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Cosa è cambiato negli ultimi anni nella percezione dell’unione Europea come attore globale e come

modello di integrazione regionale?


Inizio anni 2000-> escono libri che elogia l’Ue come la nuova superpotenza, come sogno europeo di
contro al declino di quello americano etc.
Dieci anni dopo-> libri che hanno preso atto delle difficoltà dell’eu prevedendo anche catastrofi per
l’unione e la sua irrilevanza globale.
Cosa è successo?
All’inizio c’era stata la guerra in Iraq nel 2003, l’attacco alle torri gemelle. Guerra in Iraq-> provocato
la spaccatura dell’unione tra i vari SM, tra quelli pro e quelli contrari. Presagire dei problemi per
l’unità degli intenti anche nel futuro dell’unione. Nonostante tutto, in quel contesto con la fine della
guerra fredda sierano aperti nuovi scenari per l’Unione Europea; prima era dipendente e limitata
dagli stati uniti per esprire priorità proprie, con la fine della guerra possibilità di esprimersi.
Trattato di Mahstricht del 92-> lanciava un nuovo attore, veniva creata l’Unione Europea che era
qualcosa di più delle comunità europee precedenti; lanciava un nuovo attore non solo di natura
economica ma anche politica-> pesc-> avrebbe dovuto dare all’unione gli strumenti necessari.
Quello che stava emergendo era che la conc di politica estera dell’UE era ampia, che andava al di la
di una conc tradizionale di politica estera per quale si era sempre tirata le critiche addosso. Dagli
anni 2000 produsse la sua prima strategia di sicurezza-> 2003 “l’Europa sicura in un mondo
migliore”-> segnava una distixione rispetto al comportamento degli stati uniti-> l’UE avrebbe potuto
perseguire i propri interessi solamente curandosi degli interessi degli altri; significava riconoscere la
crescente interdipendenza del mondo-> gli interessi propri dell’ue sarebbero stati adeguatamente
perseguiti solo se ci si fosse fatti carico degli interessi collettivi, come la tut ambientale-> other
regards interests contrapposti ai self regarding interests. Othere regarding interests-> per
perseguire i propri un attore persegue degli interessi altrui e per questa via indirettamente si cura
dei propri interessi. Discorso molto chiaro nella strategia di sicurezza del 2003 dell’Unione Europea
e prende le distanze dal modus operandi degli USA di quel momento. UE-> descritto come attore
dell’interdipendenza; USA-> attore dell’indipendenza-> agire unilateralmente; isolazionismo e
unilateralismo-> ci immischiamo quando è necessario e lo facciamo unilateralmente senza essere
vincolati da altro. L’UE ragionava diversamente-> dobbiamo garantire un contesto globale più
stabile e anche più vivibile per gli SM e i loro cittadini e questo non si poteva fare se non rafforzando
il ml globale, le istituzioni internazionwele, sostenendo il diritto internazionale e perseguendo dei
beni pubblici internazionali.
Quindi l’UE appariva come l’attore del futuro dove il mondo era sempre più interconnesso.

Crisi che hanno colpito l’Unione Europea-> le cose cominciano a cambiare: crisi economica
mondiale, la crisi dei rifugiati, in una certa misura la crisi del covid che cistituisce un ulteriore tappa
di questo processo. La crisi eco finanziaria ha determinato un tracollo della solidarietà che è alla
base stessa del progetto stesso dell’UE, che si basa su un concetto di solidarietà politica, per cui gli
Sm sono disposti ai propri interessi particolare nel breve periodo sapendo che nel lungo periiodo ce
ne guafdagneranno tutti. La crisi eco fin -> ha prodotto una crisi di questa solidarietà politica e una
spaccatura tra i paesi del nord e quelli del sud dell’ue. Questa retorica di un aspaccatura tra nord e
sud ha influenzato la polica estera dell’ue-> all’esterno è passata un’idea di un’unione che predica
agli altri il ml, il regionalismo come strumento di soluzione dei problemi degli stati partner e del
sistema int nel suo complesso, ma doce proprio qiesto modello smebrava disgregarsio dall’interno.
L’immagine percepita dai paesi terzi è stat un’immagine di fallimento di questo modello.
Crisi dei rifugiati-> rilanciato questo declino della solidarietà politica dell’Unione Europea, ma su una
diversa direttrice, quella est-ovest, facendo leva su interessi egoistici di determinati paesei non
disposti ad accollarsi gli oneri collettivi posti da sfide comuni. Questo processo di disgregazoen di
solid politica ha avuto un ulteriore epilogo, quello della Brexit.
Covid-> fase successiva che ha riproposto di questa dinamica fra i paesi frugali e gli altri
Aspettative per quanto riguarda la politica estera dei cittadini europei-> dobbiamo prendere in
considerazione i risultati dell’eurobarometro del novembre 2019 (opinione pubblica su una serie di
temi) -> la traiettoria della fiducia dei cittadini nelle istituzioni europee ha subito un calo drastico
dal 2009. Quali sono le maggiori preoccupazioni degli europei a livello europeo: tra le priorità ci
sono l’immigrazione, il cambiamento climatico, il terrorismo, la situazione economica, l’ambiente,
la disoccupazione… interessante perché tutte queste voci sono legate alla politica estera dell’Unione
Europea.

23/09

Europa potenza normativa: potenza che diffonde delle norme a livello internazionale e che vengono
accettate dagli altri; logica alla base di un’espressione con cui è descritta l’Eu: Europa potenza
normativa-> diffondere nel mondo ciò che è normale nelle relazioni internazionali, cioè diffondere
principi, i propri valori, modelli di comportamento, standard tecnici. L’UE è stata definita come una
superpotenza regolatrice, cioè una potenza che di fatto attraverso alla sua propensione a regolare
all’interno impone standard all’esterno. Tutte queste logiche hanno cominciato ad entrare in crisi
con la crisi del 2008 in avanti. Si è cominciato a mettere in discussione la leadership dell’unione
attraverso l’esempio-> gli stati terzi dicevano venite a predicare a noi che dobbiamo evolverci con
criteri democratici, rispettare la good governance, lo stato di diritto e poi tollerate ciò che succede
in Ungheria, in Polonia. Questa disunità che si stava creando in unione europea e che poi ha avuto
come proprio climax la brexit per un certo verso-> il tema del leading by example cominciava a
vacillare. Il mondo non vuole imitare l’Unione Europea, ma di sicuro il mondo guarda a quello che
succede in Europa-> l’Europa ha una grossa responsabilità in quello che succede nel modno per il
semplice fatto che l’Europa è l meccanismo più avanzato di integrazione regionale che rompe con
certe logiche la logica di potenza, del conflitto.
Politica estera ue si è ritratta-> l’investimento da parte dei paesi europei e dell’unione stessa nella
politica estera si è ritratto-> cominciata a ritirare la spesa in cooperazione allo sviluppo perché le
risorse erano più utili in casa in quel momento. La logica che si concretizza negli other regarding
interests cominciava ad accorciarsi e quindi cominciato a previlegiare i self regarding interests-> l’UE
ha cominciato a diventare più aggressiva dal punto di vista economico commerciale nei confronti
degli altri paesi soprattutto i più deboli-> pensare soprattutto al benessere e alla crescita europea.
La popolazione vuole più politica estera dell’unione europea e non meno.

Ruolo dell’Unione Europea


1. Chi è un attore internazionale-> ha una connotazione diversa per i giuristi, i sociologi, i
politologi… per i giuristi-> è lo stato, cioè l’attore che possiede personalità giuridica

05/10/2020 -> di base ripete tutto quello che ha detto finora ma peggio

Covid-> momento di crisi le cui cause provengono dall’esterno. Ha fatto sì che l’Europa subisse un
grande shock; ci sono state conseguenze negative e positive sulle relazioni estere internazionali
dell’Europa.
Dinamica di relativo declino: assistiamo a un processo di multipolarizzazione delle relazioni
internazionali che riguardano non solo le potenze emergenti ma anche altre zone del mondo.
Riguarda soprattutto l’economia-> Global Europe 2050: rapporto che prende in considerazione
diversi scenari. Scenario ottimista: si basa su una risposta dell’UE per contrastare il declino.
Cosa significa questo relativo declino economico per l’Europa? È un quesito che tutti si stanno
ponendo.
Competizione globale-> non solo economica ma sempre di più politica. L’UE dovrà affrontare questa
competizione.
Ucraina-> aggressione da parte della Russia ad un paese col quale l’UE stava rafforzando le proprie
relazioni. Guerra di Crimea-> ha fatto capire che l’idealismo va accompagnato al pragmatismo.
Conseguenze degli accordi con l’Ucraina-> attrito con la Russia.

Ruolo internazionale-> tre approcci per capire l’actorness dell’UE; chi è un attore internazionale?
1. Per i giuristi: gli stati, unici attori che potevano concludere accordi internazionali, quindi
soggetti a obblighi e diritti relativi alle relazioni internazionali; l’organizzazione
internazionale. Attore è lo stato, cioè l’attore che possiede personalità giuridica.
2. Politologi realisti: statualità ma attenzione al potere-> gli stati non sono tutti uguali per i
politologi-> anche loro considerano come unici attori rilevanti in ambito internazionale gli
stati ma contano i differenziali di potere, per loro gli stati non sono tutti uguali (a differenza
dei giuristi): più uno stato ha potere e più è un attore nelle relazioni internazionali, sono i
differenziali di potere che contano; storicamente le organizzazioni internazionali per i realisti
non contavano nulla perché non avevano potere, non erano degli stati: non avevano potere
di natura economica, di natura politico-militare. I differenziali di potere sono importanti
perché gli stati si comporteranno nei confronti egli altri stati sulla base del potere che
detengono ma per soddisfare una necessità che è uguale per tutti: la sopravvivenza in un
ambiente ostile, cioè l’ambiente cosiddetto anarchico delle relazioni internazionali-> gli stati
si trovano in un contesto homo homini lupus, di conseguenza sono spinti a perseguire i propri
interessi e ad accrescere continuamente la propria potenza per sopravvivere e per
perseguire i propri interessi. Per i politologi realisti quindi l’Europa non conta nulla.

07/10/2020
3. Costruttivisti. Costruttivismo-> parte dalla sociologia e quindi dall’osservazione della società.
Regole sociali-> regole scritte, regole non scritte… Per far parte della società gli individui
obbediscono a queste regole, se non lo fanno ciò porta a dei costi; allo stesso tempo gli
individui concorrono a creare queste regole. Le regole si compongono con l’interazione fra
gli individui: il sentire sociale è rispecchiato nelle norme sociali.
Dibattito agente-struttura, fondamentale per i costruttivisti-> è l’idea che esista una
struttura composta di regole, idee che regolano il funzionamento della società; gli agenti vi
sono sottoposti ma concorrono nella costruzione di questa struttura. L’UE si regge perché ci
sono gli stati che interpretano le proprie relazioni in modo non belligero e tramite strumenti
di diritto.
Panopticon-> è un tipo di carcere ideata da Benthan, filosofo utilitarista. I vetri delle celle
erano fatti a specchio-> la guardia posta al centro poteva vedere all’interno delle celle ma i
carcerati non potevano vedere all’esterno-> la guardia, quindi, potenzialmente poteva non
essere presente-> il sistema dell’Ue si regge perché c’è un controllo rispetto a quello che i
membri fanno e non fanno, c’è una condivisione delle norme, c’è un controllo reciproco. Il
mondo non è immutabile e può essere cambiato dagli attori stessi.
Potenza normativa-> capacità dell’Unione Europea di forgiare ciò che è normale. Il termine è stato
ideato negli anni 2000 per spiegare che l’UE è un attore internazionale, esercita un’influenza pur
non essendo un attore classico-> normativa: capacità di diffondere norme intese come principi,
concetti, valori… quei valori che l’Europa cerca di diffondere. Potremmo dire che è anche una
potenza trasformativa.
Panopticon-> spiega in parte il funzionamento dell’UE
Categorie dell’attore:
1. Opportunità: il contesto strutturale di azione, contesto in cui gli attori si trovano ad
operare-> crea opportunità e vincoli rispetto a come l’Unione Europea può agire nel
sistema internazionale.
Caduta del muro di Berlino-> attenzione dell’UE ad est-> “tutta l’Europa è Europa”.
Capability Expectation Gap-> gap tra le aspettative che il mondo ha nei confronti dell’UE e le
capacità dell’UE.
2. Presenza: l’UE influenza gli altri attori solo per il fatto che esiste-> la presenza non ha a
che fare con la politica estera volontaria ma con gli effetti della presenza dell’UE: ciò che
fa presenta degli effetti all’esterno-> riesce ad esercitare un’influenza all’esterno in
termini di emulazione e imitazione e anche di competizione; dipende molto dall’identità
che l’UE ha e cerca di darsi.
Le politiche interne dell’Unione Europea hanno un’influenza anche sugli altri: Politica
agricola comune-> concepita per obiettivi interni, ha ricadute pesanti sugli attori terzi->
mezzo mondo è incazzato nero con l’UE.
3. Capacità: sono ciò che l’UE può fare sulla base della propria capacità di prendere
decisioni comuni e adottare politiche comuni-> strumenti che l’Unione Europea ha a
disposizione influenzano l’influenza che essa stessa ha.

12/10/2020

Politica Agricola Comune (PAC)-> è il tipico caso di politica che obiettivi interni ma ha delle ricadute
pesanti anche all’esterno-> proteste-> Europa egoista.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale il settore agricolo si era scoperto essere un settore strategico,
cioè era strategico garantire l’approvvigionamento dei prodotti agricoli; era interesse dei paesi
europei impedire lo spopolamento delle campagne e quindi impedire il declino dell’agricoltura-> gli
agricoltori dovevano essere aiutati: si cercò di garantire un’equa remunerazione-> per garantirla
dare sussidi-> i prezzi dei prodotti agricoli dovevano essere mantenuti artificialmente alti o più alti
rispetto a quanto sarebbero stati in un regime di concorrenza internazionale. 1° fase= fissazione dei
prodotti agricoli da parte della Commissione Europea (ha delle linee di prezzo per i prodotti agricoli)
-> ciò lo fa la Commissione Europea perché la PAC è una politica sovranazionale, gestita quindi da
uno degli organi sovranazionali dell’Unione Europea. Quando si tengono i prezzi artificialmente alti
succede che se il prezzo sale l’offerta sale e la domanda diminuisce; quando l’offerta aumenta c’è
una pressione sul prezzo a scendere-> come tenere prezzo alto? distruggendo l’eccedenza-> “le
montagne di burro e i laghi di vino”-> l’UE stoccava le eccedenze che poi venivano distrutte;
eticamente inaccettabile e ciò aveva dei costi enormi e provocava la fuoriuscita di risorse enorme-
> a una certa la PAC arrivava a drenare l’intero budget comunitario-> a un certo punto l’Unione
Europea introduce il sistema delle quote: gli stati ponevano delle quote per quanto riguardava la
produzione agricola-> ogni produttore non poteva produrre più di un tot, non poteva avvantaggiarsi
di questo regime di prezzi alti altrimenti avrebbe creato un danno all’Unione Europea. Scandalo
quote latte: è emerso perché ci si è resi conto che in realtà i produttori si avvantaggiavano di questa
situazione e tendevano a produrre in eccedenza; arrivavano le multe allo Stato italiano che venivano
fatte pagare dagli agricoltori-> proteste.
Conseguenze sulle relazioni tra UE e il resto del mondo: prezzo interno artificialmente alto-> non
esportiamo nulla; l’Ue per contrastare i costi molto alti aveva incentivato le esportazioni; per
colmare la differenza di prezzo tra interno ed esterno l’UE finanziava la differenza di prezzo. I prezzi
internazionali, dato che i prezzi interni sono alti quelli internazionali sono tendenzialmente più bassi,
quindi le esportazioni sono difficili se non impossibili-> l’UE finanziava questa differenza di prezzo; i
produttori esportavano ad un prezzo più basso e la differenza la pagava l’E<uropa e dava
finanziamenti ai produttori. Ne consegue una distorsione della concorrenza internazionale -> il
mercato era drogato con prodotti europei che tendenzialmente avevano un prezzo più alto ma che
erano esportati ad uno artificialmente più basso grazie alla PAC. Se il prezzo interno è più alto allora
le importazioni tendono a salire: quindi l’UE va verso il protezionismo e mette dei dazi-> per questo
era definita “Europa fortezza”, un’Europa aggressiva e difensiva-> impattava in modo grave sul
sistema internazionale per quanto riguardava i prodotti agricoli-> tensioni con i paesi terzi. Questa
competizione si aveva soprattutto con i prodotti concorrenziali rispetto agli altri paesi-> dagli anni
60 escalation di scontro e competizione commerciale. All’epoca era “Comunità Economica Europea”
(CEE)-> c’erano le proteste ad esempio degli USA che risposero con il protezionismo. Chi non poteva
rispondere allo stesso modo erano i paesi in via di sviluppo (PVS). PAC-> Uno dei grandi fattori di
incidenza negativa nel soft-power dell’Unione Europea.
Coerenza-> aspetto fondamentale della politica estera dell’UE.
PAC-> uno dei più grandi fattori di incoerenza della politica estera europea. Con la PAC l’Europa
diventa un grande esportatore-> gli Usa si incazzano e reagiscono, esattamente come fanno altri->
si innesca così una spirale di protezionismo
Ue grande esportatore: farina di frumento dal 24 (1963) al 62% (1980) del mercato mondiale; USA
dal 40 al 18%-> questa è la potenza della Politica Agricola Comune.

Capacità (punto 3 lezione precedente) -> la possibilità da parte dell’UE in termini di istituzioni, in
termini di politiche a disposizione dell’UE di portare avanti le proprie priorità all’esterno, quindi la
capacità dell’Ue di individuare le proprie priorità univoche in politica estera e la disponibilità di
strumenti politici e di strumenti istituzionali che possano portare a decisioni comuni; è legato al
tema della coerenza-> gli anglosassoni ne trovano due:
1. Coerenza orizzontale, o anche detta coherence-> capacità dell’UE di avere delle
proprie politiche con conseguenze esterne coerenti tra di loro; ad esempio la politica
per la cooperazione allo sviluppo e della PAC e di quanto esse possano essere in
conflitto fra di loro;
2. Coerenza verticale, o anche detta consistency-> coerenza delle priorità dell’UE e delle
politiche dell’UE con quelle portate avanti dagli stati membri-> politiche stati membri
coerenti fra di loro e coerenti con le priorità e la politica estera dell’Unione Europea
in quanto tale, in quanto attore sovranazionale-> costituisce una sfida soprattutto
nel caso di politiche riconducibili alla politica estera dell’UE che sono cosiddette a
concorrenza competente-> in un settore hanno una propria competenza sia gli SM
che l’UE in quanto tale (vedi politica cooperazione allo sviluppo)-> si mettono insieme
gli aiuti degli SM con quelli dell’UE-> politica a competenza competente-> implica che
per essere efficace ci deve essere una coerenza tra le impostazioni di questa politica
tra gli SM nel portarla avanti e gli orientamenti a livello di Unione Europea; stessa
cosa riguarda la politica ambientale.
Politica estera dell’UE: politica estera->più alta prerogativa dello stato, mira a salvaguardare e
promuovere gli interessi dello stato e la sicurezza in un ambiente anarchico.
• Guerra fredda-> dilemma della sicurezza particolarmente avvertito-> la sicurezza dell’UE era
garantita dagli USA e ciò provocava che gli europei avevano rinunciato a perseguire la propria
sicurezza e perseguire priorità proprie in materia di politica estera; di fatto gli USA
garantivano sicurezza ma si aspettavano che egli europei appoggiassero le priorità di politica
estera degli USA. Quindi nella costruzione della politica estera dell’Unione Europea c’era un
tarlo-> cosa penseranno gli Stati Uniti? Fissazione che alimentava divisioni in Europa e
impediva il perseguimento unitario di priorità proprie. Ciò cominciò a cambiare dagli anni 70
e ancora di più dopo la fine della guerra fredda-> la dipendenza si era relativizzata;
• Durante la guerra fredda l’Europa non poté perseguire la costruzione di una propria politica
estera tradizionale, cioè basata sulla diplomazia, sull’uso dello strumento militare … perché
era appannaggio degli USA e della NATO-> l’UE contestualmente ha cominciato a perseguire
una propria politica estera non tradizionale attraverso strumenti che facevano leva sul
mercato unico, come concludendo accordi internazionale di natura economica ma anche
politica con attori terzi (tipo paesi ACP, America Latina, Asia). Poi facendo leva sulla propria
politica commerciale, che è sovranazionale cioè gestita in modo unitario dalla Commissione
Europea e venne usata come leva per la politica estera dell’UE-> politica commerciale= dazi
o agevolazioni commerciali ad esempio, o il caso della condizionalità-> vi do dei vantaggi se
rispettate tutta una serie di condizioni che io vi pongo. UE ha cominciato a concludere
rapporti di natura commerciale e a legare tutta una seria di dimensioni di cooperazione con
questi paesi-> ha sviluppato un apolitica estera non tradizionale, ma una seria serie di altre
misure legate alla cooperazione allo sviluppo, all’aiuto umanitario, una serie di dimensioni
dove la polita estera dell’Unione è forte ed è più forte; quando la CEE a partire dagli anni 80
ha cominciato a concludere questi accordi e a perseguire questa politica estera non
tradizionale ci si è cominciati a chiedere che cosa potesse essere l’UE nelle relazioni
internazionali-> non è un attore tradizionale, non è una potenza tradizionale-> potenza civile
in antitesi a quello di potenza militare.
Potenza Civile-> termine proposto da Duchene nel 1972 e poi rilanciato negli anni 2000 da Mario
Telò-> potenza civile faceva riferimento ad un modello, cioè all’idea che all’interno dell’UE si era
proceduto alla civilizzazione dei rapporti internazionali-> si era prodotta comunità di sicurezza per
cui la guerra non era più considerata uno strumento utilizzabile nelle relazioni intraeuropee. Le
relazioni in Europa sono state civilizzate.
Possibilità di esercitare un’influenza nelle relazioni internazionali, di poter perseguire priorità
proprie anche senza essere una potenza militare-> attore non minacciose nei confronti degli altri
perché non aveva uno strumento militare-> perseguire le proprie priorità facendo leva anche sul
fatto che si poteva porsi nei confronti degli altri in modo non minaccioso; ha fatto di necessità virtù.
Non possiamo avere strumento militare perché USA-> perseguiamo un’altra politica. Ciò costituiva
una possibilità tanto più le relazioni internazionali si stavano evolvendo e l’interdipendenza giocava
un ruolo sempre maggiore. Attraverso politiche che si curassero entro una certa misura degli
interessi degli altri ha potuto portare avanti delle proprie priorità come attore internazionale pur
non essendo un attore di natura militare. Prima o poi però i conti con la mancanza di uno strumento
militare andranno fatti-> guerre nei Balcani, l’UE dopo la guerra fredda, col trattato di Maastricht
appena concluso, era un nuovo attore internazionale e poteva farsi carico di quello che succedeva
in Europa-> guerre nei Balcani-> la risposta dell’UE-> farsi carico delle crisi nei Balcani-> disastro
perché mancanza dello strumento militare.
PESD (98/99) -> nasce con l’idea di dotare l’Europa di uno strumento militare per la gestione dei
conflitti. L’dea di un esercito europeo per muovere guerra agli altri è fuori discussione; si può parlare
invece di contingente per portare avanti missioni di controllo delle crisi ma questo non ha a che fare
con la politica di potenza.
• Approcci intergovernativi vs. approcci comunitari-> La storia dell’Unione Europea dimostra
che in politica i due aspetti si sono collegati. In Europa si parla di due regimi di policy making,
il primo è quello intergovernativo, cioè sono gli stati che prendono decisioni
tendenzialmente all’unanimità e che si applicano agli stati-> regime tipico del regime della
polita estera di sicurezza comune e anche di altri ambiti. Non è il metodo che è normale nel
mercato unico-> qui vige il cosiddetto meccanismo comunitario che è più sovranazionale e
che si base su un equilibrio istituzionale tra Parlamento, Consiglio e Commissione-> la
Commissione in quanto organo sovranazionale che propone leggi, le norme e ha il
monopolio dell’iniziativa legislativa e solo lei può proporre delle norme; poi il Consiglio e il
Parlamento e il Consiglio adottano delle decisioni a maggioranza su un regime che ormai per
quanto riguarda il mercato interno avviene su base di parità-> parlamento e consiglio posti
su un piano di parità nel processo decisionale che si chiama di codecisione e
tendenzialmente quelle regole trovano applicazione direttamente negli SM; ci sono degli
ambiti della politica estera in cui vige il principio comunitario e degli ambiti in cui vige il
principio intergovernativo, come nella PESC. Principio comunitario-> in cui il parlamento ha
un ruolo maggiore, il consiglio non ha un ruolo esclusivo ma decide in codecisione al
parlamento e non all’unanimità ma su principio di maggioranza. Entrambi gli approcci
concorrono alla politica estera dell’UE in differenti ambiti e dimensioni della stessa.
Triangolo istituzionale parlamento-commissione-consiglio su cui si regge il processo
decisionale dell’UE è anche un triangolo geografico a Bruxelles.
Consiglio europeo diverso dal Consiglio, il primo è formato dai capi di stato?????
Consiglio Europeo che cosa è?!?!?!

13/10/2020

Gli approcci intergovernativi e quelli comunitari-> La politica estera è un continuum che magari si
gioca con il concorso di diversi processi decisionali, ad esempio l’imposizione di sanzioni-> ci deve
essere gli stati che decidono di porre insieme queste sanzioni. Le sanzioni sono strumenti di politica
commerciali, quindi decisioni comuni presi in ambito PESC; le sanzioni strumenti di politica
commerciale-> viene posto un embargo rispetto all’importazioni di merci ad esempio-> questo a
che fare con il commercio, chi è che gestisce la politica commerciale europea? -> è una politica
tendenzialmente sovranazionale, è la commissione che gioco un ruolo fondamentale e quindi
subentrano politiche di tipo sovranazionale; stessa cosa per quanto riguarda gli aiuti economici.
Budget dell’UE-> implica un protagonismo fondamentale della Commissione e del Parlamento.
• Obiettivi esterni vs. obiettivi:
-Interrelazioni (rapporto tra stati membri): non creare attriti oppure di prendere decisioni
che favorirebbero queste relazioni magari su altri piani;
-integrativi (influenzare l’integrazione europea): le decisioni che vengono prese in politica
estera spesso hanno come l’obiettivo di influenzare le modalità di integrazione europea, cioè
non tutti gli stati hanno idee convergenti a riguardo che cosa l’UE debba diventare; c’è chi
vorrebbe che l’integrazione europea portasse ad un attore politico e quindi rafforzare la
dimensione politica dell’integrazione, ci sono altri paesi che invece vorrebbero integrazione
solo di natura economica. Ciò può cambiare non solo tra stato e stato ma anche tra
amministrazioni di uno stesso stato. Tema dell’obiettivo ultimo dell’integrazione->
fondamentale per le singole decisioni rese in ambito di politica estera dell’UE;
-identitari (forgiare l’identità UE): alle volte decisioni o strategie vengono adottate a livello
di politica estera europea per affermare un’identità particolare dell’Unione Europea nel
mondo. Un attore terzo che vede delle decisioni prese dall’UE tendenzialmente non capisce
quali sono i drivers di queste decisioni perché la complessità dell’EU da renderla
imperscrutabile agli occhi degli attori terzi; naturalmente ciò impatta nel soft power
dell’Unione Europea.
Politica estera UE?
Dopo la guerra fredda
La crescita della globalizzazione ha portato dei cambiamenti di fondo; la caduta del muro di Berlino
ha portato ad una sua accelerazione. Globalizzazione-> growing global interconnectedness, quindi
un aumento dell’interdipendenza.
Dopo caduta muro il mondo non era più assoggettato alle divisioni ermetiche di natura politica che
avevano caratterizzato la Guerra Fredda.
Globalizzazione ha avuto impatto sulla politica internazionale e uno di questi impatti-> l’avvento
delle cosiddette nuove guerre-> si caratterizzano per aspetti conseguenza della globalizzazione->
prima di tutto non sono condotte solo dagli eserciti regolari-> guerre di nature civile con aspetti di
transnazionalità, cioè gli attori coinvolti sono spesso eserciti regolari, milizie private e si giovano di
un’economia informale e transnazionale per portare avanti obiettivi che non sono quelli della
conquista di un altro stato ma spesso sono guerre di natura etnica, i signori della guerra che portano
avanti i propri interessi particolari-> gli attori spesso sono non statali. Guerre in cui. La violazione
massiccia dei diritti umani non è un effetto collaterale ma sono vere e proprie strategie di guerra->
implicazioni di varia natura, non si possono gestire con gli strumenti tradizionali-> servizio militare
abolito perché la guerra era cambiata e per gestire guerre di questo tipo non sono necessari i grandi
numeri che si contrappongono con gli eserciti avversari, c’è necessità di competenze e
specializzazioni negli eserciti e armamenti più avanzati-> eserciti specializzati piuttosto che eserciti
di massa-> queste guerre non possono essere gestite come prima ma con un connubio di servizi
civili e militari. Guerre nei Balcani-> archetipo di queste nuove guerre; guerra in Bosnia ha messo in
luce come queste guerre non possano essere gestite solo con strumenti militari, ma necessità di
strumenti civili perché molto spesso sono legate a casi di fallimenti dello stato. Quando crolla la
sovranità dello stato-> disordine-> guerra.
Ci sono tre fasi che la letteratura ha identificato come fallimento dello stato: 1) stato debole, uno
stato che con difficoltà riesce ad esercitare la propria giurisdizione su parti del proprio territorio
(caso chiaro è quello dell’Italia, vedi le mafie che sono dei contropoteri), 2) stato fallito, quando di
fatto lo stato non esercita più il controllo su parti del proprio territorio (ad esempio la Colombia,
dove buona parte del paese era controllato dai Narcos), 3) stato collassato, collassa quando non c’è
più l’autorità centrale che esercita la giurisdizione (vedi caso della Somalia, soprattutto negli anni
90).
Queste guerre-> spesso nascono come guerre civili e poi diventano delle vere e proprie guerre
transnazionali; in Africa ad esempio non è infrequente che si sviluppino le cosiddette guerre a
grappolo-> uno stato viene interessato da una guerra civile e dopodiché ci sono flussi migrazioni nei
paesi vicini e portano la metastasi nei paesi vicini.
Le guerre di aggressione ci sono ancora però costituiscono solo una minima parte, quindi per gestire
queste nuove guerre è necessario certo lo strumento militare ma anche strumenti di natura civile
che ad esempio permettano di tenere in sento lo stato o ricostruirlo. L’uso della forza può comunque
essere necessario per la gestione delle crisi ma diversamente da come veniva utilizzata in passato.
L’UE è stata avvantaggiata da questo; quando ha cercato di intervenire in Bosnia-> dopo l’intervento
distruttivo degli USA l’UE ha potuto fare ciò che sapeva fare meglio: ricostruire-> unione europea
potenza civile.
La fine della guerra fredda ha aperto nuove strade all’UE per giocare un ruolo internazionale anche
nella gestione delle crisi a partire dagli strumenti che aveva e che ha costruito, cioè gli strumenti
civili di gestione delle crisi; è emerso anche come questo non fosse sufficiente-> l’UE doveva
sviluppare anche competenze militari, ma all’europea e non all’americana. Guerra spettacolo tipica
dell’America che non può essere usata dall’UE; con queste guerre chi ci va di mezzo è la popolazione
civile-> prima di tutto serve la tutela della società civile. Trasformazione del concetto di politica
estera che non è più soltanto diplomazia o utilizzo dello strumento militare, ma deve prendere in
considerazione le dimensioni civili che sono complementari-> comincia a produrre una modifica
rispetto alla politica estera.

19/10/2020

Peacebuilding: concetto nuovo inventato da Boutros Ghali e dalle Nazioni Unite per costruire la
pace, creare le condizioni per una pace stabile, o usato quando una pace intesa come tregua è stata
raggiunta e creare le condizioni affinché la guerra non torni. Questo è un concetto fondamentale
perché implica che ‘pace’ non si significa solo strumento militare ma si riferisce anche ad altri
strumenti dei quali l’UE dispone (ricostruire la società civile, apparati dello Stato…). Alla base del
peacebuilding ci sono tre concetti che devono stare insieme: peace, democracy e boh (sono alla
base dell’azione internazionale). Questo paradigma è uguale a quello dell’UE, per questo motivo
l’UE è a supporto delle Nazioni Unite. Tale paradigma liberale è posto sotto attacco da altri Paesi
che vogliono cambiare.
I problemi presenti diventano problemi globali (per effetto della globalizzazione, per esempio il
covid). Per far fonte a questi problemi transazionali (chiamati da lui ‘problemi senza passaporto’)
bisogna, a sua volta, adottare risposte di natura transazionale. Americanizzazione del mondo,
occidentalizzazione del mondo, timori che sono stati cavalcati in alcuni momenti di islamizzazione
delle nostre società: pericolo per la sicurezza societaria (insicurezza societaria): si basa molto sulle
percezioni. Globalizzazione liberale.
Per affrontare queste vulnerabilità e questi problemi globali che costituiscono delle sfide per l’UE si
ha una necessità di più politica estera, ma di tipo diverso (non un affare di diplomazie e uso della
forza militare). Si devono prendere in considerazioni due dimensioni della politica estera che
tendono a fondersi nel contesto della globalizzazione:
1. Relazioni esterne collegate al mercato unico, portate avanti con il protagonismo della
Commissione e del Parlamento europeo. Mantenere relazioni con quegli attori, senza
spingerli a modificare il loro comportamento.
2. Politica estera tradizionale. Idea che la politica estera sia uno strumento teso ad influenzare
l’ambiente e gli attori terzi, in modo da spingerli a comportarsi come l’attore vorrebbe. La
politica estera tradizionale è un pilastro della politica estera di sicurezza comune.
Nel contesto della globalizzazione non si può pensare ad una politica estera nella quale gli strumenti
non siano tutti messi insieme. Una politica estera moderna deve avere diversi strumenti di natura
multidimensionale: l’obiettivo fondamentale delle politiche estere post-guerra fredda è di costruire
o modificare strutture (intese in termini di regole del gioco, di regole condivise che regolano
l’economia, la politica di uno stato terzo e del sistema internazionale). Le guerre nei Balcani hanno
messo in luce quanto questo sia un aspetto fondamentale (contrapposizione bipolare-basi per
l’instabilità economica, politica, ecc..). L’UE si riferisce ai Paesi che stanno a sud come “l’arco
dell’instabilità” (nel contesto post-guerra fredda è fondamentale la stabilizzazione a cominciare dai
Paesi nelle aree contigue e poi nel resto del mondo).
Il processo di stabilizzazione è più importante dell’utilizzo dello strumento militare. L’utilizzo della
forza è utile per risolvere situazioni di conflitto, ma non è sufficiente. L’UE ancora non è in grado di
utilizzare lo strumento militare. La politica estera diventa qualcosa di molto più ampio rispetto alla
politica estera internazionale.
• Politica estera tradizionale: politica estera che è orientata verso Stati, sicurezza militare, crisi
e conflitti. È di tipo reattivo. Ha il proprio focus nel “qui e ora”.
• Politica estera strutturale: politica estera di lungo periodo che cerca di influenzare o creare
strutture politiche economiche, di sicurezza, mentali sostenibili. Questo vuol dire andare ad
influenzare le regole del gioco all’interno degli Stati terzi, nelle loro relazioni o anche nel più
ampio sistema internazionale. (Per esempio, una struttura politica è la democrazia, una
struttura economica è il libero mercato).
L’UE vuole trasformare le strutture coerentemente con i propri valori e con un obiettivo: la
stabilizzazione. La stabilizzazione è un concetto che dovrebbe legarsi anche a quello di stabilità e
legarsi ai valori dell’UE. Diffondere valori è il modo migliore per produrre stabilità. Non è detto che
queste due cose vadano a braccetto (es. caso della Libia, dove si è cercato di portare la democrazia
togliendo un dittatore. Questo ha portato stabilità? No.)
La politica estera strutturale tenta di modificare le strutture vigenti all’interno del Paese nelle
relazioni o le strutture del sistema internazionale nel suo complesso. Quando l’UE cerca di
diffondere il proprio modello di regionalismo, porta avanti una politica estera strutturale a livello
delle singole regioni, ma sta portando avanti anche il processo globale, perché propone uno
strumento volto a far sì che le guerre spariscano da quelle regioni. Allo stesso tempo, questo implica
anche il fatto di modificare anche le strutture del sistema internazionale. Questo verrebbe
modificato perché non sarebbe più abitato da Stati ma da gruppi regionali in cooperazione tra di
loro e la logica sarebbe quella di un sistema internazionale multiregionale.
Es. di politica estera: allargamento. La caratteristica fondamentale della politica estera è che è di
LUNGO PERIODO. L’UE ha questa parte di politica estera dove è più forte, ma si gioca lontano dai
riflettori, che sono puntati su giochi diplomatici, ecc… Nonostante questo, le trasformazioni di lungo
periodo sono più importanti della diplomazia e dell’uso militare.

20.10.2020

Lezione di BRUNO MARASÀ, già consigliere politico e capo dei consiglieri politici presso il gruppo
Socialisti democratici del PE per quanto riguarda la politica estera, poi direttore dell’ufficio del PE a
Milano.
Commissione AFET (la quale si divide poi in due sottocommissioni, una per i diritti umani e l’altra
per la sicurezza e la difesa) del PE.

UE è essa stessa un progetto di pace.


La PESC rimane ancora nell’ambito della dimensione intergovernativa; vige la regola dell’unanimità
e ciò compromette quello che l’UE potrebbe fare in termini di influenza nelle relazioni internazionali
e nei conflitti aperti.
Ogni sessione mensile del PE era diventata norma il fatto che si facesse almeno un dibattito di PESC
con la presenza dell’Alto Rappresentante. Il focus sulla realtà mondiale, i sui sviluppi, le crisi, le
opportunità legate all’evoluzione della realtà internazionale sono sempre stati importanti per il PE,
ciò è legato anche agli orientamenti politici: è paradossale il fatto che l’UE, come tale, non riesce a
parlare spesso con una sola voce in merito agli scenari di crisi più importanti (es. Libia e Siria), però
come accade anche per altre questioni attinenti ai lavori del PE; l’assenza di una maggioranza
predeterminata/fissa (che rispecchia più o meno le linee dei governi degli Stati membri) permette
al PE di fare dibattiti più aperti, approvare risoluzioni e relazioni aperte, cioè che andavano anche
oltre le politiche dei vari Stati membri (es. processo di pace in Medio Oriente per la questione
Israelo-Palestinese, anche se non ha avuto successo) però il PE con le sue iniziative/attività di
“diplomazia parlamentare” su quel tema lì ha fatto sì che ci fosse una convergenza molto ampia, di
stragrande maggioranza che, di volta in volta, approvavano risoluzioni o prendevano decisioni in
merito all’invio di delegazioni o promuovevano l’invito di personalità importanti all’interno del PE
(es. presidente del parlamento israeliano e del consiglio palestinese, evento storico, intervenuti
nella medesima seduta plenaria) il PE ha una dinamica interna che non necessariamente è costretta
dai limiti di accordi negoziali fra i partiti di governo, la stessa logica di destra/sinistra in termini di
politica estera è sempre stato superato in maniera positiva -> rimando al fatto che l’UE stessa è un
progetto di pace, i cui obiettivi sono sanciti nei Trattati sui quali essa si basa. Il PE si è conquistato
anche poteri che prima non aveva con l’evoluzione dei trattati; idem la politica estera. Il PE
nell’ambito della PESC, a seguito dei lavori del Consiglio dell’UE, può consultare e in un certo senso
decidere (il c.d. potere di borsa) come spendere i soldi in merito “all’entrata in azione”: decide le
quote di bilancio (es. dopo il trattato di Lisbona, con l’istituzione della SEAE, il PE ha svolto un ruolo
molto importante: il servizio è finanziato dall’UE e quindi le sue spese rientrano nel bilancio UE, il
PE ha ottenuto di dire la sua sul negoziato di composizione del SEAE, ha concretamente negoziato e
ha ottenuto che la proporzione tra i funzionari SEAE provenienti dalla Commissione europea (DG
esterna), del Consiglio, e i funzionari distaccati dai ministeri degli esteri nazionali fossero
proporzionati. Quando un nuovo ambasciatore dell’Ue viene nominato da un governo nazionale,
deve essere approvato dalla commissione affari esteri del PE.
Il PE è politica estera? Non nascondiamo che esiste un’incongruenza sostanziale per il fatto che la
politica estera, nei momenti decisivi, è fattore di rilevanza nazionale e di competenza degli stati
membri -> è infatti necessaria l’unanimità per approvare una linea comune di politica estera.
Il PE è l’istituzione dell’UE più attenta al rispetto dei diritti umani, alla democrazia, allo stato di
diritto, ecc. tanto più che è percepita dagli attori terzi come una “mosca fastidiosa”, specialmente
da coloro che hanno problemi legati a questi aspetti. Questa attenzione del PE deriva dal fatto che
tali principi sono quelli guida dell’UE, sono i valori fondamentali su cui essa si poggia e tutti i rapporti
con attori terzi, di ogni natura, si basano innanzitutto sul rispetto di tali valori.
Il PE condivide con la Commissione la possibilità di osservazione delle elezioni, che viene fatto con
il consenso del Paese terzo presso il quale si stanno svolgendo le elezioni; l’UE si occupa di verificare
se principi democratici e di rispetto dei diritti umani vengono rispettati (es. Venezuela ha chiesto
l’osservazione delle proprie elezioni al PE). Tale osservazione da parte del PE viene fatto così: dopo
un accordo per osservazione di elezioni, la commissione stabilisce una commissione di lunga durata
che lavora sul registro degli elettori, i mezzi di comunicazioni, ecc. che siano fair and free, la
consuetudine è che il presidente di tale commissione di lunga durata (in genere 1 anno) deve essere
sempre un parlamentare europeo così anche il PE è coinvolto in tale processo. Intersezione che si
determina abbastanza regolarmente, non tanto per i poteri che ha in sé con il PE quanto per il fatto
che il PE ha un ruolo e una funzione importante anche per le relazioni esterne dell’UE: conta molto
ciò che dice.
Delegazioni esterne del PE: quando un Paese stringe delle relazioni con l’UE, c’è un capitolo
destinato alla dimensione parlamentare: si prevede una commissione parlamentare ista fra il PE e il
Paese terzo in questione (delegazioni che fanno parte integrante del sistema di relazioni che si è
convenuto di gestire con questi Paesi), che si riuniscono con frequenza che può variare da ogni mese
a ogni anno e tali incontri permettono di avere una visione molto chiara circa le circostanze in atto
nel Paese in questione, es. delegazione PE-Turchia.

27/10/2020

Con la fine della guerra fredda era necessario mettere insieme diversi strumenti per aver un impatto
nelle relazioni internazionali e affrontare le nuove sfide post guerra fredda.
Per l’UE era necessario porre in essere strumenti non militari ma di tipo civile per porre in essere
condizioni di pace stabile; nonostante ciò, quelle guerre avevano mostrato come lo strumento
militare fosse comunque necessario.
Guerra in Bosnia-> subappalto di natura militare che l’UE ha dato agli Stati Uniti-> provocato serie
di problemi tra Europa e NATO-> l’Unione Europea se non voleva ridursi a subappaltare la
risoluzione della crisi agli USA doveva elaborare una propria politica estera. CPE-> primo tentativo
di porre in essere una politica estera convenzionale europea-> capacità di influenzare attori
attraverso strumenti diplomatici e militari, politica estera orientata a concetti di “attori”, “conflitto”,
“evento”. Doveva essere completata con un approccio orientato al lungo periodo.
Politica estera strutturale, esempio-> quella per democraticizzare i paesi usciti dalle guerre dei
Balcani o dei paesi africani.
USA-> avevano usato il piano Marshall e l’OECE come strumento per cambiare il modo in cui i paesi
europei si consideravano-> non come minaccia ma come paesi con cui collaborare, tipo Francia e
Germania.
OECE-> nata nel ’48 promossa dagli USA per spingere i paesi per collaborare a gestire i fondi del
piano Marshall -> testimonianza di politica estera strutturale.
Politica strutturale-> modifica le strutture degli stati terzi nelle relazioni reciproche a livello di
sistema internazionale.
Allargamento della politica strutturale.
Si produce quella che è chiamata europeizzazione.
Politica estera strutturale-> è una politica estera di lungo periodo, quindi meno visibile ma l’impatto
non è minore; questa politica è stata criticata, ha pesanti limiti, non è perfetta.
Politica estera strutturale-> trasformare la cultura politica di un altro paese; trasformare un attore
terzo, anche nell’allargamento dell’Unione Europea.
Relazioni potere e gap normativo-> contano in questo contesto.
Questo tipo di logica non è meno importante rispetto alla politica estera tradizionale, ma in quella
tradizionale ci sono più limiti.
Concetto della legittimità-> processo trasformativo deve essere percepito come legittimo da un
paese terzo e deve percepire che l’UE porta avanti misure non egoistiche-> attenzione a issues
immateriali-> cultura, credenze, identità e legittimità-> “vincere i cuori e le menti”.
Regime change è diverso da democracy promotion.
Politica estera dell’UE-> focalizzata su tutti e tre i pilastri del trattato di Maastricht-> tre pilastri più
interazioni con politiche estere dei paesi membri (-> no PESC/PESD, no politica estera europea, no
somma delle politiche estere nazionali).

Politica estera UE: sintesi storica


Egemonia statunitense
Concetto di egemonia-> Gramsci-> ha applicato il concetto alle relazioni internazionali-> la teorizza
come fatta di dominio e consenso-> dominio= hard power, potere militare e economico, quindi
supremazia politica malitare ed economica; consenso= soft power, influenzare le decisioni altrui,
determinare la volontà altrui.
“Lo stato egemonico determina la volontà altrui e non ne è determinato, perché la linea politica è
fondata su ciò che vi è di permanente e non di casuale e immediato e nei propri interessi e in quelli
delle altre forze che concorrono in modo decisivo a formare un sistema di equilibrio”
Consenso-> necessario per una potenza egemonica-> deve essere visto come attore legittimo e che
ha quella posizione legittimamente-> far percepire agli altri che è conveniente essere governati da
quella potenza egemonica.
Hard e soft power concorrono a costituire la potenza egemonica ma il loro usa è inversamente
proporzionale.
Ideologia-> ha permesso nel tempo agli USA di esercitare la propria potenza egemonica.

03/11/2020

Differenza tra regime change e democracy promotion-> caso dell’Iraq-> regime change adottato
come strumento di esportazione da parte di George W. Bush-> cambiare le caratteristiche del
regime e rovesciare chi sta al potere e che impersonifica quel regime-> regime change non
necessariamente posto in essere per portare la democrazia ma può essere benissimo uno strumento
che addirittura sovverte le logiche democratiche, quindi utilizzo anche di strumenti di
destabilizzazione di quel regime.-> può essere strumento per sovvertire regime e portare la
democrazia oppure no.

Egemonia
Capacità di una potenza egemonica di essere riconosciuta come modello, funzionale far apparire
agli altri che è conveniente trovarsi in una posizione subordinata ad essa-> caso degli Stati Uniti.
Altro aspetto-> fornitura dei beni pubblici, altro modo attraverso la potenza egemonica fa apparire
ai paesi terzi che per loro è conveniente trovarsi in quella posizione. Beni pubblici-> offerti a tutti
indistintamente; se prendiamo gli USA dopo la Seconda guerra mondiale possiamo isolarne alcuni
che sono stati forniti attraverso particolari organizzazioni internazionali da loro promosse e
controllate.
ONU è al centro di un ordine egemonico creato e controllato dagli USA:
-Nazioni Unite: sicurezza;
-Banca Mondiale: ricostruzione e sviluppo;
-Fondo Monetario Internazionale: stabilità monetaria-> sistema di Bretton Woods che si basava sul
dollaro e sulla convertibilità del dollaro in oro-> gli USA si impegnavano a garantire questa
convertibilità e a dare una stabilità monetaria e di cambi fissi con tutti i paesi che facevano parte;
-GATT: libera circolazione delle merci, l’obiettivo era quello di garantire la liberalizzazione delle
merci attraverso l’abbattimento graduale dei dazi doganali;
-FAO: cibo e alimentazione.
Tutte queste organizzazioni sono state promosse dagli USA e controllate da loro. Le Nazioni Unite-
> uso del veto all’interno delle nazioni unite-> nel primo decennio di vita dell’organizzazione l’URSS
ha posto il veto 80 volte, gli usa 2-> perché? Il problema era che l’URSS era marginalizzata all’interno
delle nazioni unite. I due terzi dell’assemblea generale erano allineati con gli Stati Uniti.
Nazioni Unite-> promosse dagli Stati Uniti per garantire il bene pubblico della pace e della sicurezza.
Banca Mondiale e fondo monetario-> controllate dagli USA; si basano sul censo, quanto più è ricco
un paese e quanto più aderisce al fondo e quanto più ha in termini di percentuale di voto; questo
sistema è cambiato nel tempo e continua a cambiare; ancora oggi non può essere presa alcuna
decisione senza che gli USA lo vogliano.
GATT-> regime internazionale, meno di un’organizzazione internazionale ma sempre istituzione è.
GATT promosso dagli USA.
Gli USA fornivano i beni pubblici ma con il controllo degli stessi beni pubblici.
Teoria della stabilità egemonica-> applicata per la prima volta al Regno Unito e metteva in luce che
la potenza egemonica per mantenersi al vertice del sistema doveva garantire la stabilità del sistema,
e questa stabilità significava il sistema monetario e la libertà dei mari per quando riguarda UK. Riesce
a spiegare che cos’è l’egemonia-> più questo sistema funziona e meno la potenza egemonica avrà
bisogno di strumenti coercitivi per mantenere l’ordine e la propria posizione al vertice del sistema.
Dinamiche egemonia statunitense-> in declino relativo-> hanno comunque perso la supremazia.
Consenso-> beni pubblici: egemonia statunitense dal punto di vista della fornitura di questi beni
L’ordine che era stato promosso dagli Stati Uniti è andato in contestazione anche da parte della
società civile.

17/11/20 DA RIVEDERE

Le isole Falkland-> guerra 1982, guerra abbastanza assurda-> gli argentini la considerano terra
argentina-> non c’è connessione fisica tra le isole e l’argentina, c’è un aereo che le collega una volta
a settimana; tutti gli scambi avvengono col Regno Unito e non con Argentina-> la guerra ha visto
coinvolto il regno Unito da un lato (Thatcher) e Argentina (Leopoldo gualtieri dittatore)-> in quel
contesto Arg ha cercato di riannetterle al territorio argentino e la reazione de UK è stata quella di
invocare l’aggressione territoriale-> clausola poi introdotta nel trattato di Lisbona-> clausola di
solidarietà-> la solidarietà deve valere per tutti e all’epoca c’era la Tatcher che aveva un
atteggiamento nell’integrazione eu utilitaristico, voleva ridurre la comunità eu ad un area di libero
scambio e la parola d’ordine della Thatcher era i want my money back-> voglio dare i soldi che ricevo
e non di più-> c’è risentimento da parte degli altri paesi quindi; UK aveva scelto la via unilaterale,
addirittura rivolta alle nazione unite prima che alla comunità-> la ce ha proposto delle sanzioni-> la
cpe ha proposto e messo in atto delle sansioni nei confronti dell’Argentina-> qualsiasi tipo di misura
sarebbe stata decisa a livello di comunità europea. La cpe non aveva le possibilità di realizzare un
embargo perché la cpe era al di fuori dei trattati.
Anche questo caso ha messo in luce come fosse necessario fusione tra cpe e CEE. CPE strumento
scarsamente istituzionalizzato.
Le sanzioni durarono molto poco-> alcuni paesi sentirono delle pressioni, come l’Italia-> era tempo
di elezioni e molti cittadini stavano in Argentina; questo avrebbe spinto l’Italia a tirarsi indietro dalle
sanzioni. Inoltre, vi era la diffusa idea che GB dava poco in cambiio-> la solidarietà deve essere
reciproca.
Un caso di coscienza-> Sud Africa-> diritti umani-> apartheid che stava provocando risentimento
crescente nell’opinione pubblica -> pressione sui governi stava aumentanto e così quelli europei
cominciarono a criticarte con posizioni e dichiarazioni comuni l’apartheid-> ci fu la conferenza
sull’apartheid a Lagos, in Nigeria-> grandi aspettative sulla cpe, perche gli SM avevwno cominciato.
Criticare l’apartheid-> inventati meccanismi nuovi dalla cpe: l’idea di un codice di condotta: le nostre
imprese aderiscano ad un codice di condotta di non discriminazione nei confronti dei neri e bianchi
in Sud Africa. Owen-Genscher-> il codice di condott venicva da loro. Il codice non era vincolante,
non era la sol migliore, ma è meglio di niente e non ci sarebbe stata senza la CPE. Misura blanda ben
accettata anceh da altri attori internazionali
Un caso di coscienza 2
1985-> acuirsi della questione in Sud Africa, viene proclamato lo stato di emerbenza-> instabilità
diffusa e un’opposizione al regime segregazionista e il fare aggressivo del sud africa vers i paesi
circostanti-> destabilirli per far si che rientrassero nella sfera d’influenza del sud africa. La comunità
intern dovette reagire-> si arrivò a sanzioni e misure positivi, cioè aiuti economici alle vittime
dell’apartheid. Il Giappone usò questo strumento e usò le strutture della comunità europea per le
vittime dell’apartheid-> si cominciarono a porre le basi per quella che sarà la condizionalità dei diritti
umani-> usare strumenti commerciali in relaziini a violazioni massicce dei diritti umani.

CPE nel processo della costruzione della politica estera europea


Periodizzazione
La CPE si colloca nella fase di declino dell’egemonia statunitense, vedi m ultipolarizzazione del
sistema internazionale che èuna tendenza che si andrà imponendo soprattutto dalla fine della
gueraa fredda. Nocciolo dell’egemonia-> il dominio, ma anche il consenso-> tema della leadership
fonda,enmtale per inquadrare quello dell’egemonia. Egemonia-> a che fare anche con i beni publici-
> l’inizio del declino usa convenzionale è la caduta nel 71 del sistema di bretton-woods-> gli usa
garantivano la piena converitbilità del dollaro in ora. 1971-> fine sistema e lo decidono perché la
mobilità dei capitali aumentava e rendeva più costoso mantenere questo sistema-> guerra vdel
vietnam pressione dal punto di vista economico e politico washington-> crolla il sistema di bretton-
woods-> fondo monetario int cambio quindi il proprio obiettivo. Decisione unilaterale degli usa ha
fatto incazzare gli stati europei-> ha coportarto una instabilità monetaria e dei cambi che provoca
incertezza e danni economici, li ha provocati in eu c’è stato disordine monetario perché il sistema
era crollato-> l’uropa dagli anni 70 comincerà a pensare l’unificazione monetaria. Quindi l’europa
reagì a questo ritirarsi dell’egemonia degli usa crcando di garantarsi questi beni pubblici
autonomamente.
Regionalismo del mondo-> una cosa che ha fatto si che si espandesse nel modno è proprio il calo
dell’egemonia degli usa-> cechiamo di fornirci quei beni che gli usa non ci fornisce più da soli.
Inizio del declino egemonia usa-> perché hanno cominciato ad agire unilateralmen te e a sottrarsi
da impegni a cui si era fatta carico in termine di egemonia. Per effetto di tutto questo l’europa ha
cercato di darsi delle priorità proprie; in questi anni nasci l’idea di europa potenza civile 1972. La
fase precedente incontrastata egemonia statunitense.
Fase post-egemonica-> a partire dall’89 questo declino si è fatto più forte, è accelerato e ha
cominciato a proiettare il mondo in una fase post-egemonica-> termini di ideologia e beni pubblici.
Crisi anni 90-> Somalia-> gli usa si sono ritirati dalla Somalia per l’uccisione di 18 marines usa-> gli
usa con Clinton-> decisione di ritirare i contingenti, boicottaggio dell’onu ritenuto degli usa come il
responsabile della crisi-> dopo di ciò si affermò la cosiddetta sindrome di Mogasisho-> gli usa non
furono più disposti ad intervenire in guerre che invece ne avrebbero avuto bisogno di intervento->
1994 ad esempio-> crisi in Ruanda-> la comunità int non intervenì, gli usa si opposero a riconoscere
ciò che stava avvenendo un genocidio.
Ciò ha aperto nuovi spazi per l’Unione Europea-> in parte costretta a cercare di perseguire priorità
proprie e quindi a darsi degli strumenti.
L’Europa MI SONO COMPLETAMENTE PERSO
Aprile 1948-> nasce l’unione occidentale ok

LEZIONI DEL 16 E DEL 17 E 18 NOVEMBRE

COOPERAZIONE POLITICA EUROPEA (CPE)


Fase della distensione: momento particolare della guerra fredda, tra la prima e la seconda. È una
fase intermedia nella quale si ha la contrapposizione tra est e ovest.
- La distensione è un periodo che nasce dopo la crisi dei missili di Cuba (1960-1962), in cui la
tensione tra est e ovest è salita e tutto il mondo si era reso conto che c’era il pericolo di una
reciproca distruzione dal punto di vista nucleare. L’alta tensione politica avrebbe potuto
rendere possibile l’uso della bomba nucleare. Si iniziò ad avere un filo di comunicazione
diretto tra Washington e Mosca, le quali avevano il desiderio di gestire direttamente le crisi
ed evitare che queste potessero essere distruttive e fatali.
- Un altro fatto che ha portato alla distensione è la crescita dell’interdipendenza economica e
la necessità dell’Unione Sovietica di partecipare a questa interdipendenza con l’occidente.
Questo porta a relazioni più sistematiche tra Mosca e Washington. Si arriva al culmine con
l’atto finale di Helsinki.
In questo quadro, la CEE era uno strumento che serviva ai paesi europei per coordinarsi tra di loro,
per discutere tra di loro, per assumere posizioni comuni e intraprendere azioni comunià Questo
era l’obiettivo istituzionale. L’obiettivo politico era perseguire l’affermazione di un’identità specifica
dell’Europa nel mondo, diversa da stati uniti e unione sovietica. L’Europa era l’attore della
distensione definitiva delle relazioni internazionali.
Strategia europea di sicurezza (2003)à La logica non era quella di contrapposizione con stati
canaglia, ma quella di prendere in considerazione le cause profonde dei problemi per portare a delle
soluzioni (visione olistica della sicurezza). Non viene presa in considerazione solo la questione
militare, ma la sicurezza viene vista come un qualcosa di più ampio, quasi come un progetto politico.
Non si ha l’uso dello strumento militare, ma di strumenti che permettono di affrontare le cause dei
problemi (strumenti politici normali). Strumento blandamente istituzionalizzato: comitato politico
(direttori affari politici, specialisti, membri dei ministri per collegamento). C’era la volontà di riunirsi
e discutere, ma senza nuove istituzioni. Il fatto che non ci fossero delle istituzioni ha portato a dei
problemi.
26 dicembre 1979: invasione Urss in Afghanistan. Ecco cosa può provocare la mancanza di
istituzioni pronte a consigliare agli stati membri su come muoversi quando una crisi scoppia. Questo
ha irritato molti paesi europei, perché l’Europa aveva proposto buone soluzioni: aveva proposto di
internazionalizzare l’Afghanistan e permettere il ritiro dell’unione sovietica, che poteva confidare
nel fatto che l’Afghanistan finisse in mani statunitensi. Caso in cui UE prende decisioni che vanno
oltre la contrapposizione tra est e ovest. Questa proposta venne accolta da molti paesi (terzo mondo
e paesi islamici). Ma arrivò troppo tardi. L’UE aveva buone idee in una logica strutturale, ma aveva
un deficit istituzionale che non ha permesso di mettere in pratica queste proposte.
Rapporto di Londra (1981): si basava sulla necessità di porre in essere degli studi per un approccio
di lungo periodo rispetto alle relazioni internazionali. Venne creato il segretariato della troika
(immagine che viene da mosca): si intendeva una conduzione degli affari dalla presidenza di turno
corrente, la presidenza precedente e quella successiva. Questa carrozza a tre cavalli avrebbe
permesso continuità di approccio per porre rimedio. La troika avrebbe permesso alla presidenza
successiva di prendere in carico questioni che emergono quando ancora non sono in carico e a quella
passata di portare a conclusione le risposte e cooperazione tra particolari questioni che li aveva visti
coinvolti. E poi l’idea di poter convocare i ministri degli esteri o il comitato entro 48 ore (procedure
di crisi). Processo di lungo periodo.

1970 CPE - RAPPORTO DAVIGNON


1970-metà decennio: periodo relativamente positivo. La CPE ha affrontato questioni che si era
scelta, che riteneva rilevanti e che avevano il proprio focus nel vicinato. La risposta della CPE fu di
successo, perché si era scelta questi contesti per darsi un avvio e rispetto ai quali aveva già una certa
idea.
La CSCE non era una organizzazione internazionale, ma un regime internazionale e un’istituzione
internazionale ma senza segretariato permanente e istituzioni approfondite. Si basava su tre cesti
(ambiti di cooperazione), chiamati cesti di Helsinki:
1. Cooperazione in materia politica e di sicurezza;
2. Cooperazione economica e finanziaria;
3. Cooperazione nell’ambito dei contatti umani (con all’interno il tema dei diritti umani).
Dopo la Seconda Guerra Mondiale non c’era mai stata una conferenza di pace. Era l’unione sovietica
che nel tempo aveva chiesto la conferenza paneuropea come conferenza di pace, perché l’unione
sovietica voleva che la propria influenza sull’Europa centrale venisse riconosciuta. Gli stati uniti
erano più scettici, avevano collegato questa iniziativa al disarmo. Fino al 1973/1975 non si era mai
dato vita a questa conferenza, finché non fu presa la decisione dall’Europa (in un periodo di
distensione). Kissinger riteneva che le uniche cose che contassero erano i rapporti diretti tra mosca
e Washington e non nutriva interesse per conferenze multilaterali, quindi lasciò fare agli europei.
Essi contribuirono alla convocazione di questa conferenza e a porre le basi di un concetto olistico di
sicurezza (non solo un discorso militare). La sicurezza infatti era basata su questi tre cesti. Bisognava
agire nel rispetto dei diritti umani e favorire i contatti umani (contatti umani tra est e ovest, tenendo
conto del fatto che il muro di Berlino divideva famiglie): promozione di una distensione dal basso.
Ci doveva essere una distensione dall’alto, ma doveva essere favorita da una distensione dal basso.
Nascono una serie di organizzazioni non governative politiche transnazionali, incoraggiate
dall’esperienza della CSCE. Questo è importante, perché questa logica di interdipendenza nelle
questioni legate alla sicurezza sarebbe rimasta nel DNA della politica estera dell’UE.
La CPE ha di fatto contribuito al raggiungimento dell’atto finale di Helsinki basato su questi tre cesti,
mediando tra priorità del blocco orientare e quelle del blocco occidentale. L’Europa mise sullo stesso
tavolo in modo interdipendente questi tre cesti di cooperazione. il primo portava con sé dei principi
politici che avrebbero dovuto regolare la vita internazionale in Europa. (non interferenza negli affari
interni: riconoscimento dell’influenza dell’URSS, rispetto della sovranità, sovrana uguaglianza...). I
diritti umani stavano nel terzo cesto. Il secondo cesto era condiviso da entrambi, infatti non era
problematico. Mettere tutto nello stesso piano a livello di interdipendenza. Questo contribuì alla
nascita dell’OSCE.
La mancanza di istituzioni provoca l’incertezza rispetto all’efficacia dell’azione e dell’integrazione
regionale e rispetto alla volontà contingente degli stati membri. Può esserci uno stallo o addirittura
si può arrivare alla disgregazione dell’esperienza di integrazione regionale. Rilevanza enorme delle
istituzioni. Primi cinque anni di CPE: relativamente di successo.
Seconda fase: 1975-1982: periodo di delusione perché l’Europa si è trovata davanti a delle crisi. Qui
vennero alla luce i problemi della CPE. Crisi di Cipro: qui andò bene grazie alla Francia e al regno
unito (che aveva una influenza su Cipro), in altri casi esperienze disastrose. Esempio: 1979:
rapimento da parte dell’Iran dello staff dell’ambasciata statunitense, in quella circostanza è
successo che l’Europa e andata in ordine sparso, perché doveva reagire ad una crisi improvvisa e
non aveva le idee ben chiare. Gli europei dovettero applicare sanzioni, ma alcuni pensavano che le
sanzioni avrebbero potuto ottenere effetti contrari. Risultato? Ordine sparso. La CPE non fu in grado
di portare a delle decisioni comuni). Oltre a questo, ci sono stati altri casi, come la condanna di
esecuzione dei separatisti baschi quando c’era Francisco Franco, anche qui ci fu un ordine sparso.
Bisognava trovarsi d’accordo prima che il problema sorgesse, e c’era bisogno di istituzioni per
questo. Nella seconda meta deli anni 70 fino al 1982 ci furono dei problemi di mal funzionamento
della CPE.
Terza fase: 1983-1988: revival. Periodo della seconda guerra fredda, qui l’Europa era riuscita ad
assumere determinate decisioni molto innovative grazie alla CPE.
Ultima fase: 1989 Trattato di Maastricht: periodo della guerra nei Balcani e crisi che passarono
sopra la testa della CPE, per le quali non fu in grado di produrre approcci e dovettero intervenire gli
stati uniti.
Tornado alla prima fase di successo, l’Europa quando agiva unita poteva esercitare un’influenza
all’esterno. Questo discorso arriva agli stati uniti, i quali percepiscono un problema: gli europei
avrebbero potuto perseguire le proprie priorità grazie alla CPE. Approccio europeo rispetto alla crisi
medio-orientale: considerarono i diritti del popolo palestinese, il che non era una cosa di poco
conto, poiché questo concetto porta con sé il diritto ad uno stato. Il fatto che, nei propri documenti,
la CPE avesse permesso di includere il concetto di diritti del popolo palestinese, permise agli europei
di risparmiarsi una buona parte di shock petrolifero, che invece ebbero gli stai uniti (grazie alla CPE).
La crisi dei sei giorni (fase del conflitto medio-orientale, 1967) fu uno sparti acque fondamentale,
perché si richiede il ripristino dei confini. In quel momento l’Europa non fu in grado di reagire, poiché
tutti i paesi europei avevano posizioni molto diverse rispetto a tale problema. Paesi come Francia e
Regno Unito avevano un atteggiamento filopalestinese, al contrario, paesi come Germania e Olanda
avevano un atteggiamento filoisraeliano. La CPE appoggiò le NU e ci fu il riconoscimento del popolo
palestinese nel 1973. Questo tipo di approccio che stava maturando era una testimonianza per gli
stati uniti del fatto che l’Europa stava perseguendo le proprie priorità: questo era per loro
inaccettabile.
Usa-Europa: competizione commerciale, perché l’Europa stava diventando una potenza
commerciale. guerra del Vietnam: le cose erano cambiate. Gli stati uniti avevano usato la dottrina
della “rappresaglia massiccia” (in caso di attacco all’Europa, gli stati uniti avrebbero agito con lo
strumento militare, deterrenza, nei confronti de blocco orientale). Dopo la crisi dei missili di Cuba,
Kennedy passa alla dottrina della “risposta flessibile” (commisurata alla minaccia). Gli europei
iniziarono a percepire il pericolo di costituire un campo di battaglia tra le due superpotenzeà
propensione degli europei a costruire i propri strumenti di sicurezza. Gli stati uniti non vedevano di
buon occhio la CPE, perché non la comprendevano fino in fondo.
1973: Kissinger dichiarò “l’anno dell’Europa”. Egli intendeva rifondare le relazioni transatlantiche su
nuove basi di cooperazione che vedevano l’Europa come una potenza regionale. Invece gli stati uniti
si vedevano come una potenza globale. Questo significava, agli occhi degli stati uniti, riproporre basi
di armonia tra stati uniti ed Europa basate sul fatto che l’Europa avrebbe dovuto rispondere alle
priorità statunitensi (c’era anche la richiesta di poter intervenire all’interno dei processi decisionali
della CPE fin dalle prime fasi). Ci fu un meeting di ministri degli esteri, comitato affari politici, working
groups, ecc. Gli stati uniti volevano intervenire ed essere informati su quello che si stava discutendo,
in modo da influenzare il processo decisionale e prevedere decisioni disfunzionali rispetto ai propri
interessi.
Dichiarazione sull’identità europea: rispondeva a questa logica statunitense affermando che
l’Europa aveva una propria identità ed era una potenza globale, e non regionale. Affermazione
identitaria UE rispetto agli stati uniti grazie alla crescita del potere economico e alla CPE, che
rendeva possibile quello che prima non era neanche pensabile.
Terza fase: caso dell’America Centrale. Negli anni 80 c’era instabilità, grandi turbolenze determinate
dall’intervento degli stati uniti nella regione in una logica di contrasto al socialismo. In quel contesto
si trattava di capire come affrontare i regimi marxisti e socialisti in America centrale (problema
avvertito tra stati uniti ed Europa-impostazione anti-sovietica). Gli stati uniti vedevano questi regimi
come regimi da rovesciare (Regime change). Invece, l’Europa vedeva questo come un problema da
affrontare attraverso la lente della frattura tra est e ovest. Se questi regimi subiscono l’influenza
socialista vanno capite le cause, che sono quelle della deprivazione economica e sociale. In questo
contesto nacque in America centrale il regionalismo. L’Europa, attraverso la CPE, ebbe l’intuizione
di far uscire quei paesi dal problema della deprivazione economica e sociale, aiutandoli
economicamente e spingendoli, allo stesso tempo, a cooperare tra di loro e creare un’identità
collettiva che permetterebbe loro di sottrarsi all’unione sovietica e agli stati uniti. (aiuto economico
veicolato attraverso il regionalismo, attraverso schemi di integrazione regionale). Logica di tipo
strutturale: promozione del regionalismo. Questo dimostra come l’Europa cerchi una soluzione di
distensione e come voglia andare alla base dei problemi. Fu uno dei primi casi di promozione del
regionalismo attraverso la CPE. Perché è importante questo caso? Perché si comincia a vedere la
necessità di una fusione tra CPE e CEE (la CPE era nata al di fuori della CEE).
Caso delle Isole Malvinas
1982: guerra. Gli argentini la considerano terra argentina. Non c’è connessione tra Malvina e
argentina, c’è un aereo che le collega una volta alla settimana ma non c’è collegamento fisico. Tutti
gli scambi di merci non avvengono con l’argentina, ma avvengono con il regno unito. La guerra ha
visto coinvolto il regno unito da un lato (Thatcher) e argentina (Gualtieri) dall’altro. Contesto di
difficoltà economia e instabilità. L’Argentina ha cercato di conquistare le isole malvinas (o di
riammetterle, per come dicono loro). La reazione è stata quella di invocare l’aggressione territoriale.
Il regno unito ha invocato una clausola che è stata introdotta nel trattato di Lisbonaà Clausola di
solidarietà: ci deve essere la risposta pronta di natura politica da parte della CPE. Il tema è che la
solidarietà deve valere per tutti. La Thatcher aveva un atteggiamento nei confronti dell’integrazione
europea del tutto utilitaristico, la vedeva solo come un esercizio di libero scambio (tanto che, la
parola di ordine della Thatcher era “i want my money back”). Non era interessata che la comunità
europea fosse un esercizio politico. L’atteggiamento del regno unito nei confronti degli altri paesi
europei non era dei migliori, prima di dare solidarietà aveva scelto la via unilaterale o si era rivolta
alle NU prima che alla CE. La logica è che la CE ha proposto delle sanzioni. La CPE ha messo in atto
sanzioni nei confronti dell’argentina, perché qualsiasi embargo posto da un paese membro nei
confronti dell’argentina sarebbe stato bypassato. Mercato unico: libera circolazione delle merci.
Qualsiasi tipo di misura sarebbe stata decisa a livello di comunità europea. La CPE non poteva porre
in essere un embargo, perché era uno strumento politico al di fuori dei trattati. Chi gestiva i trattati
era la comunità europea. Anche questo caso ha messo in luce come fosse necessaria una
cooperazione stretta se non una fusione tra CPE e CE. Non a caso con l’atto unico europeo la CPE fu
di fatto importata all’interno dei trattati. Erano comunque due cose separate perché consistevano
in processi decisionali distinti. La CPE era uno strumento scarsamente istituzionalizzato: chi gode di
personalità giuridica sono organizzazioni internazionali con segretariato, staff che non prende ordini
dagli stati membri. Motivo per fare il salto con l’atto unico europeo. In un contesto cosìà sanzioni:
queste sanzioni duravano poco perché c’erano paesi che acconsentirono ma poi sentivano delle
pressioni. Es Italia (c’erano le elezioni e molti italiani stavano in argentina), Irlanda e Danimarca.
Questo fatto mette in luce che esistono ancora oggi (la solidarietà deve essere reciproca-brexit).
Caso di coscienza: sud-africa
Riguarda i diritti umani. L’apartheid stava provocando un risentimento crescente nell’opinione
pubblica mondiale, la pressione sui governi stava aumentando e i governi cominciarono a criticare
con posizioni comuni questo fatto. Ma criticare non costa nulla, l’importante è passare all’azione. Ci
fu un momento chiave che fu la Conferenza sull’apartheid a Lagos. C’era una grande aspettativa nei
confronti della CPE perché aveva criticato l’apartheid. Cosa fare nei confronti del sud africa? Owen
e Genscher: Codice di condotta per le imprese europee. Volevano far sì che le loro imprese
aderissero ad un codice di non discriminazione nei confronti dei lavoratori neri e bianchi in sud
africa. Questa idea partiva dal regno unito, che aveva applicato un codice di condotta non
vincolante. Nel 1985 viene proclamato dal sud africa lo stato di emergenza. Iniziava ad esserci
un’instabilità diffusa e l’opposizione al regime segregazionista dell’apartheid che si tramutava nel
fare aggressivo del sud africa nei confronti dei paesi circostanti. L’obiettivo era destabilizzare gli altri
paesi per far sì che rientrino nell’orbita del sud africa. La comunità internazionale dovette reagire:
sanzioni e misure positive (misure di assistenza alle vittime dell’apartheid). Il Giappone utilizzò
questo strumento positivo di assistenza alle vittime con finanziamenti per le vittime dell’apartheid
in sud africa. Si posero le basi per la condizionalità sui diritti umani.
CPE nel processo di costruzione della politica estera dell’UE.
La CPE si colloca nella fase di declino dell’egemonia statunitense. Autori dicono che l’egemonia
statunitense è in declino. Si pensa alla multi polarizzazione del sistema internazionale (tendenza che
si andrà’ imponendo alla fine della guerra fredda), all’utilizzo dello strumento militare economico e
coercizione, ma anche il consenso. Tema della leadership: fondamentale per inquadrare tema della
egemonia. Consenso: ha a che fare con i beni pubblici. L’inizio del declino dell’egemonia
statunitense è la caduta di Bretton Woods. Fino ad allora gli stati uniti si facevano carico di garantire
scambi legati alla convertibilità del dollaro in oro. (35 dollari all’oncia- e poi parità con altre monete).
1961: smettono di utilizzare questo sistema perché la mobilita di capitali stava aumentano e questo
rendeva costoso garantirlo. C’era stata la guerra del Vietnam che aveva messo pressione a
Washington. Abbandonano la convertibilità, crolla Bretton Woods. il sistema monetario si è dovuto
reinventare. La decisione unilaterale ha fatto incazzare gli europei, perché questa decisione ha
comportato una instabilità monetaria con danni economici. Negli anni 70 si inizia a ragionare di
unione monetaria: questo è importante per la diffusione del regionalismo del mondo. Cercare di
garantirsi i beni pubblici a livello regionale che forze globali non ci garantiscono più (possono essere
stati uniti o organizzazioni internazionali). Crisi istituzioni globali sono in crisi: devono fornire i beni.
Kennedy: risposta flessibile. Venir meno della garanzia di sicurezza in Europa.
Si rafforzava la competizione con gli stati uniti, i quali non venivano più visti come prima: per effetto
di questo l’Europa ha cercato di darsi priorità proprie. In questi anni nasce l’idea di Europa POTENZA
CIVILE (1972). La fase precedente era una fase di incontrastata egemonia statunitense.
1 fase: crescita, consolidamento degli stati uniti. 2 fase: fase post egemonica, a partire dalla caduta
del muro di Berlino il declino degli stati uniti si è fatto più forte. Si sono posti i semi per il ritiro
dell’egemonia degli stati uniti in termini di ideologia e beni pubblici.
Crisi anni 90: Somalia. Gli stati uniti si sono ritirati per l’uccisione di 18 marines statunitensi. Hanno
boicottato l’ONU, ritenuto responsabile. Dopo questo, si affermò la “Sindrome di Mogadiscio”. Non
erano più disposti ad intervenire in guerre, anche se ci fosse stato bisogno del loro aiuto. 1994: Cisi
in Ruanda. La comunità internazionale non intervenne, gli stati uniti si opposero a riconoscere quello
che stava accadendo come un genocidio. Dagli anni 90 tutte le organizzazioni che gli stati uniti
gestivano sono state contestate da paesi in via di sviluppo e società civile. Veniva contestata
l’ideologia degli stati uniti. Questo subì un’accelerazione dopo Iraq e 11 settembre. Questo ha
aperto nuovi spazi per l’UE. In Bosnia, per esempio, gli stati uniti non volevano intervenire, ma
furono convinti, intervennero, ma furono contestati per come intervennero (una volta che ci sono
le contestazioni la politica egemonica inizia a traballare). Con l’avvento di Bush figlio, la politica
estera degli stati uniti ha visto accelerare il proprio declino della leadership, mentre Obama ha
rallentato il declino.
In un contesto come in quello in cui siamo c’è la possibilità per una potenza egemonica di garantire
beni pubblici al mondo? le cose stanno cambiando. Qualsiasi sia la potenza, probabilmente non
potremo più parlare di egemonia ma saremo in una fase post egemonia. Multi polarizzazione:
rafforza l’esigenza e le condizioni per una gestione collegiale. Le organizzazioni internazionali sono
più necessarie rispetto a prima, perché più aumenta l’interdipendenza, più c’è la necessità di una
gestione collegiale, e nessuna potenza egemonica potrà risolvere questo.
La prima fase era una fase in cui l’Europa non aveva la possibilità di manovrare il perseguimento
delle proprie priorità, perché dipendente dagli stati uniti (anche militarmente: dipendente dalla
NATO). Al contrario, nella terza fase l’Europa è stata costretta a perseguire le proprie priorità con i
propri strumenti. Ci sono stati molti fallimenti, come in Bosnia e in Cossovo, tutti casi in cui gli stati
uniti erano freddini e l’Europa era impreparata.
L’ Europa può diventare una potenza come altre? Probabilmente no. Perché? È una questione di
budget. La potenza civile e una potenza che porta avanti politica estera attraverso strumenti civili e
non politica di potenza attraverso strumenti militari. In realtà è la logica di potenza che conta, non
lo strumento militare: lo puoi utilizzare ma legalmente per portare avanti missioni di pace. Portare
avanti una logica di potenza ed avere un budget militare erode il modello del welfare e
dell’economia sociale di mercato. Negli stati uniti non si pone questo problema perché non hanno
questo modello. Se quindi si vuole sostenere il welfare europeo (costa di più) non possiamo usare
le spese per il militare.
Dibattito sulla non-Europa della difesa
Francia e Gran Bretagna. Trattato di Dunkerque: impostare un sistema che sarà il sistema dentro la
NATO. Art.5 del Patto Atlantico: quando uno stato viene attaccato dall’esterno, gli altri devono
reagire con la difesa collettiva. Questo sistema è stato esteso ed è diventato il Trattato di Bruxelles,
che ha incluso i paesi del Benelux.
Da cosa si è determinato il maggior coinvolgimento degli stati uniti in Europa e i tentativi europei di
garantirsi la difesa? Da shock molto forti. Primo shock: Blocco di Berlino. La Germania di fatto era
gestita in modo tripartito, ovvero dagli stati uniti, dalla Francia e dal regno unito. Ad un certo punto
gli stati uniti cominciarono a ragionare sul fatto di far entrare la Germania all’interno dei sistemi di
difesa integrata. Nel 1947 gli stati uniti uscirono dall’isolazionismo in modo strutturato. Nel 1951
nacque la NATO.
Dottrina Vandenberg: gli stati uniti pensavano che anche la Germania dovesse entrare nella difesa
dell’Europa e una delle prime iniziative che furono prese per porre la Germania in queste condizioni
(ricostruzione stato tedesco) fu l’unificazione monetaria delle tre zone. L’unione sovietica reagisce
e mette in piedi il Blocco di Berlino: quel cordone attraverso cui passava tutto tra l’Europa Orientale
e Berlino viene bloccato. Le cose si sono ritirate perché c’è stato un ponte aereo che portava i viveri
a Berlino ovest, e l’unione sovietica non l’ha impedito. Tutto ciò ha messo in modo le cose per gli
stati uniti, ma ha anche dato il via alle iniziative europee. Ha portato al Patto Atlantico (1949) e alla
NATO (1951).
Problema della Germania: la Germania era come uno stato sovrano all’interno del sistema di difesa
occidentale. Gli stati uniti erano favorevoli. Al contrario, la Francia temeva questo scenario, perché
aveva subito le invasioni tedesche. Per questo, la Francia reagì con due iniziative:
• la CECA (dichiarazione Shuman-1950). La CECA era un’istituzione sovranazionale che doveva
gestire la produzione e l’approvvigionamento del materiale carbosiderurgico, che era
necessario anche per le guerre. Questo permetteva la gestione comune attraverso delle
istituzioni e il fatto di evitare di farsi la guerra (logica della solidarietà).
• CED. Tentativo di creare una comunità sovranazionale in tema di difesa, perché la Francia
voleva evitare che la Germania si ricostruisse come stato sovrano con un proprio esercizio,
come volevano gli stati uniti in modo da integrare questo nella NATO (1950-1952). La logica
francese era quella di costruire un esercito e far contribuire i tedeschi, ma senza dare vertice
politico-militare alla Germania e all’esercito tedesco.
perché nel 1950? Perché c’era stata la guerra di Corea. La corea era come la Germania d’Asia, era
divisa tra nord e sud. Si ebbe l’invasione della Corea del nord in Corea del sud. Questo è stato uno
shock in Asia e non in Europa, ma la logica non cambiava. Gli stati uniti facevano pressione affinché
si risolvesse la questione. La Francia promuove il Piano Pleven: un piano secondo il quale ci doveva
essere un esercito europeo di centomila uomini da utilizzare in caso di necessità (logica sovra
nazionale).
Si discuteva contemporaneamente per la CED e per il sistema transatlantico di difesa. Ci furono la
conferenza di Parigi e di Petersberg (1951). La Germania era all’interno del sistema transatlantico di
difesa. La Francia boicottò Petersberg e puntò su Parigi. Gli stati uniti appoggiarono questa
impostazione. La Francia fa cadere tutto, l’assemblea francese non ratificò la CED. Il trattato di Parigi
fu firmato ma non fu ratificato nel 1954. CRIMINE DEL 30 AGOSTO. Si ha una procrastinazione
dell’Europa rispetto alla sua subordinazione agli stati uniti (subordinazione militare e politica).
Questo è avvenuto per una serie di fattori: la Francia perseguiva la logica sovranazionale, ma non
era insensibile al nazionalismo. Nel 1953 era morto Stalin: lo stalinismo segnava un periodo di acuta
contrapposizione tra stati uniti e unione sovietica. Dopo Stalin arriva Kruscev, il quale si dimostrava
rilassato a proposito della faccenda. La Francia aveva sentito meno pressione. Guerra Indo-Cina:
guerra coloniale ma allo stesso tempo si inseriva nella logica della guerra fredda. La Francia aveva
interpretato come un tentativo di resistere al socialismo. Non era solo una questione di
decolonizzazione, ma dal punto di vista francese la Francia si stava battendo per tutto il blocco
occidentale. La Francia diceva di non essere assistita sufficientemente dal resto dell’Europa
(mancata solidarietà). CECA: si sarebbe concretizzata come organizzazione composta da una
commisione, da un consiglio di ministri e un’assemblea parlamentare. La commissione avrebbe
potuto utilizzare il 15% in acquisto di armamenti senza badare a logiche nazionali. L’industria degli
armamenti è sempre stata legata allo stato. Questi fattori portano alla caduta della CED.
La caduta della CED era legata anche al discorso francese che non voleva rinunciare alla propria
sovranità dal punto di vista militare e quindi a metter in comune il controllo delle proprie truppe
con gli altri paesi europei perché impegnata nella Guerra in Indocina. Per quanto riguarda la
situazione in Algeria, questa rappresentava una problematica per la Francia che provocò numerosi
problemi anche ai paesi della sponda Sud del Mediterraneo e ai paesi vicini come il Marocco ecc. La
guerra scoppia nel novembre del 1954 e prima di questa si erano manifestate delle tensioni
all’interno del paese, ma non influenza la caduta della CED poiché questa crolla nell’agosto del ’54.
Tutto il discorso sulla CED era legato a un discorso politico più ampio, il tema di fondo stava nel
chiedersi come fare ad avere un esercito e un potere sovranazionale se non vi era un potere politico
a livello sovranazionale in grado di gestire l’esercito. Gli stessi dibattiti avvennero in Africa, l’idea di
Nkrumah era colui il quale diede una spinta per creare gli Stati Uniti d’Africa. Egli iniziò a spingere in
questa direzione quando divenne presidente nel 1957 (primo paese dell’Africa sub-sahariana a
diventare indipendente); l’idea di Nkrumah elaborò tutta una serie di proposte per un potere
militare sovranazionale, ma si poneva lo stesso problema, ovvero di un potere militare
sovranazionale a livello continentale senza d’unificazione politica —> cosa impossibile.
L’idea era stata promossa da De Gasperi consigliato da Altiero Spinello, quest’ultimo affermava che
non era possibile avere un potere militare europeo sovranazionale se non vi era un potere politico
sovranazionale, quindi lo suggerisce a De Gasperi che lo ripropone riuscendo a far creare un potere
politico europeo, ovvero di una Comunitàà Politica Europea (≠ dalla CPE: cooperazione politica
europea collocata in un’ottica intergovernativa). L’idea era quella di creare un’autoritàà
politica sovranazionale che si appoggiasse su due gambe: Una gamba economica, ovvero la CECA
(che si sarebbe potuta evolvere in un’istituzione economica a tutto tondo), e una gamba militare e
ovvero la CED, ma vertice politico unitario. Questa era l’idea sovranazionale che si collocava
nell’ottica federalista e quindi nell’ottica di creare una federazione europea.
Fu il famoso articolo 38 che venne inglobato nel Trattato di Parigi che istitutiva la Comunità Europea
di Difesa) a istituire il politico sovranazionale, ovvero la Comunità Politica Europea. Col naufragio
della CED e quindi del Trattato di Parigi nell’agosto del 1954, crollò tutto il sistema, e quindi non solo
la CED ma anche la proposta Comunità Politica Europea, rimaneva in piedi invece la CECA perché
aveva ricevuto il consenso da tutti.
La CECA è assai importante perché dal punto di vista della politica estera dell’UE costituisce un
modello che l’Europa cercò di replicare all’esterno, ovvero regole comuni e istituzioni che fossero
funzionali all’adozione di quelle regole comuni e al rispetto di queste stesse regole comuni.
Questo è il modello europeo che l’UE cercherà di replicare anche all’esterno attraverso il
regionalismo ecc.
Dal crollo della CED nell’agosto del 1954 crolla l’impostazione sovranazionale passando a quello
intergovernativo, un potere proprio in ambito militare e si passò alla subordinazione riaspetto agli
Stati Unit. La NATO era già nata, ma subito dopo la Germania entrò insieme all’Italia, proprio per il
collasso della CED a causa della stessa Francia, nella NATO e in una nuova organizzazione
intergovernativa e subordinata alla NATO, ovvero nell’unione dell’Europa Occidentale nel 1954.
L’Unione dell’Europa Occidentale divenne la gamba europea della NATO, ovvero concepita come un
collegamento tra l’Europa e la NATO; le funzioni erano quindi rendere compatibili le forze armate
europee, controllare la produzione degli armamenti, fissare contingenti da offrire alla NATO e
risolvere il problema della SAAR (contesto tra Francia e Germania nel contesto della CECA).
Questa organizzazione dell’unione dell’Europa occidentale fu un’organizzazione senza vertici politici
e quindi un’organizzazione che avrebbe svolto un compito marginale nel tempo, tanto che sarebbe
stata assorbita successivamente all’interno dell’Unione Europea successivamente al Trattato di
Amsterdam, soprattutto con la nascita della Politica Europea di Sicurezza e di Difesa nel 1999 (PESD).
Questa organizzazione, gamba europea della NATO, ingloberò di fatto Germania e Italia.
Un’evoluzione, quindi, del patto di Bruxelles del 1948 che aveva dato vita all’Unione dell’Europa
Occidentale.
Il patto di Bruxelles era nato come un tentativo dei paesi europei di difendersi dall’unione Sovietica
e dalla Germania, nato come il trattato di Dunkirk del 1947 tra Francia e UK espandendosi poi
ulteriormente nel tempo fino a diventare Unione dell’Europa Occidentale. L’ironia sta nel fatto che
la Germania entrò a farne parte anche se lo strumento era nato per contrastarla.
Dunque, per quanto riguarda la difesa tramonta l’impostazione sovranazionale almeno fino ai giorni
nostri perché la PESD non fu un’esperienza sovranazionale.
Successivamente, tra il ’56-57, ci fu la crisi di Suez che segnò la completa marginalizzazione di Francia
e Regno Unito rispetto alla regione Medio Orientale e rispetto all’Unione Sovietica e agli USA.
L’intervento in Ungheria con la repressione da parte dell’Unione Sovietica dovuto a questa fase di
apertura liberale in Ungheria, avvenne per ristabilire il controllo sul paese. Il terzo elemento riguarda
al lancio di Sputnik nello spazio nel 1957. Quindi ciò sottolinea che le potenze europee sono
marginalizzate e tutto sta in mano nelle mani delle due super potenze che erano impegnate nella
corsa nucleare e che gestivano gli affari europei e mondiali con lo strumento della deterrenza
nucleare (strumento delle RI). Questo è collegato strettamente alla marginalizzazione dei paesi
europei.
Nel caso dell’Ungheria nessuno intervenne, i paesi europei e l’occidente non intervennero perché si
trattava di un discorso di dominio riservato all’unione Sovietica e in una logica di Guerra Fredda non
si poteva intervenire. Nello stesso anno nel 1957 nacque la CEE il cui oggetto era l’integrazione
economica e nello stesso tempo questo avvia una politica estera di tipo nuovo che si basa sul potere
economico della comunità Economica europea, ovvero si basa sulla conclusione di accordi di
cooperazione, di associazione, si basa sulla politica commerciale, sulla politica per lo sviluppo ecc. è
da tener presente che nel 1963 sarebbero nati gli accordi di Yaoundé, ovvero i predecessori di Lomé
e poi di quelli di Cotonou, accordi che sancivano una cooperazione e una relazione di dipendenza
tra la CEE e i paesi ex-colonie francesi; prima di allora l’UK non era ancora entrato nella CEE, vi entrò
poi nel 1973 e fu proprio il Regno Unito a promuovere l’ingresso dei propri ex possedimenti coloniali
all’interno di questo schema, arrivando agli accordi di Lomé che legavano di fatto la CEE ai paesi
dell’ACP.
Questo discorso sulla collaborazione con possedimenti ex-coloniale ha quindi una base nei trattati
e fu la Francia a introdurre questa clausola nei Trattati di Roma, trattati che istituiscono l’European
Development Found che divenne lo strumento economico per la politica allo sviluppo della CEE nei
confronti dei paesi dell’ACP e questo rappresenta, per alcuni, la base dello sfruttamento neo
coloniale dell’Europa nei confronti degli ex-possedimenti (Neo-colonialismo = i paesi diventano
indipendente, ma si prosegue con la logica dello sfruttamento coloniale portato avanti dalle ex-
potenze coloniali). Se si prende la dichiarazione Schuman del 1950, in essa vi era scritto
esplicitamente che l’Europa si sarebbe occupata proprio dello sviluppo dell’Africa —> per spezzare
la logica del neo-colonialismo bisognava produrre un’unificazione politica dell’africa che inglobasse
anche l’unificazione economica e militare. Solo in questo modo l’Africa si sarebbe potuta sottrarre
da questa politica portata avanti dalle potenze europee.
Quindi il discorso dell’integrazione regionale segue delle logiche diverse a seconda dei contesti in
cui si sviluppa.
De Gaulle salì al potere nel 1958 sotto l’emergenza della crisi di Algeria e il fatto era che lui aveva
un’idea in mente, ovvero quello di riportare la Francia alla grande del passato attraverso l’Europa.
L’idea era quella di fare una Francia grande in un’Europa grande, un’Europa grande guidata da una
Francia grande, in un contesto come quello dell’epoca in cui l’europa sembrava sempre più un
oggetto della politica delle due super potenze, l’unica soluzione era quello di far giocare all’UE il
ruolo di terza forza rispetto agli USA e all’Unione Sovietica. Come fare questo?
Attraverso un’altra CPE, diversa dalle due precedenti e che si chiamerà anche questa Comunità
Politica Europea; l’idea di De Gaulle era quello di creare un’istituzione marcatamente
intergovernativa guidata dalla Francia e che potesse permettere all’Europa di portare avanti delle
priorità proprie e porsi come una terza forza, quindi che disponesse di un segretariato che potesse
svolgere delle funzioni di supporto a delle conferenze periodiche dei rappresentanti degli stati e
quindi dei ministri, dei capi di stato di governo o a livello più basso dei funzionari degli stati membri.
Questo doveva porre l’UE al riparo dall’influenza degli USA e quindi della centralità della CEE, la
quale era vista da De Gaulle come la lunga mano degli Stati Uniti E il Regno Unito doveva stare fuori
dalla CEE e dalla Comunità Politica Europea perché a sua volta l’UK era visto come la lunga mano
degli USA in Europa.
Il fatto che De Gaulle puntasse a un’Europa intergovernativa che ponesse formalmente tutti gli stati
sullo stesso piano, non significava riconoscere agli stati pari dignità.
Steven Krasner ha parlato di “Sovranità come ipocrisia organizzata” —> La NATO, formalmente,
pone gli stati su un piano di parità e le decisioni vengono prese all’unanimità col concorso di tutti,
ma questo non vuole dire che gli Usa non abbiano l’ultima parola sulle decisioni e infatti all’interno
della NATO non si muove nulla che gli Usa non vogliano. Quindi il fatto che quella sia
un’organizzazione rigidamente intergovernativa basata sulla sovrana uguaglianza non vuol dire nulla
intermisi di parità sostanziale da parte degli stati. Questa era la stessa logica di De Gaulle, ovvero il
fatto che gli stati fossero posti tutti su un piano di parità ma guidati da una Francia forte che poteva
esercitare la propria influenza politica tranquillamente.
Viceversa un’organizzazione sovranazionale introduce delle logiche diverse perché in
un’organizzazione di questo tipo non può esserci un paese che guida gli altri e fa andare bene le
proprie soluzioni. Non a caso dove queste logiche si affermano in modo più palese è in quegli ambiti
dell’Unione Europea dove vige l’intergovernativismo.
La logica di De Gaulle era dunque quella di creare una Comunità Politica Europea intergovernativa
che si sarebbe dovuta occupare di questioni economiche, militari e di cooperazione a livello
scientifico-culturale. In ambito economico si sarebbero pestati i piedi alla CEE e alla Commissione,
dall’altro lato in ambito politico-militare lo si sarebbe fatto alla NATO. Non a caso De Gaulle fu quello
che fece uscire la Francia dal comando integrato della NATO che ci rientrerà solamente con Sarkozy,
e lo fece perché la Francia si vide sbattere la porta in faccia da parte degli USA e dell’UK quando
chiedeva un direttorio a tre rispetto alla conduzione della NATO.
Chiaramente non tutti i paesi erano disposti a sostenere un’impostazione di questo tipo, per
esempio paesi come il Belgio che era stato invaso dalla Germania non era stato aiutato dalla Francia
e quindi si sentivano sicuri con la Nato, la avvertivano come una tutela che non vedevano nella
Francia e rispetto cui non volevano far giocare un ruolo di supremazia rispetto agli altri paesi.
La Francia propose due versioni di quest’idea che De Gaulle aveva in mente, ovvero i cosiddetti
“Piani Fouchet” (1961 e 1962). Il primo fu già una rivisitazione di quello che De Gaulle aveva in mente
perché vennero tolti dal tavolo le questioni economiche e quindi la Comunità Economica Europea
non si sarebbe occupata di questioni economiche proprio perché diversi paesi non volevano che si
pestassero i piedi alla CEE, ma rimaneva il tema della difesa.
L’opposizione di diversi paesi europei portò a un secondo Piano Fouchet del 1962.

23/11/2020

LA COMUNITA POLITICA EUROPEA


De Gaulle aveva in mente un’idea di cooperazione di tipo intergovernativo poco formalizzata, se
non con un segretariato che doveva servire di supporto a queste riunioni periodiche. L’idea era di
avere questa serie di conferenze di tipo marcatamente intergovernativo perché avrebbe permesso
alla Francia di porsi alla guida di un’Europa rendenndelo forte e avrebbe portato anche ad un
rafforzamenteo della Francia nelle relazioni internazionali-> Francia forte in un’Europa forte che
svolgesse un ruolo di terza forza nell’ambito della guerra fredda-> si inserisce nelle questioni che
riguardano la subordinazione dell’Europa agli Stati Uniti. Regno Unito: subì due volte il veto per
l’ingresso nella CEE perché visto da De Gaulle come la lunga mano degli USA-> logica diversa rispetto
a quella della comunità di difesa che aveva una logica marcatamente sovranazionale.
CPE-> questa si sarebbe dovuta occupare secondo la prima idea di De Gaulle di cooperazione in
ambito economico, militare e in ambito culturale e sociale. Chiaramente sollevò obiezioni e
contestazioni da parte di altri paesi Europei che non volevano subordinazione rispetto alla Francia
e la competizione che si sarebbe creata ad esempio con la NATO. De Gaulle propose due piani
Fouchette (primo e secondo piano) che misero nero su bianco la proposta di De Gaulle; il primo nel
1961 già fu depurato della cooperazione in ambito economico a seguito delle proposte di altri paesi
ma in vita cooperazione in ambito di sicurezza e militare, e dopo altre propeste il secondo del 62
introdusse anche la clausola del “fatto salvo”, ovvero in ambito di sicurezza e militare la
cooperazione avrebbe dovuto far slave le prerogative della NATO in tali ambiti-> portò De Gaulle a
perdere entusiasmo nei confronti di questa impostazione-> lui voleva depotenziare la NATO perché
strumento in mano agli USA rispetto alla cui gestione la Francia era stata estromessa quando De
Gaulle aveva proposto che la NATO fosse gestita da un direttorio a tre: Francia, Gran Bretagna e
USA, ma GB e USA rifiutarono questo tipo di impostazione. NATO-> costituiva un problema per De
Gaulle perché a trazione anglosassone e lui la voleva depotenziare in competenze in ambito politico-
militari. Ma non era così per tutti i paesi, come ad esempio i paesi del Beallorux che si sentivano più
protetti sotto lo scudo della NATO rispetto ad una esperienza di cooperazione che fosse subordinata
alla Francia-> piani FOuchette vennero fatti cadere e questa cooperazione politica eruopea non si
concretizzò mai.
1963-> De Gaulle cercò di riprendere in mano questa esperienza rilanciandola su basi nuovi->
propose ad Adenauer (come si scrive?) che era il primo ministro tedesco della Germania Occidentale,
di creare una cooperazione, quindi un primo gruppo di paesi che sarebbe dovuto poi arrivare all’idea
della comunità politica europea ma partendo da una cooperazione a due con la Germania e
puntando sul fatto che Adenauer a partire dagli anni 60 si sentisse ormai non più sicura come un
tempo rispetto alla volontà degli USA di difendere l’Europa e la Germania. De Gualle concluse il
cosiddatto “trattato dell’Eliseo” con la Germania nel 63 che prevedeva una cooperazione in ambito
politico-militare e di sicurezza e in ambito scientifico e culturale etc.-> Adenauer sulla base di questi
timori firmò l’accordo che però perse interesse da parte di De Gaulle quando in sede di ratifica il
Bunderstag, parlamento tedesco (la sua camera bassa), inserì una clausula che faceva salve le
prerogative della NATO.
Poi, di conseguenza ci fu De Gaulle che uscì di scena nel 68 e venne sostituito da Poumpidou che
aveva un approccio meno rigido rispetto all’integrazione europea e rispetto al Regno Unito che
entrò poi nella CEE. Conferenza dell’AIA nel 69-> puntava a rilanciare il processo di integrazioe e
costruzione di una cooperazione in materia di politica estera per la CEE; la conferenza diede
mandato ai tiene d’avignon di produrre gli omonimi rapporti (?) e da lì in poi ci fu la Cooperazione
politica europea-> la terza CPE, anche qua su logiche integovernaztive ma addirittura senza un
segretariato che rientrava nella logica di De Gaulle. Da li nasce tutta la storia della CPE che rispetto
alla quale una ragione fondamentale era il potenziale ruolo della Germania-> la Germania
cominciava a guardare verso oriente facendosi come un attore della distensione che avrebbe voluto
portare anche alla riunificazione tedesca-> la cosiddetta “Ostpolitik” di Billy Brant (?)-> politica di
apertura verso oriente ch enell’ottica di un acostruzione di una politica estera europea costitutiva
un vantaggio ma anche una preoccupazione.
Vantaggio-> si inseriva in questa identità in formazione;
Preoccupazione-> gli altri paesi europei vedevano la Germania cominciare a sviluppare una propria
politica estera anche tendenzialmente autonoma rispetto agli altri paesi etc.
CPE-> anche strumento tramite il quale gli altri paesi europei si proponevano di trarre beneficio da
questa ostpolitik e da questa politica della Germania federale tedesca nei confronti dell’URSS, ma
allo stesso tempo avrebbe permesso ai paesi europei di tenere la Germania sotto controllo in
qualche modo imbrigliandola in un contesto multilaterale più ampio. Troveremo questo discorso
anche con il trattato di Maastricht.
Ultima fase della CPE-> ci porta alla sua sostituzione con la politica estera di sicurezza comune
istituita dal trattato di Maastricht, un periodo che sarà caratterizzato dalle testimonianze di un
ordine internazionale mutato e più turbolento-> guerra in Iraq 90-91, e guerre nei Balcani dal 91 in
poi. Tutto questo passerà sopra la testa della CPE che non avrà nessun ruolo-> la risposta di sostegno
rispetto agli USA nella guerra in Iraq fu scomposta da parte dei paesi europei che arrivarono divisi,
così come nei Balcani a cominciare dal tema del riconoscimento di queste nuove repubbliche.
Rispetto a questa turbolenza l’Europa cominciò a ragione sul fatto che fosse il caso di rilanciarsi sulla
scena internazionale.

LA PESC: MOTIVAZIONI E CONTESTO


La caduta del muro di Berlino faceva sperare che si potesse porre fine al rapporto di subordinazione
con gli USA, ma venuta meno l’URSS questa esigenza venne avvertita meno-> agli occhi dei leaders
europei si prospettava l’idea che l’Europa potesse crearsi gli strumenti per giovare un ruolo più
importante.
Tema della riunificazione tedesca-> poteva essere un vantaggio nel rafforzamento dell’Europa nel
mondo, ma dall’altra parte questo gettava i semi per degli equilibri in Europa (???).-> stabilizzazione
in Europa dei rapporti politici, avrebbe potuto rendere più forte nel mondo l’Europa, ma nello stesso
tempo accendeva preoccupazioni negli altri paesi europei-> PESC nata col trattato di Maastricht
nasce anche come strumento per tenere sott’occhio, per creare un contesto più forte, multilaterale
in cui si sarebbe potuto trarre vantaggio da una Germania riunificata ma si sarebbe potuto tenerla
anche sotto controllo.
1990-> invasione Kuwait da parte dell’Iraq-> costituiva una testimonianza che era urgente che la
disunione in Europa fosse risolta e che si desse nuovi strumenti per la politica estera in un contesto
in cui gli USA apparivano più forti. C’era la necessità di darsi degli strumenti per rilanciare il ruolo
dell’Europa nel mondo in un contesto che dava la possibilità di farlo, in un contesto in cui le
responsabilità sull’Europa crescevano a partire da ciò che stava accadendo ad est.
Quando si creano nuovi strumenti gli obiettivi sono diversi-> rafforzamento dell’integrazione
europea e gestione dei rapporti interstatali in un ambiente instabile (Germania), gestione dei
rapporti inter-istituzionali e tra stati membri e Commissione che in quel periodo era guidata da
Jaques Delorre (come si scrive) che è stato probabilmente il più carismatico presidente della
Commissione europea che l’integrazione europea ricordi, e lui cercava di dare e ritagliare alla
Commissione e alla CEE più spazio e prerogative possibili. Non tutti i paesi erano d’accordo, che
ritenevano l’autonomia della Commissione rispetto al Consiglio in ambito di politica estera dovesse
essere tenuta sottocontrollo il più possibile-> dibattito che portò al trattato di Maastricht sulle
prerogative della Commissione in politica estera rispetto al Consiglio ad esempio;
Gestione delle identità e delle relazioni pubbliche-> grande questione dell’identità dell’europa nel
modno, cioè come attore internazionale e della stabilizzazione rispettp ai conflitti che si
cominciavano ad originiare nel vicinato dell’Europa-> come spesso accade questo dibattito portò al
trattato di Maastricht e alle previsioni del trattato in politica estera che andavano bene a tutti, ma
le aspettative rispetto ai risultati erano le più diverse: per alcuni paesi la PESC doveva costituire lo
strumento per il rilancio dell’Europa e anche per un rilancio dell’Integrazione europea con più
autonomia per gli stati membri, per altri era vero il contrario cioè la PESC suggeriva la costruzione
di una politica comune che si occupasse e gestisse tutti gli aspetti relativi alla sicurezza in Europa.
Altri però si prodigarono perché dietro questo nome altisonante ci fosse ben poco-> ci furono alcuni
paesi come il Regno Unito e la Danimarca che non volevano una politica comune vera e propria in
materia di politica estera e di sicurezza; altri paesi invece lo volevano-> diede origine a una delle
previsioni del trattato abbastanza ambigue. Il trattato e le previsioni arrivarono dal funzionamento
di una conferenza intergovernativa sull’integrazione politica dell’Europa-> arrivò dopo il lavoro di
due conferenze intergovernative: la prima sull’unione economica monetaria, la seconda sull’unione
politica. Mentre i lavori sull’unione economica e monetaria si erano originati fin dal 1988, quelli
sull’altra conferenza cominciarono tardi su pressione degli eventi internazionali. La seconda
conferenza ebbe tempi più ristretti e fu di fatto originata dal panico di un ordine internazionale
turbolento originato dalla caduta del muro di Berlino e dalla fine del bipolarismo.
De Michelis-> ebbe un’idea importante nella costruzione della politica estera europea-> mettere a
disposizione un seggio del Consiglio di Sicurezza all’Unione Europea in luogo di quello di Francia e
Regno Unito-> dibattito ancora aperto. Idea proposta per rafforzare la costruzione della politica
estera europea, quindi serviva anche un seggio unitario nel Consiglio di Sicurezza, le due logiche
sono strettamente legate tra di loro.

MAASTRICHT: DIBATTITI E RISULTATI


Mancanza della preparazione-> la PESC nasce dal panico.
Al centro dei dibattiti ci fu la posizione nei fatti di questa nuova politica di sicurezza comune-> ad
esempio alcuni paesi pensavano ad una pol estera unica, come l’Olanda, ed era quindi contraria alla
logica dei tre pilastri che poi si sarebbero concretizzati col trattato di Maastricht, e viceversa paesi
che non volevano che la PESC fosse contaminata e rimanesse un affare intergovernativo-> no logiche
sovranazionali.
Decision-making intergovernativo contro quello sovranazionale-> dibattito che andò ben oltre il
trattato di Maastricht e arrivò anche al trattato di Amsterdam, con il Parlamento Europeo che
spingeva molto per abolire la struttura a pilastri e avere una pol estera omnicomprensiva.
Dibattito sulla questione militare-> in un contesto di crescente turbolenza, di crisi che si stavano
originando, l’Europa anche in una logica di relativa autonomizzazione doveva afffrontare la
questione militare, bisognava darsi degli strumenti militari comuni che permettessero all’Europa di
assolvere ad un ruolo nuovo nelle rel int. La questione subisce le diverse sensibilità in Europa
rispetto alla NATO, agli USA rispetto allo stesso uso dello strumento militare. In europa ci sono paesi
che sono neutrali, e il dibattito sui paesi neutralisti diventò ancora più forte dopo il 95, quando ci fu
un’altra ondata di allargamento dell’UE, entrò la Svezia ad esempio che è paese neutrale e contro
lo sviluppo di strumenti militari da parte dell’UE. Anche l’Irlanda paese neutrale. Si sviluppò tensione
rispetto sviluppo strumento militre.
C’erano i paesi “atlantisti” che guardavano con preoccupazione a qualsiasi strumento che potesse
manifestare gli Stati Uniti l’idea di un allontanamento dalla NATA, e dall’altra parte c’erano Francia
e Germania che spingevano verso una pol di sicurezza e di difesa con il corollario dello sviluppo di
uno strumento militare.
DUE formule per superare le paralisi nel trattato di Maastricht:
• Un testo sufficientemente ambiguo: “la PESC includerà tutte le questioni legate alla sicurezza
dell’Unione incluso l’eventuale creazione di una politica di difesa comune” (art. J. 4 (1) TUE)
-> formule che spostano il dibattito nel futuro e non se ne capisce il significato. Il trattato di
Maastricht prevedeva già la convocazione di un aconferenza intergovernativa che avrebbe
dovuto prendere in considerazione questa questione e, ad esempio, le relazioni tra UE, UEO
(Unione Europea Occidentale) e NATO-> qua la registrazione fa cacare ma sono sicuro che
non stia dicendo nulla di importante.
• E poiché essa servirebbe quale braccio militare della UE e braccio europeo NATO, l’UEO ne
divenne il ponte: “il Consiglio può chiedere all’UEO di elaborare e implementare decisioni e
azioni dell’Unione con implicazioni nella difesa” (art. J. 4 (2) TUE) -> con che strumenti l’UEO
può fare ciò? Può l’UEO, ad esempio, diventare uno strumento dell’UE, quindi essere portata
dentro i trattati dell’UE? Che relazioni l’UEO dovrebbe mantenere con la NATO? Ecc. ecc.
Tutti dibattiti originati e non conclusi dal trattato di Maastricht.
Danimarca-> già all’epoca esercitò la formula dell’opting out rispetto alla cooperazione e
all’integrazione in materia di difesa. Ancora oggi la Danimarca non partecipa alle operazioni PESD o
PSDC. Altri paesi che non fanno parte dell’UE che viceversa partecipano, come la Norvegia che
partecipa regolarmente.

IL TEAT: FALLITO
Testa della Guerra dei Balcani-> lo scoppio della guerra in Bosnia arrivò in una fase tra la firma del
trattato di Maastricht e la sua entrata in vigore. Già in quekl contesto ci fu chi comincio a vedere la
PESC come un qualcosa che non avrebbe funzionato. Quando fu istituita o già in questo spazio
temporale, si diffuse nel mondo accademico un dibattito sulle funzioni della PESC; la verità è che
quello che stava succedendo nei Balcani fece perdere di entusiasmo a gran parte dei paesi europei
rispetto a questo strumento.

OLTRE LA PESC
Negli anni 90 si rende evidente che la pol estera dell’UE era ben più ampia rispetto alla PESC, cioè si
assistette ad una vera e propria globalizzazione della politica estera europea-> dai primi anni 90
nell’ottica di far giocare all’Ue un ruolo globale si svilupparono interessi rispetto a tante regioni nel
mondo-> si sviluppano una serie di documenti di natura strategica, giuridica, politica ecc rispetto a
diverse regioni del mondo. Di fatto questa globalizzazione della pol est dell’UE venne testimoniata
da il Consiglio di Madrid del 95 dalle conclusioni della presidenza del consiglio di Madrid del 95-§>
di fatto le conclusioni della presidenza mettono nero su bianco gli orientamenti e gli obiettivi e che
cosa si è raggiunto nell’ambito di quel consiglio-> quelle conclusioni vennero chiamate “strategy
paper for EU foreign policy for the coming 20 years”-> cioe una sorta di paper strategico che si
occupava di mettere in chiaro la proiezione dell’Europa nel mondo in diversi contesti. Ad esempio
venivano menzionati una serie di documenti o iniziative politiche che vi davano sostanza->
Dichiarazione di Barcellona, che è documento di natura politica che lanciò il partenariato
mediterraneo (1995); Nuova agenda transatlantica, sulle relazioni con gli Stati Uniti; ASEM, Asia
Europe meeting; Strategia dell’UE per le relazioni tra UE e Russia; linee guida del consiglio per la
cooperazione tra la Comunità e l’America Latina; reagional framework agreement, quadro di
cooperazione con il Mercosur-> tutta una serie di documenti richiamati in questo strategy paper per
dimostrare che l’UE stava diventando una pot globale con interessi globali. Questo tipo di
impostazione erano documenti che non puntavano tanto sulla politica estera di sicurezza comune
ma erano strumenti di politica estera strutturale piuttosto che di politica estera di sicurezza comune,
cioè di pol estera convenzionale-> testimonianza che l’UE stava globalizzando la propria politica
estera strutturale. Questo andava a braccetto dei nuovi orientamenti della pol estra europ che
venivano riflessi nei finanziamenti rispetto ad altre regioni del mondo. Le priorità dell’UE negli anni
90 stavano nel vicinato e nelle relazioni con i paesi ACP. Viceversa, altri contesti, come quello
dell’America latina, erano contesti più distanti rispetto all’Europa e nei quali l’UE investiva di meno,
in termini finanziari e politici. Come se anche geograficamente l’UE in quel contesto fosse al centro
di cerchi concentrici, e più ci si allontanava dal centro e più gli interessi dell’UE si affievoliva. Questo
cominciava già ad essere in contraddizione con come il mondo stava cambiando-> caso del sudest
asiatico-> compare nel consiglio di Madrid del 95 (Asem), ma dall’altro lato dal punto di vista
finanziario non compare tra le priorità dell’UE. Molti osservatori hanno notato come l’Europa si sia
accorta della ascesa dei paesi asiatici e della loro importanza con molto ritardo-> l’UE li considerava
come dei paesi che erano molto distanzi geograficamente e dei valori e principi e che non fossero
rilevanti dal punto di vista strategico. Nel 94 l’Europa produsse la prima strategia sull’Asia nella quale
cominciava a riconoscere la rilevanza di quel continente per il mondo e il suo contesto di crescita
ma non ne traeva le conseguenze. ALO SU MADONNA COME SEI PROLISSO VA BENE IL SUCCO è CHE
L’EUROPA NON CAPIVA UN CAZZO DAJE EH CHE HO FAME
L’Europa fatica a rendersi conto di tutto questo in quel contesto e la strategia che produce è molto
timida rispetto ai cambiamenti in corso.
Dal 94 l’UE sposta l’attenzione dalla PESC a strategie specifiche per il resto del mondo, in cui c’è
poca (tè alla) PESC in verità-> tutto ciò si verifica perché l’UE che oltre ad occuparsi dei paesi
dell’Europa Orientale, che cominciano a diventare dei target molto specifici e rilevanti per l’azione
europea in previsione di un allargamento (arrivato 10/15 anni dopo) e per la loro trasformazione
per la pacificazione in europa ecc, però l’Europa avrebbe potuto usare gli strumenti per la
trasformazione di quei paesi anche per la trasformazione di altre regioni del mondo, cioè un
approccio comprensivo all’idea di sicurezza, un approccio trasformativo alle relazione a quei paesi
ecc-> l’Europa vedeva il mondo come un contesto da trasformare se possibile a priopria immagine
e somiglianza. Dagli anni 90 anche grazie al rilancio dell’Europa come Unione Europea con il trattato
di Maastricht e con il lancio della politica estera di sicurezza comune-> politica traformativa, punto
di forza dell’Unione Europe-> centralità della politica estera strutturale dell’UE più che della PESC di
cui già ci si rendeva conto dei limiti anche prima della sua nascita.

Dal trattato di Maastricht si arriva a quello di Amsterdam


DA MASTRICHT AD AMSTERDAM
Ci si arriva dal punto di vista della politica estera dell’UE, la pressione crescente dei conflitti nei
Balcani-> la guerra in Bosnia finisce nel 95 con gli accordi di Dayton-> la guerra aveva dimostrato
che l’Europa era ancora totalmente dipendente dagli USA dal punto di vista politico e militare. La
guerra venne risolta da un’iniziativa politica degli Stati Uniti che portò agli accordi di Dayton con il
mediatore americano Richard Holbrooke. La guerra fu risolta sostanzialmente dai bombardamenti
della NATO che l’Europa aveva di fatto richiesto-> visto che l’Europa non aveva gli strumenti tendeva
ad appoggiarsi ad esempio alle missioni di peace keeping delle Nazioni Unite che però portavano
con loro anche tutta la loro inefficacia (tipo le stragi di boh un posto che ha detto). I peace keepers
della NATO vennero definiti da alcuni come degli “eunuchi in un’orgia” (madonna santa come se la
ride oh) -> dimostrazione dell’impotenza delle Nazioni Unite e della comunità internazionale
rispetto a quella situazione. Solo l’intervento massiccio degli USA con la NATO pose fine a tutto e
insieme agli accordi di Dayton nel 95-> shock per l’Europa.
Europa-> finalmente si poteva dedicare a ciò che sapeva fare meglio, cioè ricostruire-> politica
estera strutturale, ma ci si rese conto che questo non era sufficiente. La questione militare e della
difesa non poteva più essere elusa e bisognava riprendere in mano ciò che era rimasto incompiuto
con il trattato di Maastricht e darci una conclusione-> ciò portò alle previsioni in materia di politica
estera dell’Unione Europea convenute nel trattato di Amsterdam. Queste innovazioni furono
sostanzialmente:
1. Alto rappresentante della politica estera di sicurezza comune che avrebbe dovuto aiutare il
Consiglio e il Consiglio Europeo nell’elaborazione della politica estera di sicurezza comune e
all’attuazione della politica estera di sicurezza comune;
2. Un segretariato del Consiglio all’interno del quale si sarebbero dovuti sviluppare tutta una
serie di organi permanenti per il funzionamento di questa politica estera di sicurezza comune
e poi della PESD quando si svilupperà più avanti. Ciò, ad esempio, portò alla creazione della
policy planning and warning unit-> un organo che permettesse all’UE di studiare la politica
internazionale, di maturare degli approcci di lungo periodo rispetto alla politica
internazionale e prevedere se possibile contesti di crisi-> per fare in modo che l’Europa non
si trovasse impreparata ma potesse maturare in anticipo dei propri approcci condivisi
rispetto a quello che succedeva nel mondo-> organo permanente per dare permanenza alla
PESC.
L’Europa non aveva una faccia con cui potersi presentare-> l’alto rappresentate è la faccia della
politica estera (di sicurezza comune) dell’Unione Europea per la prima volta. Si crea uno strumento
giuridico con il trattato di Amsterdam-> “le strategie comuni” -> dovevano costituire dei documenti
aventi efficacia giuridica all’interno dei quali si dovessero collocare le posizioni comuni, cioè le
posizioni adottate rispetto ad una particolare questione o all’interno delle istituzioni internazionali
ecc degli stati membri, che dovevano inquadrarsi in strategie comuni-> posizioni comuni e azioni
comuni inquadrarsi in strategie comuni. Tra il 99 e il 2000 si adottarono tre di queste strategie:
• Strategia per la Russia;
• Strategia per l’Ucraina;
• Strategia per il Mediterraneo.
Poi basta perché ci si rese conto che queste strategie non costituivano uno strumento innovativo->
vennero abbandonati. In seguito, l’Europa produrrà tutta una serie di strategie ma sono documenti
di natura politica e non giuridica.
3. Rafforzamento rapporto UE-UEO -> nel 96 ci furono gli accordi di Berlino che discesero dagli
accordi di Amsterdam e questi accordi istituivano una identità europea di sicurezza e difesa
all’interno della NATO-> strumenti attraverso cui l’unione dell’Europa occidentale avrebbe
potuto prendere a prestito gli assetti della NATO per portare avanti delle missioni rispetto
alle quali la NATO non era interessata e che invece erano rilevanti per l’Europa. Per far
questo l’UEO si doveva appoggiare all’UE collegata con la NATO perché l’UEO non aveva gli
strumenti. Nascono anche le missioni di Petersberg (non /pitersberg/) che sono missioni che
attraverso l’unione dell’Europa occidentale l’UE avrebbe potuto intraprendere in materia di
sicurezza e difesa-> missioni umanitarie e di evacuazione, mantenimento della pace, delle
crisi, ripristino della pace-> erano per la gestione delle crisi di fatto.

25/11/2020

LA POLITICA EUROPEA DI SICUREZZA E DIFESA (PESD)


Il trattato di Amsterdam 1997. Fase successiva-> nascita della PESD, Politica Europea di Sicurezza e
di Difesa. Questa politica estera nasce nel 1999 formalmente, ma dal punto di vista politica nel 98
in un contesto che ha influito sulla sua nascita-> guerre balcaniche e di una fase delle guerre, cioè
quella in Bosnia che ha costituito uno shock per l’UE che non era in grado di fatto di affrontarla. Ciò
portava ad una pressione crescente perché gli europei sviluppassero delle capacità di intervento
nelle crisi internazionali. La guerra in Bosnia finisce nel 95 ma c’erano tensioni crescenti negli anni
successivi in Cossovo-> 1998 Guerra in Cossovo, ma le repressioni scoppiarono ben prima in quella
regione-> problemi relazioni tra Cossovo e Serbia. Anche questo agiva come elemento di pressione
affinché gli europei non si facessero di nuovo trovare impreparati come per la guerra in Bosnia. Nel
98 la PESD nasce politicamente come una idea di due personalità, cioè il primo ministro inglese e il
presidente francese-> Jaques Chirac e Tony Blair. Questi due paesi producono la dichiarazione di
Saint Malò-> dotarci, istituire una politica per dotarci di capacità per azione autonoma sostenuta da
forze militari credibili, strumenti per decidere di utilizzare queste capacità e queste forze militari e
avere la preparazione a farlo per rispondere alle crisi internazionali-> avere una politica con le
istituzioni necessarie per portare avanti e intraprendere delle operazioni militari credibili-> implica
capacità militari che implicano dar vita a nuovi strumenti istituzionali e la preparazione a farlo, cioè
essere in grado di rispondere a crisi internazionali quando queste si verificano. Servono anche
procedure decisionali adeguate per poter intraprendere queste missioni in tempi rapidi.
Tutto questo si concretizza nel Consiglio Europeo di Colonia nel giugno 1999. Il Consiglio Europeo di
Colonia in pratica istituisce la politica europea di sicurezza e di difesa. In tempi relativamente rapidi,
nel 2003, abbiamo le prime missioni PESD, militari e civili, non soltanto in Europa ma anche fuori.
2003-> operazione Concordia in Macedonia, ma anche la prima fuori Europa in Congo, la missione
Artemis.
Questo dota la politica estera dell’UE strumenti per l’azione-> fa uscire la politica estera di sicurezza
comune (PESC) dalla sua dimensione declamatoria.
Perché si è arrivati alla PESD?
Si è acceso un dibattito durante il Consiglio o la Dichiarazione riguardo l’Europa che voleva dotarsi
di uno strumento militare e di una politica per poter intervenire in contesti di crisi. Questi sentimenti
che i dibattiti provocavano erano opposti anche perché di mezzo c’era lo strumento militare-> un
dibattito molto forte venne suscitato nello stesso REGNO Unito, ma anche negli Stati Uniti. Da una
parte si svilupparono delle posizioni che temevano l o sviluppo di capacità militari da parte
dell’Europa, addirittura la retorica dell’epoca in certi ambienti era quella di una sorta di nuovo
Impero Romano da parte dell’Europa, che avrebbe potuto impegnarsi alla conquista del mondo,
mire espansionistiche ecc.
Dall’altro lato c’era chi derideva questo tipo di iniziativa.
Negli ambienti statunitensi cominciava a preoccuparsi per un’ipotetica competizione con la NATO,
c’è chi invece descriveva questa nuova iniziativa come una politica che avrebbe prodotto tanti bei
documenti ma che alla fine avrebbe prodotto nulla di concreto.
In realtà non fu così; è ancora una politica di raggio limitato ma la concretezza l’ha avuta. Ancora
oggi missioni PESD in tutti i contenenti ?????? boh

COSA LA PESD NON E’


Il grande tema era “perché Blair ha dato vita ad una politica di questo tipo?”, alla fine UK è sempre
stato il miglior alleato degli USA in Europa e in passato, ai tempi della CED, si era tirato indietro da
imprese di questo tipo. Si parlava quindi della sua inesperienza e ingenuità, altri dicevano che la
scelta era legata alla moneta unica perché UK aveva esercitato con il trattato di Maastricht l’opting-
out rispetto alla moneta unica e quindi questo avrebbe portato l’UK a intraprendere una nuova
iniziativa per non incorrere nella marginalità in Europa-> effettivamente questo fu un elemento
importante che mosse Blair, cioè il timore della marginalizzazione in Europa dopo non aver fatto
parte dell’intrapresa della moneta unica.
Alcuni dicono “è nata come volontà di un esercito europeo” -> l’esercito europeo implica
evidentemente il concetto di difesa territoriale. La PESD non è uno strumento nato con obiettivo di
difesa territoriale. È una politica di sicurezza e difesa ma nonostante il termine, il concetto di difesa
va considerato come l’obiettivo di intraprendere missioni per gestire delle crisi internazionali.
Questo si inserisce anche in uno degli obiettivi fondamentali della strategia di sicurezza dell’UE, che
verrà conclusa e verrà pubblicata nel 2003-> obiettivo di garantire la stabilità nel mondo a partire
dal vicinato.
Quindi la difesa territoriale era qualcosa che era rimasta appannaggio della NATO-> dato le divisioni
che si sarebbero create in Europa non si fece il passo ulteriore e specificare il fatto che questa
politica si sarebbe dovuta occupare di difesa-> la NATO era sacra per molti paesi europei. Quindi
questa non è la trasposizione di un esercito nazionale.
Non rientra nella logica della PESD pretendere che ci sia il cittadino disposto a morire per l’Europa->
il tema è avere dei contingenti che siano in grado di intervenire.
La logica è diversa rispetto a quello di un esercito nazionale.
Qualcuno in ambienti statunitensi ha detto-> PESD strumento fatto per indebolire la NATO perché
è stato un’intrapresa francese, la Francia ha nel suo DNA l’obiettivo di indebolire e porsi in
competizione con la NATO-> non è questa la logica. La Francia in quel contesto era fuori dal comando
integrato della NATO, ma questo non vuol dire che non partecipava ad operazioni NATO. Operazioni
nei Balcani-> la Francia partecipò a operazioni NATO, e si trovava anche in una posizione scomoda.
La Francai metteva a disposizione le truppe, partecipava alle operazioni ma non era al tavolo
decisionale all’interno della NATO-> l’obiettivo della Francia non era quella di indebolire la NATO
con la quale collaborava e portava avanti delle missioni soprattutto con un presidente come Chirac.
La PESD era nata perché c’era stato uno strumento, gli European Security Defence Identity, che
aveva l’obiettivo di creare un’identità europea di sicurezza e di difesa all’interno della NATO-> dare
la possibilità in caso di conflitto in cui gli europei avrebbero voluto intervenire di creare una linea di
comando all’interno della NATO e data la possibilità all’Unione dell’Europa Occidentale di prendere
a prestito gli strumenti della NATO per portare avanti delle missioni a guida europea. Il problema
era che si dimostrò incapace di funzionare. All’interno della NATO la propensione degli Americani a
portare avanti queste missioni era piuttosto bassa e perché gli USA avrebbero potuto in qualsiasi
momento rifiutarsi di mettere a disposizione questi assetti. Manteneva la dipendenza e la
subordinazione rispetto alla NATO e agli Stati Uniti. La PESD cerca di andare oltre a questo-> cercava
di costruire capacità militari europee. Ad esempio, nel 2003 lanciata una European Reaction Force,
composta da 60000 uomini in grado di intervenire in 60 giorni-> era una forza di intervento rapido.
Fu di fatto un esperimento che non funzionò. Il tema era quello delle capacità militari-> l’Europa
doveva appropriarsene per poter intervenire e non poteva prendere a prestito quelle della NATO->
questo fu anche il motivo per cui nacque l’Agenzia Europea di Difesa, che nacqua tra il 2005 e il 2009.
Mel 2005 c’era il dibattito sul progetto di dotare l’Europa di una costituzione europea e questo
prevedeva anche l’istituzione di un’agenzia di difesa che avrebbe dovuto produrre il coordinamento
degli assetti militari in Europa e di promuovere lo sviluppo di capacità militari autenticamente
europee-> fondamentale per l’efficacia della PESD.
La PESD doveva dotare l’Europa di una politica di azione eventualmente autonoma rispetto alla
NATO-> poter perseguire delle proprie priorità, ad esempio, intervenire in contesti in cui la NATO
non voleva intervenire (tenendo conto che lo European Security Defence Identity non aveva
funzionato-> nel 2003 vennero rinnovati come accordi Berlin Plus, perché l’obiettivo era quello di
costruire una relazione tecnica di cooperazione tra la NATO e l’Unione Europea che già si era dotata
di un apolitica di sicurezza e difesa senza passare per l’Unione dell’Europa Occidentale. Questi
accordi dovevano in qualche modo salvaguardare l’autonomia europea).
La Francia-> non voleva boicottare la NATO, non voleva bilanciarla in termini politico-militari; quindi,
la PESD non nacque per questo ma perché era giunto il momento per l’Europa di assumersi delle
proprie responsabilità. Blair aveva percepito un pericolo, che era contrario agli interessi britannici->
gli Stati Uniti in qualche modo si ritirassero dalla NATO, non investissero più nella NATO. Questo
perché l’atteggiamento degli USA nei confronti degli Europei era diventato, con la guerra in Bosnia
e poi con quella in Cossovo nel 99, sempre più difficoltoso, di irritazione, perché di fatto l’Europa
aveva subappaltato l’intervento in Bosnia, ma poi anche in Cossovo, alla NATO e agli USA-> l’Europa
non era in grado di portarlo avanti autonomamente. Fra gli altri ci fu proprio Chirac che andò a
supplicare gli USA di intervenire in Bosnia. Ma allo stesso tempo lo stesso Chirac e gli Europei
criticavano gli Stati Uniti per come intervenivano in questi conflitti. Ad esempio, per l’uso eccessivo
della forza, per le modalità con cui la forza veniva esercitata, con bombardamenti aerei che avevano
prodotto molte vittime che gli USA chiamavano “gli effetti collaterali”, ma che erano disfunzionali
rispetto ai diritti umani per i quali si era intervenuti-> ci fu un dibattito infinito e contestazione nei
confronti degli USA. Legittimità-> anche i giuristi sono arrivati a divedersi su questo perché si
interveniva per la tutela dei diritti umani-> il modo in cui si è poi intervenuti è stato considerato da
molti sproporzionale e disfunzionale rispetto alla tutela dei diritti umani.
A una certa gli USA si so rotti il cazzo-> cioè prima mi dici “dai fai te” e poi mi contesti? Se continua
così gli USA decidono di non investire più nella NATO in termini i politici, economici e militari,
d’accordo?!
A questo punto Blair captò la possibilità per rilanciare il ruolo britannico in Europa fungendo da
ponte e puntando sulla consueta “special relationship” con gli Stati Uniti per salvare l’alleanza
atlantica e la NATO, lanciando una nuova politica in cui UK sarebbe stato protagonista che
permettesse all’Europa di intervenire non contro la NATO ma paradossalmente per salvare la NATO.
Questo costituiva un modo per Blair e UK per rilanciare la propria posizione in Europa e scongiurare
i rischi di marginalizzazione. Questo era l’obiettivo di fondo dell’approccio di Blair rispetto alla
questione della PESD.
PESD-> politica che non serviva alla difesa territoriale ma avrebbe potuto portare avanti le
cosiddette missioni di Petersberg che sono funzionali alla gestione delle crisi. Questo sarebbe
andato incontro al timore delle “tre D”-> il segratario di stato americano Medaleine Albright aveva
evocato già anche rispetto alla European Security Defence Identity-> Duplicazione (le risorse sono
scarse, non è il caso di costruire uno strumento con capacità militari che duplichi gli sforzi fatti
all’interno della NATO; piuttosto costruire una cosa che sia funzionale); Discriminazione (il pericolo
che il nuovo strumento discriminasse i paesi che facevano parte della NATO ma che non facevano
parte dell’UE. Il paese a cui si faceva riferimento soprattutto era Turchia); Disgiunzione (decoupling)
(l’idea che l’ESDI prima e la PESD poi potessero nascere come uno strumento che si staccasse dalla
NATO e che poi potesse agire, si impostasse in competizione con la NATO. Questo rischio per
Albright era da scongiurare). Questi tre timori non sono al momento giustificati per quanto riguarda
la PESD.

LA POLITICA ESTERA UE DOPO L’11 SETTEMBRE


L’11 settembre 2001-> attacco, che non fu l’unico in realtà perché in Europa ci furono gli attacchi
terroristici di Madrid e Londra fra il 2004 e il 2005 che avvenivano all’interno dei paesi europei->
questi attacchi portavano con sé il tema della proliferazione delle armi di distruzione di massa. Temi
nuovi per quanto riguardava la politica estera dell’UE e anche delle relazioni internazionali. Tutto
questo portarono da un aparte ad una divisione in Europa, che fu acutizzata-> il gap tra i membri
più grandi dell’UE (soprattutto riferimento ai big three: Gran Bretagna, Germania e Francia) e gli
altri; questo rischio di una dicotomia emerse nel meeting informale prima del Consiglio Europeo
post 11 settembre-> questo meeting separato vide la partecipazione proprio dei 3 paesi big->
costituiva uno spettro della politica europea. Questo era fomentato anche dagli Stati Uniti che in un
contesto come quello tendevano ad agire come forza centrifuga-> tendevano ad intraprendere delle
relazioni più dirette con questi tre paesi rispetto agli altri-> agivano come forza centrifuga rispetto
all’Europa (all’epoca c’era Bush figlio a cui non fregava un cazzo di vedere un’Europa unita).
L’altra grande questione fattore di divisione era il fattore atlantico-> quando gli USA intervennero
in Iraq produssero una divisione fra quei paesi che presero le distanze dall’intervento unilaterale e
illegale degli USA, e altri che partecipavano a questa intrapresa degli Stati Uniti, direttamente o
indirettamente (tra cui l’Italia). Dall’altro lato il discorso produsse una rivitalizzazione della politica
estera europea-> mise in luce il fatto che il mondo si faceva sempre più pericolo e l’Europa doveva
darsi una svegliata dal punto di vista delle proprie capacità militari, di intraprendere delle missioni
internazionali ecc. Queste missioni internazionali dovevano potersi intraprendere anche in modo
diverso e autonomo rispetto all’American way of doing things. Questo si vedrà chiaramente nella
strategia di sicurezza europea del 2003 e quella degli USA del 2002-> gli obiettivi sono simili ma le
modalità e il modo di vedere il mondo erano profondamente differenti; l’Europa sentiva la necessità
di affermare questo modo diverso di vedere il mondo. Nel 2003 si arriva ad una strategia di sicurezza
dell’UE che era la prima della storia-> perché la lealtà che gli USA pretendevano produceva delle
divisioni in Europa ma ciò non significa che l’Europa avesse dei principi e modi di vedere il mondo
che accomunassero gli stati membri e che quindi dovevano essere affermanti nel mondo.
Ci fu un nuovo impeto per la PESD che proprio nel 2003 intraprese le prime azioni.
Ci fu un allargamento anche delle issues-> la politica estera cominciò ad occuparsi di cose che fino
ad allora non si era occupata, ad esempio lotta contro il terrorismo, proliferazione delle armi di
distruzione di massa.

Tra il 2004 e il 2007-> entrarono 15 paesi nell’Unione-> raddoppierà la membership dell’UE. Anche
questo produsse degli effetti, ad esempio nacque nello stesso contesto la politica europea di
vicinato, cioè la possibilità dell’Europa di produrre delle politiche nei confronti dei nuovi vicini che
potevano essere anche instabili e c’era la necessità quindi di stabilizzarsi affinché non producessero
delle minacce relative alla sicurezza nei confronti dell’Europa utilizzando degli strumenti che non
fossero quelli classici-> la stabilizzazione l’aveva prodotta attraverso l’allargamento.
Stanchezza d’allargamento-> ogni volta che c’è un allargamento si produce uno stress sulle
istituzioni che devono trovare gli equilibri ed essere rinnovate per essere efficienti e anche efficaci->
produrre degli effetti concreti. Ogni volta che c’è un allargamento si mette in moto una spinta per
le riforme istituzionali-> logica del “widening vs deepening”, quando ci si allarga si tende a sacrificare
l’approfondimento dell’integrazione, si tendono a creare dei germi di inefficienza nell’Unione e di
conseguenza l’Unione è portata a riformare le proprie istituzioni per assorbire l’allargamento per
poter funzionare bene e se possibile procedere anche nel deepening dell’integrazione-> si avviò
dibattito che avrebbe dovuto portare ad una costituzione per l’Europa nel 2005. Questa costituzione
che avrebbe prodotto innovazioni importanti per quanto riguarda la politica estera dell’UE. Per la
mancanza di volontà di ratificare la costituzione, soprattutto della Francia, fu l’elemento
fondamentale che fece saltare la cosa (ci fu un referendum in Francia che fece saltare la ratifica del
trattato costituzionale).
Politica europea di vicinato-> sarebbe dovuta servire a stabilizzare il vicinato, a intraprendere delle
buone relazioni con il nuovo vicinato stabilizzandolo e condividendo tutto e integrandoli ma
fermandosi al limite dell’integrazione istituzionale-> sulla soglia dell’adesione: dare loro dei vantaggi,
integrarli ad esempio sulla libera circolazione delle persone, delle merci, di coinvolgerli nel mercato
unico ma senza che questo debba portare al loro ingresso nell’UE-> “creare una cerchia di amici con
i quali condividere tutto tranne le istituzioni”, la frase magica che stava alla base della politica
europea di vicinato.
Questo allargamento ha prodotto anche un impatto nella politica estera dell’UE anche di tipo
divisivo. Ancora una volta tensione per quanto riguarda l’europeismo e l’atlantismo perché molti
dei nuovi paesi avranno une predilezione per le relazioni transatlantiche rispetto al tema
dell’autonomia dell’Europa rispetto agli Stati Uniti (e questo si era già manifestato in occasione della
guerra in Iraq scoppiata prima dell’allargamento del 2004. Molti di quei paesi avevano appoggiato
l’iniziativa statunitense) e poi ancora un aumento della divisione tra grandi e piccoli paesi-> 27 paesi
sono tanti e molti di questi paesi non hanno delle capacità in termini di politica estera che li possa
far stare al passo con gli altri paesi dell’Unione-> in molte riunioni del Consiglio questi membri non
hanno niente da dire rispetto ai grandi dossier internazionali, non hanno una politica estera a 360°.
Questo implica la propensione da parte dei grandi paesi di portare avanti delle priorità e di imporle
agli altri.

DALLA COSTITUZIONE EUROPEA AL TRATTATO DI LISBONA


Convenzione sul futuro dell’Europa a cui partecipavano rappresentanti del Parlamento Europeo e
dei parlamenti nazionali. Questo supera il primo dei tre pilastri, che viene per la prima volta superato,
abolito, e si tentava di creare un ministro degli esteri europeo, l’agenzia di difesa europea, un
ampliamento delle missioni di Petersberg, e una certa flessibilità nello sviluppo e nell’applicazione
della PESD anche in termini di processi decisionali, e l’introduzione di una clausola di solidarietà che
imponeva ai paesi dell’UE di assistere a un paese dell’UE che fosse attaccato dall’esterno-> clausola
che fu molto contestata in ambito NATO. Una sorta di articolo 5 della NATO che riguarda la difesa
collettiva-> introdurlo all’interno dell’UE.
Quando la costituzione cadde la gran parte di queste innovazioni venne salvata, ad esempio:
ministro degli esteri dell’UE non si chiama più così ma si chiamò Alto Rappresentante ma con le
stesso funzioni previste dal trattato costituzionale. Il trattato di Lisbona, che entrò in funzione nel
2009, salvò gran parte delle innovazioni prodotte dalla costituzione europea mai entrata in funzione.

14/12/2020

DA LEGGERE LE DUE STRATEGIE SU MOODLE USA E UE (CREDO SERVANO PER L’ESAME E SONO
NELLA LEZIONE DEL 14 DICEMBRE).

L’UE e la riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (UN)-> caso interessante di politica
estera strutturale dell’UE ed è un tema molto legato anche alla strategia di sicurezza.

DALLA COSTITUZIONE EUROPEA AL TRATTATO DI LISBONA (VEDI SOPRA)


La costituzione è naufragata nel 2005 soprattutto per un referendum contrario avvenuto in Francia,
e questa costituzione per l’Europa (“Trattato che istituisce una costituzione per l’Europa”)
prevedeva innovazioni fondamentali per quanto riguarda la politica estera europea, in particolare
queste innovazioni furono di fatto mantenute dalla riforma che poi si ottenne 4 anni dopo cioè dal
Trattato di Lisbona-> entrato in vigore nel 2009. Questa fase di riforma, che possiamo considerare
un tutt’uno se prendiamo in considerazione questo tentativo naufragato nel 2005 e il trattato di
Lisbona, è avvenuta su sollecitazione di mutamenti interni e esterni (il 2005 è arrivato dopo l’11
settembre)-> bisognava introdurre innovazioni che permettessero all’UE di avere una politica estera
più efficace e che si occupasse anche di questioni non convenzionali, che fino ad allora non erano
state avvertite come un problema come il terrorismo, la proliferazione delle armi di massa.
Contestualmente c’era stato anche il grande tema dell’allargamento imponente avvenuto nel 2004
con l’ingresso di 10 paesi, e poi con altri 2 paesi nel 2007 (Romania e Bulgaria)-> entrata grande
quantità di paesi e quando questo avviene pongono una pressione sulle istituzioni; le istituzioni
devono essere riformate per assorbire questo ingresso in modo da rendere i processi decisionali
efficaci e rendere le istituzioni rappresentativi-> cambiare equilibrio all’interno del Parlamento
Europeo, cambiare equilibri all’interno del Consiglio in termini di processi decisionali ecc. Ma implica
anche introdurre delle nuove istituzioni ecc. Ciò sarebbe avvenuto con la Costituzione che voleva
dare un’idea di statualità. Noi ci soffermiamo sulle innovazioni che riguardano solo. La politica estera
europea-> la gran parte di queste innovazioni furono, nonostante la caduta di questo trattato
costituzionale a seguito di referendum, poi mantenute dal Trattato di Lisbona anche se avvennero
in alcuni casi depotenziate, ad esempio dal punto di visto retorico-> la Costituzione per l’Europa
aveva introdotto la creazione di un ministro degli esteri europeo e il termine evoca statualità e una
figura politica estera indipendente rispetto a quella degli stati nazionali-> uno dei nodi problematici
che poi portarono alla caduta di questa carta costituzionale. Questa figura però non è stata
accantonata ma semplicemente il nome venne cambiato, depotenziato-> Alto Rappresentante->
richiama l’idea insita nella figura che già era stata introdotta dal Trattato di Amsterdam che era l’Alto
Rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune, ma in qualche modo potenziandola->
quindi: stessa cosa del ministro degli esteri ma con nome depotenziato per creare meno timore tra
gli Stati Membri.
Legato a questo ci fu l’abolizione dei Tre Pilastri-> c’era l’esigenza, già nata ai tempi della CPE, di
legare tra di loro dimensioni della politica estera europea che però erano soggette a processi
decisionali differenti ed erano state inquadrate dal Trattato di Maastricht in pilastri differenti: le
relazioni esterne che vedevano un coinvolgimento maggiore di organi sovranazionali, come la
Commissione Europea e il Parlamento e anche la Corte di Giustizia, con il secondo pilastro che era
quello della politica estera di sicurezza comune. Serviva politica estera comunitaria coerente
sottoposta alle stesse istituzioni e, se possibile, agli stessi processi decisionali. Dal punto di vista
della cooperazione di diverse dimensioni della politica estera dell’UE ci sono stati dei grandi passi in
avanti grazie all’abolizione di questi tre pilastri.
Abolizione tre pilastri-> discorso soprattutto formale e retorico che però non ha fatto venire meno
la diversità dei processi decisionali. Ad esempio, nella politica commerciale si continua ad avere una
commissione con un ruolo centrale e principio di maggioranza in sede di Consiglio e coinvolgimento
del Parlamento Europeo. Invece per la PESC rimane la connotazione intergovernativa.
L’abolizione ha avuto poi un proprio corrispettivo anche nella nuova figura dell’Alto
Rappresentante-> quello che è cambiato rispetto a prima (trattato di Amsterdam) era che questa
figura non era posta solamente a capo della PESC, e quindi del segretariato del Consiglio, ma era
posta a capo di fatto di tutte le dimensioni dell’ex primo e secondo pilastro che avevano a che fare
con la politica estera dell’UE. Non a caso, questa figura divenne anche vicepresidente della
Commissione Europea-> di fatto compito di coordinamento dei commissari che si occupavano di
questioni legate alla politica estera europea, tutti eccetto il commercio. Commercio-> la direzione
generale (la DGtrade ???) della commissione europea è sempre stata una direzione generale molto
potente. Storicamente a capo della direzione generale commercio è stato sempre posto un
commissario anglosassone e un commissario che aderiva a un’ideologia liberista relativamente
spinta-> ad esempio, strategia commerciale global Europe del 2006, questa aveva il marchio di Peter
Mendelson, ferocemente criticato per la sua impostazione neoliberista. E quindi? Che c’entra ‘sta
roba? Boh.
La DGtrade e in generale la dimensione commerciale della politica estera dell’UE è stata molto forte.
La Commissione Europea è un attore potentissimo per quanto riguarda il commercio-> degli studi
che hanno indagato le percezioni esterne dell’UE nei paesi in via di sviluppo -> boh, ha iniziato a
parlare di altro.
La politica commerciale è gestita sovrannazionalmente dalla Commissione Europea, e quindi
quando si parla di relazionarsi con paesi in via di sviluppo l’UE fa valere le asimmetrie dal punto di
vista economico-> quando le asimmetrie sono molto accentuate qualsiasi proposta può diventare
un’imposizione.
Dimensione commerciale della politica estera europea è rimasta tendenzialmente fuori rispetto a
questa logica di aggregazione delle dimensioni sotto il cappello di supervisione del nuovo Alto
Rappresentante, però queste nuove funzioni dell’AR implicavano anche che lui fosse un membro
della Commissione Europea e che quindi potesse riunire sotto uno stesso cappello la politica estera
di sicurezza comune, con la sua propaggine relativa alla scurezza e alla difesa, con le altre dimensioni
(commercio anche se relativamente, sviluppo, accordi di associazione…) e tutta la pletora di accordi
che ruotano attorno all’UE-> accordi di associazione bilaterale con alcuni paesi o accordi di tipo
biregionale, tra UE e intere regioni del mondo. Oltre a questo obiettivo questa innovazione serviva
per rafforzare la faccia dell’UE all’esterna-> la rappresentanza dell’UE all’esterno. L’Ue da sempre di
fatto aveva la necessità di rappresentarsi all’esterno, cioè di offrire agli interlocutori terzi un punto
di riferimento costante e ben riconoscibile-> l’Alto Rappresentante-> già stato creato col trattato di
Amsterdam ma ora può rappresentare un punto di riferimento per tutta la politica estera dell’UE e
non solo quella relativa alla sicurezza comune.
Questo punto di riferimento si colloca a livello dei ministri degli esteri a livello gerarchico-> fino ad
allora a rappresentare l’UE all’esterno era la presidenza di turno, in alcuni ambiti il presidente della
Commissione Europea, ma in generale la presidenza di turno che fin dalla CPE stava in carica sei
mesi-> rendeva disfunzionale tutto il meccanismo di rappresentanza all’esterno.
Altra innovazione del trattato di Lisbona-> figura del Presidente del Consiglio Europeo,
semipermanente-> il presidente non è più il capo di stato di governo del paese che deteneva la
presidenza di turno a rotazione semestrale, ma una figura che stava in carica due anni e mezzo ed
era nominata dai capi di stato di governo e poteva essere rieletta una seconda volta-> una figura
che poteva stare in carica fino a 5 anni. Innovazione fondamentale perché in questo modo questa
figura è di fatto slegata dagli equilibri politici interni allo stato di provenienza-> dopo il trattato di
Lisbona si faceva il nome come presidente semipermanente del Consiglio Europeo di Tony Blair->
gran parte dei paesi si è opposta a questa decisione perché questo avrebbe significato quasi
politicizzare troppo e sti cazzi. Venne nominato Donald Tusk che era polacco-> è rimasto presidente
anche quando in Polonia era all’opposizione! -> NO, non è vero non è stato lui era un altro, tipo un
certo Varron Pui boh, però è vero che il polacco è rimasto lì anche se era all’opposizione! Varron Pui
era considerato una figura per nulla carismatica, e questa è stata una scelta ben precisa. Comunque,
si parla di figure non riconoscibili come leader trainanti in grado di minacciare ad esempio la
sovranità degli stati membri. Ora sta parlando di Federica Mogherini, ma chi è? Boh, tipo il secondo
AR. Vai a capire quel che dice.
Altra innovazione-> la personalità giuridica in capo all’Unione Europea-> conferisce all’istituzione la
capacità di essere titolare di diritti e obblighi sul piano internazionale, cioè di vincolarsi con attori
terzi-> ad esempio concludere degli accordi di natura giuridica, e quindi avere dei diritti che
discendono da questi accordi e però essere anche destinatario di obblighi che provengono da questi
accordi. Prima del trattato di Lisbona la personalità giuridica stava in capo alla Comunità Europea,
cioè stava in capo all’ex primo pilastro perché nel primo pilastro c’erano le competenze
sovrannazionali, e facevano capo al primo pilastro le politiche tendenzialmente sovrannazionali
come la politica agricola comune e la politica commerciale comune dove la Commissione giocava un
ruolo centrale in rappresentanza degli stati membri.
Personalità giuridica-> dunque in capo alla Comunità Europea. Ciò dava la possibilità alla comunità
di giocare un ruolo in organizzazione che si occupavano di questioni in cui l’Europa aveva una
competenza esclusiva, ad esempio organizzazione mondiale del commercio da un lato e FAO
dall’altra (si occupa di agricoltura e cibo) -> l’Unione era membro effettivo delle due organizzazioni
ed erano le uniche due organizzazioni in cui ciò avveniva. Questo non avviene neppure nel fondo
monetario internazionale. Con il trattato di Lisbona, che ha abolito i tre pilastri, la personalità
giuridica si è estesa all’Unione Europea in quanto tale-> da la possibilità all’UE potenzialmente di far
parte anche di altre organizzazioni che si occupavano di questioni che non ricadevano nelle
competenze del primo pilastro, quindi dell’Ex CE-> ad esempio l’ONU, un’organizzazione in cui è
centrale la PESC, ex secondo pilastro; lì non c’era mai stata la possibilità per l’UE di essere membro->
oggi dal punto di vista giuridico questo è invece possibile.
Questa innovazione apre potenzialmente praterie all’UE come attore internazionale.
Altra innovazione-> dal punto di vista della democratizzazione della politica estera dell’UE-> viene
data la possibilità al Parlamento Europeo di essere coinvolto a pieno titolo negli accordi di tipo
commerciale; prima, mentre il PE giocava un ruolo negli accordi di cooperazione, di associazione
eccetera, negli accordi di natura commerciale era di fatto escluso. Con il trattato di Lisbona c’è
bisogno dell’assenso del PE perché un accordo commerciale internazionale vincoli l’UE->
innovazione che ha portato ad un’espansione delle competenze del PE in materia di politica estera
dell’UE.
Altra innovazione-> Clausola di solidarietà-> messa nero su bianco, precisata all’interno del trattato->
introduce un principio che è simile a quello dell’articolo 5 della NATO che dice che quando un paese
membro viene attaccato, l’alleanza nel suo complesso reagirà in difesa collettiva-> l’unico caso in
cui è stato invocato l’art. 5: dopo l’11 settembre 2001 per giustificare l’intervento in Afghanistan. Il
trattato di Lisbona introduce un principio analogo all’interno, per l’UE-> ha sollevato qualche
malumore all’interno della NATO per logiche di competizione eccetera.
Agenzia di Difesa Europea-> (EDA in inglese) era prevista dal trattato di Lisbona ma si è dato vita a
questa agenzia per. Logiche relative alla PESD, per necessità relative alla PESD, per aiutare la
creazione di un’industria degli armamenti a livello europeo-> è nata anche senza aspettare l’entrata
in vigore di un trattato specifico, perché nata nell’interludio tra la caduta della costituzione e il
trattato di Lisbona credo, però lui fa casino non si può campare in questo modo però! Anche questa
è un’innovazione fondamentale.
Trattato di Lisbona-> la forma delle innovazioni è mantenuta ma è retrocessa perché non si tratta
più di una costituzione ma si tratta di classico trattato, che è uscito da una conferenza
intergovernativa, mentre il trattato costituzionale è uscito da un congresso che era stato innovativo->
la Convenzione Europea, istituita con una formulazione nuova-> non si parlava più tanto dei
rappresentanti degli stati membri riuniti in una conferenza intergovernativa che discutevano e
raggiungevano l’accordo, firmavano e poi sottoponevano le ratifiche o i referendum, ma era un
congresso molto più ampio composto dai rappresentanti degli stati membri, rappresentanti dei
parlamenti nazionali, rappresentanti del Parlamento Europeo e rappresentante della Commissione->
il testo del trattato costituzionale era uscito da un tipo di meccanismo nuovo che era più
legittimante, più comprensivo. Anche da questo punto di vista si è retrocessi con il Trattato di
Lisbona, perché è stato frutto di una classica conferenza intergovernativa come è stato per tutti gli
altri trattati europei.
Altra innovazione-> la cooperazione strutturata permanente, di cui a quanto pare hanno già parlato
nella lezione pre-esonero, quindi: siamo nella merda? Chissà.

UN CASO DI POLITICA ESTERA STRUTTURALE: LA RIFORMA DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA


Importante perché una delle parole d’ordine della strategia di sicurezza dell’UE è “effective
multilateralism”, che in realtà sono due parole ma a lui cazzo gliene tanto devo studiarla io sta roba->
multilateralismo efficace: l’idea che l’UE sponsorizza e basa la sua politica estera su un
multilateralismo che funziona, efficace-> una delle cose che distinguevano in quel momento
l’approccio statunitense alla realtà internazionale rispetto a quello dell’UE. In quel contesto c’erano
gli USA che andavano per via unilaterale e l’UE che invece cercava e riaffermava la logica del
multilateralismo, ma un multilateralismo basato sul diritto, sulle organizzazioni internazionali
eccetera e che doveva funzionare. Si pone la questione della riforma delle organizzazioni
multilaterali-> per rendere il ML funzionante ed efficace-> fondamentale per l’UE e quindi uno degli
organi che manifesta questa inefficacia per quanto riguarda le organizzazioni multilaterali e il
Consiglio di Sicurezza. Un tema fondamentale perché se voi vi impostate la vostra azione in politica
estera sulla logica multilaterale, sul rispetto del diritto, sulla legittimità internazionale e così via, vi
dovete anche porre il problema che le istituzioni devono poter dare risposte-> se c’è una guerra è il
meccanismo internazionale implica che per poter intervenire bisogna avere l’autorizzazione del
consiglio di sicurezza-> questo è quello che prescrive la legalità internazionale. Se il Consiglio di
Sicurezza non interviene perché ci sono uno o più veti? Allora qui c’è un problema-> il tema della
capacità di risposta delle organizzazioni internazionali nella legalità internazionale. Questo per l’UE
era fondamentale ed è stato posto con molta forza dal tema dell’11 settembre, ma anche dal caso
del Kossovo del 1999 dove il Consiglio di Sicurezza non aveva dato autorizzazione perché c’erano la
Russia e la Cina che avrebbero posto il veto-> quindi non diede mai l’autorizzazione ai sensi della
Carta delle Nazioni Unite per un intervento della NATO-> intervenne in modo unilaterale. Questo
pose un problema nella mente degli stessi giuristi-> se ci sono crimini contro l’umanità il Consiglio
di Sicurezza non interviene che facciamo? L’intervento in Kossovo per i giuristi è stato illegale ma
legittimo-> illegale perché era contrario al diritto internazionale dato che ci voleva l’autorizzazione
del Consiglio id Sicurezza, ma legittimo perché era finalizzato alla tutela dei diritti umani-> la legalità
è un criterio del diritto, la legittimità è legata alla politica, alla morale anche. Questo tema era
fondamentale per l’UE e di fatti anche all’interno della strategia di sicurezza dell’UE è un tema
rimasto aperto-> legalità da una parte, ma possibilità del cosiddetto “scenario Kossovo” dall’altra.
Era necessario riformare le organizzazioni internazionali per quanto riguarda l’UE dal punto di vista
del multilateralismo efficace.
Consiglio di Sicurezza-> composto da 15 membri di cui 5 permanenti (Francia, Gran Bretagna, Russia,
Cina e USA), da 10 membri non permanenti non rinnovabili. Significa che ci sono 5 membri lì per
diritto divino e che sono lì dalla fine della Seconda guerra mondiale, inamovibili, più altri 10 membri
che possono stare lì soltanto per due anni e che di fatto non hanno la possibilità di incidere sulla vita
dell’organo perché in due anni il primo è di ambientamento e il secondo passi il tempo a farti
minacciare dai 5 permanenti che vogliono che tu voti come loro. Chiaramente c’è un problema di
legittimità-> deriva da un fatto: innanzi tutto i membri non permanenti vengono eletti
dall’Assemblea Generale, ma in un modo apparentemente illogico-> ci sono delle incongruenze che
sono lapalissiane, per cui abbiamo paesi come il Messico che sono stati nel Consiglio di Sicurezza
molto meno rispetto ad altri. Ci sono stati paesi, come il Ruanda, che erano dentro il Consiglio di
Sicurezza quando è scoppiata la guerra in Ruanda e quindi ha creato difficoltà rispetto al
funzionamento del Consiglio e nella risposta a quella guerra. Paesi quindi eletti che magari non
dovevano essere eletti in quel contesto (vedi il Ruanda). Incongruenze pazzesche che riguardano
praticamente tutti gli stati-> vedi paesi insignificanti a livello geopolitico che sono stati all’interno
del Consiglio di Sicurezza il triplo o il quadruplo di paesi ben più rappresentativi in contesti come
quello di equilibri regionali. Ci sono stati paesi che hanno rinunciato ad andare dentro al Consiglio.
Altro fatto di illegittimità-> il fatto che la composizione del Consiglio sia scolpito nella pietra-> i 5
membri fanno parte del Consiglio dalla fine della Seconda guerra mondiale, ma gli equilibri sono
cambiati.
Problema del veto-> privilegio dei 5 membri permanenti. Questo diritto di veto non è solo una
questione di quando una potenza decide di porlo formalmente, ma c’è anche un cosiddetto “effetto
prenatale” del veto-> tante decisioni non vengono neanche discusse nel Consiglio di Sicurezza
perché si sa che ci sarebbero dei membri permanenti che sarebbero contrari. (se uno dei 5 si astiene
non c’è il veto, basta che non ci siano voti contrari).
In teoria il diritto di veto doveva essere usato solamente per questioni che mettevano in pericolo
l’interesse nazionale di quello stato-> in realtà ognuno ha fatto i cazzi propri, usato a fini
propagandistici fin dal 1946. Ad esempio, la Francia minacciava di porre il veto sull’elezione del
segretario generale perché non parlava bene il francese.
Lo status di membro permanente porta con sé anche la regola non scritta che questi 5 membri
debbano essere presenti praticamente a titolo permanente in tutti gli altri organi a composizione
ristretta delle Nazioni Unite.
Deficit di rappresentatività-> lì dentro ci stanno 15 membri ma i membri dell’ONU sono 193-> c’è un
problema evidentemente-> i criteri che dovrebbero regolare le elezioni al Consiglio di Sicurezza sono
di fatto due: uno è il contributo da parte degli stati al funzionamento dell’ONU, cioè ad esempio. In
termini truppe, due la cosiddetta “equa distribuzione geografica”, cioè molto concretamente due
paesi dell’Africa, due dell’America latina e Caraibi, uno dell’Europa centrale-orientale, due dell’Asia
e così via; di fatto il principio che ha preso il sopravvento è stato un altro, quello che potesse
facilitare le mosse dei 5 credo, boh.
Il problema della rappresentatività-> sta nel fatto che, ad esempio, se un paese asiatico sta dentro
possa rappresentare tutta l’Asia? Ovviamente no. Il Principio di rappresentanza non funziona così.
La necessità di rappresentatività non può essere risolta in questo modo.
Altro problema legato alla rappresentatività-> la carta diceva che i 5 venivano messi lì perché si
sarebbero dovuti far carico più degli altri della gestione della sicurezza internazionale in termini di
truppe, economici eccetera-> la classifica dei contributi di personale al PK (peace keeping) del 2020
dice altro.
QUI SE MESSO A PARLARE DI ROBA SECONDO ME INUTILE, NON AVEVO VOGLIA DI RISCRIVERLA
ECCO
Paesi soprattutto poveri maggior contributo di personale PK-> perché questi paesi ci guadagnano
dal partecipare alle operazioni di PK. Gli stati che mettono a disposizione truppe vengono pagati
secondo i criteri delle Nazioni Unite in dollari-> faccenda economica che va a vantaggio di questi
paesi. Naturalmente c’è anche la questione di prestigio, cercano di guadagnare uno status eccetera.
Questo però pone un problema di legittimità dei membri permanenti, perché ci sono paesi che
hanno risalito il ranking della potenza internazionale, ci sono paesi che più di loro contribuiscono in
termini di truppe, al funzionamento delle Nazioni Unite; in termini economici i debiti.
Debiti-> contribuzioni al budget regolare-> il primo sono gli USA; paesi maggiori debitori-> al primo
posto sempre gli USA (Italia è settima); tra i maggiori debitori ci stanno i permanent five (tranne la
Cina). Anche questo ha una sua logica-> le quote sono sulla base soprattutto del PIL nazionale-> ci
sono state fasi in cui gli USA non hanno pagato nulla al budget delle Nazioni Unite-> Reagan, lo aveva
fatto per un. Motivo molto semplice: per boicottare le Nazioni Unite. All’epoca c’era un ministro
svedese, Olof Palme, poi assassinato, che aveva proposto di rivedere le quote in carico agli stati
membri affinché nessun paese fosse obbligato a dare di più del 10% del budget complessivo-> gli
USA si sono opposti perché se hai in mano una grande porzione del budget hai in mano il controllo
dell’organizzazione. Quindi, anche se tra i maggiori debitori ci sono i permanent five c’è un problema
di legittimità.
Rappresentatività-> equa distribuzione geografica significa equa rappresentatività geografica? No.
Nella politica internazionale bisogna introdurre uno schema nuovo se vogliamo risolvere i problemi
di rappresentatività all’interno del Consiglio di Sicurezza.
Che cos’è la regione? Non è un continente, non è un’accezione geografica, al più può avere
un’accezione geografica allegata ad un concetto fondamentale che è quello di interdipendenza->
una regione si chiama così se i paesi della regione hanno tra di loro un tipo di interdipendenza di
natura economica, politica, sociale, culturale eccetera che è più forte con quella che lega i membri
di una regione con chi sta fuori. Continente asiatico, continente africano-> logiche di questo tipo
non funzionano. I legami di rappresentanza politica non possono passare attraversa attraverso una
regione di tipo geografico-> Se si vuole riformare il Consiglio di Sicurezza ciò deve essere tenuto
presente.
Qui si è messo a fare pubblicità ad un gioco da tavolo a tema Consiglio di Sicurezza delle NU
consigliandocelo per Natale. Grazie davvero. Lo compro.

RIFORMA O IRRILEVANZA
Da questo discorso del veto emerge poi anche tutto un problema che riguarda l’efficacia-> se il CdS
non è in grado di produrre out-put quando c’è bisogno è chiaro che unendo tutti i problemi già citati
o il CdS si riforma o diventa irrilevante (questa frase non ha molto senso ma la lascio). Effettivamente
sta avvenendo-> perché il CdS ha tutti questi limiti. Si scavalca sempre di più il CdS-> vedi caso delle
azioni in Iraq o il caso del Kossovo. O altre proposte, come la creazione della “Lega delle
democrazie”-> proposta che è venuta fuori nelle fasi successive alla guerra in Iraq->
l’amministrazione statunitense propone di creare un’organizzazione composta solo da stati
democratici con l’assunto che il problema delle Nazioni Unite fosse determinato dagli stati non
democratici che impedivano alle NU di funzionare-> questo in qualche modo si rifaceva alla logica
della pace democratica (-> teoria della pace democratica: le democrazie non si fanno guerra fra di
loro)-> le Nazioni Unite dovrebbero essere sostituite da un’organizzazione di stati democratici.
Nessuno diceva di abolire le NU, ma peroravano questa causa per generare una competizione con
le NU e svuotarle del loro ruolo. Tanto è vero che all’epoca si era creato un gruppo di paesi, il 3G
(global governance group) che era composto da paesi che sponsorizzava piuttosto che logiche
oligarchiche, come ad esempio il G20, si spendevano per rafforzare le Nazioni Unite.
La lega delle democrazie-> un’organizzazione che non sarebbe più universale, quindi la logica è
creare una contrapposizione fra che sta dentro la lega e chi sta fuori, cioè i paesi non democratici.
Queste erano ipotesi messe sul tavolo per superare l’impasse del CdS, cioè la sua crescente
irrilevanza. Altra opzione era la risoluzione “Uniting for Peace”-> era nata nella guerra di Korea non
1950. Era una risoluzione fatta passare in Assemblea Generale delle NU che diceva: quando il CdS,
in caso di violazione della pace, atto di aggressione eccetera, può intervenire a causa di uno o più
veti allora viene invocata la Uniting fo Peace, la palla passa all’Assemblea Generale, la quale può
autorizzare l’uso della forza. Questa uniting for peace è stata rispolverata anche dal documento
“responsability to protect” prodotto nel 2001 come opzione sbloccante per le NU-> l’assemblea
generale può prendere la palla e autorizzare una missione internazionale. Questa, spacciata come
una cosa democraticizzante, è in realtà nata come strumento di politica egemonica (sta cosa
dell’assemblea generale) negli anni 50, perché in quel momento l’assemblea generale era allineata
per i 2/3 con gli USA e il CdS aveva il veto dell’Unione Sovietica-> la logica era quella implicita di
fregarsi il cazzo dell’URSS.
Uniting for peace-> mai accettata perché è illegale, perché l’assemblea generale non può occuparsi
di una questione legata alla pace e alla sicurezza quando di questa si sta occupando il CdS (è scritto
nella carta delle NU); l’assemblea generale può discutere le questioni legate alla pace e alla sicurezza
ma non può autorizzare l’uso della forza.
Comunque, la comunità internazionale si prepara a fare senza il CdS perché ha quei problemi lì.

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