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non una semplice regolarit, ma un certo numero di cose collegate luna allaltra
secondo qualche modello (una relazione che contiene quindi
qualche principio riconoscibile)
che conduce a un particolare risultato, tale da promuovere
alcuni scopi o valori
Tre in particolare sono gli scopi primari che tutti i tipi di societ ne favoriscono il raggiungimento:
1. protezione dalla violenza
2. cercare di mantenere le promesse, senza il rispetto dei patti risulta difficile
concepire il fatto stesso che gli uomini prendano accordi per facilitare la
cooperazione sociale
3. assicurare che il possesso delle cose rimanga stabile per un certo grado
Essi sono:
1.
2. universali -> nel senso cio che ogni societ sembra tenerne conto.
obbligatori ( teoria del diritto naturale): quando sorgono dei conflitti tra questi e altri
scopi, come ad esempio nei periodi di guerra e di rivoluzione, non significa che le societ
devono comunque attribuire priorit a quelli primari.
convinto del fatto che lordine nella vita sociale possa esistere, in linea di principio, senza
regole,
e che sia meglio trattare le regole come strumenti, diffusi e pressoch onnipresenti (es.
regole/leggi che vietino lassassinio e laggressione, proibiscano la rottura dei contratti e
garantiscano la propriet) per la creazione dellordine nelle societ umane, piuttosto che
come una parte della definizione dellordine stesso.
2. Lordine internazionale
= modello di attivit che sostiene gli scopi elementari o primari della societ degli Stati, o societ
internazionale.
Stati = comunit politiche indipendenti ciascuna delle quali possiede un governo e stabilisce la propria
sovranit in relazione a una particolare porzione della superficie terrestre, e su un particolare
segmento della popolazione umana.
Una comunit politica che semplicemente rivendica un diritto alla sovranit (o che considerata
dagli altri detentrice di un tale diritto), ma che non pu affermare questo diritto nella pratica, non
uno Stato nel vero senso della parola
Es. i regni e i principati della cristianit occidentale medioevale non erano Stati: non possedevano i
due tipi di sovranit (non erano superiori a tutte le autorit allinterno, non erano indipendenti dal
Papa o dallImpero Romano).
Entit come queste finiscono al di fuori dellottica delle relazioni internazionali (= non le
relazioni tra nazioni ma tra Stati in senso stretto), configurate in una pi ampia teoria delle
relazioni tra potenze, in cui le relazioni tra gli Stati rappresentano un caso specifico.
un sufficiente contatto,
assumono ciascuno sulle decisioni dellaltro un impatto sufficiente a far si che ognuno si
comporti, almeno in una certa misura, come parte di un tutto.
Formano un sistema quando -> si trovano in regolare contatto gli uni con gli altri e in aggiunta si
verifica uninterazione tra essi sufficiente ad influire sui calcoli per il comportamento di ciascuno
Interazione diretta - quando sono vicini, o competono per lo stesso oggetto o collaborano
nella stessa impresa
Interazione indiretta - ciascuno deve trattare con uno stesso terzo Stato
Le interazioni tra Stati per mezzo delle quali si costituisce un sistema internazionale possono
prendere la forma:
della cooperazione,
dal conflitto,
1. sistema internazionale di Stati: quello appena descritto, sistema composto da Stati sovrani. Per
Wright e anche per Bull in questi tipi di sistema costantemente destinata ad esistere una potenza
dominatrice o egemonica (es. il sistema classico delle citt-Stato greche), con una perpetua contesa
su quale Stato debba essere egemone.
2. sistema a Stato sovrano: sistema in cui un solo Stato afferma e mantiene la propria prevalenza e
supremazia sugli altri. (es. relazioni Impero Romano - vicini popoli barbarici)
Distingue tra:
1. Stati primari: composto da Stati
2. Stati secondari: composti da sistemi di Stati (es. relazioni tra cristianit orientale, occidentale e
Califfato). Se in un sistema secondario ciascuno dei sottosistemi di cui formato contiene una
molteplicit di Stati, con un contatto e uninterazione tra di loro sufficiente, allora linsieme totale
forma un sistema di Stati primario.
Nel 1675 Pufendorf, trattato De systematibus civitatum: non si riferiva al sistema generale degli
Stati europei, ma a un particolare gruppo di Stati allinterno di quel sistema
il termine sistema fu applicato da scrittori del XVIII secolo come Rousseau e Nettelbladt e diffuso
da scrittori del periodo napoleonico (Gentz, Ancillon, Herren): nel momento in cui la Francia
minacciava di distruggere il sistema degli Stati e di trasformarlo in un Impero universale, essi
cercarono di portare lattenzione sullesistenza di un tale sistema, e anche di mostrare perch
valesse la pena preservarlo
Nel 1809: appare sistema di Stati per la prima volta, traduzione in inglese di unopera di Heeren
del 1809. Per questultimo il sistema non era semplicemente una costellazione di Stati, ma
implicava molto di pi della semplice connessione causale tra un certo insieme di variabili: unione
di Stati limitrofi, conformi per religione e cultura, vincolati tra loro per interessi reciproci,
pensando che farne parte comportasse interessi e valori comuni (per Heeren Napoleone stava
disintegrando definitivamente il sistema degli Stati europei)
Una societ internazionale presuppone un sistema internazionale, ma non il contrario 1, non per
sempre facile determinare la presenza o meno di una societ internazionale
es. palesi sono le citt-stato greche, i regni ellenistici dalla disintegrazione
dellimpero macedone alla conquista romana, il sistema degli Stati moderni, che
nacque in Europa ed attualmente esteso allintero pianeta).
Caratteristica comune per le societ internazionale che tutte sono fondate su una comune
cultura o civilizzazione: lingua comune, comune epistemologia e comprensione delluniverso,
una religione, un codice etico, una tradizione estetica o artistica.
Gli scopi elementari, primari, universali della societ degli Stati per avere un ordine
internazionale:
1. assicurare la permanenza della societ degli Stati come forma prevalente
dellorganizzazione politica universale, principali attori della politica mondiale e
principali portatori di diritti e doveri al suo interno. Vi sono state nel corso della storia
varie sfide e minacce, in particolare da parte di Stati dominanti (Germania nazista,
Francia Luigi XIV, forse Usa nel XX secolo) o anche da attori non statali (Sacro Romano
Impero, Papato, Nazioni Unite, attore violento nella crisi del Congo 1960-61), che
Due o pi Stati possono interagire tra loro in modo tale da costituire fattori necessari nel calcolo altrui, senza dover
per questo condividere valori o interessi comuni: es. la Turchia, fin dalla sua ascesa nel XVI secolo, aveva un ruolo nel
sistema internazionale dominato dagli europei ma non valori/interessi comuni; non fu accettata dagli Stati europei
3. la pace, universale e permanente, scopo subordinato agli altri due, che hanno insistito
sul diritto di ricorrere alla guerra per auto-difesa o per proteggere altri diritti. La pace
qui in netto contrasto con lesperienza storica reale = assenza di guerra tra gli Stati
membri della societ internazionale.
4. la limitazione della violenza che potrebbe portare alla morte o alloffesa corporale, il
mantenimento dei patti e la stabilizzazione del possesso per mezzo di regole di
propriet. Si cerca di realizzare questo scopo in diverse maniere: mantenere il
monopolio della violenza e di negare ad altri gruppi il diritto di esercitarla, accettano
alcune limitazioni al proprio diritto di usare la violenza (guerra giusta), il
mantenimento delle promesse rappresentato dai principi pacta sunt servanda e rebus
sic stantibus)
3. Lordine mondiale
= modelli o disposizioni dellattivit umana che sostengono gli scopi elementari o primari della vita sociale
allinterno dellumanit intesa come totalit.
Ordine internazionale
= ordine tra Stati, che per sono semplicemente raggruppamenti di uomini, e gli uomini possono
raggrupparsi in maniera tale da non formare Stati.
come membro della societ internazionale fino al trattato di Parigi del 1856 e forse non acquis una piena uguaglianza
fino al trattato di Losanna 1923
Un po di storia: Prima della seconda met del XIX non c stato alcun sistema politico che
abbia unito il mondo nella sua totalit. Il primo sistema politico globale ha preso la forma di
un sistema globale di Stati, arrivando a raggiungere un sufficiente grado di interazione tra i
sistemi politici di tutti i continenti del mondo.
Lordine mondiale pi esteso di quello internazionale poich ci si riferisce non solo a quello tra
gli Stati, ma anche a quello prodotto su scala domestica o locale allinterno di determinati Stati;
lordine mondiale pi importante perch le unit ultime della societ composta dallintero
genere umano non sono gli Stati (o le nazioni, le trib, gli imperi, le classi o i partiti) ma i singoli
uomini, che sono permanenti;
Lordine mondiale possiede una priorit morale sullordine internazionale, che se possiede un
valore, ce lha solo in quanto finalizzato allo scopo dellordine nellintera societ degli uomini.
Nonostante per molti lidea di ordine internazionale non esista, se non come aspirazione, e che la
storia delle relazioni internazionali consiste semplicemente in disordine e conflitto, per Bull:
o
attraverso la storia del sistema degli Stati moderni, si comprende che lidea della societ
internazionale sempre stata presente
i limiti dellidea di societ internazionale come guida alla pratica concreta degli Stati e la
natura precaria / imperfetta dellordine a cui essa d origine
1. Le relazioni internazionali:
a. stato di guerra di tutti contro tutti, unarena in cui ciascuno Stato si misura con gli altri,
gioco totalmente distributivo o a somma zero: gli interessi di ciascuno Stato escludono
quelli di qualsiasi altro.
b. La pace il periodo di convalescenza che sta tra lultima guerra e la preparazione di
quella successiva.
c. Le idee della moralit e del diritto sono valide solo nel contesto di una societ, ma non in
ambito internazionale dove lo Stato libero di perseguire i suoi scopi in relazione agli altri
Stati (politica estera degli Stati in una sorta di vuoto morale e legale).
d. Prudenza e interesse sono le sole regole, gli accordi possono essere stipulati ma anche
violati.
2. lessenza della politica internazionale risiede nei legami sociale transnazionali che uniscono i singoli
esseri umani, soggetti o cittadini degli Stati.
a. La comunit umana universale esiste solo potenzialmente e una volta realizza relegher il
sistema degli Stati nel dimenticatoio (gli interessi di tutti formano una cosa sola, quindi la
politica internazionale un gioco puramente cooperativo, i conflitti di potere esistono ma
solo a livello superficiale tra le classi dominanti).
b. Lessenza della politica internazionale il conflitto internazionale tra le ideologie, che
divide la societ umana in due campi: i fiduciari e coloro che intralciano la comunit
universale degli uomini
3. in ambito internazionale esistono imperativi morali limitanti la sfera dazione degli Stati di cui la
comunit umana internazionale il fine e loggetto del pi altro sforzo etico;
a. le regole che reggono la coesistenza e i rapporti sociali tra gli Stati dovrebbero essere
ignorate qualora lo richiedessero gli imperativi di questa pi alta moralit.
b. La 3 si pone a met tra la 1 e la 2: accettano che i sovrani o gli Stati sono le principali realt
della politica internazionale: i membri diretti della societ internazionale sono gli Stati e
non i singoli esseri umani.
c. La politica internazionale non esprime n un totale conflitto tra gli interessi degli Stati, n
una loro completa coincidenza, ma un gioco parzialmente distributivo e parzialmente
generativo
es. il commercio tra un Paese e laltro.
d. Gli Stati non sono vincolati solo dalle leggi della prudenza e dellinteresse, ma anche da
imperativi giuridici e morali, e dalla 2 essi non impongono il rovesciamento del sistema
degli Stati e la sua sostituzione con una comunit umana universale, ma piuttosto
laccettazione delle condizioni di coesistenza e cooperazione presente in una societ di
Stati.
Lidea groziana di societ internazionale sempre stata presente nelle riflessioni sul
sistema degli Stati.
Machiavelli, Hobbes, Bacono -> vedevano gli Stati emergenti confrontarsi nel
vuoto morale lasciato dalla res publica cristiana ormai in declino; scrittori fedeli al
Papato o allImpero (battaglia di retroguardia in nome dellautorit universale);
tradizione del diritto naturale.
per questi i valori fondanti per la societ sono cristiani, anche se la legge naturale, fonte
principale del diritto delle nazioni, confermata indipendentemente dallesistenza di Dio.
Per questi teorici della societ internazionale le relazioni tra le potenze cristiane erano
differenti rispetto a quelle con altre potenze, infatti esisteva il circolo pi ristretto costituito
dalla cristianit, che teneva a distinguersi (in particolare nei confronti degli ottomani), uniti
dalla legge della volont divina, dai costumi tramandati, dalle regole dello ius gentium, dal
canone e dal diritto romano.
non offrivano nessun chiaro principio guida in base a cui determinare quali fossero i membri
della societ internazionale, anche se erano i singoli individui, piuttosto che le loro
aggregazioni o gli Stati, i depositari in ultima istanza di diritti e doveri
invocando la legge naturale speravano di liberare il diritto delle nazioni dai condizionamenti
delle pratiche esistenti, eredit delluniversalismo della societ cristiana del Medioevo che
aveva perso il contatto con le nuove realt politiche
i primi internazionalisti ( Gentili) hanno difficolt nel concepire il principio alla base dei
successivi tentativi teorici di vedere la guerra tra Stati come istituzione della societ
internazionale, cio che la soluzione della guerra pu essere giusta allo stesso tempo per
entrambe le parti, e non solo nella loro opinione soggettiva, ma anche oggettivamente; cos
anche per i trattati, nonostante il principio pacta sunt servanda fosse confermato da tutti,
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dal loro consenso, i membri della societ internazionale appartengono a una certa
entit politica chiamata Stato
il principio di legittimit internazionale di Wight2 era dinastico, dopo le rivoluzioni divenne
nazionale o popolare: il matrimonio dinastico lasci posto al plebiscito, il principio patrimoniale al
principio dellautodeterminazione
1. le fonti delle norme da cui gli Stati erano vincolati: i teorici volsero dalla legge naturale al
diritto internazionale positivo, quindi non teorie astratte su ci che gli Stati avrebbero
dovuto fare, ma il corpo di leggi consuetudinarie e di trattati relativo a ci che gli Stati
effettivamente facevano
2. La definizione diritto delle nazioni, oltre ad escludere quella di diritto naturale, venne
ad indicare abbastanza chiaramente il diritto tra le nazioni e non il diritto comune a tutte le
nazioni; la transizione fu completata da Bentham nel 1789 quanto il termine cedette a
diritto internazionale.
3. ricorso della violenza legittima nella politica internazionale monopolio dello Stato
4. regole concernenti la validit dei trattati: nel XIX secolo la dottrina di Gentili (i trattati
restano validi solo finch le circostanza rimangono invariate) venne accettate con
laggiunta che spettava a ciascuna delle parti decidere se le circostanze fossero cambiate.
5. sovranit come attributo di tutti gli Stati, ponendo il riconoscimento reciproco come regola
basilare della coesistenza allinterno del sistema degli Stati; alcuni corollari: principio di non
intervento, regola delluguaglianza degli Stati rispetto ai loro diritti fondamentali,
autonomia nella giurisdizione domestica
questioni relative allappartenenza di diritto alla famiglia delle nazioni e a come la sovranit su un territorio o una
popolazione dovesse essere trasferita da un governo alaltro
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cess di essere considerata come una realt specificatamente europea e cominci ad essere
ritenuta una realt globale o mondiale.
Intorno al 1880 il giusnaturalista Lorimer scriveva che lumanit si divideva in civilizzata
(Europa, Americhe), barbara (stati indipendenti dellAsia) e selvaggia (resto del mondo),
che la stessa suddivisione fatta oggi dagli scienziati sociali tra societ moderne,
tradizionali e primitive.
Oggi la dottrina secondo cui la societ internazionale si fonda su una specifica cultura o
civilizzazione generalmente respinta, anche se va sottolineato che la societ internazionale
contemporanea possiede una base culturale, quella della cosiddetta modernit, intesa come
cultura delle potenze dominanti.
Esso sempre stato presente nel moderno sistema internazionale, impossibile pensare che:
lidea dellesistenza di regole comunemente accettate (il mutuo rispetto della
sovranit, dei patti e le norme che limitano il ricorso alla violenza),
di interessi comuni degli Stati e di istituzioni condivise rese da essi funzionanti (la
diplomazia e le istituzioni comuni),
ovvio che gli Stati sovrani non sono soggetti ad un governo comune, diversamente dagli individui
al loro interno, e che quindi esiste anarchia internazionale (Dickinson);
per Hobbes lanalogia domestica prende semplicemente la forma dellaffermazione che gli Stati o i
principi sovrani, come gli individui che vivono in assenza di governo si trovano in uno stato di
natura che uno stato di guerra.
Ma vi sono tre punti deboli nella tesi che gli Stati non formano un societ a causa della condizione di
anarchia internazionale:
1) il sistema internazionale moderno non somiglia interamente a uno stato di natura
hobbesiana, secondo il quale senza unautorit comune non sarebbero potute esistere
industrie, agricoltura, navigazione, commercio o altri tipi di progresso nelle condizioni di vita,
poich la forza e la creativit degli uomini sono concentrate nel provvedere alla propria
sicurezza nei confronti degli altri.
a. Ma lassenza di un governo mondiale non necessariamente un impedimento allo
sviluppo dellindustria e del progresso,
b. al contrario, le forze armate dello Stato, garantendo sicurezza nei confronti degli
attacchi esterni e del disordine interno, stabiliscono le condizioni grazie a cui
possono avere luogo dei progressi economici.
Solo una delle tre caratteristiche principali dello stato di natura hobbesiano pu essere
applicata alla condizione delle relazioni internazionali moderne, ossia la predisposizione
costante da parte di ciascuno Stato ad intraprendere la guerra contro qualunque Stato.
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3) lanarchia infine non riconosce i limiti dellanalogia con lambiente domestico, gli Stati dopo
tutto, sono molto diversi dagli esseri umani:
a. gli Stati non sono vulnerabili agli attacchi violenti nella stessa misura in cui lo
sono gli individui.
b. Per Clausewitz la guerra era solo un mal transitorio per il quale pu trovare
ancora un rimedio, infatti solo nel contesto creato dalle armi nucleari che
diventato pertinente chiedersi se davvero la guerra non possa essere qualcosa di
assoluto, unico colpo senza durata.
c. Inoltre gli Stati non sono vulnerabili in maniera uniforme rispetto agli uomini, ma
nella societ internazionale moderna c stata una persistente distinzione tra le
grandi potenze e le piccole (anche qui solo con la diffusione delle armi nucleari ci
si posti il problema se il pi debole abbia la forza sufficiente per uccidere il pi
forte).
Crolla dunque la tesi secondo cui, dal momento che gli uomini non possono formare una societ
senza governo, anche gli Stati non possono, non solo perch un certo livello di ordine pu di fatto
essere raggiunto dagli individui anche in assenza di un governo, ma anche perch gli Stati non sono
come gli individui e hanno maggiore capacit di dare vita a una societ anarchica.
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Questo interesse comune nel raggiungimento degli scopi elementari pu essere vago e
indeterminato, perci occorrono delle norme, = principi imperativi generali che obbligano
o autorizzano alcune categorie di persone o gruppi a comportarsi in determinati modi.
per non sono necessarie, infatti possibile, per esempio, che modelli
ordinati
di
comportamento
possano
essere
inculcati
con
il
condizionamento;
Esso si distingue dalle altre istituzioni dello Stato per il fatto di possedere il monopolio
pressoch completo delluso legittimo della forza stessa, fatta eccezione per certi residuali
diritti di auto-difesa concessi agli individui.
1. crea le norme ma nel senso che impone su di esse un imprimatur, un sigillo o
approvazione sociale
2. provvede a comunicare le norme a coloro che da esse sono vincolati
3. rende operative le norme (traducendole da principi generali in obblighi)
4. interpreta e attua le norme (attraverso luso e la minaccia delluso della
polizia/forze armate, sanzioni imposte dai tribunali
5. protegge le norme per mezzo di azioni politiche finalizzate a organizzare la
realt sociale (es. misure prese dal governo per pacificare il dissenso politico)
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la conformit alle norme ottenuta per inerzia e condizionamento, per mezzo di sanzioni morali
come lesposizione al pubblico ludibrio o alla pubblica riprovazione o per mezzo di sanzioni rituali o
soprannaturali.
Laddove queste sanzioni sono insufficienti a prevenire o a punire una violazione delle norme, vi pu
essere un atto di autotutela (self-help) da parte di gruppi allinterno della societ che magari
certificano linfrazione e tentano di ripristinare la loro applicazione.
Certo dipende anche da alcuni fattori contingenti che produrrebbero ordine anche senza interessi,
istituzioni, norme comuni -> es. equilibrio di potenza
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se allo stesso tempo non si specificato quali obiettivi o fini concreti gli Stati
perseguano (sicurezza, prosperit, obiettivi ideologici etc.)
4.2 Norme
o
Non possono avere uno status di diritto internazionale, di regole morali, di consuetudine o di prassi
consolidata, o pu trattarsi semplicemente di pratiche operative, di regole del gioco;
non insolito che una norma da regola operativa divenga prassi consolidata, raggiungere poi lo
status di principio morale ed infine essere incorporata in una convenzione legale.
lidea della societ internazionale individua negli Stati i suoi membri, nonch le
unit competenti a svolgere le funzioni politiche al proprio interno, comprese
quelle necessarie a rendere efficaci le norme principali.
ii.
iii.
la fonte principale delle norme sta nel consenso degli Stati, espresso nella
consuetudine o nei trattati.
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ii.
restringere il numero delle cause o dei fini per cui uno Stato sovrano pu
legittimamente cominciare una guerra
iii.
delimitare i modi in cui gli Stati sovrani possono condurre una guerra
es. stabilendo un principio di proporzionalit tra i mezzi e i fini perseguiti
iv.
v.
iii.
4.3 Istituzioni
Nella societ internazionale agli Stati sovrani che spetta svolgere la funzione di rendere efficaci le norme,
cos essi svolgono la funzione legislativa, o di creazione delle norme, garantendo ad esse il loro consenso.
o
ii.
amministrano le norme
21
iii.
iv.
v.
vi.
vii.
Nello svolgimento di queste funzioni gli Stati collaborano tra loro a vari gradi, in quelle che possono essere
chiamate istituzioni** della societ internazionale: equilibrio di potenza, diritto internazionale, meccanismi
della diplomazia, sistema di direzione delle grandi potenze e guerra.
**Per istituzione
Queste istituzioni non privano gli Stati del loro ruolo centrale nel compimento delle funzioni della societ
internazionale, ma sono piuttosto espressione dellelemento di collaborazione tra gli Stati nellesercizio
delle loro funzioni politiche, e allo stesso tempo, di mezzi che servono a sostenere questa collaborazione e
a moderare la tendenza a perdere di vista gli interessi comuni.
Lordine
non semplicemente uno stato delle cose, o una condizione reale o possibile della politica
mondiale,
1. Il significato di giustizia
Giustizia un termine di cui pu essere data solo una qualche definizione di tipo personale o
soggettivo.
1. Giustizia generale coincide con la condotta onesta o virtuosa Giustizia particolare,
cio quella che si distingue tra le altre; le domande di giustizia, qualunque sia la sostanza
dei diritti e dei privilegi in questione, sono richieste per un uguale godimento di essi: alcune
persone, tra loro indifferenti per altri aspetti, devono essere trattate come identiche in
relazione a tali diritti.
2. Giustizia sostanziale si fonda sul riconoscimento di norme che conferiscono alcuni
specifici diritti e doveri, politici sociali economici Giustizia formale riguarda una certa
applicazione di queste norme a determinate persone, indipendentemente dal contenuto
sostanziale delle norme stesse (es. luguaglianza di fronte alla legge)
3. Giustizia aritmetica attribuisce uguali diritti e doveri (es. il diritto degli Stati
allindipendenza e alla sovranit oppure il dovere di non interferire negli affari domestici
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degli altri) Giustizia proporzionale in cui diritti e doveri sono distribuiti in vista di un
certo fine, e quindi non possono essere uguali (es. dottrina secondo cui luso della forza in
guerra o nelle rappresaglie deve essere proporzionato alloffesa subita)
4. Giustizia commutativa o reciproca, si sviluppa su un riconoscimento di diritti e doveri per
mezzo di un processo di scambio e contrattazione in cui ciascun individuo o gruppo
riconosce i diritti degli altri in cambio del riconoscimento dei propri Giustizia distributiva
non si genera da una contrattazione ma da una decisione della societ nel suo insieme, alla
luce della considerazione del suo bene o interesse comune (essa pu portare spesso una
giustizia proporzionale pi che aritmetica, esigendo che i ricchi paghino tasse pi alte dei
poveri o che il forte lavori pi del debole).
Nel fare queste distinzione importante valutari quali attori o soggetti della politica mondiale sono
considerati titolari di diritti e doveri morali;
in tal senso possiamo distinguere tra giustizia internazionale/interstatale, giustizia individuale/umana,
giustizia cosmopolitica/mondiale.
1) l'idea della giustizia umana ha preceduto storicamente lo sviluppo delle idee della giustizia
internazionale o interstatale, e ha fornito forse la principale fondazione intellettuale a
queste ultime.
i.
Ci significa che gli Stati e le nazioni furono immaginati come detentori di diritti e
doveri perch le singole persone avevano diritti e doveri.
ii.
Gli Stati sono gli unici soggetti del diritto internazionale, e gli individui possono
costituire solamente un particolare oggetti degli accordi tra gli Stati.
Nel dibattito politico attuale giustizia internazionale >giustizia umana>giustizia cosmopolitica che
quasi non appare: la societ o comunit mondiale non esiste se non come mito, in potenza.
1) La gran parte dell'umanit politica non possiede i mezzi necessari alla socializzazione e al
reclutamento o all'articolazione e aggregazione degli interessi,
i.
nonostante
non
manchino
individui
gruppi
non-governativi
che
si
principalmente attraverso la visione degli Stati che siamo obbligati a cercare una
definizione del bene comune mondiale, e ci non pu che favorire un'ottica
distorta.
vero che la giustizia, in ciascuna delle sue forme, realizzabile solo nel contesto dell'ordine:
solo se c' un modello di attivit sociale in cui gli scopi elementari sono in qualche modo
garantiti, anche gli scopi pi avanzati possono essere assicurati.
Il contesto fornito dall'ordine internazionale ostile anche riguardo alle domande di giustizia
umana che rappresentano un elemento di grande forza nella politica mondiale attuale:
la societ internazionale riconosce quei diritti e doveri dell'uomo che possono essere fatti
valere anche contro lo Stato a cui appartengono i singoli esseri umani: in una situazione in
cui non c' accordo su che cosa siano i diritti umani e all'interno di quale gerarchia di
priorit essi debbano disporsi, il risultato potrebbe essere solo quello di destabilizzare
l'ordine internazionale.
qui che la societ degli Stati manifesta la sua convinzione che il valore dell'ordine
internazionale prioritario rispetto a quello della giustizia umana.
L'ordine internazionale non garantisce nessuna protezione generale dei diritti umani, ma
solo una protezione selettiva determinata non dalle qualit ma dai capricci della politica
internazionale
es. processo di Norimberga e nessun processo a russi e americani per guerra
fredda: l'idea di un processo dei crimini di guerra opera in maniera selettiva
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ii.
non solo oggi ci sono Stati e nazioni a cui sono negati i propri diritti morali e Stati
che non adempiono alle loro responsabilit, ma le istituzioni e i meccanismi che
sostengono l'ordine internazionale, anche quando svolgono bene la loro funzione,
necessariamente violano i principi ordinari della giustizia.
ad esempio il ruolo svolto nellordine internazionale dallistituzione dellequilibrio
di potenza (essa nega le pi comuni nozioni di giustizia, decretando la guerra
contro uno Stato il cui potere minaccia di diventare preponderante, ma che non ha
compiuto nessuna offesa morale o legale), della guerra (ruolo centrale nel
mantenere lordine internazionale e realizzare dei cambiamenti generalmente
ritenuti giusti, ma allo stesso tempo pu essere uno strumento di violazione del
diritto internazionale e destabilizzazione dellequilibrio di potenza), del diritto
internazionale (esso condanna laggressione ma una volta che questa ha avuto
successo cessa di essere condannata;
3) il conflitto tra diritto internazionale e giustizia endemico, poich il punto di partenza del
diritto dato da una serie di fits accomplis realizzati con la forza e con la minaccia della
forza, e legittimati dal principio che i trattati conclusi sotto costrizione sono validi), le
grandi potenze (ruolo chiave nel mantenimento dellordine internazionale, svolto per al
prezzo dellingiustizia sistematica nei confronti dei diritti degli Stati e delle nazioni pi
piccole).
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4) Non c incompatibilit generale tra lordine in senso astratto e la giustizia, ma tra le norme
e le istituzioni che oggi sostengono lordine allinterno della societ degli Stati e le
domande di giustizia:
i.
ii.
iii.
Dottrina conservatrice/ortodossa:
1. riconosce nella politica mondiale un conflitto costitutivo tra i valori dellordine e della giustizia,
2. attribuisce al primo una priorit sul secondo:
nella societ internazionale la coesistenza o lordine minimo il massimo che ci si pu
aspettare.
Dottrina rivoluzionaria:
1. basata sullidea del conflitto costitutivo tra il contesto attuale dellordine internazionale e il
raggiungimento della giustizia;
2. il rivoluzionario comunque non crede che il mondo finir e aspira a un ristabilimento
dellordine che garantir i giusti cambiamenti da lui auspicati, dopo un periodo di disordine
temporaneo e forse anche geograficamente limitato
Dottrina liberale/progressista:
o
riluttante ad accettare la necessit del conflitto tra lordine e la giustizia nella politica
mondiale,
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essa portata a vedere nella correzione delle ingiustizie il vero mezzo di rafforzamento
dellordine internazionale (es. abolizione dellapartheid migliore via per integrare gli Stati
neri africani nel sistema di pace e sicurezza);
Il conflitto tra ordine internazionale e domande per il giusto cambiamento sorge nei casi in cui non
c consenso su ci che la giustizia debba comportare, e deve quindi essere affrontata la questione
se la priorit vada attribuita allordine o alla giustizia.
Lautore sostiene che lordine sia desiderabile e degno di valore sia nelle relazioni umane che
nella politica mondiale: senza un modello di attivit umana che sostenga gli scopi
elementari/primari della vita sociale non sarebbe possibile raggiungere o preservare obiettivi pi
avanzati.
1. Lequilibrio di potenza
E la disposizione mediante la quale nessuna potenza non si trova nello stato di predominare e di imporre
la legge ad altre potenze (Vattel).
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Equilibrio di potenza:
semplice -> due potenze, es. Usa-Urss guerra fredda, esso richiede necessariamente una
parit in termini di potenza
complesso -> tre o pi, es. politica mondiale attuale con Usa Urss Cina Jap e potenze
europee;
equilibrio binario in cui una delle due parti persegue una politica volta a prevenire il
raggiungimento del predominio militare da parte dellaltro;
Una forma pi avanzata quella politica conosciuta come
conservare lequilibrio di potere -> gi usuale nel mondo antico Siracusa-Cartagine vs Roma,
ossia un equilibrio ternario in cui una potenza cerca di difendersi non soltanto attraverso
laumento della propria forza militare, ma anche prendendo posizione a fianco della potenza che
tra le due risulti pi debole.
Ulteriore passo: tale equilibrio di potenza non deve essere semplicemente generato dalle politiche
consapevoli degli Stati particolari, ma dovrebbe essere uno scopo consapevole del sistema in
quanto tale (tale idea emerse in Europa tra il XVII e il XVIII secolo, elemento di consapevolezza della
coalizione contro Luigi XIV, poi esplicita nel preambolo del Trattato di Utrecht 1713).
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lesistenza di equilibri di potenza locali ha operato nel preservare lindipendenza degli Stati,
difendendoli dal pericolo dellassorbimento o del dominio da parte di un potere localmente
preponderante
lesistenza di equilibri di potenza generali e locali hanno fornito le condizioni in cui hanno potuto
funzionare le altre istituzioni da cui dipende lordine internazionale (diplomazia, guerra, diritto
internazionale, primato grandi potenze)
Lidea che lequilibrio di potenza abbia svolto funzioni positive in relazione allordine internazionale ha
subito delle critiche
es. inizio XX secolo si credeva fosse causa di guerre e conducesse al disprezzo del diritto
internazionale.
Il paradosso: sebbene lesistenza dellequilibrio sia una condizione essenziale del funzionamento del
diritto internazionale, le misure necessarie al suo mantenimento spesso comportano la violazione
degli obblighi stessi del diritto internazionale:
1)
2) mentre le norme del diritto internazionale permettono luso della forza solamente per
riparare alloffesa ricevuta (Grozio), preservare lequilibrio di potenza esige luso o la
minaccia della forza contro un altro Stato, indipendentemente dal fatto che questo abbia
violato le norme del diritto.
Lequilibrio di potenza essenziale per lordine internazionale -> critiche a questa dottrina, vista
come parte di una teoria della politica di potenza:
ma davvero uno Stato che si trova in una posizione di predominio user sempre il
suo potere per imporre legge ad altri?
interrogativi implicitamente negati dallazione di quegli statisti che
sono stati alla guida delle grandi potenze e hanno dimostrato
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rispetto per i diritti degli altri solo grazie alle loro virt e alle loro
buone intenzioni
Acton:
il
potere
stesso
corrompe,
indipendentemente
dalle
2. non implica laffermazione che esse dispongano della stessa forza o della stesso tipo di
influenza o di potere, diversa a seconda dei vari scacchieri considerati, anche se magari
collegati (es. militare, economico, ideologico).
3. non esiste tra le grandi potenze nessun accordo che preveda il mantenimento di un equilibrio
generale di potenza come obiettivo comune, anche se Usa e Urss hanno sviluppato alcune
norme condivise per la prevenzione e il controllo delle crisi e per il contenimento dei conflitti;
4. non si fonda su una cultura comune agli Stati pi importanti oggi no tra Usa, Urss, Cina e Jap,
mentre ad esempio nel XVIII XIX secolo vi era una tradizione intellettuale condivisa e valori
comuni, in grado di moderare conflitti di interessi.
Ciascuno di questi malintesi sorge dal fatto che nelle riflessioni odierne lidea dellequilibrio di potenza
tende ad essere confusa con quella del sistema europeo dellequilibrio, in particolare con quello del XIX
secolo.
Attualmente lequilibrio di potenza sembra svolgere in relazione allordine internazionale tre funzioni gi
elencate nel paragrafo precedente.
una relazione di mutua deterrenza nucleare non richiede ci: per lobiettivo della
dissuasione richiede solamente che ciascuna potenza possieda una forza sufficiente a
colpire
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definito dalla mancanza effettiva di una potenza dominante e non semplicemente dalla
credenza che nessuno Stato occupi questa posizione
condizione fatta di credenze, di ciascuna parte che laltra abbia la volont e la capacit di
esercitare una ritorsione ad un livello sufficiente
in linea di principio due potenze possono dissuadersi lun laltra da un attacco nucleare
bluffando sulla loro volont/capacit
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Possiamo concepire un certo numero di cambiamenti abbastanza radicali nellattuale struttura politica el
mondo, che rappresenterebbero tuttavia semplicemente una transizione da una fase allaltra del Sistema
degli Stati, e non un superamento del sistema stesso.
Un mondo disarmato:
Gli Stati sovrani cesserebbero di possedere armi e forze militari, fatta eccezione per le questioni di sicurezza
interna....nei piani americani anche previsto, parallelamente, un simultaneo processo di consolidamento
di unautorit mondiale, nelle cui mani dovrebbe essere concentrata la forza militare.
Questo non comporterebbe comunque la scomparsa del sistema degli Stati, dellinterazione sistematica tra
di loro e del loro essere parti di una societ internazionale.
Solo SE ci fosse anche uno sviluppo di unautorit mondiale detentrice del controllo sulla forza e di una
legittimit politica sufficiente a minare la supremazia degli Stati nei loro stessi domini, allora si avrebbe
come conseguenza la scomparsa del primo di questi 3 attributi fondamentali.
Un mondo disarmato renderebbe la guerra materialmente impossibile ( argomento nella sua forma forte,
Livtiniov ), oppure, il massimo disarmo possibile renderebbe la guerra semplicemente meno probabile
(argomento nella sua forma debole ).
Tuttavia, la capacit fisica della violenza organizzata inerente alla societ umana, e non pu essere abolita
per trattato, vi sarebbe comunque intatta la capacit degli Stati di condurre una guerra ad un livello
primitivo.
-----> Tutto ci che un trattato di disarmo pu fare proibire certi tipi specifici di armi e forze armate, ma
ci non farebbe che aumentare limportanza strategica di qualsiasi elemento lasciato al di fuori della
portata del trattato.
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Il potenziale bellico di una nazione non risiede semplicemente nei suoi armamenti, ma nellintero
complesso delle sue risorse economiche, tecnologiche, demografiche etc...
Ci sono buone ragioni per sostenere che prima facie un mondo in cui armi sofisticate e forme avanzate di
organizzazione e tecnica militare sono abolite, garantirebbe una maggiore sicurezza riguardo alla guerra;
insomma, i conflitti avrebbero minori probabilit di scoppiare...si pu anche pensare che in queste
condizioni una guerra mondiale, qualora dovesse scoppiare, sarebbe meno catastrofica, perch sarebbe pi
lenta e pi costosa, comportando un grado minore di distruzione fisica.
Questa visione configurerebbe per un ordine mondiale di natura superiore a quello garantito dalla forma
contemporanea del sistema degli Stati.
-Come mantenere il pi alto livello di disarmo possibile, una volta che gli Stati siano riusciti ad ottenerlo?
Comporta un sistema che individui le violazioni del disarmo, e che garantisca la sicurezza delle parti
rispettose dellaccordo.
Tuttavia ci sono buone ragioni per credere che in un sistema di disarmo drastico, una violazione delle
regole con esito positivo, garantirebbe a chi la compie una posizione di predominio militare in relazione agli
altri Stati.
E in che modo lordine generale viene garantito? E un mondo ancora diviso in Stati sovrani, soggetto a quei
conflitti politici da cui un sistema come questo sempre stato caratterizzato, insomma lordine interno
avrebbe ancora tra i suoi requisiti, quello dellesistenza nelle mani del governo di una forza armata di
dimensioni sovrastanti.
In altre parole ci possiamo attendere che lo stesso tipo di questioni che sorgono riguardo al mantenimento
dellordine nelle attuali condizioni di un mondo pesantemente armato, potranno sorgere anche in un
mondo meno armato.
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Unaltra possibile struttura quella in cui ONU, o simili, divenisse la forza predominante nella politica
mondiale.
---> In cui la Carta ONU sarebbe osservata dagli Stati membri nel modo sperato soltanto dai pi visionari
fondatori dellorganizzazione.
Si tratterebbe della realizzazione della dottrina groziana dellordine internazionale, la quale immagina che
gli Stati, seppur opponendosi alla creazione di un governo mondiale, cerchino tuttavia di offrire una
soluzione alternativa al problema, attraverso una stretta collaborazione e una stretta aderenza ai principi
costituzionali dellordine internazionale a cui hanno dato il loro assenso.
-----> Il suo assunto centrale quello della solidariet, almeno potenziale, della maggior parte degli Stati del
mondo nel difendere la volont collettiva della societ internazionale di fronte alle sfide che le sono
portate.
Sarebbe una nuova fase del Sistema degli Stati, non la sua sostituzione.
Verrebbero poste restrizioni, abolendo del tutto il ricorso alla guerra per motivi politici da parte dei singoli
Stati, e promuovendo lidea che la forza pu essere usata legittimamente solo per perseguire gli scopi della
comunit internazionale.
---> Nel 1900 la dottrina neo-groziana si espressa nel Patto Societ delle Nazioni, che proibiva agli Stati
membri di entrare in guerra senza prima aver osservato le procedure stabilite, e Carta ONU, che proibisce
luso della forza o la minaccia della forza nei confronti dellintegrit territoriale o dellindipendenza politica
di qualunque Stato, o in qualsiasi altra espressione che non sia coerente con i fini dellorganizzazione.
Il principio di sicurezza collettiva implica che lordine internazionale sia fondato non sullequilibrio di
potenza, bens sul predominio di una potenza costituita da una combinazione di Stati che operano come
agenti dellintera societ internazionale, e che hanno il compito di individuare le possibili minacce al
sistema e di affrontarle nel caso in cui queste dovessero manifestarsi.
La formula solidarista promette una forma superiore di mantenimento dellordine poich cerca di fare della
forza esclusivamente o principalmente lo strumento della societ internazionale nel suo insieme. Essa
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comunque dipendente dalleffettiva esistenza di un grado sufficiente di solidariet tra gli Stati nel
riconoscere gli obiettivi comuni e nellagire in modo da promuoverli.
Nelle concrete circostanze del XX Secolo questa solidariet non esistita.
--Azione SDN contro Italia nel 1935, contro Germania in Finlandia, hanno messo a serio rischio lobiettivo di
prevenire un rovesciamento dellequilibrio di potenza da parte della Germania.
__>Molte potenze nucleari rappresenta una forma del sistema degli Stati pi adatta al raggiungimento
dellordine mondiale? Raggiungere gli obiettivi della pace e della sicurezza, generalizzando cos il fattore
della mutua deterrenza nucleare che ha contribuito a preservare la pace nelle relazioni tra USA e URSS.
Per Bull viene sopravvalutata la relazione di mutua deterrenza tra sovietici e americani, che comunque non
renderebbe la guerra nucleare impossibile, ma semplicemente irrazionale; non possibile poi assumere
che la diffusione di armi nucleari destinata a produrre un sistema a veto unitario.
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Esiste anche un argomento, secondo cui la diffusione delle armi nucleari, rendendo questi mezzi disponibili
a TUTTI, potrebbe promuovere la causa della giustizia internazionale.
Omogeneit ideologica
Un sistema di Stati caratterizzato da omogeneit ideologica, in contrapposizione alleterogeneit
prevalente nella fase attuale.
---> Ideologi rivoluzionari, abbracciano talvolta lideale di una societ universale che si sostituisca al sistema
degli Stati; accettano la visione di un mondo che ancora organizzato come un Sistema di Stati, nel quale
per ciascuno ha fatto propria la vera ideologia. ( Kant allinizio ci spera, poi perde la speranza, Marx
pensava che lo Stato fosse solo uno strumento della lotta di classe, e che in seguito a una rivoluzione
proletaria universale, lo Stato e il sistema degli Stati siano destinati a sparire ).
In ogni caso un sistema di Stati fondato su una singola ideologia, qualunque questa possa essere, e libero
da conflitti ideologici, sar molto probabilmente pi ordinato di quello che esiste attualmente.
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Aaron fa osservare la concomitanza delle guerre pi importanti e della massima eterogeneit ideologica nel
sistema degli Stati, tuttavia i periodi di omogeneit ideologica, si sono distinti pi per la tolleranza nei
confronti delle differenze ideologiche che per luniformit. E noi ci che abbiamo in mente una sorta di
Santa Alleanza universale, che capace di far prevalere ununica ideologia allinterno dellintero sistema
degli Stati; ci promette un alto grado di ordine domestico, dal momento che chiunque intenda sfidare il
sistema politico, economico e sociale prevalente, dovrebbe affrontare la societ degli Stati nel suo
complesso.
E a supporto del regime esistente possono sempre avere luogo interventi militari
Al di l del sistema degli Stati
3 attributi essenziali:
-
Un grado di accettazione di norme e istituzioni comuni in base a cui gli Stati possano dare vita a una
societ
Un Sistema senza societ ( manca il terzo )
Esisterebbero degli Stati, e linterazione tra loro su scala globale, solo che laccettazione di interessi e valori
comuni, e dunque di norme e istituzioni, verrebbe a scomparire; ci sarebbe comunicazione e negoziati, ma
nessun coinvolgimento in una rete di istituzioni diplomatiche; accordi, ma nessuna accettazione di una
struttura di obbligazioni giuridica internazionale. equilibri di potenza solo in maniera fortuita.
---> Quanti Stati dovrebbero rompere il patto della societ internazionale, prima che si possa dire che
questa abbia cessato di esistere? Alcuni Stati potrebbero continuare ad accettare norme e istituzioni
condivise.
Un sistema internazionale senza una societ internazionale gi esistito ( vedi Cap 1-2 ).
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E pu tuttavia contenere anche elementi di ordine, raggiungendo alcuni Stati un ordine interno anche in
assenza di norme e istituzioni nelle loro reciproche relazioni.
Ma di base sarebbe decisamente disordinato, esemplificando uno stato di natura hobbesiano.
Esistono ancora Stati sovrani, ma non sono in contatto e interazione tra di loro, e non interagiscono in
maniera sufficiente da potersi comportare come parti di un sistema.
Non sarebbe pi possibile per gli Stati di ciascuna regione nel mondo rappresentare con il proprio
comportamento un fattore determinante nei calcoli degli altri.
--->Un sistema di Stati globale cessa di esistere semplicemente perch ci sono alcune societ che sono
escluse da esso? ( Papa Nuova Guinea.)
E se esiste un alto grado di interazione a livello economico, ma non strategico?
Il primo sistema di Stati di estensione globale emerse non prima del 1800, e prima le alternative erano una
via pi alta verso il conseguimento dellordine mondiale?
Rousseau, un mondo di piccoli Stati auto-sufficienti, ciascuno capace di mantenere lordine allinterno dei
suoi confini, attraverso la realizzazione della volont generale della comunit, riducendo al minimo i
contatti con lesterno.
Cita anche Washington ( avere il minor numero possibile di contatti con lestero )
Anche Cobden la prescrisse...che credeva nel non intervento nel senso pi rigido e assoluto del termine.
Egli era contrario anche allintervento motivato da ragioni di interesse nazionale, come la protezione del
commercio o la preservazione dellequilibrio di potenza. ..contro le organizzazioni che si opponevano
allesistenza della schiavit negli Stati Uniti. Immaginava anche che lisolamento politico e strategico,
potesse coesistere con la loro interdipendenza economica.
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Insomma vero che linterazione sistematica tra gli Stati ha comportato alcuni costi, ma ha anche portato i
suoi benefici, come lassistenza al debole etc..
Un governo mondiale:
Non esistono gli Stati sovrani...sarebbe un impero universale basato sul dominio della potenza
conquistatrice; oppure un contratto sociale tra gli Stati, una sorta di repubblica universale fondata su
qualche forma di assenso e consenso.
--> Non c mai stato un governo del mondo, ma spesso c stato un governo supremo su buona parte di
ci che per coloro che erano soggetti costituiva il mondo conosciuto.
-->Argomenti a favore, attraverso un autorit suprema si garantirebbe lordine tra gli Stati, cos come tra i
singoli uomini allinterno dello Stato.
Oggi si dichiara anche spesso che il modo migliore per raggiungere lo scopo della giustizia economica di
ciascun individuo affidarsi allazione di un governo mondiale.
--->Argomento contro; si dimostra nocivo nei confronti della libert e dellautonomia; impone vincoli sulla
libert degli individui, i quali se il governo mondiale dovesse agire in maniera tirannica non potrebbero
chiedere asilo politico.
Un nuovo Medioevo
Stati sovrani scompaiono, e sono sostituiti da una versione moderna del tipo di organizzazione politica
universale esistente nellOccidente cristiano durante il Medioevo.
---->In quel sistema nessuno Stato e nessun governatore potevano dirsi sovrani nel senso moderno, ovvero
detentori di una suprema autorit sopra un dato territorio e sopra un dato segmento della popolazione
cristiana.
Ognuno era obbligato a condividere la sua autorit.
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Il sistema politico che ne risultava era fondamentalmente teocratico, e ci pu sembrare illusorio al giorno
doggi, tuttavia lo sviluppo di una versione moderna e secolare di quel modello non cos improbabile: un
sistema di autorit sovrapposte e di lealt multiple.
E riconosciuto il fatto che gli Stati sovrani oggi condividono il campo della politica mondiali con altri attori,
cos come nellepoca medievale lo Stato doveva dividere la scena con altre consociazioni..E se lo Stato
moderno dovesse spingersi sempre pi avanti nella condivisione delle sue prerogative con le autorit
politiche mondiali e regionali da una parte e con quelle locali dallaltra, allora potremmo dire che una forma
di ordine politico universale neomedievale ha preso il sopravvento.
Perch dovrebbe rappresentare una migliore soluzione al problema dellordine mondiale rispetto a quella
fornita dal sistema degli Stati? Perch si riuscirebbe a legare insieme tutti i popoli in una societ universale,
evitando allo stesso tempo quella concentrazione di potere inerente alla costituzione di un governo
mondiale.
I dubbi riguardano il fatto che non ci sia nessuna garanzia che un modello del genere possa dimostrarsi pi
ordinato e stabile di quello offerto dal Sistema degli Stati; ci potrebbero essere violenza e insicurezza pi
diffuse e continue..
Potrebbe anche svilupparsi unalternativa non conforme a nessun modello precedente di organizzazione
politica universale.
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