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CAPITOLO 1
1.1 Le Relazioni internazionali come parte integrante della vita di tutti i giorni
Con relazioni internazionali si intendono quelle relazioni politiche, economiche, sociali e
culturali tra due o più paesi; possiamo anche includere le relazioni che i paesi stringono con
multinazionali e organizzazioni internazionali. Questo studio non si limita ad analizzare
conflitti e movimenti di beni e valute, ma riguarda anche la libertà degli individui di
attraversare i confini nazionali.
UNIONE EUROPEA: gruppo di 28 paesi europei che condividono leggi e pratiche comuni, i
cittadini degli stati membri possono attraversare i propri confini senza visto, lavorare
liberamente negli altri paesi.
EURO: valuta adottata comune da 19 paesi membri dell’UE
ORGANIZZAZIONE DEL TRATTATO DELL’ATLANTICO DEL NORD(NATO): patto difensivo
formatosi nel 1949 tra Stati Uniti, Gran Bretagna...che prevede che tutti i membri siano tenuti
a intervenire collettivamente in difesa di uno stato dell’alleanza atlantica
Tra la fine degli anni 40 e la fine degli anni 80 l’Europa era divisa in due dalla CORTINA DI
FERRO (termine coniato da Churchill per descrivere lo spirito di profonda divisione politica e
umana in Europa), i governi comunisti dell’Est Europa si mobilitarono attivamente per
evitare trasferimenti nella parte occidentale, un elemento simbolo di quel periodo è il MURO
DI BERLINO. E’ chiaro comprendere come le relazioni internazionali abbiano da sempre
influenzato la nostra vita. Ad oggi vi sono 196 paesi che interagiscono l’uno con l’altro in una
fitta rete di relazioni internazionali. Come detto, gli stati intrattengono relazioni anche con
ORGANIZZAZIONI GOVERNATIVE INTERNAZIONALI (JGO, organizzazioni alle quali gli
Stati vogliono prendere parte per favorire i propri interessi economici e politici, es.
Organizzazione delle Nazioni Unite, Fondo Monetario Internazionale, Organizzazione
Mondiale della Sanità, Organizzazione Mondiale del Commercio) e con attori privati il cui
operato è di natura transnazionale.
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3. ATTORI NON STATALI: diversi dallo Stato e operano all’interno, all’esterno o tra
diversi confini nazionali, caratteristica che comporta conseguenza importanti per le
relazioni internazionali (es. multinazionali come Coca-Cola, orgnaizzazioni criminali e
terroristiche).
Quando si afferma che uno Stato ha un particolare INTERESSE: si intende che quello Stato
desidera mantenere o raggiungere una particolare condizione a livello globale così
importante da volerne sostenere costi anche ingenti.
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l’assenza di istituzioni regionali ben funzionanti quali l’UE, possono aiutare a comprendere i
motivi per i quali alcune parti del mondo sono più inclini di altre a situazioni di conflittualità.
Le DOMANDE FONDAMENTALI sono quesiti che gettano luce sui temi più importanti del
campo delle relazioni internazionali (es cosa causa la guerra? un’analisi concentrata sul
livello individuale direbbe che la guerra è causa dei leader nazionali troppo aggressivi e
ambiziosi. Un’analisi concentrata sul livello di analisi considera che le guerre sono causate
da determinati Stati o gruppi di pressione interni molto influenti. Un’analisi concentrata sul
livello di analisi internazionale enfatizzerebbe sul contesto internazionale all’interno del quale
operano gli Stati).
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sarebbero così disastrose che nessuno dei due contendenti potrebbero effettivamente
dichiarare vittoria. Anche se vi sono paesi con governi stabili e che non fanno utilizzo di armi
nucleari, potrebbe esserci comunque il pericolo che attori non statali, quali i gruppi
terroristici, siano più pronti a utilizzare qualora riuscissero a entrarne in possesso.
Per circ 200 anni i governi delle potenze europee hanno cercato di proteggere le proprie
economie dagli effetti disastrosi che potevano scaturire dal commercio internazionale. Alla
fine del XIX secolo, questi stessi governi cooperavano a livello economico all’interno di un
sistema caratterizzato da intensi scambi commerciali e investendo in modo ingente
all’interno delle varie economie europee, cercando di instaurare rapporti economici con
paesi di tutto il mondo. Ciò si tradusse in un aumento della ricchezza mondiale, ma si
trattava di un sistema all’interno del quale alcuni paesi traevano benefici molto più grandi
rispetto ad altri. A questa prima età della GLOBALIZZAZIONE (= processo di integrazione
economica e tecnologica reso possibile dall’evoluzione nei trasporti e nelle comunicazione)
pose fine lo scoppio della prima guerra mondiale. Oggi l’economia mondiale si trova nel
mezzo della seconda età della globalizzazione, in quanto beni, capitali, tecnologie e idee
sono liberi di muoversi a livello internazionale. Ciò ha dato vita a nuovi livelli di benessere
economico ma ha anche portato alla luce numerosi problemi di ineguaglianza nei paesi in
via di sviluppo ma anche all’interno di paesi come gli Stati Uniti e il Regno Unito.
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Un ottimo esempio di teoria delle relazioni internazionali è la teoria di Lenin sull’imperialismo
e la guerra. Lenin era interessato a capire l’IMPERIALISMO (=una strategia statale secondo
la quale un paese conquista territori esteri per trasformarli in colonie) e sosteneva che
nell’Europa e negli Stati Uniti di fine del novecento le grandi banche e corporazioni
avrebbero avuto bisogno di espandersi in nuovi mercati per mantenere stabili i propri profitti
economici. Poi i profitti entro i confini nazionali iniziarono a calare, così decisero di entrare il
proprio mercato in aree come l’Africa, imponendo così una sovranità esclusiva sugli individui
e sulle risorse. Lenin spiega così la SPARTIZIONE DELL’AFRICA (= divisione arbitrari del
continente da parte delle potenze coloniali a partire dal 1870, come funzione del bisogno
simultaneo di questi paesi capitalisti di espansione). Quando tutto il territorio a disposizione
venne occupato gli Stati dovettero farsi la guerra per ridistribuire il territorio, è così che Lenin
spiegò lo scoppio della prima guerra mondiale. Inoltre Lenin afferma che i paesi capitalisti si
sarebbero fatti la guerra fino all’esaurimento delle proprie risorse e a quel punto sarebbe
stato compito delle economie meno guidate dal profitto, ovvero quelle socialiste, prendere il
potere. L’evidenza empirica non confermò tale teoria, anche in relazione al fatto che, nel
periodo considerato, molti degli investimenti provenienti dalle potenze capitaliste andavano
verso altre potenze capitaliste e non verso aree prive di capitali come l’Africa. Nuovi studi
storici hanno permesso di mettere in luce nuove ragioni di natura non economica per
spiegare l’imperialismo novecentesco (es. prestigio per il possedimento di colonie,
competizione tra potenze, obbligo morale di controllare e modernizzare le parti del mondo
arretrate).
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COLLEGARE ASPETTATIVE E REALTA’
E’ difficile analizzare la politica internazionale identificando un set di valori universali che
possano andare bene per tutti, indipendentemente dal momento storico, dal luogo o dalla
cultura di riferimento.
Le relazioni internazionali devono studiare il mondo non come dovrebbe essere ma come
effettivamente si presenta. L’obiettivo principale è descrivere come e perché gli Stati si
comportano in un determinato modo, capire le ragioni di uno specifico comportamento da
parte di un governo è il primo passo per studiare un modo per cambiarlo o evitare che si
presenti in futuro. Ad esempio, se consideriamo le varie spiegazioni date al problema posto
dalla guerra. Se lo studio delle relazioni internazionali dimostra che gli Stati democratici sono
meno inclini ad andare in guerra rispetto a Stati non democratici, allora la trasformazione di
questi ultimi in democrazia è una valida strategia atta a perseguire la pace mondiale. Ma se
in realtà le guerre nascono a causa di altri fattori, come il nazionalismo, la scarsità di risorse,
il sovrappopolamento o rivendicazioni territoriali, allora saranno stipulati altri tipi di
prescrizioni.
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- PAESI SVILUPPATI: Stati che godono di alti livelli di ricchezza e che possiedono
un’economia avanzata. Gli standard di vita sono più alti, i cittadini temono che il
crescente tasso di disoccupazione sia da imputare al commercio internazionale, a
causa dei costi di manodopera più bassi nei paesi in via di sviluppo. Questi Stati
credono che mano a mano che i paesi dell’area Sud si sviluppino , questi ultimi
dovrebbero fare la loro parte per mandare avanti la cooperazione economica
internazionale attraverso l'apertura dei loro mercati ai prodotti provenienti dai paesi
sviluppati
- PAESI IN VIA DI SVILUPPO: Stati più poveri, con economie minori, i cui cittadini non
hanno, in media, gli standard di vita dei cittadini dei paesi più ricchi. Per questi Stati è
difficile svilupparsi in un mondo in cui gli Stati più ricchi dominano stabilmente
l’economia mondiale. Alcune economie in via di sviluppo vorrebbero delle esenzioni
speciali per partecipare al commercio internazionale e vorrebbero avere accesso ai
mercati del Nord.
Le divisioni nord-sud si trovano anche sui temi ambientali. Gli Stati uniti rifiutano di ratificare
il protocollo di Kyoto sulle emissioni di anidride carbonica perché vedevano le emissioni non
equamente divise tra i paesi. I paesi in via di sviluppo sostengono che quelli che oggi sono
paesi ricchi si siano sviluppati senza preoccuparsi delle ripercussioni sull’ambiente, mentre
oggi l’inquinamento globale pone un limite al loro sviluppo.
Un altro problema costante all’interno delle relazioni internazionali è quello degli STATI
INSODDISFATTI (= Stati che credono di meritare maggiore influenza, status e benefici
all’interno del sistema internazionale).
Il fallimento nel contenere un paese aggressivo può portare alla creazione di situazioni di
instabilità, soprattutto se quest’ultimo si crede libero di dominare sugli altri. Allo stesso
modo, una risposta aggressiva nei confronti di un paese insicuro può provocare il
rafforzamento del già presente senso di paura e insicurezza, portando a un conflitto che
nessuna delle due parti aveva intenzione di intraprendere; questo problema è definito
“dilemma della sicurezza”.
Ad esempio nel sistema internazionale odierno, il dibattito tra gli analisti riguarda
l’eventualità che la Cina sia o diventi un paese insoddisfatto intenzionato a cambiare l’ordine
mondiale, uno Stato difensivo che stia cercando di risolvere i propri problemi interni e
richieda semplicemente più rispetto a livello internazionale oppure uno Stato soddisfatto
intenzionato a rispettare le regole del sistema internazionale interno.
CAPITOLO 2
La nascita di un sistema globale di Stati, dal 1500 a oggi
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- EUROPA: ammontava a circa 82 milioni di persone distribuite in Europa occidentale,
orientale e Russia occidentale. I primi Stati europei venivano chiamati STATI
DINASTICI (= governati da dinastie imperiali o famiglie dinastiche, ovvero il potere
era nelle mani dei membri di un’unica famiglia allargata e si manteneva al suo interno
col passare delle generazioni), questi non si svilupparono tutti in quel periodo e
nemmeno in tutta l’Europa occidentale.
- AMERICHE: la popolazioni si concentrava in Messico , Perù , Brasile, Stati Uniti,
Canada e nelle isole dei Caraibi. Vi erano due imperi principali: Azteco in Messico,
Inca nelle Ande.
Il mondo nel 1500 era frammentato in diverse regioni governate da imperi o da un intreccio
complesso di Stati dinastici, città Stato e piccoli ducati.
LIVELLO DI ANALISI:
INDIVIDUALE STATALE INTERNAZIONALE
Nel 1500 maggior parte Nel 1500 regioni estesa Il 1500 vide nascere in
degli individui non nell’emisfero occidentale e Europa un sistema di Stati
ricoprivano alcun ruolo nella orientali erano costituite da indipendenti governato da
governance delle entità Imperi. Stati dinastici, famiglie dinastiche.
all'interno delle quali città-Stato o piccoli ducati
vivevano. govenavano nell’Europa del
1500. La Cina era uno Stato
già ben consolidato nel
1500.
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divise l’Europa in Stati sovrani indipendenti soprattutto sulle questioni religiose da autorità
superiori, facendo nascere il Sistema di Stati che caratterizza l’ordine internazionale
odierno). Questo sistema serve per descrivere il SISTEMA WESTFALIANO DI STATI
(=all’interno del quale ogni Stato è sovrano e non riconosce un’autorità superiore all’interno
del proprio territorio alla quale rendere conto, ed è libero di gestire la propria politica estera
con altri Stati).
Napoleone fu sconfitto nel 1814 e nel 1815 da un’alleanza formata da un’alleanza formata
da Inghilterra, Prussia, Russia e Austria. Questi stati insieme alla Francia diedero vita al
Concerto europeo, un congresso per discutere dei problemi politici che avrebbero potuto
minacciare la pace in Europa. L’obiettivo era quello di creare un ORDINE
INTERNAZIONALE (=un periodo di pace e cooperazione continua tra le grandi potenze).
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L’impero cinese rimase lo Stato egemone in Asia dal XVI fino alla prima metà del XIX
secolo, successivamente vi fu un susseguirsi di ribellioni e il governo imperiale si indebolì.
In quello stesso periodo l’Inghilterra iniziò e vinse le GUERRE DELL’OPPIO. Entro il 1900,
gruppi commerciali europei ed americani operavano stabilmente in diversi porti cinesi, inoltre
alcuni Stati europei e il Giappone riuscirono ad acquisire il controllo di diverse porzioni della
Cina nord-orientale. Il Giappone si isolò dai contatti con l’Europa dopo che un tipo con il
nome strano prese il potere, nonostante ciò la marina statunitense arrivò il Giappone e
costrinsero il governo giapponese ad aprirsi al commercio con termini fortemente favorevoli
agli Stati Uniti. Anche Russia, Inghilterra e Francia fecero lo stesso. Quando il tipo con il
nome strano falli nel rispondere e resistere alle pressioni delle potenze occidentali, prese il
potere Meiji che permise l’avvio della RESTAURAZIONE DI MEIJI (= periodo storico durante
il quale una classe particolarmente illuminata della nobiltà giapponese spinse per un
adattamento selettivo alla scienza, istruzione e tecnologia industriale occidentale con lo
scopo di rafforzare il Giappone a livello economico e militare).
Dal 1500 fino all’inizio del Gli Stati europei Il sistema europeo di Stati
1800 i leader dei principali conquistarono la sovranità e sovrani fu formalizzato dalla
Stati europei cercarono di proiettarono il proprio potere Pace di Westfalia nel 1648.
ottenere il controllo sul oltreoceano dal 1500 al Nessuno Stato riuscì a
continente, fallendo 1800 coprire una posizione
egemone a causa
dell’equilibrio causato dalla
minaccia degli altri Stati. Lo
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squilibrio di potenza tra gli
Stati europei e gli imperi
nelle Americhe e nell’Asia
portò alla conquista di questi
ultimi da parte dei primi
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una flotta aerea e un grande esercito, fu anche obbligata a pagare i costi di riparazione ai
vincitori europei ed infine gli fu richiesto di farsi carico della responsabilità dello scoppio della
guerra. Gli alleati si accordarono e fecero nascere la SOCIETA’ DELLE NAZIONI, con
l'obiettivo principale di dare agli Stati un quadro legale e istituzionale a livello internazionale
per risolvere le dispute ed evitare i conflitti. Inoltre avrebbe dovuto essere garante della
SICUREZZA COLLETTIVA: nella misura in cui uno Stato membro fosse stato minacciato o
fosse stato vittima della FORZA MILITARE (=forma di diplomazia coercitiva per la quale uno
Stato impiega attivamente il proprio esercito per influenzare la politica estera di un altro
paese) di uno Stato terzo, gli altri membri avrebbero dovuto formare un’alleanza difensiva
per sconfiggere l’aggressione
Il fallimento della ricostruzione globale e la strada verso la seconda guerra mondiale, 1920 -
1939
Gli accordi presi a Versaille e la Società delle Nazioni si dimostrarono inefficaci al
mantenimento della stabilità e della pace globale. Fino al 1923 le grandi potenze iniziarono a
lavorare assieme efficacemente. Nonostante ciò tra il 1929 e il 1933 l’economia collassò per
la Grande Depressione, il nazismo emerse come forza politica in Germania e il crescente
imperialismo giapponese si dimostrò una nuova minaccia per la democrazia occidentale.
Nel luglio del 1919 in Germania fu redatta una costituzione democratica istituendo la
REPUBBLICA DI WEIMAR. La Francia continuava ad avere riserve nei confronti delle
Germania e insistette per un’applicazione del trattato di versaille, i quali misero in difficoltà
l’economia tedesca. Nel 1923 i francesi diedero inizio alla CRISI DELLA RUHR, occupando
la regione più industrializzata del territorio tedesco per ovviare al mancato pagamento dei
costi di riparazione. La popolazione tedesca organizzò scioperi e il governo fu costretto a
stampare altra carta moneta, ritrovandosi in una situazione di iperinflazione. Nel 1924 gli
Stati Uniti mediarono un accordo internazionale, il PIANO DAWES, grazie al quale la Francia
abbandonò la Ruhr, gli obblighi di riparazione tedeschi vennero ridotti e diverse banche
internazionali prestarono fondi alla Germania affinché potesse adempiere ai pagamenti. Nel
1925, con gli ACCORDI DI LOCARNO, la Germania accettò la disposizione dei confini con
Francia e Belgio, Italia e Inghilterra si promossero garanti della conformità tedesca con i
termini dell’accordo e la Germania accettò di risolvere la disputa riguardante i confini con
Polonia e Cecoslovacchia attraverso degli arbitri. Nel 1926 la Germania entrò a far parte
della Società delle Nazioni. Nel 1928 fu stipulato il PATTO KELLOG-BRIAND grazie al quale
si dichiarava fuorilegge la guerra.
Nel 1929 l’economia statunitense subì un crollo vertiginoso, al quale seguì il collasso delle
banche e dell’economia: era l’inizio della GRANDE DEPRESSIONE. Molte nazioni
adottarono POLITICHE DEL RUBAMAZZO, che avevano l’obiettivo di riversare gli effetti
negativi della crisi economica su uno Stato vicino, ad esempio con l’aumento delle tariffe
doganali, tutto ciò aggravò ancora di più la situazione di crisi.
Nel 1933 Adolf Hitler divenne il leader incontrastato del paese. Nel 1922 Benito Mussolini
prese il potere in Italia, in Giappone i militari presero controllo del paese alla fine degli anni
venti. Fu chiaro che la società delle Nazioni non era in grado di provvedere alla sicurezza
collettiva dei propri membri. Nel 1935 Francia, Gran Bretagna e Italia si accordarono tra loro
per opporsi all’espansionismo tedesco e successivamente la Francia firmò un accordo di
sicurezza con l’Unione Sovietica. Nel 1936 l’Italia iniziò a collaborare con la Germania che
occupò la Renania, con la conseguente CRISI IN RENANIA, essendo stati violati i termini
dell’accordo di Versailles. Anche in questo caso Francia e Inghilterra non intervennero
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poichè cercavano di placare la Germania con la strategia di APPEASEMENT (=impegno da
parte di uno Stato di ridurre la possibilità di conflitto con un altro paese accettando le
richieste di quest’ultimo). Nel 1939 la Germania nazista e l’Unione Sovietica firmarono il
PATTO MOLOTOV-RIBBENTROP, si trattava di un patto di non aggressione che prevedeva
anche l’attacco e la successiva spartizione della Polonia. L’Inghilterra si trovò ad essere
l’unico baluardo contro la forza nazista. Nel 1941 il Giappone lanciò un attacco a sorpresa
contro Pearl Harbor, così l’America dichiarò guerra al Giappone. Il punto di svolta del
conflitto fu la BATTAGLIA DI STALINGRADO, durante la quale l’Unione Sovietica riuscì ad
annientare il possente esercito tedesco. La guerra nel Pacifico continuò per altri quattro
mesi, in seguito le forze statunitensi si fecero strada nelle acque del Pacifico verso il
Giappone.
E’ evidente come gli Stati in competizione tra di loro che non riescono a trovare delle
soluzioni pacifiche solitamente entrano in guerra. L’Europa, il Giappone e l’Unione Sovietica
erano in rovina, l’Inghilterra era in bancarotta, l’ordine internazionale era morto.
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iniziarono a volere l’indipendenza e diventare così Stati sovrani, appellandosi al principio di
AUTODETERMINAZIONE (=l’idea che tutti i popoli dovrebbero essere in grado di
determinare e gestire i propri sistemi politici, fu un concetto molto diffuso tra i popoli che
stavano lottando per la propria indipendenza e per la decolonizzazione). Nuove tecnologie
militari, nello specifico quelle nucleari, minacciavano l’esistenza stessa della civiltà umana.
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consolidarlo in Europa centrale e orientale e ricercare nuovi alleati, insieme al mantenimento
e al potenziamento delle propria forza militare.
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portò la competizione a spostarsi nel Terzo Mondo, costituito dai paesi non alleati e
molte volte freschi d’indipendenza, distribuiti tra Asia, Africa e America Latina.
Negli Stati uniti la metafora delle “tessere del domino" era molto sentita e servì come
giustificazione per l’intervento statunitense in Vietnam.
- un equilibrio del terrore che riuscì a frenare lo scoppio di un conflitto diretto tra le due
superpotenze. Negli anni settanta gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica possedevano più
di 30000 testate nucleari ciascuno e diversi vettori terrestri, marittimi e aerei. Questi
due Stati si trovavano in una situazione di mutua distruzione assicurata, o MAD
(=situazione in cui due avversari sono in possesso di capacità di distruzione
assicurata, ovvero di infliggere un danno inaccettabile al nemico in caso di conflitto
nucleare). Questa situazione portò le due superpotenze ad essere molto caute, non
solo a non iniziare un conflitto nucleare l’una contro l’altra. La Guerra fredda non fu
un periodo di pace, USA e URSS (=conflitti in cui le due parti non combattono
direttamente ma sostengono fazioni opposte in conflitti minori, per poter così
aumentare la propria influenza nel mondo, es. durante la guerra di Corea gli
americani combattevano con le truppe cinesi ma non contro i sovietici, l’Unione
Sovietica appoggiava il Vietnam del Nord nella sua guerra contro gli Stati Uniti),
entrambe le superpotenze fornivano armi e assistenza economica ai loro rispettivi
Stati satellite in Medio Oriente durante il conflitto arabo-israeliano.
Nonostante le superpotenze si muovessero cautamente per non scatenare un
conflitto tra di loro adottarono POLITICHE DEL RISCHIO CONTROLLATO (=tattica
politica in cui un paese si spingeva al limite del conflitto per convincere un avversario
della volontà di entrare in guerra, sebbene in realtà preferisca non combattere). es
nel 48 e nel 58-61 quando l’unione Sovietica minacciò di bloccare l’accesso a Berlino
fin quando le potenze non l’avessero demilitarizzata.Stati Uniti e NATO rifiutarono
l’ultimatum ma acconsentirono alla costruzione del muro di Berlino.
- paralisi che questo conflitto causò nelle Nazioni Unite. Ognuno dei cinque membri
permanenti del Consiglio di Sicurezza aveva il potere di veto sulle risoluzioni e,
durante la guerra fredda, i membri di uno dei due blocchi solitamente ponevano il
veto sulle proposte delle controparti.
Il carattere aggressivo di Sia gli Stati Uniti che Le due guerre mondiali
Stalin può aver contribuito l’Unione Sovietica distrussero il sistema
ad alimentare le paure credevano che gli Stati nella dell’equilibrio di potenza
occidentali al termine della propria sfera di influenza europeo che fu la base di un
seconda guerra mondiale. dovessero avere le loro ordine internazionale che
stesse caratteristiche durò per 300 anni. Con la
interne: democrazie guerra fredda, la truttura
capitaliste a occidente, bipolare del conflitto
regimi autoritari e socialisti a influenzò pesantemente la
oriente. natura degli affari
internazionali.
2.5 Il punto di vista del sud: la decolonizzazione, il movimento dei non alleati e la sfida per
un nuovo ordine economico internazionale
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Durante la guerra fredda molti Stati non facevano parte né del primo che del secondo
mondo, ma costituivano il terzo mondo, ovvero i paesi che non erano alleati con i due
blocchi e si trovavano principalmente in America Latina, Asia e Medio Oriente.
La decolonizzazione
Dopo il 1945 si crearono nuovi Stati attraverso il processo di DECOLONIZZAZIONE, ovvero
la conquista dell’indipendenza da parte di Stati che prima erano sotto il gioco di potenze
coloniali, causando così un’impennata del numero di Stati indipendenti nel mondo. Il
processo di decolonizzazione fu tendenzialmente pacifico, ma talvolta furono degli episodi
violenti che scatenarono guerre civili e interstatali. Le cause che portarono alla
decolonizzazione furono molteplici. Il NAZIONALISMO (=senso molto intenso di identità
politica condivisa da più persone, ma anche la percezione di destino comune da parte di una
comunità politica) persone che sono all’interno di uno spazio geografico delimitato misero in
dubbio la legittimità di un ordine internazionale dove alcuni Stati erano effettivamente sotto il
dominio di altri Stati. L’idea di autodeterminazione mette in discussione gli effetti benefici
economici derivanti dai loro coinvolgimenti politici. Le potenze europee dovevano
fronteggiare il crescere dei costi di gestione delle colonie, sia amministrativi che militari. La
decolonizzazione trasformò il sistema internazionale.
Il movimento dei non allineati e le pressioni del terzo mondo per un nuovo ordine economico
internazionale
Gli Stati del sud avrebbero dovuto essere non allineati, ovvero non avrebbero dovuto avere
legami né col blocco orientale né con quello occidentale. Nel 1955 34 paesi crearono il
MOVIMENTO DEI PAESI NON ALLINEATI, l'obiettivo era di offrire una terza via che avrebbe
garantito ai paesi partecipanti il distacco dal confronto tra le superpotenze. I non alleati oggi
includono più di cento paesi e rappresentano più di metà della popolazione mondiale. Nel
1964 la CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE SUL COMMERCIO E SULLO SVILUPPO,
UNCTAD, è un organismo che sottolinea i problemi peculiari dei paesi in via di sviluppo
all’interno dell’economia mondiale, diede vita anche al GRUPPO DEI 77, ovvero un’ampia
coalizione arrivata a includere ben 130 paesi in via di sviluppo, che vuole promuovere i
propri interessi economici attraverso un’azione diplomatica collettiva all’interno delle Nazioni
Unite. Queste due ebbero scarsa rilevanza politica fino a quando l’ORGANIZZAZIONE DEI
PAESI ESPORTATORI DI PETROLIO, un cartello formato dai paesi produttori di petrolio,
decise di appoggiare le richieste dei paesi in via di sviluppo per un Nuovo ordine economico
internazionale, ovvero una serie di cambiamenti nelle regole del commercio, degli
investimenti, e negli aiuti internazionali di cui avrebbero beneficiato i paesi in via di sviluppo
in modo tale da rendere più equa la loro partecipazione all’economia mondiale.
Gli Stati del sud dopo la guerra fredda sono caratterizzati da un’eterogeneità politica ed
economica, piuttosto che da unità. Alcuni paesi come Cina, India, Brasile e Corea del Sud,
rappresentano nuove e potenti economie emergenti sul settore primario della produzione
industriale. Altri paesi con Somalia e Chad presentano una soluzione interna, sia politica che
economica, così catastrofica che sono stati denominati STATI FALLITI (=Stati privi delle
istituzioni basilari e delle capacità di autogoverno- tassazione, sicurezza interna, capacità di
esercitare il diritto, protezione della proprietà privata, gestione della rete stradale pubblica e
dei servizi, mantenimento del controllo sul territorio).
I paesi industrializzati avanzati guardano con attenzione sia alle potenti economie crescenti,
in quanto risorse di mercato e importazioni. L’idea di un terzo mondo come un terreno di
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contesa tra le democrazie capitaliste e autoritarismi comunisti fu una creazione della guerra
fredda.
Due grandi scuole di pensiero durante la guerra fredda, la prima affermava che il sistema
bipolare costituito da Stati Uniti e Unione Sovietica sarebbe durata in modo definitivo, la
seconda sosteneva che se la guerra fredda fosse finita, ci sarebbe stato sicuramente un
conflitto. Diversi Stati si liberarono dal controllo sovietico, Berlino divenne capitale della
Germania riunificata e l’Unione Sovietica cessò di esistere e si dissolse in quindici
stati-nazione. I leader degli Stati Uniti e della Russia riuscirono a concludere degli accordi
sul controllo degli armamenti i quali prevedevano una drastica riduzione degli arsenali
nucleari e delle forze convenzionali in Europa.
E’ merito di Regan
La seconda interpretazione enfatizza il ruolo degli Stati Uniti come facilitatori del collasso
sovietico. L’amministrazione Reagan investì in un programma di difesa che includeva un
sistema di difesa antimissilistica, ovvero l’Iniziativa di Difesa Strategica. Riuscendo a fare
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pressioni sull’Unione Sovietica abbandonando qualsiasi tentativo di imporre un controllo
sugli armamenti e mandando aiuti alle forze ribelli in quei paesi dove l’influenza sovietica
stava vacillando ma non in modo decisivo.Queste mosse così aggressive obbligarono i
leader sovietici a fare i conti con la debolezza del loro sistema e della loro posizione
geopolitica. Gli Stati Uniti misero in luce la bancarotta in cui si trovava l’URSS, facendo
aumentare i costi della difesa e di gestione dell’impero, spingendo così l’elite dell’Unione
Sovietica a portare avanti gli elementi più rischiosi della riforma.
Altri esperti sostengono che gli Stati Uniti abbiano giocato un ruolo fondamentale ma
ritengono che Gorbacev avrebbe dovuto poter contare su di un sistema internazionale
stabile e favorevole per poter portare avanti le riforme. Davanti alla pressione ideologica e
militare degli Stati Uniti, la classe dirigente militare sovietica avrebbe rifiutato la
prosecuzione rischiosa della riforma. L’amministrazione Reagan si comportò effettivamente
così poi iniziò a essere sempre più accomodante. I due leader si accordarono per ridurre al
minimo il rischio di una guerra nucleare, rimuovendo gli armamenti nucleari. Gorbacev riuscì
a convincere la parte più restia del suo governo che il sistema internazionale era
sufficientemente favorevole per intraprendere i passi più rischiosi della riforma, ovvero
glasnost e perestojka.
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2.7 L’ordine internazionale contemporaneo
Alcuni analisti sostengono che lo scioglimento dell’Unione Sovietica creò un sistema
UNIPOLARE (=ovvero una distribuzione di potere che prevede l’esistenza di un’unica
straordinaria potenza e che tutti gli altri paesi siano classificati come detentori di capacità
minori e minore influenza politica). Secondo questa visione nei due decenni dopo il 91, gli
Stati Uniti cercarono di mantenere la propria posizione al vertice della gerarchia
internazionale, cercando di rafforzare la propria influenza in Europa mantenendo e
allargando la NATO. Tentarono di diffondere globalmente i valori americani e le istituzioni sia
economiche che politiche, a loro affini, come la privatizzazione, il libero commercio, la
liberalizzazione economica, la democrazia e i diritti civili. Questa diffusione di valori è stata
messa in atto anche con metodi più drammatici, come l'invasione dell’Iraq, che risultò un
tentativo ambizioso quanto fallimentare di imporre la democrazia in Medio Oriente.
E’ stata adottata molta cautela nei confronti dei movimenti della PRIMAVERA ARABA, le
rivoluzioni simultanee in nord Africa e Medio Oriente dal 2010 al 2014, non si è mai
trasformata in una sorta di onnipotenza globale statunitense.
Il Giappone dopo la guerra fredda attraversò inizialmente un periodo di crescita economica
lenta e debole, ma riuscì successivamente a sviluppare il settore industriale e tecnologico.
Molti paesi come la Cina dopo la guerra fredda sembravano sulla strada per diventare
grandi potenze economiche e militari. La Russia è diventata meno democratica ma più ricca,
esercitando la propria influenza sui deboli Stati confinanti, dimostrando di essere pronta a
usare la forza militare per difendere ciò che considera i propri interessi nazionali all’interno
del vicinato. E’ chiaro capire come l’unipolarismo non sia efficace per spiegare l’ordine
internazionale.
Ad oggi l’Asia orientale è una zona problematica, Cina e Giappone sono rivali a livello
regionale. L’Africa e l’America Latina sono state lasciate ai loro problemi: carestie cicliche,
conflitti etnici e genocidi in Africa; la lotta al narcotraffico e la promozione di principi
democratici e di crescita economica in America Latina. Un’altra caratteristica distintiva
dell’era contemporanea è la GLOBALIZZAZIONE (=un perdurante processo di integrazione
economica e tecnologica, con rivoluzionari passi nel settore dei trasporti e delle
telecomunicazioni). In questo processo sono gli individui più istruiti che tendono a sfruttare al
meglio gli effetti di questo processo, traendo vantaggio dall’accesso alle informazioni e alla
conoscenza e migliorando il loro status materiale e sociale. Gli individui sono meno istruiti
sono meno capaci di trarre questi benefici e coloro che sono legati a stili di vita e mezzi
capaci di produzione tradizionale vedendo la globalizzazione come una minaccia distruttiva
oppure offensiva a livello culturale.
20
crea più competizione di una singola potenza.
economica.
CAPITOLO 3
Teorie delle Relazioni internazionali
Una teoria è un’immagine semplificata degli schemi di azione e intenzioni che hanno luogo
all’interno di un determinato ambito d’interesse e una spiegazione del perché rileviamo tali
schemi. Ciascuna delle tradizioni teoriche attribuisce un peso diverso a ciò che conta
maggiormente nelle comprensione delle relazioni internazionali. Ciascuna parte da una serie
di assunti per poi dirigere l’attenzione verso uno specifico insieme di forze al fine di trovare
un senso nella complessità della politica mondiale.
21
sistemi commerciali aperti, ma in ultima analisi essi devono comunque preoccuparsi
della possibilità di essere sfruttati o attaccati da altri Stati.
- i realisti sostengono che la ricerca di sicurezza sia un’impresa concorrenziale, motivo
per cui rivalità e conflitto sono ritenuti aspetti intrinseci alla politica mondiale. Il
potere ha una quantità relazionale: se uno Stato si rafforza, gli altri necessariamente
si indeboliscono. Alcuni Stati sono più ricchi di altri e, poiché potenza e benessere
vanno di pari passo, essere più ricchi significa essere più sicuri e più prosperosi.
Il conflitto è un carattere intrinseco delle relazioni fra Stati, la pace e la cooperazione
possono essere raggiunte, per lo meno temporaneamente e in determinati modi, ma questa
non è una condizione permanente.
Le asserzioni reliste
22
scambi con la Cina , per gli Stati Uniti vuol dire aiutare quest’ultima a incrementare la propria
potenza relativa).
Importante anche l’attenzione sul problema della TRANSIZIONE DI POTERE (=situazione in
cui la potenza relativa di due o più Stati muta, spesso in conseguenza di innovazioni
tecnologiche e di una crescita economica diseguale).Oggi la Cina sperimenta un’ascesa che
la mette in competizione con con le grandi potenze occidentali. Il mutamento internazionale
avviene quando innovazioni tecnologiche e una crescita economica squilibrata comportano
un’alterazione delle posizioni in termini di potenza relativa degli Stati.
Sorge però un altro problema, ovvero del MUTAMENTO PACIFICO (= il problema di come il
sistema internazionale resiste e reagisce alla transizione in un ordine basato sulla
supremazia di uno Stato sugli altri). In questi casi è possibile che ci sia conflitto, perché lo
Stato in Ascesa troverà insoddisfacente l’ordine internazionale vigente e vorrà che il sistema
internazionale si adatti ai suoi interessi e gli riconosca lo Status e i diritti propri di una
potenza in ascesa. A sua volta lo Stato in recedente posizione dominante e ora in declino si
sentirà minacciato e cercherà di preservare la propria supremazia in via di diminuzione. E’
però giusto dire che non tutte le transizioni di potere si risolvono in una guerra, se in periodi
di guerre la competizione per la sicurezza distruggono l’ordine globale o meno dipende da
come gli Stati in ascesa e quelli in declino definiscono i rispettivi interessi e dal modo in cui
essi decidono di difendere, sovvertire o adattarsi all’ordine internazionale esistente.
Infine per i razionalisti il NAZIONALISMO (=un'identità politica intensa condivisa da un
popolo, o un senso di destino collettivo in quanto comunità politica) appare come una forza
dinamica che motiva gli Stati sulla scena internazionale. E’ una sensazione condivisa da un
gruppo di essere legati l’uno all’altro in quanto parte di un’entità politica nazionale. Il senso di
identità comune, di comunità di destino, è ciò a cui fa affidamento uno Stato quando richiede
dei sacrifici al suo popolo (es tasse o servizio militare). Il nazionalismo appare però anche
una potente forma di conflitto che incoraggia i gruppi ad accentuare le differenze tra sé e gli
altri.
All’interno della tradizione realista esistono però diversi dibattiti, ad esempio tutti condividono
l’idea che l’anarchia sia importante, ma alcuni di loro pensano che questo tenda a rendere
gli Stati audaci e aggressivi, altri ritengono che l’anarchia sia invece portata a incoraggiare
comportamenti cauti e votati alla difesa. Ciò che emerge è un mondo di anarchia nel quale
competizione e conflitto sono perennemente presenti e non cederanno a scomparire.
23
INDIVIDUALE STATALE INTERNAZIONALE
Nella teoria realista i leader Gli Stati rivaleggiano per la Il nazionalismo è una forza
statali sono i decisori politici sopravvivenza e la dinamica che rinsalda la
più importanti; essi conquista di vantaggi. centralità dello
perseguono l’interesse Stato-nazione.
nazionale e si destreggiano
in un mondo di Stati in
competizione reciproca.
Assunti liberali
La teoria liberale si basa su cinque assunti:
- l’idea che il mondo sia in un continuo processo di modernizzazione, trainato dalla
forza della scienza e della tecnologia, utilizzate costantemente per migliorare le
capacità umane. I realisti tendono a concepire la storia in termini di ciclicità, i liberali
sono più inclini a rilevare il progresso, che si manifesta in condizioni politiche,
economiche e sociali che migliorano nel tempo. i realisti pongono l’accento sulla
retorica della guerra, i liberali sono alla ricerca di modi di trascenderla.
- I principali attori sono individui, gruppi sociali, imprese, associazioni e altri tipi di
raggruppamenti umani che operano all'interno e trasversalmente agli Stati-nazione,
non gli Stati. A seconda degli interessi e delle inclinazioni, possono formare comunità
e ordinamenti politici (es Unione Europea). L’ascesa delle moderne democrazie
liberali basate sulla sovranità popolare e sullo stato di diritto rappresenta una svolta
storica cruciale per la teoria liberale. L’avanzamento e la diffusione della democrazia
liberale hanno permesso a individui e gruppi di superare le vecchie forme di
nazionalismo e imperialismo per rafforzare lo Stato di diritto e la cooperazione fra gli
Stati-nazione.
- Gli individui hanno, incorporati nelle strutture profonde della società in cui vivono,
incentivi e impulsi al commercio, alla contrattazione, alla negoziazione e alla ricerca
24
della cooperazione in vista di un guadagno congiunto. Superando lo schema dei
guadagni relativi.
- La modernizzazione e il progresso hanno la tendenza a condurre la società lungo un
percorso comune indirizzato verso la democrazia e la società di mercato. Questo
processo attraversa società e culture diverse ma produce tipi di sfide e risposte simili
ovunque. Le società capitaliste avanzate rappresentano l’avanguardia del movimento
lineare della storia.
- I liberali postulano che il progresso sia qualcosa che esiste davvero. Gli individui
reagiscono a incentivi che li inducono a rendere il loro mondo migliore e sono
sensibili ai diritti umani e alla correttezza morale dello Stato di diritto. I liberali
fondono la loro teoria della politica nell’individuo e gli individui possiedono diritti e
sono degni di rispetto, rivelano che il progresso ha avuto effettivamente luogo: la
schiavitù è stata abolita, il genocidio è ora un crimine contro l’umanità...
Le asserzioni liberali
Riguardano: liberalismo commerciale, pace democratica, istituzionalismo liberale,
transnazionalismo e cosmopolitismo.
- Secondo il concetto di LIBERALISMO COMMERCIALI, i liberali sostengono che la
società di mercato e l’interdipendenza economica tendano ad avere un effetto
pacificante sulle relazioni interstatali. Con l’aumento delle relazioni economiche fra
due Stati, cresce anche l’interesse di questi ultimi a intrattenere relazioni reciproche
e costanti. Di conseguenza i liberali sostengono che con l’intensificarsi dei rapporti
economici tra Stati-nazione, affioreranno degli interessi acquisiti che spingono a
mantenere relazioni stabili aperte e cooperative.
- Le democrazie tendono a non combattersi fra di loro (es pace democratica),col
diffondersi della democrazia nel mondo, sarebbero aumentate anche la pace e la
stabilità mondiali. Le democrazie si identificano reciprocamente come stati legittimi e
meritevoli di riconoscimenti, i cui interessi e la cui sicurezza devono essere rispettati
e tenuti nella giusta considerazione; in più sono i cittadini a sostenere i costi della
guerra (per sangue e denaro) e a scegliere i propri leader. I capi politici sono tenuti a
rendere conto delle loro azioni.
- Gli Stati instaurano relazioni fondate sul diritto e sulle istituzioni internazionali, che
possono avere un ruolo importante nel determinare il funzionamento delle relazioni
fra gli Stati. In alcuni casi, gli Stati hanno interessi diversi, perciò le istituzioni non
saranno di alcun aiuto nel promuovere cooperazione internazionale, in altre
circostanze gli Stati non collaborano perché non hanno fiducia gli uni negli altri, in
altre circostanze ancora, ammesso che gli interessi di due Stati non siano
intrinsecamente in contrasto, le istituzioni internazionali possono svolgere
l’importante funzione di riconciliare tali interessi incrementando il flusso di
informazioni, la trasparenza e la fiducia reciproca. si tratta dell’idea FUNZIONALISTA
(=l’idea liberale che le istituzioni siano strumenti che permettono agli Stati di
sviluppare forme di cooperazione più efficienti e durature). Quando gli Stati accettano
di attenersi a un sistema di regole e istituzioni, essi stanno acconsentendo a limitare
la loro libertà d’azione. Secondo i liberali, gli Stati accettano di vincolarsi nei casi in
cui crei incentivi e obblighi che inducono altri Stati a fare lo stesso.
- Le relazioni transnazionali forniscono importanti connessioni tra gli Stati. Il concetto
di TRANSNAZIONALISMO (=la tendenza di gruppi presenti all’interno degli Stati di
creare associazioni di cooperazioni con gruppi di altri paesi). Mentre i realisti
25
sostengono che le interazioni interstatali siano le più rilevanti, i liberali sottolineano
come le interazioni fra società possano anch’esse determinare schemi di
cooperazione e conflitto all’interno del sistema globale. (gruppi ad esempio
ambientalisti, organizzazioni per i diritti umani, sette religiose, organizzazioni
terroristiche e associazioni scientifiche), questi gruppi transnazionali possono influire
nelle relazioni internazionali.
- I liberali pongono l’accento sull’importanza del COSMOPOLITISMO (=tendenza di
individui provenienti da paesi diversi di accettare gli uni gli altri come concittadini
globali), può essere contrapposto al nazionalismo. I liberali sostengono come gli
uomini non siano intrappolati nelle loro identità nazionali , essi possono invece
liberarsene, entrando in contatto con persone di altri luoghi del mondo e formando
con loro una comunità.
Questa teoria sottolinea la possibilità di cooperazione fra le democrazie di mercato moderne
e avanzate. La tesi generale è che queste società abbiano gli incentivi e le capacità
necessarie a creare rapporti politici complessi, stabili e mutualmente accettabili. I problemi
dell’anarchia sono ridotti a tal punto che la distribuzione della potenza non porta di per sé
all’equilibrio o al dominio coercitivo. Tutti beneficiarono in egual misura della crescita del
commercio e della cooperazione.
Assunti marxisti
Vi sono cinque assunti:
26
- gli interessi e i rapporti politici sono determinati dalla posizione di ciascuno all’interno
del sistema economico in trasformazione. L’economia modella la politica, la base
economica plasma la sovrastruttura politica. Il MODO DI PRODUZIONE
(=l’organizzazione di base dell’economia, il modo in cui le persone si rapportano le
une alle altre e al mondo materiale) determina le RELAZIONI DI PRODUZIONE (=le
relazioni sociali e politiche che emergono nella società, sono modellate del modo di
produzione. In corrispondenza di un modo di produzione). All’inizio dell’era moderna
il capitalismo si impose come modo di produzione, portando con sé la moderna
società industriale, con esso comparve una classe industriale e commerciale, la
politica invece si presenta come ciò che accade a livello superficiale della società ed
è plasmata dalle forze profonde del capitalismo dello sviluppo industriale.
- gli attori rilevanti della società non sono gli individui, bensì le CLASSI
SOCIO-ECONOMICHE(=raggruppamenti umani definiti dalle loro relazioni con
l’economia). Le sue classi principali diventarono i lavoratori e i capitalisti. Mentre i
realisti mettono in evidenza gli Stati come attori chiave del sistema globale e i liberali
si concentrano su individui e gruppi, la teoria marxista vede le classi come gli attori
che, direttamente o indirettamente, danno forma alla competizione politica e alle
relazioni internazionali.
- Lo Stato moderno è organizzato essenzialmente per servire gli interessi della classe
capitalista. Hanno come obiettivo finale la difesa e la promozione della classe
capitalista. La classe capitalista esercita il suo dominio più efficacemente quando il
suo controllo sulla società è meno visibile.
- Il CONFLITTO DI CLASSE definirà sempre di più le relazioni fra lavoratori e
capitalisti. Con lo sviluppo dell'industrializzazione capitalistica ci si aspetta una
sempre più netta divisione fra le due classi, che porterà ad un conflitto provocato dai
loro interessi di classe in competizione. I lavoratori sono vulnerabili alle oscillazioni
fra i momenti di espansione e quelli di contrazione dell’economia. Queste relazioni di
classe sono transnazionali. I lavoratori condividono i propri interessi al di là dei
confini industriali, unendosi in sindacati basandosi sul presupposto che i lavoratori
hanno maggior potere contrattuale se agiscono collettivamente piuttosto che
individualmente.
- La RIVOLUZIONE è la grande sorgente di cambiamento politico. Con l’intensificarsi
del conflitto di classe all’interno del processo di sviluppo capitalistico si raggiunge un
punto di rottura, così i più prendono il sopravvento sui meno numerosi. La società
sarà dunque trasformata in un sistema privo di classi, il capitalismo sarà trasformato
in comunismo, un sistema sociale in cui non c’è proprietà privata né Stato capitalista
e i lavoratori governano collettivamente e in armonia l’economia e la società.
(L’Unione Sovietica si discosta dall’ideale marxista poiché fu solo un piccolo gruppo
di funzionari che si appropriò del potere politico e dell’autorità).
Marx sosteneva che il capitalismo fosse un sistema di produzione straordinariamente
dinamico ed efficiente, le cui possenti forze statali stavano trasformando il mondo. Gli Stati
capitalisti commerciavano, investivano e si espandevano, portando le aree arretrate del
mondo fra le braccia del sistema capitalistico, questa logica espansionistica avrebbe dovuto
persistere fino a quando le società capitaliste non fossero maturate e pronte alla rivoluzione.
Alcuni impiegarono il concetto di EGEMONIA (= per gli studiosi marxisti, è un sistema di
potere in cui i principali Stati capitalisti esercitarono forme di predominio e controllo su
società e popoli più deboli, spesso in maniera indiretta, influendo sulle loro ideologie e
27
istituzioni) per spiegare il modo in cui i principali Stati capitalisti esercitano la loro
supremazia sulle risorse e le istituzioni della politica mondiale.
Asserzioni marxiste
- Gli Stati agiranno in modo da proteggere e promuovere gli interessi del capitalismo e
della classe capitalista, difendendo i diritti di proprietà e le istituzioni che sostengono
il capitalismo moderno. Anche i realisti prevedono che gli Stati agiscano in modo da
favorire gli interessi economici dei loro paesi, ma al fine di perseguire i propri
interessi nazionali; per i marxisti gli Stati agiscono per conto del capitalismo.
La teoria marxista si distingue proprio per il modo in cui le imprese controllano lo stato. Le
influenze strutturali del capitalismo sulla politica estera si riferiscono a come gli Stati
implementano politiche che automaticamente favoriscono e proteggono gli interessi del
capitalismo, sostenendo regole e istituzioni che siano favorevoli al commercio e agli
investimenti. I marxisti individuano anche delle influenze strumentali del capitalismo sulle
politiche estere, in questo caso è l’attività di lobbying delle imprese a influenzare le azioni
degli Stati. Nella sfera politica il denaro è una fonte formidabile d’ influenza e i gruppi d’affari
usano tale vantaggio per condizionare i governi.
- Le IMPRESE TRANSNAZIONALI (=aziende che operano attraverso i confini
nazionali. Secondo il marxismo, con l’espansione del capitalismo, le imprese si
indirizzano in misura crescente verso il sistema internazionale alla ricerca di mercati.
Tale tendenza arricchisce i capitalisti e impoverisce i lavoratori) sono un aspetto
fondamentale della politica mondiale. La classe capitalista internazionale dispone di
diverse opzioni, può insediare attività in vari paesi e nel caso in cui sorgano
condizioni avverse ai propri interessi economici, può cessare le attività e spostarsi
altrove. I governi nazionali hanno incentivi a trattare con riguardo le imprese
internazionali, fornendo agevolazioni fiscali e accordi favorevoli. I lavoratori non
possono spostarsi così facilmente e la loro posizione non è negoziabile
La teoria marxista guarda il mondo in termini di classe e interessi economici. Mentre per i
realisti gli Stati lottano per la potenza, per i marxisti la politica e le relazioni internazionali
sono parte di un più profondo processo storico di sviluppo capitalistico. Mentre i liberali
asseriscono che l’indipendenza economica è in ultima analisi vantaggiosa per tutti e offre
incentivi alla cooperazione fra gli Stati, i marxisti credono che le relazioni economiche
all’interno e fra i paesi siano intrinsecamente inique e basate sullo sfruttamento. L’economia
non genera pace ma conflitto, che per i marxisti sarà superato tramite la rivoluzione
comunista.
Il marxismo offre un’utile alternativa alla prospettiva liberale. I liberali tendono a vedere la
globalizzazione come una forza esplosiva, che aumenta la coesione mondiale e genera
guadagni economici per tutti. Il marxismo si concentra maggiormente sulla differenza fra
vincitori e perdenti all’interno del sistema capitalista mondiale.
Gli individui sono divisi in Gli Stati capitalisti sono Il sistema internazionale è
classe e i loro interessi e la società classiste, governate forgiato dagli imperativi della
loro capacità politica sono da potenti élite economiche. crescita capitalistica dei
plasmati dalla loro Gli Stati capitalisti sfruttano potenti Stati capitalisti che lo
situazione economica. e al contempo esercitano dominano.
supremazia sulle società più
28
deboli, conducono guerre e
missioni all’estero alla
ricerca di guadagni
economici.
Assunti costruttivisti
Vi sono quattro assunti per i costruttivisti:
- gli interessi di individui, gruppi e Stati non sono dati, ma sono modellati dalle
IDENTITA’ degli attori. Il modo in cui gli uomini percepiscono se stessi darà forma al
modo in cui essi pensano ai propri interessi e a ciò che vogliono ottenere in politica.
Le altre tradizioni credono che gli interessi degli individui derivino da specifiche
strutture e politiche (es anarchia, democrazia, società di mercato e condizioni di
classe), i costruttivisti vedono più varietà nelle posizioni degli individui.
- le identità sono forgiate da una quantità di fattori ideazionali. I costruttivisti non
eliminano del tutto il ruolo delle condizioni materiali degli individui nella formazione
delle loro identità. Nondimeno i costruttivisti sostengono che le identità emergano
dall’interazione di queste configurazioni del mondo materiali e delle idee e
convinzioni così come esse si evolvono nella mente delle persone.
- i componenti delle elite all’interno della società e dello Stato sono gli attori più
importanti. Le idee e le identità possedute da tali elite tendono a modellare il modo in
cui i gruppi e gli Stati agiscano da guida nel sistema internazionale.
- la comunicazione gioca un ruolo significativo nella formazione e nel mutamento delle
identità. L’interazione delle elite e delle reti all’interno delle quali operano è
importante nella creazione e nel rafforzamento delle idee e delle credenze.
L’attenzione dei costruttivisti si concentra su momenti storici cruciali in cui le elite
comunicano o creano consenso sull’identità di gruppi e Stati e sul modo in cui
pensare ai problemi da affrontare.
Asserzioni costruttiviste
Vi sono quattro asserzioni:
- i costruttivisti sostengono che il mondo è ciò che tu pensi esso sia. Se gli uomini
possono essere convinti, ed effettivamente arrivano a pensare, che il mondo sia
guidato da criteri morali universali, essi agiranno di conseguenza. Il mondo è
anarchico, ma ciò non implica che le relazioni inter-statali funzionino come previsto
dalla teoria realista. L’anarchia è modellata dal modo in cui le persone pensano ad
essa;infatti può manifestarsi in modi diversi (es. 1. il mondo ostile descritto dai
realisti, in cui gli Stati si considerano reciprocamente come dei nemici che non
meritano rispetto e qui vige la legge della giungla; 2 quella in cui gli Stati vedono gli
altri come rivali ma non come nemici, non sono interessati a conquistare gli altri
perché non sono nelle condizioni di farlo, preservando lo status quo e usando la
29
forza solo per fini difensivi; 3 gli Stati si percepiscono come amici, cooperano per
guadagni collettivi, l’uso della forza è illegittimo, la sicurezza collettiva sostituisce
quella nazionale). Attraverso l’apprendimento e la socializzazione che scaturiscono
dall’interazione fra le élite, il mondo può passare a forme di anarchia maggiormente
orientate alla cooperazione e alla sicurezza collettiva.
- gli Stati operano all’interno di una SOCIETA’ CIVILE GLOBALE (=l’ambito delle
attività esterne al sistema politico, in cui si sviluppano gruppi religiosi etnici e civici). Il
costruttivismo è in questo senso compatibile con il concetto di cosmopolitismo. Per i
costruttivisti, la società civile globale è ciò che agevola i processi di apprendimento e
socializzazione delle elite, fornendo reti di comunicazione attraverso le quali le elite
sviluppano idee e identità che plasmano le politiche statali e danno forma alla
particolare variante di anarchia vigente.
- il MUTAMENTO NORMATIVO (=una modalità fondamentale attraverso la quale la
politica mondiale si è evoluta attraverso le epoche storiche, le idee su cosa è
accettabile o normale e cosa non lo è mutano nel tempo, quando questo processo ha
luogo può influenzare le relazioni internazionali).
- le elite statali esistono all’interno e sono influenzate da CULTURA STRATEGICHE
(=il concetto di cultura strategica si riferisce agli assunti sulla natura del sistema
globale e alle strategie d’azione condivise dalle elite di governo). I costruttivisti
sostengono che gli Stati hanno identità che contribuiscono a configurare il modo in
cui i loro decisori politici intendono l’interesse della nazione, affermano così che i
responsabili della politica nazionale operano all’interno di una cultura strategica che
modella la scelta di politica estera. Il concetto di cultura strategica si riferisce agli
assunti della natura del sistema globale.
Assunti femministi
- gli Stati e le relazioni internazionali hanno imposto un genere a strutture di dominio e
interazioni. Il femminismo è simile al marxismo nell’importanza attribuita alle
ineguaglianze strutturali che pervadono i sistemi politici, economici e sociali. Il
capitalismo e il sistema degli Stati sono un sistema di dominio nel quale le donne
tendono a occupare i livelli inferiori e di minore portata
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L’obiettivo della tradizione femminista nelle relazioni internazionali è di rilevare il pregiudizio
di genere che pervade le teorie tradizionali dello stato e della politica di potenza e di offrire
visioni alternative delle questioni globali partendo dal punto di vista dei deboli e di coloro che
sono privi di potere.
Vi sono due linee argomentative :
- una è una crisi degli assunti sulla politica mondiale formatasi in una prospettiva
esclusivamente maschile, che sfida in particolare l’orientamento realista di buona
parte della teoria;
- il preconcetto di genere ha sminuito i ruoli e le capacità delle donne nella condotta
reale delle relazioni internazionali.
Asserzioni femministe
Assunti e preconcetti di genere si ritrovano a tutti i livelli della tradizione teorica. La lingua
utilizzata ha un orientamento prettamente maschile, e trasmette il velato messaggio che la
politica internazionale è affare da uomini. L’assunto nascosto è che la sfera pubblica,
turbolenta e imprevedibile, è un luogo maschile, mentre la sfera privata della famiglia e della
vita domestica è un luogo femminile. La ricerca scientifica femminista aspira a scardinare e
scomporre le tradizionali concezioni viziate da preconcetti di genere sulle relazioni
internazinali., questo approccio potrebbe porre l’accento su cooperazione, guadagni
reciproco, interdipendenza e comprensione degli aspetti sociali. Con l’obiettivo di includere
la condizione subordinata delle donne nell’analisi.
Una prima implicazione di questo obiettivo è che se alle donne sono offerte maggiori
opportunità di detenere il potere esse lo fanno con specifiche priorità e sensibilità. Diversi
studi forniscono delle prove che i maschi e le femmine hanno predisposizioni diverse alla
violenza e all’ostilità dovute a differenza nei loro caratteri genetici e biologici, come la
presenza nei maschi dell’ormone testosterone. Alcun esperimenti vedono invece la cultura
come un fattore più importante nella formazione delle differenza di genere relative ai
comportamenti sociali.
Una seconda implicazione è quella che sostiene che le donne sono state sistematicamente
sottorappresentate sia nello studio che nella pratica delle relazioni internazionali, sebbene i
rapporti fra i sessi differiscano da paese a paese, essi siano nondimeno quasi sempre
ineguali. La tesi non è che le donne siano diverse, ovvero che incarnino valori e sensibilità
distintivi, bensì che esse siano semplicemente sottorappresentate nel mondo della ricerca
accademica sulle relazioni internazionali nei luoghi del potere politico.
Le donne tendono a studiare e insegnare materie diverse rispetto agli uomini. Le donne
hanno maggiori probabilità di studiare attori transnazionali e organizzazioni internazionali,
specializzandosi in regioni in via di sviluppo e focalizzarsi sul ruolo delle idee e delle identità.
Gli uomini sono invece più propensi a studiare la politica estera americana e questioni
relative alla guerra e alla pace, specializzarsi nella politica delle grandi potenze e usare
teorie realiste della politica internazionale.
Anche nel mondo della politica estera e della diplomazia la sotto-rappresentazione delle
donne è impressionante. Le femministe che si occupano del problema dell’ineguaglianza e
della sotto-rappresentazione non sostengono che le donne sarebbero delle migliori leader o
che il mondo sarebbe un luogo più specifico se fosse guidato da donne. Queste pensatrici
femministe semplicemente sostengono che si tratta di una questione di giustizia. Alcuni
studiosi sostengono che in effetti le donne sarebbero effettivamente migliori diplomatici
essendo anche più sensibili a tematiche a una serie più ampia di valori sociali e sarebbero
più inclini a cercare soluzioni pacifiche ai problemi del mondo.
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Il fine della teoria temminista non è sostenere l’avanzamento delle donne nelle posizioni di
potere perché promuovono valori e aspirazioni più nobili, bensì perché la loro
sotto-rappresentazione scaturisce dell’ingiustizia e dalle iniquità sociali che minano i sistemi
economici e politici odierni.
Gli individui sono definiti dal Gli Stati tendono a essere L’orientamento al conflitto di
loro genere. Questa identità guidati da uomini, i quali molti uomini può rafforzare il
di genere può esercitare trasportano impulsi e carattere bellogeno
un'influenza potente su sensibilità maschili dell’anarchia internazionale.
come uomini e donne nell'esercizio del potere
pensano alla politica nello Stato e nel sistema
mondiale. internazionale.
32
rapporti sociali.
Livelli di analisi
INDIVIDUALE STATALE INTERNAZIONALE
Durante gli anni cinquanta, la Cina era alleata dell’Unione Sovietica e considerava gli Stati
Uniti il suo principale avversario geopolitico. Nelle guerre in Corea e in Vietnam, la Cina si
33
schierò al fianco dell’Unione Sovietica e combattè apertamente contro gli Stati Uniti. La Cina
non ebbe alcuna relazione diplomatica con gli Stati Uniti fino agli anni settanta.
Successivamente la politica estera cinese cambiò e i leader cinesi cominciarono a
considerare l’Unione Sovietica come avversario, invece iniziò a intrattenere relazioni
diplomatiche con gli Stati Uniti sia politicamente che economicamente.
Gli analisti di politica estera prediligono o un approccio endogeno, spiegano che fonti
domestiche di politica estera quali i gruppi di interesse, opinione pubblica o specifiche
strutture governative sono centrali per la comprensione del comportamento degli Stati,
oppure un approccio esogeno, che vede gli strumenti essenziali alla determinazione delle
politiche estere di uno Stato nelle fonti internazionali o esterne (=rapporti di forza e di
influenza tra gli Stati e la misura in cui uno Stato si trova in rapporti pacifici e amichevoli
confinanti o li percepisca come minacciosi).
4.1 L’analisi della politica estera: nozioni fondamentali e connessioni concettuali con le
Relazioni Internazionali
Gli analisti di politica estera mirano a identificare i motivi per cui il governo di uno specifico
Stato decide di agire in un determinato modo nei confronti di altri governi o attori
non-governativi, i motivi per cui lo stesso governo sceglie di considerare importanti certi
interessi e perché metta a punto una particolare strategia per promuoverli o difenderli,
potrebbero quindi voler investigare il motivo per cui Cina e India, essendo entrambi paesi
industrializzati che producono un certo quantitativo di gas serra, fossero interessati a firmare
e ratificare un accordo che prevedeva di vincolare il loro futuro comportamento economico.
34
internazionali). Le SANZIONI ECONOMICHE sono strumenti di coercizione, ma la
diplomazia in politica estera è uno strumento di persuasione. Un altro strumento è
l’applicazione di INCENTIVI ECONOMICI.
Strumenti di coercizione
Quegli strumenti ideati per costringere un determinato paese ad agire o meno in una data
maniera, uno tra questi strumenti sfrutta l’applicazione di sanzioni economiche (es. tra il
2011 e il 2012 gli Stati Uniti e i paesi membri dell’Unione Europea cominciarono a boicottare
l’acquisto di petrolio e a proibire le transizioni finanziarie dell’Iran, tali azioni furono prese
seriamente dal governo iraniano, il quale avanzò la possibilità di chiudere lo Stretti di
Hormuz. Così gli Stati Uniti e l’Unione Europea minacciarono di entrare in guerra contro
l’Iran ). Un’altra tipologia di strumenti riguarda operazioni e propaganda a carattere segreto.
La propaganda consiste in un utilizzo selettivo dell’informazione o della disinformazione
volta ad avanzare interessi politici, è uno strumento utilizzato di frequente nei conflitti per
mobilitare la propria popolazione o scoraggiarne altre. Le operazioni segrete sono attività
che un governo dirige contro gli interessi di un altro governo o un attore non statale tenendo
all'oscuro sia i paesi interessati che i paesi terzi. Gli Stati possono ricorrere a strumenti di
politica coercitiva che implicano l’uso in vario titolo di forze militari. Uno Stato può ricorrere
alla diplomazia coercitiva: questa avviene con azioni di breve durata che non coinvolgano
immediatamente l’uso in larga scala di forze militari. L’uso diretto di forze armate è uno
strumento di politica estera coercitiva. La guerra non è altro che la continuazione della
politica attraverso l’utilizzo di mezzi diversi. (es. tra il 2001 e il 2002, gli Stati Uniti ricorsero a
una combinazione di operazioni segrete, inclusioni aeree e di terra per aiutare le fazioni
afghane a rovesciare le autorità talebane, costringendo Al Qaeda a ritirarsi nella zona
occidentale del Pakistan).
INDIVIDUALE INTERNAZIONALE
I leader nazionali scelgono quali interessi La maggior parte dei paesi ha spesso
promuovere in politica estera, selezionano bisogno di una cooperazione attiva da parte
quindi delle strategie per avanzare i loro di altri Stati per proseguire i propri interessi.
interessi. Gli individui sono spesso gli A tal fine essi fanno spesso uso di
obiettivi di una politica estera: questi compromessi
possono essere leader di governi stranieri;
personale chiave dal punto di vista
diplomatico, militare o scientifico o attori
non statali come ad esempio capi terroristici
35
I leader nazionali svolgono un ruolo di enorme importanza nel definire la politica estera di un
paese, è possibile considerare che abbiano già delle personalità consolidate prima di
assumere i loro incarichi. Tali personalità derivano da una varietà di fonti che comprendono il
corredo genetico, le esperienze di socializzazione di gioventù e all’inizio della carriera
politica. I leader politici inoltre possono sviluppare determinati principi in risposta a eventi
vissuti o osservati che hanno cambiato la mentalità collettiva; si comportano come degli
“avari cognitivi” che, invece di fare delle analisi dettagliate rispetto ai costi e ai benefici, si
affidano a semplici scorciatoie mentali quando prendono delle decisioni, per risparmiare
tempo e risorse quando devono affrontare un gran numero di informazioni o quando hanno a
che fare con una serie di problematiche in condizioni di incertezza. Per rompere il ciclo di
conflitti sono necessari nuovi leader con esperienze diverse o leader preesistenti che evitino
le scorciatoie e adoperino differenti supposizioni cognitive, inclusa la volontà di osservare
nuove situazioni dal punto di vista dei loro avversari.
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estere, ciò accade sia nei sistemi parlamentari che presidenziali. La necessità dei leader
dell’esecutivo di coinvolgere politicamente e ottenere l'appoggio dell’apparato legislativo è
sostanziale in tutte le democrazie , anche se con diverse sfumature. Leader autocratici,
come il siriano Basharal-Assad, accusato di usare armi chimiche contro i ribelli siriani,
tipicamente non devono affrontare tali limitazioni dettate dalla politica nazionale.
37
Gruppi di interesse
Un gruppo d’interesse consiste in individui ed organizzazioni che condividono
preoccupazioni di tipo politico. Essi possono formulare delle associazioni, più o meno
istituzionalizzate, che lavorano insieme per persuadere i leader e il pubblico ad avanzare,
appoggiare o accettare politiche favorevoli alle associazioni stesse, tendono ad essere più
prominenti nei paesi democratici, dove la libertà di espressione e di associazione sono
garantiti per legge. Gruppi d’affari, gruppi etnici e religiosi, associazioni umanitarie o
ambientaliste sono da tempo molto attive nel tentativo di influenzare la politica estera. In
molti casi, è la posizione geografica a determinare le preferenze dei gruppi d’interesse. E’ il
caso della Cina, in cui le corporazioni che lavorano nelle aree costiere dove sono collocate
le fabbriche di assemblaggio dei produttori per export sostengono l’interazione della Cina
nell’economia mondiale, mentre le imprese a capitale pubblico con sede nell’entroterra che
producono prodotti per il mercato locale sono nettamente più scettiche rispetto al processo
di integrazione globale. I gruppi d’interesse usano una varietà di mezzi per cercare di
influenzare i leader nazionali e il pubblico. Membri di gruppi d’interesse possono diventare
candidati politici, diventare membri dei partiti oppure organizzarne il finanziamento. Oppure
possono organizzare proteste nelle grandi città e altrove, con l’obiettivo di catalizzare
l’attenzione dei mezzi d’informazione sulle loro questioni.
Geografia
Le caratteristiche geografiche di un paese, in combinazione con la demografia, influenzano il
modo di pensare dei propri leader rispetto a interessi e strategia. I paesi confinanti
contribuiscono inevitabilmente alla formazione della politica estera. La politica estera
israeliana, allo stesso tempo difensiva e aggressiva, è influenzata dal fatto che il paese si
trova in prossimità di quelli che gli israeliani percepiscono da molto tempo come nemici.
L’India confina con i suoi avversari tradizionali: la Cina e il Pakistan, la maggior parte della
politica estera indiana si preoccupa di gestire queste relazioni.
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Il potere relativo determina la capacità d’influenza internazionale, l’abilità di imporre ad altri
paesi le proprie preferenze e la possibilità di resistere ai tentativi degli altri di indurre azioni
governative diverse da quelle che si perseguirebbero altrimenti. La potenza relativa di un
paese è funzione di molti fattori: la proprietà demografica, l’espansione territoriale e le
risorse naturali, il livello d’educazione e la sofisticazione scientifica e tecnologica, infine
l’efficienza delle istituzioni governative e dei leader di convertire le risorse economiche in
potere militare e influenza politica. I leader dei paesi più potenti spesso credono che, in
assenza di un effettivo governo internazionale, essi abbiano una speciale responsabilità di
gestire e contribuire all’ordine internazionale esistente.
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politiche fallimentari sia un elemento determinante per capire perché gli Stati Uniti alla fine
della Seconda Guerra mondiale abbia modificato la loro posizione da neutralità ad
ISOLAZIONISMO(= strategia per cui uno Stato evita o minimizza i rapporti con altri Stati
attraverso qualsiasi istituzione internazionale o accordo per concentrarsi esclusivamente su
se stesso e la propria politica interna). Gli Stati Uniti avrebbero dovuto cambiare la loro
strategia da neutralità a favore di una di INTERNAZIONALISMO (=strategia in cui uno Stato
è fortemente connesso ad altri Stati attraverso disposizioni istituzionalizzate intese al
mantenimento della sicurezza mondiale e alla promozione della prosperità economica
globale). I leader possono poi cambiare idea riguardo gli interessi e le strategie dei propri
paesi (es. Gorbacev, il quale sembrò cambiare interamente le sue idee sulla politica estera
sovietica nel periodo che intercorse tra quando prese il potere nel 1985. All’inizio sembrava
accettare le idee marxiste, ma nel 1988 egli mutò la sua prospettiva sulla politica estera
verso quello che venne chiamato il NUOVO PENSIERO. Il conflitto di classe, la
contrapposizione permanente agli Stati Uniti e la necessità dei regimi sovietici nell’Europa
dell’Est sparirono sia dalla retorica che dalle azioni di Gorbacev. Egli le sostituì con un’enfasi
sugli interessi comuni con l’Occidente e l’accettazione di una maggiore libertà di scelta
politica per l’Est Europa).
L’esperienza e le interazioni che i leader hanno con i leader e i funzionari degli altri paesi
possono cambiare le loro idee circa la situazione del proprio paese e delle opzioni
strategiche. I funzionari cinesi sembrano aver abbandonato il loro scetticismo riguardo
all’idea del dialogo regionale come effettivo meccanismo per convincere i paesi vicini della
proprie intenzioni pacifiche e questo è un risultato della loro partecipazione a incontri
multilaterali a cadenza regolare con paesi dell’Asia orientale e sud-orientale,nonché con gli
Stati Uniti. In conclusione, se da un lato è vero che i leader possono imparare
dall’esperienza e spesso questo apprendimento può influenzare materialmente cambiamenti
degli interessi e delle strategie per perseguirli, dall’altro queste lezioni non costituiscono
necessariamente una garanzia di successo per le politiche estere risultanti, ma rimane
comunque un importante obiettivo.
40
la NATO e la Comunità Europea. Quello che uno Stato fa all’estero sarà con molta
probabilità influenzato dalla sua organizzazione in patria).
Traumi esterni
Le comunità nazionali possono essere scosse nelle loro idee riguardo la politica estera da
gravi traumi esterni. (es. l’attacco giapponese a Pearl Harbor screditò completamente la
posizione isolazionista della politica statunitense).
La politica estera può Un cambiamento del regime Sia traumi esterni che
prendere una strada molto politico di un paese, o un cambiamenti nel potere
differente sia a causa intenso lobbismo da parte di relativo di un paese
dell’avvento al potere di attori non statali all’interno possono contribuire
nuovi leader che a causa di del paese stesso, possono significativamente a
un cambiamento di opinioni apportare grandi modificarne la politica
relative agli interessi e alle cambiamenti alla sua estera.
strategie del paese dello politica estera.
stesso leader.
CAPITOLO 5
La guerra: cos’è e quali ne sono le cause
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Partiamo dalla GUERRA INTER-STATALE (=quella che ha luogo quando due o più governi
nazionali utilizzano la forza l’uno contro l’altro in scontri organizzati, ripetuti e altamente
letali). Ci sono diversi tipi di guerra inter-statale: GUERRE GENERALIZZATE(=o grandi
guerre, che coinvolsero molte, se non tutte, le grandi potenze delle rispettive epoche
storiche) tipo la guerra dei trent’anni, GUERRE EGEMONICHE (= poiché determinarono con
il loro esito quali Stati avrebbero avuto un’influenza predominante nel sistema internazionale
per gli anni e perfino decenni a venire) tipo le guerre napoleoniche, GUERRA TOTALE (= i
governi che ne presero parte cercarono di mobilitare quante più risorse umane ed
economiche possibili e alcune o tutte le principali parti in battaglia inclusero nelle loro
strategie di guerra l’obiettivo di indebolire o uccidere sistematicamente la popolazione civile
dei loro nemici) tipo la prima guerra mondiale. Un’importante ragione per l’assenza di guerre
totali è data dall’esistenza di armi nucleari. GUERRE LIMITATE (= tra una o più grandi
potenze contro paesi minori).
Nel campo delle relazioni internazionali non c’è una soglia di violenza universalmente
accettata oltre la quale la violenza tra governi diversi viene classificata come guerra
inter-statale. Correlates of War (COW) un programma pionieristico di raccolta dati su diversi
tipi di violenza armata all’interno degli e tra gli Stati. Il COW postula che siano guerre
inter-statali quegli scontri organizzati tra le forze militari di paesi diversi che comportino
almeno 1000 caduti in combattimento nell’arco di 12 mesi.
- Le guerre inter-statali costituiscono la prima delle tre categorie di conflitto militare
internazionale identificate dal COW
- Il secondo tipo è costituito dalle DISPUTE INTER-STATALI MILITARIZZATE (DIM), è
un conflitto internazionale in cui gli Stati cercano di avere la meglio in una
controversia attraverso la coercizione con mezzi militari, dalla minaccia di utilizzo
della forza militare, alla dimostrazione delle potenze militari, fino all’utilizzo reale della
forza contro un avversario.
- La terza categoria di conflitti militari internazionali è rappresentata dalle GUERRE
EXTRA-STATALI, si tratta di uno scontro violento, più di 1000 morti, tra il governo
nazionale di uno Stato riconosciuti dalla Comunità Internazionale e un ente all’interno
di un territorio straniero che non costituisce uno Stato riconosciuto
internazionalmente, oppure è un attore non statale con sede in un altro Stato (es. le
conquiste degli Stati europei a scapito delle comunità tribali africane nell’Ottocento)
I conflitti internazionali contemporanei hanno spesso sia una dimensione inter-statale si una
extra-statale, per esempio, dopo l’attacco di al Qaeda contro gli Stati Uniti dell’11 settembre
2001, le forze armate americane hanno distrutto i campi che l’organizzazione terroristica
aveva installato in Afghanistan. Hanno inoltre aiutato i gruppi autoctoni afgani a rovesciare il
governo afgano, che al momento era sotto il controllo dei Talebani, ebbero quindi due guerre
contemporaneamente: una contro al Qaeda fu una guerra extra- statale; l’altra contro
l’Afghanistan dei Talebani fu una guerra inter-statale.
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frequenza dopo la fine della guerra fredda, il livello medio di violenza dei DIM si è forse
attenuato un poco nell’ultimo periodo. E si sono confermati come una caratteristica costante
delle relazioni internazionali. E’ possibile che la loro gravità sia andata diminuendo
nell’epoca post Guerra fredda. Le guerre extra-statali, che comportano uno scontro violento
tra il governo di uno Stato riconosciuto dalla comunità internazionale e un ente in un
territorio straniero che non sia uno Stato internazionalmente riconosciuto, ovvero sia un
attore non statale situato in uno Stato terzo, tra il 1816 e il 2007 sono state combattute 162
guerre di questo tipo. L’esplosione dell’imperialismo ottocentesco per poi calare nel secolo
successivo man mano che le colonie lottarono ed ottennero l’indipendenza.
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combattere l’etnia albanese attraverso una guerra di PULIZIA ETNICA, violenza
organizzata e protratta contro un preciso gruppo etnico con lo scopo di sterminarlo)
- Nel caso in cui i paesi in conflitto siano confinanti e contengano popolazioni con
caratteristiche simili, una delle due parti potrebbero essere tentate di andare in
guerra . Le dispute territoriali comportano un alto rischio di guerra per diverse ragioni,
i territori oggetto di contesa potrebbero essere ricchi di risorse economiche oppure
una regione di confine potrebbe avere un’elevata importanza militare.
- Nel caso in cui i paesi in conflitto siano confinanti e contengano popolazioni con
caratteristiche etniche simili, una delle due parti potrebbe essere tentata di andare in
guerra per unire la nazione in un unico Stato sovrano
La maggior parte degli Stati risolve i conflitti di interesse con altri Stati attraverso la
diplomazia. Quindi la presenza di un conflitto di interessi non è sufficiente da sola per
spiegare perché scoppi una guerra, devono esserci delle cause profonde.
INDIVIDUALE INTERNAZIONALE
Gli individui sono le principali vittime di Le guerre inter-statali vedono coinvolti due
guerra, sia come combattenti, sia come o più Stati in conflitti militari di notevole
civili. violenza; nelle guerre extra-statali sono
coinvolti Stati e attori non statali.
Percezioni errate, escalation delle crisi e guerra: il ruolo dello stress e dei bias motivati
Un capo di Stato potrebbe dichiarare guerra in seguito a errori di percezione, potrebbe
cogliere degli aspetti del mondo che nei fatti non sono corretti.
- una possibilità è lo stress, probabilmente i capi di Stato e i loro sottoposti siano
soggetti a un forte stress fisico ed emotivo aumentano quando questi si trovano in
una situazione di crisi diplomatica e si convincono che il rischio di guerra sia reale e
crescente; questa situazione li porta a compiere errori di valutazione in merito alla
proprie opzioni di policy.
- la tendenza di alcune persone ad avere bias motivati, ovvero quelle convinzioni o
predisposizioni che nascono dal fatto che gli individui promuovono o proteggono
alcuni interessi, desideri o preferenze; questi possono limitare la capacità di un
decisore politico di modificare le proprie convinzioni in seguito all’aggiunta di nuove
informazioni.
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loro consiglieri a commettere gravi errori di analisi e giudizio durante una crisi di politica
estera.
INDIVIDUALE
Le errate percezioni possono portare i leader nazionali a compiere errori che in ultima
istanza conducono alla guerra. Queste errate percezioni possono essere dovute allo
stress o a bias motivati.
Il pensiero di gruppo può portare i consiglieri a trattenersi dal sollevare obiezioni alla bontà
della scelta di usare la forza, incrementando così la possibilità che questa venga usata.
I leader nazionali possono essere particolarmente soggetti a sovrastimare
ottimisticamente la possibilità di successo attraverso l’uso della forza militare,
incrementando le probabilità che venga usata questa opzione.
Il genere può giocare un ruolo nel generare illusioni positive e pensiero di gruppo
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preferiscono un sistema commerciale relativamente aperto e un sistema monetario
internazionale stabile; le questioni territoriali tra loro non contano più, perché possono
perseguire la prosperità economica molto più facilmente attraverso il commercio e
l’integrazione finanziaria che non conquistandosi l’un l’altro.
STATALE
Gli Stati democratici sono probabilmente meno propensi a combattere tra di loro rispetto
alle altre combinazioni possibili perché dispongono di una gamma più ampia e potente di
freni istituzionali e normativi all’uso della forza.
In tutti gli Stati, la dinamica politica intra-governativa può incrementare il rischio di guerra.
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Se l’anarchia internazionale, ovvero l’assenza di un governo internazionale a cui gli Stati
possono appellarsi per risolvere le loro controversie o avere protezione, avesse sempre
spinto gli Stati a combattere quando si sono trovati in situazioni di crisi diplomatiche,
avremmo però dovuto osservare guerre ogni volta che questa condizione si è posta. Essa
può inceve liberare fattori che spingono gli Stati verso la guerra a livello individuale e statale.
Le Nazioni Unite non possono garantire protezione in caso di attacco o punizione .
INTERNAZIONALE
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Le guerre interne: tipi e tendenze
Ci sono diversi tipi di guerra interna, la forma prevalente è la GUERRA CIVILE (=uno
scontro prolungato tra forze controllate dal governo nazionale e forze controllate da
un’opposizione organizzata all’interno del paese, 92% delle 334 guerre interne tra il 1816 e il
2007 per i COW), i gruppi di opposizione hanno come obiettivi: cercare di rovesciare il
regime attualmente al potere e prendere il controllo del governo centrale ma a volte vogliono
portare alla secessione di una parte del paese per formare un nuovo Stato. Un esempio di
GUERRA CIVILE DI SECESSIONE (porta al distacco di parte del territorio di un paese per
formare uno Stato indipendente) è quello del Sudan. Ci sono poi altri due tipi di guerre
interne che non contemplano la presenza del governo centrale come parte del conflitto
contro un gruppo di opposizione. Il primo è quello delle GUERRE INTRA-COMUNITARIE
(=ha luogo quando gli appartenenti a comunità religiose diverse all’interno di un paese si
danno alla violenza organizzata su larga scala, il 5% delle guerre interne per il COW). Il
secondo è quello dei conflitti che prendono la forma di violenza tra le forze militari di un ente
governativo al di sotto del livello nazionale ed entità non governative(3% delle guerre interne
per il COW), ad esempio nel 1967 scoppiarono delle sommosse in Cina tra le Guardie
Rosse più radicali e le forze militari regionali, perché con la rivoluzione culturale il leader
comunista Mao Tse Tung cercò di eliminare i comportamenti del partito comunista che
riteneva sempre più conservatori. La letalità delle guerre interne sembra essere diminuita,
sia in termini assoluti, sia in termini di morti relativi per conflitto. La causa principale della
morte tra i civili nelle guerre interne è spesso l’uccisione internazionale (es. sterminio della
popolazione civile) durante le ostilità per mano di una o più fazioni di guerra.
L’INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE GUERRE CIVILI (=quando durante una guerra
interna uno o più Stati terzi intervengono e forniscono appoggio a una o più fazioni
interessate al conflitto, incluso a volte l’invio di forze da combattimento, ma senza rendersi
responsabile del grosso degli scontri), vi sono tre osservazioni a proposito:
- l’internvento internazionale non avviene in relazione a tutte le guerre civili;
- questi interventi non sono un fenomeno nuovo;
- la frequenza con cui gli Stati stranieri sono intervenuti in guerre interne è stata circa il
doppio durante la seconda metà del ‘900
Spiegazione: il confronti tra le superpotenze avvenne attraverso una serie di guerre per
procura che vedevano l’intervento di una o entrambe le superpotenze in guerre civili e altri
conflitti militari interni al terzo mondo.
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Lo Stato e le guerre interne
Sono due le caratteristiche interne di uno Stato che possono rivelarsi fattori importanti nella
genesi delle guerre interne: il grado si inclusione dei diversi elementi della società all’interno
delle istituzioni del paese e la capacità statale. I governi che nelle società etnicamente
frammentate favoriscono un gruppo e discriminano sistematicamente altri saranno di gran
lunga più prosperosi a indurre questi ultimi ad abbracciare qualche forma di resistenza. Il
grado di inclusione o esclusione governativa in base all’etnia contribuisce significativamente
alla pace o alla guerra civile. La presenza di istituzioni politiche democratiche non sembra
ridurre il rischio di una guerra civile.
La capacità del governo di resistere a un’insorgenza armata influisce significativamente sulla
probabilità che un paese faccia esperienza di qualche forma di guerra interna. Se la società
è ricca però il governo godrà di un migliore gettito fiscale e una forza lavoro più qualificata e
istruita , sarà in grado di ridurre il rischio che il paese vada incontro a una guerra civile, avrà
maggiore capacità di arruolare combattenti per sconfiggere insorgenti. Le caratteristiche
delle guerre giocano un ruolo importante nell’incidenza delle guerre interne.
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interna. che scoppi una guerra loro e deboli istituzioni di
interna e la capacità del governo- hanno contribuito
governo di combattere allo scopo di guerre interne.
guerre interne originate dal
risentimento.
Domanda: Quali fattori accrescono la probabilità che gli Stati risolvano i loro conflitti e evitino
la guerra?
Guerra e ricerca della pace —>a lungo caratteristiche costanti della politica mondiale.
Guerre si sono manifestate da sempre in forme/dimensioni diverse e lo stesso vale per le
visioni/strategie di costruzione della pace.
Fattori che promuovono la pace dipendono dai rispettivi assunti riguardo cause della guerra.
Soluzione problema come la guerra deve andare di pari passo con l’ analisi o il
ragionamento relativi alle cause della guerra.
Questo capitolo ricostruisce i vari modi in cui popoli e governi hanno cercato di dar vita a un
sistema internazionale stabile e pacifico.
● Inizia con analisi dell “equilibrio di potenza” e dell’ “egemonia”= condizioni che
consentono costruzione di una pace stabile.
● Analizza strumenti/strategie di costruzione della pace (es. diplomazia +
alleanze/accordi di sicurezza collettiva come deterrente verso Stati potenzialmente
aggressivi + Stati per promuovere pace hanno sviluppato norme/istituzioni
internazionali)
● Focalizza anche su tre forze transnazionali che promuovono la pace:
interdipendenza economica, possibile creazione comunità di Stati democratici e
sforzi attori non governativi che collettivamente possono essere pensanti come
elementi di una società civile transnazionale.
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Ciascuna delle due superpotenze stringe a sé alleati e cerca di mettere assieme capacità
collettive sufficienti a controbilanciare la controparte.
6.1.2 L’Egemonia
Egemonia= dominio di uno Stato sugli altri Stati. Molti studiosi ritengono che un sistema
internazionale egemonico sia più propenso alla pace.
Seconda condizione che può portare a una pace stabile. In questa situazione è la capacità
di uno Stato potente di organizzare/imporre l’ordine a creare la pace tra Stati.
Nel corso dei secoli—> diverse occasioni in cui uno Stato potente è stato in grado di
organizzare e comandare ampie parti del mondo.
Esempio:
● Pax Sinica —>Cina, dinastia Han nel 200 a.C fino al 200 d.C ha dominato l’Asia
orientale e ha creato una pace stabile che è durata secoli—> pace che comportava
relazioni gerarchiche di status, il “sistema tributario”, tra la Cina e i suoi vicini
Giappone, Corea e Vietnam.
● Pax Americana—> dominio e leadership americani nella seconda metà del XX
secolo—> periodo di pace internazionale. Pace instaurata attraverso presenza
egemonica della grande potenza.
Pace egemonica —> derivava dalla leadership e non dal controllo imperiale diretto.
Stati facevano parte dell’ordine egemonico americano divennero partner volenterosi
in quanto gli Stati guida usavano le loro capacità economiche, politiche e militari per
creare e mantenere pace.
Es. dopo 2 guerra mondiale —> paesi Europa occidentale+ Giappone si unirono a
Stati Uniti per gestire insieme economia mondiale di stampo capitalista.
6.2.1 la diplomazia
Diplomazia —> uno dei più antichi e radicati strumenti della costruzione della pace.
Essa Consiste nelle azioni intraprese dai governi quando i loro rappresentanti negoziano
con rappresentanti di altri governi per risolvere dispute+ sancire accordi di collaborazione
bilaterale/multilaterale per raggiungere guadagni individuali.
H.Nicholson —>diplomazia= processo/meccanismo attraverso il quale viene condotta la
negoziazione.
J.Black —> diplomazia= attività che Stati intraprendono per gestire le relazioni esterne, in
particolare nelle attività di rappresentanza, di acquisizione delle info e nella negoziazione.
Diplomazia può essere utilizzata dagli Stati per molti scopi, ma il suo utilizzo più importante
è nella ricerca della pace.
Tradizione diplomazia nasce con il sistema degli Stati dell’Europa moderna e con lo sviluppo
di rappresentanti permanenti tra le città Stato dell’Italia del Nord (XVI).
Piccoli Stati italiani inviavano diplomatici nelle città-Stato vicine per raccogliere info/condurre
negoziazioni relative alla guerra e alla pace. Questa pratica si diffonde ancora di più quando
Stati diventano man mano entità politiche sovrane e iniziano a condurre politiche estere.
XIX sec —> questo sistema formale diffuso in tutto il mondo —> governi inviarono
ambasciatori verso altri Stati.
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Vennero create ambasciate con personale diplomatico + regole/protocolli/ tradizioni
diplomatiche che fornirono agli Stati meccanismi per comunicare intenzioni/informazioni.
Alla base di questo sistema diplomatico moderno —> norme relative alla sovranità statale=
Stati si riconoscevano e si rispettavano reciprocamente come entità politiche indipendenti e
autonomamente governate.
Stati esistevano in un mondo di Stati e diplomazia costituiva la rete istituzionale di uffici e
funzionari che fornivano i mezzi per la gestione di queste relazioni inter-statali.
Trattato Westfalia 1648 —> accordo di pace che sancì sanguinosa Guerra dei
30’ anni —> protestanti e cattolici avevano lottato per imporre gli uni agli altri il proprio credo.
Gli Stati usciti vittoriosi, specialmente Francia e Svezia ripudiavano l’ universalismo religioso
e il controllo gerarchico del Sacro Romano Impero e cercarono di indebolirlo.
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90’ —> Corea del Nord si interessarono alle armi nucleari, gli Stati Uniti cominciarono
negoziazioni serrate offrendo aiuti energetici/alimentari in cambio della promessa
nordcoreana di non cimentarsi in una guerra nucleare.
All’ inizio del XXI secolo, la Corea del Nord ha rilanciato il programma nucleare —> USA,
Cina, Giappone, Russia e le due Coree intrapresero il “dialogo a sei” per trovare soluzione
allo stallo nucleare.
Dialogo a sei= dialogo diplomatico tra Corea del Nord, Corea del Sud, Giappone, Cina,
Russia e USA volto a convincere la Corea del Nord a mettere fine al proprio programma
nucleare in cambio della normalizzazione delle relazioni con il resto del mondo.
Tuttavia non sempre la diplomazia funziona —> Prima guerra del Golfo —> Iraq guidato da
Saddam Hussein iniziò guerra economica contro il Kuwait aumentando produzione di
petrolio e sottraendoglielo attraverso gli impianti petroliferi iracheni vicino al confine.
Agosto 1990 —> circa 100.000 soldati iracheni invasero il Kuwait e presero il controllo del
paese. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite votò l’ imposizione di sanzioni all’Iraq +
Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna iniziarono a inviare risorse militari.
Venne creata una coalizione militare internazionale e Bush si disse intenzionato a ricorrere
alla guerra per spingere Iraq fuori dal Kuwait.
USA —> cercarono di convincere l’Iraq a ritirarsi senza combattere, ma il paese non
acconsentì. L’operazione Desert Storm venne iniziata e per la fine di febbraio 1991 tutti gli
iracheni erano stati espulsi dal Kuwait.
6.2.2 Il Bilanciamento
Gli stati perseguono anche una strategia più generale per promuovere la pace.
Bilanciamento di potenza= sforzi da parte degli Stati di proteggere se stessi in un mondo
pericoloso schierando il potere contro il potere, attraverso il bilanciamento interno e esterno.
Bilanciamento interno= processo tramite il quale, Stati accrescono il proprio potere
mobilitando la propria economia e incrementando le proprie capacità di difesa.
Bilanciamento esterno= gli Stati entrano in alleanze di sicurezza con altri Stati, allo scopo
di bilanciare il potere di uno Stato o di una coalizione di Stati particolarmente forte.
Nell’ammassare una forza di controbilanciamento, gli Stati cercano di dissuadere altri Stati
dal ricorrere alla guerra.
In un sistema internazionale in cui il potere è bilanciato, gli Stati hanno incentivi ad agire con
cautela e moderazione= in un mondo in cui il potere è bilanciato è un mondo che tenderà
alla pace.
Gran parte della politica internazionale moderna è stata caratterizzata da Stati che hanno
utilizzato strategie di bilanciamento per perseguire i propri interessi.
Fine XVIII e XIX secolo —> Gran Bretagna ha perseguito strategie di bilanciamento di
potenza per evitare che il continente europeo venisse dominato da stato egemonico ostile.
Se e quando una grande potenza continentale fosse divenuta troppo potente cercando di
dominare Europa intera, la Gran Bretagna avrebbe cercato di organizzare una coalizione di
bilanciamento contro lo sfidante.
Verso fine XVIII sec. la Francia napoleonica tentò di conquistare il dominio europeo e la
Gran Bretagna assunse la leadership della coalizione di Stati che sconfissero Napoleone.
Nel corso della Guerra Fredda —> Stati Uniti utilizzarono il bilanciamento di potenza come
strumento per gestire i rapporti con l’Unione Sovietica.
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Il Bilanciamento interno implica la mobilizzazione dell’economia americana con investimenti
in ricerca, sviluppo e formazione + spese massicce per incrementare capacità militari.
Il Bilanciamento esterno implica coalizioni e alleanze + fornitura di assistenza anche militare
+ promozione di cooperazione politica ed economica all’interno del mondo non comunista.
Questo “bilanciamento bipolare” durò per decenni e sembra aver giocato ruolo fondamentale
nel mantenere la pace tra le due superpotenze.
Ancora oggi, Stati spesso perseguono strategie di bilanciamento, es. ascesa Cina ha portato
i paesi dell’Asia a difendersi/contrastare le possibilità di dominio cinese.
India —> ha cercato di rafforzare le proprie capacità militari e le relazioni politiche.
Gli Stati del Sud-Est Asiatico (Singapore, Filippine,Australia) cercarono di relazionarsi con la
Cina e trarre benefici da relazioni politiche/economiche positive.
Alcuni Stati hanno voluto che gli Stati Uniti rimanessero nella regione per bilanciare il potere
cinese.
Cina —> a sua volta ha adottato una strategia diplomatica rassicurando i propri vicini e
accettando di prendere parte a varie istituzioni regionali/economiche/di sicurezza per
mitigare paure suscitate agli altri.
Bilanciamento può essere contrapposto al bandwagoning= avviene quando Stati più piccoli
e deboli si aggregano e uno Stato grande e forte per riceverne protezione.
Anziché resistere a potere di uno Stato dominante, i vicini più deboli si affiliano allo Stato più
potente guadagnando benefici e protezione.
Gli Stati spesso perseguono questa strategia congiuntamente al bilanciamento di potenza.
Es :mentre gli USA bilanciavano l’Unione Sovietica durante la Guerra Fredda, gli Stati più
piccoli facevano bandwagoning con gli Stati Uniti.
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Diritto internazionale —> offre visione della politica mondiale in cui ci si aspetta che tali
norme rafforzino le relazioni pacifiche e forniscano un ambiente stabile.
Diritto internazionale è differente dal diritto interno degli stati —> il diritto nazionale è formale
e applicabile, è lui ad avere l’ultima parola.
Nelle Relazioni Internazionali, il diritto e più limitato. Il diritto internazionale si applica
primariamente agli Stati come soggetti sovrani e non agli individui,a parte eccezioni come
crimini di guerra/genocidio.
Corte Penale Internazionale (CPI-ICC), fondata nel 2002 = tribunale internazionale
permanente che giudica individui per crimini di guerra o genocidio.
Il diritto internazionale rimane principalmente uno strumento degli Stati sovrani e non esiste
nessuna autorità internazionale che sta al di sopra degli Stati per farlo rispettare.
Tuttavia il diritto internazionale ha degli strumenti applicativi. Gruppi di Stati possono imporre
sanzioni ad altri Stati nel caso questi violassero il diritto internazionale. Gli Stati aderenti alla
CPI e a altre corti internazionali ne accettano l’autorità, anche se la CPI e le altre corti non
possono forzare gli Stati a obbedire alle loro decisioni ma comunque la loro autorità esercita
pressione sui governi affinché vengano rispettate.
Le decisioni della corte internazionale possono rendere più facile per altri governi
organizzare sanzioni contro il governo che ha commesso la violazione —> ma l’applicazione
non è vincolante —> saranno gli Stati stessi a imporre dei costi agli altri Stati e in questo
caso sono gli Stati, non il diritto, ad avere l’ultima parola.
Diritto internazionale —> emerso in modo più frammentato nel corso dei secoli.
Diritto internazionale consuetudinario= insieme/accumulazione dei principi e delle norme
che gli Stati hanno promosso nei secoli e che è ampiamente ritenuto legittimo e dotato di
autorità.
Racchiude idee fondamentali riguardo all’organizzazione e al ruolo degli Stati nel sistema
internazionale, riflettendo principi quali sovranità, riconoscimento, libertà dei mari,
responsabilità internazionali e autodifesa.
Una volta che la guerra scoppia, il diritto internazionale consuetudinario fornisce
norme/principi riguardo a questioni quali la condotta della guerra e la neutralità.
Altra fonte del diritto internazionale sono i trattati= accordi formali tra due o più Stati volti a
comporre una disputa o fissare linee guida per azioni future. I trattati esplicitano impegni e
aspettative in specifiche aree di condotta. I governi riconoscono ai trattati un alto status
giuridico = hanno un’autorità simile alle leggi.
Essi possono essere inizialmente negoziati tra pochi Stati poi le norme e le regole incarnate
in questi trattati si diffondo successivamente al più ampio sistema degli Stati.
Trattati —> forniscono norme e regole più precise. Esplicitano accordi giuridici riguardo a
questioni quali l’immunità territoriale e diplomatica, la protezione dei cittadini all’estero, la
libertà di navigazione e di commercio, l’estradizione e l’asilo.
Il Trattato Antartico 1953 vieta ogni ulteriore appropriazione esclusiva di territorio in quella
regione.
In anni recenti, uno dei maggiori sforzi di rafforzamento del diritto internazionale si è
verificato in rapporto agli oceani. La Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (
UNCLOS) definisce una struttura di diritti/responsabilità per gli Stati rispetto alle loro
rivendicazioni riguardo ai territori costieri + gestione e utilizzo dell’ambiente oceanico e delle
risorse naturali. Questo trattato ha sostituito il vecchio principio della “libertà dei mari” del
XVII secolo ed è ratificato da 161 paesi e gli USA mancano.
La Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare è ora un elemento operativo del
diritto internazionale. Gli Stati vi hanno fatto ricorso per risolvere dispute riguardo ai diritti
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marittimi, alle aree di pesca e alle zone economiche esclusive e rivendicazioni sulle risorse
naturali.
La Cina avanza pretese su isole e altri diritti territoriali sul Mar Cinese Meridionale
scatenando rabbia/timore negli Stati più piccoli della regione —> si raggiunse un punto
critico quando un portavoce militare cinese affermò che la Cina aveva una “sovranità
Incontestabile” sull’intero Mare Cinese Meridionale ma che avrebbe concesso di navigare in
quest’area.
Giappone, Vietnam, Indonesia, Malesia e Filippine avanzarono rivendicazioni, così nel luglio
2010 la Clinton(segretaria di stato USA) replicò ai cinesi la necessità di un approccio
multilaterale per risolvere queste contrapposizioni —> tale scontro è ancora in corso ma la
Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare è stata un importante corpus di regole e
accordi per cercare soluzione alla disputa.
Perché Stati dovrebbero rispettare il diritto internazionale? Una ragione è la gran parte del
diritto internazionale rafforza sovranità e autorità Stati.
Diritto consuetudinario sancisce principi e norme che sostengono la libertà di armarsi,
l’accesso ai mercati e alle materie prime e l’ammissione di migranti.
Gli Stati sono liberi di decidere da soli se partecipare o meno a congressi internazionali e
firmare trattati e altri accordi.
Molti accordi e convenzioni non hanno forza finché una maggioranza di Stati non li
ratifica —> ci sono dei limiti ai vincoli che il diritto internazionale impone agli Stati.
Diritto internazionale fornisce un ambiente regolato all’interno del quale gli Stati possono
perseguire il loro interesse nazionale —> diritto internazionale si basa sull’idea di reciprocità.
Per ottenere che gli altri Stati si lascino vincolare dalle norme e dalle regole del diritto
internazionale, uno Stato deve adottare a sua volta tale atteggiamento. Ciascuno Stato
rinuncia a una piccola parte di libertà in cambio dei benefici di un ordine internazionale più
regolato e prevedibile.
Legittimità=senso di giustizia e accettazione del potere di uno Stato da parte di altri Stati.
Il diritto internazionale fornisce regole e principi che danno al sistema internazionale un
senso di giustizia.
Se la maggioranza degli Stati concorda e sostiene i principi del diritto internazionale, le
grandi potenze non hanno bisogno di ricorrere alla forza per far si che gli altri Stati si
comportino in maniera adeguata.
Alcuni aspetti del diritto internazionale conferiscono alle grandi potenze speciali diritti e
vantaggi —> es. il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite conferisce ad esse il potere di
veto.
Studioso britannico —> E.H.Carr —> diritto internazionale come maschera per l’esercizio del
potere da parte dei più forti.
Perché il diritto internazionale sia veramente legittimo agli occhi degli altri Stati, anche le
superpotenze devono rispettarne le regole/norme —> quindi limitazioni da parte loro.
Il diritto internazionale pone dei limiti a quanto gli Stati potenti possono fare con il loro potere
e crea anche un ambiente più prevedibile/ospitale all’interno del quale possono perseguire i
loro interessi.
6.3.2 Tre casi relativi al diritto internazionale e alle istituzioni: la Società delle Nazioni,
le Nazioni Unite, l’Unione Europea.
Ultimo secolo —> leader degli Stati hanno compiuto molteplici sforzi per dare via a istituzioni
internazionali che avrebbero dovuto aiutare a mantenere la pace.
Successivamente 1 Guerra Mondiale —> creare un sistema di sicurezza collettiva di portata
globale= La Società delle Nazioni.
Successivamente 2 Guerra Mondiale —> creazione delle Nazioni Unite.
56
Infine venne creata l’Unione Europea= una successione di istituzioni volte a perseguire
l’integrazione e la pace
Nella Società Delle Nazioni gli Stati dovevano associarsi come eguali.
Vi era un Consiglio esecutivo ma i poteri di esso consistevano semplicemente nel dare inizio
alle investigazioni e fare raccomandazioni all’organismo nel suo complesso.
La Società Delle Nazioni incarnava un set di norme e principi universali volti a fornire le basi
per una nuova era di pace e stabilità.
Poco dopo la sua creazione, la Società subì due battute d’arresto che misero a repentaglio
la pace e la sicurezza collettiva:
● Inizio anni 30—> depressione economica mondiale + protezionismo + nazionalismo
erano sempre più in crescita.
Giappone, membro della Società, invase i suoi vicini costruendo un impero—> 1931
invase e occupò la Manciuria e una parte della Cina. Tuttavia non si diedero sanzioni
al Giappone perché l’economia era in crisi e molti Stati dipendevano
economicamente dal commercio con esso.
La Società fece ricorso alla persuasione diplomatica ed inviò una delegazione a
studiare il problema.
1933—> la Società approvò una risoluzione che condannava l’invasione e chiedeva
al Giappone il ritiro dalla Manciuria.
Il Giappone rifiutò e si ritirò dalla Società delle Nazioni.
57
● 1935—> secondo colpo al sistema di sicurezza per la mancata reazione di fronte
all’invasione italiana dell’Abissinia. Entrambi i paesi erano membri della Società delle
Nazioni.
Inizio anni 30—> Italia governata da regime fascista.
L’imperatore dell’Abissinia—> Haile Aelassie fece appello alla Società delle Nazioni
la quale propose di dare all’Italia una parte dell’Abissinia ma alla fine Mussolini
invase il paese.
Due importanti membri della Società, Francia e Gran Bretagna, scelsero di non
opporsi temendo che avrebbero spinto l’Italia più vicina a un’alleanza con la
Germania e segretamente concordarono la cessione dell’Abissinia all’Italia.
Il fatto che gli Stati Uniti non fossero un membro aggravò questi fallimento.
Tra metà-fine degli anni 30, la promessa di una pace mondiale e di una
sicurezza collettiva fallì.
Le Nazioni Unite concessero alle grandi potenze di porre un veto sulle azioni in cui fossero
in gioco i loro interessi —> questo potere significava che l’ONU non avrebbe agito in tutti i
casi, ma solo in quelli in cui le grandi potenze avrebbero concordato che l’azione era
necessaria.
Il successo o il fallimento sarebbero dipesi dalla capacità dei membri permanenti del
Consiglio di Sicurezza di cooperare.
Nazioni Unite—> si piegarono tuttavia alla realtà politica di potenza—> la Guerra Fredda
condannò al fallimento la visione di Roosevelt delle grandi potenze che collettivamente
mantengono la pace/stabilità.
Stati Uniti—> assunsero maggiori responsabilità organizzando e guidando il mondo non
comunista—> stringere legami e alleanze con Asia orientale e Europa come percorso
alternativo alla sicurezza internazionale.
NATO—> principale meccanismo per mantenere sicurezza in Europa.
In Asia orientale gli Stati Uniti costruirono alleanze bilaterali di sicurezza (Giappone)—>
queste garantivano sicurezza cooperativa solo per quei paesi che facevano parte delle
alleanze.
Nazioni Unite intervenivano su questioni relative alla pace e alla guerra + assunzione di
nuove responsabilità nei decenni successivi alla Seconda Guerra mondiale:
Assemblea dell’ONU divenne “la voce del sud” in quanto rappresentava i paesi in via di
sviluppo.
58
Nazioni Unite —> pensate primariamente per affrontare problemi relativi alla pace/guerra.
Le guerre tra le grandi potenze costituivano allora la principale minaccia alla pace
mondiale e l’ONU incarnava il desiderio della comunità mondiale di impedire queste
guerre future.
Ma nell’era post Seconda guerra mondiale la lotta per la sicurezza/prosperità dei paesi in via
di sviluppo emerse come un nuovo problema per il sistema globale.
Le Nazioni Unite fornirono a tali paesi svilupparono un forum per discutere di
sviluppo/governance—> contesto dove i piccoli e poveri paesi potevano promuovere le
proprie idee.
l’ONU divenne sempre più focalizzato sul peacekeeping piuttosto che sul peacemaking.
Peacemaking= azione ONU che si situa prima dello scoppio della guerra, progettata per
impedire che due Stati entrino in guerra tra loro, tramite la sponsorizzazione di accordi
pacifici.
Peacekeeping= operazioni ONU in cui soldati tratti da vari Stati membri dell’organizzazione,
vengono dispiegati in paesi terzi all’indomani di una guerra internazionale/civile per
mantenere separati i gruppi in conflitto e imporre l’accordo di pace.
Guerra Fredda + stallo tra le potenze occidentali e URSS —> mostrarono che il Consiglio di
sicurezza non era in condizione di agire in quanto i suoi membri permanenti non erano in
grado di raggiungere decisioni unanimi.
Tuttavia l’ONU svolse effettivamente un ruolo dispiegando operazioni di peacekeeping per
impedire il ritorno della guerra.
La Carta ONU attribuisce al Consiglio di Sicurezza la responsabilità di intraprendere azioni
per mantenere la pace/sicurezza—> gli Stati si rivolgono spesso al Consiglio per aiuti
nell’implementazione degli accordi di pace.
Quando il Consiglio autorizza lo schieramento dei peacekeeper, attinge al personale militare
e civile di vari Stati perché operino insieme nel quadro di una missione ONU congiunta.
Dal 1948 ad oggi l’ONU ha promosso 63 operazioni di peacekeeping, 16 ancora in corso.
Il ruolo e il significato delle Nazioni Unite nella politica mondiale è fonte di continuo dibattito
tra gli studiosi di Relazioni Internazionali.
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Tuttavia negli ultimi anni ha incontrato difficoltà riguardo alla moneta comune e al proprio
ordine monetario + i problemi economici di Stati membri come Spagna e Grecia hanno
provocato forti pressioni.
EU= tentativo di costruire pace e prosperità—> esperimento continuo.
Gli economisti e i politici inglesi fecero i primi sforzi per sostenere il libero scambio come un
modo per promuovere la pace mondiale all’inizio del XIX secolo.
Movimento inglese per il libero scambio emerse in seguito alle idee dell’economista Adam
Smith.
Inghilterra stava cominciando a guidare il mondo in una nuova fase di rapida
industrializzazione. Gli imprenditori e i lavoratori erano una forza crescente nella politica
inglese e identificavano sempre di più i loro interessi con i mercati aperti.
Vennero eliminate anche le Corn Laws che portavano forti blocchi protezionistici al libero
flusso di beni attraverso le frontiere.
Nel corso del tempo l’Inghilterra e altri paesi abbassarono sempre di più le tariffe e diedero
vita alla prima grande era caratterizzata da un’economia mondiale aperta.
Entro la fine del XIX secolo, beni e capitali fluivano liberamente attraverso l’Europa e il
mondo.
Ma tutto cambiò bruscamente con lo scoppio della Prima guerra mondiale. Nonostante tutto
la pace non durò.
Negli anni successivi, l’Inghilterra e altri paesi abbassarono le tariffe e diedero vita alla prima
grande era caratterizzata da un’economia mondiale aperta.
Entro la fine del XIX secolo, beni e capitali viaggiavano liberamente attraverso l’Europa e il
mondo.
Rivoluzioni tecnologiche come navi a vapore, telegrafo e ferrovie —> infrastruttura per
un’economia globale.
Tutto si interruppe con la Prima guerra mondiale, nonostante tutto la pace non durò.
60
Negli anni precedenti la Seconda guerra mondiale gli Stati Uniti videro ridursi il loro spazio
d’azione geopolitico per via dei blocchi regionali chiusi e in competizione che le altre grandi
potenze stavano costruendo.
Giappone—> stava creando ordine regionale imperiale in Asia orientale.
Unione Sovietica—> dominava la propria regione
Germania—> cercava di dominare Europa occidentale
Dopo la fine della guerra, gli Stati Uniti speravano di costruire un mondo pacifico basato sul
commercio su un’economia mondiale aperta.
I membri dell’amministrazione americana erano convinti che un sistema commerciale non
discriminatorio sarebbe stata la base per una pace stabile —> i mercati aperti avrebbero
fornito le fondamenta essenziali per un sistema multilaterale ampio e organizzato fondato
sullo stato di diritto.
Sia l’amministrazione Roosevelt che quella di Truman sostennero lo sforzo postbellico per
rendere nuovamente aperta l’economia mondiale—> interdipendenza economica, guidata
dagli USA, come unico modo per assicurare la prosperità e una pace stabile.
Truman—> credeva che seconda guerra mondiale avesse origine nell’economia con il
protezionismo, mercati chiusi, blocchi imperiali.
Se il mondo voleva ritornare a un periodo di pace stabile le barriere al libero commercio
dovevano essere abbattute.
La promozione della pace attraverso l’espansione dei mercati fu una strategia cruciale, da
parte degli Stati Uniti e dai loro alleati europei, per affrontare la situazione dell’Europa post
bellica.
Nel primo decennio dopo il 1945 i funzionari americani/europei erano preoccupati che
l’Europa si tramutasse in un fallimento politico ed economico —> ricordo Prima guerra
mondiale e depressione economica spaventavano.
La sfida era quella di ricostruire l’Europa in un modo che avrebbe permesso alla Germania
di integrarsi nel continente senza riaccendere vecchie ostilità.
Integrazione economica divenne l’ elemento chiave della politica di ricostruzione.
Robert Schuman—> ministro finanze francese e in seguito ministro esteri—> uno degli
architetti di questa visione.
Parte di questa strategia consisteva nell’avvicinare i vecchi rivali (Francia e Germania)
attraverso nuove forme di cooperazione economica.
CECA= creata per legare tra loro i due settori industriali principali dell’Europa. Le “industrie
di guerra” non sarebbero state più nazionali ma bensì europee.
Gli Stati Uniti spinsero ulteriormente i loro partner postbellici per creare un mercato comune
di ampiezza europea.
Europa integrata che crescesse insieme come un corpo unico sarebbe stata meno
nazionalista, meno militarista e meno geopoliticamente divisa.
La strategia europea per un ampio ordine internazionale post-bellico era fondata anche
sull’apertura e l'espansione dei mercati mondiali. Gli USA negli anni 40 assunsero la guida
dei negoziati con il Regno Unito e altre democrazie di mercato per definire regole monetarie
e commerciali.
Le democrazie avanzate continuarono a liberalizzare il commercio, abbassando i dazi e le
barriere non tariffarie—> durante questo periodo, il commercio e gli investimenti crebbero
61
costantemente e le aziende multinazionali americane ed europee espansero le proprie
operazioni in tutto il mondo.
Dopo la fine della Guerra Fredda l’economia mondiale si espanse fino a includere la maggior
parte dei paesi in via di sviluppo e del mondo comunista.
Globalizzazione economia mondiale—> non assicura pace ma crea incentivi perché gli Stati
cerchino di risolvere controversie senza guerra—> il livello di interconnessione tra paesi
accresce il numero dei soggetti interessati al mantenimento di un sistema stabile e aperto.
Globalizzazione—> porta incentivi per i governi affinché sviluppino regole e istituzioni per
gestire le loro comuni vulnerabilità.
L’interdipendenza però crea anche nuovi problemi che gli Stati devono risolvere
collettivamente; la globalizzazione porta con se problemi come criminalità, traffico di droga,
terrorismo ecc.. e rende i paesi più vulnerabili alle crisi economiche e a altri sconvolgimenti.
Pensatori liberali e gli Stati liberali ritengono che il libero scambio porti alla pace, ma i
risultati della ricerca scientifica dipingono un quadro in chiaroscuro. Vi sono alcune prove
empiriche sia della visione liberale per cui l’interdipendenza economica, in sé, non frena gli
Stati dall’andare in guerra.
La guerra ha molte cause ed è irrealistico pensare che l’esistenza di legami economici
reciprocamente vantaggiosi costituisca un freno assoluto alla guerra.
Ciononostante abbiamo qualche relazione. Uno studio ha scoperto che dal 1850 l’intensità
del commercio internazionale è stata inversamente correlata con lo scoppio di guerre tra
grandi potenze.
Un altro studio(periodo 1950-86) ha trovato una corrispondenza significativa tra la crescita
dell’interdipendenza e la democrazia da un lato, e una riduzione dell’incidenza dei conflitti
militari dall’altro.
Sul fronte realista, gli studiosi hanno scoperto che durante i primi decenni del XX secolo i
costi derivanti da una contrazione dell’interdipendenza non hanno impedito ai paesi di
entrare in guerra.
Ciò che è maggiormente indicativo nella ricerca recente su l'interdipendenza economica e la
guerra è che sembrano contare le circostanze specifiche ( quelle che gli studiosi chiamano
“variabili interventi”).
L’interdipendenza economica ha un impatto sui gruppi domestici e sulle coalizioni politiche.
I gruppi di interesse economico che traggono benefici dal commercio spingeranno per
relazioni stabili con gli altri Stati, ma che siano influenti o meno dipende da molti fattori,
incluse le caratteristiche della coalizione politica dell’élite al governo.
62
Kant—> avanzò per primo questa idea—> gruppo di democrazie capaci di affiliarsi tra loro e
costruire forme pacifiche di comunità—> rafforzamento legami tra loro—> economie di
mercato con opportunità di commercio/scambio—> forza stava nel numero, più erano più
forti sarebbero state davanti ad attacchi da parte di Stati non democratici.
Nell’era moderna le democrazie hanno avuto la tendenza sia a cooperare, sia a comportarsi
pacificamente tra loro.
La visione di Wilson di un sistema universale basato sul diritto e sulla sicurezza collettiva si
fondava sulla convinzione che una rivoluzione democratica fosse in corso in tutto il mondo.
Nel sostenere la guerra contro la Germania nel 1917, Wilson riteneva che fosse la natura
della Germania militaristica e autoritaria ad aver prodotto l’aggressione e la guerra.
Wilson riteneva che l’ordine internazionale post 1919 avrebbe dovuto necessariamente
incorporare non democrazie, ma era anche convinto che nel tempo questi Stati
autoritari/autocratici si sarebbero uniti alla comunità mondiale delle democrazie.
Dopo la Seconda guerra mondiale, i leader americani erano ancora più determinati ad
ancorare l’ordine internazionale post bellico in un’alleanza di democrazie. Roosevelt sperava
nelle Nazioni Unite come perno principale per la pace mondiale, ma altri leader americani
invece riponevano la loro fiducia nella cooperazione economica, politica e di sicurezza con
l’Europa e la più grande comunità di democrazie nel mondo libero.
Mentre incombeva la Guerra Fredda, i leader americani assunsero impegni di vasta portata
per costruire e gestire l’ordine internazionale e le tradizioni democratiche condivise dei propri
partner occidentali resero più semplice per gli USA onorare questi impegni.
Anche gli europei erano chiaramente a favore della cooperazione post bellica—> ministro
esteri britannico Ernest Bevin sostenne un’alleanza di sicurezza europea con gli Stati Uniti
(quella che sarebbe stata poi la NATO) come parte di questa forte unione che avrebbe unito
il mondo atlantico.
Il fallimento della costruzione della pace dopo la Prima guerra mondiale e la ricerca da parte
degli Stati Uniti di un gruppo stabile di paesi con i quali costruire relazioni istituzionalizzate,
rese i leader di entrambe le sponde dell’Atlantico ricettivi a questi appelli di solidarietà
democratica occidentale.
Fine Guerra Fredda—> Stati Uniti e le altre maggiori democrazie affermarono nuovamente i
loro impegni reciproci.
Parlando alle Nazioni Unite nel settembre 1991 il presidente Bush individuò le due grandi
svolte del mondo moderno:
● Emergere dell’impresa individuale
● Commercio internazionale
Secondo Bush man mano che la democrazia prospera cresce la cooperazione
internazionale.
Anche l’amministrazione Clinton considerava questa comunità democratica come la grande
realtà della politica mondiale dopo la Guerra Fredda, e la sua strategia di costruzione della
pace globale implicava l’allargamento di questo sistema mondiale globalizzante,
democratico e orientato al mercato.
63
Gli Stati dispotici/falliti sono un pericolo per il mondo perché possono costruire un terreno
fertile per i terroristi.
Gli Stati Uniti e le altre democrazie avanzate credono fortemente che un mondo di
democrazie abbia maggiori probabilità di essere pacifico rispetto alla sua alternativa. Molti
osservatori credono che la democrazia faciliti altri sviluppi internazionali che promuovono la
pace:
● l’interdipendenza internazionale
● Stato di diritto
Democrazie—> predisposte al commercio con altri Stati e collaborano per stabilire regole e
istituzioni che consentono collettivamente di gestire le loro relazioni.
64
Movimenti per la pace—> obiettivi specifici differenti.
Stati Uniti, guerra Vietnam—> movimento per la pace più forte e organizzato nella storia del
paese.
L’opposizione alla guerra in Vietnam scatenò dimostrazioni di protesta alla convention
democratica nazionale del 1968 a Chicago, culminata in violenze e centinaia di arresti.
Gruppi rock come i Grateful Dead e i Beatles incorporarono messaggi di pace nella loro
musica.
Il movimento contro la guerra in Vietnam terminò quando i soldati tornarono a casa nella
primavera 1972.
Anni 80—> tornarono in vita i movimenti pacifisti per protestare contro l’escalation delle
ostilità tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Enormi folle nelle maggiori capitali protestarono
contro la decisione dell’amministrazione Reagan di introdurre nuovi missili nucleari di media
portata nel continente europeo. Le campagne per il disarmo nucleare che erano state
avviate durante la Guerra Fredda ripresero.
Anche la guerra americana in Iraq del 2003 provocò un’esplosione di proteste negli Stati
Uniti, Europa, Giappone, Turchia e nel resto del mondo.
A Roma—> 15 febbraio 2003 —> tre milioni di persone uscirono in strada in quella che è
definita la più grande manifestazione pacifista della storia.
È difficile misurare l’influenza del movimento pacifista sulle azioni dei governi. Le
manifestazioni pacifiste probabilmente ebbero un qualche ruolo nel fare pressione sul
governo americano affinché mettesse fine al proprio coinvolgimento in Vietnam.
Anni 80—> movimento pacifista occidentale fece da sfondo al dialogo diplomatico tra Stati
Uniti e Unione Sovietica che portò alla fine della Guerra Fredda.
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Il pensiero comune è che questo tipo di armi si ottenga per poi essere utilizzato durante un
conflitto ma in realtà la loro natura è diversa—> la loro sola esistenza ha cambiato il modo
in cui molti governi approcciano il concetto stesso di guerra.
Non sono armi da utilizzare in guerra ma bensì un deterrente.
Prima dell’era nucleare le grandi potenze del sistema internazionale combattevano grandi
conflitti per risolvere le proprie divergenze—> nell’era nucleare non c’è più spazio per quel
tipo di guerra tra grandi potenze.
Armi nucleari costituiscono uno straordinario “sentiero verso la pace” per gli Stati nazione e
hanno cambiato le fondamenta della relazione tra diplomazia e guerra? È una delle
domande fondamentali delle Relazioni Internazionali.
Logica particolare della strategia nucleare—> sostiene che il modo migliore per evitare la
guerra sia quella di non essere effettivamente pronto per combatterla. Questa logica venne
applicata da Stati Uniti e Unione Sovietica, i quali avevano massicci arsenali nucleari pronti
a essere impiegati l’uno contro l’altro durante la Guerra Fredda.
Vedremo in questo capitolo se può essere applicata anche a Stati in possesso di piccoli
arsenali nucleari.
Armi di distruzione di massa—> armi progettate per uccidere un grande numero di civili o
forze armate(batteriologiche, chimiche, ecc..)
66
una fissione contenuta per causare la fusione delle particelle di idrogeno. Questo processo
produce un quantitativo di energia diverse volte superiore rispetto a una bomba a fissione e
viene chiamata anche bomba a fusione.
La deflagrazione —> 500 volte superiore rispetto a quella del test Trinity e vaporizzò
un’intera isola del Pacifico meridionale lasciano un cratere di quasi due chilometri e
cinquanta metri di profondità.
primo ordigno però era troppo ingombrante, aveva le dimensioni di un piccolo edificio—>
cercarono di rimpicciolire i successivi per renderli più efficaci e capaci di penetrare le difese
nemiche.
Ad oggi l’arsenale nucleare più avanzato è nelle mani degli Stati Uniti e include una serie di
armi nucleari compatte e miniaturizzate che possono essere lanciate da vettori terrestri,
marini e aerei. Possono essere lanciate dai bombardieri stealth ovvero velivoli con
un’autonomia di circa 10.000 chilometri che sfruttano una particolare tecnologia che li rende
invisibili ai radar.
Missili balistici intercontinentali(ICBMs, Inter Continental Ballistic Missiles)= missile che
percorrendo un’orbita balistica, viaggiando a migliaia di chilometri l’ora, fuoriesce dall’orbita
terrestre per poi rientrare e sganciare diverse testate nucleari, ognuna di esse contiene
diverse centinaia di chilotoni di esplosivo, e possono essere guidate in modo indipendente
verso un obiettivo o in prossimità di esso, per poi essere fatte detonare.
Missili balistici lanciati da sottomarini(SLBMs, Submarine-Launched Ballistic Missiles)=
missile con le stesse caratteristiche di un missile balistico intercontinentale ma che viene
lanciato da un sottomarino situato nelle profondità dell’oceano.
Missili da crociera(Cruise Missiles)= missili che possono essere lanciati da vettori terrestri,
aerei o marini, e che possono viaggiare a bassa quota in modo da non essere rilevati dai
radar, ed è auto guidato per poter evitare gli ostacoli e poter sganciare le testate di cui è
equipaggiato.
Indipendentemente da dove vengono lanciate, la caratteristica delle armi nucleari è la loro
capacità distruttiva senza precedenti.
Le esplosioni nucleari generano calore, radiazioni e un’onda d’urto(= prima conseguenza di
un’esplosione nucleare, può raggiungere una potenza tale da disintegrare edifici nel raggio
di diversi chilometri e produrre venti tra i 160 e i 320 chilometri orari.)
1979—> studio dell’Office of Technology Assessment(OTA) per il Congresso degli Stati Uniti
sostiene che l’onda d’urto provocata dall’esplosione di un solo megatone sarebbe sufficiente
a demolire tutti gli edifici fino a 6,5 chilometri e le persone nelle vicinanze dell’impatto
sarebbero schiacciate dai detriti o sarebbero vittime di collisioni fatali con materiale scagliato
ad altissima velocità(venti a 300 chilometri orari).
Irraggiamento termico= seconda conseguenza di un’esplosione nucleare, durante cui le
radiazioni termiche emesse dall’esplosione possono causare ustioni di terzo grado su pelle
esposta distante 8 chilometri dal luogo di detonazione.
Ricaduta radioattiva= terza conseguenza. A causa del fatto che le armi nucleari rendono
radioattivi sia la polvere che il pulviscolo atmosferico, un’esplosione può far sì che persone a
centinaia di chilometri dall’ipocentro sviluppino nel tempo tumori maligni.
Ha un raggio d’azione decisamente superiore a quello dell’onda d’urto o dell’irraggiamento
termico.
Durante gli anni 80 gli scienziati ipotizzarono che una guerra nucleare su larga scala
avrebbe potuto provocare un inverno nucleare= scenario peggiore ipotizzato dagli
scienziati, nel quale fumo e fuliggine causati da diverse esplosioni nucleari schermerebbero
totalmente la terra dai raggi solari per un periodo indefinito.
Fortunatamente le armi nucleari non sono state più utilizzate dopo Hiroshima e Nagasaki,
ma il numero di paesi del club nucleare(=gruppo di Stati in possesso, reale o ipotizzato, di
armi nucleari) è cresciuto fino a 9 membri.
Stati Uniti—> in possesso dell’arsenale più avanzato e variegato—> 7.000 testate di cui
2.100 pronte e attive.
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Russia—> 8.500 testate di cui 1.800 attive—> ereditate Unione Sovietica e tutti i suoi ex
Stati affiliati.
È tuttavia difficile effettuare una stima precisa di ciò che contengono gli arsenali nucleari
degli altri stati.
Gli altri paesi sono Regno Unito, Francia, Cina, India, Pakistan, Israele, Corea del Nord.
Ma le armi nucleari sembrano vanificare la regola di Carl Clausstocazzo, dato che è difficile
immaginare un obiettivo politico tale da poter giustificare una guerra nucleare.
Ma se le armi nucleari non sono utilizzabili durante le guerre allora qual è il loro vero scopo?
Deterrenza = utilizzare la minaccia di rappresaglia per proteggersi da un attacco nucleare.
Gli Stati nucleari usano il terrore della rappresaglia nucleare per scoraggiare un attacco da
parte di altri Stati.
Programma nucleare può essere visto come difensivo dai propri leader, ma allo stesso
tempo può essere visto come aggressivo/minaccioso agli occhi dei leader dei paesi
confinanti.
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degli anni 50 avrebbero potuto colpire l’URSS per primi in modo da distruggerne totalmente
gli arsenali nucleari e lasciandola priva della capacità di contrattaccare.
Assumendo che due paesi abbiano lo stesso numero di testate nucleari e che queste non
siano concentrate in un unico arsenale per disperse sul territorio nazionale è difficile
individuare chi effettivamente possegga la first-strike capability—> ma esistono modi per
capirlo.
● I missili di un paese possono essere così precisi da poter distruggere tutte le testate
dell’avversario in un singolo primo attacco coordinato.
● Un paese può trovare dei modi per difendere il proprio paese da un attacco nucleare,
ad esempio con un sistema di difesa spaziale capace di abbattere i missili balistici
intercontinentali prima che raggiungano l’obiettivo.
Molti teorici della deterrenza nucleare credono che, tra le capacità, sia più desiderabile
ottenere quella di rappresaglia e non quella di first-strike capability.
Secondo loro la MAD è la migliore delle situazioni possibili. Il ragionamento che ne sta
alla base è tanto semplice quanto convincente—> se due avversari ottengono entrambi
la capacità di rappresaglia, nessuno dei due avrà incentivi a iniziare una guerra nucleare.
Non importa quanto sia distruttivo un primo attacco, l’avversario avrà comunque la
capacità di rispondere distruggendo società e territorio nemici.
MAD—> rappresenta stabilità perché nessuno dei due avversari potrà effettivamente
vincere la guerra nucleare.
Le first-strike capabilities portano instabilità—> se l’America riuscisse a ottenere questa
capacità sarebbe sicuramente tentata di utilizzare l’arma nucleare in una situazione di
crisi/guerra, basandosi sull’assunto che in questo modo riuscirebbe a limitare i danni alla
propria società vincendo la guerra nucleare.
Questa situazione diventerebbe ancora più instabile se due potenze pensassero di aver
raggiunto tale capacità—> esse avrebbero diversi incentivi per lanciare le testate per
prime, dato che il primo che attacca ha la possibilità di distruggere la totalità delle forze
nucleari nemiche—> tutto ciò sarebbe decisamente preoccupante in tempo di crisi,
quando i leader sono particolarmente sotto pressione.
Seguendo la logica della MAD, il consiglio più importante per i policy makers è di
proteggere le proprie armi invece che i propri cittadini—> fino a quando i governi
avranno la capacità di rispondere agli attacchi nucleari, i loro avversari non avranno
incentivi ad attaccarli utilizzando armi nucleari.
I policy makers dovrebbero inoltre evitare di aumentare la propria first-strike capability
dato che anche solo la percezione di un aumento di essa metterebbe gli avversari in
agitazione e li incentiverebbe a sviluppare le proprie armi nucleari in risposta. Per questo
motivo, i sostenitori della MAD sono contrari ai sistemi di difesa missilistici, dato che ogni
tentativo di sviluppare una difesa efficace potrebbe portare un paese a pensare di poter
combinare difesa e offesa per limitare i danni al proprio territorio in un’ipotetica guerra
nucleare.
L’implicazione politica più assurda all’interno della logica della MAD è che i governi non
dovrebbero difendere la loro popolazione durante un attacco nucleare—> utilizzare i
cittadini come “mutui ostaggi” costituisce il modo migliore per far sì che nessun governo
sia tentato di utilizzare il proprio arsenale nucleare.
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costituito da decisori politici che seguivano una strategia tale per cui gli Stati Uniti
avrebbero dovuto fare il possibile per essere preparati a combattere una guerra
nucleare.
I sostenitori della guerra nucleare erano convinti che la MAD Lasciasse gli Stati Uniti con
la sola opzione di rispondere a un attacco sovietico—> visto come immorale e non
pratico.
La MAD —> immorale perché il governo federale aveva la responsabilità di proteggere la
popolazione da qualsiasi attacco esterno, ma questa logica suggeriva che il governo
avrebbe dovuto rinunciare a questa responsabilità e la lasciare così la popolazione
vulnerabile.
MAD—> non credibile perché in caso di attacco nucleare limitato da parte dei sovietici,
agli Stati Uniti rimaneva l’opzione di rispondere con “o tutto o niente“—> I leader
americani avrebbero risposto utilizzando tutto il loro arsenale?
L’URSS era molto meno dissuasa da minacce non credibili, come la distruzione del
pianeta, più che dalla consapevolezza che gli Stati Uniti fossero pronti a combattere e
vincere una guerra nucleare, nonostante non avessero alcuna intenzione di iniziarne
una.
Le implicazioni politiche della logica della guerra nucleare richiedevano che gli Stati Uniti
si avvicinassero il più possibile all’ottenere una first-Strike Capability.
I capisaldi di questa logica erano:
● Ottenere armi capaci di distruggere le capacità nucleari sovietiche
● sviluppare strategie per eliminare la leadership sovietica
● Distruggere i sistemi di comunicazione in caso di guerra in modo da impedire
qualsiasi tentativo di rappresaglia
Altro elemento importante era la protezione della popolazione dalle testate nucleari dirette
contro gli Stati Uniti—> sistema di difesa missilistica spaziale e sviluppo dell
difesa civile= metodi di difesa, come rifugi antiatomici, progettati per proteggere i civili in
caso di attacco nucleare da parte di un avversario.
Il dibattito tra i sostenitori della MAD e i NUTs era lo specchio di un’importante dicotomia
presente all’interno di entrambi i governi delle due superpotenze.
Civili di entrambi i paesi sostenevano, nei loro discorsi pubblici, la logica della MAD—> non
ci sarebbero stati vincitori della guerra nucleare.
Al tempo stesso però, gli apparati militari di entrambi paesi si stavano preparando a
combattere la guerra nucleare nel caso fosse scoppiata. Entrambi svilupparono postazioni di
lancio terrestri armate con missili ad alta precisione puntate contro i rispettivi sistemi di
comando e controllo e di spesero miliardi di soldi per portare avanti ricerche sui sistemi di
difesa missilistici.
Robert Jervis—> muso scienziato politico osservò che la MAD È un fatto, non politica—> Le
armi nucleari sono così distruttive eludere la logica della MAD è pura illusione.
Bastano pochissime testate nucleari per infliggere un danno che molti governi ritrerebbero
inaccettabile.
70
Armaments Limitation Talks), venne firmato nel 1972 ed essenzialmente congelava il
numero dei missili balistici intercontinentali, sia terrestri che sottomarini, di Stati Uniti e
Unione Sovietica.
Nello stesso anno venne firmato anche il Trattato antimissili balistici—> proibiva lo sviluppo,
il test il il dispiegamento di sistemi di difesa missilistica capace di coprire l’intero territorio
nazionale.
SALT I fu seguito da SALT II—> trattato più articolato che aveva come obiettivo quello di
limitare la corsa agli armamenti riguardante determinati tipi di testate nucleari e vettori di
lancio. Prevedeva che gli Stati Uniti e l’unione sovietica mantenessero non più di 2400 tra
ICBM, SLBM e bombardieri strategici.
Negli Stati Uniti, molti sostenitori del controllo delle armi lamentavano che il SALT tasse ne
fermasse la corsa agli armamenti—>mettendo dei limiti al numero di armi concessa ad ogni
parte si incentivavano i pianificatori strategici a sviluppare armi nucleari potenti sofisticate.
Si sviluppò anche un corposo movimento di protesta durante gli anni 80 che includeva
attivisti, politici, scienziati e capi religiosi i quali chiedevano il congelamento delle armi
nucleari(= piano con l’obiettivo di fermare la proliferazione creare semplicemente
impedendo che i due avversari sviluppino o dispieghino nucleari o vettori di lancio.)
il congelamento non fu mai implementato ma influenzò diversi esponenti politici negli Stati
Uniti.
Distrazione del presidente Reagan rispose con la propria idea di un nuovo trattato con
l’Unione Sovietica, ovvero gli accordi START( Strategic Arms Reduction Treaty). Secondo
Regan questi costituivano un avanzamento rispetto ai SALT, Perché implicavano una
riduzione effettiva degli arsenali delle due superpotenze.
I Sovietici inizialmente erano scettici perché non avevano intenzione di ridurre il loro
arsenale nucleare mentre gli Stati Uniti stavano esplorando la possibilità di un
sofisticatissimo sistema di difesa missilistica situato nello spazio conosciuto come “guerre
stellari“ o “scudo spaziale“.
I sovietici poi cambiarono idea verso la fine della guerra fredda quando venne dichiarato che
una difesa spaziale contro migliaia di missili era impossibile da mettere in atto.
1991 —> firmato lo START I —> richiedeva alle due superpotenze di ridurre il proprio
arsenale nucleare a non più di 6000 testate con 1600 sistemi di lancio terrestri,marini e
aerei.
Lo START I —> a una drastica riduzione delle armi nucleari nel mondo e il termine ultimo fu
fissato per il 2001.
1993 —> Bush e Yeltsin —> firmarono il trattato START II —> prevedeva che entrambe le
potenze riducessero le proprie testate nucleari attive a 3500 e bandiva l’utilizzo delle testate
multiple indipendenti (dette anche MIRV = Multiple Independently targetable Reentry
Vehicles, ovvero missili che potevano sganciare diverse testate nucleari indirizzate contro
molteplici obiettivi nello stesso momento), dai sistemi di lancio terrestri, in modo da
scoraggiare entrambe le parti dal distruggere quelli nemici.
Il trattato START II però non venne mai implementato, per via della protesta sovietica contro
la pianificazione, da parte degli Stati Uniti, di un sistema di difesa missilistico seppur limitato.
I diplomatici americani sostenevano che questo sistema di difesa non sarebbe stato
impiegato nei confronti della Russia, ma contro Stati canaglia, come l’Iran o la Corea del
Nord e i gruppi terroristici.
Il trattato venne poi ratificato dalla Russia nel 2000, ma quando nel dicembre 2001 gli Stati
Uniti comunicarono alla Russia(secondo i termini previsti dal trattato) che si sarebbero ritirati
dal trattato anti missili balistici, la Russia annunciò che non si sentiva più vincolata dalle
disposizioni dello START II.
I tentativi per controllare la proliferazione nucleare continuarono —> il cosiddetto Nuovo
START venne firmato dagli Stati Uniti e dalla Russia e ratificato dal Senato USA alla fine del
2010.
Questo trattato limita i due paesi al possesso di 1500 testate strategiche attive già dislocate
su missili e aerei e pronte a essere utilizzate, e 700 missili con base di lancio terrestre,
marina e aerea. Permette di avere una riserva di 100 basi di lancio e bombardieri attivi.
71
Inoltre stipula che entrambe le parti debbano rispettare i limiti entro il 2017 e che questi limiti
rimarranno in essere fino al 2020 anno di scadenza del trattato. In più ogni parte può
effettuare ispezioni per assicurarsi che la controparte stia rispettando l’accordo.
➡️
ogni bombardiere equipaggiato con
armi nucleari conta come “una testata“ nei termini dell’accordo un velivolo del genere
Lo status relativo delle capacità nucleari di Stati Uniti, Russia e Cina ha fatto sì che alcuni
analisti si chiedessero se gli Stati Uniti fossero vicini ad ottenere una first-strike capability.
Nel 2005 due scienziati politici (Lieber e Press) ipotizzarono che gli Stati Uniti fossero
sull’orlo della supremazia nucleare.
72
Per i primi quarant’anni dell’era nucleare, la possibilità di una guerra tra le superpotenze era
la preoccupazione principale gli studiosi di Relazioni Internazionali.
Oggi l’attenzione si è spostata sulla diffusione delle armi nucleari e sul fatto che, visto il
numero crescente di paesi che si stanno dotando di un arsenale nucleare, una guerra sia
molto probabile.
Anche se sembra strano non è impossibile che uno Stato o addirittura un attore non statale
sviluppare un’arma nucleare.
L’ostacolo principale è ottenere il materiale fissile —> gli unici elementi che si possono
utilizzare nel nucleo di una testata e che sono in grado di produrre una reazione atomica a
catena autosufficiente sono il plutonio (= raro in natura, si forma in quanto sottoprodotto del
processo atto a generare energia in una centrale nucleare.viene poi estratto e riprocessato
per utilizzo militare) e l’uranio (= può essere trovato in natura, ma non nella forma adatta
all’utilizzo militare, l’isotopo U-238. Per questo motivo poi deve essere altamente arricchito in
una struttura tecnologicamente sofisticata per produrre l’uranio concentrato,isotopo U-235).
Le centrali per l’arricchimento dell’uranio o per la raffinazione del più Tonio sono enormi e i
processi appena descritti sono molto compless i.
Il plutonio raffinato o l’uranio arricchito costituiscono il nucleo di un’arma nucleare.
73
attacco da parte degli Stati Uniti basato sull’ipotesi che Saddam fosse in possesso di
armi di distruzione di massa e nascondesse un programma nucleare a scopo bellico,
ma nessuna prova fu mai portata.
Globalizzazione —> ha aumentato le opportunità, per gli Stati disposti a dotarsi di un’arma
atomica, di ottenere i materiali, l’equipaggiamento e gli esperti.
Si possono identificare 3 ragioni principali per le quali gli Stati sono intenzionati a investire
grosse somme di denaro per conseguire una capacità nucleare militare.
● Situazioni di conflitto con Stati confinanti o geopoliticamente rivali sono le cause
principali dell’aumento della proliferazione nucleare —> India e Pakistan sono rivali
da lungo tempo e, una volta che l’India fece il suo primo test nucleare, i leader
pakistani ritennero necessario dotarsi di capacità nucleare come deterrente per non
essere soggetti a intimidazioni da parte dell’India.
● Seconda motivazione riguarda lo status, o il prestigio, dato dal possesso di un arma
nucleare —> a livello internazionale questi ordigni sono diventati simbolo di grande
potere e a livello regionale possono simboleggiare un potere ancora maggiore.
Le grandi potenze del passato, Gran Bretagna e Francia, svilupparono e mantennero
la propria forza nucleare dopo la Seconda guerra mondiale, per comunicare al resto
del mondo che il loro status di grande potenza era ancora durevole. Jjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjj Il
programma nucleare iracheno era sicuramente legato all’ambizione di Saddam
Hussein di rendere l’Iraq la maggiore potenza regionale —> e la guida di tutti gli Stati
arabi uniti contro il nemico comune: Israele. Hhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh. Cina
e India avevano le proprie giustificazioni geopolitiche, come la minaccia reciproca,
per sviluppare un programma nucleare —> volevano inoltre affermarsi come grandi
potenze emergenti all’interno del sistema internazionale.
● Terzo motivo —> armi nucleari sono grandi equalizzatori, e sono attraenti per quegli
Stati, o regimi, che sentono la propria esistenza minacciata da terzi.
Israele inizialmente percepiva se stesso come debole e vulnerabile e mezza Stati
arabi ostili e contrari alla sua esistenza.
La Corea del Nord, soprattutto dopo il crollo del comunismo livello globale, si
percepiva come uno Stato fragile in una situazione precaria, anche a causa del
desiderio espresso dagli Stati Uniti di vedere cadere il regime.
Come mai Stati con evidente potenziale per creare armi nucleari si attengono al farlo?
Una delle ragioni principali è: la deterrenza estesa= chiamata anche “ombrello nucleare”, E
la minaccia, da parte di uno Stato, di utilizzare le proprie armi nucleari per proteggere altri
paesi.
Molti alleati degli Stati Uniti all’interno della NATO e non (es. Giappone e Corea del Sud)
hanno l’adeguata capacità tecnologica per poter far parte del club nucleare, ma invece
hanno optato per la protezione data loro dagli Stati Uniti —> Gli Stati Uniti si sono impegnati
a difendere questi altri Stati, anche con le armi nucleari se necessario, dagli attacchi di Stati
vicini che potrebbero essere in possesso di capacità nucleari.
Una delle ragioni della continua presenza statunitense in Asia orientale è appunto quella di
scoraggiare la proliferazione nucleare —> se essi abbandonassero questo loro impegno,
Giappone e Corea del sud si troverebbero senza protezione circondati da Stati nucleari
quindi di conseguenza sentirebbero in dovere di dotarsi anch’essi di una capacità nucleare.
Alcuni Stati hanno recentemente abbandonato i propri programmi nucleari anche se ben
avviati e ben sviluppati —> scopo di avere benefici materiali e una buona considerazione da
parte di altri Stati del sistema internazionale, es. Sudafrica e Libia.
74
Corea del Nord —> 1994 —> raggiunse un accordo con gli Stati Uniti diede segnali di
essere disposta a rinunciare al suo programma nucleare, ma ciò mai avvenne.
Ucraina, Kazakistan e Bielorussia —> ereditarono armi nucleari dell’Unione Sovietica —>
ma le diedero alla Russia negli anni 90.
Il possesso delle armi nucleari rende lo Stato vicino molto più restio ad attaccare, ma un
mondo composto da tanti Stati nucleari può aumentare la diffusione di posizioni più
azzardate in termini generali.
75
Tuttavia le loro centrali sono sottoposte ispezioni e monitoraggi per assicurare alla comunità
internazionale che non si siano sviluppati segretamente programmi militari —> autorità
adibita a ciò è l’Agenzia internazionale per l’energia nucleare (AIEA, IAEA da International
Atomic Energy Agency) la quale è sotto le Nazioni Unite.
Il vantaggio maggiore per gli Stati nucleari è la stabilità che deriva dal mantenere un club
nucleare ordinato da un principio discriminatorio —> in trattato legittima una distinzione tra
Stati nucleari e non nucleari; in cambio, i primi devono impegnarsi al trasferimento di
tecnologia nucleare civile ai secondi. In più, gli Stati nucleari firmatari si impegnano a ridurre
i propri arsenali nucleari e a lavorare insieme fino al completo disarmo.
Disarmo —> una delle componenti chiave dell’NTP perché costituisce una garanzia a livello
politico per gli Stati non nucleari.
2010 —> Amministrazione Obama ha completato una Nuclear Posture Review —>
documento che determina quale dovrebbe essere il ruolo delle armi nucleari all’interno della
strategia di sicurezza degli Stati Uniti —> cercava di rendere il contratto nucleare più
invitante per i firmatari, affermando pubblicamente che gli Stati Uniti non avrebbero mai
usato al nucleare in un conflitto contro stati nucleari.
NTP —> non è strutturato per contrastare i casi più difficili di proliferazione nucleare. Esso
manca di misure adeguate per essere effettivamente applicato:
● Non prevede sanzioni collettive contro chi ne viola i principi
● Anche gli Stati che sono in accordo con le linee guida, e acconsentono alle ispezioni
della IAEA, possono segretamente iniziare un programma nucleare militare —> es:
dopo la Guerra del Golfo (1990-1991) si scoprì che l’Iraq aveva fatto ispezionare
alcune centrali nucleari come da accordo, ma in realtà stava costruendo delle armi
nucleari in altri siti non soggetti all’ispezione.
76
del Nord nei colloqui a sei, per provare a farle abbandonare il proprio programma
nucleare. I metodi usati furono minacce (rafforzamento sanzioni e maggiore
isolamento internazionale) ma anche promesse (assistenza economica,
riconoscimento diplomatico) —> al momento questi sforzi non hanno avuto
successo.
Possiamo vedere come il metodo di alternare maniere forti a maniere dolci, ovvero minacce
e sanzioni (metodo del “bastone e della carota”) funzioni all’interno del contesto dell’NTP.
Dopo il collasso dell’Unione Sovietica, gli Stati Uniti fecero passare il Soviet Nuclear Threat
Reduction Act, o programma Nunn-Lugar —> il quale autorizzó gli Stati Uniti a spendere
miliardi di dollari per aiutare gli Stati, ormai ex sovietici, a distruggere le proprie armi
nucleari, chimiche e batteriologiche e a prevenirne la proliferazione.
Prevedeva inoltre la ri-formazione di molti scienziati sovietici, per poter trovare lavoro nel
settore civile e non essere tentati dal mercato nero.
● Ulteriore strategia —> azione militare preventiva. Tuttavia essa è unicamente nelle
mani di quegli Stati che hanno i mezzi per metterla in pratica —> es. Israele distrusse
un reattore nucleare iracheno nel 1981 e utilizzó una strategia simile contro la Serbia
nel 2007 bombardando quello che riteneva essere un reattore nucleare.
● Difesa missilistica —> come risposta alla proliferazione, gli Stati Uniti continuano a
seguire la strada del sistema di difesa missilistica per prevenire attacchi. Sia
l’amministrazione Bush che quella Obama hanno lavorato molto sulla difesa
missilistica insieme ad alcuni alleati(Turchia, Romania e Polonia) in difesa da un
possibile attacco iraniano.
Nonostante questi piani di difesa siano palesemente anti-iraniani, hanno creato tensioni
all’interno della Russia —> leader preoccupati nel fatto che questa difesa NATO, se
dislocata in modo effettivo ed efficace, potrebbe verificare il deterrente nucleare russo.
Per simili motivazioni la Cina si oppone al piano americano di sviluppare un sistema di
difesa e missilistica in collaborazione col Giappone, essa teme che qualsiasi sistema di
difesa comprometta il proprio deterrente nucleare.
Uno dei limiti più importanti della non proliferazione è il fatto che la non proliferazione può
entrare in conflitto con altre priorità di politica estera.
Questo problema è evidente nella politica estera americana adottata nei confronti di alcuni
Stati entrati a far parte del club nucleare solo recentemente —> Gli Stati Uniti accettarono
per un periodo Israele, ma solo perché erano stretti alleati.
Gli sforzi di non proliferazione americani sono stati inconsistenti nei confronti del
Pakistan—> policy makers statunitensi hanno imposto sanzioni sul paese, le quali poi ci
sono alleggerite in cambio di collaborazione su temi cari agli Stati Uniti —> il Pakistan li aiutò
nell’appoggio della resistenza contro l’occupazione sovietica in Afghanistan negli anni 80.
Con la crescita esponenziale della Cina in Asia orientale, gli Stati Uniti hanno rafforzato le
alleanze esistenti nell’aria e ne hanno create le nuove: India (storico rivale della Cina).
77
Quest’ultima andò contro le regole dell’NTP, ma nonostante ciò nel 2005 gli Stati Uniti la
riconobbero come uno “stato responsabile“ in possesso di tecnologia nucleare—> ottima
strategia per una cooperazione nucleare tra gli Stati.
Ma l’idea del disarmo totale rimane una delle idee principali dell’era nucleare.
Henry Kissinger, famoso esponente realista + Sam Nunn, ex senatore + George Schultz, ex
segretario di Stato + William Perry, ex segretario della Difesa—> costituirono
un’organizzazione non governativa chiamata Nuclear Security Project, con lo scopo di
mobilitare un’azione collettiva a livello globale per ridurre la minaccia posta dal nucleare e
creare una base di consenso per una futura eliminazione totale delle armi nucleari.
Armi armi nucleari sono la più importante tra le armi di distruzione di massa.
Le armi chimiche sono usate a lungo tempo, e da altrettanto tempo dura il dibattito sul loro
utilizzo.
78
Convenzione dell’Aia —> 1899 del del 1907 —> vietarono l’utilizzo di armi velenose durante
i conflitti. Questo divieto viene ignorato durante la Prima guerra mondiale.
Altri accordi successivi:
● Trattato navale di Washington del 1922
● Protocollo di Ginevra del 1928
Proibirono l’utilizzo delle armi chimiche, ma ebbero effetti limitati.
L’esercito giapponese utilizzo armi chimiche contro le popolazioni dei territori asiatici che
cerco di conquistare, Sia prima che durante la Seconda guerra mondiale.
In Europa, sia le forze alleate che quelle dell’asse svilupparono e utilizzarono agenti chimici.
Il più vasto utilizzo di armi chimiche fatto nel secondo dopo guerra avvenne durante la
guerra tra Iraq e Iran tra il 1980 e il 1988 —> L’Iraq sganciò l’iprite e altri agenti chimici sulle
super Aniene e sui gruppi di etnia curda all’interno del proprio territorio. In uno di questi
attacchi, nel marzo 1988, morirono 5000 civili nella città curda di Halabja.
L’utilizzo di armi chimiche per mano e la china contro le forze di coalizione o contro Israele
era un timore molto diffuso durante la Guerra del Golfo (1990-1991). Questi attacchi non
avvennero mai, ma forse perché gli Stati Uniti minacciarono di rispondere con il proprio
arsenale nucleare.
Un altro tragico esempio è la guerra civile siriana —> agosto 2013 —> missili armati di sarin
uccisero migliaia di civili —> il governo di Bashar al-Assad e i ribelli si accusarono a
vicenda…
Così, un'investigazione condotta da Nazioni Unite, Unione Europea, Stati Uniti e Stati arabi
confinanti, rivelò che i missili erano stati lanciati da forze vicine a regime siriano.
Attacco chimico in Siria scatenò un forte dibattito in Europa con istituiti attorno alla possibilità
di un intervento militare.
Obama aveva affermato, un anno prima dell’attacco, che l’utilizzo di armi chimiche da parte
il governo siriano sarebbe stato considerato oltre il limite e avrebbe provocato l’intervento
militare americano —> tuttavia l’opinione pubblica negli Stati Uniti e in Gran Bretagna portò
due paesi a pronunciarsi a sfavore dell’intervento militare —> la strategia fu un’alternativa
diplomatica con l’assistenza russa, e nel settembre 2013 Russia e Stati Uniti annunciarlo un
accordo con l’obiettivo di eliminare il rimanente arsenale chimico siriano entro la metà del
2014.
D’accordo tuttavia aveva dei pro e dei contro:
● Da una parte in questo modo si evitavano intervento militare e ci scongiurava anche
il pericolo di un ulteriore attacco chimico
● Dall’altra, l’accordo lasciava il suo posto Assad, il quale rimaneva l’unico interlocutore
legittimo per i negoziati, e assieme a lui lasciava le sue truppe libera di continuare
uccidere con armi convenzionali.
Esperienze esperienze in Siria e Iraq hanno rafforzato il consenso internazionale sulla
necessità di vietare la guerra chimica ed eliminare tali armi.
Convenzione sulle armi chimiche (CWC, Chemical Weapons Convention) del 1993, ma
entrato in vigore nel 97 —> trattato internazionale più importante su questo tema —> include
ad oggi 192 paesi vieta la produzione e il possesso di armi chimiche.
I firmatari devono distruggere i propri arsenali esistenti e devono permettere all’OPAC
(Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche) di avere accesso agli impianti
designati per la produzione di agenti chimici per scopi civili (es. fertilizzanti).
Come risultato dell’accordo russo-americano, la Siria nel 1013 si unì alla CWC e aprì i propri
impianti agli ispettori.
CWC —> Uno dei maggiori traguardi nel contesto di controllo delle armi poiché vieta
completamente qualsiasi categoria di arma letale.
Tra il 1997 e il 2008, circa un terzo dell’arsenale mondiale fu distrutto. Tutti i 65 gli impianti di
produzione di armi chimiche dei paesi firmatari hanno fermato la produzione.
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Un ultimo ostacolo da superare è la distruzione totale degli arsenali chimici di Stati Uniti e
Russia entro il termine ultimo del trattato.
Un'ulteriore sfida rimanente è cercare di convincere alcuni paesi del Medio
Oriente(es:Egitto) a firmare e persuadere Israele, paese firmatario, a ratificare il trattato.
80
Possibilità di difesa: È impossibile Facile, ma possibile Per contrastare gli
difendersi una tac difendersi. Quando i agenti batteriologici,
nucleare soldati si trovano a una difesa efficace è
operare in aree costituita dalle
soggette ad attacchi vaccinazioni
chimici sono preventive, che
equipaggiati con devono però
maschera antigas e includere diversi
indumenti protettivi. ceppi dello stesso
Anche i civili batterio.
vengono difesi Truppe americane
preventivamente vennero vaccinate
(come Israele contro diversi
quando il governo possibili attacchi di
distribuì maschere bacillus anthracis
antigas ai propri durante la Guerra
cittadini durante la del Golfo.
prima Guerra del
Golfo).
I sostenitori del controllo delle armi auspicano che si arrivi ad applicare un divieto totale,
81
anche per le armi nucleari.
Tutte queste armi di distruzione di massa in mano a così tanti Stati del mondo sono motivo
di preoccupazione per la politica internazionale, vi è anche il timore che queste armi cadano
in mano ad attori non statali.
82
7.5.1 La nascita della guerra informatica
È necessario riconoscere il potenziale distruttivo di una nuova minaccia tecnologica, ovvero
la guerra informatica o cyber-warface = utilizzo di Internet delle tecnologie adesso relative,
da parte di governi per disabilitare le attività o sistemi di un avversario, o di un attore privato
ad esso collegato. È una delle forme della guerra dell’informazione, o information warface.
Alcuni Stati, tra cui Israele, Stati Uniti, Iran e Cina hanno dichiarato di avere programmi di
Tari dedicati esclusivamente alla guerra informatica.
E analisti dell’intelligence sono convinti dell’idea che un’unità sotto controllo del governo
iraniano sia responsabile di una serie di attacchi informatici che nel 2012 disabilitarlo i siti
Internet di diverse banche statunitensi e causarono un malfunzionamento dei sistemi della
compagnia petrolifera saudita Aramco.
Stati Uniti e Israele collaborarono nella costruzione di un worm (un malware ad un virus
informatico) chiamato Stuxnet, il quale venne usato per attaccare la centrale per
l’arricchimento di uranio a Natanz in Iran.
Stuxnet riuscì a danneggiare fisicamente l’impianto, ma fuoriusciti inavvertitamente dai
sistemi interni dopo aver erroneamente infettato anche un computer portatile.
83
capacità di esercitare violenza all’interno dei propri confini. I gruppi presenti nella società
non hanno alcun diritto di agire come eserciti o fate di pulizia privati —> E lo Stato
controllare la violenza e la forza all’interno di ciascuna società.
A livello internazionale, i governi nazionali riconoscono il rispetto La suprema autorità degli
Stati in quanto enti politici Sovrani.nella sua internazionale, gli attori non hanno alcun diritto
legittimo ad agire all’interno del territorio di uno Stato sovrano.
Insieme questi aspetti catturano l’essenza del sistema westfaliano.
È importante distinguere le norme ideali del sistema westfaliano dall’effettiva capacità dello
Stato di rispettare tale norme. Attraverso tutta l’età moderna gli Stati hanno dichiarato il
proprio status di enti sovrani, ma non sono mai stati in grado di far rispettare pienamente il
loro monopolio dell’uso della violenza all’interno delle rispettive società.
Signori della guerra(= figure di autorità privata a capo dei propri eserciti e milizie
locali/personali) I danni criminali hanno tormentato gli Stati nazione per secoli sia in
Occidente che nel resto del mondo.
La presenza di bande criminali organizzate è nota negli Stati Uniti e in altri paesi.fra le più
tristemente conosciute vi è la Mafia americana, una società criminale italo americana
comparsa la fine del XIX secolo.
In Italia, la Mafia ha sfidato lo Stato centrale per più di un secolo.
I governi sono tutt’ora impegnati in un conflitto continuo con queste bande, che terrorizzano
piccoli centri e città e usano la minaccia della violenza per imporsi.
Bisogna ricordare che gli Stati sovrani, da un punto di vista legale, sono tutti uguali fra di loro
in quanto membri del sistema westfaliano.
In termini di capacità, tuttavia, essi differiscono molto gli uni dagli altri. In questo senso, le
norme di uguaglianza all’interno del sistema westfaliano coesistono con un sistema di
disuguaglianza di potenza e gerarchia politica —> alcuni Stati potenti sono maggiormente in
grado di far valere le proprie ragioni rispetto a quelli deboli.
Similmente, la norma che prescrive il non intervento esiste come un ideale, ma in realtà è
spesso violata —> gli Stati possono rivendicare un’autorità suprema entro i propri confini
nazionali, e tuttavia attori esterni, ad esempio altri Stati particolarmente potenti o attori non
transnazionali, possono comunque essere in grado di intervenire nei loro affari interni.
Gli Stati possono non essere capaci di effettuare un controllo efficace delle frontiere e quindi
vedere i propri confini sovrani violati da attori esteri —> casi più estremi di queste
trasgressioni consistono in interventi militari da parte di potenze straniere —> uno Stato
debole può trovarsi incapace difendersi da uno Stato più potente che lo invade.
Tuttavia, il controllo sovrano da parte dello Stato può venire a mancare in altri modi meno
assurdi —> gruppi criminali come narcotrafficanti bande criminali possono svolgere le
proprie attività a cavallo dei confini nazionali senza che i governi se ne accorgano.
Le sfide all’autorità sovrana degli Stati poste da gruppi criminali non sono una novità, gli
Stati sono costantemente esposti alla minaccia posta da questi gruppi non statali.
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terroristiche transnazionali.
Rimane da stabilire se queste moderne tecnologie danno un vantaggio ai gruppi non statali,
oppure gli Stati.
La capacità degli Stati di mantenere il controllo sovrano dei loro territori nazionali varia
considerevolmente —> nelle zone del mondo in via di sviluppo vi sono stati nazione chi sono
Sovrani più di nome e di fatto, es: Afghanistan, Sudan, Somalia —> Stati talmente deboli
che il loro governo centrale non esercita un effettivo controllo su alcune importanti regioni
contenute entro i confini —> questi territori non governati offrono un allettante rifugio ai
gruppi criminali e terroristici.
Stati più solidi, dotati di adeguate istituzioni di implementazione delle norme e sistemi
giudiziari, creando condizioni meno favorevoli a questi detentori di violenza privata.
Tuttavia perfino questi paesi avanzati continuano a lottare contro il crimine organizzato.
Infine, paesi di varie parti del mondo sono stati sempre più interessati dalle attività di attori
non statali, in particolare dalle mire di gruppi terroristici con raggi d’azione sempre più
globali.
Il sistema westfaliano è in pericolo —> strategie possono essere:
● Indirizzare contro gruppi criminali e terroristici servizi di informazione, operazioni
speciali, azioni sotto copertura e campagne anti-insurrezionali —> Stati Uniti hanno
ampliato l’uso di droni privi di pilota in luoghi come Pakistan e Afghanistan per colpire
rifugii dei terroristi.
● Cercare di rendere più stabili gli Stati deboli.
Anche le norme sulla sovranità dello Stato stanno subendo una propria evoluzione, che si
riflette in particolare nell’emergere della norma che statuisce la responsabilità di
proteggere= norma internazionale che statuisce che se uno Stato infligge un danno o
pratica violenza nei confronti della propria popolazione, o è incapace di proteggere i propri
cittadini da danni e violenza, la comunità internazionale ha diritto e il dovere di intervenire.
Il sistema internazionale sarà trasformato da queste sfide, lotte e mutamenti delle norme. O
gli Stati troveranno dei modi per adattarsi e rafforzare l’efficacia della loro autorità sovrana,
oppure il mondo entrerà in una nuova epoca di violenza e disordine transnazionale.
Tecnologie e forze della globalizzazione hanno unificato il mondo in modi mai conosciuti in
precedenza, ma nelle mani di attori non statali violenti e criminali minacciano allo stesso
tempo di farlo a pezzi.
8.2.1 Pirateria
Pirati hanno rappresentato la più sì stent e sfida all’autorità degli Stati, minacciando per
secoli la libertà negli spazi oceanici.
I pirati, sono bande non statali dedite a rapine e atti di violenza criminale in alto mare.
La Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982, definisce la pirateria come
un atto di “violenza o di sequestro, od ogni atto di rapina“ commesso a fini privati contro
l’equipaggio e i passeggeri di una nave in acque internazionali.
Gli Stati hanno a cuore il problema della pirateria perché l’attività criminale in sé e l’esistenza
di questi gruppi equivale è una sfida diretta agli Stati e al loro monopolio del controllo
dell’uso della forza all’interno e fra gli Stati.
Il repentino aumento degli episodi di pirateria nel mondo contemporaneo, offre prove
inquietanti il fatto che almeno alcuni Stati hanno perso il loro controllo sui mari.
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in mare inaugura un’era di pirateria dilagante attraversa tutta l’Europa medievale.
Anche altre regioni del mondo erano oggetto delle razzie dei pirati —> I Caraibi, famosi per il
fenomeno della pirateria nei secoli successivi all’arrivo di Cristoforo Colombo.
Adoro della pirateria caraibica, erano ben evidenti una serie di condizioni che permisero ai
fuorilegge di prosperare: una regione colmo di tesori, traffico navale in espansione e isole e
acque al di fuori della portata del potere navale spagnolo.
Anche in Asia i pirati prosperarono in questi secoli —> I giapponesi Woku.
Anche i gruppi di pirati operarono nel Mar Cinese Meridionale,facendo base a Taiwan.
Anche qui la pirateria emerse nel momento in cui cominciò a diminuire la protezione in
precedenza garantita dagli Stati marittimi.
Il problema della pirateria fu una delle prime sfide diplomatiche che gli appena formatesi
Stati Uniti d’America dove te lo affrontare. Prima dell’indipendenza erano le forze armate
inglesi a proteggere le navi coloniali americane, con il venir meno di questa protezione, i
bastimenti americani cominciarono essere catturati da navi corsare= Navi di proprietà di
armatori privati assoldate dei governi europei, soprattutto nel XVII secolo, con il compito di
attaccare e disturbare le navi spagnole nei Caraibi. Oltre a ottenere metà delle spoglie, i
governi europei beneficiavano dei risparmi derivanti da non dover allestire flotte più
numerose per affrontare il predominio spagnolo dei mari.
La pirateria moderna
Con l’avvento del potere la pale moderno alla fine del XIX secolo e all’inizio del XX, la
pirateria diminuì ovunque.
Attualmente molte delle acque costiere in America settentrionale e meridionale, in Europa
occidentale e in Asia nord occidentale, sono relativamente sicure —> solide potenze navali
garantiscono la sicurezza delle rotte marittime.
In altre regioni però la pirateria è un dato di fatto della vita in mare —> essa continua a
essere un problema considerevole nelle acque comprese fra il Mar Rosso e l’Oceano
Indiano.
Casi più noti di pirateria moderna hanno luogo al largo delle coste della Somalia. Alcune fra
le principali rotte di trasporto prevedono il passaggio di un grande flusso di navi da carico
attraverso alcuni varchi marittimi particolarmente stretti, rendendo molto facile per i pirati
raggiungere e a portare queste navi.
La Somalia è catalogabile come uno Stato fallito—> scontri continui fra svariati signori della
guerra.
Solitamente i pirati ricevano protezione sulla terraferma da parte di queste fazioni, in
assenza di un’autorità di governo centralizzata
Allo stesso tempo, le maggiori potenze navali della regione (Stati Uniti e Cina), non sono in
grado o non sono disposte a fornire una costante protezione navale dell’area.
Il risultato di queste circostanze è la proliferazione della prateria.
La pirateria moderna è una forma di attività criminale svolta in altomare che non costituisce
una minaccia diretta nei confronti di Stati forti. Essa mostra i limiti della capacità statale di
garantire l’ordine e fornire sicurezza in acque aperte. La pirateria si riattiva quando una
potenza dominante non è più in condizione di offrire protezione. Quando le grandi potenze
sono in lotta fra loro o riducono la propria presenza in regioni attraversate da importanti
traffici commerciali marittimi, il “governo del mare“ declina o addirittura scompare—>Pirateria
agevolata.
È l’incapacità della Somalia di stabilire il rispetto del diritto e di garantire la presenza di un
efficace governo centrale a permettere alla prateria di prosperare.
Il problema sarà risolto solo quando gli Stati deboli o falliti disporranno di risorse sufficienti a
opporsi alle attività dei pirati.
I governi dei paesi interessati devono dunque essere rafforzati in modo da poter instaurare
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un ordine stabile e proteggere le loro acque territoriali da questi gruppi. 6
Nel mondo contemporaneo, paesi come Pakistan, Iraq, Afghanistan, Messico e Perù
ospitano violenti avversari interni (signori della guerra) che contestano il governo centrale.
Oltre che ai pirati, anche i gruppi di opposizione e i signori della guerra sono stati a lungo
parte della storia del sistema westfaliano.
8.2.3 Terrorismo
gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 furono una spaventosa introduzione alla
violenza del XXI secolo.
Da un lato, gli attentati furono abbastanza semplice nel loro schema—> dirottamento di
quattro aerei commerciali contro degli edifici. Le so le armi che gli attentatori portarlo con sé
erano dei coltelli, ma rendere sconvolgente gli attacchi fu che gli stessi aeroplani dirottati
diventarono le armi usate per praticare violenza contro New York.
Prima dell’11 settembre, l’unico vero attacco alla sicurezza del territorio americano era stato
il bombardamento di Pearl Harbor.
Questi avvenimenti sconvolsero il mondo e provarono che la violenza poteva giungere da
qualsiasi direzione e colpire qualsiasi luogo della terra—>Nessuno è al sicuro.
I terroristi utilizzano la violenza contro i civili per raggiungere obiettivi politici. Il terrorismo
può essere impiegato da un gruppo che intende intende intimidire, forzare o manipolare le
opinioni di un altro popolo infliggendo violenza su civili innocenti .
Turismo è un fenomeno molto antico —> nel XIX secolo e all’inizio del XX secolo il
terrorismo assumeva per lo più la forma di atti violenti compiuti da movimenti nazionalisti che
resistevano all’occupazione straniera e cercavano di ottenere l’indipendenza.
Nella Russia di fine ottocento gli oppositori dello Stato zarista, o anarchici (=terroristi russi
della fine del XIX secolo) utilizzavano le bombe per uccidere funzionari statali con la
speranza di innescare la rivolta popolare.
Il gruppo internazionale più noto è Al Quaeda, fondato nel 1988 da Osama Bin Laden—>
questo gruppo estremista di islamici sunniti ha compiuto atti di violenza allo scopo di porre
termine alle influenze straniere sui paesi musulmani ed instaurare un nuovo Califfato
islamico.
Le azioni terroristiche dell’11 settembre sono un atto violento compiuto attori non statali,
indirizzato contro civili e finalizzato all’invio di un messaggio.
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Questi attori sono sempre esistiti, ma ciò che li ha resi sempre più pericolosi è la loro portata
potenzialmente globale e la letalità crescente della loro violenza.
Le tecnologie della comunicazione hanno permesso a questi gruppi di diventare
transnazionali e di organizzarsi a grande distanza. Essi possono operare da molto lontano,
inviando messaggi, denaro e agenti tutto il mondo.
Allo stesso tempo sono anche in grado di accedere a strumenti di violenza sempre più
mortali —> tutti questi sviluppi rendono gli attori non statali sempre più pericolosi.
Tutti questi nuovi sviluppi possono essere chiamati privatizzazione della guerra= idea che
lo Stato non detenga più il monopolio dell’uso effettivo della violenza. grazie all’avanzamento
tecnologico, i gruppi privati hanno sviluppato capacità sempre maggiore di fare guerra ed
esercitare violenza.
In passato, solo gli Stati erano in grado di ottenere accesso a bacini di violenza che poteva
rappresentare una minaccia per altre società.
Parallelamente, il sistema internazionale ha fatto pressioni sugli Stati, compresi quelli deboli
e in fallimento, spingendoli ad adattarsi al cambiamento e a fare i conti con un crescente
livello di incertezza.
Qual è il destino degli attori non statali?
Sembrano destinati a diventare sempre più efficaci nell’infliggere dolore le persone ma non
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saranno mai in grado di svolgere le funzioni di uno Stato, di garantire sicurezza e di offrire
una modalità alternativa di organizzazione della società e della politica.
Cambiamenti climatici
A contribuire al riscaldamento globale sono le emissioni nocive di CO2, ossido di azoto,
metano —> tutti questi composti sono definiti Gas serra —>effetto serra —>ovvero il blocco
di raggi infrarossi o radiazioni termiche che dovrebbero tornare nello spazio ma sono
trattenute nell’atmosfera a causa di questi gas.
L’effetto serra è un’esternalità negativa a livello globale derivata dal consumo principalmente
di petrolio e gas per automobili. Se lasciati incontrollati questi cambiamenti climatici
potrebbero portare a cambiamenti drastici per l’assetto mondiale (ad esempio si stima che
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se il livello dell’acqua dovesse salire il Bangladesh potrebbe rimanere sommerso oppure le
siccità in Africa diverrebbero sempre più frequenti e intense ). Chi soffre le conseguenze di
questi cambiamenti climatici sono soprattutto i paesi in via di sviluppo mentre i principali
responsabili sono i maggiori paesi sviluppati dell’Europa e del mondo.
Nel 1988 venne istituito il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) che è
un forum scientifico istituito dall’ONU che studia i cambiamenti climatici e i suoi effetti.
Le stime sul Bangladesh e Africa menzionate prima sono state effettuate dall’IPCC.
Alcuni paesi vogliono risolvere il problema delle emissioni nocive limitando le emissioni da
ad un livello standard (così facendo paesi in via di sviluppo come Cinae India sarebbero
svantaggiati). Paesi come USA e Giappone si stima che avranno un livello di emissioni
costante che potrebbe addirittura diminuire mentre paesi in via di sviluppo come Cina e India
si stima che in futuro avranno emissioni sempre crescenti (appunto perché sono in via di
sviluppo) e sarebbero dunque svantaggiati da questo tipo di limitazioni.
D’altro canto i paesi in via di sviluppo come Cina e India propongono di concentrarsi
maggiormente su chi siano stati e sono i paesi principali produttori di emissioni nocive fino
ad ora e sostengono che sia compito di questi paesi limitare le proprie emissioni visto che
storicamente sono stati paesi come USA, Giappone e Europa ad essere principali produttori
di emissioni nocive, inoltre i paesi in via di sviluppo sostengono che sia compito dei paesi già
sviluppati fornire tecnologie volte alla bassa emissione di gas nocivi.
C’è comunque alla base di queste due teorie la necessità di riconvertire le industrie e
purtroppo i costi di riconversione sono elevati e incidono sulla competitività dei beni.
Cambiamenti climatici possono ridurre le risorse idriche disponibili in paesi poco sviluppati e
che affrontano periodi di siccità e questo potrebbe causare una corsa all’accaparramento
delle poche risorse idriche rimaste che potrebbe sfociare in conflitti civili.
Determinismo ambientale:punto di vista secondo cui i cambiamenti dell’ambiente naturale
come quelli climatici portino necessariamente e automaticamente gli esseri umani a reagire
e potrebbero portare a conflitti violenti.
Assottigliamento dello strato d’ozono : principale causa del deterioramento dello strato
d’ozono sono i Clorofluorocarburi (CFC) che sono composti contenuti in bombole serioso,
estintori e refrigeranti dei condizionatori d’aria. Contrariamente ai cambiamenti climatici la
Comunità Internazionale come vedremo in seguito ha raggiunto un accordo multilaterale che
potrebbe invertire il processo di deterioramento dello strato dell’ozono.
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sulla Diversità Biologica.
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Nell’era nucleare le potenze non possono più fare la guerra per conquistare e dominare e
perciò le guerre totali sono oramai un ricordo del passato (L’ultima è la 2GM).
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che militarmente per non farsi cogliere impreparati.
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unilateralmente l’indipendenza per non scatenare la reazione cinese.
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alla tolleranza e a rispettare le visioni altrui, tutto questo anche in politica estera.
Se uniamo tutte queste considerazioni, ne viene fuori che al crescere dei paesi che
diventano democratici, la frequenza della guerra diminuirebbe e si andrebbe sempre più
verso l’instaurazione di una comunità di sicurezza mondiale.
Gli effetti pacifici della democrazia sono rafforzati anche dalla decisione degli Stati
democratici di inquadrare le loro Relaz.Int all’interno di istituzioni internazionali con regole e
processi da seguire. Inoltre la maggior parte degli Stati democratici sono anche Stati
capitalistici quindi ritengono che il libero scambio rafforzi ulteriormente la pace democratica.
RISCONTRI EMPIRICI A FAVORE:
• Robuste prove empiriche della tesi secondo la quale le democrazie non si fanno guerre tra
loro(difficile trovare guerre tra democrazie)
• Robuste prove empiriche anche all’presupposto secondo cui gli Stati non-democratici si
trasformeranno nel tempo in democrazie.
RISCONTRI EMPIRICI A SFAVORE :
• L’idea della diffusione della democrazia sta rallentando anche perché vi sono Stati
non-democratici che occupano un ruolo importante nell’assetto mondiale come ad esempio
Cina e Russia regressione democratica.
Alle sollevazioni rivoluzionarie contro i regimi non necessariamente fa seguito la
democrazia. Alle rivoluzioni possono seguire lunghe e sanguinose guerre civili piuttosto che
in una transizione verso la democrazia (es. primavere arabe).
Inoltre va ricordato che la democrazia non è un processo irreversibile: vi sono Stati che sono
divenuto democrazie salvo poi ritornare regimi autoritari (es. Zimbawe 1980 elezioni libere e
1987 regime autoritario.)
• Anche se è vero che le democrazie non si fanno guerra tra di loro, la transizione verso la
democrazia può essere pericolosa. Difatti i regimi di transizione da regime autoritario a
democrazia sono regimi instabili e aggressivi che tendono ad essere più propensi alla
guerra. Difatti i tentativi di democraticizzare Russia e Cina potrebbero portare ad effetti
preoccupanti per il sistema internazionale
• Il vero test per la teoria della pace democratica deve ancora venire, visto che il fenomeno
della diffusione democratica è molto recente quindi bisogna aspettare un po’ di tempo prima
di poter dire che la diffusione della democrazia è positiva e che le democrazie non si fanno
la guerra tra di loro.
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genera conflitto.
RISCONTRI EMPIRICI A FAVORE :
Vi sono alcuni elementi che supportano questa tesi come ad esempio le guerre balcaniche
dopo la dissoluzione del’URSS—> guerra tra Russia e Cecenia che voleva l’indipendenza, e
quella tra India e Pakistan per la regione del Kashmir.
11 settembre 2001 civiltà islamica vs civiltà occidentale
RISOCNTRI EMPIRICI A SFAVORE :
• In che misura le civiltà costituiscono soggetti politici che agiscono come un unico Stato? Si
potrebbe pensare ai rapporti tra UE-USA come esempio di civiltà funzionale, però ad
esempio all’interno della civiltà Sinica i rapporti tra Cina-Vietnam non sono stati idilliaci e
nonostante il giappone abbia affinità culturali con la Cina i due paesi sono sempre stati
nemici. Alcuni paesi della civiltà ortodossa, come Grecia-Bulgaria, che sono alleati della
civiltà d’occidente e quindi non formerebbero un’unità politica con la loro civiltà
rappresentano un elemento a sfavore della teoria, oppure i rapporti di conflitto tra i paesi
della civiltà islamica (es. Iraq-Iran) ...
• Anche se accettiamo la civiltà come entità politica, le relazioni devono essere
necessariamente di conflitto?
Vi sono esempi di civiltà diverse che cooperano come ad esempio Stati Uniti e
Giappone,che in passato erano rivali. Inoltre vi sono paesi nei quali le civiltà si combattono
tra loro, come ad esempio in Siria.
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attore così importante per le Relazioni Internazionali non riesca ad essere inquadrato nelle
categorie del modello induce a dubitare del modello stesso.
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