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Crisi che hanno colpito l’Unione Europea-> le cose cominciano a cambiare: crisi economica
mondiale, la crisi dei rifugiati, in una certa misura la crisi del covid che cistituisce un ulteriore tappa
di questo processo. La crisi eco finanziaria ha determinato un tracollo della solidarietà che è alla
base stessa del progetto stesso dell’UE, che si basa su un concetto di solidarietà politica, per cui gli
Sm sono disposti ai propri interessi particolare nel breve periodo sapendo che nel lungo periiodo ce
ne guafdagneranno tutti. La crisi eco fin -> ha prodotto una crisi di questa solidarietà politica e una
spaccatura tra i paesi del nord e quelli del sud dell’ue. Questa retorica di un aspaccatura tra nord e
sud ha influenzato la polica estera dell’ue-> all’esterno è passata un’idea di un’unione che predica
agli altri il ml, il regionalismo come strumento di soluzione dei problemi degli stati partner e del
sistema int nel suo complesso, ma doce proprio qiesto modello smebrava disgregarsio dall’interno.
L’immagine percepita dai paesi terzi è stat un’immagine di fallimento di questo modello.
Crisi dei rifugiati-> rilanciato questo declino della solidarietà politica dell’Unione Europea, ma su una
diversa direttrice, quella est-ovest, facendo leva su interessi egoistici di determinati paesei non
disposti ad accollarsi gli oneri collettivi posti da sfide comuni. Questo processo di disgregazoen di
solid politica ha avuto un ulteriore epilogo, quello della Brexit.
Covid-> fase successiva che ha riproposto di questa dinamica fra i paesi frugali e gli altri
Aspettative per quanto riguarda la politica estera dei cittadini europei-> dobbiamo prendere in
considerazione i risultati dell’eurobarometro del novembre 2019 (opinione pubblica su una serie di
temi) -> la traiettoria della fiducia dei cittadini nelle istituzioni europee ha subito un calo drastico
dal 2009. Quali sono le maggiori preoccupazioni degli europei a livello europeo: tra le priorità ci
sono l’immigrazione, il cambiamento climatico, il terrorismo, la situazione economica, l’ambiente,
la disoccupazione… interessante perché tutte queste voci sono legate alla politica estera dell’Unione
Europea.
23/09
Europa potenza normativa: potenza che diffonde delle norme a livello internazionale e che vengono
accettate dagli altri; logica alla base di un’espressione con cui è descritta l’Eu: Europa potenza
normativa-> diffondere nel mondo ciò che è normale nelle relazioni internazionali, cioè diffondere
principi, i propri valori, modelli di comportamento, standard tecnici. L’UE è stata definita come una
superpotenza regolatrice, cioè una potenza che di fatto attraverso alla sua propensione a regolare
all’interno impone standard all’esterno. Tutte queste logiche hanno cominciato ad entrare in crisi
con la crisi del 2008 in avanti. Si è cominciato a mettere in discussione la leadership dell’unione
attraverso l’esempio-> gli stati terzi dicevano venite a predicare a noi che dobbiamo evolverci con
criteri democratici, rispettare la good governance, lo stato di diritto e poi tollerate ciò che succede
in Ungheria, in Polonia. Questa disunità che si stava creando in unione europea e che poi ha avuto
come proprio climax la brexit per un certo verso-> il tema del leading by example cominciava a
vacillare. Il mondo non vuole imitare l’Unione Europea, ma di sicuro il mondo guarda a quello che
succede in Europa-> l’Europa ha una grossa responsabilità in quello che succede nel modno per il
semplice fatto che l’Europa è l meccanismo più avanzato di integrazione regionale che rompe con
certe logiche la logica di potenza, del conflitto.
Politica estera ue si è ritratta-> l’investimento da parte dei paesi europei e dell’unione stessa nella
politica estera si è ritratto-> cominciata a ritirare la spesa in cooperazione allo sviluppo perché le
risorse erano più utili in casa in quel momento. La logica che si concretizza negli other regarding
interests cominciava ad accorciarsi e quindi cominciato a previlegiare i self regarding interests-> l’UE
ha cominciato a diventare più aggressiva dal punto di vista economico commerciale nei confronti
degli altri paesi soprattutto i più deboli-> pensare soprattutto al benessere e alla crescita europea.
La popolazione vuole più politica estera dell’unione europea e non meno.
05/10/2020 -> di base ripete tutto quello che ha detto finora ma peggio
Covid-> momento di crisi le cui cause provengono dall’esterno. Ha fatto sì che l’Europa subisse un
grande shock; ci sono state conseguenze negative e positive sulle relazioni estere internazionali
dell’Europa.
Dinamica di relativo declino: assistiamo a un processo di multipolarizzazione delle relazioni
internazionali che riguardano non solo le potenze emergenti ma anche altre zone del mondo.
Riguarda soprattutto l’economia-> Global Europe 2050: rapporto che prende in considerazione
diversi scenari. Scenario ottimista: si basa su una risposta dell’UE per contrastare il declino.
Cosa significa questo relativo declino economico per l’Europa? È un quesito che tutti si stanno
ponendo.
Competizione globale-> non solo economica ma sempre di più politica. L’UE dovrà affrontare questa
competizione.
Ucraina-> aggressione da parte della Russia ad un paese col quale l’UE stava rafforzando le proprie
relazioni. Guerra di Crimea-> ha fatto capire che l’idealismo va accompagnato al pragmatismo.
Conseguenze degli accordi con l’Ucraina-> attrito con la Russia.
Ruolo internazionale-> tre approcci per capire l’actorness dell’UE; chi è un attore internazionale?
1. Per i giuristi: gli stati, unici attori che potevano concludere accordi internazionali, quindi
soggetti a obblighi e diritti relativi alle relazioni internazionali; l’organizzazione
internazionale. Attore è lo stato, cioè l’attore che possiede personalità giuridica.
2. Politologi realisti: statualità ma attenzione al potere-> gli stati non sono tutti uguali per i
politologi-> anche loro considerano come unici attori rilevanti in ambito internazionale gli
stati ma contano i differenziali di potere, per loro gli stati non sono tutti uguali (a differenza
dei giuristi): più uno stato ha potere e più è un attore nelle relazioni internazionali, sono i
differenziali di potere che contano; storicamente le organizzazioni internazionali per i realisti
non contavano nulla perché non avevano potere, non erano degli stati: non avevano potere
di natura economica, di natura politico-militare. I differenziali di potere sono importanti
perché gli stati si comporteranno nei confronti egli altri stati sulla base del potere che
detengono ma per soddisfare una necessità che è uguale per tutti: la sopravvivenza in un
ambiente ostile, cioè l’ambiente cosiddetto anarchico delle relazioni internazionali-> gli stati
si trovano in un contesto homo homini lupus, di conseguenza sono spinti a perseguire i propri
interessi e ad accrescere continuamente la propria potenza per sopravvivere e per
perseguire i propri interessi. Per i politologi realisti quindi l’Europa non conta nulla.
07/10/2020
3. Costruttivisti. Costruttivismo-> parte dalla sociologia e quindi dall’osservazione della società.
Regole sociali-> regole scritte, regole non scritte… Per far parte della società gli individui
obbediscono a queste regole, se non lo fanno ciò porta a dei costi; allo stesso tempo gli
individui concorrono a creare queste regole. Le regole si compongono con l’interazione fra
gli individui: il sentire sociale è rispecchiato nelle norme sociali.
Dibattito agente-struttura, fondamentale per i costruttivisti-> è l’idea che esista una
struttura composta di regole, idee che regolano il funzionamento della società; gli agenti vi
sono sottoposti ma concorrono nella costruzione di questa struttura. L’UE si regge perché ci
sono gli stati che interpretano le proprie relazioni in modo non belligero e tramite strumenti
di diritto.
Panopticon-> è un tipo di carcere ideata da Benthan, filosofo utilitarista. I vetri delle celle
erano fatti a specchio-> la guardia posta al centro poteva vedere all’interno delle celle ma i
carcerati non potevano vedere all’esterno-> la guardia, quindi, potenzialmente poteva non
essere presente-> il sistema dell’Ue si regge perché c’è un controllo rispetto a quello che i
membri fanno e non fanno, c’è una condivisione delle norme, c’è un controllo reciproco. Il
mondo non è immutabile e può essere cambiato dagli attori stessi.
Potenza normativa-> capacità dell’Unione Europea di forgiare ciò che è normale. Il termine è stato
ideato negli anni 2000 per spiegare che l’UE è un attore internazionale, esercita un’influenza pur
non essendo un attore classico-> normativa: capacità di diffondere norme intese come principi,
concetti, valori… quei valori che l’Europa cerca di diffondere. Potremmo dire che è anche una
potenza trasformativa.
Panopticon-> spiega in parte il funzionamento dell’UE
Categorie dell’attore:
1. Opportunità: il contesto strutturale di azione, contesto in cui gli attori si trovano ad
operare-> crea opportunità e vincoli rispetto a come l’Unione Europea può agire nel
sistema internazionale.
Caduta del muro di Berlino-> attenzione dell’UE ad est-> “tutta l’Europa è Europa”.
Capability Expectation Gap-> gap tra le aspettative che il mondo ha nei confronti dell’UE e le
capacità dell’UE.
2. Presenza: l’UE influenza gli altri attori solo per il fatto che esiste-> la presenza non ha a
che fare con la politica estera volontaria ma con gli effetti della presenza dell’UE: ciò che
fa presenta degli effetti all’esterno-> riesce ad esercitare un’influenza all’esterno in
termini di emulazione e imitazione e anche di competizione; dipende molto dall’identità
che l’UE ha e cerca di darsi.
Le politiche interne dell’Unione Europea hanno un’influenza anche sugli altri: Politica
agricola comune-> concepita per obiettivi interni, ha ricadute pesanti sugli attori terzi->
mezzo mondo è incazzato nero con l’UE.
3. Capacità: sono ciò che l’UE può fare sulla base della propria capacità di prendere
decisioni comuni e adottare politiche comuni-> strumenti che l’Unione Europea ha a
disposizione influenzano l’influenza che essa stessa ha.
12/10/2020
Politica Agricola Comune (PAC)-> è il tipico caso di politica che obiettivi interni ma ha delle ricadute
pesanti anche all’esterno-> proteste-> Europa egoista.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale il settore agricolo si era scoperto essere un settore strategico,
cioè era strategico garantire l’approvvigionamento dei prodotti agricoli; era interesse dei paesi
europei impedire lo spopolamento delle campagne e quindi impedire il declino dell’agricoltura-> gli
agricoltori dovevano essere aiutati: si cercò di garantire un’equa remunerazione-> per garantirla
dare sussidi-> i prezzi dei prodotti agricoli dovevano essere mantenuti artificialmente alti o più alti
rispetto a quanto sarebbero stati in un regime di concorrenza internazionale. 1° fase= fissazione dei
prodotti agricoli da parte della Commissione Europea (ha delle linee di prezzo per i prodotti agricoli)
-> ciò lo fa la Commissione Europea perché la PAC è una politica sovranazionale, gestita quindi da
uno degli organi sovranazionali dell’Unione Europea. Quando si tengono i prezzi artificialmente alti
succede che se il prezzo sale l’offerta sale e la domanda diminuisce; quando l’offerta aumenta c’è
una pressione sul prezzo a scendere-> come tenere prezzo alto? distruggendo l’eccedenza-> “le
montagne di burro e i laghi di vino”-> l’UE stoccava le eccedenze che poi venivano distrutte;
eticamente inaccettabile e ciò aveva dei costi enormi e provocava la fuoriuscita di risorse enorme-
> a una certa la PAC arrivava a drenare l’intero budget comunitario-> a un certo punto l’Unione
Europea introduce il sistema delle quote: gli stati ponevano delle quote per quanto riguardava la
produzione agricola-> ogni produttore non poteva produrre più di un tot, non poteva avvantaggiarsi
di questo regime di prezzi alti altrimenti avrebbe creato un danno all’Unione Europea. Scandalo
quote latte: è emerso perché ci si è resi conto che in realtà i produttori si avvantaggiavano di questa
situazione e tendevano a produrre in eccedenza; arrivavano le multe allo Stato italiano che venivano
fatte pagare dagli agricoltori-> proteste.
Conseguenze sulle relazioni tra UE e il resto del mondo: prezzo interno artificialmente alto-> non
esportiamo nulla; l’Ue per contrastare i costi molto alti aveva incentivato le esportazioni; per
colmare la differenza di prezzo tra interno ed esterno l’UE finanziava la differenza di prezzo. I prezzi
internazionali, dato che i prezzi interni sono alti quelli internazionali sono tendenzialmente più bassi,
quindi le esportazioni sono difficili se non impossibili-> l’UE finanziava questa differenza di prezzo; i
produttori esportavano ad un prezzo più basso e la differenza la pagava l’E<uropa e dava
finanziamenti ai produttori. Ne consegue una distorsione della concorrenza internazionale -> il
mercato era drogato con prodotti europei che tendenzialmente avevano un prezzo più alto ma che
erano esportati ad uno artificialmente più basso grazie alla PAC. Se il prezzo interno è più alto allora
le importazioni tendono a salire: quindi l’UE va verso il protezionismo e mette dei dazi-> per questo
era definita “Europa fortezza”, un’Europa aggressiva e difensiva-> impattava in modo grave sul
sistema internazionale per quanto riguardava i prodotti agricoli-> tensioni con i paesi terzi. Questa
competizione si aveva soprattutto con i prodotti concorrenziali rispetto agli altri paesi-> dagli anni
60 escalation di scontro e competizione commerciale. All’epoca era “Comunità Economica Europea”
(CEE)-> c’erano le proteste ad esempio degli USA che risposero con il protezionismo. Chi non poteva
rispondere allo stesso modo erano i paesi in via di sviluppo (PVS). PAC-> Uno dei grandi fattori di
incidenza negativa nel soft-power dell’Unione Europea.
Coerenza-> aspetto fondamentale della politica estera dell’UE.
PAC-> uno dei più grandi fattori di incoerenza della politica estera europea. Con la PAC l’Europa
diventa un grande esportatore-> gli Usa si incazzano e reagiscono, esattamente come fanno altri->
si innesca così una spirale di protezionismo
Ue grande esportatore: farina di frumento dal 24 (1963) al 62% (1980) del mercato mondiale; USA
dal 40 al 18%-> questa è la potenza della Politica Agricola Comune.
Capacità (punto 3 lezione precedente) -> la possibilità da parte dell’UE in termini di istituzioni, in
termini di politiche a disposizione dell’UE di portare avanti le proprie priorità all’esterno, quindi la
capacità dell’Ue di individuare le proprie priorità univoche in politica estera e la disponibilità di
strumenti politici e di strumenti istituzionali che possano portare a decisioni comuni; è legato al
tema della coerenza-> gli anglosassoni ne trovano due:
1. Coerenza orizzontale, o anche detta coherence-> capacità dell’UE di avere delle
proprie politiche con conseguenze esterne coerenti tra di loro; ad esempio la politica
per la cooperazione allo sviluppo e della PAC e di quanto esse possano essere in
conflitto fra di loro;
2. Coerenza verticale, o anche detta consistency-> coerenza delle priorità dell’UE e delle
politiche dell’UE con quelle portate avanti dagli stati membri-> politiche stati membri
coerenti fra di loro e coerenti con le priorità e la politica estera dell’Unione Europea
in quanto tale, in quanto attore sovranazionale-> costituisce una sfida soprattutto
nel caso di politiche riconducibili alla politica estera dell’UE che sono cosiddette a
concorrenza competente-> in un settore hanno una propria competenza sia gli SM
che l’UE in quanto tale (vedi politica cooperazione allo sviluppo)-> si mettono insieme
gli aiuti degli SM con quelli dell’UE-> politica a competenza competente-> implica che
per essere efficace ci deve essere una coerenza tra le impostazioni di questa politica
tra gli SM nel portarla avanti e gli orientamenti a livello di Unione Europea; stessa
cosa riguarda la politica ambientale.
Politica estera dell’UE: politica estera->più alta prerogativa dello stato, mira a salvaguardare e
promuovere gli interessi dello stato e la sicurezza in un ambiente anarchico.
• Guerra fredda-> dilemma della sicurezza particolarmente avvertito-> la sicurezza dell’UE era
garantita dagli USA e ciò provocava che gli europei avevano rinunciato a perseguire la propria
sicurezza e perseguire priorità proprie in materia di politica estera; di fatto gli USA
garantivano sicurezza ma si aspettavano che egli europei appoggiassero le priorità di politica
estera degli USA. Quindi nella costruzione della politica estera dell’Unione Europea c’era un
tarlo-> cosa penseranno gli Stati Uniti? Fissazione che alimentava divisioni in Europa e
impediva il perseguimento unitario di priorità proprie. Ciò cominciò a cambiare dagli anni 70
e ancora di più dopo la fine della guerra fredda-> la dipendenza si era relativizzata;
• Durante la guerra fredda l’Europa non poté perseguire la costruzione di una propria politica
estera tradizionale, cioè basata sulla diplomazia, sull’uso dello strumento militare … perché
era appannaggio degli USA e della NATO-> l’UE contestualmente ha cominciato a perseguire
una propria politica estera non tradizionale attraverso strumenti che facevano leva sul
mercato unico, come concludendo accordi internazionale di natura economica ma anche
politica con attori terzi (tipo paesi ACP, America Latina, Asia). Poi facendo leva sulla propria
politica commerciale, che è sovranazionale cioè gestita in modo unitario dalla Commissione
Europea e venne usata come leva per la politica estera dell’UE-> politica commerciale= dazi
o agevolazioni commerciali ad esempio, o il caso della condizionalità-> vi do dei vantaggi se
rispettate tutta una serie di condizioni che io vi pongo. UE ha cominciato a concludere
rapporti di natura commerciale e a legare tutta una seria di dimensioni di cooperazione con
questi paesi-> ha sviluppato un apolitica estera non tradizionale, ma una seria serie di altre
misure legate alla cooperazione allo sviluppo, all’aiuto umanitario, una serie di dimensioni
dove la polita estera dell’Unione è forte ed è più forte; quando la CEE a partire dagli anni 80
ha cominciato a concludere questi accordi e a perseguire questa politica estera non
tradizionale ci si è cominciati a chiedere che cosa potesse essere l’UE nelle relazioni
internazionali-> non è un attore tradizionale, non è una potenza tradizionale-> potenza civile
in antitesi a quello di potenza militare.
Potenza Civile-> termine proposto da Duchene nel 1972 e poi rilanciato negli anni 2000 da Mario
Telò-> potenza civile faceva riferimento ad un modello, cioè all’idea che all’interno dell’UE si era
proceduto alla civilizzazione dei rapporti internazionali-> si era prodotta comunità di sicurezza per
cui la guerra non era più considerata uno strumento utilizzabile nelle relazioni intraeuropee. Le
relazioni in Europa sono state civilizzate.
Possibilità di esercitare un’influenza nelle relazioni internazionali, di poter perseguire priorità
proprie anche senza essere una potenza militare-> attore non minacciose nei confronti degli altri
perché non aveva uno strumento militare-> perseguire le proprie priorità facendo leva anche sul
fatto che si poteva porsi nei confronti degli altri in modo non minaccioso; ha fatto di necessità virtù.
Non possiamo avere strumento militare perché USA-> perseguiamo un’altra politica. Ciò costituiva
una possibilità tanto più le relazioni internazionali si stavano evolvendo e l’interdipendenza giocava
un ruolo sempre maggiore. Attraverso politiche che si curassero entro una certa misura degli
interessi degli altri ha potuto portare avanti delle proprie priorità come attore internazionale pur
non essendo un attore di natura militare. Prima o poi però i conti con la mancanza di uno strumento
militare andranno fatti-> guerre nei Balcani, l’UE dopo la guerra fredda, col trattato di Maastricht
appena concluso, era un nuovo attore internazionale e poteva farsi carico di quello che succedeva
in Europa-> guerre nei Balcani-> la risposta dell’UE-> farsi carico delle crisi nei Balcani-> disastro
perché mancanza dello strumento militare.
PESD (98/99) -> nasce con l’idea di dotare l’Europa di uno strumento militare per la gestione dei
conflitti. L’dea di un esercito europeo per muovere guerra agli altri è fuori discussione; si può parlare
invece di contingente per portare avanti missioni di controllo delle crisi ma questo non ha a che fare
con la politica di potenza.
• Approcci intergovernativi vs. approcci comunitari-> La storia dell’Unione Europea dimostra
che in politica i due aspetti si sono collegati. In Europa si parla di due regimi di policy making,
il primo è quello intergovernativo, cioè sono gli stati che prendono decisioni
tendenzialmente all’unanimità e che si applicano agli stati-> regime tipico del regime della
polita estera di sicurezza comune e anche di altri ambiti. Non è il metodo che è normale nel
mercato unico-> qui vige il cosiddetto meccanismo comunitario che è più sovranazionale e
che si base su un equilibrio istituzionale tra Parlamento, Consiglio e Commissione-> la
Commissione in quanto organo sovranazionale che propone leggi, le norme e ha il
monopolio dell’iniziativa legislativa e solo lei può proporre delle norme; poi il Consiglio e il
Parlamento e il Consiglio adottano delle decisioni a maggioranza su un regime che ormai per
quanto riguarda il mercato interno avviene su base di parità-> parlamento e consiglio posti
su un piano di parità nel processo decisionale che si chiama di codecisione e
tendenzialmente quelle regole trovano applicazione direttamente negli SM; ci sono degli
ambiti della politica estera in cui vige il principio comunitario e degli ambiti in cui vige il
principio intergovernativo, come nella PESC. Principio comunitario-> in cui il parlamento ha
un ruolo maggiore, il consiglio non ha un ruolo esclusivo ma decide in codecisione al
parlamento e non all’unanimità ma su principio di maggioranza. Entrambi gli approcci
concorrono alla politica estera dell’UE in differenti ambiti e dimensioni della stessa.
Triangolo istituzionale parlamento-commissione-consiglio su cui si regge il processo
decisionale dell’UE è anche un triangolo geografico a Bruxelles.
Consiglio europeo diverso dal Consiglio, il primo è formato dai capi di stato?????
Consiglio Europeo che cosa è?!?!?!
13/10/2020
Gli approcci intergovernativi e quelli comunitari-> La politica estera è un continuum che magari si
gioca con il concorso di diversi processi decisionali, ad esempio l’imposizione di sanzioni-> ci deve
essere gli stati che decidono di porre insieme queste sanzioni. Le sanzioni sono strumenti di politica
commerciali, quindi decisioni comuni presi in ambito PESC; le sanzioni strumenti di politica
commerciale-> viene posto un embargo rispetto all’importazioni di merci ad esempio-> questo a
che fare con il commercio, chi è che gestisce la politica commerciale europea? -> è una politica
tendenzialmente sovranazionale, è la commissione che gioco un ruolo fondamentale e quindi
subentrano politiche di tipo sovranazionale; stessa cosa per quanto riguarda gli aiuti economici.
Budget dell’UE-> implica un protagonismo fondamentale della Commissione e del Parlamento.
• Obiettivi esterni vs. obiettivi:
-Interrelazioni (rapporto tra stati membri): non creare attriti oppure di prendere decisioni
che favorirebbero queste relazioni magari su altri piani;
-integrativi (influenzare l’integrazione europea): le decisioni che vengono prese in politica
estera spesso hanno come l’obiettivo di influenzare le modalità di integrazione europea, cioè
non tutti gli stati hanno idee convergenti a riguardo che cosa l’UE debba diventare; c’è chi
vorrebbe che l’integrazione europea portasse ad un attore politico e quindi rafforzare la
dimensione politica dell’integrazione, ci sono altri paesi che invece vorrebbero integrazione
solo di natura economica. Ciò può cambiare non solo tra stato e stato ma anche tra
amministrazioni di uno stesso stato. Tema dell’obiettivo ultimo dell’integrazione->
fondamentale per le singole decisioni rese in ambito di politica estera dell’UE;
-identitari (forgiare l’identità UE): alle volte decisioni o strategie vengono adottate a livello
di politica estera europea per affermare un’identità particolare dell’Unione Europea nel
mondo. Un attore terzo che vede delle decisioni prese dall’UE tendenzialmente non capisce
quali sono i drivers di queste decisioni perché la complessità dell’EU da renderla
imperscrutabile agli occhi degli attori terzi; naturalmente ciò impatta nel soft power
dell’Unione Europea.
Politica estera UE?
Dopo la guerra fredda
La crescita della globalizzazione ha portato dei cambiamenti di fondo; la caduta del muro di Berlino
ha portato ad una sua accelerazione. Globalizzazione-> growing global interconnectedness, quindi
un aumento dell’interdipendenza.
Dopo caduta muro il mondo non era più assoggettato alle divisioni ermetiche di natura politica che
avevano caratterizzato la Guerra Fredda.
Globalizzazione ha avuto impatto sulla politica internazionale e uno di questi impatti-> l’avvento
delle cosiddette nuove guerre-> si caratterizzano per aspetti conseguenza della globalizzazione->
prima di tutto non sono condotte solo dagli eserciti regolari-> guerre di nature civile con aspetti di
transnazionalità, cioè gli attori coinvolti sono spesso eserciti regolari, milizie private e si giovano di
un’economia informale e transnazionale per portare avanti obiettivi che non sono quelli della
conquista di un altro stato ma spesso sono guerre di natura etnica, i signori della guerra che portano
avanti i propri interessi particolari-> gli attori spesso sono non statali. Guerre in cui. La violazione
massiccia dei diritti umani non è un effetto collaterale ma sono vere e proprie strategie di guerra->
implicazioni di varia natura, non si possono gestire con gli strumenti tradizionali-> servizio militare
abolito perché la guerra era cambiata e per gestire guerre di questo tipo non sono necessari i grandi
numeri che si contrappongono con gli eserciti avversari, c’è necessità di competenze e
specializzazioni negli eserciti e armamenti più avanzati-> eserciti specializzati piuttosto che eserciti
di massa-> queste guerre non possono essere gestite come prima ma con un connubio di servizi
civili e militari. Guerre nei Balcani-> archetipo di queste nuove guerre; guerra in Bosnia ha messo in
luce come queste guerre non possano essere gestite solo con strumenti militari, ma necessità di
strumenti civili perché molto spesso sono legate a casi di fallimenti dello stato. Quando crolla la
sovranità dello stato-> disordine-> guerra.
Ci sono tre fasi che la letteratura ha identificato come fallimento dello stato: 1) stato debole, uno
stato che con difficoltà riesce ad esercitare la propria giurisdizione su parti del proprio territorio
(caso chiaro è quello dell’Italia, vedi le mafie che sono dei contropoteri), 2) stato fallito, quando di
fatto lo stato non esercita più il controllo su parti del proprio territorio (ad esempio la Colombia,
dove buona parte del paese era controllato dai Narcos), 3) stato collassato, collassa quando non c’è
più l’autorità centrale che esercita la giurisdizione (vedi caso della Somalia, soprattutto negli anni
90).
Queste guerre-> spesso nascono come guerre civili e poi diventano delle vere e proprie guerre
transnazionali; in Africa ad esempio non è infrequente che si sviluppino le cosiddette guerre a
grappolo-> uno stato viene interessato da una guerra civile e dopodiché ci sono flussi migrazioni nei
paesi vicini e portano la metastasi nei paesi vicini.
Le guerre di aggressione ci sono ancora però costituiscono solo una minima parte, quindi per gestire
queste nuove guerre è necessario certo lo strumento militare ma anche strumenti di natura civile
che ad esempio permettano di tenere in sento lo stato o ricostruirlo. L’uso della forza può comunque
essere necessario per la gestione delle crisi ma diversamente da come veniva utilizzata in passato.
L’UE è stata avvantaggiata da questo; quando ha cercato di intervenire in Bosnia-> dopo l’intervento
distruttivo degli USA l’UE ha potuto fare ciò che sapeva fare meglio: ricostruire-> unione europea
potenza civile.
La fine della guerra fredda ha aperto nuove strade all’UE per giocare un ruolo internazionale anche
nella gestione delle crisi a partire dagli strumenti che aveva e che ha costruito, cioè gli strumenti
civili di gestione delle crisi; è emerso anche come questo non fosse sufficiente-> l’UE doveva
sviluppare anche competenze militari, ma all’europea e non all’americana. Guerra spettacolo tipica
dell’America che non può essere usata dall’UE; con queste guerre chi ci va di mezzo è la popolazione
civile-> prima di tutto serve la tutela della società civile. Trasformazione del concetto di politica
estera che non è più soltanto diplomazia o utilizzo dello strumento militare, ma deve prendere in
considerazione le dimensioni civili che sono complementari-> comincia a produrre una modifica
rispetto alla politica estera.
19/10/2020
Peacebuilding: concetto nuovo inventato da Boutros Ghali e dalle Nazioni Unite per costruire la
pace, creare le condizioni per una pace stabile, o usato quando una pace intesa come tregua è stata
raggiunta e creare le condizioni affinché la guerra non torni. Questo è un concetto fondamentale
perché implica che ‘pace’ non si significa solo strumento militare ma si riferisce anche ad altri
strumenti dei quali l’UE dispone (ricostruire la società civile, apparati dello Stato…). Alla base del
peacebuilding ci sono tre concetti che devono stare insieme: peace, democracy e boh (sono alla
base dell’azione internazionale). Questo paradigma è uguale a quello dell’UE, per questo motivo
l’UE è a supporto delle Nazioni Unite. Tale paradigma liberale è posto sotto attacco da altri Paesi
che vogliono cambiare.
I problemi presenti diventano problemi globali (per effetto della globalizzazione, per esempio il
covid). Per far fonte a questi problemi transazionali (chiamati da lui ‘problemi senza passaporto’)
bisogna, a sua volta, adottare risposte di natura transazionale. Americanizzazione del mondo,
occidentalizzazione del mondo, timori che sono stati cavalcati in alcuni momenti di islamizzazione
delle nostre società: pericolo per la sicurezza societaria (insicurezza societaria): si basa molto sulle
percezioni. Globalizzazione liberale.
Per affrontare queste vulnerabilità e questi problemi globali che costituiscono delle sfide per l’UE si
ha una necessità di più politica estera, ma di tipo diverso (non un affare di diplomazie e uso della
forza militare). Si devono prendere in considerazioni due dimensioni della politica estera che
tendono a fondersi nel contesto della globalizzazione:
1. Relazioni esterne collegate al mercato unico, portate avanti con il protagonismo della
Commissione e del Parlamento europeo. Mantenere relazioni con quegli attori, senza
spingerli a modificare il loro comportamento.
2. Politica estera tradizionale. Idea che la politica estera sia uno strumento teso ad influenzare
l’ambiente e gli attori terzi, in modo da spingerli a comportarsi come l’attore vorrebbe. La
politica estera tradizionale è un pilastro della politica estera di sicurezza comune.
Nel contesto della globalizzazione non si può pensare ad una politica estera nella quale gli strumenti
non siano tutti messi insieme. Una politica estera moderna deve avere diversi strumenti di natura
multidimensionale: l’obiettivo fondamentale delle politiche estere post-guerra fredda è di costruire
o modificare strutture (intese in termini di regole del gioco, di regole condivise che regolano
l’economia, la politica di uno stato terzo e del sistema internazionale). Le guerre nei Balcani hanno
messo in luce quanto questo sia un aspetto fondamentale (contrapposizione bipolare-basi per
l’instabilità economica, politica, ecc..). L’UE si riferisce ai Paesi che stanno a sud come “l’arco
dell’instabilità” (nel contesto post-guerra fredda è fondamentale la stabilizzazione a cominciare dai
Paesi nelle aree contigue e poi nel resto del mondo).
Il processo di stabilizzazione è più importante dell’utilizzo dello strumento militare. L’utilizzo della
forza è utile per risolvere situazioni di conflitto, ma non è sufficiente. L’UE ancora non è in grado di
utilizzare lo strumento militare. La politica estera diventa qualcosa di molto più ampio rispetto alla
politica estera internazionale.
• Politica estera tradizionale: politica estera che è orientata verso Stati, sicurezza militare, crisi
e conflitti. È di tipo reattivo. Ha il proprio focus nel “qui e ora”.
• Politica estera strutturale: politica estera di lungo periodo che cerca di influenzare o creare
strutture politiche economiche, di sicurezza, mentali sostenibili. Questo vuol dire andare ad
influenzare le regole del gioco all’interno degli Stati terzi, nelle loro relazioni o anche nel più
ampio sistema internazionale. (Per esempio, una struttura politica è la democrazia, una
struttura economica è il libero mercato).
L’UE vuole trasformare le strutture coerentemente con i propri valori e con un obiettivo: la
stabilizzazione. La stabilizzazione è un concetto che dovrebbe legarsi anche a quello di stabilità e
legarsi ai valori dell’UE. Diffondere valori è il modo migliore per produrre stabilità. Non è detto che
queste due cose vadano a braccetto (es. caso della Libia, dove si è cercato di portare la democrazia
togliendo un dittatore. Questo ha portato stabilità? No.)
La politica estera strutturale tenta di modificare le strutture vigenti all’interno del Paese nelle
relazioni o le strutture del sistema internazionale nel suo complesso. Quando l’UE cerca di
diffondere il proprio modello di regionalismo, porta avanti una politica estera strutturale a livello
delle singole regioni, ma sta portando avanti anche il processo globale, perché propone uno
strumento volto a far sì che le guerre spariscano da quelle regioni. Allo stesso tempo, questo implica
anche il fatto di modificare anche le strutture del sistema internazionale. Questo verrebbe
modificato perché non sarebbe più abitato da Stati ma da gruppi regionali in cooperazione tra di
loro e la logica sarebbe quella di un sistema internazionale multiregionale.
Es. di politica estera: allargamento. La caratteristica fondamentale della politica estera è che è di
LUNGO PERIODO. L’UE ha questa parte di politica estera dove è più forte, ma si gioca lontano dai
riflettori, che sono puntati su giochi diplomatici, ecc… Nonostante questo, le trasformazioni di lungo
periodo sono più importanti della diplomazia e dell’uso militare.
20.10.2020
Lezione di BRUNO MARASÀ, già consigliere politico e capo dei consiglieri politici presso il gruppo
Socialisti democratici del PE per quanto riguarda la politica estera, poi direttore dell’ufficio del PE a
Milano.
Commissione AFET (la quale si divide poi in due sottocommissioni, una per i diritti umani e l’altra
per la sicurezza e la difesa) del PE.
27/10/2020
Con la fine della guerra fredda era necessario mettere insieme diversi strumenti per aver un impatto
nelle relazioni internazionali e affrontare le nuove sfide post guerra fredda.
Per l’UE era necessario porre in essere strumenti non militari ma di tipo civile per porre in essere
condizioni di pace stabile; nonostante ciò, quelle guerre avevano mostrato come lo strumento
militare fosse comunque necessario.
Guerra in Bosnia-> subappalto di natura militare che l’UE ha dato agli Stati Uniti-> provocato serie
di problemi tra Europa e NATO-> l’Unione Europea se non voleva ridursi a subappaltare la
risoluzione della crisi agli USA doveva elaborare una propria politica estera. CPE-> primo tentativo
di porre in essere una politica estera convenzionale europea-> capacità di influenzare attori
attraverso strumenti diplomatici e militari, politica estera orientata a concetti di “attori”, “conflitto”,
“evento”. Doveva essere completata con un approccio orientato al lungo periodo.
Politica estera strutturale, esempio-> quella per democraticizzare i paesi usciti dalle guerre dei
Balcani o dei paesi africani.
USA-> avevano usato il piano Marshall e l’OECE come strumento per cambiare il modo in cui i paesi
europei si consideravano-> non come minaccia ma come paesi con cui collaborare, tipo Francia e
Germania.
OECE-> nata nel ’48 promossa dagli USA per spingere i paesi per collaborare a gestire i fondi del
piano Marshall -> testimonianza di politica estera strutturale.
Politica strutturale-> modifica le strutture degli stati terzi nelle relazioni reciproche a livello di
sistema internazionale.
Allargamento della politica strutturale.
Si produce quella che è chiamata europeizzazione.
Politica estera strutturale-> è una politica estera di lungo periodo, quindi meno visibile ma l’impatto
non è minore; questa politica è stata criticata, ha pesanti limiti, non è perfetta.
Politica estera strutturale-> trasformare la cultura politica di un altro paese; trasformare un attore
terzo, anche nell’allargamento dell’Unione Europea.
Relazioni potere e gap normativo-> contano in questo contesto.
Questo tipo di logica non è meno importante rispetto alla politica estera tradizionale, ma in quella
tradizionale ci sono più limiti.
Concetto della legittimità-> processo trasformativo deve essere percepito come legittimo da un
paese terzo e deve percepire che l’UE porta avanti misure non egoistiche-> attenzione a issues
immateriali-> cultura, credenze, identità e legittimità-> “vincere i cuori e le menti”.
Regime change è diverso da democracy promotion.
Politica estera dell’UE-> focalizzata su tutti e tre i pilastri del trattato di Maastricht-> tre pilastri più
interazioni con politiche estere dei paesi membri (-> no PESC/PESD, no politica estera europea, no
somma delle politiche estere nazionali).
03/11/2020
Differenza tra regime change e democracy promotion-> caso dell’Iraq-> regime change adottato
come strumento di esportazione da parte di George W. Bush-> cambiare le caratteristiche del
regime e rovesciare chi sta al potere e che impersonifica quel regime-> regime change non
necessariamente posto in essere per portare la democrazia ma può essere benissimo uno strumento
che addirittura sovverte le logiche democratiche, quindi utilizzo anche di strumenti di
destabilizzazione di quel regime.-> può essere strumento per sovvertire regime e portare la
democrazia oppure no.
Egemonia
Capacità di una potenza egemonica di essere riconosciuta come modello, funzionale far apparire
agli altri che è conveniente trovarsi in una posizione subordinata ad essa-> caso degli Stati Uniti.
Altro aspetto-> fornitura dei beni pubblici, altro modo attraverso la potenza egemonica fa apparire
ai paesi terzi che per loro è conveniente trovarsi in quella posizione. Beni pubblici-> offerti a tutti
indistintamente; se prendiamo gli USA dopo la Seconda guerra mondiale possiamo isolarne alcuni
che sono stati forniti attraverso particolari organizzazioni internazionali da loro promosse e
controllate.
ONU è al centro di un ordine egemonico creato e controllato dagli USA:
-Nazioni Unite: sicurezza;
-Banca Mondiale: ricostruzione e sviluppo;
-Fondo Monetario Internazionale: stabilità monetaria-> sistema di Bretton Woods che si basava sul
dollaro e sulla convertibilità del dollaro in oro-> gli USA si impegnavano a garantire questa
convertibilità e a dare una stabilità monetaria e di cambi fissi con tutti i paesi che facevano parte;
-GATT: libera circolazione delle merci, l’obiettivo era quello di garantire la liberalizzazione delle
merci attraverso l’abbattimento graduale dei dazi doganali;
-FAO: cibo e alimentazione.
Tutte queste organizzazioni sono state promosse dagli USA e controllate da loro. Le Nazioni Unite-
> uso del veto all’interno delle nazioni unite-> nel primo decennio di vita dell’organizzazione l’URSS
ha posto il veto 80 volte, gli usa 2-> perché? Il problema era che l’URSS era marginalizzata all’interno
delle nazioni unite. I due terzi dell’assemblea generale erano allineati con gli Stati Uniti.
Nazioni Unite-> promosse dagli Stati Uniti per garantire il bene pubblico della pace e della sicurezza.
Banca Mondiale e fondo monetario-> controllate dagli USA; si basano sul censo, quanto più è ricco
un paese e quanto più aderisce al fondo e quanto più ha in termini di percentuale di voto; questo
sistema è cambiato nel tempo e continua a cambiare; ancora oggi non può essere presa alcuna
decisione senza che gli USA lo vogliano.
GATT-> regime internazionale, meno di un’organizzazione internazionale ma sempre istituzione è.
GATT promosso dagli USA.
Gli USA fornivano i beni pubblici ma con il controllo degli stessi beni pubblici.
Teoria della stabilità egemonica-> applicata per la prima volta al Regno Unito e metteva in luce che
la potenza egemonica per mantenersi al vertice del sistema doveva garantire la stabilità del sistema,
e questa stabilità significava il sistema monetario e la libertà dei mari per quando riguarda UK. Riesce
a spiegare che cos’è l’egemonia-> più questo sistema funziona e meno la potenza egemonica avrà
bisogno di strumenti coercitivi per mantenere l’ordine e la propria posizione al vertice del sistema.
Dinamiche egemonia statunitense-> in declino relativo-> hanno comunque perso la supremazia.
Consenso-> beni pubblici: egemonia statunitense dal punto di vista della fornitura di questi beni
L’ordine che era stato promosso dagli Stati Uniti è andato in contestazione anche da parte della
società civile.
17/11/20 DA RIVEDERE
Le isole Falkland-> guerra 1982, guerra abbastanza assurda-> gli argentini la considerano terra
argentina-> non c’è connessione fisica tra le isole e l’argentina, c’è un aereo che le collega una volta
a settimana; tutti gli scambi avvengono col Regno Unito e non con Argentina-> la guerra ha visto
coinvolto il regno Unito da un lato (Thatcher) e Argentina (Leopoldo gualtieri dittatore)-> in quel
contesto Arg ha cercato di riannetterle al territorio argentino e la reazione de UK è stata quella di
invocare l’aggressione territoriale-> clausola poi introdotta nel trattato di Lisbona-> clausola di
solidarietà-> la solidarietà deve valere per tutti e all’epoca c’era la Tatcher che aveva un
atteggiamento nell’integrazione eu utilitaristico, voleva ridurre la comunità eu ad un area di libero
scambio e la parola d’ordine della Thatcher era i want my money back-> voglio dare i soldi che ricevo
e non di più-> c’è risentimento da parte degli altri paesi quindi; UK aveva scelto la via unilaterale,
addirittura rivolta alle nazione unite prima che alla comunità-> la ce ha proposto delle sanzioni-> la
cpe ha proposto e messo in atto delle sansioni nei confronti dell’Argentina-> qualsiasi tipo di misura
sarebbe stata decisa a livello di comunità europea. La cpe non aveva le possibilità di realizzare un
embargo perché la cpe era al di fuori dei trattati.
Anche questo caso ha messo in luce come fosse necessario fusione tra cpe e CEE. CPE strumento
scarsamente istituzionalizzato.
Le sanzioni durarono molto poco-> alcuni paesi sentirono delle pressioni, come l’Italia-> era tempo
di elezioni e molti cittadini stavano in Argentina; questo avrebbe spinto l’Italia a tirarsi indietro dalle
sanzioni. Inoltre, vi era la diffusa idea che GB dava poco in cambiio-> la solidarietà deve essere
reciproca.
Un caso di coscienza-> Sud Africa-> diritti umani-> apartheid che stava provocando risentimento
crescente nell’opinione pubblica -> pressione sui governi stava aumentanto e così quelli europei
cominciarono a criticarte con posizioni e dichiarazioni comuni l’apartheid-> ci fu la conferenza
sull’apartheid a Lagos, in Nigeria-> grandi aspettative sulla cpe, perche gli SM avevwno cominciato.
Criticare l’apartheid-> inventati meccanismi nuovi dalla cpe: l’idea di un codice di condotta: le nostre
imprese aderiscano ad un codice di condotta di non discriminazione nei confronti dei neri e bianchi
in Sud Africa. Owen-Genscher-> il codice di condott venicva da loro. Il codice non era vincolante,
non era la sol migliore, ma è meglio di niente e non ci sarebbe stata senza la CPE. Misura blanda ben
accettata anceh da altri attori internazionali
Un caso di coscienza 2
1985-> acuirsi della questione in Sud Africa, viene proclamato lo stato di emerbenza-> instabilità
diffusa e un’opposizione al regime segregazionista e il fare aggressivo del sud africa vers i paesi
circostanti-> destabilirli per far si che rientrassero nella sfera d’influenza del sud africa. La comunità
intern dovette reagire-> si arrivò a sanzioni e misure positivi, cioè aiuti economici alle vittime
dell’apartheid. Il Giappone usò questo strumento e usò le strutture della comunità europea per le
vittime dell’apartheid-> si cominciarono a porre le basi per quella che sarà la condizionalità dei diritti
umani-> usare strumenti commerciali in relaziini a violazioni massicce dei diritti umani.
23/11/2020
IL TEAT: FALLITO
Testa della Guerra dei Balcani-> lo scoppio della guerra in Bosnia arrivò in una fase tra la firma del
trattato di Maastricht e la sua entrata in vigore. Già in quekl contesto ci fu chi comincio a vedere la
PESC come un qualcosa che non avrebbe funzionato. Quando fu istituita o già in questo spazio
temporale, si diffuse nel mondo accademico un dibattito sulle funzioni della PESC; la verità è che
quello che stava succedendo nei Balcani fece perdere di entusiasmo a gran parte dei paesi europei
rispetto a questo strumento.
OLTRE LA PESC
Negli anni 90 si rende evidente che la pol estera dell’UE era ben più ampia rispetto alla PESC, cioè si
assistette ad una vera e propria globalizzazione della politica estera europea-> dai primi anni 90
nell’ottica di far giocare all’Ue un ruolo globale si svilupparono interessi rispetto a tante regioni nel
mondo-> si sviluppano una serie di documenti di natura strategica, giuridica, politica ecc rispetto a
diverse regioni del mondo. Di fatto questa globalizzazione della pol est dell’UE venne testimoniata
da il Consiglio di Madrid del 95 dalle conclusioni della presidenza del consiglio di Madrid del 95-§>
di fatto le conclusioni della presidenza mettono nero su bianco gli orientamenti e gli obiettivi e che
cosa si è raggiunto nell’ambito di quel consiglio-> quelle conclusioni vennero chiamate “strategy
paper for EU foreign policy for the coming 20 years”-> cioe una sorta di paper strategico che si
occupava di mettere in chiaro la proiezione dell’Europa nel mondo in diversi contesti. Ad esempio
venivano menzionati una serie di documenti o iniziative politiche che vi davano sostanza->
Dichiarazione di Barcellona, che è documento di natura politica che lanciò il partenariato
mediterraneo (1995); Nuova agenda transatlantica, sulle relazioni con gli Stati Uniti; ASEM, Asia
Europe meeting; Strategia dell’UE per le relazioni tra UE e Russia; linee guida del consiglio per la
cooperazione tra la Comunità e l’America Latina; reagional framework agreement, quadro di
cooperazione con il Mercosur-> tutta una serie di documenti richiamati in questo strategy paper per
dimostrare che l’UE stava diventando una pot globale con interessi globali. Questo tipo di
impostazione erano documenti che non puntavano tanto sulla politica estera di sicurezza comune
ma erano strumenti di politica estera strutturale piuttosto che di politica estera di sicurezza comune,
cioè di pol estera convenzionale-> testimonianza che l’UE stava globalizzando la propria politica
estera strutturale. Questo andava a braccetto dei nuovi orientamenti della pol estra europ che
venivano riflessi nei finanziamenti rispetto ad altre regioni del mondo. Le priorità dell’UE negli anni
90 stavano nel vicinato e nelle relazioni con i paesi ACP. Viceversa, altri contesti, come quello
dell’America latina, erano contesti più distanti rispetto all’Europa e nei quali l’UE investiva di meno,
in termini finanziari e politici. Come se anche geograficamente l’UE in quel contesto fosse al centro
di cerchi concentrici, e più ci si allontanava dal centro e più gli interessi dell’UE si affievoliva. Questo
cominciava già ad essere in contraddizione con come il mondo stava cambiando-> caso del sudest
asiatico-> compare nel consiglio di Madrid del 95 (Asem), ma dall’altro lato dal punto di vista
finanziario non compare tra le priorità dell’UE. Molti osservatori hanno notato come l’Europa si sia
accorta della ascesa dei paesi asiatici e della loro importanza con molto ritardo-> l’UE li considerava
come dei paesi che erano molto distanzi geograficamente e dei valori e principi e che non fossero
rilevanti dal punto di vista strategico. Nel 94 l’Europa produsse la prima strategia sull’Asia nella quale
cominciava a riconoscere la rilevanza di quel continente per il mondo e il suo contesto di crescita
ma non ne traeva le conseguenze. ALO SU MADONNA COME SEI PROLISSO VA BENE IL SUCCO è CHE
L’EUROPA NON CAPIVA UN CAZZO DAJE EH CHE HO FAME
L’Europa fatica a rendersi conto di tutto questo in quel contesto e la strategia che produce è molto
timida rispetto ai cambiamenti in corso.
Dal 94 l’UE sposta l’attenzione dalla PESC a strategie specifiche per il resto del mondo, in cui c’è
poca (tè alla) PESC in verità-> tutto ciò si verifica perché l’UE che oltre ad occuparsi dei paesi
dell’Europa Orientale, che cominciano a diventare dei target molto specifici e rilevanti per l’azione
europea in previsione di un allargamento (arrivato 10/15 anni dopo) e per la loro trasformazione
per la pacificazione in europa ecc, però l’Europa avrebbe potuto usare gli strumenti per la
trasformazione di quei paesi anche per la trasformazione di altre regioni del mondo, cioè un
approccio comprensivo all’idea di sicurezza, un approccio trasformativo alle relazione a quei paesi
ecc-> l’Europa vedeva il mondo come un contesto da trasformare se possibile a priopria immagine
e somiglianza. Dagli anni 90 anche grazie al rilancio dell’Europa come Unione Europea con il trattato
di Maastricht e con il lancio della politica estera di sicurezza comune-> politica traformativa, punto
di forza dell’Unione Europe-> centralità della politica estera strutturale dell’UE più che della PESC di
cui già ci si rendeva conto dei limiti anche prima della sua nascita.
25/11/2020
Tra il 2004 e il 2007-> entrarono 15 paesi nell’Unione-> raddoppierà la membership dell’UE. Anche
questo produsse degli effetti, ad esempio nacque nello stesso contesto la politica europea di
vicinato, cioè la possibilità dell’Europa di produrre delle politiche nei confronti dei nuovi vicini che
potevano essere anche instabili e c’era la necessità quindi di stabilizzarsi affinché non producessero
delle minacce relative alla sicurezza nei confronti dell’Europa utilizzando degli strumenti che non
fossero quelli classici-> la stabilizzazione l’aveva prodotta attraverso l’allargamento.
Stanchezza d’allargamento-> ogni volta che c’è un allargamento si produce uno stress sulle
istituzioni che devono trovare gli equilibri ed essere rinnovate per essere efficienti e anche efficaci->
produrre degli effetti concreti. Ogni volta che c’è un allargamento si mette in moto una spinta per
le riforme istituzionali-> logica del “widening vs deepening”, quando ci si allarga si tende a sacrificare
l’approfondimento dell’integrazione, si tendono a creare dei germi di inefficienza nell’Unione e di
conseguenza l’Unione è portata a riformare le proprie istituzioni per assorbire l’allargamento per
poter funzionare bene e se possibile procedere anche nel deepening dell’integrazione-> si avviò
dibattito che avrebbe dovuto portare ad una costituzione per l’Europa nel 2005. Questa costituzione
che avrebbe prodotto innovazioni importanti per quanto riguarda la politica estera dell’UE. Per la
mancanza di volontà di ratificare la costituzione, soprattutto della Francia, fu l’elemento
fondamentale che fece saltare la cosa (ci fu un referendum in Francia che fece saltare la ratifica del
trattato costituzionale).
Politica europea di vicinato-> sarebbe dovuta servire a stabilizzare il vicinato, a intraprendere delle
buone relazioni con il nuovo vicinato stabilizzandolo e condividendo tutto e integrandoli ma
fermandosi al limite dell’integrazione istituzionale-> sulla soglia dell’adesione: dare loro dei vantaggi,
integrarli ad esempio sulla libera circolazione delle persone, delle merci, di coinvolgerli nel mercato
unico ma senza che questo debba portare al loro ingresso nell’UE-> “creare una cerchia di amici con
i quali condividere tutto tranne le istituzioni”, la frase magica che stava alla base della politica
europea di vicinato.
Questo allargamento ha prodotto anche un impatto nella politica estera dell’UE anche di tipo
divisivo. Ancora una volta tensione per quanto riguarda l’europeismo e l’atlantismo perché molti
dei nuovi paesi avranno une predilezione per le relazioni transatlantiche rispetto al tema
dell’autonomia dell’Europa rispetto agli Stati Uniti (e questo si era già manifestato in occasione della
guerra in Iraq scoppiata prima dell’allargamento del 2004. Molti di quei paesi avevano appoggiato
l’iniziativa statunitense) e poi ancora un aumento della divisione tra grandi e piccoli paesi-> 27 paesi
sono tanti e molti di questi paesi non hanno delle capacità in termini di politica estera che li possa
far stare al passo con gli altri paesi dell’Unione-> in molte riunioni del Consiglio questi membri non
hanno niente da dire rispetto ai grandi dossier internazionali, non hanno una politica estera a 360°.
Questo implica la propensione da parte dei grandi paesi di portare avanti delle priorità e di imporle
agli altri.
14/12/2020
DA LEGGERE LE DUE STRATEGIE SU MOODLE USA E UE (CREDO SERVANO PER L’ESAME E SONO
NELLA LEZIONE DEL 14 DICEMBRE).
L’UE e la riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (UN)-> caso interessante di politica
estera strutturale dell’UE ed è un tema molto legato anche alla strategia di sicurezza.
RIFORMA O IRRILEVANZA
Da questo discorso del veto emerge poi anche tutto un problema che riguarda l’efficacia-> se il CdS
non è in grado di produrre out-put quando c’è bisogno è chiaro che unendo tutti i problemi già citati
o il CdS si riforma o diventa irrilevante (questa frase non ha molto senso ma la lascio). Effettivamente
sta avvenendo-> perché il CdS ha tutti questi limiti. Si scavalca sempre di più il CdS-> vedi caso delle
azioni in Iraq o il caso del Kossovo. O altre proposte, come la creazione della “Lega delle
democrazie”-> proposta che è venuta fuori nelle fasi successive alla guerra in Iraq->
l’amministrazione statunitense propone di creare un’organizzazione composta solo da stati
democratici con l’assunto che il problema delle Nazioni Unite fosse determinato dagli stati non
democratici che impedivano alle NU di funzionare-> questo in qualche modo si rifaceva alla logica
della pace democratica (-> teoria della pace democratica: le democrazie non si fanno guerra fra di
loro)-> le Nazioni Unite dovrebbero essere sostituite da un’organizzazione di stati democratici.
Nessuno diceva di abolire le NU, ma peroravano questa causa per generare una competizione con
le NU e svuotarle del loro ruolo. Tanto è vero che all’epoca si era creato un gruppo di paesi, il 3G
(global governance group) che era composto da paesi che sponsorizzava piuttosto che logiche
oligarchiche, come ad esempio il G20, si spendevano per rafforzare le Nazioni Unite.
La lega delle democrazie-> un’organizzazione che non sarebbe più universale, quindi la logica è
creare una contrapposizione fra che sta dentro la lega e chi sta fuori, cioè i paesi non democratici.
Queste erano ipotesi messe sul tavolo per superare l’impasse del CdS, cioè la sua crescente
irrilevanza. Altra opzione era la risoluzione “Uniting for Peace”-> era nata nella guerra di Korea non
1950. Era una risoluzione fatta passare in Assemblea Generale delle NU che diceva: quando il CdS,
in caso di violazione della pace, atto di aggressione eccetera, può intervenire a causa di uno o più
veti allora viene invocata la Uniting fo Peace, la palla passa all’Assemblea Generale, la quale può
autorizzare l’uso della forza. Questa uniting for peace è stata rispolverata anche dal documento
“responsability to protect” prodotto nel 2001 come opzione sbloccante per le NU-> l’assemblea
generale può prendere la palla e autorizzare una missione internazionale. Questa, spacciata come
una cosa democraticizzante, è in realtà nata come strumento di politica egemonica (sta cosa
dell’assemblea generale) negli anni 50, perché in quel momento l’assemblea generale era allineata
per i 2/3 con gli USA e il CdS aveva il veto dell’Unione Sovietica-> la logica era quella implicita di
fregarsi il cazzo dell’URSS.
Uniting for peace-> mai accettata perché è illegale, perché l’assemblea generale non può occuparsi
di una questione legata alla pace e alla sicurezza quando di questa si sta occupando il CdS (è scritto
nella carta delle NU); l’assemblea generale può discutere le questioni legate alla pace e alla sicurezza
ma non può autorizzare l’uso della forza.
Comunque, la comunità internazionale si prepara a fare senza il CdS perché ha quei problemi lì.