K. Holsti —> Westfalia ha rappresentato un nuovo accordo diplomatico e ha ribaltato


gerarchia al cui apice vi erano il Papa e il Sacro Romano Impero.
Il potere fu ridistribuito nelle mani degli Stati Sovrani e l’ordine internazionale venne
organizzato attorno a Stati Sovrani che si riconoscevano gli uni con gli altri come
giuridicamente uguali.
Sovrani —> diritto di scegliere propria religione per lo Stato.
Il trattato rafforzava autonomia politica e giuridica dei governanti territoriali per raggiungere
una pace stabile.
Via per la pace consisteva in un sistema di Stati gestito attraverso la diplomazia e l’arte di
governo.
XVII secolo —> Stati europei —> inviano rappresentanti diplomatici permanenti nelle capitali
straniere, delegazioni piccole.
Accordi di Vienna= ambasciatori come ministri di rango più elevato dotati dell’ ”autorità
plenipotenziaria” di rappresentare i propri capi di Stato.
Durante il XIX secolo, “ambasciatore” era il termine più comune.
XX secolo —> Stati guida avevano stabilito grandi ambasciate nelle principali capitali
mondiali con centinaia ministri e staff.
Negli ultimi decenni diplomazia esercitata in summit, conferenze internazionali e incontri
multilaterali.
Ambasciate per il diritto internazionale incarnano la “sovranità territoriale” del governo
straniero e sono quindi al di sopra della legge del paese ospitante. Essi sono immuni dalla
piena forza delle leggi locali.
Immunità diplomatica=privilegi e immunità concesse da un paese ospitante agli
ambasciatori e al personale delle ambasciate straniere, esentandoli dalla piena forza delle
leggi locali.
Fu Sviluppata per consentire allo Stato terzo di mantenere le relazioni di governo e la catena
di autorità sulle sue ambasciate.
Tradizionalmente attività diplomatica viene svolta dal Ministero degli Affari Esteri o dal
Dipartimento di Stato(USA), ma questa prassi è cambiata nel tempo. Recentemente i capi di
Stato hanno spesso fatto ricorso a “inviati personali” per condurre iniziative diplomatiche.
Es: 1971 —> presidente Nixon inviò il consulente di politica estera della Casa Bianca in Cina
per cercare possibilità di avvicinamento.
I leader possono rivolgersi anche a membri del Congresso o a “privati cittadini” affinché
intraprendano viaggi democratici. Es. Obama inviò ex presidente Bill Clinton in Corea del
Nord per ottenere rilascio di giornalisti americani detenuti.
Nei secoli precedenti , la diplomazia seguiva un determinato copione, nell’attuale contesto di
interdipendenza economica è diventata più sfaccettata.
Momento più drammatico per la diplomazia è quando gli Stati sembrano essere sull’orlo di
una guerra= la diplomazia diventa allora strumento per fermare la guerra.
Confine tra due Coree tra i più militarizzati al mondo e USA, Giappone, Cina e Corea del
Sud hanno sempre cercato di negoziare con la Corea del Nord per evitare scontro militare.

52
90’ —> Corea del Nord si interessarono alle armi nucleari, gli Stati Uniti cominciarono
negoziazioni serrate offrendo aiuti energetici/alimentari in cambio della promessa
nordcoreana di non cimentarsi in una guerra nucleare.
All’ inizio del XXI secolo, la Corea del Nord ha rilanciato il programma nucleare —> USA,
Cina, Giappone, Russia e le due Coree intrapresero il “dialogo a sei” per trovare soluzione
allo stallo nucleare.
Dialogo a sei= dialogo diplomatico tra Corea del Nord, Corea del Sud, Giappone, Cina,
Russia e USA volto a convincere la Corea del Nord a mettere fine al proprio programma
nucleare in cambio della normalizzazione delle relazioni con il resto del mondo.

Tuttavia non sempre la diplomazia funziona —> Prima guerra del Golfo —> Iraq guidato da
Saddam Hussein iniziò guerra economica contro il Kuwait aumentando produzione di
petrolio e sottraendoglielo attraverso gli impianti petroliferi iracheni vicino al confine.
Agosto 1990 —> circa 100.000 soldati iracheni invasero il Kuwait e presero il controllo del
paese. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite votò l’ imposizione di sanzioni all’Iraq +
Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna iniziarono a inviare risorse militari.
Venne creata una coalizione militare internazionale e Bush si disse intenzionato a ricorrere
alla guerra per spingere Iraq fuori dal Kuwait.
USA —> cercarono di convincere l’Iraq a ritirarsi senza combattere, ma il paese non
acconsentì. L’operazione Desert Storm venne iniziata e per la fine di febbraio 1991 tutti gli
iracheni erano stati espulsi dal Kuwait.

Diplomazia e Guerra in un certo senso sono due attività alternative.


Diplomazia è lo strumento che gli Stati usano per alterare le azioni degli altri Stati senza
ricorrere alla guerra.
Diplomazia e Guerra sono anche complementari.
Diplomazia può essere uno strumento importante per i leader degli Stati che si trovano sulla
via della guerra.
Guerre mirano ad obiettivi specifici e ,anche se l’uso della forza ha successo, la diplomazia
si rende necessaria per ricostruire la pace.

6.2.2 Il Bilanciamento
Gli stati perseguono anche una strategia più generale per promuovere la pace.
Bilanciamento di potenza= sforzi da parte degli Stati di proteggere se stessi in un mondo
pericoloso schierando il potere contro il potere, attraverso il bilanciamento interno e esterno.
Bilanciamento interno= processo tramite il quale, Stati accrescono il proprio potere
mobilitando la propria economia e incrementando le proprie capacità di difesa.
Bilanciamento esterno= gli Stati entrano in alleanze di sicurezza con altri Stati, allo scopo
di bilanciare il potere di uno Stato o di una coalizione di Stati particolarmente forte.
Nell’ammassare una forza di controbilanciamento, gli Stati cercano di dissuadere altri Stati
dal ricorrere alla guerra.
In un sistema internazionale in cui il potere è bilanciato, gli Stati hanno incentivi ad agire con
cautela e moderazione= in un mondo in cui il potere è bilanciato è un mondo che tenderà
alla pace.
Gran parte della politica internazionale moderna è stata caratterizzata da Stati che hanno
utilizzato strategie di bilanciamento per perseguire i propri interessi.
Fine XVIII e XIX secolo —> Gran Bretagna ha perseguito strategie di bilanciamento di
potenza per evitare che il continente europeo venisse dominato da stato egemonico ostile.
Se e quando una grande potenza continentale fosse divenuta troppo potente cercando di
dominare Europa intera, la Gran Bretagna avrebbe cercato di organizzare una coalizione di
bilanciamento contro lo sfidante.
Verso fine XVIII sec. la Francia napoleonica tentò di conquistare il dominio europeo e la
Gran Bretagna assunse la leadership della coalizione di Stati che sconfissero Napoleone.
Nel corso della Guerra Fredda —> Stati Uniti utilizzarono il bilanciamento di potenza come
strumento per gestire i rapporti con l’Unione Sovietica.

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Il Bilanciamento interno implica la mobilizzazione dell’economia americana con investimenti
in ricerca, sviluppo e formazione + spese massicce per incrementare capacità militari.
Il Bilanciamento esterno implica coalizioni e alleanze + fornitura di assistenza anche militare
+ promozione di cooperazione politica ed economica all’interno del mondo non comunista.
Questo “bilanciamento bipolare” durò per decenni e sembra aver giocato ruolo fondamentale
nel mantenere la pace tra le due superpotenze.
Ancora oggi, Stati spesso perseguono strategie di bilanciamento, es. ascesa Cina ha portato
i paesi dell’Asia a difendersi/contrastare le possibilità di dominio cinese.
India —> ha cercato di rafforzare le proprie capacità militari e le relazioni politiche.
Gli Stati del Sud-Est Asiatico (Singapore, Filippine,Australia) cercarono di relazionarsi con la
Cina e trarre benefici da relazioni politiche/economiche positive.
Alcuni Stati hanno voluto che gli Stati Uniti rimanessero nella regione per bilanciare il potere
cinese.
Cina —> a sua volta ha adottato una strategia diplomatica rassicurando i propri vicini e
accettando di prendere parte a varie istituzioni regionali/economiche/di sicurezza per
mitigare paure suscitate agli altri.

Bilanciamento può essere contrapposto al bandwagoning= avviene quando Stati più piccoli
e deboli si aggregano e uno Stato grande e forte per riceverne protezione.
Anziché resistere a potere di uno Stato dominante, i vicini più deboli si affiliano allo Stato più
potente guadagnando benefici e protezione.
Gli Stati spesso perseguono questa strategia congiuntamente al bilanciamento di potenza.
Es :mentre gli USA bilanciavano l’Unione Sovietica durante la Guerra Fredda, gli Stati più
piccoli facevano bandwagoning con gli Stati Uniti.

6.3 IL DIRITTO INTERNAZIONALE E LE ISTITUZIONI COME STRUMENTI DI PACE


Gli Stati hanno cercato di costruire una pace stabile creando sistemi basati sulle istituzioni e
sul diritto internazionale. In questo capitolo vedremo il significato, le origini e l’efficacia del
diritto internazionale e delle istituzioni. Ci focalizzeremo anche sul loro impatto sulla pace in
3 casi rilevanti: Società delle Nazioni, Nazioni Unite e Unione Europea.

6.3.1 Caratteristiche essenziali del diritto internazionale e delle istituzioni


Diritto internazionale= corpo di regole, norme e standard che gli Stati hanno forgiato nel
tempo e che conferisce a questi Stati e ad altri attori diritti e obblighi in merito alle loro
interazioni reciproche.
Il diritto internazionale specifica le regole e i principi che governano le relazioni tra Stati.
Recentemente lo spettro di applicazione di tale diritto si è ampliato includendo rapporti tra
Stati, individui e organizzazioni internazionali.
Nelle relazioni internazionali il diritto è incarnato in un’ampia schiera di trattati formali e
pratiche consuetudinarie. Le istituzioni internazionali sono composte da norme internazionali
in cui si aggiungono accordi organizzativi volti a facilitare la messa a punto del diritto
internazionale da parte degli Stati.
Le origini di tale diritto risalgono al XVII secolo —> il trattato di Westfalia era un tentativo di
stabilire regole e norme condivise per la condotta delle relazioni tra gli Stati sovrani europei.
Ugo Grozio, uno dei fondatori del diritto internazionale—> “The law of war and peace”(1625)
opera in cui cercava di dimostrare l’esistenza di una legge universale tra nazioni.
Diritto internazionale cerca di governare le relazioni tra Stati definendo i principi e le pratiche
di condotta che essi dovrebbero rispettare.
Tenta di creare struttura basata su regole, all’interno della quale gli Stati si impegnano
reciprocamente di operare.
Nel mondo attuale il diritto internazionale è fondato su molteplicità di regole/principi che
coprono ogni sorta di azione statale, incluse regole riguardo la guerra, i diritti umani e il
commercio/finanza internazionale.

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Diritto internazionale —> offre visione della politica mondiale in cui ci si aspetta che tali
norme rafforzino le relazioni pacifiche e forniscano un ambiente stabile.

Diritto internazionale è differente dal diritto interno degli stati —> il diritto nazionale è formale
e applicabile, è lui ad avere l’ultima parola.
Nelle Relazioni Internazionali, il diritto e più limitato. Il diritto internazionale si applica
primariamente agli Stati come soggetti sovrani e non agli individui,a parte eccezioni come
crimini di guerra/genocidio.
Corte Penale Internazionale (CPI-ICC), fondata nel 2002 = tribunale internazionale
permanente che giudica individui per crimini di guerra o genocidio.

Il diritto internazionale rimane principalmente uno strumento degli Stati sovrani e non esiste
nessuna autorità internazionale che sta al di sopra degli Stati per farlo rispettare.
Tuttavia il diritto internazionale ha degli strumenti applicativi. Gruppi di Stati possono imporre
sanzioni ad altri Stati nel caso questi violassero il diritto internazionale. Gli Stati aderenti alla
CPI e a altre corti internazionali ne accettano l’autorità, anche se la CPI e le altre corti non
possono forzare gli Stati a obbedire alle loro decisioni ma comunque la loro autorità esercita
pressione sui governi affinché vengano rispettate.
Le decisioni della corte internazionale possono rendere più facile per altri governi
organizzare sanzioni contro il governo che ha commesso la violazione —> ma l’applicazione
non è vincolante —> saranno gli Stati stessi a imporre dei costi agli altri Stati e in questo
caso sono gli Stati, non il diritto, ad avere l’ultima parola.

Diritto internazionale —> emerso in modo più frammentato nel corso dei secoli.
Diritto internazionale consuetudinario= insieme/accumulazione dei principi e delle norme
che gli Stati hanno promosso nei secoli e che è ampiamente ritenuto legittimo e dotato di
autorità.
Racchiude idee fondamentali riguardo all’organizzazione e al ruolo degli Stati nel sistema
internazionale, riflettendo principi quali sovranità, riconoscimento, libertà dei mari,
responsabilità internazionali e autodifesa.
Una volta che la guerra scoppia, il diritto internazionale consuetudinario fornisce
norme/principi riguardo a questioni quali la condotta della guerra e la neutralità.

Altra fonte del diritto internazionale sono i trattati= accordi formali tra due o più Stati volti a
comporre una disputa o fissare linee guida per azioni future. I trattati esplicitano impegni e
aspettative in specifiche aree di condotta. I governi riconoscono ai trattati un alto status
giuridico = hanno un’autorità simile alle leggi.
Essi possono essere inizialmente negoziati tra pochi Stati poi le norme e le regole incarnate
in questi trattati si diffondo successivamente al più ampio sistema degli Stati.
Trattati —> forniscono norme e regole più precise. Esplicitano accordi giuridici riguardo a
questioni quali l’immunità territoriale e diplomatica, la protezione dei cittadini all’estero, la
libertà di navigazione e di commercio, l’estradizione e l’asilo.
Il Trattato Antartico 1953 vieta ogni ulteriore appropriazione esclusiva di territorio in quella
regione.

In anni recenti, uno dei maggiori sforzi di rafforzamento del diritto internazionale si è
verificato in rapporto agli oceani. La Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (
UNCLOS) definisce una struttura di diritti/responsabilità per gli Stati rispetto alle loro
rivendicazioni riguardo ai territori costieri + gestione e utilizzo dell’ambiente oceanico e delle
risorse naturali. Questo trattato ha sostituito il vecchio principio della “libertà dei mari” del
XVII secolo ed è ratificato da 161 paesi e gli USA mancano.
La Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare è ora un elemento operativo del
diritto internazionale. Gli Stati vi hanno fatto ricorso per risolvere dispute riguardo ai diritti

55
marittimi, alle aree di pesca e alle zone economiche esclusive e rivendicazioni sulle risorse
naturali.
La Cina avanza pretese su isole e altri diritti territoriali sul Mar Cinese Meridionale
scatenando rabbia/timore negli Stati più piccoli della regione —> si raggiunse un punto
critico quando un portavoce militare cinese affermò che la Cina aveva una “sovranità
Incontestabile” sull’intero Mare Cinese Meridionale ma che avrebbe concesso di navigare in
quest’area.
Giappone, Vietnam, Indonesia, Malesia e Filippine avanzarono rivendicazioni, così nel luglio
2010 la Clinton(segretaria di stato USA) replicò ai cinesi la necessità di un approccio
multilaterale per risolvere queste contrapposizioni —> tale scontro è ancora in corso ma la
Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare è stata un importante corpus di regole e
accordi per cercare soluzione alla disputa.

Perché Stati dovrebbero rispettare il diritto internazionale? Una ragione è la gran parte del
diritto internazionale rafforza sovranità e autorità Stati.
Diritto consuetudinario sancisce principi e norme che sostengono la libertà di armarsi,
l’accesso ai mercati e alle materie prime e l’ammissione di migranti.
Gli Stati sono liberi di decidere da soli se partecipare o meno a congressi internazionali e
firmare trattati e altri accordi.
Molti accordi e convenzioni non hanno forza finché una maggioranza di Stati non li
ratifica —> ci sono dei limiti ai vincoli che il diritto internazionale impone agli Stati.
Diritto internazionale fornisce un ambiente regolato all’interno del quale gli Stati possono
perseguire il loro interesse nazionale —> diritto internazionale si basa sull’idea di reciprocità.
Per ottenere che gli altri Stati si lascino vincolare dalle norme e dalle regole del diritto
internazionale, uno Stato deve adottare a sua volta tale atteggiamento. Ciascuno Stato
rinuncia a una piccola parte di libertà in cambio dei benefici di un ordine internazionale più
regolato e prevedibile.

Legittimità=senso di giustizia e accettazione del potere di uno Stato da parte di altri Stati.
Il diritto internazionale fornisce regole e principi che danno al sistema internazionale un
senso di giustizia.
Se la maggioranza degli Stati concorda e sostiene i principi del diritto internazionale, le
grandi potenze non hanno bisogno di ricorrere alla forza per far si che gli altri Stati si
comportino in maniera adeguata.
Alcuni aspetti del diritto internazionale conferiscono alle grandi potenze speciali diritti e
vantaggi —> es. il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite conferisce ad esse il potere di
veto.

Studioso britannico —> E.H.Carr —> diritto internazionale come maschera per l’esercizio del
potere da parte dei più forti.
Perché il diritto internazionale sia veramente legittimo agli occhi degli altri Stati, anche le
superpotenze devono rispettarne le regole/norme —> quindi limitazioni da parte loro.

Il diritto internazionale pone dei limiti a quanto gli Stati potenti possono fare con il loro potere
e crea anche un ambiente più prevedibile/ospitale all’interno del quale possono perseguire i
loro interessi.

6.3.2 Tre casi relativi al diritto internazionale e alle istituzioni: la Società delle Nazioni,
le Nazioni Unite, l’Unione Europea.
Ultimo secolo —> leader degli Stati hanno compiuto molteplici sforzi per dare via a istituzioni
internazionali che avrebbero dovuto aiutare a mantenere la pace.
Successivamente 1 Guerra Mondiale —> creare un sistema di sicurezza collettiva di portata
globale= La Società delle Nazioni.
Successivamente 2 Guerra Mondiale —> creazione delle Nazioni Unite.

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Infine venne creata l’Unione Europea= una successione di istituzioni volte a perseguire
l’integrazione e la pace

Sicurezza collettiva e Società delle Nazioni.


Sicurezza collettiva= sicurezza fornita dai membri di una istituzione internazionale
cooperativa nella quale, se uno Stato minacciasse/usasse concretamente la forza militare in
modo illegale verso un altro Stato membro, gli altri si impegnerebbero nel formare una
coalizione per sconfiggere l’aggressore.
La sicurezza collettiva è uno strumento che combina gli elementi del diritto internazionale
con le dinamiche di alleanza/bilanciamento.
Un classico esempio di sicurezza collettiva e la Società delle Nazioni—> organizzazione
internazionale ideata da Woodrow Wilson dopo la Prima Guerra Mondiale. Organismo
internazionale creato dal trattato di Versailles, progettato in modo da fornire agli Stati una
cornice internazionale di tipo giuridico e istituzionale per risolvere le loro controversie e
evitare la guerra.
Nella visione di Wilson, gli Stati si impegnavano a proteggere i confini territoriali e a
mantenere la pace.
Se un membro veniva attaccato, gli altri dovevano intervenire in sua difesa.
Idea di sicurezza collettiva si basava su diversi assunti :
● La Società sarebbe stata un’organizzazione globale in cui la membership sarebbe
stata quasi universale. Tutti gli Stati dovevano sostenere obblighi e impegni della
membership.
● Stati più forti non in grado di imporre veti o bloccare le azioni dell’organizzazione
● Stati avrebbero dovuto essere sufficientemente interdipendenti—> così da rendere
persuasiva la minaccia di sanzioni
● Necessario che tutti gli Stati nel sistema internazionale fossero convinti che i membri
dell’organizzazione sarebbero effettivamente venuti in aiuto di qualsiasi membro se
attaccato.
Principale missione della Società—> evitare la guerra.

Nella Società Delle Nazioni gli Stati dovevano associarsi come eguali.
Vi era un Consiglio esecutivo ma i poteri di esso consistevano semplicemente nel dare inizio
alle investigazioni e fare raccomandazioni all’organismo nel suo complesso.
La Società Delle Nazioni incarnava un set di norme e principi universali volti a fornire le basi
per una nuova era di pace e stabilità.

Il diritto internazionale + il sistema di sicurezza collettiva della Società avrebbero svolto un


ruolo socializzante, portando gradualmente gli Stati all’interno di una “comunità di potere”.
Il primo incontro del Consiglio della Società avvenne nel gennaio 1920, una settimana dopo
l’entrata in vigore del trattato di Versailles.
Società delle Nazioni fù indebolita sin dall’inizio dalla mancata adesione degli Stati Uniti.

Poco dopo la sua creazione, la Società subì due battute d’arresto che misero a repentaglio
la pace e la sicurezza collettiva:
● Inizio anni 30—> depressione economica mondiale + protezionismo + nazionalismo
erano sempre più in crescita.
Giappone, membro della Società, invase i suoi vicini costruendo un impero—> 1931
invase e occupò la Manciuria e una parte della Cina. Tuttavia non si diedero sanzioni
al Giappone perché l’economia era in crisi e molti Stati dipendevano
economicamente dal commercio con esso.
La Società fece ricorso alla persuasione diplomatica ed inviò una delegazione a
studiare il problema.
1933—> la Società approvò una risoluzione che condannava l’invasione e chiedeva
al Giappone il ritiro dalla Manciuria.
Il Giappone rifiutò e si ritirò dalla Società delle Nazioni.

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● 1935—> secondo colpo al sistema di sicurezza per la mancata reazione di fronte
all’invasione italiana dell’Abissinia. Entrambi i paesi erano membri della Società delle
Nazioni.
Inizio anni 30—> Italia governata da regime fascista.
L’imperatore dell’Abissinia—> Haile Aelassie fece appello alla Società delle Nazioni
la quale propose di dare all’Italia una parte dell’Abissinia ma alla fine Mussolini
invase il paese.
Due importanti membri della Società, Francia e Gran Bretagna, scelsero di non
opporsi temendo che avrebbero spinto l’Italia più vicina a un’alleanza con la
Germania e segretamente concordarono la cessione dell’Abissinia all’Italia.
Il fatto che gli Stati Uniti non fossero un membro aggravò questi fallimento.
Tra metà-fine degli anni 30, la promessa di una pace mondiale e di una
sicurezza collettiva fallì.

Le Nazioni Unite: un sistema di sicurezza collettivo modificato.


Dopo la Seconda Guerra Mondiale —> Stati Uniti e altri paesi hanno avuto ancora
opportunità di costruire un ordine internazionale.
Tra il 1944 e il 1950—> Stati Uniti e altri Stati proposero diverse istituzioni: Nazioni Unite,
istituzioni economiche di Bretton Woods e l’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del
Nord(NATO).
Il presidente Roosevelt e il suo successore Truman volevano costruire un ordine che
potesse garantire di nuovo la pace = Un’istituzione globale, le Nazioni Unite—> elemento
centrale di questo nuovo tentativo di creare sistema basato su sicurezza collettiva e pace.
Essi volevano anche evitare i problemi che aveva incontrato la Società delle Nazioni.
ONU conferisce alle grandi potenze un ruolo di primo piano.
L’Organizzazione è composta da 6 organi principali, ma quelli più rilevanti per le questioni
guerra/pace sono:
● l’Assemblea Generale= gli Stati membri partecipano su base egualitaria
● Il Consiglio di Sicurezza= con 5 membri permanenti (USA, Francia, Gran Bretagna,
Unione Sovietica e Cina) + un gruppo addizionale di Stati a rotazione.
Ai membri permanenti viene conferito un diritto di veto sulle risoluzioni che impegnano l’ONU
ad agire. Questa clausola portò le grandi potenze a entrare più volentieri
nell’Organizzazione.

Le Nazioni Unite concessero alle grandi potenze di porre un veto sulle azioni in cui fossero
in gioco i loro interessi —> questo potere significava che l’ONU non avrebbe agito in tutti i
casi, ma solo in quelli in cui le grandi potenze avrebbero concordato che l’azione era
necessaria.
Il successo o il fallimento sarebbero dipesi dalla capacità dei membri permanenti del
Consiglio di Sicurezza di cooperare.
Nazioni Unite—> si piegarono tuttavia alla realtà politica di potenza—> la Guerra Fredda
condannò al fallimento la visione di Roosevelt delle grandi potenze che collettivamente
mantengono la pace/stabilità.
Stati Uniti—> assunsero maggiori responsabilità organizzando e guidando il mondo non
comunista—> stringere legami e alleanze con Asia orientale e Europa come percorso
alternativo alla sicurezza internazionale.
NATO—> principale meccanismo per mantenere sicurezza in Europa.
In Asia orientale gli Stati Uniti costruirono alleanze bilaterali di sicurezza (Giappone)—>
queste garantivano sicurezza cooperativa solo per quei paesi che facevano parte delle
alleanze.

Nazioni Unite intervenivano su questioni relative alla pace e alla guerra + assunzione di
nuove responsabilità nei decenni successivi alla Seconda Guerra mondiale:
Assemblea dell’ONU divenne “la voce del sud” in quanto rappresentava i paesi in via di
sviluppo.

58
Nazioni Unite —> pensate primariamente per affrontare problemi relativi alla pace/guerra.
Le guerre tra le grandi potenze costituivano allora la principale minaccia alla pace
mondiale e l’ONU incarnava il desiderio della comunità mondiale di impedire queste
guerre future.
Ma nell’era post Seconda guerra mondiale la lotta per la sicurezza/prosperità dei paesi in via
di sviluppo emerse come un nuovo problema per il sistema globale.
Le Nazioni Unite fornirono a tali paesi svilupparono un forum per discutere di
sviluppo/governance—> contesto dove i piccoli e poveri paesi potevano promuovere le
proprie idee.

l’ONU divenne sempre più focalizzato sul peacekeeping piuttosto che sul peacemaking.
Peacemaking= azione ONU che si situa prima dello scoppio della guerra, progettata per
impedire che due Stati entrino in guerra tra loro, tramite la sponsorizzazione di accordi
pacifici.
Peacekeeping= operazioni ONU in cui soldati tratti da vari Stati membri dell’organizzazione,
vengono dispiegati in paesi terzi all’indomani di una guerra internazionale/civile per
mantenere separati i gruppi in conflitto e imporre l’accordo di pace.
Guerra Fredda + stallo tra le potenze occidentali e URSS —> mostrarono che il Consiglio di
sicurezza non era in condizione di agire in quanto i suoi membri permanenti non erano in
grado di raggiungere decisioni unanimi.
Tuttavia l’ONU svolse effettivamente un ruolo dispiegando operazioni di peacekeeping per
impedire il ritorno della guerra.
La Carta ONU attribuisce al Consiglio di Sicurezza la responsabilità di intraprendere azioni
per mantenere la pace/sicurezza—> gli Stati si rivolgono spesso al Consiglio per aiuti
nell’implementazione degli accordi di pace.
Quando il Consiglio autorizza lo schieramento dei peacekeeper, attinge al personale militare
e civile di vari Stati perché operino insieme nel quadro di una missione ONU congiunta.
Dal 1948 ad oggi l’ONU ha promosso 63 operazioni di peacekeeping, 16 ancora in corso.
Il ruolo e il significato delle Nazioni Unite nella politica mondiale è fonte di continuo dibattito
tra gli studiosi di Relazioni Internazionali.

Lo stato di diritto e le istituzioni: il caso dell’Unione Europea.


Europa—> sviluppato la più elaborata forma di Pace duratura ottenuta attraverso il diritto
istituzionale e le istituzioni.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale i paesi dell’Europa occidentale hanno iniziato a costruire
un ordine regionale cooperativo —> la violenza e la distruzione del conflitto hanno portato i
leader del dopoguerra a cercare nuovi modi per creare la pace.
Leader—> anziché tornare all’equilibrio di potenza, scelsero un percorso di integrazione
regionale e di costruzione istituzionale, a partire dalla CECA= Comunità Europea del
Carbone e dell’Acciaio, e in seguito con la CEE= Comunità Economica Europea.
Questo progetto iniziò da un nucleo europeo di paesi guidati da Francia e Germania
occidentale, per poi espandersi fino a includere la maggior parte degli Stati d’Europa, inoltre
si ridussero anche gli spazi commerciali.
Anni 90—> Stati europei diedero vita all’EU= Unione Europea, dotata di istituzioni formali
come il Parlamento Europeo, la Corte di Giustizia, la Commissione Europea + crearono
moneta comune= Euro.
Unione Europea= nuovo tipo di comunità politica, gruppo di democrazie liberali legate tra
loro da istituzioni condivise e da un comune orientamento alla governance fondata sulle
regole.
Essa ha avuto i suoi successi e i suoi fallimenti. È stata in grado di costruire una struttura
per la cooperazione economica/politica + una limitata governance condivisa. Ha espanso la
sua membership attraverso il continente europeo, integrando molti paesi dell’ex Unione
Sovietica.

59
Tuttavia negli ultimi anni ha incontrato difficoltà riguardo alla moneta comune e al proprio
ordine monetario + i problemi economici di Stati membri come Spagna e Grecia hanno
provocato forti pressioni.
EU= tentativo di costruire pace e prosperità—> esperimento continuo.

6.4 MECCANISMI TRANSNAZIONALI PER RAGGIUNGERE LA PACE


Vi sono almeno tre strade attraverso cui singoli individui e attori non governativi possono
giocare un ruolo centrale nel promuovere la pace e nell’evitare o mettere fine alla guerra,
talvolta esercitando pressione sui leader nazionali. Queste tre strade sono legate
all’interdipendenza economica, a una possibile comunità internazionale di Stati democratici,
ai movimenti per la pace e la società civile globale.

6.4.1 Interdipendenza economica


Stati—> hanno cercato di costruire Relazioni Internazionali pacifiche anche attraverso la
promozione del libero scambio e dell’interdipendenza economica.
La relazione economia-pace è complessa e gli studiosi continuano a dibattere su quali siano
i modi specifici in cui le relazioni economiche perseguite dagli Stati alterino la loro condotta
in merito alla pace e alla guerra.
Molti pensatori liberali sono convinti che un’estesa interdipendenza economica tra paesi crei
interessi domestici e constituences (elettorali) in grado di favorire relazioni stabili e pacifiche.
Quando gli Stati sono legati tra loro in commerci e scambi vantaggiosi—> interromperli è
costoso.
I leader degli Stati democratici e liberali come Inghilterra del XIX secolo e gli Stati Uniti del
XX secolo (e ancora oggi) hanno agito sulla base di questa convinzione.
I leader americani e inglesi promossero anche la costruzione di un’economia mondiale
aperta a causa dei più generali effetti che questa avrebbe avuto sulle Relazioni
Internazionali.
Anni 30, C. Hull—> Segretario di Stato americano —>sosteneva che il commercio promuove
la crescita economica e che i paesi prosperi e in crescita avranno avuto meno ragioni di fare
la guerra.
Il libero scambio secondo questa visione crea crescenti interessi che influenzano la pace.

Gli economisti e i politici inglesi fecero i primi sforzi per sostenere il libero scambio come un
modo per promuovere la pace mondiale all’inizio del XIX secolo.
Movimento inglese per il libero scambio emerse in seguito alle idee dell’economista Adam
Smith.
Inghilterra stava cominciando a guidare il mondo in una nuova fase di rapida
industrializzazione. Gli imprenditori e i lavoratori erano una forza crescente nella politica
inglese e identificavano sempre di più i loro interessi con i mercati aperti.
Vennero eliminate anche le Corn Laws che portavano forti blocchi protezionistici al libero
flusso di beni attraverso le frontiere.

Nel corso del tempo l’Inghilterra e altri paesi abbassarono sempre di più le tariffe e diedero
vita alla prima grande era caratterizzata da un’economia mondiale aperta.
Entro la fine del XIX secolo, beni e capitali fluivano liberamente attraverso l’Europa e il
mondo.
Ma tutto cambiò bruscamente con lo scoppio della Prima guerra mondiale. Nonostante tutto
la pace non durò.
Negli anni successivi, l’Inghilterra e altri paesi abbassarono le tariffe e diedero vita alla prima
grande era caratterizzata da un’economia mondiale aperta.
Entro la fine del XIX secolo, beni e capitali viaggiavano liberamente attraverso l’Europa e il
mondo.
Rivoluzioni tecnologiche come navi a vapore, telegrafo e ferrovie —> infrastruttura per
un’economia globale.
Tutto si interruppe con la Prima guerra mondiale, nonostante tutto la pace non durò.

60
Negli anni precedenti la Seconda guerra mondiale gli Stati Uniti videro ridursi il loro spazio
d’azione geopolitico per via dei blocchi regionali chiusi e in competizione che le altre grandi
potenze stavano costruendo.
Giappone—> stava creando ordine regionale imperiale in Asia orientale.
Unione Sovietica—> dominava la propria regione
Germania—> cercava di dominare Europa occidentale
Dopo la fine della guerra, gli Stati Uniti speravano di costruire un mondo pacifico basato sul
commercio su un’economia mondiale aperta.
I membri dell’amministrazione americana erano convinti che un sistema commerciale non
discriminatorio sarebbe stata la base per una pace stabile —> i mercati aperti avrebbero
fornito le fondamenta essenziali per un sistema multilaterale ampio e organizzato fondato
sullo stato di diritto.
Sia l’amministrazione Roosevelt che quella di Truman sostennero lo sforzo postbellico per
rendere nuovamente aperta l’economia mondiale—> interdipendenza economica, guidata
dagli USA, come unico modo per assicurare la prosperità e una pace stabile.

I mercati aperti, secondo la visione americana condivisa, avrebbero simultaneamente


promosso due obiettivi:
● Assicurato agli USA l’accesso ai mercati e alle materie prime in tutto il mondo.
● Contribuito alla crescita economica e all’interdipendenza, creando a loro volta tra i
paesi interessi condivisi in un ordine internazionale pacifico.

Truman—> credeva che seconda guerra mondiale avesse origine nell’economia con il
protezionismo, mercati chiusi, blocchi imperiali.
Se il mondo voleva ritornare a un periodo di pace stabile le barriere al libero commercio
dovevano essere abbattute.
La promozione della pace attraverso l’espansione dei mercati fu una strategia cruciale, da
parte degli Stati Uniti e dai loro alleati europei, per affrontare la situazione dell’Europa post
bellica.
Nel primo decennio dopo il 1945 i funzionari americani/europei erano preoccupati che
l’Europa si tramutasse in un fallimento politico ed economico —> ricordo Prima guerra
mondiale e depressione economica spaventavano.
La sfida era quella di ricostruire l’Europa in un modo che avrebbe permesso alla Germania
di integrarsi nel continente senza riaccendere vecchie ostilità.
Integrazione economica divenne l’ elemento chiave della politica di ricostruzione.
Robert Schuman—> ministro finanze francese e in seguito ministro esteri—> uno degli
architetti di questa visione.
Parte di questa strategia consisteva nell’avvicinare i vecchi rivali (Francia e Germania)
attraverso nuove forme di cooperazione economica.
CECA= creata per legare tra loro i due settori industriali principali dell’Europa. Le “industrie
di guerra” non sarebbero state più nazionali ma bensì europee.
Gli Stati Uniti spinsero ulteriormente i loro partner postbellici per creare un mercato comune
di ampiezza europea.

Europa integrata che crescesse insieme come un corpo unico sarebbe stata meno
nazionalista, meno militarista e meno geopoliticamente divisa.

La strategia europea per un ampio ordine internazionale post-bellico era fondata anche
sull’apertura e l'espansione dei mercati mondiali. Gli USA negli anni 40 assunsero la guida
dei negoziati con il Regno Unito e altre democrazie di mercato per definire regole monetarie
e commerciali.
Le democrazie avanzate continuarono a liberalizzare il commercio, abbassando i dazi e le
barriere non tariffarie—> durante questo periodo, il commercio e gli investimenti crebbero

61
costantemente e le aziende multinazionali americane ed europee espansero le proprie
operazioni in tutto il mondo.
Dopo la fine della Guerra Fredda l’economia mondiale si espanse fino a includere la maggior
parte dei paesi in via di sviluppo e del mondo comunista.
Globalizzazione economia mondiale—> non assicura pace ma crea incentivi perché gli Stati
cerchino di risolvere controversie senza guerra—> il livello di interconnessione tra paesi
accresce il numero dei soggetti interessati al mantenimento di un sistema stabile e aperto.
Globalizzazione—> porta incentivi per i governi affinché sviluppino regole e istituzioni per
gestire le loro comuni vulnerabilità.
L’interdipendenza però crea anche nuovi problemi che gli Stati devono risolvere
collettivamente; la globalizzazione porta con se problemi come criminalità, traffico di droga,
terrorismo ecc.. e rende i paesi più vulnerabili alle crisi economiche e a altri sconvolgimenti.

Pensatori liberali e gli Stati liberali ritengono che il libero scambio porti alla pace, ma i
risultati della ricerca scientifica dipingono un quadro in chiaroscuro. Vi sono alcune prove
empiriche sia della visione liberale per cui l’interdipendenza economica, in sé, non frena gli
Stati dall’andare in guerra.
La guerra ha molte cause ed è irrealistico pensare che l’esistenza di legami economici
reciprocamente vantaggiosi costituisca un freno assoluto alla guerra.
Ciononostante abbiamo qualche relazione. Uno studio ha scoperto che dal 1850 l’intensità
del commercio internazionale è stata inversamente correlata con lo scoppio di guerre tra
grandi potenze.
Un altro studio(periodo 1950-86) ha trovato una corrispondenza significativa tra la crescita
dell’interdipendenza e la democrazia da un lato, e una riduzione dell’incidenza dei conflitti
militari dall’altro.
Sul fronte realista, gli studiosi hanno scoperto che durante i primi decenni del XX secolo i
costi derivanti da una contrazione dell’interdipendenza non hanno impedito ai paesi di
entrare in guerra.
Ciò che è maggiormente indicativo nella ricerca recente su l'interdipendenza economica e la
guerra è che sembrano contare le circostanze specifiche ( quelle che gli studiosi chiamano
“variabili interventi”).
L’interdipendenza economica ha un impatto sui gruppi domestici e sulle coalizioni politiche.
I gruppi di interesse economico che traggono benefici dal commercio spingeranno per
relazioni stabili con gli altri Stati, ma che siano influenti o meno dipende da molti fattori,
incluse le caratteristiche della coalizione politica dell’élite al governo.

6.4.2 Una comunità internazionale di Stati democratici


Democrazie liberali tendono a non farsi la guerra tra loro—> hanno una capacità non
comune di lavorare insieme per costruire relazioni cooperative.
Questa semplice intuizione sta alla base di una delle più famose teorie di peacemaking—>
tesi della pace democratica, che si focalizza sulla democrazia e sulla possibilità di costruire
comunità di democrazie.
Caratteristiche democrazie liberali..
● Stato di diritto
● Libertà di parola
● Proprietà privata
● Leader responsabili
..le rendono non predisposte alla guerra.
Certo discrepanze ci sono sempre ma quando le democrazie si confrontano spesso trovano
soluzioni senza ricorrere alla guerra.
Man mano che le democrazie si diffondono, si ampliano anche le zone di pace= numero di
paesi democratici + spazio geografico che occupano dove gli Stati non vogliono fare ricorso
alla forza militare e n’è pensano che questa verrà usata contro di loro.

62
Kant—> avanzò per primo questa idea—> gruppo di democrazie capaci di affiliarsi tra loro e
costruire forme pacifiche di comunità—> rafforzamento legami tra loro—> economie di
mercato con opportunità di commercio/scambio—> forza stava nel numero, più erano più
forti sarebbero state davanti ad attacchi da parte di Stati non democratici.

Nell’era moderna le democrazie hanno avuto la tendenza sia a cooperare, sia a comportarsi
pacificamente tra loro.
La visione di Wilson di un sistema universale basato sul diritto e sulla sicurezza collettiva si
fondava sulla convinzione che una rivoluzione democratica fosse in corso in tutto il mondo.
Nel sostenere la guerra contro la Germania nel 1917, Wilson riteneva che fosse la natura
della Germania militaristica e autoritaria ad aver prodotto l’aggressione e la guerra.
Wilson riteneva che l’ordine internazionale post 1919 avrebbe dovuto necessariamente
incorporare non democrazie, ma era anche convinto che nel tempo questi Stati
autoritari/autocratici si sarebbero uniti alla comunità mondiale delle democrazie.
Dopo la Seconda guerra mondiale, i leader americani erano ancora più determinati ad
ancorare l’ordine internazionale post bellico in un’alleanza di democrazie. Roosevelt sperava
nelle Nazioni Unite come perno principale per la pace mondiale, ma altri leader americani
invece riponevano la loro fiducia nella cooperazione economica, politica e di sicurezza con
l’Europa e la più grande comunità di democrazie nel mondo libero.
Mentre incombeva la Guerra Fredda, i leader americani assunsero impegni di vasta portata
per costruire e gestire l’ordine internazionale e le tradizioni democratiche condivise dei propri
partner occidentali resero più semplice per gli USA onorare questi impegni.
Anche gli europei erano chiaramente a favore della cooperazione post bellica—> ministro
esteri britannico Ernest Bevin sostenne un’alleanza di sicurezza europea con gli Stati Uniti
(quella che sarebbe stata poi la NATO) come parte di questa forte unione che avrebbe unito
il mondo atlantico.

Il fallimento della costruzione della pace dopo la Prima guerra mondiale e la ricerca da parte
degli Stati Uniti di un gruppo stabile di paesi con i quali costruire relazioni istituzionalizzate,
rese i leader di entrambe le sponde dell’Atlantico ricettivi a questi appelli di solidarietà
democratica occidentale.
Fine Guerra Fredda—> Stati Uniti e le altre maggiori democrazie affermarono nuovamente i
loro impegni reciproci.
Parlando alle Nazioni Unite nel settembre 1991 il presidente Bush individuò le due grandi
svolte del mondo moderno:
● Emergere dell’impresa individuale
● Commercio internazionale
Secondo Bush man mano che la democrazia prospera cresce la cooperazione
internazionale.
Anche l’amministrazione Clinton considerava questa comunità democratica come la grande
realtà della politica mondiale dopo la Guerra Fredda, e la sua strategia di costruzione della
pace globale implicava l’allargamento di questo sistema mondiale globalizzante,
democratico e orientato al mercato.

Sistema commerciale venne rafforzato con la creazione dell’Organizzazione Mondiale del


Commercio(WTO) che fornì regole e meccanismi di risoluzione delle controversie a favore
di un’economia mondiale in piena espansione.
Fine anni 90—> amministrazione Clinton sostenne la creazione della Comunità delle
Democrazie—> forum per i leader delle democrazie di tutto il mondo per ritrovarsi
periodicamente a discutere dei modi per sostenere e rafforzare le istituzioni democratiche
nei paesi in via di sviluppo.
Dopo attacchi 11 settembre 2001—> Bush alzò la soglia in merito all’importanza della
democrazia per la pace globale—> gruppi non governativi di terroristi con accesso a armi di
distruzione di massa presentavano nuove minacce alla sicurezza globale.

63
Gli Stati dispotici/falliti sono un pericolo per il mondo perché possono costruire un terreno
fertile per i terroristi.

La Cina emergente si integrerà pacificamente nell’ordine internazionale o tenterà di


rovesciarlo?
Liberali e Realisti offrono visioni decisamente diverse sul futuro.
● Liberali: affermano che un “ascesa pacifica” della Cina è possibile se il suo sistema
interno evolve verso la democrazia liberale. In questa visione la Cina seguirebbe un
percorso simile a quello del Giappone dopo la Seconda Guerra Mondiale
● Realisti: molto più scettici sul fatto che la democrazia sia un freno ai conflitti. Per loro
conterà molto di più il mutamento delle posizioni di potere di Cina e Stati Uniti.
La Cina cercherà di usare il suo potere per espandere la propria influenza e il
controllo sulla propria regione e sul mondo. Gli Stati Uniti a loro volta si opporranno a
questa volontà di dominio da parte della Cina= conflitto inevitabile.

Gli Stati Uniti e le altre democrazie avanzate credono fortemente che un mondo di
democrazie abbia maggiori probabilità di essere pacifico rispetto alla sua alternativa. Molti
osservatori credono che la democrazia faciliti altri sviluppi internazionali che promuovono la
pace:
● l’interdipendenza internazionale
● Stato di diritto
Democrazie—> predisposte al commercio con altri Stati e collaborano per stabilire regole e
istituzioni che consentono collettivamente di gestire le loro relazioni.

6.4.3 I movimenti per la pace e la società civile globale


Gli Stati fanno la guerra ma si assumono anche la responsabilità di fare la pace.
Tuttavia anche le organizzazioni non governative, ossia gruppi di cittadini e movimenti
politici, hanno avuto un ruolo nel spingere i governi alla pace.
Questi gruppi non governativi non mettono direttamente fine alle guerre ma servono per
portare l’attenzione sui costi e le conseguenze di una guerra e per fare pressione sui
governi.
Prima del XX secolo i gruppi di cittadini non costituivano una grossa presenza nel momento
in cui gli Stati andavano in guerra, ma nel corso del 900, sia in Europa che negli USA si
formarono gruppi pacifisti per creare alternative alla guerra e compiere piccole azioni di
resistenza.
Regno Unito—> National Peace Council creato nel 1908—> insieme cittadini appartenenti
a gruppi di volontari di tutto il paese per cercare il disarmo e la pacifica risoluzione delle
dispute.
Con la Prima guerra mondiale, ampi gruppi di cittadini si organizzarono per opporsi alle
politiche del governo.
Durante e dopo la guerra, nel Regno Unito e negli Stati Uniti vi furono attivisti che portarono
avanti le loro idee riguardo alla pace mondiale—> idee che ispirarono Wilson nella sua
proposta per la Società delle Nazioni.
La devastazione delle due bombe nucleari sganciate in Giappone alla fine della Seconda
guerra mondiale fornì il catalizzatore politico e simbolico per una nuova generazione di
attivismo pacifista, che guadagnò ulteriori partecipanti con la Guerra Fredda.
I pericoli della guerra nucleare furono il punto focale di queste campagne pacifiste. Tra i
partecipanti filosofi, teologi, artisti, intellettuali e perfino scienziati nucleari.
1957—> scienziati di entrambe le parti contrapposte durante la Guerra Fredda si trovarono
Pugwas (Canada) per promuovere la comprensione e la riconciliazione tra paesi occidentali
e comunisti.
Le conferenze di Pugwash continuano tutt’oggi a riunire studiosi e figure pubbliche per
cercare di ridurre i rischi di un conflitto armato e trovare soluzioni cooperative ai problemi
globali.

64
Movimenti per la pace—> obiettivi specifici differenti.
Stati Uniti, guerra Vietnam—> movimento per la pace più forte e organizzato nella storia del
paese.
L’opposizione alla guerra in Vietnam scatenò dimostrazioni di protesta alla convention
democratica nazionale del 1968 a Chicago, culminata in violenze e centinaia di arresti.
Gruppi rock come i Grateful Dead e i Beatles incorporarono messaggi di pace nella loro
musica.
Il movimento contro la guerra in Vietnam terminò quando i soldati tornarono a casa nella
primavera 1972.
Anni 80—> tornarono in vita i movimenti pacifisti per protestare contro l’escalation delle
ostilità tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Enormi folle nelle maggiori capitali protestarono
contro la decisione dell’amministrazione Reagan di introdurre nuovi missili nucleari di media
portata nel continente europeo. Le campagne per il disarmo nucleare che erano state
avviate durante la Guerra Fredda ripresero.

Anche la guerra americana in Iraq del 2003 provocò un’esplosione di proteste negli Stati
Uniti, Europa, Giappone, Turchia e nel resto del mondo.
A Roma—> 15 febbraio 2003 —> tre milioni di persone uscirono in strada in quella che è
definita la più grande manifestazione pacifista della storia.

È difficile misurare l’influenza del movimento pacifista sulle azioni dei governi. Le
manifestazioni pacifiste probabilmente ebbero un qualche ruolo nel fare pressione sul
governo americano affinché mettesse fine al proprio coinvolgimento in Vietnam.
Anni 80—> movimento pacifista occidentale fece da sfondo al dialogo diplomatico tra Stati
Uniti e Unione Sovietica che portò alla fine della Guerra Fredda.

6.5 RISPONDERE LA DOMANDA FONDAMENTALE E GUARDARE AVANTI


Nei secoli gli Stati hanno percorso differenti strade per raggiungere la pace.
Fino a quando le cause della guerra non scompariranno completamente, la ricerca della
pace rimarrà una caratteristica costante della politica mondiale.
Due distribuzioni internazionali del potere possono influenzare le prospettive di pace:
● Equilibrio di potenza
● Egemonia
La diplomazia e il bilanciamento di potenza sono azioni che gli Stati utilizzano per perseguire
i propri interessi, ma possono anche aiutare a promuovere la pace. Il diritto internazionale e
le istituzioni, in particolare l’Unione Europea, possono offrire nuove importanti opportunità in
tal senso.
L’estensione della democrazia a più paesi, l’intensificazione del commercio e degli
investimenti attraverso il mondo e l’emergere dei movimenti per la pace e della società civile
internazionale sono fattori che hanno aiutato a mantenere la pace a livello internazionale.
Anche le armi nucleari hanno avuto un effetto pacificante —> sono così importanti che
talvolta si ritiene abbiano portato una rivoluzione dell’essenza stessa delle Relazioni
Internazionali.

Capitolo 7: Armi di distruzione di massa


Miglior modo che due paesi hanno per evitare un conflitto nucleare è quello di non cercare di
difendere la propria popolazione durante un possibile attacco di questo tipo.
Le armi nucleari hanno un potenziale distruttivo così elevato da rendere la vittoria
impossibile in caso di guerra. Il miglior modo per evitare la catastrofe nucleare è impedire
agli Stati di ottenere armi di questo tipo. Una volta però che gli Stati riescono ad acquistare
questa capacità, la migliore strategia è di fare in modo che nessun paese concepisca
l’utilizzo dell’arma nucleare senza contemplare anche la propria distruzione.

65
Il pensiero comune è che questo tipo di armi si ottenga per poi essere utilizzato durante un
conflitto ma in realtà la loro natura è diversa—> la loro sola esistenza ha cambiato il modo
in cui molti governi approcciano il concetto stesso di guerra.
Non sono armi da utilizzare in guerra ma bensì un deterrente.
Prima dell’era nucleare le grandi potenze del sistema internazionale combattevano grandi
conflitti per risolvere le proprie divergenze—> nell’era nucleare non c’è più spazio per quel
tipo di guerra tra grandi potenze.
Armi nucleari costituiscono uno straordinario “sentiero verso la pace” per gli Stati nazione e
hanno cambiato le fondamenta della relazione tra diplomazia e guerra? È una delle
domande fondamentali delle Relazioni Internazionali.
Logica particolare della strategia nucleare—> sostiene che il modo migliore per evitare la
guerra sia quella di non essere effettivamente pronto per combatterla. Questa logica venne
applicata da Stati Uniti e Unione Sovietica, i quali avevano massicci arsenali nucleari pronti
a essere impiegati l’uno contro l’altro durante la Guerra Fredda.
Vedremo in questo capitolo se può essere applicata anche a Stati in possesso di piccoli
arsenali nucleari.

Armi di distruzione di massa—> armi progettate per uccidere un grande numero di civili o
forze armate(batteriologiche, chimiche, ecc..)

7.1 LE ARMI NUCLEARI


Il termine blockbuster si usa solitamente negli Stati Uniti per indicare un grande evento.
Questo termine si diffuse durante la Seconda guerra mondiale, quando le più grandi bombe
aeree convenzionali venivano appunto chiamate blockbuster per la loro capacità di
distruggere (to bust) un intero quartiere (block).
Il 16 luglio 1945 ad Alamogordo in Nuovo Messico, gli Stati Uniti detonarono un tipo di
bomba —> ordigno nucleare puro e semplice che sprigionò un quantitativo di energia pari
a 19 tonnellate di tritolo. Questa esplosione venne chiamata test Trinity e segnò l’iniziò di un
nuova epoca per la tecnologia militare e per la politica internazionale.
Progetto Manhattan—> programma segreto che mise insieme alcune tra le più grandi
menti scientifiche dell’epoca della Seconda guerra mondiale per creare l’arma definitiva, che
infatti culminò con la creazione della prima bomba atomica. Tale progetto iniziò
contemporaneamente con l’entrata degli Stati Uniti in guerra.
Test Trinity—> Rappresentò il culmine di questo progetto segreto.
Albert Einstein, il cui lavoro sulla relatività servì da base per la fisica nucleare, aiutò lo
sviluppo del progetto scrivendo nel 1939 una lettera all’allora presidente Roosevelt
avvisandolo che gli scienziati tedeschi stavano cercando di sfruttare queste nuove scoperte
a scopo militare.
Gli scienziati del progetto Manhattan lavorarono (e ci riuscirono prima dei tedeschi) allo
sviluppo di un’arma che avrebbe potuto immagazzinare, per poi rilasciare l’energia tremenda
scaturita dalla fissione= reazione a catena durante la quale un nucleo decade in frammenti
minori sprigionando energia e radioattività. Costituisce l’elemento centrale del
funzionamento dell’arma nucleare.
6 agosto 1945—> Enola Gay un bombardiere americano sganciò un ordigno nucleare
chiamato “Little Boy” sulla città di Hiroshima in Giappone, tre giorni dopo una seconda
bomba chiamata “Fat Man” fu fatta detonare su Nagasaki.
La prima uccise tra le 70.000 e le 80.000 persone e ne ferì 70.000.. la seconda causò
40.000 vittime e altri 40.000 feriti.
Dopo questi due attacchi nucleari il Giappone si arrese facendo di fatto finire la Seconda
guerra mondiale. C’è ancora oggi chi dibatte se fosse stato davvero necessario tutto ciò per
fare ritirare i giapponesi.
Il monopolio nucleare degli Stati Uniti durò poco—> 1949—> Unione Sovietica testò
anch’essa con successo la propria bomba atomica a fissione.
1952—> Stati Uniti, non contenti, svilupparono un ulteriore ordinino ancora più avanzato🡪
bomba termonucleare (o all’idrogeno o bomba H)= tipo di bomba nucleare che utilizza

66
una fissione contenuta per causare la fusione delle particelle di idrogeno. Questo processo
produce un quantitativo di energia diverse volte superiore rispetto a una bomba a fissione e
viene chiamata anche bomba a fusione.
La deflagrazione —> 500 volte superiore rispetto a quella del test Trinity e vaporizzò
un’intera isola del Pacifico meridionale lasciano un cratere di quasi due chilometri e
cinquanta metri di profondità.
primo ordigno però era troppo ingombrante, aveva le dimensioni di un piccolo edificio—>
cercarono di rimpicciolire i successivi per renderli più efficaci e capaci di penetrare le difese
nemiche.
Ad oggi l’arsenale nucleare più avanzato è nelle mani degli Stati Uniti e include una serie di
armi nucleari compatte e miniaturizzate che possono essere lanciate da vettori terrestri,
marini e aerei. Possono essere lanciate dai bombardieri stealth ovvero velivoli con
un’autonomia di circa 10.000 chilometri che sfruttano una particolare tecnologia che li rende
invisibili ai radar.
Missili balistici intercontinentali(ICBMs, Inter Continental Ballistic Missiles)= missile che
percorrendo un’orbita balistica, viaggiando a migliaia di chilometri l’ora, fuoriesce dall’orbita
terrestre per poi rientrare e sganciare diverse testate nucleari, ognuna di esse contiene
diverse centinaia di chilotoni di esplosivo, e possono essere guidate in modo indipendente
verso un obiettivo o in prossimità di esso, per poi essere fatte detonare.
Missili balistici lanciati da sottomarini(SLBMs, Submarine-Launched Ballistic Missiles)=
missile con le stesse caratteristiche di un missile balistico intercontinentale ma che viene
lanciato da un sottomarino situato nelle profondità dell’oceano.
Missili da crociera(Cruise Missiles)= missili che possono essere lanciati da vettori terrestri,
aerei o marini, e che possono viaggiare a bassa quota in modo da non essere rilevati dai
radar, ed è auto guidato per poter evitare gli ostacoli e poter sganciare le testate di cui è
equipaggiato.
Indipendentemente da dove vengono lanciate, la caratteristica delle armi nucleari è la loro
capacità distruttiva senza precedenti.
Le esplosioni nucleari generano calore, radiazioni e un’onda d’urto(= prima conseguenza di
un’esplosione nucleare, può raggiungere una potenza tale da disintegrare edifici nel raggio
di diversi chilometri e produrre venti tra i 160 e i 320 chilometri orari.)
1979—> studio dell’Office of Technology Assessment(OTA) per il Congresso degli Stati Uniti
sostiene che l’onda d’urto provocata dall’esplosione di un solo megatone sarebbe sufficiente
a demolire tutti gli edifici fino a 6,5 chilometri e le persone nelle vicinanze dell’impatto
sarebbero schiacciate dai detriti o sarebbero vittime di collisioni fatali con materiale scagliato
ad altissima velocità(venti a 300 chilometri orari).
Irraggiamento termico= seconda conseguenza di un’esplosione nucleare, durante cui le
radiazioni termiche emesse dall’esplosione possono causare ustioni di terzo grado su pelle
esposta distante 8 chilometri dal luogo di detonazione.
Ricaduta radioattiva= terza conseguenza. A causa del fatto che le armi nucleari rendono
radioattivi sia la polvere che il pulviscolo atmosferico, un’esplosione può far sì che persone a
centinaia di chilometri dall’ipocentro sviluppino nel tempo tumori maligni.
Ha un raggio d’azione decisamente superiore a quello dell’onda d’urto o dell’irraggiamento
termico.
Durante gli anni 80 gli scienziati ipotizzarono che una guerra nucleare su larga scala
avrebbe potuto provocare un inverno nucleare= scenario peggiore ipotizzato dagli
scienziati, nel quale fumo e fuliggine causati da diverse esplosioni nucleari schermerebbero
totalmente la terra dai raggi solari per un periodo indefinito.

Fortunatamente le armi nucleari non sono state più utilizzate dopo Hiroshima e Nagasaki,
ma il numero di paesi del club nucleare(=gruppo di Stati in possesso, reale o ipotizzato, di
armi nucleari) è cresciuto fino a 9 membri.
Stati Uniti—> in possesso dell’arsenale più avanzato e variegato—> 7.000 testate di cui
2.100 pronte e attive.

67
Russia—> 8.500 testate di cui 1.800 attive—> ereditate Unione Sovietica e tutti i suoi ex
Stati affiliati.
È tuttavia difficile effettuare una stima precisa di ciò che contengono gli arsenali nucleari
degli altri stati.
Gli altri paesi sono Regno Unito, Francia, Cina, India, Pakistan, Israele, Corea del Nord.

7.2 LA RIVOLUZIONE NUCLEARE


Tradizionalmente, lo scopo dell’innovazione militare è stato quello di creare armi nuove e più
efficaci per poter sconfiggere il nemico in tempo di guerra.
Le armi nucleari però sono qualitativamente e completamente diverse dalle armi tipiche (es.
carro armato) e non si può pensare ad esse unicamente come alla prossima generazione di
p di guerra.
Bernard Brodie—> uno dei primi teorici militari dell’era nucleare—> catturò perfettamente il
paradosso alla base della rivoluzione nucleare, ovvero che la potenza di queste ari è così
devastante che non possono essere utilizzate per motivo alcuno.
Carl von Clausewitz—> stratega tedesco—> la guerra è uno strumento razionale di
governo nelle mani dei policy makers per raggiungere obiettivi politici. Guerra e politica sono
due facce della stessa medaglia—> dove la diplomazia fallisce allora può riuscire il conflitto.

Ma le armi nucleari sembrano vanificare la regola di Carl Clausstocazzo, dato che è difficile
immaginare un obiettivo politico tale da poter giustificare una guerra nucleare.
Ma se le armi nucleari non sono utilizzabili durante le guerre allora qual è il loro vero scopo?
Deterrenza = utilizzare la minaccia di rappresaglia per proteggersi da un attacco nucleare.
Gli Stati nucleari usano il terrore della rappresaglia nucleare per scoraggiare un attacco da
parte di altri Stati.
Programma nucleare può essere visto come difensivo dai propri leader, ma allo stesso
tempo può essere visto come aggressivo/minaccioso agli occhi dei leader dei paesi
confinanti.

7.2.1 Distruzione assicurata e la particolare logica della MAD


Danno inaccettabile= livello di danno che uno Stato non è assolutamente disposto a subire.
È difficile da quantificare per esattezza—> per alcuni paesi può essere un attacco nucleare
contro una singola città, altri paesi sarebbero disposti a contemplare perdite maggiori pur di
raggiungere un determinato obiettivo politico.
Durante la Guerra Fredda i pianificatori militari statunitensi prendevano in considerazione di
solito lo scenario peggiore, quindi, nelle loro analisi, consideravano la soglia di danno
inaccettabile per l’Unione Sovietica molto alta.
Una volta che gli Stati Uniti ebbero sia la capacità che la volontà di infliggere un danno
inaccettabile all’Unione Sovietica (anche in caso di primo attacco da parte di essa)
raggiunsero la second-strike capability = la capacità e volontà di infliggere un danno
inaccettabile ad un avversario, dopo che questo ha attaccato per primo e al meglio delle sue
capacità. Conosciuta anche come “distruzione assicurata”.
Quando anche l’Unione Sovietica raggiunse la medesima capacità nei confronti degli Stati
Uniti i due paesi si trovarono in una situazione di Distruzione Mutua Assicurata( MAD)=
● Situazione nella quale due avversari possiedono entrambi la capacità di distruzione
assicurata e quindi durante un conflitto nucleare si infliggerebbero un danno
inaccettabile l’un l’altro.
● Teoria sostenuta da molti decisori politici durante la Guerra Fredda. Questa teoria
sostiene che uno Stato dovrebbe perseguire l’ottenimento di una second-strike
capability piuttosto che di una first-strike capability.
first-strike capability= la negazione della second-strike capability di un altro Stato. Uno
Stato possiede una first-strike capability se e solo se ha una capacità nucleare sufficiente ad
eliminare totalmente la capacità di risposta dello Stato avversario —> Stati Uniti all’inizio

68
degli anni 50 avrebbero potuto colpire l’URSS per primi in modo da distruggerne totalmente
gli arsenali nucleari e lasciandola priva della capacità di contrattaccare.

Assumendo che due paesi abbiano lo stesso numero di testate nucleari e che queste non
siano concentrate in un unico arsenale per disperse sul territorio nazionale è difficile
individuare chi effettivamente possegga la first-strike capability—> ma esistono modi per
capirlo.
● I missili di un paese possono essere così precisi da poter distruggere tutte le testate
dell’avversario in un singolo primo attacco coordinato.
● Un paese può trovare dei modi per difendere il proprio paese da un attacco nucleare,
ad esempio con un sistema di difesa spaziale capace di abbattere i missili balistici
intercontinentali prima che raggiungano l’obiettivo.

Molti teorici della deterrenza nucleare credono che, tra le capacità, sia più desiderabile
ottenere quella di rappresaglia e non quella di first-strike capability.
Secondo loro la MAD è la migliore delle situazioni possibili. Il ragionamento che ne sta
alla base è tanto semplice quanto convincente—> se due avversari ottengono entrambi
la capacità di rappresaglia, nessuno dei due avrà incentivi a iniziare una guerra nucleare.
Non importa quanto sia distruttivo un primo attacco, l’avversario avrà comunque la
capacità di rispondere distruggendo società e territorio nemici.
MAD—> rappresenta stabilità perché nessuno dei due avversari potrà effettivamente
vincere la guerra nucleare.
Le first-strike capabilities portano instabilità—> se l’America riuscisse a ottenere questa
capacità sarebbe sicuramente tentata di utilizzare l’arma nucleare in una situazione di
crisi/guerra, basandosi sull’assunto che in questo modo riuscirebbe a limitare i danni alla
propria società vincendo la guerra nucleare.
Questa situazione diventerebbe ancora più instabile se due potenze pensassero di aver
raggiunto tale capacità—> esse avrebbero diversi incentivi per lanciare le testate per
prime, dato che il primo che attacca ha la possibilità di distruggere la totalità delle forze
nucleari nemiche—> tutto ciò sarebbe decisamente preoccupante in tempo di crisi,
quando i leader sono particolarmente sotto pressione.

Seguendo la logica della MAD, il consiglio più importante per i policy makers è di
proteggere le proprie armi invece che i propri cittadini—> fino a quando i governi
avranno la capacità di rispondere agli attacchi nucleari, i loro avversari non avranno
incentivi ad attaccarli utilizzando armi nucleari.
I policy makers dovrebbero inoltre evitare di aumentare la propria first-strike capability
dato che anche solo la percezione di un aumento di essa metterebbe gli avversari in
agitazione e li incentiverebbe a sviluppare le proprie armi nucleari in risposta. Per questo
motivo, i sostenitori della MAD sono contrari ai sistemi di difesa missilistici, dato che ogni
tentativo di sviluppare una difesa efficace potrebbe portare un paese a pensare di poter
combinare difesa e offesa per limitare i danni al proprio territorio in un’ipotetica guerra
nucleare.
L’implicazione politica più assurda all’interno della logica della MAD è che i governi non
dovrebbero difendere la loro popolazione durante un attacco nucleare—> utilizzare i
cittadini come “mutui ostaggi” costituisce il modo migliore per far sì che nessun governo
sia tentato di utilizzare il proprio arsenale nucleare.

7.2.2 I governi dovrebbero prepararsi alla guerra nucleare?


Non tutti sono convinti della logica della MAD—> anni 80—> piccolo gruppo di
studiosi/professionisti della comunità di difesa degli Stati Uniti sostenevano che la MAD
non fose una soluzione pratica e anzi spingevano per un aumento delle capacità nucleari
degli Stati Uniti.
I sostenitori della MAD li definirono col nome di Nuclear Utilization Theorists (NUT’s,
letteralmente “svitato”)= gruppo diametralmente opposto ai sostenitori della MAD,

69
costituito da decisori politici che seguivano una strategia tale per cui gli Stati Uniti
avrebbero dovuto fare il possibile per essere preparati a combattere una guerra
nucleare.
I sostenitori della guerra nucleare erano convinti che la MAD Lasciasse gli Stati Uniti con
la sola opzione di rispondere a un attacco sovietico—> visto come immorale e non
pratico.
La MAD —> immorale perché il governo federale aveva la responsabilità di proteggere la
popolazione da qualsiasi attacco esterno, ma questa logica suggeriva che il governo
avrebbe dovuto rinunciare a questa responsabilità e la lasciare così la popolazione
vulnerabile.
MAD—> non credibile perché in caso di attacco nucleare limitato da parte dei sovietici,
agli Stati Uniti rimaneva l’opzione di rispondere con “o tutto o niente“—> I leader
americani avrebbero risposto utilizzando tutto il loro arsenale?
L’URSS era molto meno dissuasa da minacce non credibili, come la distruzione del
pianeta, più che dalla consapevolezza che gli Stati Uniti fossero pronti a combattere e
vincere una guerra nucleare, nonostante non avessero alcuna intenzione di iniziarne
una.
Le implicazioni politiche della logica della guerra nucleare richiedevano che gli Stati Uniti
si avvicinassero il più possibile all’ottenere una first-Strike Capability.
I capisaldi di questa logica erano:
● Ottenere armi capaci di distruggere le capacità nucleari sovietiche
● sviluppare strategie per eliminare la leadership sovietica
● Distruggere i sistemi di comunicazione in caso di guerra in modo da impedire
qualsiasi tentativo di rappresaglia
Altro elemento importante era la protezione della popolazione dalle testate nucleari dirette
contro gli Stati Uniti—> sistema di difesa missilistica spaziale e sviluppo dell
difesa civile= metodi di difesa, come rifugi antiatomici, progettati per proteggere i civili in
caso di attacco nucleare da parte di un avversario.

Il dibattito tra i sostenitori della MAD e i NUTs era lo specchio di un’importante dicotomia
presente all’interno di entrambi i governi delle due superpotenze.
Civili di entrambi i paesi sostenevano, nei loro discorsi pubblici, la logica della MAD—> non
ci sarebbero stati vincitori della guerra nucleare.
Al tempo stesso però, gli apparati militari di entrambi paesi si stavano preparando a
combattere la guerra nucleare nel caso fosse scoppiata. Entrambi svilupparono postazioni di
lancio terrestri armate con missili ad alta precisione puntate contro i rispettivi sistemi di
comando e controllo e di spesero miliardi di soldi per portare avanti ricerche sui sistemi di
difesa missilistici.
Robert Jervis—> muso scienziato politico osservò che la MAD È un fatto, non politica—> Le
armi nucleari sono così distruttive eludere la logica della MAD è pura illusione.
Bastano pochissime testate nucleari per infliggere un danno che molti governi ritrerebbero
inaccettabile.

7.2.3 Vivere con la MAD: i tentativi di controllo delle armi


Essere consapevoli del fatto che non ci sarebbero stati vincitori una guerra nucleare spinse
governi a intraprendere nell’arco di cinquant’anni svariati tentativi per stabilire un efficace
controllo degli armamenti. L’elemento catalizzatore fu la crisi dei missili di Cuba del 1962,
Che portò il mondo vicino come mai nella storia ad una guerra nucleare.
1963–> Unione Sovietica+Stati Uniti+Gran Bretagna—> firmarono il Trattato sulla messa al
bando parziale dei test, il quale vietava i test nucleari nell’atmosfera, nello spazio e
sott’acqua e li permetteva solo sotto terra.
Successivamente, più di 100 paesi firmarono e ratificarono il trattato, riconoscevano la
pericolosità delle armi nucleari e la loro capacità di contaminare l’ambiente naturale.
1969–> le due superpotenze erano pronte a compiere il passo successivo ovvero mettere
dei limiti alle capacità nucleari—> il primo degli accordi, chiamato anche SALT I (Strategic

70
Armaments Limitation Talks), venne firmato nel 1972 ed essenzialmente congelava il
numero dei missili balistici intercontinentali, sia terrestri che sottomarini, di Stati Uniti e
Unione Sovietica.
Nello stesso anno venne firmato anche il Trattato antimissili balistici—> proibiva lo sviluppo,
il test il il dispiegamento di sistemi di difesa missilistica capace di coprire l’intero territorio
nazionale.
SALT I fu seguito da SALT II—> trattato più articolato che aveva come obiettivo quello di
limitare la corsa agli armamenti riguardante determinati tipi di testate nucleari e vettori di
lancio. Prevedeva che gli Stati Uniti e l’unione sovietica mantenessero non più di 2400 tra
ICBM, SLBM e bombardieri strategici.
Negli Stati Uniti, molti sostenitori del controllo delle armi lamentavano che il SALT tasse ne
fermasse la corsa agli armamenti—>mettendo dei limiti al numero di armi concessa ad ogni
parte si incentivavano i pianificatori strategici a sviluppare armi nucleari potenti sofisticate.
Si sviluppò anche un corposo movimento di protesta durante gli anni 80 che includeva
attivisti, politici, scienziati e capi religiosi i quali chiedevano il congelamento delle armi
nucleari(= piano con l’obiettivo di fermare la proliferazione creare semplicemente
impedendo che i due avversari sviluppino o dispieghino nucleari o vettori di lancio.)
il congelamento non fu mai implementato ma influenzò diversi esponenti politici negli Stati
Uniti.
Distrazione del presidente Reagan rispose con la propria idea di un nuovo trattato con
l’Unione Sovietica, ovvero gli accordi START( Strategic Arms Reduction Treaty). Secondo
Regan questi costituivano un avanzamento rispetto ai SALT, Perché implicavano una
riduzione effettiva degli arsenali delle due superpotenze.
I Sovietici inizialmente erano scettici perché non avevano intenzione di ridurre il loro
arsenale nucleare mentre gli Stati Uniti stavano esplorando la possibilità di un
sofisticatissimo sistema di difesa missilistica situato nello spazio conosciuto come “guerre
stellari“ o “scudo spaziale“.
I sovietici poi cambiarono idea verso la fine della guerra fredda quando venne dichiarato che
una difesa spaziale contro migliaia di missili era impossibile da mettere in atto.
1991 —> firmato lo START I —> richiedeva alle due superpotenze di ridurre il proprio
arsenale nucleare a non più di 6000 testate con 1600 sistemi di lancio terrestri,marini e
aerei.
Lo START I —> a una drastica riduzione delle armi nucleari nel mondo e il termine ultimo fu
fissato per il 2001.
1993 —> Bush e Yeltsin —> firmarono il trattato START II —> prevedeva che entrambe le
potenze riducessero le proprie testate nucleari attive a 3500 e bandiva l’utilizzo delle testate
multiple indipendenti (dette anche MIRV = Multiple Independently targetable Reentry
Vehicles, ovvero missili che potevano sganciare diverse testate nucleari indirizzate contro
molteplici obiettivi nello stesso momento), dai sistemi di lancio terrestri, in modo da
scoraggiare entrambe le parti dal distruggere quelli nemici.
Il trattato START II però non venne mai implementato, per via della protesta sovietica contro
la pianificazione, da parte degli Stati Uniti, di un sistema di difesa missilistico seppur limitato.
I diplomatici americani sostenevano che questo sistema di difesa non sarebbe stato
impiegato nei confronti della Russia, ma contro Stati canaglia, come l’Iran o la Corea del
Nord e i gruppi terroristici.
Il trattato venne poi ratificato dalla Russia nel 2000, ma quando nel dicembre 2001 gli Stati
Uniti comunicarono alla Russia(secondo i termini previsti dal trattato) che si sarebbero ritirati
dal trattato anti missili balistici, la Russia annunciò che non si sentiva più vincolata dalle
disposizioni dello START II.
I tentativi per controllare la proliferazione nucleare continuarono —> il cosiddetto Nuovo
START venne firmato dagli Stati Uniti e dalla Russia e ratificato dal Senato USA alla fine del
2010.
Questo trattato limita i due paesi al possesso di 1500 testate strategiche attive già dislocate
su missili e aerei e pronte a essere utilizzate, e 700 missili con base di lancio terrestre,
marina e aerea. Permette di avere una riserva di 100 basi di lancio e bombardieri attivi.

71
Inoltre stipula che entrambe le parti debbano rispettare i limiti entro il 2017 e che questi limiti
rimarranno in essere fino al 2020 anno di scadenza del trattato. In più ogni parte può
effettuare ispezioni per assicurarsi che la controparte stia rispettando l’accordo.

stati di avere molte più testate attive di quanto sembri ➡️


I critici sottolineano come le regole del nuovo START in realtà consentano a entrambi gli

➡️
ogni bombardiere equipaggiato con
armi nucleari conta come “una testata“ nei termini dell’accordo un velivolo del genere

Sostenitori del controllo degli armamenti ➡️


significative sui sistemi di difesa missilistici.
delusi➡️
potrebbe essere armato con diverse testate nucleari ma conterebbe come una soltanto.
trattato non pone limitazioni

7.2.4 La MAD esiste ancora oggi?


I tentativi di controllo delle armi hanno fatto degli enormi passi avanti dalla Guerra fredda.
1986 —> gli Stati Uniti avevano più di 23.000 testate e l’Unione Sovietica più di 40.000.
Oggi —> gli Stati Uniti hanno circa 2100 testate nucleari operative e la Russia circa 1800.

I sostenitori del disarmo sono sicuramente soddisfatti da queste drastiche riduzioni, ma


bisogna considerare il fatto che queste sono avvenute all’interno di un contesto storico
diverso da quello della Guerra fredda. —> oggi i due paesi non sono più due superpotenze
equivalenti.
Stati Uniti:
● Sono molto più potenti, hanno meno testate nucleari ma sono una potenza nucleare
superiore in termini di qualità e velocità di impiego delle proprie forze.
● I loro sottomarini sono da sempre superiori alle altre forze sottomarine del mondo e
dispongono di missili molto precisi ed equipaggiati con testate molto potenti.
● Hanno progettato un nuovo B-52 = un bombardiere dotato di tecnologia stealth con la
capacità di bombardare il territorio nemico rimanendo invisibile ai radar.
● Possiedono nuovi missili da crociera ,montati sui B-52, che sono molto difficili da
individuare dai radar russi e cinesi.
● Gli Stati Uniti continuano a migliorare le proprie piattaforme terrestri.
● Stanno inoltre lavorando allo sviluppo di un sistema di difesa missilistico spaziale.
Russia:
● È la testimone principale del declino della potenza nucleare dell’Unione Sovietica.
● Ha migliaia di armi nucleari, ma la velocità di impiego è decisamente peggiorata.
● Forza sottomarina è fortemente ridotta, i sottomarini russi non sono più funzionali alle
guerre nucleari e lo stesso vale per i bombardieri strategici.
● Sistema di allarme rapido russo è così peggiorato che non riesce a monitorare una
grossa fetta di Oceani Pacifico
● Postazioni di lancio terrestri sono diventate obsolete e inaffidabili
Questo divario tra le capacità dei due paesi ha contribuito a sollevare il dubbio che gli effetti
stabilizzanti della MAD tra le grandi potenze nucleari(compresa la Cina) stiano venendo
sempre meno.
Cina:
● Dispone di circa 2500 testate nucleari operative.
● I suoi sistemi sono piuttosto antiquati.
● A cercato di modernizzare le proprie forze militari negli ultimi 10 anni sviluppando
una nuova classe di sottomarini(‘Jin) capaci di lanciare attacchi nucleari dal mare.

Lo status relativo delle capacità nucleari di Stati Uniti, Russia e Cina ha fatto sì che alcuni
analisti si chiedessero se gli Stati Uniti fossero vicini ad ottenere una first-strike capability.
Nel 2005 due scienziati politici (Lieber e Press) ipotizzarono che gli Stati Uniti fossero
sull’orlo della supremazia nucleare.

7.3 LA PROLIFERAZIONE NUCLEARE E I TENTATIVI DI LIMITARLA

72
Per i primi quarant’anni dell’era nucleare, la possibilità di una guerra tra le superpotenze era
la preoccupazione principale gli studiosi di Relazioni Internazionali.
Oggi l’attenzione si è spostata sulla diffusione delle armi nucleari e sul fatto che, visto il
numero crescente di paesi che si stanno dotando di un arsenale nucleare, una guerra sia
molto probabile.

Anche se sembra strano non è impossibile che uno Stato o addirittura un attore non statale
sviluppare un’arma nucleare.
L’ostacolo principale è ottenere il materiale fissile —> gli unici elementi che si possono
utilizzare nel nucleo di una testata e che sono in grado di produrre una reazione atomica a
catena autosufficiente sono il plutonio (= raro in natura, si forma in quanto sottoprodotto del
processo atto a generare energia in una centrale nucleare.viene poi estratto e riprocessato
per utilizzo militare) e l’uranio (= può essere trovato in natura, ma non nella forma adatta
all’utilizzo militare, l’isotopo U-238. Per questo motivo poi deve essere altamente arricchito in
una struttura tecnologicamente sofisticata per produrre l’uranio concentrato,isotopo U-235).
Le centrali per l’arricchimento dell’uranio o per la raffinazione del più Tonio sono enormi e i
processi appena descritti sono molto compless i.
Il plutonio raffinato o l’uranio arricchito costituiscono il nucleo di un’arma nucleare.

Come fanno alcuni paesi a progettarle a costruirle?


Elemento chiave è il materiale fissile —> punto di partenza più logico è costruire una
centrale nucleare capace di generare energia.
Il personale, la tecnologia ed i materiali ottenuti dall’impiego pacifico della tecnologia
nucleare possono essere poi dirottati verso un programma bellico:
● L’India sviluppò un programma nucleare civile negli anni 60 con l’aiuto di aziende
private dei paesi più avanzati, per poi sconvolgere il mondo nel 74 testando una
bomba nucleare sviluppata grazie all’esistenza di un programma civile.
● Israele all’isola delle 50 costruì un enorme complesso nucleare vicino alla città di
Dimona,con l’assistenza francese.
● Il Pakistan iniziò durante gli anni 70 con un impianto nucleare vicino a Karachi che
portò a un accumulo di materiale per circa trent’anni con un considerevole aiuto da
parte della Cina fino al test nucleare del 1998. La Cina del Pakistan progetti ed
esperti e attrezzatura sofisticata
● La Corea del Nord costruì inizialmente degli impianti per riprocessamento il plutonio
e poi anche un programma di arricchimento dell’uranio. La Cina supportò la Corea
del Nord durante la Guerra fredda, poi durante gli anni 90 il Pakistan scambiò la
propria tecnologia nucleare con quella missilistica nordcoreana. Nel 2005, la Corea
del Nord annunciò di essere in possesso di un’arma nucleare e condusse un test nel
2006
● In Iran, alcuni ispettori internazionali scoprirono un impianto per l’arricchimento
dell’uranio a sud della capitale Teheran, nel 2002. Nel 2004, i leader iraniani
accettarono di sospendere l’attività durante gli accordi di Parigi, ma ripresero nel
2005 sfidando le Nazioni Unite e sostenendo che era un arricchimento a scopo civile
per la produzione di energia elettrica. Alcuni paesi occidentali risposero imponendo
sanzioni. Nel 2010 il presidente Ahmadinejad annunciò che gli scienziati iraniani
erano migliorati a tal punto da poter arricchire l’uranio a scopo medico. Lo stallo tra
l’Iran e i governi occidentali, sospettosi nei suoi confronti, continuò fino al 2013.
Dopodiché l’Iran, i paesi del P5 e la Germania trovarono un accordo dove l’Iran
avrebbe fermato temporaneamente le proprie attività nucleari in cambio di un
allentamento delle sanzioni internazionali.
● In Iraq i sogni nucleari si interruppero bruscamente nel 1981, quando Israele
distrusse un reattore nucleare iracheno sospettato di essere predisposto alla
fabbricazione di materiale fissile per la produzione di armi. Dopo la prima guerra del
Golfo(1990-1991), Saddam Hussein diede nuova vita al programma nucleare
iracheno ma poi venne smantellato da degli ispettori internazionali. Nel 2003 ci fu un

73
attacco da parte degli Stati Uniti basato sull’ipotesi che Saddam fosse in possesso di
armi di distruzione di massa e nascondesse un programma nucleare a scopo bellico,
ma nessuna prova fu mai portata.

Globalizzazione —> ha aumentato le opportunità, per gli Stati disposti a dotarsi di un’arma
atomica, di ottenere i materiali, l’equipaggiamento e gli esperti.

7.3.2 Perché gli Stati vogliono l’arma nucleare?


Sorprendentemente, ci sono molti Stati soddisfatti del loro Status di Stati non nucleari,
invece sono in pochi gli Stati che vogliono entrare a far parte del club nucleare.

Si possono identificare 3 ragioni principali per le quali gli Stati sono intenzionati a investire
grosse somme di denaro per conseguire una capacità nucleare militare.
● Situazioni di conflitto con Stati confinanti o geopoliticamente rivali sono le cause
principali dell’aumento della proliferazione nucleare —> India e Pakistan sono rivali
da lungo tempo e, una volta che l’India fece il suo primo test nucleare, i leader
pakistani ritennero necessario dotarsi di capacità nucleare come deterrente per non
essere soggetti a intimidazioni da parte dell’India.
● Seconda motivazione riguarda lo status, o il prestigio, dato dal possesso di un arma
nucleare —> a livello internazionale questi ordigni sono diventati simbolo di grande
potere e a livello regionale possono simboleggiare un potere ancora maggiore.
Le grandi potenze del passato, Gran Bretagna e Francia, svilupparono e mantennero
la propria forza nucleare dopo la Seconda guerra mondiale, per comunicare al resto
del mondo che il loro status di grande potenza era ancora durevole. Jjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjj Il
programma nucleare iracheno era sicuramente legato all’ambizione di Saddam
Hussein di rendere l’Iraq la maggiore potenza regionale —> e la guida di tutti gli Stati
arabi uniti contro il nemico comune: Israele. Hhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh. Cina
e India avevano le proprie giustificazioni geopolitiche, come la minaccia reciproca,
per sviluppare un programma nucleare —> volevano inoltre affermarsi come grandi
potenze emergenti all’interno del sistema internazionale.
● Terzo motivo —> armi nucleari sono grandi equalizzatori, e sono attraenti per quegli
Stati, o regimi, che sentono la propria esistenza minacciata da terzi.
Israele inizialmente percepiva se stesso come debole e vulnerabile e mezza Stati
arabi ostili e contrari alla sua esistenza.
La Corea del Nord, soprattutto dopo il crollo del comunismo livello globale, si
percepiva come uno Stato fragile in una situazione precaria, anche a causa del
desiderio espresso dagli Stati Uniti di vedere cadere il regime.

Come mai Stati con evidente potenziale per creare armi nucleari si attengono al farlo?
Una delle ragioni principali è: la deterrenza estesa= chiamata anche “ombrello nucleare”, E
la minaccia, da parte di uno Stato, di utilizzare le proprie armi nucleari per proteggere altri
paesi.
Molti alleati degli Stati Uniti all’interno della NATO e non (es. Giappone e Corea del Sud)
hanno l’adeguata capacità tecnologica per poter far parte del club nucleare, ma invece
hanno optato per la protezione data loro dagli Stati Uniti —> Gli Stati Uniti si sono impegnati
a difendere questi altri Stati, anche con le armi nucleari se necessario, dagli attacchi di Stati
vicini che potrebbero essere in possesso di capacità nucleari.
Una delle ragioni della continua presenza statunitense in Asia orientale è appunto quella di
scoraggiare la proliferazione nucleare —> se essi abbandonassero questo loro impegno,
Giappone e Corea del sud si troverebbero senza protezione circondati da Stati nucleari
quindi di conseguenza sentirebbero in dovere di dotarsi anch’essi di una capacità nucleare.

Alcuni Stati hanno recentemente abbandonato i propri programmi nucleari anche se ben
avviati e ben sviluppati —> scopo di avere benefici materiali e una buona considerazione da
parte di altri Stati del sistema internazionale, es. Sudafrica e Libia.

74
Corea del Nord —> 1994 —> raggiunse un accordo con gli Stati Uniti diede segnali di
essere disposta a rinunciare al suo programma nucleare, ma ciò mai avvenne.
Ucraina, Kazakistan e Bielorussia —> ereditarono armi nucleari dell’Unione Sovietica —>
ma le diedero alla Russia negli anni 90.

7.3.3 Quanto è pericolosa la proliferazione nucleare?


Kenneth Waltz e Scott Sagan nel 1995 pubblicarono un libro dove veniva discusso se la
diffusione delle armi nucleari avesse un effetto stabilizzante, oppure di destabilizzante, sulla
politica internazionale.
Waltz —> le armi nucleari hanno un effetto stabilizzante. Il suo ragionamento si basa sul
forte potere deterrente delle armi nucleari: dato che sono così distruttive, rendono cauti i
governi. Una volta che uno Stato dispone di capacità nucleari, anche se minime, i suoi rivali
saranno restii a attaccarlo per paura dei costi derivanti dalla rappresaglia.
Secondo Waltz India Pakistan non cercheranno più un conflitto essendo entrambi entrati in
possesso di armi nucleari.
Le armi nucleari rendono gli stati più responsabili e attenti —> lo sviluppo e la dislocazione
di armi nucleari instilla un forte senso di responsabilità del governo, il quale deve proteggere
il proprio personale ed evitare qualsiasi tipo di utilizzo accidentale.

Sagan —> opinione esattamente contraria da quella di Waltz.


Accetta la logica della deterrenza, ma crede che Waltz sottovaluti le caratteristiche e le
particolari situazioni degli Stati che recentemente si sono dotati di capacità nucleari —> con
tutti gli Stati hanno governi stabili e civili: alcuni hanno governi civili ma deboli, altri hanno
dittature militari e altri ancora passano continuamente da governi civili governi militari.
La mancanza di forte controllo civile sull’esercito, in uno Stato che si è appena dotato di
un’arma nucleare, può significare una maggiore probabilità di utilizzo e l’ordigno, soprattutto
in situazioni di forte crisi.
Inoltre Sagan credo che la deterrenza funziona meglio quando gli Stati coinvolti è un un
arsenale dislocati in modo da consentire una risposta.
Si preoccupa anche del fatto che più sono gli Stati che ottengono la bomba e più è alto il
rischio di incidenti. Non si può assumere automaticamente che i nuovi Stati nucleari che
sviluppano le loro armi in segreto imparino automaticamente come tenerle al sicuro da
utilizzi non autorizzati o detonazioni accidentali.
Anche nel caso in cui fossimo totalmente sicuri del fatto che i nuovi membri del club
nucleare sviluppino dei meccanismi di sicurezza funzionali nel lungo termine, nel breve
periodo regnerebbe l’insicurezza.
Sagan sostiene che le armi nucleari siano controllate da “esseri umani imperfetti in
organizzazioni imperfette”.

Il possesso delle armi nucleari rende lo Stato vicino molto più restio ad attaccare, ma un
mondo composto da tanti Stati nucleari può aumentare la diffusione di posizioni più
azzardate in termini generali.

7.3.4 Sforzi per fermare la proliferazione: il contratto nucleare


I potenziali pericoli della proliferazione nucleare vennero individuati subito.
1968 —> trattato di non proliferazione nucleare(NTP) firmato da 98 paesi.
2012 —> I paesi diventarono 189.
Di conseguenza l’NTP —> quasi universalmente accettato all’interno del sistema
internazionale.
NTP può essere anche chiamato “contratto nucleare“ perché offre dei vantaggi in cambio del
rispetto di obblighi da parte di Stati sia nucleari che non nucleari.
Gli Stati non nucleari che hanno firmato l’NTP si impegnano a rinunciare alle armi nucleari,
al loro sviluppo, acquisizione e utilizzo. In cambio, essi possono ricevere, da stati nucleari o
tecnologicamente avanzati, tecnologia nucleare a scopo civile (es. centrali per produrre
energia per scopi pacifici).

75
Tuttavia le loro centrali sono sottoposte ispezioni e monitoraggi per assicurare alla comunità
internazionale che non si siano sviluppati segretamente programmi militari —> autorità
adibita a ciò è l’Agenzia internazionale per l’energia nucleare (AIEA, IAEA da International
Atomic Energy Agency) la quale è sotto le Nazioni Unite.

Il vantaggio maggiore per gli Stati nucleari è la stabilità che deriva dal mantenere un club
nucleare ordinato da un principio discriminatorio —> in trattato legittima una distinzione tra
Stati nucleari e non nucleari; in cambio, i primi devono impegnarsi al trasferimento di
tecnologia nucleare civile ai secondi. In più, gli Stati nucleari firmatari si impegnano a ridurre
i propri arsenali nucleari e a lavorare insieme fino al completo disarmo.
Disarmo —> una delle componenti chiave dell’NTP perché costituisce una garanzia a livello
politico per gli Stati non nucleari.

2010 —> Amministrazione Obama ha completato una Nuclear Posture Review —>
documento che determina quale dovrebbe essere il ruolo delle armi nucleari all’interno della
strategia di sicurezza degli Stati Uniti —> cercava di rendere il contratto nucleare più
invitante per i firmatari, affermando pubblicamente che gli Stati Uniti non avrebbero mai
usato al nucleare in un conflitto contro stati nucleari.

L’efficienza dell’NTP ha degli alti e bassi:


Da una parte...
● Ha creato e istituzionalizzato una norma internazionale che dichiara espressamente
che la proliferazione nucleare, e l’utilizzo della nucleare è inaccettabile.
● Ha legittimato gli Stati nucleari, attraverso il lavoro con la IAEA, a violare la sovranità
degli Stati non nucleari per compiere ispezioni nelle loro centrali.
● Rassicura alcuni Stati del fatto che rinunciando all’arma nucleare non si troveranno
mai in una situazione di svantaggio relativo nei confronti di Stati vicini —> es: due
Stati rivali come Brasile e Argentina decisero di rinunciare ai propri programmi
nucleari negli anni 90’ e di unirsi all’NTP, firmarono anche il Trattato Tlatelolco che
mette al bando le armi nucleari in America Latina.

Dall’altra parte, il chiaro problema dell’NTP è che


● I paesi più determinati ad aumentare il proprio numero di testate nucleari non
firmeranno il trattato
● E nel caso lo firmino, a un certo punto faranno valere l’opzione di rinunciarvi.
Israele, India e Pakistan —> membri del club nucleare, non hanno ancora firmato.
Corea del Nord —> firmò l’NTP—> poi nel 2003 si ritirò annunciando il suo primo test
nucleare —> crisi internazionale.
Iran —> nel 2003 fu trovato in una situazione di non conformità con i principi dell’NTP poiché
non dichiarò di possedere un programma per l’arricchimento dell’uranio.

NTP —> non è strutturato per contrastare i casi più difficili di proliferazione nucleare. Esso
manca di misure adeguate per essere effettivamente applicato:
● Non prevede sanzioni collettive contro chi ne viola i principi
● Anche gli Stati che sono in accordo con le linee guida, e acconsentono alle ispezioni
della IAEA, possono segretamente iniziare un programma nucleare militare —> es:
dopo la Guerra del Golfo (1990-1991) si scoprì che l’Iraq aveva fatto ispezionare
alcune centrali nucleari come da accordo, ma in realtà stava costruendo delle armi
nucleari in altri siti non soggetti all’ispezione.

Ci sono diverse strategie oltre all’NTP, ma nessuna garantisce successo al 100%.


● Sanzioni economiche collettive + isolamento diplomatico —> funzionano se applicate
in modo costante durante un lungo periodo.
● Una buona pressione diplomatica da parte di diverse potenze mondiali —> es: nel
2003, Stati Uniti, Russia, Giappone, Cina e Corea del Sud, hanno coinvolto la Corea

76
del Nord nei colloqui a sei, per provare a farle abbandonare il proprio programma
nucleare. I metodi usati furono minacce (rafforzamento sanzioni e maggiore
isolamento internazionale) ma anche promesse (assistenza economica,
riconoscimento diplomatico) —> al momento questi sforzi non hanno avuto
successo.
Possiamo vedere come il metodo di alternare maniere forti a maniere dolci, ovvero minacce
e sanzioni (metodo del “bastone e della carota”) funzioni all’interno del contesto dell’NTP.
Dopo il collasso dell’Unione Sovietica, gli Stati Uniti fecero passare il Soviet Nuclear Threat
Reduction Act, o programma Nunn-Lugar —> il quale autorizzó gli Stati Uniti a spendere
miliardi di dollari per aiutare gli Stati, ormai ex sovietici, a distruggere le proprie armi
nucleari, chimiche e batteriologiche e a prevenirne la proliferazione.
Prevedeva inoltre la ri-formazione di molti scienziati sovietici, per poter trovare lavoro nel
settore civile e non essere tentati dal mercato nero.

● Un’altra strategia importante per fermare la proliferazione nucleare è il controllo sulle


esportazioni —> il gruppo dei fornitori nucleari (NSG, Nuclear Suppliers’ Group)
Venne creato nel 1985 per stabilire delle linee guida che limitassero le esportazioni di
attrezzature e tecnologie nucleari verso Stati non nucleari che stessero avviando un
programma nucleare militare.
NSG —> non funziona alla perfezione ma offre comunque un modo ai principali produttori di
attrezzatura nucleare di scambiare informazioni e coordinare gli sforzi per limitare il
trasferimento di tecnologia.
Un accordo simile avvenne nel 1987 —> “Regime di controllo del settore missilistico” (
MTCR, da Missile Technology Control Regime) —> per impedire la proliferazione di missili
che avrebbero potuto essere vettori di armi di distruzione di massa.

● Ulteriore strategia —> azione militare preventiva. Tuttavia essa è unicamente nelle
mani di quegli Stati che hanno i mezzi per metterla in pratica —> es. Israele distrusse
un reattore nucleare iracheno nel 1981 e utilizzó una strategia simile contro la Serbia
nel 2007 bombardando quello che riteneva essere un reattore nucleare.
● Difesa missilistica —> come risposta alla proliferazione, gli Stati Uniti continuano a
seguire la strada del sistema di difesa missilistica per prevenire attacchi. Sia
l’amministrazione Bush che quella Obama hanno lavorato molto sulla difesa
missilistica insieme ad alcuni alleati(Turchia, Romania e Polonia) in difesa da un
possibile attacco iraniano.
Nonostante questi piani di difesa siano palesemente anti-iraniani, hanno creato tensioni
all’interno della Russia —> leader preoccupati nel fatto che questa difesa NATO, se
dislocata in modo effettivo ed efficace, potrebbe verificare il deterrente nucleare russo.
Per simili motivazioni la Cina si oppone al piano americano di sviluppare un sistema di
difesa e missilistica in collaborazione col Giappone, essa teme che qualsiasi sistema di
difesa comprometta il proprio deterrente nucleare.

Uno dei limiti più importanti della non proliferazione è il fatto che la non proliferazione può
entrare in conflitto con altre priorità di politica estera.
Questo problema è evidente nella politica estera americana adottata nei confronti di alcuni
Stati entrati a far parte del club nucleare solo recentemente —> Gli Stati Uniti accettarono
per un periodo Israele, ma solo perché erano stretti alleati.
Gli sforzi di non proliferazione americani sono stati inconsistenti nei confronti del
Pakistan—> policy makers statunitensi hanno imposto sanzioni sul paese, le quali poi ci
sono alleggerite in cambio di collaborazione su temi cari agli Stati Uniti —> il Pakistan li aiutò
nell’appoggio della resistenza contro l’occupazione sovietica in Afghanistan negli anni 80.
Con la crescita esponenziale della Cina in Asia orientale, gli Stati Uniti hanno rafforzato le
alleanze esistenti nell’aria e ne hanno create le nuove: India (storico rivale della Cina).

77
Quest’ultima andò contro le regole dell’NTP, ma nonostante ciò nel 2005 gli Stati Uniti la
riconobbero come uno “stato responsabile“ in possesso di tecnologia nucleare—> ottima
strategia per una cooperazione nucleare tra gli Stati.

Effettivamente effettivamente possibile vietare totalmente le armi nucleari? Molti studiosi


direbbero che il genio nucleare non può essere rimesso la lampada.
Gli Stati in possesso di armi nucleari potrebbero essere d’accordo a controllare e ridurre il
proprio arsenale, ma non sarebbero mai disposti a rinunciarci.
Gli Stati che vorrebbero far parte del club nucleare sarebbero contrari a rinunciare al
prestigio e all’influenza internazionale dati al possesso delle armi nucleari + alla capacità di
fungere da deterrente nei confronti dei paesi vicini.

Ma l’idea del disarmo totale rimane una delle idee principali dell’era nucleare.
Henry Kissinger, famoso esponente realista + Sam Nunn, ex senatore + George Schultz, ex
segretario di Stato + William Perry, ex segretario della Difesa—> costituirono
un’organizzazione non governativa chiamata Nuclear Security Project, con lo scopo di
mobilitare un’azione collettiva a livello globale per ridurre la minaccia posta dal nucleare e
creare una base di consenso per una futura eliminazione totale delle armi nucleari.
Armi armi nucleari sono la più importante tra le armi di distruzione di massa.

7.4 ARMI CHIMICHE E BATTERIOLOGICHE


Sotto la classificazione di “armi di distruzione di massa“ rientrano anche altri due tipi di
armamenti: le armi chimiche e le armi batteriologiche.

7.4.1 Come funzionano e come si possono regolare


Armi chimiche: categoria di armi di distruzione di massa che usa componenti chimici
artificiali per uccidere l’uomo.
Esempi noti sono il cloro e l'iprite in forma gassosa—> utilizzate durante la prima guerra
mondiale, provocano irritazioni e vesciche nei tessuti dei polmoni.
Un’arma chimica più sofisticata è invece il sarin, un gas nervino che causa soffocamento per
contrazione muscolare incontrollabile —> nel 1995, la setta di estremisti giapponesi Aum
Shinrikyo rilasciò il sarin nella metropolitana di Tokyo uccidendo 12 persone.
Una variante ancora più letale del sarin non è il gas VX.
Armi batteriologiche: armi di distruzione di massa che uccidono tramite la diffusione di
batteri e virus.
Esempi noti possono essere il vaiolo, un virus altamente contagioso debellato il mondo, ma
ne sono stati creati ceppi laboratorio particolarmente aggressivi a scopo militare.
Il botulino è un batterio particolarmente letale che uccide attraverso la paralisi muscolare.
L’antrace è una pericolosa infezione causata da un batterio, il bacillus anthracis il quale, se
inalato, produce la tossina antraciti Ca’, fatale per l’uomo —> Dopo gli attacchi terroristici
dell’11 settembre, vennero spedite delle lettere contenenti polvere infetta da spore di bacillus
anthracis agli uffici di due senatori a Washington e a diverse agenzie di stampa New York,
causando cinque morti.

Esistono diversi modi per disseminare agenti chimici e batteriologici:


● Aerei agricoli adibiti all'irrigazione dei campi —> Possono volare a bassa quota
diffondendo a gentile età e dall’alto
● Camion per irrigazione —> possono sfruttare la propria pompa per disperdere il
batterio virus nel terreno
● Ordigni —> fatti esplodere in un’area densamente popolata
● Contaminazione acquedotti

Le armi chimiche sono usate a lungo tempo, e da altrettanto tempo dura il dibattito sul loro
utilizzo.

78
Convenzione dell’Aia —> 1899 del del 1907 —> vietarono l’utilizzo di armi velenose durante
i conflitti. Questo divieto viene ignorato durante la Prima guerra mondiale.
Altri accordi successivi:
● Trattato navale di Washington del 1922
● Protocollo di Ginevra del 1928
Proibirono l’utilizzo delle armi chimiche, ma ebbero effetti limitati.
L’esercito giapponese utilizzo armi chimiche contro le popolazioni dei territori asiatici che
cerco di conquistare, Sia prima che durante la Seconda guerra mondiale.
In Europa, sia le forze alleate che quelle dell’asse svilupparono e utilizzarono agenti chimici.

Il più vasto utilizzo di armi chimiche fatto nel secondo dopo guerra avvenne durante la
guerra tra Iraq e Iran tra il 1980 e il 1988 —> L’Iraq sganciò l’iprite e altri agenti chimici sulle
super Aniene e sui gruppi di etnia curda all’interno del proprio territorio. In uno di questi
attacchi, nel marzo 1988, morirono 5000 civili nella città curda di Halabja.
L’utilizzo di armi chimiche per mano e la china contro le forze di coalizione o contro Israele
era un timore molto diffuso durante la Guerra del Golfo (1990-1991). Questi attacchi non
avvennero mai, ma forse perché gli Stati Uniti minacciarono di rispondere con il proprio
arsenale nucleare.

Un altro tragico esempio è la guerra civile siriana —> agosto 2013 —> missili armati di sarin
uccisero migliaia di civili —> il governo di Bashar al-Assad e i ribelli si accusarono a
vicenda…
Così, un'investigazione condotta da Nazioni Unite, Unione Europea, Stati Uniti e Stati arabi
confinanti, rivelò che i missili erano stati lanciati da forze vicine a regime siriano.
Attacco chimico in Siria scatenò un forte dibattito in Europa con istituiti attorno alla possibilità
di un intervento militare.
Obama aveva affermato, un anno prima dell’attacco, che l’utilizzo di armi chimiche da parte
il governo siriano sarebbe stato considerato oltre il limite e avrebbe provocato l’intervento
militare americano —> tuttavia l’opinione pubblica negli Stati Uniti e in Gran Bretagna portò
due paesi a pronunciarsi a sfavore dell’intervento militare —> la strategia fu un’alternativa
diplomatica con l’assistenza russa, e nel settembre 2013 Russia e Stati Uniti annunciarlo un
accordo con l’obiettivo di eliminare il rimanente arsenale chimico siriano entro la metà del
2014.
D’accordo tuttavia aveva dei pro e dei contro:
● Da una parte in questo modo si evitavano intervento militare e ci scongiurava anche
il pericolo di un ulteriore attacco chimico
● Dall’altra, l’accordo lasciava il suo posto Assad, il quale rimaneva l’unico interlocutore
legittimo per i negoziati, e assieme a lui lasciava le sue truppe libera di continuare
uccidere con armi convenzionali.
Esperienze esperienze in Siria e Iraq hanno rafforzato il consenso internazionale sulla
necessità di vietare la guerra chimica ed eliminare tali armi.

Convenzione sulle armi chimiche (CWC, Chemical Weapons Convention) del 1993, ma
entrato in vigore nel 97 —> trattato internazionale più importante su questo tema —> include
ad oggi 192 paesi vieta la produzione e il possesso di armi chimiche.
I firmatari devono distruggere i propri arsenali esistenti e devono permettere all’OPAC
(Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche) di avere accesso agli impianti
designati per la produzione di agenti chimici per scopi civili (es. fertilizzanti).
Come risultato dell’accordo russo-americano, la Siria nel 1013 si unì alla CWC e aprì i propri
impianti agli ispettori.
CWC —> Uno dei maggiori traguardi nel contesto di controllo delle armi poiché vieta
completamente qualsiasi categoria di arma letale.
Tra il 1997 e il 2008, circa un terzo dell’arsenale mondiale fu distrutto. Tutti i 65 gli impianti di
produzione di armi chimiche dei paesi firmatari hanno fermato la produzione.

79
Un ultimo ostacolo da superare è la distruzione totale degli arsenali chimici di Stati Uniti e
Russia entro il termine ultimo del trattato.
Un'ulteriore sfida rimanente è cercare di convincere alcuni paesi del Medio
Oriente(es:Egitto) a firmare e persuadere Israele, paese firmatario, a ratificare il trattato.

Le armi batteriologiche hanno una storia molto antica:


● Le città-Stato usavano agenti batteriologici per avvelenare il cibo e gli acquedotti dei
nemici
● nell’era moderna la Germania nazista e il Giappone imperiale hanno condotto diversi
esperimenti sull’uomo usando agenti metereologici letali —> nel 1940, il Giappone
sganciò sulla città di Ningbo,in Cina, bombe contenenti pulci infette da peste
bubbonica.
● L’unione sovietica e gli Stati Uniti svilupparono armi biologiche durante la Grande
guerra e ne continuarono la ricerca la produzione durante la Guerra Fredda.
Durante la Guerra Fredda, si diffuse la convinzione, a livello internazionale, che le armi
biologiche dovessero essere vietate —> Convenzione per le Armi Batteriologiche (BWC,
Biological Weapons Convention) del 1972 —> vietò lo sviluppo, la produzione e lo
stoccaggio di agenti batteriologici in grandi quantità (quantità minori a scopo pacifico, come
per la ricerca scientifica, sono concesse).
Al 2016, sono ben 175 gli Stati che hanno firmato e ratificato il trattato.
Tuttavia, la BWC È un tratto più debole della CWC, perché non prevede il monitoraggio delle
attività degli impianti chimici in paesi terzi né la verifica dell’implementazione dei principi.

7.4.2 armi nucleari, batteriologiche e chimiche a confronto


È doveroso sottolineare le differenze tra queste tre diverse categorie di armi

Tipi di differenze: Armi nucleari Armi chimiche Armi batteriologiche

Distruzione: Nessun altra arma Letali ma solo entro Hanno un livello di


può causare un determinate letalità molto alto
livello di danno a condizioni. Chi che dipende però
territori e individui attacca deve dalla loro diffusione,
grande quanto le disperdere una che deve essere
armi nucleari grande quantità di precisa, all’interno
agente chimico per della popolazione.
uccidere il più alto L’agente
numero di individui. batteriologico deve
Tuttavia l’agente essere indirizzato
chimico una volta con attenzione e le
libero può andare probabilità di
fuori controllo. sopravvivenza
(Es:1915, battaglia dipendono dalle
di Loos in Francia, caratteristiche
Prima guerra ambientali.
mondiale, Inghilterra
rilascia cloro in
forma gassosa per
colpire tedeschi ma
il vento ne spinge
una parte nelle
trincee
anglosassoni)

80
Possibilità di difesa: È impossibile Facile, ma possibile Per contrastare gli
difendersi una tac difendersi. Quando i agenti batteriologici,
nucleare soldati si trovano a una difesa efficace è
operare in aree costituita dalle
soggette ad attacchi vaccinazioni
chimici sono preventive, che
equipaggiati con devono però
maschera antigas e includere diversi
indumenti protettivi. ceppi dello stesso
Anche i civili batterio.
vengono difesi Truppe americane
preventivamente vennero vaccinate
(come Israele contro diversi
quando il governo possibili attacchi di
distribuì maschere bacillus anthracis
antigas ai propri durante la Guerra
cittadini durante la del Golfo.
prima Guerra del
Golfo).

Sviluppo Armi nucleari sono I materiali per le Materiali per le armi


le più difficili da armi chimiche sono batteriologiche sono
sviluppare. decisamente più decisamente più
Riprocessare il semplici da trovare. semplice da trovare.
plutonio o arricchire Il cloro ad esempio Il bacillus antraci si
l’uranio sono due è un prodotto trova in natura.
processi che chimico di facile
richiedono reperibilità
un’infrastruttura
complessa.

Legalità E il diritto Armi chimiche Armi batteriologiche


internazionale divide totalmente vietate in totalmente vietate in
il mondo in due accordo con tutta la accordo con tutta la
blocchi: stati comunità comunità
possessori e Stati internazionale internazionale
non possessori.
Sono pochissimi
Stati al mondo nel
diritto di poter
dislocare e utilizzare
le armi mentre per
gli altri è vietato.
Se uno Stato supera
il limite del rispetto
delle norme
internazionali può
successivamente
cercare di essere
accettato come
membro del club
nucleare

I sostenitori del controllo delle armi auspicano che si arrivi ad applicare un divieto totale,

81
anche per le armi nucleari.
Tutte queste armi di distruzione di massa in mano a così tanti Stati del mondo sono motivo
di preoccupazione per la politica internazionale, vi è anche il timore che queste armi cadano
in mano ad attori non statali.

7.5 ARMI DI DISTRUZIONE DI MASSA E TERRORISMO.


Gli attacchi dell’11 settembre 2001 a New York, le autobombe a Bali nel 2002, l’attentato ai
trendy Madrid del 2004 e quello alla metropolitana di Londra nel 2005 hanno aumentato la
paura del terrorismo in tutto il mondo.
Dopo questi attacchi, fu naturale chiedersi cosa sarebbe successo se i terroristi fossero mai
riusciti a mettere le proprie mani su delle armi di distruzione di massa, in particolare
sull’arma nucleare.
Dalla prospettiva della teoria della deterrenza, le conseguenze derivate dal possesso di
un’arma nucleare da parte di un gruppo terroristico sono gravi e preoccupanti.
Le organizzazioni terroristiche sono difficilmente scoraggia Billy dall’utilizzo delle armi di
distruzione di massa. La deterrenza funziona contro gli Stati perché si basa sulla minaccia di
subire un danno accettabile o territorio, alla propria azione, alla propria internazionale o la
propria sovranità. I terroristi non hanno un solo Stato di riferimento, non hanno un territorio
fisso da difendere e nessuna popolazione da proteggere.
Come strategia si può minacciare una rappresaglia contro lo Stato che ospita i terroristi —>
come avvenne in Afghanistan da parte degli Stati Uniti.
Ma questa strategia non avrebbe effetto se i gruppi terroristici si trovassero sul confine fra
più Stati.
Allora un’alternativa sarebbe dirigere la rappresaglia contro la popolazione alleata i gruppi di
terroristi, ma le implicazioni sono ovvie: minaccia sarebbe diretta verso civili e questo
polarizzerebbe ancora di più le loro simpatie nei confronti di terroristi.

Quanto è probabile che un’organizzazione terroristica riesca effettivamente ottenere il


possesso di armi nucleari?
Uno Stato che vuole dotarsi di una capacità nucleare deve affrontare molte difficoltà, queste
difficoltà tecnicamente sono ancora più difficili da sormontare per un organizzazione che non
dispone di un apparato statale alle spalle.
Ostacolo principale è costituito dall’infrastruttura tecnica e dei vari sistemi di supporto. I
terroristi tendono a non disporre di risorse quali enormi impianti nascosti,attrezzature
sofisticate, talento scientifico e decenni a disposizione per lo sviluppo di queste armi.
Si possono trovare articoli sulla stampa internazionale che sostengono che i terroristi
potrebbero fare affidamento a ordini più piccoli, contenuti in valigette —> ma per sviluppare
una bomba così compatta è necessario possedere competenze tecnologiche migliori rispetto
a una testata tradizionale.

La difficoltà di un'organizzazione terroristica di entrare in possesso di armi non è comunque


da sottovalutare.
Bisogna tenere sempre in considerazione la possibilità che vengono rubate o addirittura date
volontariamente uno Stato che le possiede —> gli Stati Uniti invasero l’Iraq nel 2003 in parte
perché temevano che fosse in possesso di armi di distruzione di massa e anche perché
temevano che avrebbe potuto condividere la propria capacità nucleare con un gruppo
terroristico.
La via più probabile che potrebbe condurre all’ottenimento di una capacità nucleare da parte
di un gruppo di terroristi prevede le cosiddette “bombe sporche“ = ordigni privi della
potenza di un’esplosione nucleare (e delle sue conseguenze, ovvero onda d’urto e
irraggiamento termico) ma capace di disperdere materiale radioattivo.
Il danno che ne scaturisce è minore di quello di una bomba atomica e gli effetti (come le
radiazioni) se avrebbero sul lungo periodo e non nell’immediato.
La conseguenza principale sarebbe di tipo psicologico: l’esplosione di una bomba sporca
provocherebbe panico e terrore in qualsiasi popolazione.

82
7.5.1 La nascita della guerra informatica
È necessario riconoscere il potenziale distruttivo di una nuova minaccia tecnologica, ovvero
la guerra informatica o cyber-warface = utilizzo di Internet delle tecnologie adesso relative,
da parte di governi per disabilitare le attività o sistemi di un avversario, o di un attore privato
ad esso collegato. È una delle forme della guerra dell’informazione, o information warface.
Alcuni Stati, tra cui Israele, Stati Uniti, Iran e Cina hanno dichiarato di avere programmi di
Tari dedicati esclusivamente alla guerra informatica.
E analisti dell’intelligence sono convinti dell’idea che un’unità sotto controllo del governo
iraniano sia responsabile di una serie di attacchi informatici che nel 2012 disabilitarlo i siti
Internet di diverse banche statunitensi e causarono un malfunzionamento dei sistemi della
compagnia petrolifera saudita Aramco.
Stati Uniti e Israele collaborarono nella costruzione di un worm (un malware ad un virus
informatico) chiamato Stuxnet, il quale venne usato per attaccare la centrale per
l’arricchimento di uranio a Natanz in Iran.
Stuxnet riuscì a danneggiare fisicamente l’impianto, ma fuoriusciti inavvertitamente dai
sistemi interni dopo aver erroneamente infettato anche un computer portatile.

Capitolo 8: Attori non statali e sfide alla sovranità


Può lo Stato continuare a prevalere sulle forze che sfidano la sua autorità?

8.1 Stati, sovranità e il sistema westfaliano


Punto di partenza —> Relazioni Internazionali non comprendono solo gli Stati.
Esiste una moltitudine di altri agenti, o attori, negli affari internazionali —> attori non statali
che non devono nulla ai governi nazionali, ma che perseguono i propri obiettivi privatamente
e transnazionalmente attraverso i confini internazionali.
La maggior parte degli attori non statali compie le proprie azioni e persegue il proprio
interesse maniera pacifica, ma ci sono anche attori non statali che si comportano come
bande criminali, gruppi come i pirati, i signori della guerra e terroristi terroristi.
Solitamente questi attori non statali versano le proprie vittime in parti del mondo in cui gli
Stati sono deboli oppure usano questi Stati deboli come base operativa per loro attacchi
contro i paesi più avanzati.
Gli Stati così deboli vengono spesso chiamati Stati falliti —> mancano delle istituzioni delle
competenze di governo fondamentali: tassazione, garanzie dell’ordine pubblico,
preservazione della Rule of Law, protezione della proprietà, fornitura di infrastrutture e
servizi pubblici.
Per coglierla rilevanza di questi attori non statali bisogna richiamare alla memoria l’ascesa e
la diffusione del sistema degli Stati-nazione —> il successo dello Stato-nazione è uno dei
grandi eventi del mondo moderno.
Studiosi spesso identificano la pace di Westfalia nel 1648 come data di nascita del sistema
degli Stati—> in questa occasione che i sovrani e gli altri capi di Stato europei consentirono
a identificare gli Stati come sovrani indipendenti e come gli attori dominanti del sistema
internazionale.
Nei secoli seguenti lo Stato nazione acquisì sempre più competenza in quanto ente-politico
e si diffuse in ogni angolo del globo.
Governi nazionali, gli Stati svilupparono capacità che permise loro di organizzare l’economia
e la società, stabilendo leggi e soluzioni politiche, sistemi tassazione e regolazione, organi
giurisdizionali e agenzie per l’applicazione delle norme ecc..
due sono gli aspetti principali che caratterizzano il sistema degli Stati westfaliano:
Nella sfera interna, gli Stati sono entità territoriali sovrane.Secondo la famosa definizione di
Max Weber, gli Stati in un sistema che sbagliano possiedono “all’interno determinato
territorio l’uso legittimo della forza fisica“. Questa è la concezione classica del moderno
Stato-nazione sovrano. Lo Stato, incarnato nel governo nazionale, hai zitto esclusivo e la

83
capacità di esercitare violenza all’interno dei propri confini. I gruppi presenti nella società
non hanno alcun diritto di agire come eserciti o fate di pulizia privati —> E lo Stato
controllare la violenza e la forza all’interno di ciascuna società.
A livello internazionale, i governi nazionali riconoscono il rispetto La suprema autorità degli
Stati in quanto enti politici Sovrani.nella sua internazionale, gli attori non hanno alcun diritto
legittimo ad agire all’interno del territorio di uno Stato sovrano.
Insieme questi aspetti catturano l’essenza del sistema westfaliano.

È importante distinguere le norme ideali del sistema westfaliano dall’effettiva capacità dello
Stato di rispettare tale norme. Attraverso tutta l’età moderna gli Stati hanno dichiarato il
proprio status di enti sovrani, ma non sono mai stati in grado di far rispettare pienamente il
loro monopolio dell’uso della violenza all’interno delle rispettive società.
Signori della guerra(= figure di autorità privata a capo dei propri eserciti e milizie
locali/personali) I danni criminali hanno tormentato gli Stati nazione per secoli sia in
Occidente che nel resto del mondo.
La presenza di bande criminali organizzate è nota negli Stati Uniti e in altri paesi.fra le più
tristemente conosciute vi è la Mafia americana, una società criminale italo americana
comparsa la fine del XIX secolo.
In Italia, la Mafia ha sfidato lo Stato centrale per più di un secolo.
I governi sono tutt’ora impegnati in un conflitto continuo con queste bande, che terrorizzano
piccoli centri e città e usano la minaccia della violenza per imporsi.
Bisogna ricordare che gli Stati sovrani, da un punto di vista legale, sono tutti uguali fra di loro
in quanto membri del sistema westfaliano.
In termini di capacità, tuttavia, essi differiscono molto gli uni dagli altri. In questo senso, le
norme di uguaglianza all’interno del sistema westfaliano coesistono con un sistema di
disuguaglianza di potenza e gerarchia politica —> alcuni Stati potenti sono maggiormente in
grado di far valere le proprie ragioni rispetto a quelli deboli.
Similmente, la norma che prescrive il non intervento esiste come un ideale, ma in realtà è
spesso violata —> gli Stati possono rivendicare un’autorità suprema entro i propri confini
nazionali, e tuttavia attori esterni, ad esempio altri Stati particolarmente potenti o attori non
transnazionali, possono comunque essere in grado di intervenire nei loro affari interni.
Gli Stati possono non essere capaci di effettuare un controllo efficace delle frontiere e quindi
vedere i propri confini sovrani violati da attori esteri —> casi più estremi di queste
trasgressioni consistono in interventi militari da parte di potenze straniere —> uno Stato
debole può trovarsi incapace difendersi da uno Stato più potente che lo invade.
Tuttavia, il controllo sovrano da parte dello Stato può venire a mancare in altri modi meno
assurdi —> gruppi criminali come narcotrafficanti bande criminali possono svolgere le
proprie attività a cavallo dei confini nazionali senza che i governi se ne accorgano.
Le sfide all’autorità sovrana degli Stati poste da gruppi criminali non sono una novità, gli
Stati sono costantemente esposti alla minaccia posta da questi gruppi non statali.

8.2 LE SFIDE ALLO STATO SOVRANO


La tradizionale idea westfaliana di sostema internazionale, così come lo stesso moderno
Stato sovrano, è stata messa in discussione in decenni recenti da un insieme di sviluppi
interrelati: attori non statali abilitati da trasformazioni tecnologiche, Stati falliti enormi e
aspettative della comunità internazionale mutamento.
Gli avanzamenti tecnologici hanno reso più facile per gruppi privati, quali bande criminali e
organizzazioni terroristiche, operare e infliggere danni attraverso i confini nazionali e a più
lunga distanza.
Internet, rende più semplice comunicare e trasferire fondi da una parte all’altra del globo.
Questi gruppi sono in grado di creare estese reti organizzative transnazionali.
Le tecnologie della violenza, nucleare, chimica e biologica, offrono risorse che permettono
agli attori non statali di esercitare una forza distruttiva.
Moderne tecnologie come quelle di monitoraggio e sorveglianza mettono a disposizione
degli Stati nuovi strumenti con i quali scovare questi gruppi criminali e organizzazioni

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terroristiche transnazionali.
Rimane da stabilire se queste moderne tecnologie danno un vantaggio ai gruppi non statali,
oppure gli Stati.
La capacità degli Stati di mantenere il controllo sovrano dei loro territori nazionali varia
considerevolmente —> nelle zone del mondo in via di sviluppo vi sono stati nazione chi sono
Sovrani più di nome e di fatto, es: Afghanistan, Sudan, Somalia —> Stati talmente deboli
che il loro governo centrale non esercita un effettivo controllo su alcune importanti regioni
contenute entro i confini —> questi territori non governati offrono un allettante rifugio ai
gruppi criminali e terroristici.
Stati più solidi, dotati di adeguate istituzioni di implementazione delle norme e sistemi
giudiziari, creando condizioni meno favorevoli a questi detentori di violenza privata.
Tuttavia perfino questi paesi avanzati continuano a lottare contro il crimine organizzato.
Infine, paesi di varie parti del mondo sono stati sempre più interessati dalle attività di attori
non statali, in particolare dalle mire di gruppi terroristici con raggi d’azione sempre più
globali.
Il sistema westfaliano è in pericolo —> strategie possono essere:
● Indirizzare contro gruppi criminali e terroristici servizi di informazione, operazioni
speciali, azioni sotto copertura e campagne anti-insurrezionali —> Stati Uniti hanno
ampliato l’uso di droni privi di pilota in luoghi come Pakistan e Afghanistan per colpire
rifugii dei terroristi.
● Cercare di rendere più stabili gli Stati deboli.

Anche le norme sulla sovranità dello Stato stanno subendo una propria evoluzione, che si
riflette in particolare nell’emergere della norma che statuisce la responsabilità di
proteggere= norma internazionale che statuisce che se uno Stato infligge un danno o
pratica violenza nei confronti della propria popolazione, o è incapace di proteggere i propri
cittadini da danni e violenza, la comunità internazionale ha diritto e il dovere di intervenire.

Il sistema internazionale sarà trasformato da queste sfide, lotte e mutamenti delle norme. O
gli Stati troveranno dei modi per adattarsi e rafforzare l’efficacia della loro autorità sovrana,
oppure il mondo entrerà in una nuova epoca di violenza e disordine transnazionale.
Tecnologie e forze della globalizzazione hanno unificato il mondo in modi mai conosciuti in
precedenza, ma nelle mani di attori non statali violenti e criminali minacciano allo stesso
tempo di farlo a pezzi.

8.2.1 Pirateria
Pirati hanno rappresentato la più sì stent e sfida all’autorità degli Stati, minacciando per
secoli la libertà negli spazi oceanici.
I pirati, sono bande non statali dedite a rapine e atti di violenza criminale in alto mare.
La Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982, definisce la pirateria come
un atto di “violenza o di sequestro, od ogni atto di rapina“ commesso a fini privati contro
l’equipaggio e i passeggeri di una nave in acque internazionali.
Gli Stati hanno a cuore il problema della pirateria perché l’attività criminale in sé e l’esistenza
di questi gruppi equivale è una sfida diretta agli Stati e al loro monopolio del controllo
dell’uso della forza all’interno e fra gli Stati.
Il repentino aumento degli episodi di pirateria nel mondo contemporaneo, offre prove
inquietanti il fatto che almeno alcuni Stati hanno perso il loro controllo sui mari.

La pirateria nel passato


La pirateria risale a periodi antichi mai documentati.
Nel Medioevo, i pirati fecero la loro comparsa nelle acque attorno l’Europa occidentale, nei
mari del Nord e lungo le coste atlantiche dopo la caduta dell’Impero Romano che non poté
più proteggere i propri territori.
I vichinghi praticavano la pirateria lungo le coste europee.
L’assenza di Stati centralizzati in Europa disposti ad assicurare la libertà e il libero passaggio

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in mare inaugura un’era di pirateria dilagante attraversa tutta l’Europa medievale.
Anche altre regioni del mondo erano oggetto delle razzie dei pirati —> I Caraibi, famosi per il
fenomeno della pirateria nei secoli successivi all’arrivo di Cristoforo Colombo.
Adoro della pirateria caraibica, erano ben evidenti una serie di condizioni che permisero ai
fuorilegge di prosperare: una regione colmo di tesori, traffico navale in espansione e isole e
acque al di fuori della portata del potere navale spagnolo.
Anche in Asia i pirati prosperarono in questi secoli —> I giapponesi Woku.
Anche i gruppi di pirati operarono nel Mar Cinese Meridionale,facendo base a Taiwan.
Anche qui la pirateria emerse nel momento in cui cominciò a diminuire la protezione in
precedenza garantita dagli Stati marittimi.

Il problema della pirateria fu una delle prime sfide diplomatiche che gli appena formatesi
Stati Uniti d’America dove te lo affrontare. Prima dell’indipendenza erano le forze armate
inglesi a proteggere le navi coloniali americane, con il venir meno di questa protezione, i
bastimenti americani cominciarono essere catturati da navi corsare= Navi di proprietà di
armatori privati assoldate dei governi europei, soprattutto nel XVII secolo, con il compito di
attaccare e disturbare le navi spagnole nei Caraibi. Oltre a ottenere metà delle spoglie, i
governi europei beneficiavano dei risparmi derivanti da non dover allestire flotte più
numerose per affrontare il predominio spagnolo dei mari.

La pirateria moderna
Con l’avvento del potere la pale moderno alla fine del XIX secolo e all’inizio del XX, la
pirateria diminuì ovunque.
Attualmente molte delle acque costiere in America settentrionale e meridionale, in Europa
occidentale e in Asia nord occidentale, sono relativamente sicure —> solide potenze navali
garantiscono la sicurezza delle rotte marittime.
In altre regioni però la pirateria è un dato di fatto della vita in mare —> essa continua a
essere un problema considerevole nelle acque comprese fra il Mar Rosso e l’Oceano
Indiano.

Casi più noti di pirateria moderna hanno luogo al largo delle coste della Somalia. Alcune fra
le principali rotte di trasporto prevedono il passaggio di un grande flusso di navi da carico
attraverso alcuni varchi marittimi particolarmente stretti, rendendo molto facile per i pirati
raggiungere e a portare queste navi.
La Somalia è catalogabile come uno Stato fallito—> scontri continui fra svariati signori della
guerra.
Solitamente i pirati ricevano protezione sulla terraferma da parte di queste fazioni, in
assenza di un’autorità di governo centralizzata
Allo stesso tempo, le maggiori potenze navali della regione (Stati Uniti e Cina), non sono in
grado o non sono disposte a fornire una costante protezione navale dell’area.
Il risultato di queste circostanze è la proliferazione della prateria.

La pirateria moderna è una forma di attività criminale svolta in altomare che non costituisce
una minaccia diretta nei confronti di Stati forti. Essa mostra i limiti della capacità statale di
garantire l’ordine e fornire sicurezza in acque aperte. La pirateria si riattiva quando una
potenza dominante non è più in condizione di offrire protezione. Quando le grandi potenze
sono in lotta fra loro o riducono la propria presenza in regioni attraversate da importanti
traffici commerciali marittimi, il “governo del mare“ declina o addirittura scompare—>Pirateria
agevolata.
È l’incapacità della Somalia di stabilire il rispetto del diritto e di garantire la presenza di un
efficace governo centrale a permettere alla prateria di prosperare.

Il problema sarà risolto solo quando gli Stati deboli o falliti disporranno di risorse sufficienti a
opporsi alle attività dei pirati.
I governi dei paesi interessati devono dunque essere rafforzati in modo da poter instaurare

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un ordine stabile e proteggere le loro acque territoriali da questi gruppi. 6

8.2.2 Stati deboli/falliti


Un moderno Stato sovrano presenta un certo numero di caratteristiche fondamentali:
● È dotato di un governo centrale funzionante
● È in grado di controllare i propri confini e reclama efficacemente il monopolio dell’uso
legittimo della forza sul proprio territorio
Stati deboli= stati dotati di governi centrali funzionanti ma con uno scarso controllo dei loro
territori e delle loro frontiere—> esercitano solo un controllo approssimativo.
Stati falliti= Stati in cui nemmeno il governo centrale e più funzione, lo Stato è
essenzialmente imploso.
Uno stato invito è uno Stato in cui “non vengono più svolte le funzioni basilari dello
Stato“(Williams Zartman).
Secondo alcuni osservatori il carattere distintivo degli Stati falliti si manifesta in anzitutto
dall’incapacità di questi ultimi di imporre ordine. Questa assenza di uno stato solido ed
efficace porta insorti che attaccano il governo e l’inizio della guerra civile.

Nel mondo contemporaneo, paesi come Pakistan, Iraq, Afghanistan, Messico e Perù
ospitano violenti avversari interni (signori della guerra) che contestano il governo centrale.
Oltre che ai pirati, anche i gruppi di opposizione e i signori della guerra sono stati a lungo
parte della storia del sistema westfaliano.

8.2.3 Terrorismo
gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 furono una spaventosa introduzione alla
violenza del XXI secolo.
Da un lato, gli attentati furono abbastanza semplice nel loro schema—> dirottamento di
quattro aerei commerciali contro degli edifici. Le so le armi che gli attentatori portarlo con sé
erano dei coltelli, ma rendere sconvolgente gli attacchi fu che gli stessi aeroplani dirottati
diventarono le armi usate per praticare violenza contro New York.
Prima dell’11 settembre, l’unico vero attacco alla sicurezza del territorio americano era stato
il bombardamento di Pearl Harbor.
Questi avvenimenti sconvolsero il mondo e provarono che la violenza poteva giungere da
qualsiasi direzione e colpire qualsiasi luogo della terra—>Nessuno è al sicuro.

I terroristi utilizzano la violenza contro i civili per raggiungere obiettivi politici. Il terrorismo
può essere impiegato da un gruppo che intende intende intimidire, forzare o manipolare le
opinioni di un altro popolo infliggendo violenza su civili innocenti .

Turismo è un fenomeno molto antico —> nel XIX secolo e all’inizio del XX secolo il
terrorismo assumeva per lo più la forma di atti violenti compiuti da movimenti nazionalisti che
resistevano all’occupazione straniera e cercavano di ottenere l’indipendenza.
Nella Russia di fine ottocento gli oppositori dello Stato zarista, o anarchici (=terroristi russi
della fine del XIX secolo) utilizzavano le bombe per uccidere funzionari statali con la
speranza di innescare la rivolta popolare.

Il gruppo internazionale più noto è Al Quaeda, fondato nel 1988 da Osama Bin Laden—>
questo gruppo estremista di islamici sunniti ha compiuto atti di violenza allo scopo di porre
termine alle influenze straniere sui paesi musulmani ed instaurare un nuovo Califfato
islamico.
Le azioni terroristiche dell’11 settembre sono un atto violento compiuto attori non statali,
indirizzato contro civili e finalizzato all’invio di un messaggio.

8.2.4 Tecnologia e privatizzazione della guerra


Pirati, signori della guerra e terroristi sono accomunati dalla loro natura di attori non statali
che impiegano la violenza per il perseguimento dei propri scopi.

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Questi attori sono sempre esistiti, ma ciò che li ha resi sempre più pericolosi è la loro portata
potenzialmente globale e la letalità crescente della loro violenza.
Le tecnologie della comunicazione hanno permesso a questi gruppi di diventare
transnazionali e di organizzarsi a grande distanza. Essi possono operare da molto lontano,
inviando messaggi, denaro e agenti tutto il mondo.
Allo stesso tempo sono anche in grado di accedere a strumenti di violenza sempre più
mortali —> tutti questi sviluppi rendono gli attori non statali sempre più pericolosi.

Tutti questi nuovi sviluppi possono essere chiamati privatizzazione della guerra= idea che
lo Stato non detenga più il monopolio dell’uso effettivo della violenza. grazie all’avanzamento
tecnologico, i gruppi privati hanno sviluppato capacità sempre maggiore di fare guerra ed
esercitare violenza.
In passato, solo gli Stati erano in grado di ottenere accesso a bacini di violenza che poteva
rappresentare una minaccia per altre società.

8.3 LE RELAZIONI INTERNAZIONALI ALLA SFIDA DEGLI ATTORI NON STATALI


Negli anni successivi all’11 settembre la comunità internazionale ha dibattuto molto su come
rispondere al pericolo posto dal terrorismo —> tre tipi di relazioni proposte:
● Attaccare obiettivi terroristici: indica un’azione militare diretta —> esempio di questo
è l’invasione dell’Afghanistan a fine del 2001 da parte gli Stati Uniti con l’obiettivo di
distruggere il regime talebano che aveva offerto rifugio ad Al Qqeda.
● Una serie di convenzioni/accordi internazionali finalizzati a dotare gli Stati
dell’autorità necessaria a rintracciare i gruppi impegnati nel trasporto di armi di
distruzione di massa nel mondo.
● Dotarsi di risorse per esercitare deterrenza rispetto al terrorismo
● Compiere sforzi di lungo periodo per rafforzare gli Stati deboli in via di fallimento

8.4 DOV’É LO STATO?


Lo Stato sovrano è sempre esistito in un rapporto tormentato con le più ampie forze della
storia globale. La maggior parte degli individui video oggi all’interno di Stati nazione sovrani,
ma un secolo fa la situazione era diversa. Al volgere del XIX secolo, la maggioranza della
popolazione mondiale viveva in territori che non erano sovrani, come province imperiali o
territori coloniali.
Gli ultimi 100 anni il sistema westfaliano È arrivato imporsi come modello dominante.
Lo Stato territoriale sovrano non è mai stato così universale in quanto forma normale della
politica e del governo, ma al contempo non è mai stato così esposto a sfide notevoli.
Infatti, come abbiamo visto, altri attori non statali muniti di risorse di violenza sono state
elemento costante della politica mondiale. Gli Stati non sono mai stati in grado di
conquistare completamente il monopolio dell’uso legittimo della violenza all’interno del
proprio territorio—> pirati, signori della guerra e terroristi hanno a lungo fatto parte della
scena mondiale. Tuttavia le forze della globalizzazione, del nazionalismo e
dell’autodeterminazione hanno al contempo liberato potenti attori non statali quali le
organizzazione terroristiche che minacciano la stabilità e l’ordine degli Stati.
Le forze della globalizzazione hanno reso più facile per gli attori non statali viaggiare,
comunicare e operare su scala mondiale —> le tue azioni tecnologiche applicate agli
armamenti, nucleari, biologici e chimici, permettono a questi attori di ottenere potenziali
distruttivi elevati.
Il terrorismo è in parte motivato dal desiderio di ottenere libertà religiosa, politica e sociale.

Parallelamente, il sistema internazionale ha fatto pressioni sugli Stati, compresi quelli deboli
e in fallimento, spingendoli ad adattarsi al cambiamento e a fare i conti con un crescente
livello di incertezza.
Qual è il destino degli attori non statali?
Sembrano destinati a diventare sempre più efficaci nell’infliggere dolore le persone ma non

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saranno mai in grado di svolgere le funzioni di uno Stato, di garantire sicurezza e di offrire
una modalità alternativa di organizzazione della società e della politica.

CAPITOLO 9: Ambiente e Relazioni Internazionali


9.1 FONTI DEI PROBLEMI DELL’AMBIENTE GLOBALE E DELLE RISORSE NATURALI
Quali sono i fattori causali che contribuiscono ai problemi ambientali relativi alle risorse
naturali nei paesi e fra gli Stati?
Gli studiosi ne hanno individuati due:

9.1 Esternalità negative


Esternalità : benefici e costi non rispecchiati nel prezzo di un bene. Le esternalità possono
essere positive o negative.
Esternalità positive: producendo computer il “learning by doing” è un’esternalità positiva
Esternalità negative: producendo computer, chi vive nei pressi della fabbrica può andare in
contro a danni ambientali dovuti allo smaltimento dei prodotti inquinanti (es. batterie). Tali
danni ambientali non sono inclusi nel prezzo finale del computer.
Ci sono due questioni importanti connesse alle esternalità negative:
● primo, vi è un elemento di ingiustizia perché chi non guadagna dal computer
(abitanti nei pressi della fabbrica) però incorre in un danno (ambientale).
● Secondo, se non esiste un modo per far includere al fabbricante anche il danno
ambientale all’interno del prezzo finale, questi non avrà incentivo a ridurre la sua
esternalità negativa.
Le esternalità possono potenzialmente diventare questioni internazionali: quando le
esternalità negative provocano danni a chi sta al di fuori del confine (es. acqua inquinata in
un corso del fiume tra due stati) diviene una questione internazionale.

9.1.2 La Tragedia dei beni comuni


Tragedia dei beni comuni : una situazione nella quale più attori razionali sfruttano una
risorsa in maniera non organizzata e finiscono per abusarne ed esaurirla. L’esaurimento
delle risorse è determinato dall’interazione di attori razionali attraverso il dilemma de
prigioniero: sarebbe meglio che nessuno dei due attori agisse sulle risorse, però se io non
agisco e l’altro si ottiene più risorse quindi di conseguenza nel dubbio agisco ed otteniamo
un risultato peggiore di quanto avremmo ottenuto se entrambi non avessimo agito. Tre
circostanze che rendono possibile la tragedia dei comuni:
● Crescita della popolazione: più popolazione più richiesta della risorsa
● Risorse limitate usate in comune: le risorse hanno capacità limitate non infinite
● Assenza di un’autorità centralizzata che regoli l’accesso alla risorsa

9.2 SFIDE PER L’AMBIENTE MONDIALE E LE RISORSE NATURALI


Il mondo deve fronteggiare un gran numero di sfide ambientale che riguardano l’atmosfera,
l’acqua e le risorse idriche

9.2.1 I problemi dell’atmosfera.


Principali problemi ambientali:
Atmosfera —> principali problemi sono il cambiamento del clima e l’assottigliamento dello
strato dell’ozono.

Cambiamenti climatici
A contribuire al riscaldamento globale sono le emissioni nocive di CO2, ossido di azoto,
metano —> tutti questi composti sono definiti Gas serra —>effetto serra —>ovvero il blocco
di raggi infrarossi o radiazioni termiche che dovrebbero tornare nello spazio ma sono
trattenute nell’atmosfera a causa di questi gas.
L’effetto serra è un’esternalità negativa a livello globale derivata dal consumo principalmente
di petrolio e gas per automobili. Se lasciati incontrollati questi cambiamenti climatici
potrebbero portare a cambiamenti drastici per l’assetto mondiale (ad esempio si stima che

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se il livello dell’acqua dovesse salire il Bangladesh potrebbe rimanere sommerso oppure le
siccità in Africa diverrebbero sempre più frequenti e intense ). Chi soffre le conseguenze di
questi cambiamenti climatici sono soprattutto i paesi in via di sviluppo mentre i principali
responsabili sono i maggiori paesi sviluppati dell’Europa e del mondo.
Nel 1988 venne istituito il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) che è
un forum scientifico istituito dall’ONU che studia i cambiamenti climatici e i suoi effetti.
Le stime sul Bangladesh e Africa menzionate prima sono state effettuate dall’IPCC.
Alcuni paesi vogliono risolvere il problema delle emissioni nocive limitando le emissioni da
ad un livello standard (così facendo paesi in via di sviluppo come Cinae India sarebbero
svantaggiati). Paesi come USA e Giappone si stima che avranno un livello di emissioni
costante che potrebbe addirittura diminuire mentre paesi in via di sviluppo come Cina e India
si stima che in futuro avranno emissioni sempre crescenti (appunto perché sono in via di
sviluppo) e sarebbero dunque svantaggiati da questo tipo di limitazioni.
D’altro canto i paesi in via di sviluppo come Cina e India propongono di concentrarsi
maggiormente su chi siano stati e sono i paesi principali produttori di emissioni nocive fino
ad ora e sostengono che sia compito di questi paesi limitare le proprie emissioni visto che
storicamente sono stati paesi come USA, Giappone e Europa ad essere principali produttori
di emissioni nocive, inoltre i paesi in via di sviluppo sostengono che sia compito dei paesi già
sviluppati fornire tecnologie volte alla bassa emissione di gas nocivi.
C’è comunque alla base di queste due teorie la necessità di riconvertire le industrie e
purtroppo i costi di riconversione sono elevati e incidono sulla competitività dei beni.
Cambiamenti climatici possono ridurre le risorse idriche disponibili in paesi poco sviluppati e
che affrontano periodi di siccità e questo potrebbe causare una corsa all’accaparramento
delle poche risorse idriche rimaste che potrebbe sfociare in conflitti civili.
Determinismo ambientale:punto di vista secondo cui i cambiamenti dell’ambiente naturale
come quelli climatici portino necessariamente e automaticamente gli esseri umani a reagire
e potrebbero portare a conflitti violenti.
Assottigliamento dello strato d’ozono : principale causa del deterioramento dello strato
d’ozono sono i Clorofluorocarburi (CFC) che sono composti contenuti in bombole serioso,
estintori e refrigeranti dei condizionatori d’aria. Contrariamente ai cambiamenti climatici la
Comunità Internazionale come vedremo in seguito ha raggiunto un accordo multilaterale che
potrebbe invertire il processo di deterioramento dello strato dell’ozono.

9.2.2 Danni alle risorse idriche mondiali


• Contaminazione delle risorse di acqua dolce : dal progresso economico di sempre più
paesi deriva un aumento dell’utilizzo di acqua dolce per processi industriali, commerciali e
residenziali. riduzione della disponibilità di acqua potabile soprattutto incide nei paesi in via
di sviluppo.
Inoltre, le sostanze usate nel terreno come i pesticidi prima o poi raggiungono i corsi d’acqua
contaminandoli. Un altro problema può essere rappresentato dal commercio internazionale
visto che i paesi ricchi usavano quelli più poveri per smaltire i loro materiali di scarto,
esportandoli verso questi paesi.
• Inquinamento degli idrocarburi negli oceani : piattaforme petrolifere o problemi causati dalle
petroliere sia a livello di scarico sia quando succedono incidenti gravi.
• Minacce alla vita marina: sovra-pesca (tragedia dei beni comuni), servono accordi per
limitare la quantità di pesce pescato prima che finisca. Inoltre un altro problema è la morte
dei delfini causata come conseguenza della pesca del tonno.

9.2.3 Danni al suolo


Deforestazione —>pascoli —> ricerca di nuovi terreni coltivabili
Due conseguenze deforestazione:
● prima contribuisce ai cambiamenti climatici, poiché per ripulire le foreste si usa il
fuoco e si aumenta riscaldamento globale.
● Seconda —>la deforestazione diminuisce la biodiversità (varietà di forme di flora e
fauna) riduce le opzioni possibili da cui trarre risorse 1992 accordo: Convenzione

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sulla Diversità Biologica.

9.3 GESTIONE DELLE QUESTIONI INTERNAZIONALI SULL’AMBIENTE:


A livello individuale possiamo mantenere un comportamento ambientalmente conforme,
limitando consumi, facendo la raccolta differenziata ..
A livello statale invece i governi fanno uso di tre importanti strategie: le politiche unilaterali,
gli accordi bilaterali e gli accordi multilaterali.
La buona riuscita di queste strategie dipende da alcuni fattori:
• ONG ruolo essenziale nel sensibilizzare le opinioni pubbliche e fare pressione sui governi
• Creare consenso tra i leader politici circa il problema ambientale (comunità di esperti può
aiutare)
• I paesi sviluppati devono comprendere le necessità dei paesi in via di sviluppo attori
fondamentali per le problematiche ambientali
• Questione dei costi: maggiori sono i costi da affrontare meno i governi saranno inclini a
farlo
• Necessità del supporto dei paesi leader (USA-RUS-CIN) senza questi paesi è difficile che
vi sia un accordo perché tali paesi incidono tanto.

9.3.1 Risposte unilaterali


Politiche unilaterali —> Marine Mammal Preservation Act (MMPA) 1972 approvato dal
congresso USA per limitare le tecniche di pesca del tonno per non intrappolare i delfini

9.3.2 Impegni Bilaterali


Accordi bilaterali —> Clean Air Act 1990 approvato dal Congresso USA per limitare
emissioni centrali elettriche visto che c’era problema delle piogge acide con il CAN. 1991
US-Canada Air Quality Agreement limitare effetti negativi delle piogge acide

9.3.3 Approcci Multilaterali


Accordi multilaterali —> Montreal Protocol on Substances that Deplet the Ozone Layer 1987
stipulato per ridurre il deterioramento dello strato d’ozono ridotta l’emissione di CFC.
Poco successo gli accordi sul clima Protocollo di Kyoto firmato nel 1997 e divenuto effettivo
nel 2005 e nel 2013 registrò 191 firmatari, ma non ha avuto molto successo nel ridurre le
emissione principalmente per tre ragioni:
• I paesi in via di sviluppo dovrebbero ridurre significativamente le loro emissioni ma come
abbiamo visto in precedenza paesi come CIN, IND e BRAS non hanno intenzione di farlo.
• Mentre alcuni paesi hanno rispettato i target imposti dal protocollo(es GB-GER-FRA-SVE)
altri sono stati meno “efficaci” come ad esempio CAN,SPA,AUSTRALIA.
• Gli USA che fino a poco tempo fa erano i maggiori produttori di gas serra non hanno
ratificato il Protocollo di Kyoto. Clinton non presentò mai il Protocollo al Senato perché
sapeva già che sarebbe stato contrario. In seguito Bush nel 2001 annuncia che USA non
avrebbero completato il processo di ratificazione dell’accordo. In sostituzione nel 2016
Obama ha ratificato gli accordi di Parigi sul clima ma il presidente Trump ha deciso di far
uscire gli USA da tali accordi.

CAPITOLO 10: La sfida del futuro: sei prospettive sull’ordine internazionale


emergente.
Il sistema internazionale incorrerà in un cambiamento sostanziale nel futuro?
Gli scenari futuri dipendono da diversi fattori come ad esempio il grado di sviluppo della
tecnologia, il livello raggiunto dagli accordi tra Stati, la teoria che si segue nell’analisi del
modello ecc..

10.1 Modello 1: un mondo caratterizzato dalla competizione geo- economica


L’ipotesi fondante questo modello è quella del declino dell’utilità della forza militare nelle
Relazioni Internazionali —> questa ipotesi deriva dal crollo dell’URSS alla fine della Guerra
Fredda dovuto alla competizione economica fallita contro gli Stati Uniti.

91
Nell’era nucleare le potenze non possono più fare la guerra per conquistare e dominare e
perciò le guerre totali sono oramai un ricordo del passato (L’ultima è la 2GM).

10.1.1 Caratteristiche della competizione gep-economica


La fine della guerra non significa fine della competizione: la competizione si sposta dal piano
militare a quello economico lotta per il prodotto mondiale e lotta per occupare le posizioni
migliori nella lotta della divisione occupazionale del lavoro. In questo modello la sicurezza
economica (capacità di garantire ricchezza in un mondo di risorse scarse) ha rimpiazzato la
sicurezza militare come obiettivo principale degli Stati-nazione.
Si creano blocchi economici in competizione: gruppi di Stati che competono
economicamente, organizzati attorno alle economie e valute delle principali potenze
economiche. (es. blocco nord-americano vs blocco europeo vs blocco cinese vs blocco
giapponese )—> Ciascun blocco cercherà di diffondere la sua influenza nelle regioni
limitrofe.
I governi degli Stati principali all’interno dei blocchi cercheranno di intessere buone relazioni
con le grandi aziende dei settori di punta, seguendo la “strategia dei campioni”—> lo Stato
aiuta le grandi aziende a svilupparsi in settori chiave per l’economia mondiale (un esempio è
la Airbus che è una compagnia che produce aerei in Europa che è in competizione con la
compagine americana Boeing).
RISCONTRI EMPIRICI A FAVORE : l’evidenza empirica a sostegno del modello
geo-economico arriva dopo la fine della G.Fredda che ha visto un incremento degli accordi
economici tra Stati rispetto a quelli siglati prima della fine della G.Fredda.
Si ricorda, ad esempio, in America il NAFTA tra Stati Uniti-Canada-Messico concluso nel
1992 e altri accordi tra Stati Uniti e Cile (2003) e Stati Uniti e Perù (2006).
In Europa il processo di integrazione economica europea si è consolidato e ha visto
addirittura l’adozione di una moneta unica, mentre in Asia nel 1989 nacque l’APEC
(Asia-Pacific Economic Cooperation).
RISCONTRI EMPIRICI A SFAVORE :
• Le grandi imprese (che sono attori globali) non si allineano al governo dello Stato in cui si
trovano ovvero non fanno gli interessi dello Stato poiché le grandi imprese hanno interessi
trans-regionali e non semplicemente statali. Ad esempio la Nike è attiva nelle principali aree
del mondo e non solo in quella dove ha la sede. (quindi non seguono l’idea del blocco
economico)
• Le Relazioni internazionali sono un gioco a somma positiva, ovvero la cooperazione
economica può portare ricchezze per tutte le regioni, e non a somma 0 in cui la regione che
guadagna lo fa a scapito di altre. Se tutti possono trarre vantaggi ci sono più incentivi per
tutti gli Stati a cooperare e non ad essere in competizione.
• I blocchi economici sono più aperti rispetto al passato. Più gli accordi economici sono
aperti più risulterà difficile considerarli come rivali e competitivi. Oggi il regionalismo
economico risulta molto più aperto rispetto al passato il che simboleggia un’inclinazione alla
cooperazione economica piuttosto che competizione economica. Ad esempio gli Stati Uniti ,
il Canada e il messico fanno parte dell’APEC mentre imprese europee operano all’interno
dei paesi del NAFTA.

10.2 MODELLO 2: RITORNO AL MULTIPOLARISMO


L’ipotesi di questo modello è che le Relaz.Int ritorneranno ad una situazione di equilibrio di
potere tra le grandi potenze con le potenze pronte a scontrarsi tra loro in maniera meno
drastica rispetto al passato e pronte ad usare la forza come strumento. La dinamica centrale
delle Relaz.Int sarà basata sull’equilibrio di potenza, con gli Stati che adotteranno politiche
interne ed esterne per mantenere questo equilibrio. Per i sostenitori di questa teoria, a
differenza del modello geopolitico, la competizione militare continuerà a svolgere un ruolo
primario nella politica internazionale. Nonostante le potenze non siano inclini a scontrarsi tra
loro una guerra può sempre essere probabile quindi devono svilupparsi sia economicamente

92
che militarmente per non farsi cogliere impreparati.

10.2.1 Caratteristiche del mulstipolarismo


Un elemento caratteristico della politica internazionale in un contesto multipolare saranno le
alleanze flessibili, alleanze temporanee in cui i paesi stringono patti ma passano da un
partner all’altro a seconda delle circostante. Si contrappongono alle alleanze rigide, tipiche
della G.Fredda, ovvero alleanze in cui i paesi rimanevano alleati per molto tempo.
Lord Palmerston , 1° ministro inglese 1855-1858–>“L’Inghilterra non ha alleati eterni” questa
frase racchiude la caratteristica principale di questo modello.
RISCONTRI EMPIRICI A FAVORE: questo modello riscontra vari elementi empirici a favore.
Non molto dopo la fine della G.Fredda abbiamo assistito al disappunto espresso da molti
Stati circa l’unipolarismo degli Stati Uniti.
La preoccupazione dei maggiori Stati mondiali era quella che gli USA in virtù della loro
superiorità come Stato, volessero plasmare l’assetto internazionale a loro preferenza.
Queste paure divennero reali quando Bush nel 2001 apostrofò Iran-Iraq-Corea del Nord
come “Asse del male” e sfidò il mondo a schierarsi con gli USA o contro gli USA.
Per controbilanciare questo squilibrio di potere, gli altri Stati non potevano fare un’alleanza
anti-americana perché sarebbe stata troppo provocatoria, ed optarono per un soft balancing
ovvero iniziative meno gravi della mobilitazione militare per limitare e cercare di
controbilanciare lo strapotere americano. Un esempio di soft balancing è ad esempio il
limitare le proposte degli Stati Uniti all’interno dell’ONU.
Al termine del mandato di Bush nel 2008 notiamo che l’assetto mondiale stava evolvendosi
verso un sistema multipolare, in particolare grazie all’ascesa della Cina, ma anche la
riaffermazione della Russia grazie all’aumento dei prezzi di gas e petrolio.
RISCONTRI EMPIRICI A SFAVORE:
• In termini militari ed economici il mondo rimane ancora sbilanciato a favore degli USA
mentre gli altri paesi che provano ad affermarsi al livello degli USA non riescono a superare
il suo predominio.
Ad esempio Germania-Giappone—> grandi paesi sviluppati economicamente ma meno
sviluppati militarmente rispetto agli Stati Uniti.
La Russia ha un grande potere militare ma un minore sviluppo economico (es. PIL RUS <
PIL ITA). Cina e India hanno un grande potenziale per pareggiare gli Stati Uniti , ma la
strada per farlo è ancora lunga.
• Supponiamo che veramente ci sia multipolarismo tra qualche anno. I paesi si
comporteranno scegliendo indifferentemente con quale potenza schierarsi e contro quale?
Oggigiorno Giappone e Europa sono per gli Stati Uniti oltre che alleati militari anche alleati
diplomatici ed economici, quindi è difficile immaginare in un futuro che questi paesi possano
trovarsi su lati opposti di schieramenti
• Un’altra critica arriva dallo sviluppo del nucleare: prima, il multipolarismo classico si basava
su aggiustamenti dell’equilibrio con piccole guerre limitate, ora con il nucleare nessuna
guerra può definirsi nucleare, visto che il nucleare può rendere qualsiasi guerra globale.

MODELLO 3): Un nuovo bipolarismo


Questa teoria si basa sull’ipotesi che nella sfida agli Stati Uniti come superpotenza, al posto
dell’URSS possa sostituirsi la Cina che porterà ad uno scontro Stati Uniti-Cina simile a
quello Stati Uniti-Unione Sovietica della Guerra Fredda. Tuttavia, per avere successo, la
Cina dovrà riuscire nello sviluppo economico che non è riuscita invece a sviluppare l’URSS.
Gli attentati dell’11 settembre 2001 hanno fatto spostare l’attenzione degli USA verso il
Medio Oriente, ma i sostenitori di questo modello sostengono che presto la Cina diverrà il
principale problema per gli USA. Da quando si sono aperte le relazioni diplomatiche tra Stati
Uniti e Cina(1971) esse sono state positive, tuttavia non mancano le critiche da parte degli
americani verso il modello cinese e viceversa dei cinesi verso il modello americano. Un caso
spinoso potrebbe essere quello dell’isola di Taiwan: la Cina lo vede come parte del suo
territorio mentre gli USA è un alleato prezioso. La politica americana a riguardo agisce come
deterrenza per evitare che la Cina attacchi Taiwan e per evitare che Taiwan dichiari

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unilateralmente l’indipendenza per non scatenare la reazione cinese.

10.2.1 Caratteristiche del multipolarismo:


Ciascuna delle due superpotenze rappresenterà il punto focale della politica estera dell’altra,
come fu per Stati Uniti-Unione Sovietica durante la Guerra Fredda.
Le due superpotenze cercheranno di guadagnarsi l’appoggio di altri Stati mediante alleanze,
per aumentare il loro potere. Una possibile alleanza potrebbe essere quella tra Russia e
Cina in risposta agli ormai consolidati rapporti diplomatici ottimi tra Stati Uniti e Giappone.
RISCONTRI EMPIRICI A FAVORE: Inizialmente i rapporti tra Stati Uniti e Cina, anche
all’inizio del nostro secolo erano buoni, come dimostrano gli aiuti USA per stabilizzare
l’economia cinese dopo la crisi del 2008 oppure l’appoggio alla partecipazione CIN
all’accordo di non-proliferazione nucleare.
Sotto le spoglie di questa apparente operazione, si nascondevano le strategie per risolvere
la possibilità di una futura competizione geopolitica tra USA e Cina.
Stati Uniti —> riproposto la strategia del “conteinment” in Asia, stipulando alleanze per paura
dell’ascesa cinese (Stati Uniti-Australia o Stati Uniti-Giappone).
A partire dal 2000 il pentagono pubblica annualmente un rapporto circa il grado di sviluppo
degli armamenti cinesi (durante la Guerra Fredda vi era una pubblicazione identica ma sugli
armamenti sovietici). La Cina dopo un primo passaggio caratterizzato da un’ascendenza
pacifica, ovvero affermarsi rispettando gli equilibri internazionali, sembra ora essere passata
verso un approccio più aggressivo, più muscoloso sfidando i paesi limitrofi e gli Stati Uniti sul
panorama internazionale. Inoltre, dal punto di vista monetario, lo yen sta aumentando il suo
valore e accrescendo le proprie riserve di dollari per poter sfidare il dollaro sul mercato
monetario mondiale.
RISCONTRI EMPIRICI A SFAVORE:
• Per quanto la CINA stia crescendo a ritmo accelerato, non deve seguire necessariamente il
percorso da superpotenza. Essa può andare in contro ad ostacoli che possono rallentare o
addirittura bloccare la sua crescita economica. La crescita economica è importante per una
superpotenza sia per dotarsi di capacità militari ottimali, sia per affermare la propria
legittimità sul piano internazionale.
• A differenza del bipolarismo Stati Uniti-Russia che prima della Guerra Fredda non avevano
rapporti diplomatici, l’interdipendenza tra Cina e Stati Uniti è altissima e i rapporti diplomatici
come abbiamo visto ci sono (non ottimali, ma ci sono) quindi una Guerra Fredda tra questi
due paesi creerebbe danni ad entrambi.

10.4 MODELLO 4: LA PACE DEMOCRATICA


Si basa sull’ipotesi della pace democratica e della presenza nelle Relaz.Int di rapporti
pacifici principalmente economici tra gli Stati come conseguenza della diffusione del modello
democratico a livello globale.
I sostenitori di questa teoria non vedono la politica internazionale come un ciclo senza fine di
competizioni e conflitti ma enfatizzano il progresso pacifico della politica internazionale
attraverso la diffusione della democrazia.
10.4.1 Caratteristiche della pace democratica
Teoria della pace democratica si basa su due assunti fondamentali:
● le democrazie continueranno a diffondersi (hanno sconfitto tutti gli altri regimi politici
nella storia, comunismo, fascismo ... )
● le democrazie non si fanno la guerra tra loro.
I sostenitori di questa teorica non bandiscono la guerra, poiché si aspettano che gli Stati
democratici entrino in guerra se minacciati o attaccati da altri Stati, tuttavia per uno Stato
democratico l’entrata in guerra è sempre una decisione che deve tener conto dell’opinione
pubblica e non della volontà singola del leader. Visto che le democrazie sono più trasparenti
dei regimi autoritari e i loro impegni a rispettare gli accordi sono più credibili, le democrazie
tendono alla soluzione diplomatica per risolvere le controversie. Come abbiamo visto in
precedenza un cultura democratica all’interno dello Stato si riflette poi internazionalmente
nella volontà degli Stati di negoziare piuttosto che combattersi. Inoltre la democrazia porta

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alla tolleranza e a rispettare le visioni altrui, tutto questo anche in politica estera.
Se uniamo tutte queste considerazioni, ne viene fuori che al crescere dei paesi che
diventano democratici, la frequenza della guerra diminuirebbe e si andrebbe sempre più
verso l’instaurazione di una comunità di sicurezza mondiale.
Gli effetti pacifici della democrazia sono rafforzati anche dalla decisione degli Stati
democratici di inquadrare le loro Relaz.Int all’interno di istituzioni internazionali con regole e
processi da seguire. Inoltre la maggior parte degli Stati democratici sono anche Stati
capitalistici quindi ritengono che il libero scambio rafforzi ulteriormente la pace democratica.
RISCONTRI EMPIRICI A FAVORE:
• Robuste prove empiriche della tesi secondo la quale le democrazie non si fanno guerre tra
loro(difficile trovare guerre tra democrazie)
• Robuste prove empiriche anche all’presupposto secondo cui gli Stati non-democratici si
trasformeranno nel tempo in democrazie.
RISCONTRI EMPIRICI A SFAVORE :
• L’idea della diffusione della democrazia sta rallentando anche perché vi sono Stati
non-democratici che occupano un ruolo importante nell’assetto mondiale come ad esempio
Cina e Russia regressione democratica.
Alle sollevazioni rivoluzionarie contro i regimi non necessariamente fa seguito la
democrazia. Alle rivoluzioni possono seguire lunghe e sanguinose guerre civili piuttosto che
in una transizione verso la democrazia (es. primavere arabe).
Inoltre va ricordato che la democrazia non è un processo irreversibile: vi sono Stati che sono
divenuto democrazie salvo poi ritornare regimi autoritari (es. Zimbawe 1980 elezioni libere e
1987 regime autoritario.)
• Anche se è vero che le democrazie non si fanno guerra tra di loro, la transizione verso la
democrazia può essere pericolosa. Difatti i regimi di transizione da regime autoritario a
democrazia sono regimi instabili e aggressivi che tendono ad essere più propensi alla
guerra. Difatti i tentativi di democraticizzare Russia e Cina potrebbero portare ad effetti
preoccupanti per il sistema internazionale
• Il vero test per la teoria della pace democratica deve ancora venire, visto che il fenomeno
della diffusione democratica è molto recente quindi bisogna aspettare un po’ di tempo prima
di poter dire che la diffusione della democrazia è positiva e che le democrazie non si fanno
la guerra tra di loro.

10.5 MODELLO 5: LO SCONTRO DI CIVILTA


Si basa sull’ipotesi dello scontro di civiltà (ideata da Huntington): idea che i conflitti
internazionali del futuro saranno caratterizzati non dallo scontro tra Stati ma dallo scontro tra
civiltà, concetto più ampio che racchiude comunanze religiose, culturali, etniche e in certe
misure anche linguistiche.

10.5.1 Caratteristiche della pace democratica


Il modello si basa sulla premessa che la politica internazionale è stata ed è tutt’ora mossa da
una qualche forma di conflitto tra gruppi. Una civiltà può condividere il proprio territorio con
uno Stato, ma spesso la civiltà si estende a più Stati. E’ inoltre possibile che all’interno di
uno Stato vi siano più civiltà.
Huntington affermava che gli Stati rimanevano gli agenti dei conflitti, ma le forze dominanti
dei conflitti diverranno le civiltà le linee di scontro delle civiltà diverranno i conflitti futuri.
Huntington individua 6tipi di civiltà:
● Occidentale(nord America e Europa centro occidentale )
● Sinica (Cina, Korea ecc..)
● Cristiana orientale (ortodossa, Russia)
● Islamica (Medio Oriente)
● Indù (regione indiana)
● Quella in Africa subshariana
Le ragioni dei potenziali conflitti tra le civiltà sono semplici da immaginare, essendo queste
civiltà diverse tra loro, la volontà di una civiltà di convertirne un’altra verso le sue credenze

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genera conflitto.
RISCONTRI EMPIRICI A FAVORE :
Vi sono alcuni elementi che supportano questa tesi come ad esempio le guerre balcaniche
dopo la dissoluzione del’URSS—> guerra tra Russia e Cecenia che voleva l’indipendenza, e
quella tra India e Pakistan per la regione del Kashmir.
11 settembre 2001 civiltà islamica vs civiltà occidentale
RISOCNTRI EMPIRICI A SFAVORE :
• In che misura le civiltà costituiscono soggetti politici che agiscono come un unico Stato? Si
potrebbe pensare ai rapporti tra UE-USA come esempio di civiltà funzionale, però ad
esempio all’interno della civiltà Sinica i rapporti tra Cina-Vietnam non sono stati idilliaci e
nonostante il giappone abbia affinità culturali con la Cina i due paesi sono sempre stati
nemici. Alcuni paesi della civiltà ortodossa, come Grecia-Bulgaria, che sono alleati della
civiltà d’occidente e quindi non formerebbero un’unità politica con la loro civiltà
rappresentano un elemento a sfavore della teoria, oppure i rapporti di conflitto tra i paesi
della civiltà islamica (es. Iraq-Iran) ...
• Anche se accettiamo la civiltà come entità politica, le relazioni devono essere
necessariamente di conflitto?
Vi sono esempi di civiltà diverse che cooperano come ad esempio Stati Uniti e
Giappone,che in passato erano rivali. Inoltre vi sono paesi nei quali le civiltà si combattono
tra loro, come ad esempio in Siria.

10.6 MODELLO 6: LA FRAMMENTAZIONE GLOBALE: ZONE PRE-MODERNE E


POST-MODERNE
Frammentazione globale: modello del futuro sistema internazionale in cui gli Stati sovrani
lasciano il posto a varie “zone“ con caratteristiche differenti.
10.6.1 Caratteristiche della frammentazione globale
Il modello (sviluppato da Cooper) mette in dubbio l’assunto che si possa ancora parlare di un
unico sistema internazionale governato da Stati-nazione sovrani. Questo modello infatti
sostiene che ci si stia via via avvicinando ad un sistema internazionale suddiviso in 3 zone
che convivono tra loro ma senza venire a contatto.
• Mondo pre-moderno : paradiso dell’illegalità, in cui gli Stati hanno fallito completamente o
non sono in grado di far valere la propria autorità (Stati deboli) su attori sub-statali che
controllano il territorio (narcos, signori della guerra ..), godono della lealtà di parte della
popolazione e possono persino comandare eserciti locali o privati. (es. Somalia)
• Mondo moderno : riflette il sistema westfaliano di Stati-nazione che conosciamo. I governi
nazionali sovrani controllalo internamente i loro paesi e mobilitano risorse per perseguire gli
interessi. Si impegnano nella diplomazia, utilizzano politiche di balancing, formano alleanze
.. (es. La Siria prima delle sollevazioni delle Primavere arabe).
• Mondo post-moderno : caratterizzato da Stati che hanno rinunciato alla propria sovranità
in favore di unioni cooperative più ampie di tipo “civile” (es. UE).

RISCONTRI EMPIRICI A FAVORE:


Una parte del Sud America è pre-moderna (stato vs narcos) ma anche nel Medio Oriente
abbiamo Stati falliti (Yemen) o Stati deboli (Libano-Afganistan).
Iran,Israele,Arabia Saudita,Cina,Brasile e India sono esempi di Stati moderni, anche la
Russia che cerca di riacquisire il suo status internazionale.
UE sistema post-moderno.
RISOCONTRI EMPIRICI A SFAVORE :
• Modello funziona solo se i mondi non sono connessi tra di loro però nella realtà lo sono si
pensi ad esempio ai problemi di immigrazione, del terrorismo.Vi è anche forte connessione
storica (es. potenze coloniali hanno tracciato confini su cui oggi le popolazioni si dibattono ..)
• Come si collocano gli USA nel modello? Certamente sono un paese post-moderno dal
punto di vista economico però perseguono una politica di stampo moderno ovvero mobilita il
potere militare in tutto il mondo, applica politiche di balancing, inizia guerre contro gli altri
Stati.Gli USA sono a cavallo tra il mondo moderno e il mondo post-moderno e il fatto che un

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attore così importante per le Relazioni Internazionali non riesca ad essere inquadrato nelle
categorie del modello induce a dubitare del modello stesso.

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